Rivista e Web-zine di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro
NAMENLOS
“Sturmundrama”
CD (autoprodotto)


I Namenlos sono una band davvero piacevole e sorprendente perché non “ghettizzano” il loro sound in un’unica atmosfera ma ogni brano ha un’anima propria, cosa che purtroppo non accade per la maggior parte dei dischi che è stata prodotta negli ultimi anni e che, ahimè, ha invaso il mercato discografico inondandolo di brani tutti uguali e per niente originali. “Sturmundrama” è la terza produzione della band. Un album singolare che permette alla band di prendere posto tra i nuovi gruppi che hanno davvero personalità. Il disco riesce a unire il neoclassico di puro stampo Italiano (che ci ha reso i maestri nel mondo Goth) con inserti industrial leggeri e qualche spunto elettroacustico. Una band che, se giustamente “aiutata” dalla produzione di una buona label, potrà crescere in positivo. Il cantato anni ’90 che gioca con un intreccio di voce maschile e femminile mi piace molto e mi fa andare indietro nel tempo provando nostalgia verso quella scena che, nonostante non fosse immensa come lo è ora, era ricca di band che facevano musica per amore e per trasmettere al pubblico grandi emozioni. Consiglio vivamente questo album perché secondo me i Namenlos sono un gruppo originale adatto ad ascoltatori che hanno ancora voglia di emozionarsi.
Info: www.myspace.com/namenlosit
(Nikita)

NEON DREAM
"Metropolitan west"
CD (Equinoxe records/distr. Masterpiece)

I Neon Dream ci propongono un Gothic rock melenso e privo di qualsiasi originalità, un minestrone di assoli gothic rock conditi da una voce rauca e fastidiosa. I tedeschi Neon Dream sono attivi dal 1998, ma non hanno avuto ancora la capacità di perdere l’immagine di clone e di copia sbiatide dei Sisters Of Mercy. Le label quindi non si lamentino se è difficile vendere dischi dal momento che non si può inondare il mercato di cd inutili che sonole copie delle copie di quelli di gruppi più famosi. Le etichette, cosiddette indipendenti, dovrebbero piuttosto produrre bands originali piuttosto che saturare il mercato con bands poco significative.
(Nikita)

NEVA
“Individu”
CD (Alone prod.)


Questo Cd è una ristampa del demo omonimo della band francese attiva dagli anni ’80 e capitanata da Jacquy Bitch. Come bonus troviamo, all’inizio del CD, sette brani di un concerto tenuto nel 1987. I Neva facevano parte della prima scena deathrock e batcave francese e il loro suono oscuro, d’impronta anni ’80, ancora oggi, affascina l’ascoltatore. Ispirati da Christian Death e Virgin Prunes sono da considerarsi una delle migliori band francesi anni ’80 e a testimonianza della loro grandezza e bravura ci rimangono solo documenti sonori, fotografie e qualche video. Un disco per chi ama la scena dark dei primordi o per tutti coloro che vogliono capire cosa si intende per “sentimento dark”. Un’atmosfera unica e irripetibile che molti gruppi odierni cercano di ricreare limitandosi esclusivamente a indossare magliette strappate o scimiottando icone che hanno fatto la storia della musica oscura. Tutti tentativi inutili perché la banalità di questi tempi non riesce a ricreare neanche l’ombra di quel che fu il dark! Quando i Neva si sciolsero Jacquy Bitch intraprese la carriera solista realizzandoun paio di demo, 3 CD e un miniCD, ma questa è un’altra storia.
Info: http://aloneprod.free.fr
(Nikita)
NEW RISENTHRONE
"Crossing the whitered regions"
CD (Cold Meat Industry)


Stielh, in arte NRT, appartiene al più recente filone dark-ambient italiano, ed approda – in questo settimo anno dal suo esordiocon il demo “Prophet” – alla label regina del genere a livello europeo, la svedese Cold Meat. I 7 episodi del disco sono permeati dei canoni classici dell’ambient oscuro più isolazionista, avvicinandosi addirittura alla “staticità” plumbea e gelida delle produzioni in stile Glacial Movements, ed in particolare agli Oophoi ed ai Lull delle cosiddette “Würm Series”. Musica per gli ultimi attimi di vita del pianeta.
Info: http://www.myspace.com/stielh
(Oflorenz)
NG
"Bendiciòn"
CD (Creative Fields)


