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..............................................RECENSIONI
DISCHI
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AA.VV.
“La
Nuit des Fées – Saison 2: Messages des Fees”
CD+Book (Prikosnovenie)
Probabilmente
la battaglia sul download illegale di cd si combatte anche offrendo
confezioni particolarmente accattivanti: è ovvio, in
questo modo si può far passare la musica su un piano
ridotto, ma ritengo che sia comunque una strada da percorrere.
L’ho detto anche a Frèderic, il proprietario della Prikosnovenie,
che ha immesso sul mercato una delle sue nuove compilation abbinate
a delle splendide immagini e scritti. Questa volta è
il secondo capitolo della cosiddetta “Notte delle Fate”, cui
partecipano cinque fra i migliori gruppi dell’etichetta francese,
tutti con brani esclusivi o indediti: i Rajna dal consueto sapore
etnico, che si sono ispirati alla venuta dei Re Magi; gli Ashram,
per cui ogni complimento è sempre troppo poco, con tre
affreschi sugli Elfi ed il loro mondo (“Nino’s Choice” non ha
parole per essere descritta); i redivivi Daemonia Nymphe con
un inedito sulle Ninfe, sempre non di facile ascolto ma di sicura
impressione; i Caprice (che hanno in preparazione un nuovo lavoro)
e la nuova scoperta Poussieres d’Etoiles, entrambi i gruppi
con brani ispirati dalla saga delle Fate. Sulla dolcezza ed
incanto delle composizioni, visti i nomi, non rimane molto da
dire se non di ascoltarli lasciandosi andare. Ma sul booklet
che accompagna il cd è doveroso dire qualcosa in più:
si tratta di uno splendido libretto di 72 pagine magicamente
illustrato da Sabine, dove compaiono tanti “personaggi”, ciascuno
con il proprio animale-totem, le virtù ed una frase-motto:
un po’ come succedeva nella precedente compilation “Effleurement”,
anche qui si osserva il disegno ed il personaggio, ed a seconda
del proprio stato d’animo si incontra un piccolo mondo, un racconto,
una riflessione, una introspezione su cui riflettere. Un “gioco”,
forse, tante favole in miniatura, per grandi e meno grandi,
ma un unico filo magico: la voglia di estraniarsi una volta
tanto dal mondo, e ‘guardarsi dentro’, con occhi di bambino
che non vuole (e non deve) crescere.
info: www.prikosnovenie.com
(Anialf)
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AA.VV.
“We’re Punch Addicted”
CD (Punch Records/Masterpiece distr.)
Copertina ammiccante per la prima compilation della label friulana
e non poteva essere altrimenti (senza sangue e senza belle donne
difficile vendere). La press release della Masterpiece parla
di “electro/pop-darkwave” ma in realtà le 18 tracce toccano
corde noise estese, senz’altro influenzate dai generi riportati
sul comunicato ma poco propense a farsi catalogare in due parole.
Quando non si sa che pesci pigliare si dice “disco sperimentale”,
in realtà la sperimentazione può riguardare benissimo un suono
già esistente ma che l’autore sperimenta, di conseguenza tutto
il comparto sonoro del disco si estende su frustate pop-dark
non facili da digerire. Al contrario quindi della facile recensione
“di copertina”, il sound abbraccia un po’ tutti i generi electro,
non è omogeneo e crea degli squilibri ritmici/emotivi rischiosi.
