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..............................................RECENSIONI
DISCHI
..........................................Inverno
- Primavera 2009 |
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NONLINEAR
SYSTEM THEORY
"Fourier's Outrage"
CD (Subsound Record)
Se
spesso con la musica, un gruppo o un musicista, cerca di lanciare
un messaggio, in questo album d'esordio di messaggi ce ne sono
talmente tanti che più che raccontar qualcosa, mi viene da pensare
che i componenti di questo gruppo piemontese, probabilmente
tutti con influenze musicali diverse, si siano messi a raccontar
sè stessi, mescolando i propri linguaggi. Non sempre le contaminazioni
musicali hanno buoni risultati, ma quì ci troviamo davanti ad
un risultato a dir poco ottimo. Altra nota positiva: è quasi
impossibile definirne il "genere", che passa dal cyber al noise
all' industrial. Ci regalano meravigliose ballad, tastiere/piano
dal sentore epico e chitarre metal e elettronica violenta. Io
li vedrei perfetti come support band a gruppi come NIN e TOOL.
Vi consiglio di ascoltare le tracce disponibili sulla loro home
page in myspace.
Info: www.myspace.com/nlstheory
(Nacht)
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EDO
NOTARLOBERTI
"Silent Prayers
CD (Ark Records/Masterpiece distr.)
Dopo
Argine, Ashram e Corde Oblique ecco le gesta soliste del bravo
violinista Edo Notarloberti, virtuoso musicista napoletano tra
i più dotati della scena. “Silent Prayers” propone ben
più Ashram che Argine: 9 acquerelli neo-classici a tratti
vicini alla musica da camera, alcuni dei quali – i migliori
a mio avviso – completamente strumentali. E’ qui che si gusta
la perizia del violino di Edo, ed il suo soave intrecciarsi
con le trame di pianoforte. Una bella voce femminile accompagna
invece la gran parte dei brani cantati, con la finale “L’Extravagance”
a toccare il picco massimo di melodia ed a raggiungere un drammatico
ed ineguagliabile effetto d’antan. La Ark ci propone il dischetto
custodito in un affascinante digibook limitato a 601 copie.
Se amate il genere, un’opera immancabile.
Info:
www.myspace.com/edonotarloberti
(Oflorenz)
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NOVUS
“Re-designing The Future”
CD (Rebco)
Cover
e title-album pessimi (il solito robot 3D ed il solito titolo
sul futuro, sembra di essere tornati ai tempi degli Eiffel65),
musica che non chiede di essere amata dalla Filarmonica della
Scala ma nemmeno derisa. Un buon piglio trance-dance con female
vocal ci porta indietro di almeno una decina d’anni, sebbene
il lavoro sulla base sia pulito e meno pomposo di quanto non
capitava con certa trance becera da classifica. D’altronde siamo
dalle parti del synthpop e non dell’italo o euro-dance. La differenza
è tutta qui, nell’approccio alla musica, che non sfigura e dimostra
di essere più vicino alla nicchia che al grande mercato (anche
se questo è sempre un punto di discussione eterno, dopotutto
cosa fa di questa musica un percorso alternativo?). Fastidioso
il continuo ricorso al sample da playstation (o da commodore64?)
ma sopportabile in quanto ben plasmato nei vari brani. Il progetto?
Jonathan Sharp (Hexedene, Bio-Tek, New Mind) con Sarahjane (Faithfull
Dawn) in arte Novus, qui al primo disco e forse prossimi ad
un seguito (non faccio fatica a pensarlo). La tecnica del pezzo
dance buono per qualunque occasione è pronta da servire, o Ri-servire
(fa più figo detto così…)
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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ONE
FOR JUDE
“Regeneration”
CD (Autoproduzione)
Nel
flyer che accompagnava il cd, i francesi One For Jude si (auto)definiscono
come una sorta di ispirazione fra Cure e Legendary Pink Dots.
Sono d’accordo solo con questi ultimi, soprattutto per la vena
altamente variegata e sperimentale delle tracce del cd: non
c’è uno stile ripetitivo, sebbene io abbia trovato accenni alla
scena post-wave francese della fine anni 80/inizio anni 90.
