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..............................................RECENSIONI
DISCHI
. ..........................................Autunno
/ Inverno 2007 |
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MISIA
DONATI
“Primi
riti del dolce sonno” (Zandegù Editore)
Un
libercolo di appena 134 pagine, uno di quelli che appena lo
inizi pensi: “Ecco”. Uno di quei libri difficili da non voracizzare,
perché lo vorresti leggere piano, centellinandone le
frasi, per prolungarne il piacere all’infinito. Romanzo d’esordio
di un 27enne piacentino che si dimostra capace di catalizzare
l’attenzione del lettore. Un coinvolgimento, una fascinazione
che sono le medesime dei 3 giovani protagonisti, i quali vivono
e sono vissuti dalla narcolessia.
Un viaggio attraverso il loro sonno così speciale, il
loro isolamento volontario, un Programma definito… per giungere
al Dolce Sonno. (Tanks)
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LADY
EVELINE
“La
collezione dei bicchieri rotti” (Improbabili Editore)
“La
collezione dei bicchieri rotti” si divide in due parti. La prima
mostra una prosa che la stessa Lady Eveline definisce “senza
senso”: sono racconti illogici, sottilmente inquieti - che però
sconfinano talvolta nella scontatezza e nel trash - con simpatici
accenni a fiabe storiche (Cenerentola, Raperonzolo) o musiche
classiche (Debussy). Storielle calate nella contemporaneità,
ma con innumerevoli rimandi al passato, fino al mito, le quali
ci conducono in un luogo di sospensione in cui s’è perso il
filo logico, o ancor meglio, nel quale si vuole perdere la logica
del pensiero. La seconda parte la tralascerei: sotto forma di
diario, una serie di riflessioni sul mondo, sull’esistenza.
(Tanks)
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NANCY
KILPATRICK
"The Goth Bible" (Plexus)
Circa
280 pagine scritte dalla nota Nancy, già autrice di narrativa
gotica, tra cui 125 racconti brevi ed otto antologie horror
gothic. Qui invece la nostra si diletta per fare un'indagine,
non troppo documentaristica come quelle già note di Mick
Mercer (in cui ha già detto tutto con: GOTHIC ROCK BLACK
BOOK, GOTHIC ROCK BOOK, HEX FILES BOOK, 21ST CENTURY GOTH BOOK),
ma puntando più sull'aspetto ‘easy’ della scena, il che
non rende meno interessante la lettura del libro. Qui la storia
del Gothic viene vista ad esempio attraverso il look nelle sue
varie sfaccettature, vengono menzionati oltre il dark wave classico,
anche altri stili come cemetary goth, schoolgirl, dark fairy,
diva, egyptian, gay goth e molti altri. Inoltre i capitoli in
cui si descrive cosa viene bevuto dai goths, cosa fanno i goths
nel tempo libero (?), ed altri del genere, se paragonati alla
prima vera attitudine degli anni '80, possono far sorridere,
ma è purtroppo soltanto la situazione attuale della scena
alternativa oscura, molto look e poca introspezione. Disponibile
solo la versione in inglese. (Nikita)
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CLAUDIA
MURACHELLI
“Il
dolore della bambola” (MEF)
Una
sessantina di brevi poesie che ruotano attorno all’uomo, alla
sua solitudine, alla sua Inettitudine… i soliti temi. Il solito
linguaggio della darkettina media che si diletta nella scrittura.
Nenie adolescenziali intrise di spirito oscuro banalizzato.
