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..............................................RECENSIONI
DISCHI
. ........................................Inverno
- Primavera 2009 |
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JOHNNY
GRIECO
“I’m Cool”
Mini CD (Catzillo)
Ecco
finalmente il disco solista ed elettronico che Johnny Grieco,
voce dei leggendari Dirty Actions, ci aveva preannunciato nell’intervista
che trovate ancora su queste pagine. E’ un mini album di cinque
brani, ma essi bastano a scuotere l’ascoltatore e a dimostrare
la capacità camaleontica del suo autore, che per l’occasione ha
scelto il cantato in inglese trovandosi pienamente a proprio agio.
La lunga ed ipnotica title-track sembra una fusione industrial-tribale
fra Virgin Prunes, Creatures, certi Coil e i Public Image di “Flowers
of Romance”. Le tracce seguenti, ad eccezione della tranquilla
e quasi sperimentale “Dark Rainbows”, sono tutte molto ritmate,
spaziando fra tendenze electroclash (“Bite The Hand”), piglio
funky (“Next Imminent Catastrophe”), ed atmosfere darkeggianti
(“Dirty Inside”), sempre con una costante ed inguaribile attitudine
punk. “I’m Cool” è un cd davvero riuscito, rivolto ad un pubblico
eterogeneo dalla mente aperta, e non solo ai fans dei Dirty Actions.
E intanto, mentre scrivo queste righe, il buon vecchio Johnny
starà già lavorando a qualcosa di totalmente diverso…
Info: www.myspace.com/jonnhygrieco
(Fabio Degiorgi) |
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ICYDAWN
& AIMAPROJECT
"Il tagliacarte, l'angelo, i fantasmi"
CDr 3" (Snow me your wounds)
Avevamo
già recensito egregiamente Icydawn nei suoi precedenti lavori,
"A Matter of deathstyle PT. 1" e "Humaintelligencearthcancer".
Anche questa nuova uscita, realizzazta con la collaborazione
di Aimaproject, è un sublime lavoro, grazie ad un'atmosfera
teatrale dettata dalla recitazione dei testi di Aimaproject,
la quale è ben supportata dalle musiche dello svizzero Icydawn.
In redazione arrivano molti Cd, che dopo pochi ascolti e dopo
aver redatto la recensione finiscono nel dimenticatoio, ma,
finalmente, qui siamo davanti ad un'opera veramente artistica
che emana molte emozioni. Dedicato a Marco Corbelli (Atrax Morgue),
in sole tre tracce più una fantasma ci porta in limbi nascosti
dell'inconscio che ci fanno vivere emozioni sinistre, in un'atmosfera
elettrizzante che vi porterà in un viaggio negli angoli nascosti
della mente. Il layout è molto curato: un cartoncino nero serigrafato
in argento, il quale contiene il CD 3" e, avvolti in una garza
medica, dei foglietti con i testi. Un lavoro disponibile in
sole 99 copie, a cui speriamo ci sarà un seguito di lunga durata.
Intanto non perdete tempo a procurarvi una copia de "Il tagliacarte,
l'angelo, i fantasmi".
Info:
www.myspace.com/anicydawn
www.myspace.com/aimaproject
(Nikita)
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LOUISA
JOHN-KROL
"Djinn: le mystère des chat"
CD (Prikosnovenie)
I
nostri più assidui lettori già conoscono Louisa John Krol, ma
per chi ancora non la conoscesse, possiamo dire che la cantante
australiana è dedita ad un ethereal misto alla world music.
I brani di questo nuovo album, sempre edito come i precedenti
per la francese Prikosnovenie, sono stati composti in un arco
di 25 anni (dal 1983 al 2008), e sono dedicati, come avrete
intuito dal titolo, al mistero dei gatti. Quindici composizioni
che vi accompagneranno, se siete amanti del genere, alla scoperta
secondo Louisa di questi simpatici felini.
info:
www.prikosnovenie.com
(Nikita)
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KATZENJAMMER
KABARETT
"Gran Guignol & variétés"
CD (Projekt)
I
KK erano venuti alla ribalta grazie a internet, dove avevano
reso il loro debutto scaricabile gratuitamente tramite il loro
sito, ora pubblicato su Projekt, come questo secondo album.