NG, ossia la mutazione genetica di Northgate, creatura d’elite del panorama industrial-sperimentale italiano dal lontano 1994, esordisce con questo full-lenght che prosegue idealmente la strada già tracciata da uno degli ultimi parti a nome Northgate, il favoloso “Terrarivm IV”. Lontani dai sapori industriali e noise del passato, le ultime opere scaturite dall’ingegno di Trevor si muovono piuttosto in territori di liquida psichedelia post-rock, e si avvalgono della collaborazione di un collettivo mutante che in quest’ultimo caso conta Paola Bianchi (Ludmila e Femina Faber) come ospite alla voce, la chitarra di Manguss da Sensory Gate, e l’amico e collaboratore di sempre Claudio “Runes Order” Dondo. I 10 brani, mediamente lunghi non meno di 7 minuti, ci propongono dilatati viaggi strumentali ove la voce – spesso sussurrata, filtrata e distorta - ha più che altro la semplice funzione di “strumento” aggiunto. NG, un’evoluzione di Northgate che prosegue in maniera convincente, e che segna la fondamentale differenza rispetto ai progetti incapaci di reinventarsi e cambiar pelle nel corso dei lustri. Complimenti.
Info: http://www.northgate.it/

(Oflorenz)
NIGHTBREEDER
" The dawn of a dark age"
CD (Synapse)


Simone Giorgini, pianista e studente di musica classica, inizia l’avventura Nightbreeder nell’ormai lontano 2000. Nasce così la serie di novelle “The Mystery of Antarktyca”, cui Simone decide di dedicare una vera e propria colonna sonora sinfonica. Il primo capitolo ufficiale della saga è proprio questo “The Dawn of a dark age”, un vero e proprio concept i cui 15 brani possono essere considerati capitoli di una vera e propria unica suite. L’imponente taglio dark-orchestrale dell’opera, suonata magistralmente dalla Nightbreeder Frozen Orchestra diretta dal nostro Simone, mi ricorda i concept orrorifici dei Devil Doll, seppur scevra degli elementi metal di questi ultimi e proiettata piuttosto verso un maestoso ed oscuro synphonic-prog alla Ayreon. Simone mette a frutto i suoi studi di lunga data al pianoforte, suonando tra l’altro anche sintetizzatori ed un organo da chiesa. La stupenda cover del cd, unitamente alle due citazioni rispettivamente di HP Lovecraft e Arthur Machen, ci fan presagire che stiamo per tuffarci in un mondo di mistero ed oscurità: non abbiate paura ad entrare, ne varrà la pena.
Info: http://www.myspace.com/thenightbreedopera
(Oflorenz)

NOCTURNE
" Vers le vide"
CD (FINALMUZIK)

Pur senza averne mai raggiunto la grandezza, Saphi in arte Nocturne è stato, insieme a Erik di Joyaux de la Princesse, uno dei precursori della scena industrial-ambient francese, che tanto ha dato alla causa grazie a progetti quali Dawn and Dusk Entwined, Tribe of Circle od il più recente Arbeit. “Vers le Vide” esplora il lato più sperimentale ed “ambient” del genere, a scapito dell’epica e sinfonica marzialità che contraddistingue solitamente le uscite del filone; più Raison D’Être che Dernière Volonté, per dirla con una battuta. Un disco da acoltare più volte, prima di coglierne il succo, seppur ad una prima impressione emergano già alcuni episodi di notevole impatto emotivo, come ad esempio nell’angosciante “ Rache!”. Il lato più oscuro dell’avanguardia industrial-ambient transalpina.
Info: www.myspace.com/nocturnespace

(Oflorenz)

NOIRDU'SOLEIL
“Into The Sky – Deluxe Edition”
CD (Darkest Labyrinth)