Non ho comunque avvisato particolari atmosfere tipicamente ‘dark’
(passatemi il termine) per quanto il gruppo non sia immune da
arrangiamenti ora malinconici ora cupi ora elettronici: e come
dicevo è proprio questa varietà soprattutto esecutiva
più che compositiva, che li rende degni un ascolto. Personalmente,
seguendo prevalentemente gruppi atmosferici, ho particolarmente
apprezzato brani come “Gregoire l’Illuminateur”, “Le Russe”
“Coeur vegetale” e “L’Incroyable”, che hanno un’attraente commistione
fra archi e pianoforte. Mi piacerebbe poter assistere ad un
loro concerto dal vivo, per poter vedere come questa varietà
di brani possa essere resa, e credo che la loro esperienza pluriennale
possa comunque condurli ancora più lontano nelle preferenze
del pubblico. Non di certo un gruppo di facile ascolto, comunque.
Info:
www.oneforjude.com
(Anialf)
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O
QUAM TRISTIS
"Les Chants Funestes"
CD (Palace of Worms Record)
Ormai
al loro quarto lavoro gli O Quam Tristis ci propongono questo
gradevolissimo Les Chants Funestes. Un album .. elettronico?
Si: basso e sintetizzatori dai quali nasce un suono tipicamente
cold wave, magistralmente fusi ad atmosfere antiche, quasi liturgiche,
confermate ed evidenziate dalla polifonia di voci sia femminili
che maschili, campioni di strumenti antichi e testi in latino.
Un CD che consiglio sia agli amanti della musica medievale che
agli amanti dell'electrogoth, che in questo caso si fondono
senza disturbarsi, con classe e senza eccessi, nemmeno nei momenti
più barocchi. Ecco un link per ascoltare e scaricare alcuni
loro brani: http://www.lastfm.it/music/O+Quam+Tristis .
Info: http://site.voila.fr/o.quam.tristis/accueil.html
(Nacht)
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PASSIONE
NERA
" Research" EP
MCD (Cold Meat Industry)
Dalla
Roma di Ain Soph e Spiritual Front ecco a noi un nuovo progetto,
concepito nel 2005 ma realmente operativo solamente dagli inizi
dell’anno 2007. Collaboratore d’eccezione proprio Simone di
Spiritual Front, che presta la sua voce per “Sinking” e probabilmente
trasmette in qualche maniera quel fluido tipico del suo progetto
agli amici di PN; l’elegante vena melodico-cantautorale dell’ultimo
Spiritual Front si riscontra infatti come marchio di fabbrica
anche nella 4 tracce d’esordio di questo mini, che non manca
di riportarci anche alla mente l’elegante pop molto “british”
degli Smiths, forse anche grazie al cantato in lingua albionica.
Favolosa la breve e conclusiva “Return of the Fly”, con il suo
arpeggio chitarristico “morriconiano”.
Un
esordio con stile, disponibile anche in vinile 7”.
Info:
www.myspace.com/passionenera
(Oflorenz)
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MAURIZIO
PICCIRILLO E ZEROVOLUME
"L'oblio
di Toz"
CDr promo (autoproduzione)
Questo
promo ci è stato inviato da Maurizio Piccirillo, poeta napoletano
ma residente in Toscana, già noto ai nostri lettori più assidui
e attenti dato che abbiamo recensito anche il suo libro "Il
sibilo dei sommersi" sul numero cartaceo 31. Il poeta ha vinto
innumerevoli premi letterali e pubblicato varie antologie e
libretti. Il promo riguarda il progetto di una futura pubblicazione
di un libretto con CD, in cui saranno presenti 33 liriche, a
loro volta recitate nei 33 brani musicati dagli Zerovolume.
Inoltre sono previste 33 tavole grafiche create da Valeria Bucefari,
per illustrare meglio il lavoro ed accompagnare ogni poesia.
Le liriche sono surreali e fantastiche, composte in versi liberi
senza metrica, mentre le composizioni musicali sono senza titoli
e nominate solo con numeri romani, si tratta di brevi brani
musicali con atmosfere di elettronica minimale. Il progetto
è stato presentato anche ad alcune mostre e letture di poesia
(tra cui Bruxelles, New York, Mosca). Il lavoro è ambizioso,
ma speriamo che prima o poi possa vedere ufficialmente la luce,
intanto facciamo un "in bocca al lupo" a Maurizio Piccirillo.
