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CAPRICE
“Kywitt Kywitt”
CD (Prikosnovenie)
Stanno
cercando altri lidi che non siano la ‘solita’ lezione manierata
di neoclassicismo, i Caprice, mai così eclettici come in questo
“Kywitt Kywitt”, che si rischia veramente di perdersi in tutti
questi esperimenti musicali accomunati solamente dal filo logico
di sfogliare un libro di fiabe (nate per i piccini, ma che poi
spesso apprezziamo noi ‘adulti’…). Voci in falsetto di bambini
curiosi o di orchi immaginifici, strumenti classici imperdibili
per loro, accomunati a tastiere e percussioni ‘convenzionali’,
composizioni che non sono musica ma prima ancora danze attorno
a miriadi di fate ed elfi in un bosco che più che nella nostra
mente, stavolta è materializzato da qualche parte nella lontana
Russia… Il combo, trascinato sempre dal virtuosismo compositivo
di Anton Brejestovski dell’Opera di Mosca, torna ogni tanto
alle rigorose origini etnico-eteree, come in “Adew sweet amarillis”,
ma per poi adagiarsi a creare filastrocche per bambini mai cresciuti
o adulti con il cuore ancora fanciullo, come la suggestionante
“Monday Tuesday”. I racconti continuano nella bucolica e realmente
favolistica “Mary Morison” (manca solo giusto qualche personaggio
fiabesco che spunti dal lettore cd, e non sto esagerando…).
Sapete talvolta dove la mia mente è arrivata? Con “Philomen
with melody” o “Dandelion Wine” (ma non solo) mi è apparsa una
Anna-Varney più spensierata e finalmente libera da qualsiasi
giogo di disperazione, in vena di raccontare alcune sue storie
più ‘felici’… Questo probabilmente l’ho ravvisato con il coacervo
di strumenti che l’ensemble russa ha utilizzato, ma anche l’andamento
dei brani, molto ma molto più sperimentali che nel passato.
In “More” si toccano motivi eterei e nenie mediorientali, quando
in “Peggy O” non si arriva al post-country-folk, e in “Fae Fae
Fae Fae Fae” si conclude con uno stralunato pezzo alla Cinema
Strange, che potrebbe benissimo accompagnarsi ad un cartone
animato o all’interno di un luna park pazzo e stravagante. Personalmente,
pur apprezzando lo sforzo di cambiare, ho ritrovato i ‘miei’
Caprice verso la fine del cd, nei quasi McKennettiani “Christmas
Lullaby”, “Blacksmith” e soprattutto nella incantevole (nel
senso letterale del termine) “The Dusk of Kimmeria”, ninna nanna
complice che ti accarezza con pochi suoni e le consuete voci
angeliche.
(Anialf)
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CASUAL
“Illuminacions”
CD (Flor Y Nata)
Affermata
band spagnola della Catalogna, giunta al quinto disco mantenendo
un profilo basso, da piccolo club raccolto. Gothic-darkwave
sensibile a cambi ritmici di un certo spessore. La chitarra
definisce linee guida psicotiche, il basso indurisce il terreno
e non permette né alla chitarra e né al cantante di prendere
troppo sul serio il proprio volatile ruolo frizzantino. Drumming
e basso giocano un ruolo apparentemente secondario, il vocal
sterza sull’affermazione della cupezza di origine gothic con
strascichi grunge. Hanno collaborato Gruff Rhys (Super Furry
Animals), Lluís Costabella, Joan Pairó, Vito Zamora (Kitsch)
e Agustí (Abús). Una lista di nomi che pesano nella valutazione
complessiva del disco in quanto figli di un interesse giustificato
dall’ottima vena compositiva della band, sospesa tra testi in
spagnolo, tedesco ed inglese ed un concentrato musicale ben
evidenziato dalla seriosa compostezza di ogni membro, illuminato
dal proprio ruolo all’interno del gruppo. Senza dover a tutti
i costi citare riferimenti da vetrina, i Casual continuano imperterriti
per la propria strada perché sanno comporre musica e non hanno
bisogno di troppo clamore alle loro spalle.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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CHRISTABEL
DREAMS
“The Broken Toy”
CD EP (Autoprodotto)
Avevo
già recensito positivamente il demo d’esordio di questo nuovo
terzetto romano, dedito ad una pregevole dark-wave fra Sad Lovers
& Giants e Cure. I nostri tornano ora con un EP autoprodotto
ufficiale, stampato e registrato professionalmente. Dopo l’intro
“Losing You” si entra nel vivo con “Guilt Persistant”, ed il
cambio stilistico rispetto al CD precedente è evidente: un gothic
rock molto aggressivo e d’impatto, suonato peraltro benissimo
e senza scimmiottare nessuno dei mostri sacri del genere. Sulla
stessa linea si muovono anche le successive “Don’t Step On The
Momeraths” e “Lies”, sempre con un basso corposo e chitarre
sferzanti a fare da padroni, mentre la title-track in chiusura
è una lenta ballata d’atmosfera. Un lavoro davvero pregevole
e già di alto livello per una band assolutamente promettente
e pronta per un album a lunga durata.