Notevole lavoro per la debuttante band australiana alle prese con un doppio cd “Light” e “Dark”, dove per Luce si intendono le versioni originali dei brani e per Oscurità i vari remix ad opera di band della scena dark-ebm-industrial. Parto proprio al contrario, analizzando il “Dark”-side, in quanto l’oscurità viene prima della Luce. Non ci troviamo di fronte all’ennesimo disco intriso di molteplici sostanze fuorvianti, banali rigurgiti e bassline estremizzato all’inverosimile. Le chitarre goth segnano il passo tra ebm e rock, si alternano con un bassline davvero potente nello speziare il sound di energia nuova e criticità positiva. Anche i nostri XP8 mettono il muso in questo progetto, riconoscendo la qualità “oceanica” distante dal magma teutonico-europeo. Il loro apporto è classicheggiante, ritmato e strizzato dai marchingegni elettronici, ristabiliscono la connessione col sound a loro caro smuovendo l’isolotto australiano, facendo traballare la luce di una candela in mezzo al mare. La manipolazione promulgata da Eris (insieme a Koe artefici di questa organicità atmosferica) sconfina nel cielo lontana dalle ovvietà, tra tappeti sonori epici alle tastiere e sventagliate ad alta quota. La prestanza gothic è addolcita da un vocal morbido, allineato alla base, la cavalcata ritmica si intreccia bene nei vari sottogeneri. Se per Luce si intende un paradiso di suoni e “odori” siamo lontanissimi, in realtà la suddivisione tra i due mondi è figlia di un intento unificatore tra le due realtà salvifiche: energia e passione, cuore e ardore.
(Matteo “Pinhead” Chamey)

ONE FOR JUDE
"Bonheur dynamique" CD
(Autoproduzione)

Gli O.f.J. sono una band francese attiva dal 1999 con 2 CD, due mini CD, un CD live e la partecipazioni a varie compilations. "Bonheur dynamique" è il loro terzo album. La band d'oltralpe compone musica cold-wave e dream folk ma in 10 anni non è ancora riuscita ad imporsi sulla scena dal momento che il suo suono, pur maturando nel tempo, non ha ancora raggiunto uno stile personale. Gli O.f.J. sono sì bravi ma purtroppo non hanno un'impronta che li contraddistingue dagli altri gruppi del genere. In questo CD sono contenute nove tracce, brani semplici che nonostante siano migliori di quelli dell’inizio carriera non mi colpiscono molto. Spero che in futuro la band riesca a trovare uno stile personale e un suono incisivo che gli possano far raggiungere la notorietà desiderata.
Info: http://www.myspace.com/oneforjude
(Nikita)

ONIRIC
"Boulevard cinema"
(mp3 album)


Un mini album concept realizzato dal duo campano degli Oniric: Carlo De Filippo e Gian Vigo. I 4 pezzi sembrano tra loro assemblati, quasi a formare la colonna sonora di un film con una trama dai molteplici risvolti e cambiamenti di scena repentini, dall’intro del primo brano “le petit acteur” uno strumentale dal suono dolce e melodico di pianoforte che diventa un crescendo ritmico, passando da “boulevard cinema” un pezzo di stampo orchestrale dove ad un certo punto il suono è mixato con due interventi vocali originali tra loro contrapposti: la voce di Alcide De Gasperi (presidente del Consiglio all’epoca ) alla conferenza di pace di Parigi del 1946 e quella di Mussolini qualche anno prima 1940 dove annuncia l’entrata in guerra dell’Italia , da’ l’idea di un vecchio cinegiornale. Si arriva alla conclusiva “Stanley Kubrick” un pezzo wave dove compare la voce ethereal di Simona Giusti che duetta con Gian Vigo, un tributo al grande regista scomparso.
Info:
http://www.sfrecs.com/bonora01.htm
(Giancarlo Donatini)

OSTARA
“The only solace”
CD (Trisol)

Gennaio ci ha portato il nuovo lavoro per Richard Leviathan e compagni, un viaggio più che mai acustico, ed una voce sempre adeguata, anche se forse talvolta troppo simile nei diversi brani. Ho notato comunque quasi un piccolo passo verso un riavvicinamento a certe sonorità neofolk, rispetto ai recenti lavori, pur mantenendo un chiaro “Ostara-style (ascoltate “Architets of ruins”, o “The Carnival” o ancora “Lanterns of the storm”). Sempre molto presenti le chitarre acustiche, che in certi brani sono quasi l’esclusivo mezzo con cui Leviathan si esprime; in altri brani, compare una vena potrei dire “cantautoriale”, sicuramente lontana dagli stilemi neofolk e più rock-wave. Non mancano però all’appello alcune song veramente notevoli, che rendono il disco contemporaneamente speranzoso, solare, aperto: c’è una sorta di conciliante equilibrio raggiunto da “Pillow of Ashes” con basi di violini molto autunnali, la già citata “Lanterns of the storm (bellissimo fra l’altro il testo), tesa ed intensa “The darkening”, e la conclusiva, eterea e sperimentale “If the Dead could see”, a chiudere un lavoro che onestamente ho apprezzato sicuramente più degli ultimi album recentemente prodotti. Molto interessante.
Info: www.ostara.net
(Anialf)