Info: iziobenz@freemail.it
(Nikita)
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PROSPECTIVE
“The Dark Side Of Life”
CD (FireZoneRecords/Audioglobe)
EBM, electro e gothic combinate insieme con pesanti beats harsh
ed il classico female-vocal un poco sdolcinato. Se la cavano
bene Carola Müller (testi e voce) e Marco Thomaschewski (arrangiamenti),
stabiliscono un ritmo cadenzato e potente senza infastidire.
Un disco buono per le occasioni pre-serata-ebm, da spiattellarsi
in macchina ad alto volume per competere con le nefandezze house-dance
di altri veicoli fermi al semaforo. Certamente meglio un disco
del genere, semplice e non pretestuoso che tanti altri finto-complessi
e ben poca cosa se confrontati con la marea di produzioni similari.
Questo ci mette del suo per sembrare accettabile, ripeto è un
disco abbastanza piatto, emotivo fino ad un certo punto, ma
è un buon disco ebm e questo può bastare. E se non dovesse essere
di vostro gradimento, c’è sempre la possibilità di ascoltarselo
a volume basso senza che qualche urla straziante fuoriesca dallo
stereo. Harsh-ebm si, ma sommessa e soffusa tra le pieghe electropop.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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RAPOON
" Time Frost"
CD (Glacial Movements)
Mi
sto davvero appassionando alle produzioni della label romana
di Alessandro Tedeschi, dedita a ricreare in suoni le suggestioni
visivo-ambientali delle lande più estreme del globo.
Tradurre in musica le glaciazioni, le aurore boreali, le nevi
eterne dell’Artico, un sogno per ogni vero amante di ambient
music e field-recordings, ed una sfida pienamente riuscita per
l’etichetta capitolina; a forgiare nel ghiaccio uno dei suoi
mattoncini, ecco un nome di certo noto per gli ascoltatori del
genere: Rapoon, nella vita reale Robin Storey. “Time Frost”
nasce dall’idea di una possibile glaciazione del pianeta causata,
per quanto assurdo, dal fenomeno sempre più preoccupante
del surriscaldamento climatico così spesso dibattuto
da scienziati ed esperti in questi ultimi anni. Rapoon utilizza
samples tratti da un vinile del famigerato “Danubio Blu” di
Strauss, imprigionandoli in particelle di ghiaccio, rielaborandoli
all’infinito in un processo circolare e ciclico, eterno come
le nevi che prima o poi ricopriranno il nostro continente, riportando
la storia del mondo all’anno zero.
Info:
www.glacialmovements.com
www.rapoon.com
(Oflorenz)
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REVUE
NOIR
"Anthology archive"
CD (Projekt)
Sam
Rosenthal (sia fondatore dei magnifici Black Tape for a Blue Girl
sia boss della storica label americana Projekt) e Nicki Jaine
hanno dato vita a questo progetto musicale tra il dark cabaret
e l'ethereal. Un interessante disco che ammalia l'ascoltatore
per l'interpretazione vocale da cabaret, che potrebbe benissimo
uscire da un film tedesco dei primi anni '30, in cui erano spesso
rappresentati i fumosi locali di varietè della Berlino della Repubblica
di Weimar, i quali hanno creato il mito di Marlene Dietrich. La
voce è ben supportata dalla musica di Sam, che qui utilizza spesso
il suono del pianoforte in primo piano. Nel disco ci sono anche
degli ospiti, tra cui Meredith Yayanos al violino, Jeanne Leblanc
al cello, Tim Karsten alla batteria, ed altri in svariati strumenti.
Un lavoro particolare, chi ad esempio ama i Dresden Dolls qui
troverà pane per i propri denti, e certamente lo troverà anche
più interessante delle "bambole di Dresda". Tra le tracce, tutte
interessanti, c’è pure la cover di David Bowie "Rock'n'roll suicide".
Un disco ottimo che emana un fascino d'altri tempi.
(Nikita) |
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RHOMBUS
“Remembrance
Day”
CD (Resurrection
rec.)