Info: www.myspace.com/christabeldreams
(Fabio Degiorgi)
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COLLECTION
D’ARNELL-ANDREA
“La Nuit Des Fees-Live”
CD (Prikosnovenie)
Il
primo ‘ufficiale’ cd completamente acustico live della formazione
francese, ha ben poco da essere commentata. In oltre 20 anni di
attività sono stati capace di creare uno stile spesso imitato,
passando dal puro etereo alla darkwave, dal neoclassico al quasi-rock
di “The Bower of Despair”, Jean-Christophe d’Arnell è sempre stato
in grado di creare un grande affiatamento fra i musicisti, ottenendone
il massimo e rendendo ogni cd un’attesa da gustare e riascoltare.
Registrato interamente in una cappella medievale dell’undicesimo
secolo, gli echi ed i riverberi del luogo sono essi stessi strumento
di coinvolgimento, ed accompagnano le voci di Chloé (oh mai un
cedimento o un’incertezza!!!) e Franz Torrès-Quévédo (già collaboratore
degli O Quam Tristis). Inutile elencare i singoli brani scelti
per il concerto, bisognerebbe ascoltare il cd come un unico organico
lavoro, anche se ovviamente anch’io ho miei preferiti (“Kergal”
su tutte), l’unica cosa che vorrei, è finalmente vederli anche
qui in Italia, io non ci sono mai riuscito, e ho chiesto e richiesto
a Frederic di Prikosnovenie (che ormai non ne può più di me…)
di pensare a festeggiare questo evento anche con un DVD, le immagini
da associare non mancherebbero di certo, ma anche il solo vedere
all’opera questi ARTISTI basterebbe: altro che fumi, effetti speciali,
trucco e quant’altro!
Info: website: http://cdaa.free.fr/
(Anialf) |
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CONTRAST
“Antidote”
CD (Triple HandShake/Pandaimonium)
Nati
da una costola dei Malochia (1995-2001) gli attuali membri Patrick
van Alphen (arrangiamenti, voce, chitarra) and Rene? Jongeneelen
(arrangiamenti, drum machine, voce) fondono l’esperienza dei
90’s con uno spirito gothic-wave di approccio sinteticamente
ebm. Kirlian Camera e Hocico rappresentano bene l’universo Contrast,
un vocal sommesso e ritmico senza esagerazioni per una base
frenetica e sinuosa. Olandesi e per questo ben piantati sul
suolo della dark-scene, al punto da ringraziare Ronny e Mojca
dei Clan Of Xymox tra i credits. Frequentatori della scena underground
ed ennesima dimostrazione di passione unita a dedizione per
la musica e le sue divagazioni, organizzatori di eventi gothic
come dj ed ingegneri del suono per band quali Jesus Complex,
Clan Of Xymox, Götterdämmerung e Courtesan. Gli studi al conservatorio
di Amsterdam hanno prodotto i loro benefici effetti, portandoli
a suonare dal vivo con Rammstein, Project Pitchfork e Christian
Death in festival quali Wave Gotik Treffen (Germania) ed Eurorock
(Belgio). Disco a tratti profondo con un buono impianto sonoro
(of course vista l’esperienza) e poco incline a confondersi
con le produzioni troppo frenetiche dei clubs. Si discosta dal
mercato per la sua propensione alla nicchia, al gruppo di fidati
e appassionati, al circolo delle serate per pochi dove ci si
ritrova con le stesse persone a macinare chilometri di pista.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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CORDE
OBLIQUE
"The Stones sof Naples"
CD (Prikosnovenie)
L’ex
Lupercalia Riccardo Prencipe chiama a raccolta la crema delle
voci femminili e dei musicisti partenopei per celebrare, con
questo suo quinto lavoro, la sua città natale. Ashram, Hexperos
ed Argine tra gli ensembles rappresentati in questo vero supergruppo,
ognuno dei quali dona un pezzettino del suo cuore a questo disco
il cui titolo prende spunto da un volume d’arte dedicato alla
Napoli medievale. Il folk mediterraneo e la canzone cantautorale
più ricercata si fondono magnificamente nelle 12 tracce di TSON,
che include curiosamente anche la cover di “Flying” degli Anathema.
Il compositore e chitarrista campano, diplomato al conservatorio
di Napoli, ha anche suonato di recente proprio come Corde Oblique
in uno dei più prestigiosi teatri di Lipsia in occasione dell’ultimo
Wave Gothic Treffen, un riconoscimento di cui non ci stupiamo
visto il valore di questo piccolo pezzo d’arte che stringiamo
tra le mani.
Info:
www.cordeoblique.com
(Oflorenz )
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CRANES
“Cranes”
CD (Dadaphonic)
Com’è
il nuovo album dei Cranes, mi sento dire anche dai miei colleghi
ed amici che non seguono la scena chiamiamola ‘dark’? Sono più
vicini ai suoni originari per cui sono (giustamente) diventati
famosi, oppure siamo dalle parti di un suono più indie/alternative?
