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GOODBYE
IVAN
"The K syndrome"
CD (Shayo rec.)
Arnaud
Sponar (componente degli Opak) ha debuttato con questo progetto
solista che si può paragonare per sonorità e atmosfere a Sigur
Ros e Radiohead. Questo CD totalmente strumentale si potrebbe
anche considerare come ideale colonna sonora per un film. Le musiche
sono molto delicate e avvolgono l’ascoltatore in atmosfera molto
rilassante. Proprio per queste vi consiglio l’acquisto di The
K sindrome. Complimenti alla label svizzera Shayo che fatto centro
questo questo disco veramente suggestivo e insolitamente bello.
Info:
www.myspace.com/goodbyeivan
www.myspace.com/shayorecords
(Nikita) |
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GPKISM
“Atheos”
CD (Darkest Labyrinth)
Progetto
giappo, con un corposo seguito di fan anche in Italia (il disco
è stato masterizzato negli Zombie House Studio italiani). Il
duo male-female estremizza il clavicembalo ponendolo all’interno
di una serie di distorsioni neoclassiche di stampo gothic-industrial.
Il risultato è un ottimo album di pulsanti inni gotici e chitarre
vicine all’appeal metal chiaramente industriale. Bassline audace,
melodie epiche adatte all’ebm ma qui ristrutturate dentro un
contenitore assolutamente efficace e ripulito di certi meccanicismi
associati troppo spesso alla sola ebm appunto. Le cavalcate
si sprecano, basso chitarre e drum machine, synth e vocal molto
orientale, mix perfetto e ben congeniato per piacere e non disgustare
nemmeno i palati più critici. Il sound corposo si eleva nel
minutaggio dei singoli brani per raggiungere un livello costante
di stasi emozionale, per essere più comprensivi: una volta raggiunta
la vetta non si scende più, il brano è costruito come una scaletta
di sensazioni ed elementi uditivi. Una bella sorpresa da non
farsi sfuggire.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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HELLES
DREAMS
"DeathRock’n’Roll"
Demo-CDR (Autoptodotto)
I
4 ragazzi romagnoli celebrano le loro passioni legate al rock
anni ‘70/80, sia esso deathrock, glam o new wave, senza preclusioni
e barriere. L’importante è che si tratti di marcio rock’n roll,
suonato in lo-fi, e trasudante sudore ed energia. Il demo in oggetto
propone una piccola scelta di 6 brani rispetto all’ usuale repertorio
live della band, che spazia anche su cover tra le più variegate,
non disdegnando Ozzy Osbourne così come i Mission. Un mini divertente
e coinvolgente, che sprigiona la forza e l’entusiasmo del rock
nelle sue forme primordiali e genuine.
Info: www.hellesdreams.altervista.org
(Oflorenz) |
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LEVIS
HOSTEL
“A Minor Quarrel EP”
Mini CD (Persian Surgery Records)
Dietro
a questo nome, che sembra quasi l’anagramma di Elvis Costello,
si cela un rocker di Pescara, che debutta con questo mini cd di
sole cinque tracce dall’atmosfera rock-wave-pop anni ’80. I brani
non mi sembrano molto incisivi, non rimangono in mente neanche
dopo diversi ascolti e questo è a mio parere molto grave visto
il sentiero musicale che Levis Hostel ha scelto di percorrere.
Purtroppo il disco non mi ha trasmesso nulla in quanto ai brani
manca personalità e quindi non risultano per nulla piacevoli.
Mi spiace dover dare un giudizio negativo ma questa è l’impressione
che ho avuto ascoltando l’EP.
(Nikita) |
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HOUSE
OF USHER
“Angst”
CD (Equinoxe/distr. Masterpiece)
Mi
ero avvicinato a questo settimo album della band tedesca con
una certa diffidenza, immaginandomi l’ennesimo mattone di brani
magari gradevoli, ma tediosamente tutti uguali e privi di grandi
slanci emotivi. Invece, fin dall’iniziale Invocation” sento
come uno spirito nuovo negli H.O.U., un qualcosa che ravviva
la loro musica e che fortunatamente persiste in molte delle
tracce presenti, grazie ad una più vivace costruzione melodico/ritmica
e ai begli intrecci di chitarre dal sapore quasi psichedelico
(possono venire in mente i Cult o certi Mission). Particolarmente
degne di nota in questo senso sono, a parte la già citata “Invocation”,
anche “Wild Flower”, “Down Below” e “Take My Hand”. Non mancano
ovviamente certi episodi più prevedibili, in linea con lo stile
abituale della band, che magari accontenteranno i fans di sempre.
Qualcuno potrebbe pure accusare gli H.O.U. di una svolta troppo
‘pop’, perché certamente “Angst” è il loro album più accessibile,
ma, proprio per questa ventata di freschezza, è pure quello
che preferisco.