Come gli Android Lust, i Katzenjammer sono una band al di fuori
degli schemi ai quali finora ci ha abituato la label americana.
Infatti non fanno né ethereal, né ambient, ma un electro-punk
cabaret che eseguono bene. Ben 12 tracce che aggiornano la tradizione
tramandata, come vuole indicare il titolo, di un certo tipo
di spettacolo che nell'800 e '900 andava molto in voga, ovviamente
rimodellato nei suoni sintetici del sound dei KK. Ed è molto
in voga anche il dark cabaret in questi ultimi tempi, ma il
gruppo francese lo propone con gusto e qualità, e grazie alla
Projekt il suo sound può essere premiato e valutato al meglio.
(Nikita)
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KIA
KARMA
"Ma Kala"
CDR (Autoproduzione)
Registrato
in 222 copie numerate a mano durante l’equinozio di primavera
in un tempio parigino, questo “Ma Kala” ci getta in un incubo
psicotico di ben 40 minuti, suddiviso in soli due capitoli.
Un temibile amalgama di vecchia scuola T.O.P.Y, Nurse With Wound
e Hybrids sembra ben promettere nella prima traccia, cosa che
non riesce nella successiva, a dire il vero eccessivamente monotona
nei suoi 17 minuti di lamenti dall’oltretomba. Curatissimo l’aspetto
“feticistico” dell’oggetto, con una inquietante fotografia “glossy”
all’interno e la stessa busta con la quale il disco ci è
stato recapitato, recante sul retro lo “stemma araldico” del
progetto. Se dovessi immaginarmi in musica un rito Voodoo, ebbene
questo suonerebbe come “Ma Kala”.
Info:
www.myspace.com/mercuriusrise
(Oflorenz)
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KLIMT
1918
“Just
in case we’ll never meet again”
CD
(Prophecy Production)
Per
chi non conosce ancora i Klimt 1918, non ci si lasci ingannare
dall’etichetta che li pubblica. Qui siamo lontani dal ‘gotico’
visto in modo assoluto, piuttosto vedo anche questo nuovo lavoro
del quartetto romano, come un misto fra indie, post-rock, wave…
Tutte etichette, certo, ma la cosa essenziale è che secondo
me il gruppo si sta sempre più staccando da quelle basi
dark-wave tipiche dei primi (soprattutto il primo) cd, per approdare
ad un intimismo languido e non privo di tendenze post-anni ’90.
Però… però cc’è qualcosa di non spontaneo, quasi di pre-codificato
nelle composizioni… spesso sembra quasi di assistere ad una
colonna sonora per spot pubblicitari o telefilm giovanilistici
(Dawson’s Creek, the OC ecc.), questa è l’immagine più
ricorrente. Le chitarre poi sembrano un po’ troppo uguali se
si ascoltano i brani uno dopo l’altro, colpa di certo anche
degli arrangiamenti… si salvano giusto i brani in cui emerge
un’energia più spontanea, come in “Just an interlude
in your life”, ma in generale sembra quasi di assistere a cover
dei Placebo (ascoltate “Suspense music” ad esempio…) Mi dispiace
dissentire dalla maggioranza delle critiche entusiastiche per
questo lavoro, ma dai Klimt ci si doveva aspettare molto di
più, viste le premesse del passato (link: http://www.klimt1918.com)
(Anialf)
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LEXUS
“Indifferenti Idioti”
CD (Movimento
Flaneur)
L’utilizzo di strumentazione “fuori dal comune”: didjeridoo,
campana, piatti tibetani, lastre, bastone della pioggia e interpone
non fanno di questo disco il classico punk-nugrunge-rock italiano
(come inizialmente Lexus aka Armando Greco fece nascere il progetto)
ma non possiamo nemmeno urlare alla scoperta di una rivelazione.