La mia risposta è che siamo decisamente tornati ad atmosfere
più eteree e sperimentali, sebbene non manchino suoni più accessibili
(‘Feathers’ e ‘Collecting stones’ ne sono due esempi). Azzardo
una comparazione con Bjork, che mi è balzata subito in mente
ascoltando “Wires”, anche se il difetto (o pregio, secondo alcuni)
dei Cranes è sempre il solito: la voce di Alison, contestata
o amata, senza vie di mezzo. Ma ritengo che sia una prerogativa
con cui il duo inglese ha sempre dovuto fare i conti, in tutte
le recensioni c’è sempre un cenno alla ripetitività della sua
voce, ed anche questo album non fa eccezione. Ben calibrate
la strumentale breve ‘Worlds’, basata sull’uso quasi atonico
del synth, quasi una sorta di carillon accelerato, e dalla conclusiva
“High and low”, che è sicuramente il brano più d’avanguardia
del disco, anch’esso breve, dove la voce compare solo come sottofondo,
lasciando il passo ad incroci di suoni come provenienti da una
fonte lontana e appena al di sopra delle nostre teste. Consiglio
comunque l’acquisto ai fan dei fratelli Shaw, per gli altri
un ascolto è d’obbligo, ma senza pregiudizi sulla voce Info:
www.dadaphonic.com
www.cranes-fan.com
(Anialf)
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CRIMINAL
ASYLUM
"Zeit"
CD (Rustblade/distr. Masterpiece)
Se
la memoria non mi inganna era il 2000 quando il progetto di Max,
T e Mirosa esordì per Radio Luxor con l’ottimo e glaciale “Choice”,
che vide tra l’altro l’illustre collaborazione di Angelo Bergamini.
In questo lungo lasso di tempo solo qualche sporadica apparizione
in poche – seppur illustri - compilations (il tributo ai Kirlian
“Kälte Container” ed il cd allegato all’unico numero della rivista
“Sliding Horse”). Ed ora finalmente 13 nuove gelide, ipnotiche
tracce di minimal elettro che si avvalgono della produzione di
un altro illustrissimo personaggio della scena “old school Ebm”,
niente di meno che Eric Van Wonterghem. Il progetto di Max, che
si diletta in territori ancor più estremi con l’altro progetto
Wuornos Aileen, ci offre un edificante viaggio ultra-sintetico
nell’elettronica inventata dai Kraftwerk ed estremizzata dalle
molteplici menti allucinate attive nell’era nota come post-punk.
L’utilizzo dell’ ipnotica e filtrata voce di Mirosa, mi richiama
alla mente alcuni episodi dei bravi romani Blacksun. Fatevi questo
viaggio, ne vale la pena: la sola “Rocket USA” potrebbe da sola
resettarvi le onde cerebrali senza possibilità di ripristino…
Info: http://www.myspace.com/criminalasylum1
(Oflorenz) |
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CURRENT
93
"Aleph at allucinatory mountain"
CD (Durtro)
Ho
ascoltato l’ultimo folle parto di David Tibet e compagni in cuffia,
dal mio fido dispositivo portatile Mp3. Era una tarda sera valdostana,
ed osservavo la catena montuosa di fronte a me, e le nubi sovrastanti,
con gli occhi iniettati di sangue, almeno così mi son visto in
quei momenti. Ho potuto “sentire i colori e vedere i rumori”,
percepire l’aura delle piante e dei fiori, viaggiare con la mente
e con lo spirito come raramente nella nostra vita ci riesce di
fare. E tutto grazie a quell’autentico mantra elettrico che Current
93 riescono ad inventarsi quando ormai nessuno se l’aspetta, quando
ormai sembrava che la mente di David M. Bunting avesse già visto
e detto tutto in questi 30 anni di militanza nel sottobosco della
“England Hidden Reverse”. Ma le malatissime litanie di Aleph,
dal sapore heavy-psichedelico come forse mai in passato, le dobbiamo
anche ad un manipolo di fidi compagni di viaggio di Dave, alcuni
di vecchia data (la moglie Andria Degens, Baby Dee, il “Nurse”
Stapleton, John Contreras ed Andrew Liles) altri recenti scoperte.
Arrampichiamoci sulle montagne allucinogene in compagnia di David
e del suo lisergico gruppo, sarà un viaggio indimenticabile.
Info:
www.durtro.com
www.myspace.com/current93
(Oflorenz)
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CYGNOSYC
"A Deity in pain"
CD (E-noxe records/distr. Masterpiece)
Nuovo
progetto electro-dark greco che debutta per la label tedesca E-noxe.
C'è solo un componente nel progetto (come avviene di solito
per questo tipo di musica) è Georg che da dietro “le macchine”
ci propone un sound electro dark molto tenue con voce distorta,
che mi ricorda i primi Suicide Commando.
In queso CD troverete della musica elettronica di buon livello
che lo rende un prodotto apprezzabile e di qualità.
(Nikita) |
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DEPECHE
MODE
"Sounds of the universe"
CD / 2LP (Mute rec.)
Se
questo non fosse il dodicesimo album in studio dei Depeche Mode
lo avremmo, probabilmente, liquidato con poche righe di commento
e pochi ascolti, prima di riporlo per sempre tra gli scaffali.
Ma, quello di cui stiamo parlando è il prodotto di una delle
più grandi ed importanti band del globo che merita, inevitabilmente,
un’attenzione particolare. La copertina è essenziale: piccoli
listelli colorati sono posti sopra un cerchio nero, quasi a
mimare l’inizio di una partita di Shangai; su uno sfondo grigio
compare il nome del complesso e, in fondo, il pomposo titolo
dell’album. “Sounds of the universe” …….. Dave Gahan, Martin
Gore e Andy Fletcher hanno osato un po’ tanto nell’autocelebrarsi
con un titolo davvero poco umile, spinti probabilmente dai celebri
successi passati. Il precedente “Playing the angel” (2005) non
solo venne accolto dal pubblico in maniera positiva, ma ottenne
critiche pari alla fama DM. Ascoltando questo “Sounds of the
universe”, sembra, in effetti, di percorrere strade meno ispirate.