(Fabio Degiorgi)
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IANVA
" Italia: Ultimo Atto"
CD (Antica Fonografia Il Levriero - Alpha South)
Ho
intuito che Ianva non avrebbero tradito le enormi attese venutesi
a creare dopo i capolavori de “Disobbedisco!” e “L’Occidente”
durante il recente show alla Schauspielhaus di Lipsia, in occasione
dell’ultimo Wave Gothic Treffen. Ma “ITALIA: ULTIMO ATTO”, così
come i suoi predecessori, non è quel genere di disco da ascoltare
con leggerezza, senza seguirne attentamente la storia, le tematiche,
ed i testi. A chiudere idealmente il percorso iniziato con il
mini de “La Ballata dell’Ardito” 4 anni fa’, il disco è un vero
e proprio tuffo nella storia del nostro Paese negli ultimi 60
anni, una storia di uno stato nato da un’infame guerra civile
dalla quale non è forse mai riuscito del tutto a sdoganarsi,
e che è vissuto, e tutt’oggi vive, tra mille contraddizioni
e mai risolte magagne. Vi consiglio di sentirvi quest’ultima
opera di Mercy e compagni nell’assoluto silenzio della vostra
camera, magari in cuffia, ma soprattutto leggendo i testi che
la favolosa edizione in digibook renderà un vero piacere seguire.
Rivivrete così i frangenti tragici e la vergogna dell’8 settembre
del ’43 (DOV’ERI TU QUEL GIORNO), i tristi momenti di una guerra
civile che dilaniò il nord dell’Italia fino a ben oltre la fine
ufficiale del secondo conflitto mondiale (LA STAGIONE DI CAINO),
e di questi momenti alcuni episodi come la giustizia sommaria
che portò alla morte anche chi tale fine non meritava, come
la bella attrice Luisa Ferida (LUISA FERIDA). E come dimenticare
le vicende legate ai profughi istriani ed alle foibe (BORA),
di cui si è cominciato a parlare tardi, troppo tardi. Ed ancora
le nerissime epoche degli anni di piombo e della contrapposizione
sulla strada fra estremismo rosso e nero (CEMENTO ARMATO e PASIONARIA),
con gli infausti momenti dello stragismo (L’ESTATE DEI SILENZI),
le cui responsabilità restano ancora in larga parte inaccertate.
Un lavoro che a livello stilistico-musicale infrange ogni barriera
di genere, lambendo come già nei lavori passati il folk popolare
quanto la migliore canzone cantatutorale d’antan, senza dimenticare
l’ottima wave italiana del passsato e la stagione d’oro del
progressive di casa nostra. Un disco, in definitiva, che qualsiasi
appassionato di musica e di arte dovrebbe avere nel suo scaffale.
“…Patriota lo resto, però, quando sto con me stesso/Vivo uno
stato ideale tra i muri della mia stanza…”(da ITALIA: ULTIMO
ATTO). Grazie ragazzi, per aver tradotto in musica quelli che
sono anche i miei sentimenti, ed il mio malessere nell’accettare
un paese che purtroppo a fatica sento mio, se non quando sono
rinchiuso tra i 4 muri della mia stanza, in completa solitudine.
Info:
http://www.illevriero.it/ianva/
www.myspace.com/ianva oflorenz
(Oflorenz)
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THE
ILLUSION FADES
“Killing Ages”
CD (Pandaimonium Records)
Il
sesto album della band greca fissa nel terreno dei paletti inamovibili:
romantic goth’n’roll. Si potrebbe discutere ore sull’utilità
di certe combinazioni, non a caso la band in passato ha già
affrontato il suo lato romantico affondando le note nel metal.
Ed è forse quella la dimensione più appropriata per un certo
sound melodico sdolcinato, proprio per non rischiare di poppizzarsi
all’estremo, in quanto il rock ed il gothic in questo contesto
malleabile è questo che fanno: rendere molto più commerciale
l’intero disco, scadendo in qualità, soprattutto, ma anche in
credibilità in quanto i riff al confronto col metal sembrano
delle carezze. Un grave problema al quale la band non sa interporre
degli argini o quantomeno delle molle utili alla risalita emotiva.
Le chitarre disegnano geometrie interessanti sebbene mai incisive,
il comparto strumentale non perde appeal rispetto al passato,
semplicemente ci si sarebbe aspettato un passo avanti da quella
che in Grecia viene acclamata come una delle migliori band nel
suo genere (e quale sarebbe?) Assolutamente bocciati, lontani
anni luce dagli HIM (e oggi non bisogna essere dei geni) e molto
vicini alla faciloneria dark con la quale l’ebm, ad esempio,
ha ormai stretto un patto inossidabile. Female vocal e piano
non salvano un disco molto mediocre.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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ILLUMINATE
“ Zeit Der Wolfe ”
CD (Gallery rec.)
Normalmente
limito le recensioni di quei gruppi che si limitano a ‘copiare’
il Lacrimosa-style: se poi gli stessi sono stati, più o meno
direttamente, lanciati da Tilo Wolff, sono ancora più prevenuto.
Tuttavia in passato gli Illuminate crearono dei cd che agli
amanti delle atmosfere darkwave-eteree e romantiche potevano
sicuramente piacere: ma poi con la svolta ‘metal’ dello scorso
anno (già ravvisato del resto nel terzultimo cd) hanno iniziato
ad assomigliare sempre più pericolosamente ai loro ‘maestri’
(diciamo così). Non fa eccezione nemmeno questo ‘Zeir der Wolfe’,
dove su dieci brani, solo due (due!) emergono da un altrimenti
banalissimo gothic-metal, come se ne sentono a decine dappertutto.