Mi
è piaciuto questo demo (che anche se vecchiotto, corrisponde
all’attuale ultimo lavoro di questa relativamente nuova formazione
inglese, in attesa di un nuovo cd in uscita entro primavera
2009). Il gruppo anziché produrre molti lavori come in
passato, ha preferito rafforzare il loro suono e la loro esperienza,
facendo da spalla a gruppi quali The Damned, Ausgang, James
Ray, Scarlet’s Remains… e si parla di una collaborazione coi
Mission prevista per il 2009. Avete già quindi un’idea
del genere che i Rhombus propongono: buon vecchio gothic-rock
con tanti riferimenti agli anni ’80 e (soprattutto) ’90. Però,
rispetto alle formazioni citate, cui aggiungo gli immancabili
paragoni con i Sisters of Mercy et similia, non ci sono chitarre
in estremo primo piano, risultando quindi un buon equilibrio
fra i diversi strumenti. Certo, i conclusivi “If you haven’t
been shot” e “Remembrance day” sono piuttosto tirate, ma virano
sempre e comunque più sul gotico che sul rock. Strepitosa
“Seek but never do find” dove finalmente ho trovato un equilibrio
fra due stili che finora erano sempre stati, come dire, ‘isolati’:
il goth-rock e la dark-wave. L’intreccio delle due interessanti
voci maschile (non il solito vocione eldritchiano, per fortuna!)
e femminile (dolce ma potente) e gli arrangiamenti orecchiabili
mi hanno fatto andare alla vecchia scuola inglese di stampo
Die Laughing e (con meno irruenza) agli Inkubus Sukkubus. Ho
scoperto veramente una buona band, che spero per il 2009 possa
darci altri lavori così validi.
Info: www.rhombus-rock.com
(Anialf)
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ROSA
CRVX
" Lvx in Tenebris Lvcet"
CD+DVD+Book (Trisol)
E’
stata una vera sofferenza aprire questo favoloso “scrigno” di
Rosa Crux, che si presenta a mo’ di libretto quadrato con favolosa
hard-cover anticata sigillata col famoso logo in cera lacca
rossa del gruppo di Rouen. Conosco qualcuno che ne ha acquistate
due copie, pur di possederne una intatta da tramandare ai posteri.
Ma alla fine la ragione ha prevalso, eh ho così potuto
accedere alla bellissima collection antologica riepilogativa
dei 24 anni di vita della creatura di Olivier Tarabo: 17 brani,
tra cui 3 inediti (di cui due brani a cappella) e 5 vecchi pezzi
ripuliti e remixati, che ci raccontano in circa un’ora la storia
di questo progetto assolutamente unico, essenza stessa della
musica cosiddetta oscura, esoterica, rituale, dark insomma.
Ma la vera esperienza superlativa sarà la visione del
DVD, essenziale per comprendere ogni segreto delle tematiche
– invero non sempre accessibili – partorite dalla mente di Olivier
e Claude. Appassionanti le spiegazioni degli spaventosi “jeux
de fers”, la performance con l’uomo nudo racchiuso nella gabbia
in ferro sospesa che solo pochi fortunati hanno potuto seguire
nelle rare esibizioni live; incredibile poi il funzionamento
della celeberrima BAM, sistema percussivo ideato da Olivier
fin dal 1994 che pare mosso da invisibili presenze, o magari
gli hurdy-gurdies suonati dai ratti, animali il cui simbolismo
ricorre nel mondo di RC. Da non dimenticare poi i vecchi video
clips, le interviste, la storia dei Rosa Chordis, l’ensemble
corale che accompagna il duo nelle sue performances dal vivo,
con la possibilità di seguire questa appassionante trama
anche sulla vecchia, cara carta: il libretto ha ben 30 pagine
patinate di ottima qualità con testi e foto, che sembrano
tratte da un vecchio tomo ingiallito arrivato a noi da chissà
quale epoca lontana e misteriosa. Limitato a 2000 copie.