“In chains”, posta in apertura, pur rivelandosi gradevole ed
una tra le migliori tracce dell’album, soffre di poca personalità;
è un po’ come quel pezzo che i DM scrivono per rifare i DM …….
non abbastanza! “Wrong (il primo singolo estratto da “Sounds
of the universe”) e “The truth is” si presentano epiche nell’incedere
con quella giusta dose di carica emotiva che i Depeche Mode
sono tanto bravi a creare, facendoci immaginare ottime performances
durante le esibizioni dal vivo. Tutto l’album rivela l’intenzione
del gruppo di ritornare a mettere come centrali i sintetizzatori,
rinunciando ad un suono più ricco e maturo sviluppato a partire
dagli anni novanta. In tal senso “Peace”(soprattutto), “Hole
to feed”, “Fragile tension”, “Perfect” identificano alla perfezione
le intenzioni dei tre inglesi. Più pacatezza e dolcezza per
“Little soul” che si fa apprezzare se non altro perché si discosta
dal generale sound dell’album. Sul tema delle ballate elettroniche,
rimane un po’ troppo senza mordente “Come back”, mentre “Jezebel”
è il lentone che, sul finale, viene lasciato alla voce di Gore.
L’ultima traccia è per l’eccellente “Corrupt” con cui Gahan
mette la parola fine alla dodicesima prova dei DM. Un album
non all’altezza delle prove precedenti che ha i suoi punti deboli
nel non aver realizzato un super hit concorrenziale a quelli
passati (anche se, tutto sommato, “Wrong” ne esce ancora dignitosamente)
e nel non aver ripetuto quel misticismo sonoro, marchio di fabbrica
del gruppo.
(Gianmario)
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DIE
FORM
“Noir Magnetique”
CD (Out Of Line)
Quando
ti accingi a recensire un nuovo lavoro di Die Form, pensi subito
al feticismo, alle foto accluse nell'album, alle performance dal
vivo... e sovente dimentichi il valore musicale che in oltre 30
anni (!!!) di attività Philippe ed Eliane ci hanno proposto.
E' vero, loro possono essere considerati (assieme a qualche rara
eccezione, come i nostri Andromeda Complex o, rimanendo in Francia,
i Norma Loy) i veri fondatori dell'arte a 360° del fetish,
ma spesso ci si dimentica che sono anche bravi musicisti. E' anche
il caso del nuovo “Noir Magnetique”, che si apre con un brano
abbastanza leggerino per loro (una sorta di New Order anni '80
miscelato a campionamenti minimal-elettronici); ma subito dopo,
con “Decadence” tornano ad essere morbosi ed inquietanti, pur
senza dimenticare il lato club-oriented. Il cd poi rallenta nella
'ballata' “Deep Zone”, e poi si riprende con la intensa “Noctural
Emotions”... Ma qualcuno già si puòdomandare “e
non ci sono quelle song eteree che tanto resero famoso il gruppo,
proprio per l'alternanza di più generi che potevano accontentare
un po' tutti?”. Se non ci sono molti brani in questo stile, ma
fortunatamente Fichot non ha ancora perso quel suo gusto atmosferico,
che si appropria di “Tristesse” e della magnifica conclusione
affidata a “Vox Angelica” (da prendere alla lettera!), piccolo
sguardo verso il neoclassicisismo barocco tipico del duo francese.
Per il resto passiamo dalla (cold) wave alla sperimentazione di
“Inferno”, per poi tornare al ritmo sostenuto degli altri brani.
Chi apprezza la parte più 'intima' (passatemi il doppio
senso) dei Die Form, farebbe bene a dare un ascolto al disco,
perchè sicuramente un album più virato verso il
lato più fruibile dal dancefloor' piuttosto che da quello
etereo. Dispiace solo che nell'edizione standard, il booklet non
sia così ricco come per altri lavori: in compenso, la limited
box (che io però non ho avuto il piacere di vedere direttamente)
include un vinile 7” con due brani non inclusi nel cd, oltre ad
un più ricco booklet ed alcune foto in formato sempre 7”.
Info: www.dieform.net
(Anialf) |
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DIE
WEISSE ROSE
"A Martyrium of white roses"
CD (Cold Meat Industry)
Attesissimo
esordio per il progetto del nostro Thomas Bøjden, già sulle scene
live europee da parecchio tempo pur senza aver ancora partorito
alcuna uscita discografica. DWR è un vero e proprio progetto pan-europeo
fondato sull’amicizia del danese – mente portante del gruppo -
con un nutrito gruppo di fidi collaboratori che non hanno mai
fatto mancare il loro supporto nelle uscite live: dal nostro caro
“Wertham” Deplano al mitico Gerhard “Allerseelen”, senza dimenticare
le due ”valchirie” olandesi Nicole e Christine (quest’ultima di
HERR), entrambe ammirate alle percussioni in più di un’occasione.