La struttura vocale punk rimane, i testi idem e non sarà di
certo l’utilizzo di strumentazione varia a cambiare le sorti
di un disco organico, incompleto, disturbato, non identificabile.
La voglia di sembrare diversi distrugge qualunque pensiero sensato,
se pochi credono in questo progetto non gli diamo torto. Dopotutto
cantare “sono un cane, sono inutile, dammi la mano ti darei
il mio fallo, uno strano coniglio rincoglionito” non è da tutti
i giorni. Forse nemmeno Kurt Cobain in stato comatoso avrebbe
mai partorito queste bizzarrie, bizzarre a tutti i costi proprio
per stupire. Lacerazioni indolori di un coito interrotto e mal
partorito a forza. “Filo, spada, pietra secolare” forse nascondono
una predilezione per i giochi di ruolo (speriamo di no, ma non
è facile non delirare con questo sound, abbiate pietà di me).
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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LIA
FAIL
"Leipzig"
CDR demo
(Autoproduzione)
Intrigante
e curato il package di questo “Leipzig” dei Bolognesi Lia Fail,
con la sua confezione in A5 simil-pergamenata ed all’interno
il nero cdr. Leipzig, un nome che evoca in tutti noi ricordi
piacevoli, di tanti viaggi e ricordi vissuti nella vecchio capoluogo
sassone sede annuale del Wave Gothic Treffen. Ed in questo caso
nome che i Lia Fail utilizzano per evocare un concept storico,
quello del crollo di un regime autoritario.
Un
gracchiante attacco dell’inno nazionale della DDR ci introduce
nel viaggio che parte dall’immaginaria ascesa di un dittatore
alla sua caduta, tragiche diapositive che la storia europea
nel XX secolo ci ha proposto e riproposto, e non solo nel XX
secolo. Un neo-folk dall’importante aspetto melodico caratterizza
i 5 episodi del lavoro, con l’alternarsi delle voci maschili
di Andrea a quelle femminili di Tiziana ed Elisa, e con un bel
corollario di strumenti “veri” a scaldarci il cuore: la chitarra
di Edoardo, il flauto di Andrea, le percussioni di Giampaolo
e per finire il basso della mente di LF, Nico. Un tuffo nella
tradizione della canzone folk tradizinale, con appena una spruzzata
di wave e qualche aria neo-classica a chiudere il cerchio.
Info:
www.myspace.com/liafailmusic
(Oflorenz)
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LIFE’S
DECAY
“Szilentia”
CD
(Abstraktsens
Produktions)
Non
voglio essere preso per presuntuoso, ma mi piace ‘scoprire’
nuovi gruppi, specie se poi hanno qualcosa di nuovo da dire.
Avevo sentito di questo duo parigino da qualche parte su Internet,
e così incuriosito da suoni che mi avevano interessato,
ho richiesto loro questo album. Attivi dal 2003, ho visto dal
loro sito www.lifesdecay.com che hanno all’attivo diversi
cd, che però attualmente non posseggo, quindi non posso
giudicare se c’è stata un’evoluzione musicale che ha portato
la coppia a creare questo attuale stile. Sta di fatto che la
cosa che colpisce per prima sono le percussioni: tribali, incisive,
persino quasi industriali, ma sempre e comunque in primo piano.
Gli arrangiamenti eterei erano comunque quello che mi interessava
maggiormente, e debbo riconoscere che c’è parecchia originalità:
certo, c’è un non so che di gotico francese (mi sono venuti
subito in mente i Mortem Vlade Art meno sperimentali e più
concreti) e comunque stupisce che a suonare così siano
solo in due (anzi addirittura è il solo Lyktwasst ad
occuparsi delle partiture sonore, lasciando alla bella Alea
il compito dei testi e delle voci femminili). Mi hanno anche
rammentato i Machine In The Garden, con però in più
una scenografia maggiormente acustica ed una voce obiettivamente
meno sicura di quella di Summer Bowman, più sottile ma
con ampi margini di miglioramento. Certo, la scelta preminente
della lingua francese non gioca a loro favore, noi abituati
(a torto) all’inglese o peggio al tedesco: ma è una questione
di orecchio. Ripeto: la vera innovazione sono le percussioni
usate in maniera assai svariata (specie all’inizio e alla fine
di ogni brano, come in “Inksterna” o “Descence”, e la commistione
fra strumenti acustici ed elettronici, tanto che ti viene spesso
il dubbio che l’intero disco sia completamente acustico. Plauso
anche alla grafica curatissima, giocata su immagini nette e
graficamente stilizzate, in un gioco di bianco e nero che attira
e contrasta (peccato non aver inserito anche i testi all’interno
del booklet). Promossi e alla grande.