Info:
www.rosacrux.org
(Oflorenz)
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SECON
SKIN
"Illa Exuro in Silentium"
CD (Palace of Worms)
Siamo
al secondo lavoro uscito con la Palace of Worms per il trio
proveniente dall'Arizona. Niente di di nuovo se posso permettermi
l'ardir d'un'opinione, ma questo potrebbe essere il grande pregio
di questa band, perchè quello che ci propongono è purissimo
ed incontaminato death-rock che ci riporta immediatamente a
gruppi come Sisters Of Mercy e Mephisto Waltz, facendogli onore
sia strumentalmente che vocalmente, senza trascurare il look
della band fin troppo curato in un perfetto e "moderno" stile
dark-western quasi glamour. Un gruppo che consiglio ai nostalgici
poichè indubbiamente nostalgico è il fondatore della band e
bassista Arron, che in una dedica nel patinatissimo libretto
del CD scrive: "in memoriam : Dee Dee Ramone, Ian Curtis, Joe
Strummer, Rozz Williams, ecc" tra i quali le influenze artistiche
certo non passano inudite. Insomma, un lavoro musicalmente ottimo
al quale per esser perfetto manca forse solo un po'di polvere
sulle spalle ...
Info: www.secondskin.net www.myspace.com/scndskin
(Nacht)
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SINDROME
MEETS URNA
“Aus dem licht“
CD (Apocalyptic radio)
L’unione
delle forze dei due progetti italici di culto Sindrome ed Urna
porta alla nascita di questo oggettino edito in sole 100 copie
dai connotati decisamente sperimentali. Una citazione del futurista
e rumorista ante litteram Luigi Russolo appare sul retro del
digipak, e ci introduce in un certo senso nello spirito piuttosto
avanguardistico del disco. Ritmiche appena accennate eppure
ossessive, tappeti di elettronica ultra minimale, episodiche
dissonanze e campionamenti vocali costituiscono la struttura
portante di “Aus dem licht”, che in taluni frammenti non può
non ricordarci alcune convincenti stravaganze dadaiste del maestro
Steven Stapleton, in arte Nurse With Wound.
Info:
SINDROME
lo-fi_propaganda@libero.it
URNA principium79@yahoo.it
(Oflorenz)
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NADIA
SOHAEI
“Talking To Myself”
CD (Decadance Records)
Un
bella vociona femminile e masculina che danza su base electropop.
Un buon disco che non richiede certamente una recensione coi
fiocchi ma neanche un calcio nel sedere. Il pop non è matematicamente
spazzatura, ci vuole, è necessario, come qualunque tipo di musica.
Serve per evolversi, per far girare nuove sonorità nell’aria,
per catturare emozioni magari meno fragili e più persuasive
al primo ascolto, ma sempre emozioni sono. Un bel comparto sonoro,
dal synth al basso non esagerato, al piano, al cambio ritmico
lento e progressivo. La voce della bella Nadia ci fa tornare
con la mente ai 90’s, alle belle vocione delle nere, sebbene
la nostra sembri quasi “bloccata”, la musica non le richiede
di urlare e gridare come un pazza isterica, semmai di mantenere
un profilo sommesso e comunque efficace. Un po’ di minimal,
ed un po’ di classicismo che risiede nelle corde vocali di Nadia,
abituata nel passato ad aver a che fare con sonorità soul. Non
a caso nasce musicalmente come pianista classica e cantante
mezzo soprano ed un motivo ci sarà. Dopo una carriera di basso
profilo come tastierista per band spagnole è giunta la sua occasione.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
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SOPOR
AETERNUS
“Sanatorium Altrarosa” CD
/LP(
Apocalypctic Vision)
“In der Palastra” DVD
single (Apocalyptic
Vision)
Perchè Anna-Varney (ora 'Cantodea') deve continuare a tormentarsi?
Non avrà mai fine questo suo tormento interiore ed esteriore?
Passano gli anni ed i lavori, ma Anna peggiora sempre più l'approccio
emotivo, molto emotivo, ai suoi antichi spettri tuttora esistenti.