PILORI
“Until the day dawn”
CD (Trisol)

Dopo diversi anni di silenzio, il duo francese (da qualche tempo allargato a trio con l’aggiunta di una violoncellista) torna a noi, con 13 brani che reinverdiscono la tradizione neofolk-etereal squisitamente ‘francese’ del progetto. Come sempre, la voce di Marion è all’altezza di ogni singola nota, e gli interventi del suo compagno non sono mai fini a se stessi. Ho poi avuto la sensazione che da parte del duo, ci sia stato un maggior impegno verso una sorta di ‘ritorno’ al passato, specie al primo cd di debutto o addirittura del demo “Soufre”, quindi un’attenzione particolare verso la sostanza folk più che della forma: forma che è comunque assolutamente curata, gestita in modo meno elettronica e più acustica. E forse è qui la pecca dell’album: sicuramente l’apporto di Inge al violoncello ha reso le composizioni più armoniose, ma anche pericolosamente più vicine al dark-folk di formazioni quali i Sol Invictus (e simili) ai quali, in alcune recensioni, i Pilori sono stati accomunati, soprattutto in quest’ultimo lavoro. Eppure ci sono dei brani che NON potranno MAI essere gettati in quel calderone dove, onestamente, prima o poi band del genere ci finiscono: ascoltate “Fallen Angels’ Choir” o “Black Angel” o “A Rider’s Song”, che sono alcune fra le tracce dove il duo ‘osa’ maggiormente, e giudicherete… Se poi mi dite “si, vabbè, carino ma sembrano i Death In June o Sally Doherty” beh non posso certo darvi torto.
(Anialf)

PLASMODIVM
"Paradise under fire"
CD (Caustic
/distr. Masterpiece)

Plasmodivm é la creatura di Sandro V. proveniente curiosamente dall’isola di Gran Canaria, ed ispirata alla figura di Alex Schwartz dei Quamtum Mechanics, tra i pionieri dell’elettronica dura in terra iberica. In PUF però, più che le danze tribali di Explendor Geometrico, a farsi sentire sono le ritmiche ebm di Hocico e Suicide Commando, con tutti gli stilemi del caso: prima fra tutte, la solita vociona urlata e filtrata all’estremo livello di distorsione. Musica dunque con cui drogarsi sbattendosi su di un dance floor, più che da ascolto casalingo. Un disco che nei goth-club tedeschi di oggi potrebbe avere non poche chances di successo, sarei pronto a scommetterci!
Info: http://www.myspace.com/plasmodivmproject

(Oflorenz)

THE PROVIDENCE
“The Fear Remain The Same”
CD-Promo (Autoprodotto)

Siamo dalle parti di Dario Argento, Lucio Fulci e Mario Bava, da associare alle colonne sonore dei Goblin e Claudio Simonetti. Strizzano l’occhio ai Death SS e a tutto l’immaginario italo-horror sebbene non vi sia l’intenzione di emulare altre band. L’accostamento a quelle colonne sonore deve vedersi solo sotto l’aspetto puramente simbolico, musicalmente i quattro brani strumentali, intrecciati da citazioni filmiche, si muovono tra slow-rock, giochi inquietanti di organetti e rumori di fondo sensibili al campionario terrifico senza scopiazzare troppo e lasciando spazio alla sperimentazione curata. Graficamente intrigante la back-cover con fanciulla 70’s dalla inquietante “ombra cornuta” del capo diabolico. “Interlude For The Dead” introduce un muro di annientamento accompagnato da risate sataniche e intrigante dialogo sopra le righe, dal vocal cupo e netto, interessantissimo in previsione di una più ardita esperienza discografica. Da tenere d’occhio proprio per la loro propensione all’anti-commercial, la passione per il blood e le anticaglie filmiche che celebrano l’iniezione di ispirazione nel loro sound.
(Matteo “Pinhead” Chamey)