Un manifesto molto “Punch” che si distingue per la distorsione
“caratteriale” da altre produzioni nostrane electro, ed è un
bene poter contare su questi bagliori semi-industriali, ci permette
di perderci e di trovare il nostro sentiero senza dover a tutti
i costi sederci sul classico tappeto melodico di turno. Un disco
cupo (ci torno: copertina fuorviante!!), dove l’uomo è al centro
del suo universo e vaga alla ricerca di un qualcosa. A volte
si diverte col sound catchy, altre torna nella sua solitudine
e ci annega beatamente. Oppure, ad esempio con Divine Muzak,
si trasforma in cowboy da sogno americano spezzato e dannatamente
electro. Oppure ancora con O’ Paradis si traveste da solista
blues, ecc.. ecc.. ecc.. (Matteo “Pinhead” Chamey)
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AEVUM
"Celestial Angels"
MCD (Autoprodroduzione)
Se
da un lato la brillante band torinese appartiene all’universo
di Nightwish e Theatre of Tragedy, dall’altro faremmo un torto
a questi 8 musicisti se non riconoscessimo loro un tocco particolare
assai raro nel filone in questione. Nelle tre tracce del mini
di esordio, ed in particolare nell’iniziale “The Inquisition”,
si nota infatti una vena progressiva che potrebbe benissimo
far figurare Aevum in autorevoli scuderie quali ad esempio quella
della mitica Black Widow, con quell’alone sperimentale che spicca
rispetto ai classici progetti del cosiddetto “goth-metal”. La
voce maschile di Mauro, in tipico stile growl, si alterna a
quella stupenda di Carolina, alla cui mente si deve la genesi
del progetto sul finire del 2007. Contattateli su www.myspace.com/aevumband
e procuratevi questo mini, potrete stringere la mani i primi
vagiti di una futura brillante realtà del panorama gotico nostrano.
(Oflorenz)
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AYABIE
“Soku kan eizou shuu”
DVD (XXX
Records/CLJ Records/Audioglobe distr.)
La
scena Visual Kei oggigiorno risulta assai inflazionata (anche
se un pochino ridimensionata rispetto al boom degli scorsi mesi),
ed è difficile distinguere i lavori ‘che contano’ da
quelli dozzinali. Uno dei gruppi cardine di tale panorama solo
sicuramente gli Ayabie, attivi da diversi anni, che propongono
la consueta miscela piano-wave-gothic-metal-speed. Come per
tutte la band v.k., non si può non partire dalla forte
immagine costumistica, accuratamente scelta per ogni apparizione
(hanno tenuto concerti in Europa e negli USA!) e sempre androgina
e fortemente ‘femminea’. Come già detto, invece, i suoni
sono i più vari possibili, ovviamente io preferisco di
gran lunga quelli atmosferico-gotici, ma è una questione
squisitamente personale. L’avere due chitarristi in organico
potrebbe far pensare ad un orientamento più heavy, invece
scorrendo la discografia del gruppo (composta soprattutto da
singoli e mcd) si può notare che c’è molto spesso una
ricerca dell’atmosfera piuttosto che del dark-metal, che comunque
è sempre presente ed attivo. Come sempre, poi, ogni brano
si presterebbe perfettamente come colonna sonora di un qualunque
anime, altro aspetto che accomuna il visual kei. Proposta interessante,
ma probabilmente un po’ troppo omologata alla scena cui appartiene.
Info: www.myspace.com/ayabieusa
(Anialf)
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ALBIREON
“I Passi di Liù”
CD+DVD (lPalace of Worms/Masterpiece
distr.)
Appena ho avuto fra le mani il nuovo lavoro di Albireon, non
so perché ho avuto una strana sensazione, inquietudine soprattutto.