Niente di originale, né le voci né gli arrangiamenti e né le
chitarre: niente di niente. E’ vero che il trend è questo, ma
mi chiedo: se hai le capacità di creare qualcosa di alternativo,
sia pure un po’ fuori moda, perché non rischiare ogni tanto?
Sì, in momenti di crisi della musica come quelli attuali, forse
si preferisce andare sul sicuro (o quasi) e percorrere strade
piuttosto affermate: ma così viene a mancare quella novità che
alla fine anche i più aficionados del genere prima o poi cercano,
secondo me. Trascurabile.
Info: www.illuminate.de
(Anialf)
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IN
BLOOM
"Cloud Trails"
(mp3album)
Ambizioso
progetto quello di Stefano “Opal “ Panza autore dell’album “Cloud
Trails”. L’elettronica non invadente, poggia talvolta su toni
ambience, a volte su crescenti ritmi ritual, i pezzi ben amalgamati
creano effetti suggestivi arricchiti dalla bella voce di Stefano
modulata in diverse tonalità. Il brano iniziale lo strumentale
“the Offering” rarefatto ed onirico ci apre le porte al viaggio
sonoro che spazia tra il viscerale di “Onerios” , il cerebrale
di “Dark Water” e l’ipnotico “Yellow Sky”. Colpisce “Isolation”
, una traccia di sicura presa molto ritmata Ma il viaggio non
è solo sonoro, è un viaggio introspezionale, alla continua ricerca
della nostra condizione di umani, che sfocia nell’invocazione
alla “Follia” bellissimo brano cantato in italiano. Da segnalare
la grafica molto curata della copertina, con una sedia solitaria
avvolta da chiaroscuri e penombre tendenti al giallo. Tiran
do le somme, un buon lavoro dove i singoli pezzi penetrano nel
profondo del nostro animo lasciando il segno.
Info:
http://www.theinbloom.com
(Giancarlo Donatini)
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INVISIBLE
EYE PRODUCTIONS
"Promo Releases 2009"
CDR (Invisible Eye)
Ringraziamo
Marco Grosso per questa interessante ed esasustiva panoramica
relativa alle uscite della sua Invisible Eye previste per questo
2009: una bella serie di produzioni di nicchia in cdr, cassetta
e mini cd formato 3” per alcuni progetti già in forza alla scuderia
toscana così come per alcune new entries, vedi Ritualmord. Si
tratta di progetti dell’area “dark ambient”, “drone” e “ritual”,
di certo già almeno in parte noti agli aficionados del genere.
Ma ecco qualche dettaglio in più sulle produzioni coinvolte
, che siamo certi verrà apprezzato da appassionati e collezionisti:
Permafrost - 3" Subzero Resistance: edizione limitata a 30 copie
in mini dvd slim case Permafrost - Cold Vision II: the Endless
Vortex: edizione limitata a 50 copie in mini busta di cartoncino
Permafrost - A day without sun - floppy track: edizione limitata
a 50 copie Ouroboros - Ars Regia -singolo su cassetta: edizione
limitata a 33 copie A come Andromeda: solo in cassetta Tentaculus
Compilation: cassetta su carta gialla e cdr su carta azzurra
Ritualmord: edizione limitata 50 cassette e 50 cdr Ricordiamo
che dietro Permafrost ed Ouroboros si cela proprio il toscano
Marco Grosso in persona, così come anche per A come Andromeda,
che è un tributo al filone sci-fi italiano anni ’70. Complimenti
alla IE, una label che a distanza di un solo anno dalla sua
nascita si distingue per il lodevole spirito di iniziativa e
la passione nel creare piccole chicche destinate di certo ad
un fortunato pubblico di pochi eletti…!
Info:
www.myspace.com/invisibleeyeproductions
(Oflorenz)
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JABBERWOCK
“Jabberwock”
CD (Black Rain/Nova)
Certi
giochetti sintetici richiamano alla memoria “Sunglasses At Night”
di Corey Hart sebbene l’incisività della base abbracci costantemente
un certo electro-funk a scosse drum’n’bass. Il female vocal
ricorda da vicino tutta la sfilza di prodotti electro-punk del
recente passato, da Peaches alle Client passando per Chicks
On Speed, e Le Tigre. La voglia di cattiveria ritmica però sorpassa
le produzioni frivole per un più deciso e marginale passo techno.
Spiragli e intuizioni combinate per sputare qualcosa di nuovo
che si camuffa in imprecisioni e sintesi antiestetica. Anche
in questo caso un salto nel buio con la consapevolezza di non
trovare nulla di buono al di là della linea di confine. Scelta
di sicuro appeal per comparsate festivaliere ma caos sonico
di indubbio valore, tanta energica vitalità per una combinazione
musicale abusata e stereotipata per un certo pubblico. Cinque
remix folli rivalutano clamorosamente il progetto, scombinando
i piani nefasti al naturale (remixes ad opera di VX69, Punish
Yourself, Obe, Collapse e Wytlyt).
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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KNIFELADDER
" Music Concrete"
CD (Cold Meat industry)
I
dischi di Knifeladder sono una sintesi esemplare del concetto
di Caos, simili forse più ad un rito Vodoo che ad una performance
di musica proto-industriale. Effetti dissonanti, voci sofferenti,
rumori angoscianti, vagiti tribali degni del promordiale krautrock,
un basso pulsante che ti spacca lo stomaco. Eppure tutto quadra
alla perfezione, dando vita alla summa perfetta di quello che
molti vorrebbero creare, e solo John Murphy, Hunter Barr ed Andrew
Trail riescono invece a vomitare dalle loro menti disturbate.
