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..............................................RECENSIONI
DISCHI
. ..........................................Autunno
/ Inverno 2007 |
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D-DARKRADIOINDUZTRIE
"Appunti di dolore metropolitani" CD (Deserted Factory)
Peccato
che queste 5 lunghe tracce, i cui titoli formano un’ideale,
ermetica poesia, non abbiano la forza di valicare i limiti tipici
di una dark-ambient troppo scarna e minimale ormai già
sentita troppe volte. In questo genere ormai ci vuole un pizzico
di stoffa in più per emergere, o quanto meno per trasmettere
qualche emozione all’ascoltatore senza risultare piatti e monotoni.
Un compito difficile, senz’altro, e per questa volta rimanderei
il proggeto di Kriztianzeta alla prossima prova. Info:
ddinduztrie@email.it www.myspace.com/divisionofdarkradioinduztrie (Oflorenz)
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DAEMONIA
NYMPHE
“Krataia Asterope” CD (Prikosnovenie )
Tornano
più bravi che mai i greci Daemonia Nymphe, ovvero il
duo Spyros Giasafakis e Evi Strergiou, coadiuvati come sempre
da un nutrito stuolo di musicisti e cantanti di alto valore,
fra cui Louisa John-Krol ed Olaf Parusel degli STOA. Il disco
si apre con un inno (“Esodos”) in cui oltre agli altri strumenti
risaltano le voci intrecciate maschili e femminili: è
probabilmente il brano più “moderno” dell’intero album,
che invece nelle altre composizioni abbraccia ceremoniali etno-mediterranei,
ricercati affreschi neo-medieval (ben in evidenza in “To Goddess
Mnemosyne” ed in “Hymenaios”), inni orfici ritualistici dedicati
nei testi ad Hekate, Mnemosyne, Persephone: non dissimili quindi,
per fare un esempio, dai lavori di Francesco Banchini/GOR. Tutti
gli strumenti sono, al solito, stati creati artigianalmente
sulla base degli antichi originali greci, e suonati dall’ensemble,
laddove possibile, con le stesse modalità e melodie di
allora. Malinconica e suadente è “Divine Goddess of fertility"
dedicata alla dea Damona, dove più voci femminili si
rincorrono e si intrecciano: lo stesso avviene nel successivo
“Sirens of Ulysses”. Interessante l’uso delle cornamuse (in
greco “askaulos”) che tracciano il percorso di brani come la
già citata “Hymenaios”. In conclusione un disco non sicuramente
facile da affrontare, ma una volta assimilato risulta l’ennesimo
viaggio ancestrale a cui abbandonarsi. (Anialf)
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DECIDO-REQUIEM
“E,S,P” MCD ( promo)
Sarò
sincero: ho preso questo promo, fondamentalmente perché
mi piaceva il nome della band. Cosa posso effettivamente ascoltare
da queste 5 tracce? Un’attitudine al gothic-rock nelle parti
cantate/recitate al maschile, mentre melodie più darkwave
sono presenti quando entra la voce femminile. Il duo britannico
Naturescorpse e Doll giocano bene la carta delle atmosfere cupe
ma soprattutto debitrici nei confronti di certo rock alternativo.
Siamo pur sempre davanti ad una formazione UK, quindi la pletora
dei confronti potrebbe nuocere al gruppo anziché facilitarne
l’ascolto; diciamo che la base di ogni composizione sono i suoni
chitarra-basso, arricchiti dai synth e soprattutto dalle due
voci (preponderante è quella profonda maschile); le percussioni
sono invece quelle tipiche del dark passato ed attuale Le tracce
migliori sono la prima “Windswept” e l’ultima “Crowded room”,
uscite anche come cd singolo. Nulla di straordinariamente originale,
ma in giro c’è molto di peggio. (info: www.decido-requiem.2fear.com)
(Anialf)
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DEINE
LAKAIEN
“20 Years of electronic avantgarde” 3DVD (Premium records)
Lussuosa
e completissima edizione speciale per celebrare il ventennale
(ebbene sì, sono attivi sin dal 1985!!!) dei Deine Lakaien.
I primi due DVD (ma leggibili anche da un semplice lettore CD)
sono parte di un concerto live eseguito dal duo tedesco in collaborazione
con un’orchestra completa (la “Die Neue Philharmonic Frankfurt”)
diretta dal sempre bravissimo Ernst Horn. Ma i brani sono così
completamente rivisti in chiave orchestrale e sinfonica, da
renderli molto spesso irriconoscibili, e solo quando inizia
il potente e caldo canto di Alexander Veljanov ti rendi conto
di ascoltare i Lakaien. Proprio questa rivisitazione dei brani
cardine della loro ingente discografia è stata alla base
del lungo tour denominato “20 Jahre electronic avantgarde” che
si concluderà entro la fine dell’estate, e che ha visto
veramente parecchie date (e come sempre succede in questi casi,
nemmeno una in Italia!). Nel primo DVD troviamo brani come “Loneny”,
“Follow me”, “Into my arms”, “Dark star” oltre ad un documentario
live sul tour. Nel secondo, troviamo fra gli altri “Colour-ize”,
“Wunderbar”, “Where you are” e “Love me to the end”. Il terzo
DVD contiene una versione “Director’s cut” del Tour Documentary,
una compilation dei videoclip realizzati sinora, altri videoclip
tratti dai tour degli anni ’90, ed una galleria fotografica.