“A Martyrium of white roses” è il disco martial-industrial che
tutti vorrebbero scrivere e che pochi potrebbero. E’ la dimostrazione
che anche in questo ambito, peraltro inflazionato e da taluni
definito al capolinea, qualcosa di bello e di nuovo si può ancora
dire. Intelligente sperimentazione ambientale, epica decadente
ed un tasso di drammaticità sempre ai massimi livelli rendono
questo dischetto un piccolo capolavoro del genere, per di più
conservato in un affascinante digipak dalla cover in rilievo e
disponibile anche in alcune limitate tirature viniliche. Interessante
infine, a livello storico, il tributo che il nome del progetto
dedica all’unico movimento anti-nazista, non di ispirazione socialista
o comunista, mai esistito in Germania durante il III Reich: la
Rosa Bianca dei fratelli Hans e Sophie Scholl, un movimento bavarese
di stampo cristiano animato in clandestinità da un pugno di coraggiosi
studenti universitari, che perseguirono la loro azione sino al
sacrificio estremo.
Info: www.myspace.com/dieweisserose
(Oflorenz) |
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DIN[A]TOD
“Westwerk”
CD (Out Of Line)
I
precedenti lavori del trio della provincia berlinese erano per
me più 'sbarazzini' nell'offrire una veste sicuramente più commerciale
ed accattivante. Non avverto invece tutto questo nel nuovo 'Westwerk',
anzi mi sembra proprio un sound maggiormente adulto, una sorta
di Joy Division per il lato più post-punk, i Cure per alcuni
giri di chitarra, ed una voce sicuramente non molto originale,
ma di certo, abbinata a quella femminile, adeguate alle musiche.
Che mi hanno comunque ed in ogni caso riportato al passato,
la ripresa di certe atmosfere che credevo avessero ormai detto
(quasi) tutto, ritornano prepotentemente alla ribalta. Non trovo
più quei tramiti di synthpop (tranne in poche eccezioni come
“Fertile, yes!”, ma ci vedo tanta tanta cold-wave, saranno anche
quegli inesorabili giri di chitarra e di basso, i synth in secondo
piano. E anche degli interessanti brani senza cantato, come
”Corridors” o “Spartakus”, non risultano né noiosi né dei semplici
riempi-cd. E cosa dire della tirata “Patron of the young?” ditemi
se ascoltandola non vengono subito in mente i Cure dei post-esordi?
In certi brani, poi, mi sono tornate in mente scene di pogo
(moderato, ma è un'immagine che ho davanti...). E a proposito
dei già citati Joy Division, ascoltate la cover di 'Warsaw'
e poi vediamo se veramente i Din[A]Tod non hanno fatto un gran
bell'album!
(Anialf)
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SALLY
DOHERTY
“Electric Butterfly”
CD (Shayo)
Sally
Doherty, già collaboratrice di Sol Invictus, Planet Funk e svariate
altre band, ritorna dopo tre anni con il suo progetto solista
prodoto dalla svizzera Shayo. In questo album troviamo ospiti
come Richard Hawley (chitarra e voce), Shez Sheridan (chitarra)
e Liz Hanks (cello). Le atmosfere del disco nascono dalle passioni
di Sally, infatti sono evidenti i richiami alla chanson francaise
(Jacques Brail), alla musica sudamericana e a Scott Walker.
Undici tracce uniche che mischiano musica dream pop alla tipica
canzone d’autore. Si va dal brano intimista a canzoni più leggere
ma non per questo banali in quanto tutte curate con grande attenzione
e raffinatezza. Un disco di difficile catalogazione che trova
in questo il suo punto di forza. Un album che farà sognare tutti
coloro che non amano un genere ben definito e che deluderà invece
l’ascoltatore che si aspetta la Sally che aveva collaborato
con Sol Invictus.
Info:
http://www.sallydoherty.com
http://www.myspace.com/sallydoherty
(Nikita)
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DOMINA
NOCTIS
“Second Rose”
CD (Black Fading)
Gothic-metal,
accostamento abusatissimo e snervante ma decente sotto le spoglie
di questa band emiliana. Dopo vari riconoscimenti per il debut-album
e le naturali esibizioni live, il seguito di “Nocturnalight”
instaura un rapporto privilegiato col metal melodico, i riff
suonano rabbiosi e la registrazione molto buona tra i Morphing
Studios di Bologna. La ricerca melodica assume quindi l’aspetto
più rilevante, gettando vomito sul divampante disgusto dei metallici
duri e puri. Però i dieci brani scorrono bene senza sbavature,
il muro sonoro risplende di luce propria, figlio di un talento
ricercato e di una analisi accurata dello schema canzone, appropriandosi
anche di inevitabili e azzeccati ingredienti elettronici. Le
cover “Because The Night” e “Bang Bang” scorrono con piacere
prive di eccessi stilistici a tutti i costi, sono cover e stop,
adatte alla rielaborazione prettamente scenica, vocal incluso.
Edera, accompagnata bene da chitarre, basso, synth, piano e
batteria non strilla come la solita giovincella abitini svolazzanti.
Una impostazione seriosa, vocal molto femminile ma deciso, sontuoso
e profondo, adattato ai vari accompagnamenti, mai tedioso o
pomposo. Un bel disco, un bel mantello da portarsi addosso anche
d’estate.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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DUNKELSCHON
“Nemeton”
CD (Curzwehl/ distr. Masterpiece)
Ensemble
medievale tedesco composto da 5 musicisti che suonano strumenti
tradizionali dell’epoca proposta. “Nemeton” è un’opera dedicata
a tutti quelli che amano il genere e le atmosfere medioevali e
celtiche e che vogliono, attraverso l’ascolto di questi piacevoli
brani, fare un salto nel passato per dimenticare (almeno per il
tempo d’ascolto del CD) di vivere in un’epoca tecnologica che
ha perso i veri ideali. In un paio di brani hanno musicato in
modo personale e coinvolgente alcuni testi tratti dai Carmina
Burana. Un bel disco d’avere nella vostra collezione.