A distanza di 3 anni dall’ultimo “The Spectacle”, un’ennesima
conferma della vena grandiosamente malata del trio britannico.
Info: www.myspace.com/knifeladdermusic
(Ofllorenz) |
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KRYNITZA
“Hail To The Sun”
CD (Stellar Winter rec.)
Folk,
e nient’altro che puro folk (senza il suffisso ‘neo’ davanti,
da rimarcare): qui facciamo un vero e proprio viaggio nella
Russia più profonda ed ancestrale, dove il quartetto canta delle
sue terre, delle sue pagine felici e malinconiche, dei paesaggi
spietati dal freddo itinerante. L’Europa dell’Est senza compromessi:
con i soli strumenti acustici e la doppia voce maschile-femminile,
i Krynitza ci rendono partecipi di un mondo che ancora esiste,
che non è né idealizzato, né politicizzato, e neppure apparentemente
‘invaso’ dalla estrema civiltà che inesorabilmente sta investendo
anche questi territori. “Beyond the Mountains”, da prendere
alla lettera, ci trovi questi menestrelli che vogliono rammentare
prima di tutto a loro stessi di appartenere alle loro lande
pagane, che debbono tramandare le loro tradizioni prima che
musicali, soprattutto culturali. Fa piacere scoprire arrangiamenti
un poco più arditi e sperimentali, come nell’intermezzo di “Raven
Dark”, anche se poi i brani che ti rimangono in mente sono quelli
più squisitamente epici e popolari. Disco che nel suo rigore
potrebbe rischiare di annoiare chi si aspetta le solite marcette
perché ha letto all’inizio della recensione la parolina magica
‘folk’, che invece in tale contesto è da prendere alla lettera.
Peccato non essere riuscito a capirne i testi, ma le melodie,
quelle non hanno linguaggio, o se ce l’hanno può essere anche
formato da suoni piuttosto che da parole reali. Ah un appunto:
cercando sul web, i Krynitza vengono spesso inglobati nel panorama
‘metal’, anche se non se ne capisce una minima ragione (ah,
c’è anche un video su Youtube preso da un loro ‘concerto’).
Spero che non sia vero il sito dove ho trovato scritto che,
subito dopo la pubblicazione di “Hail to the Sun”, il gruppo
si è sciolto, sarebbe un vero peccato: nonostante le mie ricerche,
non sono difatti riuscito a trovare il loro sito ufficiale…
(Anialf)
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LOUISA
JOHN-KROL
“Djinn – Les mystère des chats”
CD (Prikosnovenie)
Ed
ecco la ‘cantastorie’, il ‘menestrello’ come viene chiamata
da più parti, che ritorna puntualmente con un nuovo album, stavolta
dedicato (quasi) interamente al mondo dei gatti (intesto come
‘felini’ in genere) e più in generale sul loro lato ‘oscuro’.
Ammettiamolo, i gatti piacciono proprio per quell’aura di mito
che già ai tempi degli egizi li faceva considerare sacri agli
Dèi. Nel nostro caso, la John-Krol, qui affiancata dal gruppo
anch’esso australiano dei Dandelion Wine, ha preferito allontanarsi
un po’ dal descrivere un mondo prettamente incantato, per ‘scendere’
sovente sulla terra e descrivere con brani sicuramente più leggeri
ed orecchiabili, il mondo ‘reale’ che ci circonda. Con le ballate
post-celtiche di “Cauldron of Morning” e “Colours of Angels”
che la fanno somigliare ad una Loreena McKennit meno accademica
e più spontanea, ed i brani in pieno baricentro mistico come
in “Blue beyond the sky” (forse il brano più magico ed alchemico)
o nei leggermente tribali “Beautiful Lies” e “Yellow Leaves”,
si snodano poi in quello che Louisa sa fare meglio: rendere
i sogni e le immagini in musica: il migliore brano dell’album,
la malinconica “Temples of the Jaguar”, né è prova ‘vivente’
(assieme ad “Aphelion”) l’epica “Dulcinea” ne prosegue poi idealmente
l’intensità creativa. Non mancano poi alcune filastrocche-riti
presti in prestito da innocenti giochi di bimbi. Insomma, poche
parole bastano per doversi procurare anche questo nuovo acquerello
fatato della mai sopra le righe (cant)autrice australiana.I
Info: www.louisajohnkrol.com
oppure
www.prikosnovenie.com (questo ormai dovreste saperlo A MEMORIA!)
(Anialf)
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LADY
VALLENS
"Double mirror"
(mp3 album)
L’album
“double mirror” si presenta come un conflitto di suoni dove
a volte prevalgono sonorirà cupe, interpretate da un ottima
voce, altre ritmi di una chitarra distorta , ossesivi , ma non
c’e’ prevalenza degli uni sugli altri, non si raggiunge una
particolare amalgama , la terza traccia “heaven song” a dimostrazione
. Una segnalazione particolare per “Beauty” dove un ritmo incalzante
e ripetitivo lascia il posto ad una cavalcata di chitarra a
distorta, personalmente “Hate song” potrebbe essere l’hit dell’intero
album. Suggestiva la conclusiva “hindu god “ una ballad in stile
elettrowave.