(Anialf)
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LIFE
IN SODOM
" The New year Ep"
12” (Nutrix rec.)
E’
un piacere quando capita, in realtà assai raramente, di poter
parlare di un’uscita vinilica! Il 12” in questione è un promozionale
limitato con anonima cover bianca, che anticipa il prossimo
full lenght “Alone” di LIS, e che ci propone in anticipo un
brano tratto dal futuro lavoro, “Violenza”. Le altre due tracce
sono differenti versioni di “The new year”, brano che apparve
nel 2007 sul mini “And then we fall”. L’ensemble americano propone
una folk-wave elegante e melodica con cantato sia maschile che
femminile, dalle arie malinconiche ed old-style. Nulla di cui
sorprendersi: la band di Gerrie Brand esiste dal lontano ’87,
per la gioia di chi a tutt’oggi prova nostalgia per i vecchi,
cari suoni della dark-wave che fu.
Info: www.lifeinsodom.com
(Oflorenz)
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LULL
"Like a slow river"
CD (Glacial Movements)
“Lull”,
dall’inglese “stasi”, “pausa”, o anche l’atto del “cullare”.
Termini che rendono bene l’idea della quasi impalpabilità dei
soundscapes creati dal progetto britannico che fa capo ad uno
dei maestri dell’estetica ambient-isolazionista, Mr. Mick J.Harris.
Harris, nel passato già in progetti estremi anche se di ben
altro genere (il nome Napalm Death vi dice qualcosa?!), forgia
nel ghiaccio il quarto dei soli 5 lavori di Glacial Movements,
ed il secondo insieme ad “An aerial view” di Oophoi della cosiddetta
“Würm series”. Würm è il nome della glaciazione che terminò
nell’era geologica del Pleistocene,” Like a slow river” è la
sua colonna sonora.
Info:
www.myspace.com/officiallull
http://www.glacialmovements.com/gmcat.htm
(Oflorenz)
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MADRE
DEL VIZIO
"Un mondo dove"
CD (Apollyon/Masterpiece distr.)
La
storica band di Fulvio Tori finalmente ha il suo primo "best
of". In questa raccolta troviamo alcuni primi brani usciti su
un vinile split con i Fleurs Du Mal (i Madre del Vizio senza
Fulvio poi diventati i più famosi Engelstaub), tra cui la storica
"Amore, fede e speranza", "Bestie Metalliche", poi brani tratti
da "Dio, Dio, Dio", come la meravigliosa "Magico", "Madre",
"Trivalità" e "Visione", ed infine brani, non eccelsi a dire
il vero, tratti dalle ultime produzioni. Una bella raccolta
di materiale che non è più possibile trovare, per quanto riguarda
le prime due produzioni, nei dischi originali, che qui torna
ad essere reperibile. Per tutti quelli che hanno avuto amore,
fede e speranza nei Madre del Vizio, finalmente ritornati tra
noi.