Prendiamo ad esempio quest'ultimo cd “Sanatorium Altrosa”: probabilmente
con i precedenti album, avevo sospettato una maggior apertura
alla 'vita', ma inesorabilmente con l'ultimo cd siamo tornati
indietro di anni, di lustri. Già la sinfonica ouverture “Consider
this: the true meaning of love” viene basata su un giro costante
di carrillon e delle percussioni quasi marziali, su cui poi
i consueti strumenti ad arco dell'Ensemble of Shadows ricama,
o meglio cuce e aggiusta, tutti gli arrangiamenti. Si passa
poi a “Architecture II”, che è sì questa in pieno stile Sopor
Aeternus, e ricorda da molto da vicino l'innegabile influenza
con le atmosfere di “Within the realm of a dying sun” dei Dead
can Dance (del cui disco Anna non ha mai negato le influenze
ed ispirazioni), pieno e drammatico nella strumentazione, assolutamente
naturale nella voce (cosa che è poi una costante di tutto il
disco, l'aver utilizzato la sua vera voce, senza forzature o
eccessi). Il valzer triste di “Shave, if you love me” si apre
poi in una quasi tzigana apoteosi di percussioni, per poi tornare
quietamente a riaddolcirsi, e poi tornare quasi 'electro-dark'
verso la fine: eclettismo o personalità multiple? “La mort d'Arthur”,
indirettamente legata alla figura di Artur Rimbaud, è una piccola
marcia funebre suonata in punta di piedi, senza alcun pretesto
di pomposità o di retorica. La versione originale di “Consider
this...” è il brano forse più leggero ed accessibile del cd,
dove l'elemento sinfonico si scioglie verso forme più da canzone
vera e propria. Ma per poco: già con “The conqueror worm” si
ritorna in pieno stile neo-sinfonico, dove gli archi tornano
prepotentemente a dire la loro, in una trascinante cavalcata
che porta ad uno dei due gioielli dell'album “In der Palastra”
qui in versione strumentale, di cui parleremo più avanti in
occasione del relativo DVD. “Collision” è il brano più sperimentale,
dove più voci si intrecciano e la musica diventa scarna ed Anna
recita più che cantare. Ma è il nono brano “Les fleurs du mal”
in versione strumentale che da solo rende l'album immensamente
malinconico e qui sì, decisamente senza speranza, come se tutto
fosse già stato scritto e deciso: un giardino curato malvolentieri,
come del resto è la stessa persona Anna-Varney: si presenta
perfettamente truccata e vestita, ma cosa proverà effettivamente
dentro? L'estetica contro l'interiorità, è del resto sempre
stata la dicotomia del personaggio Sopor Aeternus. Chiudono
il disco, “Bitter Sweet”, drammatico e languido, dove non mancano
comunque accelerazioni di tono, e la versione vocale di “Consider
this...”. Non aggiungo altro, non ce n'è bisogno, ascoltate
fino alla nausea “Les Fleurs du mal” e poi riflettiamo, o lasciamoci
semplicemente andare.
E veniamo al DVD di “In der Palastra”, concepito come un video
muto amatoriale d'altri tempi, a cui sia stato aggiunto in un
secondo tempo il sonoro. “A cinematographic document of greatest
importance” scorrono i titoli di testa: sicuramente, come sempre,
di grande importanza primo per Anna, e poi per il Pubblico.
Le immagini di Anna che si sovrappongono, come tante cartoline,
ad altre che fanno da sfondo al video: luoghi, persone, oggetti,
ragazzini (i suoi bambini-fantasma, come spesso lei li definisce?)
che corrono in corridoi, e lei che prosegue la sua danza infinita,
forse in una prigione (quella creata dalla sua mente) forse
in una stanza d'ospedale, forse proprio direttamente in un luogo
che non esiste concretamente. Un termosifone, un letto, e lei
che danza girotondi disorientati (ah Linsday Kemp che maestro!),
a volte curiosa di cosa la circonda (e che forse vede solo Lei)
a volte ad occhi bassi, davanti a questa finestra sì luminosa,
ma non apribile. E quei fiori rosso vivo, che si stagliano nelle
tonalità spente delle immagini al rallentatore o velocizzate.
Alla fine del video, Anna attraversa una porta, e la chiude
alle spalle, come se ci volesse dire 'oggi mi avete visto, mi
sono concessa, ora torno da dove sono venuta, però aspettatemi,
ci rincontreremo”. E quel corpo nudo maschile inserito come
ultima immagine, è la sintesi del suo dilemma: non mi sento
uomo ma non ho la forza di trasformare il mio corpo, non mi
sento donna per la forza che comunque riesco ad accumulare al
di là delle apparenze, quando compongo. Insomma, una 'creatura'
che in lingua inglese è una parola neutra, né maschile né femminile;
la 'creatura' ci saluta e probabilmente salirà quella scala
in legno che si intravvede nel dvd, per andare dove, lo sa solamente
lei.