Info:
http://www.myspace.com/ladyvallens
http://www.sfrecs.com
(Giancarlo Donatini)
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The
LAST HOUR
“s/t”
CD (Intuition rec.)
Roberto Del Vecchio, conosciuto per lo più come una delle due
anime dei Gothica, dopo aver dato il via al progetto Les Jumeaux
Discordants con Aimaproject, dà forma al suo one-man project the
Last Hour (già nel 2004 aveva debuttato con un brano nella compilation
“Flowers Made of Snow” della Cold Meat Industry). Dopo una lunga
gestazione dell’album è la russa Intuition a produrlo. Il progetto
di Roberto si distanzia mille miglia dalle sonorità dei Gothica
e questo è a mio avviso un ottimo punto di partenza. Le atmosfere
vanno dalla cold wave ad un’ethereal oscuro. Nel CD vengono celebrati
i Joy Division con la cover di “New dawn fades”, una versione
rispettosa ma con una chitarra più “elettrica” e un cantato cold
wave diversissimo da quello di Jan Curtis. Una cover personalissima
che si distacca dall’incisione del gruppo di Manchester. Secondo
me, però, i brani migliori sono “Death in Venice”, traccia strumentale
in cui la melodia di uno struggente pianoforte da vita ad un’atmosfera
decadente, e “Chanson de Automme” l’unico brano che può richiamare
in qualche modo i Gothica in quanto la musica eterea è accompagnata
dal dolce cantato di Aimaproject, ospite in questo brano ma anche
autrice della traccia “It is the Hour”. Un CD molto bello, da
considerarsi come ottimo debutto per Roberto. Speriamo di ascoltare
in futuro altro materiale di questo interessante progetto.
Info: www.myspace.com/thelasthour
(Nikita) |
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FAUSTO
LEONETTI
"Synthesis"
CDR (Autoprodotto)
Il
bassista e tastierista romano degli Infieri da sfogo alla sua
personale vena creativa con questo cdr di breve durata (5 tracce
più bonus) dall’attacco folgorante: la marziale “Sleeping Beauty”
ci fa subito capire che Fausto, autore e performer in quasi tutti
i brani, ha parecchio da dirci. Il mood dell’opera è per certi
versi vicino al concetto di colonna sonora, e ricorda in qualche
modo le analoghe sperimentazioni che hanno reso famosi gli In
the Nursery. Ma l’attitudine complessiva risulta piuttosto “prog”
ancor prima che “dark”, con piano e basso in gran spolvero, atmosfere
fredde ma non eccessivamente ostiche: un’espressione assolutamente
interessante della creatività dell’autore capitolino. Bella la
finale bonus track “Rebirth” cantata da Barbara Profazi, pezzo
degli Infieri ed unico non strumentale, che rimarca ancora una
volta la vicinanza di Synthesis a certe arie sperimentali-progressive
tipicamente ’70.
Info: www.myspace.com/faustoleonetti
(Oflorenz)
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LEVINHURST
“House By The Sea”
CD (What Are Records )
Sì,
questo disco ha un anno e mezzo, ma mi piaceva rimarcare che
ancora non si parla abbastanza del progetto solista di Lol Tolhurst,
come sapete co-fondatore dei Cure, allontanato dal gruppo in
circostanze che francamente a me non importano più di tanto,
e che dopo diverso tempo ha creato un duo assieme alla moglie
Cindy Levinson, chiamato appunto “Levinhurst”. Questo disco
è l’ultimo che sono riuscito ad ascoltare, so per la fine di
giugno è in previsione la loro terza uscita (a cui ha collaborato
anche Michael Dempsey, membro anch’egli per un solo album della
formazione di Robert Smith). Che cosa possiamo quindi attenderci
dallo scopritore e produttore degli “And Also The Trees”, al
di là di qualunque idea sul suo reale o presunto ruolo nel gruppo
di Crowley? Beh, un bel disco di musica elettronica d’atmosfera,
con qualche virata verso sonorità leggermente longue, dove la
vena portante sono gli elaborati arrangiamenti, con percussioni
mai violente ma molto orecchiabili. Il basso, rispetto al cd
di esordio, si è fatto più presente (vista la collaborazione…)
ma non si può assolutamente definire “House by the sea” come
ho letto in più recensioni “la versione commerciale di ‘Pornography’!”,
è una cosa che non ha senso! Non sarà certamente un disco allegro,
ma non è nemmeno un portabandiera del genere gotico! A me sono
piaciuti i brani in cui l’elettronica si fa maggiormente largo,
come in “Beautiful Lie”, ecco, se posso dare una definizione,
un bell’ethereal con venature alla meno complessa Siouxsie potrebbe
per me andare abbastanza bene. Non manca nemmeno il tentativo
ambient di “Unreality” mentre “I am” non sarebbe sfigurato nel
periodo ‘di svolta’ dei Cure (quando appunto Smith e Tolhurst
rimasero soli e si dedicarono a cose come “Let’s go to bed”),
ma i brani non sono mai invadenti o troppo tendenti ad un solo
genere. Con “Heart and Soul” si strizza l’occhio verso minimalismi
alla Ladytron, per citare il primo che mi viene in mente; di
un po’ più cupa rimane l’ossatura di “Another way”, ma in generale
penso che il progetto meriti un ascolto, magari doppio. L’unica
cosa che sinceramente varierei un po’ è la voce, perché a lungo
andare risulta troppo uguale a se stessa, e rischia di annoiare
non poco.