Cosa confermatami sin dal primo ascolto del disco, o meglio
forse mi sono lasciato suggestionare dall'aver visto prima il
dvd e poi aver ascoltato l'album. Comunque siano andate le cose,
vedrò di approfondire meglio il tutto con
l'intervista che sto preparando a Davide Borghi. Lui mi ha solamente
anticipato via e-mail, con la consueta sensibilità che lo ha
fatto da subito diventare mio 'amico di email' (oltre che aver
avuto il piacere di organizzare con lui un concerto qualche
anno fa), che il disco rispecchia il ricordo di sua nonna morta
4 anni fa, o meglio “le sue ultime 4 ore di vita”. In senso
positivo, non come qualcosa “di morboso” ma piuttosto un modo
per ricordarne la sua figura. In realtà io continuo a vedere
nell'album (sì, nei brani, non nelle immagini) una serie di
percorsi che attanagliano alla gola, come leggere i sentimenti
di qualcun altro. E, ripeto, tanta tanta inquietudine. Probabilmente
non era nelle intenzioni del gruppo emiliano trasmettere quella
che io dico “incantevole sofferenza”, ma di fatto ritengo che
questa sia una definizione più che appropriata. Bene, finora
direte voi, ci hai rifilato le solite elucubrazioni mentali,
ma stringendo: e la musica? Bene, quella va solamente ascoltata,
come si può pretendere di descrivere un continuo, ininterrotto
flusso emozione? A partire dall'iniziale “Liù dorme” che introduce
l'ascolto in un loop musicale sul quale la voce di Davide vuole
coinvolgere e circondare, a “Naufraghi” e “Gli equiseti” con
la loro malinconica base di piano; l'idea di un viaggio in mezzo
ad un mare scuro ritorna con “Deriva” e “Marea”, sperimentali
e sempre condotti da deboli loop che si chiudono a cerchio dentro
di loro. Chi si aspettava il “solito dischetto neofolk” rimarrà
deluso e, se ha un minimo di sensibilità, sconvolto da tanta
ricchezza di suoni, di vibrazioni, di voci a volte anche quasi
urlate, come a rimarcare un ricordo che non deve spegnersi.
Ultimo appunto: “Cerbastri”, persino bucolica negli arrangiamenti,
forse questo sì un episodio che può essere considerato 'neofolk',
e la conclusiva “Gennaio” che parte quasi in stile 'noise' per
poi introdurre pian piano i diversi strumenti, di cui la voce
è inevitabilmente parte. E il dvd? Beh, quello non ha bisogno
di alcuna parola, è semplicemente purezza, (dis)incanto e turbamento:
anche qui si tratta di un flusso ininterrotto di sensazioni,
e mai come in questo caso, ciascuno ne dovrà trarre le proprie
conclusioni, anche se avverto: sembra quasi che le immagini
mutino al mutare dello stato d'animo del momento in cui le si
guarda, col cuore, naturalmente, non di certo con i soli occhi.
Info: www.albireon.it
(Anialf)
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ANTONY
& THE JOHNSONS
“Another World”
CDEP (Secretly Canadian)
Primo
singolo tratto dall’album “The Crying Light” in uscita per metà
di gennaio. Le aspettative non si sono fatte mancare: Antony
continua a stupire non tanto per la sua musica, che comunque
rimane quanto di più sensibile si possa trovare nel mercato
‘indipendente’ (se ancora lui ne fa parte), quanto per il timbro
di voce, senza pretesa di essere originale ma sempre se stesso,
comunque, anche a costo di sembrare ripetitivo, accusa che spesso
gli viene lanciata. Le cinque tracce sono piuttosto eterogenee,
si parte con “Another World” quasi esclusivamente acustica a
parte un flauto (o presunto tale…) che ricorda lontani suoni
orientali (non a caso in copertina è ritratto Kazuo Ohno, uno
dei fondatori del Butoh); “Crackagen” mi ha trasportato immediatamente
in un fumoso bar dove un pianista anni ’40 canta i suoi dispiaceri
al pubblico distratto… La riedizione di “Shake tkat devil“ è
strana, si apre con un rumore di fondo tipo onda di marea, e
verso metà si trasforma in uno swing-jazz-blues che immagino