RED PAINTED RED
"Preach EP"
CD EP (autoproduzione)


I R.P.R. sono Yvonne Neve e Simon Carroll, duo di Manchester che ci propone questo loro secondo lavoro. "Preach EP" farà parte di una trilogia inclusa in un box set che uscirà a fine 2009. Già dal primo impatto con la voce di Yvonne si sente che la sua impronta vocale è influenzata da una delle icone anni '80: la magnifica Kate Bush. Nonostante siano molti i punti d'incontro tra le due voci miss Neve si distingue grazie alla sua forte personalità. Il mini-CD contiene quattro tracce che mi hanno colpito molto per la loro costruzione musicale artefatta ed emotiva. I brani che ho trovato più intensi e toccanti sono "My friend", in cui duettano insieme i due artefici dei Red Painted Red, la struggente canzone finale "Preach" in cui pianoforte e archi creano un'atmosfera incantevole e “Neve” in cui la voce “lacrimante” e dal timbro angosciante ci accompagna in un mondo di emozioni. Un EP di buon livello, grazie all’ottima incisione, e adatto a persone sensibili. A questo punto sono curioso di ascoltare sia il precedente mini "Pataway" che il terzo che uscirà nel boxset. Simpatica l'illustrazione della copertina del CD EP. Consigliato per tutti gli amanti della musica eterea.
Info. http://www.myspace.com/redpaintedred
(Nikita)
REIZSTROM
“Zettel Am Zeh”
CD (autoproduzione)


Volete un dischetto di synth-electro pop tipo Fad Gadget, Nitzer Ebb, quindi in pieno, anzi pienissimo stile eightiees? Beh, provate ad ascoltare “Hello” di questo nuovo duo tedesco, e poi vedrete se non ho ragione... Sembra veramente di essere tornato indietro, quando bastava un bel giro di synth, una bella batteria elettronica, una voce anche se non intonatissima, comunque adeguatamente impostata, e via! Poi spesso basta una sufficiente memoria, e se non basta, ci pensano brani come la 'basildoniana' “Deep breath” o “Forward” piuttosto Yazoo, “24 hours” in cui compare mr. Leaether Strip. Le atmosfere che ho preferito rimangono quelle più tranquille di “Humanity killer”, un po' omologate quelle dei brani più electro. Comunque in fin dei conti un discreto debutto, anche se gli 'immancabili' remix ad opera per esempio di Stahlfrequenz per me erano anche evitabili, ma oggi è difficile trovare cd senza queste 'code' e forse è proprio il pubblico che le desidera, e se servono non solo a 'terminare' un cd ma spingere al suo acquisto, ben vengano!
(Anialf)

ROUGHHAUSEN
“The Agony Of The Beat”
CD (Tinderbox Records)

Jeff Stoddard è legato al passato di Front Line Assembly e relativi side-project (Will e Decree) con la sapiente e prolifica verve del decostruttore materiale di cose meccaniche. Dalla chitarra all’elaborazione del suono il passo è sostanzioso. Rifugiatosi in Taiwan ora è un leader indiscusso della scena orientale, avvalendosi anche dell’apporto determinante di John Wu (veterano del rock taiwanese) e della sexy-bassista Miss Lin (death-metal asiatico). Il risultato è un concetrato di elettronica, powernoize, gothic, industrial-house, ebm, hardcore, il tutto filtrato da macchinari organici incastrati tra i nervi del cervello, rivolti al periodo 90’s della vecchia scuola Front Line Assembly. Un perfetto realismo sincronico di harsh risucchiata dal vortice industriale più acido e sintetico, organico nel vero senso della parola, un gioco di trame ritmiche e suoni. Chitarre come sensibili e affilate lame intente ad architettare il suono della disfunzione cerebrale. Parto inedito per gente dagli occhi a mandorla, abituata ad un caos senza senso di rumori ed intenzioni gothic-rock spacciate per originali, rilevanza sonora ai fini della scoperta di un nuovo caos genetico, umorale, da sbattere sul volto degli occidentali come esempio di raffinatezza tecnica.
(Matteo “Pinhead” Chamey)

PAUL ROLAND
"Nevermore"
CD (Syborgmusic/
distr. Masterpiece)