(Nikita) |
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The
EDENHOUSE
“Smoke& Mirrors”
CD
(Jungle rec.)
Un
‘supergruppo’, come molti li hanno definiti? Beh, sicuramente
il duo Stephan Carey (provenienti dai This Burning Effigy) e Tony
Pettit (già membro dei Fields of the Nephilim) si sono assicurati
la collaborazione di due calibri come Monica Richards (sì, proprio
QUELLA Monica Richards) e la sempre più riemergente Julianne Regan
(vi dicono niente gli All About Eve?). Entrambe le cantanti danno
sicuramente molto al disco, che diversamente suonerebbe, e qui
mi è preso veramente un colpo, praticamente come i Cocteau Twins
degli inizi, quelli più gothic-rock prima della svolta ‘eterea’:
penso soprattutto ad “All My Love”, “God’s Pride” o “Sin” che,
a parte il cantato, potresti benissimo confondere con un qualsiasi
singolo tratto da “Garlands” o “Head Over Heels”. Non mancano
cose più marcate, come in “The Dark Half”, ma ci sono anche altri
casi in cui si parte con aperture eteree, e poi di vira verso
giri più tirati. Il problema fondamentale è che forse se i brani
non avessero ‘quelle’ voci, probabilmente suonerebbero molto più
banali, e il solo fatto che siano cantate dalla Richards e dalla
Regan consente un approccio di pregiudizio, una volta tanto buono.
Sicuramente il talento compositivo non manca, specialmente per
quel che riguarda le atmosfere più tenui, ed in generale lo considero
un bel debutto, però forse non proprio originalissimo.
(Anialf) |
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ELANE
" The Silver Falls"
CD (Curzweyhl/distr. Masterpiece)
Compagine
tedesca di 6 elementi, Elane celebra nei suoi dischi mondi fantasy
che hanno addentellati con la propria terra natia. Così la zona
del Sauerland diventa, nei racconti incantati di TSF, l’immaginaria
terra di Glenvore, proiettando l’ascoltatore in una saga favolosa
da gustarsi sfogliando l’elegante librettino dell’opera, ricco
di boschi misteriosi e cascate incantate. La bella voce di Joran
Elane addolcisce i 12 capitoli (più 2 bonus) del dischetto, e
toccherà di certo i cuori di coloro che sono avvezzi al folk-prog
melodico ed al cosiddetto “ethereal”. Pronti a sognare?
Info: www.elane-music.com
(Oflorenz) |
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ELDAR
"Sapere Aude"
CD (Cold Meat Industry)
Massimo
rispetto per l’amatissima scuderia di Roger Karmanik, ma il dischetto
del duo barcellonese non convince del tutto. L’ idea sarebbe quella
di muoversi tra la vecchia scuola dark ambient che fu di Raison
D’?tre ed il filone “martial-industrial”, il risultato un disco
troppo lungo e che non riesce mai – o quasi mai - a decollare.
Manca la sinfonica epicità dei migliori progetti del genere (si
pensi a Wappenbund o Der Blaue Reiter) da un lato, mentre risulta
ormai pressoché proibitivo dire qualcosa di nuovo nell’ambito
più puramente dark-ambient dall’altro. Nel complesso ottimi gli
intenti, ma ancora troppo anonimo il risultato. Info: http://www.myspace.com/eldarmerinee
(Oflorenz) |
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JESSIE
EVANS
“Is it fire?”
CD (Fantomette records)
La fantastica
Jessie Evans, ormai trasferitasi da anni a Berlino e lasciati
alle spalle i vecchi progetti di Vanishing e Autonervous, debutta
finalmente con il suo progetto solista accompagnata da batteristi
di eccezione quali Budgie (Siouxsie and The Banshees, the Creatures)
e Toby Dammit. La produzione di questo album è toccata a Thomas
Stern (Crime & The City Solution e Melotronik). Jessie è una vera
artista che oltre a scatenarsi sul palco anche in studio da il
massimo di sé infatti è sempre alla ricerca di nuovi suoni pur
non di fossilizzarsi in un genere ben definito. Jessie è una che
osa e in questo disco lo fa più del solito infatti gioca con suoni
e atmosfere che con la realtà dark non centrano proprio nulla
e ne è un esempio il brano “Blood & Silver” in cui ritmi messicani
vengono trattati con grande classe rendendo il pezzo molto coinvolgente
e potente. L’intero album è un’espolosione di new wave, musica
latina, jazz e ritmi serrati dati da una batteria fantastica.
“Is it Fire?” è un cd con forte personalità che permette alla
cantante di elevarsi nell’olimpo delle VERE cantanti, quelle che
non si “siedono sugli allori” ma che sperimentano fino allo sfinimento
mosse da un grande amore per la musica. A volte, questo osare
nella musica rischia di non piacere all’ascoltatore ma non è il
caso di Jessie che con il suo ultimo album sicuramente lo travolgerà
! Jessie Evans accompagnata dal suo inseparabile sax dà una grande
prova della sua bravura ed è per questo che vi consiglio di ascoltare
questo CD!