quasi come un profano gospel, nel quale il sassofono si ritaglia
il suo spazio… “Sing for me” è un classico pezzo di bravura
del musicista anglo-americano, ma è nella conclusiva “Hope Mountain”
dedicata ad un viaggio (immaginario?) verso una montagna di
luce ed acqua, che viene raggiunto l’apice di questo MCD: anche
stavolta, quasi esclusivamente con l’aiuto dell’immancabile
pianoforte e solo verso la fine con qualche arco di viola, si
accompagna l’Artista nel suo viaggio verso nemmeno lui sa dove…
Tour a fine marzo in quattro date italiane, non vedo l’ora…
(Anialf)
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APART
"Across the empty night"
CD (Final Muzik)
Ho una forte passione per la quasi totalità delle uscite della
label friulana di Santoro, e questo Apart non fa ancora una
volta eccezione. Se poi aggiungiamo che si tratta del parto
del fondatore di All my Faith Lost, Francis M.Gri, e che le
voci femminili del disco appartengono proprio a Viola Roccagli,
il quadretto risulta completo. Le atmosfere viaggiano tra post
rock liquido ed etereo ed il dark sound soffuso e minimale di
All My Faith Lost, e vedono nelle 9 tracce del disco l’alternarsi
della bella voce di Viola con quelle di Alberto Milani e Daniele
Stefanuto. Affascinante il viaggio intimistico di oltre 10 minuti
in cui ci conduce la finale “Fading Tears”, con i suoi tocchi
di piano appena accennati, le sue tastiere sognanti ed i suoi
silenzi. Limitato a 500 copie.
Info: www.myspace.com/apartlyseconds
(Oflorenz)
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ARCANA
“Raspail”
CD (Kalinkaland rec.)
La
label del buon Harald Lowy, fondatore dei Chandeen ed ora proprietario
coraggioso di questa ‘nuova’ label, sta cercando di dare alle
proprie band un denominatore comune: qualità unita a musica
neo… tutto, neofolk, neoetherea, neoclassic… C’è riuscito perfettamente
anche mettendo sotto contratto gli Arcana che con il nuovo ‘Raspail’
sono tornati in splendida forma, ad offrirci brani che ricordano
moltissimo i loro esordi (penso soprattutto a “Dark age of reason”
ovviamente…). Già l’apertura di “Abrakt” riporta la mente proprio
agli esordi del gruppo di Peter Petterson (e di rimando al purtroppo
intevitabile confronto con ‘Spleen and Ideal’ di chi sappiamo
noi…). Ma poi già dal successivo “Sigh of relief” si comincia
a connotare un nuovo percorso scelto dal quintetto svedese:
suoni rarefatti e adatti per colonne sonore (di cui, in alcune
interviste, Peter ha ammesso di stare scriverne una), che si
gemella con l’altra atmosferica “In remembrance”. Ma il MANIFESTO
del perfetto Arcana-sound si mostra in tutti i suoi aspetti
nel centrale “Lost in time”, dove il perfetto amalgama fra percussioni,
synth e la voce baritonale di Peter riportano veramente in un
mondo a parte, una foresta intricata da visitare e possibilmente
della quale visitare ogni angolo remoto, anche a costo di rischiare
di perdercisi (in realtà il testo è stato scritto dalla moglie
di Peter sul loro rapporto, secondo un’intervista rilasciata
ad un magazine tedesco). La voce dicevo è perfetta, molto di
più di quanto ascoltato anche solo nel precedente “Le serpent
rouge”, quando poi si fonde con quella del soprano di Ia (la
moglie di Peter ed ora anche madre del loro figlio) alzano un
accorato allarme verso se stessi, affinché, grazie anche al
loro figlio nato da poco, possano sempre ritrovare la via di
casa. Non mancano brani più ritmici, e medieval-oriented, dove
le voci femminili la fanno da padrone, sto parlando di “Invisibile
motions”, dopo che alla fine, il tappeto vocale di Peter coralizzi
il tutto e lo riporti a canoni più ‘Arcana-style’. Altro brano
che parte etereo e poi si indurisce e concretizza è ‘Outside
your world’ (si vuole uscire dal ‘reame del sole morente???).