(Nikita)
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MEDEA
"In un giorno qualunque"
CD (Quickflow Records)
Rock
italiano allo stato puro! Questa è la prima cosa che riesco
a scrivere ascoltando "in un giorno qualunque". Pregio di questa
band torinese attiva dal 2003 è sicuramente l'unione nel portare
avanti un grido di ribellione che cammina in vecchi jeans strappati
o consunti pantaloni di pelle. Un anacronistico e ingenuo grido
che nella coerenza di sonorità e testi si ripete per tutta la
durata dell'album rendendo più che mai comprensibile il messaggio
di ribellione nei confronti di una società troppo stretta e
conformizzata. Ben poche definizioni si possono dare a questo
lavoro, se vi piace il rock italiano apprezzerete certamente
quest'album che a me ha fatto tornare alla mente i Litfiba degli
anni '90 sia nelle sonorità che nelle rime tal volta forzate
dei testi, ma non soltanto; seppur meno sofisticati nei suoni
e molto meno nei testi, ho sentito anche una leggera brezza
di Ritmo Tribale. Difetto? se la coerenza è un pregio, tal volta
può aver il difetto d'esser poco originale.
Info:
www.medearock.it
www.myspace.com/rockmedea
(Nacht)
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METAL
MUSIC MACHINE
"Angel of Destruction"
CD (Rustblade Records/Masterpiece
distr.)
EBM-Industrial
assolutamente da manuale per il terzo lavoro della band italiana
capitanata dall'ex Templebeat Pietro Zanetti, che dopo il successo
internazionale pare abbia deciso di volare basso con questo nuovo
progetto che seppur impeccabile non sperimenta nulla di nuovo
relegandosi ad un' old school di tutto rispetto ma un po'scontata.
Belle le distorsioni vocali, le chitarre industrial e un paio
di brani che si distinguono per l'ossessione quasi psycotrance.
Un ottimo album per gli amanti dell' old scool pura e semplice
e per i DJ che si vogliono divertire cimentandosi in remix su
un lavoro forse un po'sterile ma che io ho trovato particolarmente
ispirante.
Info: myspace.com/metalmusicmachine
(Nacht) |
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MIMETIC
X
“One more than nine”
Book + 2MCD (Les Art Minis)
Questo lavoro del poliedrico (a dir poco) Jerome Soudan (che ho
avuto l'onore di conoscere di persona in occasione di un concerto
organizzato da LaRoseNoire) è incentrato sul lussuoso e a volte
inquietante photo-book di 160 pagine. Già, perché i due Minicd
acclusi, non sono altro che dei cut'n'paste di frammenti dei suoi
sterminati lavori dal 1998 al 2007 (e per questo comunque importanti
retrospettive di un Artista che non ha mai seguito le mode elettroniche,
le ha create lui stesso con le sue innumerevoli sigle (Mimetic
Dancing, Field, Mute, Tale, insomma come saprete se seguite le
sue creazioni, un nome diverso a seconda del lavoro creato, che
i più curiosi potranno trovare in 2° di copertina). Quindi per
una volta tralasciamo la descrizione pedissequa dei cd, che comunque
come dicevo abbracciano i diversi periodi creativi di Jerome,
ora più etnici, ora più noise, sperimentali, electro, e così via.
Concentriamoci invece sullo stupendo libro: esso contiene particolari
di vari luoghi di tutto il mondo (Parigi, Romania, Lisbona, Berlino...)
e per particolari non intendo solo paesaggi, ma singoli oggetti,
i pulsanti di un ascensore, la piuma di un pavone, occhi di donna
molto truccati, bambole, corridoi, colori vivissimi e grigi spenti,
particolari architettonici di installazioni, palazzi, aeroporti..
Eppoi l'immancabile 'architettura industriale' con macchinari
funzionanti o arrugginiti (un po' metafora della disparità del
mondo in cui viviamo). E ancora interni ipermoderni di palazzi
ed androni abbandonati, piuttosto che castelli romantici o muffe
attorno ai muri. Il tutto contrassegnato dalla storia di Mimetic
dalle sue origini fino ad oggi, con scritti anche di persone che
lo hanno conosciuto personalmente, come il suo caro amico Herman
Klapholz (aka Ah-Cama Sotz), Clair Obscur, Phil Von, Luc Van Acker
fra gli altri. E' un vero e proprio diario, scritto in inglese,
francese e tedesco, dove Jerome non solo parla della sua musica,
ma anche della sua vita privata, dei suoi tour in tutto il mondo,
Non manca un'approfondita video-discografia con tutti i nomi con
cui Mimetic si è presentato sinora. Insomma, per me la sintesi
dell'uomo-amico-musicista con cui ogni tanto ci scambiamo mail
ed impressioni sulla musica, per chi non lo conosce (e credo pochi)
un motivo in più per cominciare a farlo, partendo da questa foto-bio-grafia
Info: mimetic@bluewin.ch
(Anialf) |
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MONO
INC.