Info: http://www.myspace.com/jessieevansmusic
(Nikita) |
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FADING
COLOURS
“Come”
2CD (Big Blue rec.)
Dopo
qualche anno, torna la storica formazione polacca della sempre
più affascinante De Coy (non so, più passa il tempo e più diventa
bella!). Dopo l’energica e cupa iniziale “Thorn”, il trio inizia
quello che meglio sa fare: un intrigante mix fra neo-psichedelia,
gothic, darkwave, electro-ebm, e quant’altro. Si, come sempre
tutt’assieme, come sempre hanno fatto nella loro carriera quasi
quindicennale. In questo doppio album, emergono probabilmente
elementi più elettronici a discapito delle chitarre (al limite
fra dark ed heavy-rock) cosa che si poteva riscontrare facilmente
nei precedenti album. Le tracce hanno ovviamente come tema conduttore
la sensualissima voce di De Coy, che varia però lo stile dal più
etero (“Be an angel again”, “Rose”) a quello maggiormente rockeggiante,
e più forte è diventata anche la componente “etnica”: per esempio
nella già citata ‘Rose’ oppure in ‘Salamantra’. Certo è che se
ci cerca un cd eterogeneo, questo è proprio ciò che fa al proprio
caso, perché i Fading Colours passano con estrema facilità dai
brani goa-gothic a quelli da dancefloor, senza soluzione di continuità.
Una specie di Delerium ma ancora più variegati e indefinibili
(come altrimenti spiegare il mix che da solo un brano come “Feel”
contiene?). Di certo non un album orecchiabile, facile, come del
resto non lo è nemmeno il bonus-cd, ancora più sperimentale ma
anche trip-hop, tracce di reggae (!), electro, insomma va ascoltato
sicuramente prima dell’acquisto, proprio perché la troppa eterogenea
dei brani potrebbe accontentare solo una parte degli ascoltatori,
e scontentarne altri. In ogni caso un buon ritorno.
Info: http://fadingcolours.com
(Anialf) |
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ESPLENDOR
GEOMETRICO
“Veritatis Splendor”
CD (Geometrik/distr. Masterpiece)
Arturo
Lanz e Saverio Evangelista sono la genesi dell'industrial spagnolo
datato 1981, anno di nascita del sottoscritto che si cimenta
in una analisi sincera e devota di un sound ai primordi della
sperimentazione. La ristampa permette ai neonati dell’epoca
di conoscere lo splendore geometrico della natura umana. Ritmica
sincopata, oscura, distorta a metà tra retrò e futurismo. Viaggio
ossessionato nei meandri della mente, intrusioni “radiofoniche”,
segnali captati intorno a noi nel tentativo di decodificare
il suono dell’ambiente, inciderselo sulla pelle e scolpirlo
nella memoria. Un passaggio di consegne fondamentale per capire
il salto temporale dal vagito industrial alla techno minimale
datata 1994. Geniale.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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ESPLENDOR
GEOMETRICO
“Balearic Rhythms”
CD (Geometrik/distr.
Masterpiece)
Nel
1996 il duo Arturo Lanz e Saverio Evangelista comincia a viaggiare
da solo, Gabriel Riaza lascia la band ed il sound si fa più artificioso,
plasmabile, realistico. Il sound industrial bacia una ritmica
techno meglio definita, le influenze ambientali sembrano incidere
sul modello geometrico iniziale, non mancano gli scambi pneumatici
e martellanti e nemmeno certi campionamenti da ipnosi regressiva.
Il tutto condito da una sottile danza tribale tesa ad impregnare
ogni singolo brano di una morbida visione apocalittica. “Tiempo
Libre” gareggia per il miglior accostamento carpenteriano della
storia, la sintesi ritmica è la fusione di un suono ormai corposo,
definito, sicuro di sé e del terreno sotto i suoi piedi. La rinascita
dell’industrial come apripista per la nuova generazione dal battito
cardiaco accelerato in slow motion. Al passo coi tempi.
(Matteo “Pinhead” Chamey) |
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ESPLENDOR
GEOMETRICO
“Polyglophone”
CD (Geometrik/Masterpiece)
L’ultima
ristampa in ordine cronologico originario abbraccia lo stile
più techno espresso dalla geometrica arte spagnola. “Hemen Nago”
spinge sui binari del noise elettrificato, con quel basso appiattito,
disturbato, snervante, sintetico, acido e afflitto da brutti
pensieri assimilabili con disinvoltura. Il sound ipnotico stratificato
tra pagine di storia in bianco e nero, dove il terrore è un
antidepressivo cronico per il quale vale la pena vivere, la
perdita del proprio scopo per una inguaribile devozione artistica
dell’essere. Martellamenti, punture sonore e volontarie manifestazioni
di estasi meccanica. “Accion Automatica” stride quanto una catena
di montaggio oliata, il gusto ferroso del metallo, affascinante,
sensuale nella sua perfezione. Una techno-parade alternativa
(siamo nel 1997) per i cultori degli abissi mentali. Conferma
autoriale.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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FOCKEWULF
190
“Oh Oh Oh” 12"
(Vade retro rec.)