Si tocca anche l’etnico nella strumentale ‘Parisal’. Ma è nel
cuore del disco, con l’incantevole e misticheggiante “Autumnal’
che si sfiorano vette mai raggiunte secondo me dal quintetto
svedese, qui bastano pochi strumenti, soprattutto il pianoforte
effettato, la voce da soprano di Ia, per aprirci un varco nel
mondo dell’ethereal più riflessivo ed avvolgente. Un grande
grande lavoro per un sicuro ritorno ai suoni ‘passati’ del gruppo,
che fa ben sperare anche per il futuro.
Info: www.kalinkaland.de
(Anialf)
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ATARAXIA
“Oil on Canvas”
BOOK + CD (Ultra-Maid
Prod.)
(“Don
Chisciotte che sei!” mi ha urlato la luna, mentre avvolgendola
in una camicia di forza le nuvole la portavano via). Stamattina
ho ricevuto il nuovo lavoro degli Ataraxia: già ero preparato
a qualunque meraviglia, viste le premesse e gli splendidi lavori
che la Ultra-Maid Productions hanno sinora realizzato (vedasi
l’immenso ed inarrivabile box dei Jack or Jive dello scorso anno)
ma ogni aspettativa è stata disillusa. Bisogna anzitutto parlare
del libro, che non è un libro qualunque, ma un oggetto magico
che sembra debba animarsi ad ogni vista, e non parlo solo delle
foto… Il viaggio d’immagini è suddiviso in tre parti: “I am a
tear the sun let fall” in cui Raffaella Graziosi ci mostra l’interno
inquieto/inquietante di una villa abbandonata, le sue stanze,
la sua polvere, i suoi detriti, eppure anche gli arredi creati
con cura e poi lasciati morire da chissà chi e per chissà quale
motivo… La parte centrale è sicuramente la mia preferita, spaventosa
per le figure (statue? Persone? Entità? Tutte assieme e mescolate?)
che Mick Mercer (sì, proprio lui…) ha chiamato “Le souffle animé”:
un soffio che vorrebbe dar vita alle oscure presenze granitiche,
che talvolta effettivamente si trasmutano in carne vitale (ma
senza mai rivelare i volti, magari non ce li hanno o non li hanno
mai avuti) ma il più delle volte restano immobili nei loro atteggiamenti
alteri o pensierosi… fanno veramente timore, quando all’improvviso
una bambina porta correndo ad una di queste figure, quella che
io ho visto come una bambola vestita da sposa… il volto è ansioso,
come d’urgenza di voler far (ri)vivere quelle statue che forse
però sono già viventi nella loro immobilità… Eppoi per finire,
le immagini naturalistiche di Livio Tedeschi, apparentemente senza
fili di continuità, ma poi fra una roccia di montagna, un fiore,
un vitigno, una baia, un tramonto, compare all’improvviso una
statua corrosa dal tempo di un giardino ancora verde… “Oro” l’ha
chiamata lui questa parte di libro, ma cosa intende con questo
termine? La preziosità della natura che troppo spesso maltrattiamo
(e non è un luogo comune, basta ascoltare le sue sofferenze…),
il candido girotondo di pesci rossi, oppure la sola materializzazione
del testo di “The Ocean Green”? Già, perché accanto ad ogni fotogramma
(a me il libro è piaciuto vederlo come un cortometraggio animato)
ci sono sempre loro, i testi di Francesca in italiano, inglese,
francese, spagnolo, tedesco, portoghese… in tutte le lingue del
mondo ed in fondo in nessuna di essa: sono solo parole, ma fra
di esse ci sono appunto tante immagini… E perché nel suo ritratto,
Francesca (non) guarda una scacchiera con alcuni pezzi caduti?