Info: http://www.myspace.com/levinhurst
(Anialf)
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LVCVS
“Semen Roris"
CD (Arsaeterna rec.)
L’ensamble
dei Lucus, nato nel 2005 a Milano dalla mente di Andrea Tuffanelli
(liuto, saz, vielle, percussioni), pubblica nel 2006 la sua prima
opera “Cantiones Filicatae” per la nota label argentina Twilight
Records. La line-up è cambiata rispetto a quella originale infatti
e con Andrea ora collaborano Nicoletta Petrus (voce), Serena Fiandro
(voce, recorders, bowed psaltery, harp) e Fabio Brigidi (voce,
percussioni). Con Serena e Fabio Andrea condivide anche il progetto
ethereal/rinascimentale Lilium Aeris. www.myspace.com/liliumaeris.
Dopo questa introduzione parliamo finalmente di “Semen Roris”
un album che si ispira al magico oriente senza tralasciare influenze
europee medievali e rinascimentali. I testi sono tutti in latino
e la band utilizza strumenti medievali antichi, barocchi ed etnici.
Il suono di questi strumenti crea atmosfere oscure che ammalieranno
tutti gli amanti di musica antica.
Info: http://www.myspace.com/lvcvs
(Nikita) |
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LUNACY
BOX
"Lunacy Box"
CD (New Model Llabel/ Black Fading Records)
“Lunacy
Box”, album di debutto dell’omonima band emilana, è prodotto ed
arrangiato da Cristiano Santini, ex voce dei Disciplinatha, nonchè
chitarrista della band e boss della Black Fading records.
Il loro sound rivela un’ottima miscela fatta da diversi generi
musicali (indie, new wave, gothic, metal) che si amalgamano molto
bene e vengono rafforzati dall’intensa voce femminile di Ms Larsen.
Quindi è da considerarsi un album che potrà piacere soprattutto
a chi ha una mente aperta verso i più svariati generi alternativi.
I Lunacy Box non hanno inventa nulla di nuovo ma certamente, da
un ascolto attento del loro disco, risulta molto evidente che
quello che creano lo suonano con passione e solo per il piacere
di suonare la musica che amano.
Info: www.myspace.com/lunacybox |
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LUX
INTERNA
“A lantern carried in blood and light”
CD (Projekt)
Mi
dispiace stroncare questo cd dei coniugi Gentzke, che ho sempre
stimato con assoluto fervore, ma questa compilation (che esce
per la Projekt anziché per la loro label storica Eis Und Licht)
mi ha forse fatto capire che la loro musica è sinceramente troppo
uguale a se stessa, troppo manierata, troppo ‘bel compito’,
troppo ‘puro neofolk’, troppo… tutto! Ed è proprio questa adesione
forte alla scena folk in neo, che rende le composizioni “chitarre,
percussioni marziali e carillon” troppo stereotipate. Non c’è
nemmeno un tentativo di industrial, sperimentale; per ascoltare
qualcosa di originale bisogna aspettare le ultime due tracce
della raccolta, “Lange musst bu leiden” eterea e recitativa,
e soprattutto la finale “Distance” che è di per sé un piccolo
gioiello fra melodia incantata e che ricorda i migliori Cocteau
Twins… Per il resto, data l’assoluta mancanza di inediti, ed
il contenuto troppo ripetitivo (nonostante l’ottima registrazione
e le altrettanto ottime voci) risulta un cd assolutamente evitabile.
(Anialf)
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MACHINE
ROX
“Money Maker”
CDS (Synchrotrax)
Chitarrista
e programmatore per Global Noise Attack (industrial-band), tra
i pionieri della scena rock francese sotto l’influsso di sequencer
e drum machine, Richard Kaltenhauser si getta nella melma electro-industrial
per emergere in qualche paesaggio alternativo solista. Il singolo
“Money Maker” si piega alle regole del disco dalle influenze
rock con passaggi più acidi, pop e sottilmente industrial. La
versione “radio” e quella “club” differiscono di poco, se non
altro per la spinta progressiva verso il dancefloor smanicato.
Il miscuglio sonoro è figlio di una devota opera maniacale al
sequencer, con vari aggeggi tecnici elettronici in grado di
unificare il suono e renderlo danceable. La b-side “Next Nothing”
risente invece di un approccio synthpop past-oriented, resta
comunque interessante la chimica electro espressa, sebbene non
spicchi in varietà e originalità. Richard K cerca solo un po’
di attenzione e forse il desiderio di realizzarsi si spreca
tra le pagine di una classica trasposizione del progetto solista
buono a riempire il palato di amici e sostenitori.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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MAGNITUDO
8
"Lucro Chimica"
CD (X Records)
Il
CD, com’è anticipato già dal nome del progetto, è un terremoto
non-musicale composto da rumori inascoltabili assemblati al solo
scopo di stupire il pubblico con invece il risultato di infastidire
l’ascoltatore. Un insieme di rumori caotici e per nulla ingegnosi.