“Pain, Love & Poetry”
CD (NoCut/Masterpiece distr.)
Martin
Engler potrebbe essere il perfetto Enrico Ruggeri tedesco, qui
alle prese spesso e volentieri in duetti gothic con Lady Lisa
Middelhauve (ex-Xandria). Piano, muri di chitarre estese, synth
che danzano, vocione e vocine e appunto quel goth-rock a condire
il tutto. Un buon disco, orecchiabile, che piacerà ai fan degli
Evanescence e dei vampirelli mielosi perché è la parte electro
a prendere il sopravvento. Enrico..ehm..Martin si impegna sebbene
da una personalità del suo aspetto ci si aspetterebbe un qualcosa
di cattivo e acido, e invece i petali di rosa volano nell’aria
e si appiccicano alle lacrime di trucco nero come in un cartone
animato da mtv. E’ un bel disco pop dopotutto, vicino ai mondi
Him e The 69 Eyes ma anche a tutti gli utenti dal palato frizzante
e melodico. A volte si eccede nel metal “Bloodmoon”, tanto per
rivendicare una certa vena dark, o nell’organo malinconico “Get
Some Sleep” ma il risultato è sempre lo stesso e per non essere
monotoni e ripetitivi, meglio terminare qui. Da ascoltare.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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MONOSONIK
“42-728 Hours ”
CD (Sottomondo)
E
dire che pensavo fosse il mio solito stereo difettoso a lanciarmi
per aria quel suono acuto fisso e invece era l’incipit di Monosonik
e delle sue 42mila728 ore. Riccardo Altieri e Giorgio Ricci
sono ambiziosi e puntano sul noise-ambient a tinte industrial,
sebbene il tutto si identifichi meglio in un contesto prettamente
noise “da camera”. Interessanti, anche perché sono italiani,
feticisti del suono del silenzio e degli echi dall’acuto infimo
ma non penetrante. La lama non è ben affilata anzi, non c’è
il desiderio di far male, solo di ascoltare. Da comprendere
appieno quindi il significato di tale operazione, concedendoci
il beneficio del dubbio quando l’organicità non logora ma accarezza.
Sperimentale ma acerbo, le 7 tracce del disco stancano per l’indecisione
di prendere una decisione. Vagano aspettando che qualcosa le
faccia irritare.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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MURCOF
“The Versailles sessions”
CD
(Leaf
label)
E
qui non scherziamo più: questo lavoro è stato
commissionato a Fernando Corona direttamente dal festival “Les
grandes eaux nocturnes”, uno spettacolare gioco di luci, suoni
ed acqua che si svolge annualmente nei giardini di Versailles.
Ed è proprio per accompagnare una di queste performance
che l’artista messicano (ormai naturalizzato spagnolo) ha creato
queste 5 mini-suites, utilizzando anche strumenti originali
barocchi, fra cui viola da gamba, violino, clavicembalo, ed
avvalendosi di un soprano ed un mezzosoprano. Evitando i rischi
che un lavoro neo-classico ‘moderno’ potrebbe avere (essere
troppo sdolcinati, autoindulgenti, pomposi), Murcof continua
nella sua tradizionale linea minimalistico-ambient, senza per
questo perdere in caratura sinfonica e camerale, che era poi
lo scopo delle composizioni. Difficile non lasciarsi coinvolgere
nei languori di brani come “Death of a forest” oppure la lunga
suite d’apertura “Welcome to Versailles”. Insomma, una bella
prova d’autore per uno dei musicisti elettronici più
sottovalutati, a mio avviso, del panorama sperimentale odierno.
Info: www.murcof.com
(Anialf)
|
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- C
D - F
N - S
T - Z
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