Tre cartoline incluse nella scatola, sempre con immagini di Mercer,
raggelano ancora di più, soprattutto me che delle le statue ho
un certo timore reverenziale, e queste inquietano non poco… E
il disco? In un elegantissimo digipack apribile a libro, troviamo
la summa di tanti anni di lavoro, anzi mi scuso, di arte lavorativa…
Ho apprezzato finalmente che il gruppo si sia ricordato dell’inarrivabile
“Flée et Fabian”, dark e anni ’90 finché volete, ma pochissimo
riproposta anche dal vivo… e pensare che per me basterebbe solo
questa malinconica armonia per l’intero accompagnamento del libro…
non mancano brani dall’album solita di Vittorio, dai recenti Paris
Spleen e Kremasta Nera, dalle dolcissime “Mon Ame Sorcière” e
“Eaudelamer” fino ai due inediti: l’attuale “Temenos” molto vicina
a certi arrangiamenti drammatici di scuola iberica, nella quale
la voce di Francesca nulla lascia alla delicatezza risultando
potente ed incisiva; e “Rashan”, il brano oggettivamente più difficile
ad un primo ascolto, le controvoci si rincorrono attorno a suoni
mistico-orientaleggianti, sicuramente a loro modo ‘ritualistici’,
quasi di cerimonia pagana ma a suo modo devota ad un certo culto…
Io non aggiungo altro, ho già scritto fin troppo, ma dovevo farlo,
non si poteva fare altrimenti… rimando ogni gratitudine agli Ataraxia
per avermi fatto un altro stupendo regalo, oltretutto nei giorni
del mio compleanno (coincidenza?) (“Dipingo a olio su tela. E
dipingo giardini”).
(Anialf) |
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BACIO
DI TOSCA
"Der tod und das madchen"
CD (Caput Medusae Records/Masterpiece distr.)
Dalla
terra teutonica provengono i Bacio di Tosca, che compongono
musica ethereal accompagnata da un cantato lirico e ci fanno
ascoltare questo loro primo lavoro. Ben dieci tracce, tra le
quali meritano attenzione la title-track, ma soprattutto "Die
eine klage", che si differenzia dagli altri brani per una base
elettronica e il cantato, il quale, oltre ai vocalizzi lirici,
ha un recitato che attinge alla storia dell'electrodark tedesco,
insomma, per quanto mi riguarda questa è la miglior traccia
dell'album. Invece in "Ophelia" si è voluto utilizzare, per
quantoriguarda le liriche, un estratto del testo tratto dall'Amleto
di William Shakespeare. Non amo molto il canto lirico, ma questi
B.d.T. mi hanno colpito lo stesso.
(Nikita)
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HARALD
BOSCH
"Die sonne scheint fur alle umsonst"
CD+ DVD (Dercho music)
Musicista
tedesco, Harald Bosch ha tutti i pregi e difetti di un musicista
del suo genere (un electropop di stampo teutonico): per quanto
riguarda i pregi, la musica prende l'ascoltatore per il ritmo
pop e per la lingua, il tedesco, che ben le si addice; invece
per quanto riguarda i difetti, prevale il trash, per l'immagine,
la copertina e le foto interne, una dimostrazione che non si
può avere tutto dai musicisti del suo stampo. Le canzoni sono
orecchiabili ma piacevoli, non c'è niente di male a fare questo,
anzi vi consiglio di dare un ascolto a questo CD per passare
un'ora dal distacco dei vostri problemi, ed è forse solo questo
che Bosch vuole trasmettere. Al CD audio è abbinato un DVD in
cui ci sono brani dal vivo, ma sono gli stessi dell’album e
nella stessa sequenza, inoltre il risultato complessivo non
giova al nostro, sia per le riprese non molto professionali,
sia per l'impatto visivo acerbo e difficile da guardare.
(Nikita)
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BRIGHTER
DEATH NOW
" Necrose Evangelicum"
2 CD (Cold Meat Industry)
Son
ben poche le parole da spendere ancora per questo classico della
scuderia svedese, che viene oggi ristampato in una lussuosa
confezione digipak ed impreziosito da un secondo dischetto contenente
un live finlandese del medesimo periodo. Le alternative sono
brutalmente due: se vi manca, compratelo. Se già possedete
l’originale, l’acquisto è consigliato per i completisti
della label di Karmanik e del suo progetto BDN: questi sappiano
che la scaletta del live finnico del ‘95 include Open the gates,
Impasse, Soul in Flames, Rain red rain e No pain, e che la stupenda
cover del cd, in digipak lucido, rende da far paura.