Il menestrello inglese del Kent compie quest’anno la veneranda età di 50 anni, ed il trentesimo anno di attività. Due specialissimi compleanni che festeggia alla grande con questa ennesima raccolta di 12 chicche nuove di zecca, tra cui i due traditionals “Sam Hall” e “Foggy Dew”. Autore e chitarrista sempre rimasto nell’ombra del sottobosco musicale britannico, Paul ha scritto in realtà splendidi capitoli del folk progressivo e talvolta oscuro del suo paese, interessandosi sovente a tematiche storiche, sovrannaturali e gotiche, tinte da una vena barocca e psichedelica. Anche in questo caso non manca un tributo all’immortale Edgar Allan Poe, cui Roland dedica la traccia di apertura del disco, ed al grande Jules Verne. Per assaporare sensazioni sospese tra Bevis Frond ed il miglior “new-folk” di marca britannica.
Info: http://www.paulroland.de
(Oflorenz)

ROME
“To die among strangers”

CD EP ltd (Trisol)

Prima uscita su Trisol per i Rome, fino a questo momento accasato presso la Cold Meat. Non posso ancora dire se questo cambiamento comporterà un alleggerimento compositivo da parte di Jerome Reuter, Ed in effetti almeno nella title-track, di sperimentale o perlomeno di ‘Cold Meat’ non c’è assolutamente nulla, tranne un buon sano neofolk ben arrangiato e suonato, ma come ho già avuto modo ed occasione di dire in altre recensioni, anche qui si soffre di ‘manierismo’. Forse, o è solamente un mio ricordo, negli altri album, c’era qualcosa di più innovativo, originale (tanto è vero che ricordo ‘Rome’ come un vero e proprio successo anche di critica). Sul successivo brano “Reversion” le cose migliorano molto: si può pensare ad una specie di cold-wave-folk tanto cara ai gruppi francofoni (i Rome provengono dal Lussemburgo), soprattutto oggi che, come detto in altre occasioni, si sta tornando ad apprezzare questo genere, vedi il boom dei Trisomie 21 per fare un nome; la stessa cosa, con una vena ancora più wave ed originale, la ritrovo in “Wir goetter der stadt”. Ma… questi ultimi due brani sono rivisitazioni tratte dai precedenti cd di Rome, quindi ecco spiegata la grande differenza con il pezzo di apertura, e questo spiega la mia perplessità nella svolta che nel futuro la coppia Reuter/Damiani. Tuttavia… ecco che l’ultima traccia (che dovrebbe restare inedita) chiamata “Mourir à Madrid” ritrova tutto lo sperimentalismo che mi aspettavo: una marcia da guerra mondiale con cori dell’Est, frammista a fondali rumoristico-industriali, ad una specie (ma è una mia interpretazione) di esplosione, a cui fa seguito un silenzio-rumore, e poi (come a dire: dopo, forse, ci sarà ancora un futuro…) una conclusione quasi serena di rinascita… Ecco, questo è ciò che vorrei dal nuovo album dei Rome, piuttosto che la solita minestra folk stra-inflazionata!
Info: www.romepage.eu

(Anialf)

LUIGI RUBINO
“A themefrom the moon”
CD (Prikosnovenie)