Per me l’industrial è ben altra cosa, è una musica che non si
limita a far rumore utilizzando un programma per computer. Ascoltate
i gruppi dell'Ant Zen e sentirete la differenza.
(Nikita) |
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MASSIV
IN MENSCH
“Meanwhile Back In The Jungle”
CD (Caustic Records/Masterpiece)
Stefan
Poiss dei Mind.In.A.Box addolcisce il sound della band techno-dance
tedesca, il suo apporto al brano “Supermassive Gravity” ricama
un certo tepore dance oriented spiazzante rispetto alla ritmica
martellante tipica delle produzioni Massiv. L’intero disco intraprende
percorsi quindi più consoni, cassa drittissima ed un armamentario
sonoro tipico, distorsioni electro, vocal a tempo, adattamenti
90’s ad una techno irriducibile da clubbing dark. Sono una piacevole
eccezione “Meer Der Tausend Farben”, technopop con tastiere
electro schizzate, "As I Wake By Your Side" dalla sporca linea
melodica, vocal meno aggressivo e sensazione diffusa di eterogeneità
attrattiva. E per concludere l’analisi di quelle poche innovazioni
introdotte, ecco spuntare "Pygmalion/Reloaded", brano che contiene
sample tratti da "Pygmalion" dei Lycia (darkwave americana),
una chicca però riebolarata. In sostanza un disco molto deludente,
qua e la colorato da sprazzi di novità più che altro dettati
da una certa predilezione per le venature “alternative” della
techno già masticata da tempo, nulla di nuovo all’orizzonte
Massiv.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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M.O.D.
(Maryell Oxygen Destroyer)
"Entzweit gesicht"
free web-album (autoprodotto)
Il sound prodotto potrebbe benissimo provenire dal nord della
Germania per via anche dei testi in tedesco, invece la coppia
che compone il gruppo non è teutonica, ma è di Bari, una realtà
nostrana da saper valorizzare. La formazione composta dalla
cantante Maryell affiancata dall’elettronica prodotta dal musicista
Vhelena realizza questo EP “Entzweit Gesicht” contenente 4 brani.
Suggestivo il pezzo introduttivo Makaber Tanz” molto ritmato
dove l’elettronica duetta con una voce ipnotica e ossessiva.
Nel secondo brano “Die Sklavarei” l’elettronica è più orchestrata
e modulata, la bella voce armonica di Maryell prende il sopravvento.
Il terzo pezzo “Todlicher Krabs “ e’ un electro wave in crescendo
. Conclude “Kiss the Whip” una cover degli Athamay , un invito
a chiudere gli occhi e lasciarsi totalmente abbandonare alla
dance sfrenata. In sintesi un ritmo meccanico, alternato dalla
bella voce di Maryell a volte dura, ossessiva, a volte melodiosa
e sensuale, ed è questo alternarsi di sonorità, di dualismo
suono voce che contraddistingue questo valido EP dei M.O.D,
certamente una buona prova di esordio.
Info:
http://www.myspace.com/maryhelloxygendestroyer
album scaricabile gratuitamente: http://www.jamendo.com/it/album/39982
(Giancarlo Donatini)
M.O.D.
sta per Maryhell Oxygen Destroyer, dove Maryhell è autrice di
musica e cantato, insieme con Vhelena che invece si occupa,
oltre che della composizione, della programmazione delle “macchine”.
Coinvolgenti le 4 tracce del mini, 3 cantate in tedesco ed una
– la cover di “Kiss the whip” degli Athamay, in inglese: un
azzeccato cocktail di elettronica e gothic vecchia scuola, bello
all’ascolto ed ottimo anche da ballare. Il duo barese celebra
con questo demo un ideale incontro tra Siouxsie e Xmal Deutschland
da un lato e le più moderne sonorità elettro-EBM dall’altro.
Se vi fate un giro sul loro Myspace sarete anche condotti ad
un link ove scaricarvi gratuitamente il demo.
Info: www.myspace.com/maryhelloxygendestroyer
(Oflorenz)
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THE
MOON AND THE NIGHSPIRIT
"Ösforràs"
CD (Eqvilibrivm Music)
MATNS
sono ormai un realtà del panorama folk-ethereal est-europeo,
come dimostra la loro recentissima apparizione al festival gotico
più illustre nel mondo, il WGT di Lispia. Il duo magiaro composto
da Mihàly e dall’affascinante Ágnes, spazia tra il medieval-folk
di famosi ensemble teutonici quali Faun e Corvus Corax ed il
prog-folk di Blackmore’s Night, conservando uno speciale punto
di forza nel forte legame con la terra di provenienza, rafforzato
dalle liriche cantate esclusivamente in ungherese. Un’ottima
freccia nell’arco della portoghese Eqvilibrivm, che si distingue
ancora una volta per la bontà delle sue proposte. Il disco è
disponibile anche in una speciale collectors-edition con un
bellissimo digi-book in hard cover a grande formato, limitato
a 1000 esemplari.