“Free
your soul, Let your body burn”.
Info:
www.coldmeat.se
(Oflorenz)
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CARILLON
DEL DOLORE
"...per portarti questo scrigno"
2 CD (In The Night Time)
Dopo
il recupero del CD "Tantra" dei Thelema, In The Night Time passa
ai Carillon del Dolore, con questo doppio CD che raccoglie i
due demo-tape "Fiori malsani" del 1983 e "Ritratti dal vero"
del 1985, più alcuni brani live del periodo che va dal 1984
al 1986. Inoltre troviamo tre brani del concerto della reunion
del 2007 al nuovo Teatro Colosseo di Roma, ed infine alcune
registrazioni casalinghe. La raccolta esclude però sia l'album
ufficiale "Trasfigurazione" che "Capitolo IV", quest'ultimo
uscito uscito quando la band cambio nome in Petali Del Cariglione,
dato che i diritti sono ancora in mano alla Contempo, etichetta
che li produsse all'epoca. Band di culto, i C.d.D. possono essere
considerati uno dei gruppi tipici degli anni ‘80, il loro dark
sound claustrofobico e monocorde rispecchiava un'epoca in cui
la musica oscura veniva ideata per trasmettere introspezione,
e loro ci erano ben riusciti. Anche se ora, passati tutti questi
anni, è un po' difficile rispecchiarsi ancora, i tempi sono
cambiati ed anche la musica oscura, e questo è anche un motivo
per cui la In The Night Time ha fatto bene a produrre la raccolta,
che documenta un periodo oramai perduto. Il documento sonoro
è costruito da ben 39 tracce, e chi volesse avere materiale
oramai introvabile ne avrà qui a sazietà. Oltre alla versione
normale ne è uscita una limitatissima a 33 copie (oramai sold-out)
che includeva un DVD di un loro live del 1985 al Uonna Club
di Roma, un book di articoli dell'epoca e una spilletta.
(Nikita)
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CHARLOTTE'S
SHADOW
"Eternal Sleep"
CDr-EP (Cynfeirdd/The ArtRecords)
Avete
presente le recensioni che c'erano una volta sulle riviste musicali
che finivano con un voto fatto con i pallini o le stelline?
Bene, io dopo aver ascoltato questo Ep chiederò a Nikita di
aggiungere un tocco di demenzilaità femminile alle mie recensioni
aggiungendo il voto finale fatto con le faccine, perchè vorrei
davvero che voi poteste vedere la mia faccia mentre ascolto
questo lavoro. Una meravigliosa e spiazzante ingenuità sgorga
da ogni atomo di questo lavoro, a partire dalla grafica di copertina
fino ad arrivare all'ascolto delle note in cui l'influenza di
Sisters of Mercy e Cure è quasi spudorata. Il tocco d'originalità
di questo gruppo è certamente dato dal cantante che io ipotizzo
sia il figlio segreto di Peter Steele e Robert Smith che cerca
di cantare come Ville Valo. Pezzo forte dell' EP è a mio parere
la cover di You Spin Me Round che secondo mè merita davvero,
soprattutto per gli arrangiamenti di chitarra. Bella anche la
voce femminile dal sentore postpunk che spunta come un raggio
di luce solo nella nona traccia .. purtroppo interrotta dal
delirante grugnito maschile. Se siete curiosi procuratevi questo
bizzarro esperimento gothrock ... potrebbe perfino valerne la
pena.
Info:
www.charlottwesshadow.com
www.myspace.com/charlottesshadowtheband
(Nacht)
|
avanti
D - F
G - M
N - S
T - Z
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