E dopo il buon Alfredo Notarloberti, anche Luigi Rubino, il pianista degli Ashram, decide di cimentarsi con un lavoro solista. Faccio una premessa: come già ebbi occasione di dire quando uscì l’album solita di Vittorio Vandelli, mi preoccupa sempre un pochino che chi fa parte di un gruppo decida di pubblicare qualcosa di proprio, e nel caso degli Ashram (come del resto per Ataraxia) il solo lontano pensiero di possibili scioglimenti mi fa star semplicemente male. Comunque, non pensiamo a queste cose e dedichiamoci a questo cd. Naturalmente che sarebbe stato di una bellezza non descrivibile a parole era scontato, d’altronde a me che è capitato di vederlo suonare dal vivo con gli Ashram, ha commosso più di una volta. La sua capacità creativa oltreché di grande esecutore, lo colloca come tanti (a ragione) dicono, sulle stesse onde dei ‘grandi’ mucisisti contemporanei, moderni, e del passato: tutti accomunicati da un’unica cosa: l’estrema malinconica intensità con cui il flusso delle note entra nei nostri cuori, e non passa inosservato. Questa non è musica di ascolto, è musica di “partecipazione”, per di più Luigi si è circondato da validissimi (mi passate questo termine banale?) artisti quali la voce degli Ashram Sergio Panarella, violinisti, violoncellisti, soprani, tutti ruotanti a quell’asse straordinaria che è divenuta la scena ‘alternativa’ del sud Italia, ed in particolare della Campania (Lupercalia, Argine, Corde Oblique…), terra che mi inorgoglisce in quanto metà di me proviene da questi luoghi. IL rischio che Rubino poteva correre, incentrando il disco soprattutto sul suo strumento, e cioè diventare alla lunga un po’ monotono, è stato risolto con un solo metodo: essere un grande professionista, sapere come toccare il suo strumento e noi che lo ascoltiamo, novello Michael Nyman (mi è venuto in mente un collegamento ‘cinematico’ ascoltando “Voice in the eyes”) anche dove il suo pianoforte non è ‘la primadonna’ come succede in “Every desire". Ma la vetta è raggiunta con “Melancholic Lisbon”, dove tutto puoi pensare tranne che alla solarità dell’affollata metropoli, quanto piuttosto una ricerca dell’intimità a qualunque costo, cosa che su diversi livelli, rimanda ai più isipirati Dwelling : chissà perché Luigi ha chiamato l’album “Un tema dalla Luna”, forse si riferiva a qualche musicista che le aveva dedicato in passato delle note, o semplicemente pensava alla sua luce mentre componeva, o chissà per quale altro motivo… Qualcuno ha scomodato perfino Ennio Morricone, per il brano “Before love” forse più per il tipo di canto, e probabilmente non hanno tutti i torti. Ma io continuo a preferisce l’assoluta bellezza di “Glace of Dust” sottilmente arricchita dalla tenue voce di Sergio, o le mini colonne sonore di “Behind the clouds” e “D’Inverno”. Mi fermo qui, certi coinvolgimenti vanno lasciati elaborare a ciascuno di noi…
Info:www.prikosnovenie.com
(Anialf)

SCHIZOPHRENIA
“Schizophrenia Teach Me Love”
CD (Autoprodotto)

Schizofrenia pura, confusione distorta e gutturale. Il debutto toscano si infiamma di metal-industrial andato a male. L’improvvida improvvisazione non lascia spazio a dubbi: un pessimo disco lasciato nelle mani della post-produzione elettronica, troppa chirurgia estetica e mal di pancia per trovare qualcosa di buono nelle interiora della band. Divertente e divertita la citazione sul loro sito: "Non trattiamo questo genere" by Truemetal review. Ben catalogati nell’immondizia trash-metal, giocano a simpatizzare con certi ricami melodici per abbellire o quantomeno coprire certe nefandezze tecniche evidenti. Nemmeno troppo disincantate, certamente volute per creare una reazione trash pura e inevitabile. L’evoluzione ha portato alla estremizzazione dell’impianto drumming sfiorando livelli hardcore-techno poco inclini a conciliarsi col metal, e privati di quell’appeal clubbing qui come toccato da tentativi futili di conciliazione e fusione con un magma non ben definito. Il cantante Andy Thorne stacca troppo nettamente dalla base, sembra per assurdo che il disco sia stato composto da parti scomposte, manca di linearità e compattezza tipiche di una band che conosce il proprio indirizzo musicale. Esordio assolutamente sbagliato.
(Matteo “Pinhead” Chamey)

SEX SHOULD BE FEMALE
"She-Vil"
CD (autoprodotto)

Band tedesca, nata nel 2001, che solo nel 2004 debutta con un demo. Ora, finalmente il grande passo, i SeX should be FeMale autoproducono il loro primo album. Il sound della band è un death-rock personale con richiami musicali a Sex Gang Children e Cinema Strange. Le liriche si alternano tra tedesco, francese e inglese. I brani risultano già dal primo ascolto molto intensi e decisamente coinvolgenti. Il loro dark rock emana un’intesa oscurità nelle trame musicali e secondo il mio parere questa è le band migliore di questo 2009. La traccia che più mi ha entusiasmato è la punkettona: "Cockroach! Una piacevole scoperta che spero che possa far gioire anche voi. Un disco da non perdere.
Info: www.myspace.com/sexshouldbefemale
(Nikita)