Info: www.myspace.com/themoonandthenightspirit
(Oflorenz)
Con
una strepitosa veste grafica (un vero e proprio libro cartonato
con splendidi disegni e simboli disegnati dal gruppo stesso)
ritorna il duo ungherese composto da Agnes e Mihàly, e ritorna
proprio alla grande (e non solo per la veste grafica). Con questo
terzo lavoro, il duo rafforza notevolmente l’enfasi del lato
maggiormente ritualistico e tribale, sempre e comunque legato
alle tradizioni della loro terra d’origine. Si rafforzano ulteriormente
i brani che riportano al folklore finalmente non più intimista
ma che vuole essere condiviso da più persone possibili; e sinceramente
si può vedere come le cosiddette ‘tradizioni’ non sono poi così
distanti come i chilometri e le radici umane vorrebbero far
credere… E’ ovvio, non si può certo pretendere di calare “Osforràs
(Source Pristine)” o “Fénibe Téro (Into Light Eternal)” in ambito
italico, non fosse altro per le strumentazioni tipicamente ed
inevitabilmente influenzate da ancestrali paesaggi sonori mediorientali.
Già sentire finalmente dei suoni ‘veri’ e non solamente riprodotti
elettronicamente è un piacere per le orecchie, fra l’altro diversi
brani sono registrati in presa diretta, con l’ausilio di un
bassista ed di un’ulteriore percussionista, anch’essi ungheresi
e quindi conoscitori anch’essi di ciò che significa ricreare
atmosfere mai sopite. I violini stridono cantando anch’essi
come primedonne, ma sono sempre le percussioni che vengono messe,
assieme alla voce femminile (duettata sovente in maniera notevole
assieme a quella maschile); e qui io capisco che il Medioevo,
forse, non era poi così diseguale in Europa (almeno dal punto
di vista musicale). Un’idea interessante, che talvolta manca
in simili progetti, è quella di aver fatto scrivere tutti i
testi a Mihàly, evidentemente attento conoscitore anch’egli
delle proprie epiche tradizioni (grazie al ricco booklet, i
testi altrimenti incomprensibili sono anche tradotti in inglese).
Aulico, pagano, etnico, mediterraneo ed orientale: va solamente
ascoltato, poi quello che uno ci trova dentro, va sempre bene.
Ah, dimenticavo: nella versione speciale, oltre alla già lodata
confezione, troviamo una bonus-track che vede un quartetto d’eccezione
intrecciare le loro favolose voci: oltre ad Agnes, difatti,
collaborano Catarina Raposo dei Dweilling, Saskia Dommisse dei
Poets to their Beloved, e la nostra Alessandra Santovito degli
Hexperos: che si vuole di più?
Info: http://www.themoon.equilibriummusic.com
(Anialf)
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MOST
SIGNIFICANT BEAT
“Musica Y Electronica 1992-2004”
CD (Geometrik/distr. Masterpiece)
Saverio
Evangelista, una delle menti del progetto Esplendor Geometrico
qui analizza, insieme al compagno di viaggio Maurizio Martinucci,
i primordi del progetto per affogare nel modernariato dell’ultima
decade, tra inediti e produzioni molto nascoste. Linee sonore
definite e strutture ritmiche destrutturate caratterizzano il
sound in bilico tra accelerazioni noise e sottostrati industrial,
techno minimale distorta e sintetiche visioni pulite. Mago della
sperimentazione, Saverio negli anni ha “inventato” la creazione
digitale del suono col “semplice” uso di una penna ottica o di
un mouse, intento a creare “splendenti” geometrie casuali, istintive
e organiche (progetto soundwaves). Il doppio cd analizza con scrupolo
l’universo inesplorato del beat ignorato, avvalendosi della nuova
tecnologia senza sbavare il caro sporco vecchio sound. Intuitivo
e precursore.
(Matteo “Pinhead” Chamey) |
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MOTH’S
TALES
“Unknown portrait”
CD (Nomadism rec.)
Il
gruppo udinese ha rilasciato già alcuni lavori (fra cui un album-antologia
“Three” scaricabile gratuitamente da LAST.FM (http://www.lastfm.it/music/Moth%27s+Tales)
e contenente due inediti. Io mi concentro invece sull’ultimo
album ‘ufficiale’, uscito come dicevo per l’etichetta Nomadism.
In questo caso però non pensiamo subito ai Nephilim & co., ma
affrontiamo un ottimo tentativo di ripristinare quel tipo di
languori acustici chitarra-basso-batteria alla ‘Cure’ per fare
un primo nome: mi piace soprattutto l’uso del basso, onnipresente
ma che non annoia mai (mi piace ascoltare “White Hill”, che
è un po’ un incrocio fra ‘A forest’ e ‘All cats are grey’).
Un altro paragone che mi è venuto a fior di pelle, soprattutto
dove il cantato si esprime in toni alti e acuti, è quello dei
Trees, senza parti elettroniche quindi assai essenziale e diretto
(se ascoltate “Still” ad esempio, o nella conclusiva “relatività”).
Si sfocia spesso nella wave, nel post-punk di “Dislessia”, nello
stile Placebo di “Wrong Name”… E’ difficile, in questo genere,
essere maggiormente originali, ma il gruppo potrebbe provare
a trovare nuove identità, le potenzialità mi sembra che ci siano…
(sito ancora in costruzione: http://www.mothstales.com/ dal
quale raggiungere poi LAST.FM)
(Anialf)
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