Milano , 04 marzo 2009 Vinilteca. Nello spazio della Vinilteca
Victor Life leader dello storico gruppo new wave milanese i Fockewulf
190, ha presentato a distanza di venti anni un nuovo singolo in
formato 12” contenente quattro brani., inciso per la Vade Retro
Records. Il lato A contiene il nuova “Oh Oh Oh” un pezzo in perfetto
stile electrowave dove la bella voce di Dario dell’Aere rincorre
la ritmica miscelata dal synth di Victor Life , le liriche sono
di Markus Moonlite. L’altro brano è “Magic world” nella versione
rimixata con l’ausilio del compositore Marco Piazza. La B side
è composta sa “My soul” e dalla nuova versione di “Gitano” hit
degli anni '80 qui presentato con la collaborazione di Dea Lux
alla voce. Victor Life il Deus ex machina dei FW 190 con le sue
atmosfere rarefatte create coi sintetizzatori, sonorità che riescono
a penetrare nel nostro subconscio e allo stesso tempo proiettate
verso mondi lontani.
Info:
www.myspace.com/fockewulf84
(Giancarlo Donatini) |
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JOHN
FOXX
“Cinemascope”
box 5CD + DVD limited edition (Metamatic)
Sono
riuscito a trovare finalmente questo box limitato a 1000 copie,
che comprende tutti i recenti cd di John Foxx. Tutti i dischi
hanno la copertina cartonata, con una grafica rimaneggiata in
base alle stesse immagini dei cd originali. Si parte con le
due collaborazioni con Louis Gordon (“Crash and Burn” e “From
Trash”, che a me non piacciono particolarmente, anche se un
po’ rimandano direttamente al Foxx del passato, opportunamente
e forse troppo ‘modernizzato’); poi c’è “Tiny Colour Movies”,
la terza parte di “Cathedral Oceans” (ovviamente il cd che preferisco
del lotto); e soprattutto due dischetti che da soli valgono
l’acquisto del cofanetto, altrimenti inutile per chi ha già
la discografia completa: il DVD completo di “Cathedral Oceans”
con meravigliose e soprattutto mirate sequenze cinematiche (da
cui presumo il titolo del lavoro) delle tracce della trilogia
che porta il suo stesso nome, e la curiosità (chiamarlo ‘lavoro’
è un po’ esagerato…) del progetto datato 1989 del gruppo “Nation
12” chiamato “Electrofear” (composto da John Foxx e da Tim Simenon,
dei ‘Bomb the Bass’), il primo album pubblicato da Foxx dopo
anni ed anni di silenzio: una deviazione scherzosa, almeno spero,
composta da brani assolutamente tecno-danzerecci (a parte l’intensa
“She Was” che fece ben sperare che il grande musicista inglese
non avesse perso la sua vena creativa per perdersi chissà dove…).
Una curiosità che pochi sanno: il brano “Into The Wonderful”
era la ‘colonna sonora’ del videogioco per PC chiamato ‘GODS’
(chissà se qualcuno se lo ricorda? Io l’avevo comprato proprio
perché conteneva il sample di questo brano!). Completano il
tutto, sei cartoncini con immagini suggestive elaborate da Foxx
stesso, e riprese dal DVD di cui si parlava prima. In sintesi:
se non riuscite a trovare il DVD di “Cathedral Oceans”, e pensate
di poter fare a meno delle sperimentazioni in ambito tecno di
“Electrofear”, forse vale la pena pensarci prima di acquistare
questo lavoro, a meno che non siate (come me purtroppo!) dei
veri fan di John Foxx
Info:
www.metamatic.com
(Anialf)
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JOHN
FOXX & ROBIN GUTHRIE
“Mirrorball”
CD (Metamatic)
Quando
ho saputo di questa release di due fra i miei più amati artisti
degli anni ’80 (e non solo…) non stavo più nella pelle per vedere
chi avrebbe fatto cosa… Il risultato è adesso nella mia mente:
si tratta di una fusione praticamente ‘perfetta’ fra le sonorità
più rarefatte del migliore John Foxx, sommata alle chitarre
eteree e sognanti del gemello Cocteau. Certo, talvolta non possono
fare a meno di emergere due stili così tanto diversi: per esempio
brani tipo “My life as an echo”, “Estrellita” o “Ultramarine”
sono tipicamente Cocteau Twins, ma poi quando entra l’inconfondibile
voce di John allora capisci che si tratta di altro; così come
in “Luminous” pensi subito al creatore di “The Garden” ma poi
quando entrano in scena le chitarre effettate di Robin, allora
capisci che si tratta di altro. Una ballata molto malinconica
e quasi esclusivamente acustica, forse la vetta melodica dell’album
(assieme alla poesia fatta musica della conclusiva “Empire skyline”)
è l’atmosferica “Sunshower”, con un cantato appassionato e tutt’altro
che ‘freddo’, ammesso che sia giusto riferirsi la voce di Foxx
sempre in questo modo. Non c’è nulla da aggiungere, c’è solo
da procurarsi l’album ed ascoltarlo più e più volte, e al di
là delle mie spiegazioni, cercare di catturarlo come anima a
sé, non pensando ai due creatori ma come ad un nuovo gruppo
di sconosciuti, così da lasciarsi alle spalle qualunque preconcetto,
assolutamente sprecati in lavori come “Mirorball”.
Info:
www.robinguthrie.com
www.metamatic.com
(Anialf)
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