(Tanks)
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SIMON
REYNOLDS
“Post- Punk 1978/1984”(titolo orig. “Rip It Up And Start Again”)
(ISBN Edizioni)
Reynolds
in Inghilterra è un giornalista e critico musicale tra
i più noti, quasi un guru nel suo campo. Potremmo definirlo
una specie di Lester Bangs d’Albione. Classe 1963, collaboratore
da una vita con prestigiose testate quali Melody Maker, Spin
e NY Times, ha vissuto – fortuna sua – tutto il meglio dell’ondata
new wave e post punk degli anni d’oro. Quando la Rough Trade
e la Factory muovevano i loro primi passi in quel di Londra
e Manchester, ed i loro dischi non erano ancora introvabili
pezzi da collezione come oggi, la scena vomitata dall’esplosione
punk viveva il massimo del suo splendore, al di qua ed al di
là dell’oceano. Presero così forma, in questo
violento vortice che voleva rompere i ponti con il passato,
dei capolavori dalle alterne fortune, dischi che se in taluni
casi sono divenuti dei classici nel loro genere, in altri sono
rimasti tesori sconosciuti ai più. La monumentale opera
di Reynolds (715 pagine!) va a scavare con irrefrenabile entusiasmo
in tutto quanto avete sempre desiderato sapere, e non avete
mai osato chiedere, relativamente a questi 6 anni di grande
innovazione musicale, un periodo di certo tra i più prolifici
e scintillanti che la storia della musica popolare abbia attraversato
dalla sua nascita. Stupendi i resoconti sul proliferare delle
prime etichette “indipendenti”, che indipendenti lo erano davvero
a quell’epoca! Label nate spesso dall’entusiasmo e dalla dedizione
di fans folgorati dal punk e dal suono dei primi sintetizzatori,
e appassionati a qualsiasi cosa, nell’anno 1978 o giù
di lì, suonasse nuovo o differente.
L’aspetto
che chiaramente enfatizza il libro, al di là dei mille
aneddoti divertenti di cui è prodigo, è che i
Sex Pistols e l’esplosione punk ebbero una mera funzione di
rottura col passato, ma di per sé nacquero e morirono
nel giro di un solo anno. Le realtà più interessanti
nate da questo meltdown (pensiamo agli inglesi Wire, agli americani
Pere Ubu o ai tedeschi Kraftwerk), quelle che possiamo definire
la vera e propria “avanguardia post punk”, avevano in realtà
legami ben saldi con la musica dei seventies, soprattutto con
le sue componenti più sperimentali e psichedeliche. La
negazione dei canoni stilistici passati vale senz’altro quindi
per la pomposità fine a sé stessa che fu di Yes
ed ELP, ma le tracce di King Crimson, Velvet Underground e della
mitica corrente “Kraut” teutonica saranno sempre ben presenti
nella mente allucinata dei campioni del post-punk, alla faccia
del detto: “Prima del ’77 non è esistito nulla!”. Di
questo e molto altro parla il tomo di Reynolds, che scorre veloce
e sincero proprio grazie allo stile di “fan appassionato” dell’autore,
che riesce a trasmettere nelle oltre 700 pagine tutto il suo
entusiasmo di adolescente dei tempi che furono, e di giornalista
dei giorni nostri.
Qualcuno
potrà trovare un punto debole nella mancata esaustiva
trattazione delle realtà non anglo/americane, prima fra
tutte quella italica che tanto diede alla causa new wave. Ma
è lo stesso autore a precisare, non a torto, che per
queste scene sarebbero stati necessari dei libri interi a sé
stanti, e su questo concordo pienamente. Del resto in passato
sono usciti libri dedicati addirittura alla sola scena fiorentina
dei primi ’80, così come alla “Neue Deutsche Welle” e
via discorrendo.
“Post-Punk
1978/84” è un acquisto consigliato anche a chi già
sa tutto (o pensa di saperlo…) sull’argomento. Sono pronto a
scommettere che anche il più accanito degli esperti in
materia troverà notizie ed aneddoti gustosi e poco noti;
valga da esempio il capitolo dedicato ad uno dei fenomeni più
esplosivi e radicali che la scena newyorkese partorì:
la famigerata NO Wave. Avrei sborsato i 35 euro del libro anche
solo per queste poche pagine!! (Oflorenz)
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