(Anialf)
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The
SPIRITUAL BAT
“Throught the Shadows”
CD (Alchemisti Music)
I
lettori più anziani ricorderanno sicuramente gli Spiritual Bats
da Frosinone, validissima band attiva negli anni ’90 che anticipò
la successiva ed ormai abusata ondata “deathrock” mondiale,
formata adesso perlopiù da stantie fotocopie dei Christian Death
di “Only Theatre Of Pain”. Dopo il mini cd “Sacrament”, uscito
due lustri fa, il quintetto si è praticamente sciolto, ma il
chitarrista Dario Passamonti, ora anche bassista e tastierista,
e la già batterista Rosetta Garrì, passata al canto con stupefacenti
risultati, hanno di fatto dato vita ad un nuovo progetto, nonostante
lo stesso nome con una “s” finale in meno, e, dopo un lungo
lavoro, licenziano un album stupendo, aiutati dal batterista
Alessio Santoni e dal flautista Bruno Paolo Lombardi (dell’orchestra
sinfonica della RAI). Sei dei dodici brani presenti sono strumentali,
quattro dei quali con il flauto a far da padrone al posto della
voce e a dare un tocco prog-fiabesco all’album. Ma sono i brani
cantati quelli di maggior spessore, che lasceranno a bocca aperta
gli amanti del miglior “dark” nel senso più ampio del termine:
sulle ottime costruzioni musicali si adagia infatti l’incredibile
voce di Rosetta, che può ricordare vagamente quella della grande
Monica Richards per timbro e stile, senza mai sfociare nell’imitazione,
ed è un vero peccato trovarla solo su metà delle tracce. Canzoni
come “Throught the Shadows”, “Silver Lakes” e “Sogno tribale”
valgono da sole l’acquisto del cd, e confermano i nuovi Spiritual
Bat come una delle realtà più rispettabili e di livello nell’attuale
panorama oscuro italiano.
Info: www.myspace.com/thespiritualbat
(Fabio Degiorgi)
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STOA
“Silmand”
(CD Alice in… )
Io
ho sempre meno parole per descrivere ogni lavoro di Olaf Parusel
ed i suoi Stoa: vale sempre la pena attendere diversi anni (questa
volta quasi sette!) per poi essere appagati da ogni singolo
secondo della musica che questo gruppo sa donarci. Ripeto: ogni
parola è sprecata, ogni lode inutile perché scontata,
ogni complimento per ogni aspetto compositivo (dalle melodie
agli arrangiamenti alle parti vocali) è sempre inferiore
a quanto si potrebbe esprimere col cuore, se egli potesse parlare.
Inoltre Olaf questa volta ha ancorato le proprie vene creative
a collaboratori illustri come la sempre divina Louisa John-Krol
(in “Palladium” e “Broken Glass” di cui è anche sopraffina
autrice dei testi), il ritorno dell’ex Xymox Pieter Nooten che
presta il suo canto a “Drinking Song”, e al polistrumentista
Ralf Jehnert dei Love Is Colder Than Death, qui presente in
“My Last Way” col suo tono baritonale e drammatico, in un brano
già di per sé carico di tensione emotiva. Ma è
sempre lei, Mandy Bernhardt, ad intervenire sui brani più
incantevoli, quali l’inarrivabile “La Lune Blanche”, corrispettivo
dei precedenti “Stoa” e “Chanson d’Automne”, anche stavolta
tratta da una delle più intense poesie di Verlaine; Mandy
sa dosare l’etereo e l’incanto senza risultare mielosa o autocelebrante.
“So Many Clouds” è l’altra perla dell’album, basata sul
fedele violoncello della fidata Christiane Fischer (eccezionale
dal vivo). C’è poi, come sempre, il brano più ‘accessibile’,
il già citato “A Drinking Song”, ma anche qui Parusel
riesce sempre a dare la propria inimitabile impronta ‘neo-classicheggiante’.
Mirabile, imperdibile, da ascoltare all’infinito e trovarci
ogni volta un appagamento inesplicabile, o meglio talmente personale
da essere quasi impossibile da descrivere a parole.
Info:
www.stoa.de
(Anialf)
|
avanti
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D - F
G - M
T - Z
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