SIVA SIX
“Rise new flesh”
2CD (Decadance records)


“Rise new flesh” è la ristampa dell’album di debutto (ormai fuori stampa) della band greca. Questa riedizione è accompagnata da un cd che contiene remix di Blood, Vigilante, e altre band elettroniche. Riascoltando questo disco si sente che i Siva Six sono maturati e il suono acerbo delle origini è stato plasmato. Chi ama l’elettronica danzereccia alla Hocico in questo album troverà brani e remix adatti al suo gusto. Una curiosità: il mastering dei brani è stato fatto da da John Rivers (Dead Can Dance, Sopor Aeternus, Buzzcocks etc..)
Info: www.decadancerecords.it
(Nikita)
SPLATTERPUNK
"Channel 83"
CD (Causist rec./ distr. Masterpiece)


La prolifica label spagnola ci propone questo interessante progetto cyberpunk. Gli Splatterpunk ci propongono un’EBM come la si faceva con dignità e serietà negli anni '90, in questo caso arricchita dall’uso di synths dell'epoca usati con grande ricercatezza. A coordinare tutti questi straordinari "macchinari" c'è F18 aka Oscar Javiere Payà che riesce a rendere di tutto rispetto il suo lavoro electropunk.
Le sonorità di“Channel 83” in alcuni punti mi ricorda quelli di bands, ormai dimenticate, come Sheep On Drugs, Cat Rapes Dogs.
Tutti quelli che amano un’elettronica intelligente e di qualità rimarranno veramente soddisfatti dall’ascolto di questo cd.
(Nikita)

SPECTRUM X
“Tea Party With Zombies”
CD (Darkest Labyrinth)

Drum machine e goth style per il duo male-female tra i più folli raccolti dalla coraggiosa label giappo Darkest Labyrinth, vero spirito libertino che raccoglie il meglio del genere gothic-industrial emergente, intriso di dettagli elettronici e manipolazioni al synth e alle tastiere mantenendo un certo tono di epicità, vero collante dei vari progetti. Spectrum X è forse il parto più bizzarro, unione di look burlesque e decadente, esibizioni live semi-horrorifiche e sound articolato, complesso, come nella miglior tradizione giapponese che vede il miscuglio dei generi a noi noti sotto una nuova veste. Interessante questo aspetto orientale, sebbene spesso scada nell’orrore musicale vero e proprio, in questo caso la label in questione rispetta i generi e offre l’opportunità a giovani rampanti inclassificabili di stordire e sbalordire. Gli arrangiamenti digitali offrono la spinta emotiva senza dubbio più concreta in quanto dettano il ritmo con cadenza ingombrante ed incalzante.
(Matteo “Pinhead” Chamey)

SUNSET WINGS
“Covering for solace”
CD (Wrotycz rec.)

Questa straordinaria formazione russa, sconosciuta ai più, meriterebbe più successo, se solo fosse stata prodotta da una label tedesca o inglese (oppure per non spostarsi troppo, per la stessa Brudenia). Già, perché l'impressionante stile neofolk allo stato puro, che alterna voci maschili e femminili, a strumenti (finalmente!) acustici e ben suonati, non deve assolutamente mancare per chi ascolta i più ispirati Forseti, The Moon and the Melodies, Sol Invictus, Darkwood, o per restare in terra russa, per esempio i Romowe Rikoito virati esclusivamente acustici, citati in più di una recensione, o i Caprice meno neoclassici e più essenziali, ma anche senza andare troppo in là con i nomi, i Current non sperimentali possono essere sempre presi come paragone. E' vero, i Sunset Wings sono maggiormente bucolici, aulici, insomma una specie di viaggio nella natura che solo musicisti seri e consapevoli di rischiare l'auto-citazione potevano tentare. L'unico problema nell'ascolto è sempre il solito del neo-folk: la ripetitività sempre in agguato, a cui intendiamoci, non si sottraggono nemmeno loro, ma poi l'estrema competenza musicale e narrativa di 'canzoni' (stavolta possiamo veramente chiamarle così!) come “Softly now the burn is rushing” così come la ripresa di antichi brani della loro tradizione, mescolata a testi di Dante Gabriel Ferretti o William Blake, ne fanno un lavoro veramente delicato e romantico.
Info: http://www.myspace.com/sunsetwings
(Anialf)

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