Insomma, aldilà del prezzo ovviamente non proprio economico,
un pezzo di storia musicale con la ‘m’ maiuscola, adatto per
chi ama il gruppo, ma sconsigliato per chi non li ha mai ascoltati
su cd, visto, come detto, l’approccio neo-sinfonico dei brani
rispetto agli originali. (Anialf)
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DER
BLAUE REITER
"Le
paradise funébre, l'enverse du tristesse" CD (Caustic
rec.)
I
Der Blaue Reiter (da non confondere con il progetto electro-industial
milanese degli anni '90) ci propongono quest'album composto
per la maggior parte da brani strumentali, con l'esclusione
di "Into heaven's maze", remixata da Morpheus, il cui cantato
ricorda gli Ordo Rosarius Equilibrio. La colonna sonora di questo
CD passa da atmosfere funebri, come "Le paradise funébre
(past)", ad altre più marziali. Un bell'album per chi
ama il dark ambient e la musica apocalittica. (Nikita)
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DERNIERE
VOLONTÈ
"Devant
le miroir" CD (Hau Ruck / Audioglobe distr.)
Ci
sono personaggi estrosi, provenienti dal giro "dark folk", i
quali, stanchi dei soliti clichè del genere, cercano
di dargli un tocco di personalità e di nuova linfa, con
trame musicali che non si limitano ai soliti 3 o 4 accordi fatti
con una chitarra acustica, che fanno solo annoiare, come la
maggior parte dei gruppi dell'ambiente si ostinano a fare. Tra
i progetti che cercano di smuovere le acque troviamo appunto
Derniere Volontè, che qui sforna un album electro-pop
folk, con suoni e cantato che ricordano la pop wave elettronica
francese. Proprio per questo motivo il lavoro potrà non
piacere a qualcuno, ma almeno dimostra che si possono avere
anche delle interessanti deviazioni nel filone, grazie ad un
militar-pop mischiato ad una pop wave francofona. (Nikita)
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DESIDERII
MARGINIS
“Seven Sorrows” CD (Cold Meat Industry)
Ogni
nuovo lavoro del progetto svedese di Johan Levin è un
vero e proprio avvincente capitolo di un immaginario “dark-ambient
audio-book”. Più precisamente siamo giunti al 6° capitolo
di questa oscura saga nordica, che già con il precedente
“That which is tragic and timeless” di un paio di anni or sono,
aveva toccato un livello creativo per nulla disprezzabile, soprattutto
in una nicchia dove rinnovarsi ed inventare qualcosa di diverso
è impresa assai ardua. 9 tracce, dalla durata media di
6 minuti, ci accompagnano ancora una volta nelle lande desolate
dipinte per noi dal talentuoso Levin, tra drones elettronici
dilatati e psichedelici accompagnati da dulcimer e chitarre
acustiche, con qualche sporadico intervento vocale recitato
esplorante gli abissi ed i misteri della mente umana, le sue
paure e le sue sofferenze. Vero Desiderii Marginis style. (Oflorenz)
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DETUNE-X
Purevil CD (Rustblade/Masterpiece
distr.))
Si
ripresenta in vesrioen potenziata il progetto di Stefano “:Banthier//”
Rossello, grazie al prezioso lavoro del belga Eric Van Wonterghem,
ai più di sicuro noto per i suoi progetti principali
Sonar e Monolith. Le 12 tracce del dischetto, quasi tutte di
durata compresa fra i 3 ed i 4 minuti, costituiscono una sorta
di parossistico rave elettro-tribale dove una ritmica insistente
e martellante prevale su di ogni altra forma di suono-emozione-sensazione
che una qualsivoglia materia sonica possa trasmettere. Più
che per un ascolto casalingo, consiglierei questo disco per
un’estraniante dance-floor session, meglio se in balia di alcohol
ed anfetamine.
Info:
www.myspace.com/detunex
(Oflorenz)
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DEUTSCH
NEPAL
"Erotikon"
CD (Cold Meat Industry/Audioglobe distr.)
Lina
Baby Doll, alfiere dell'industrial storico, ritorna finalmente
come Deutsch Nepal, dopo averci estasiato con Janitor, suo progetto
parallelo. Atmosfere ambient industriali e ritmi esoterici,
dove Lina ci dimostra che è uno tra i maestri del genere.
Se in passato ha fatto musica più estrema, qui il sound
diventa più accessibile, ma non per questo meno interessante.
Un CD per chi ama queste sonorità, da avere assolutamente.
(Nikita)
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DIALIS
“s/t” CD EP (Autoprodotto)
5
tracce lievi, delicate, suonate in punta di dita. Dark classico
per questo gruppo italiano attivo dal
2005
che, anche grazie a MySpace, è riuscito a creare attorno
a sé un nutrito gruppo di estimatori eclettici che spaziano
dal Dark alla New Wave, dal Brit-Pop al Metal. E se per eclettismo
si intende una spazialità, una direzionalità che
tende all’esterno, al movimento, si noti come questo lavoro
si palesi non riduttivo, ma estremamente particolareggiato e
musicalmente esteso. Le costruzioni melodiche sono ben salde,
la voce di Emil Spleen è avvolgente e calda. A tratti
mi ricordano Nick Cave and the Bad Seeds. Affiorano paesaggi
invernali, taverne fumose, un lavoro sincero e mosso da passione
vera. Consigliato! (Tanks)
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DIE
VERBANNTEN KINDER EVAS
"Dusk and void became alive“ CD (Napalm Death)
Dopo
tanto attendere (più di sei anni!), finalmente ecco il
nuovo lavoro di Richard Lederer, questa volta però non
più in compagnia della sorella Julia, bensì di
una nuova cantante: proprio questo cambiamento sta alla base,
secondo Lederer, del ritardo con cui il cd è uscito (il
povero Richard ha dovuto entrare in sala di incisione con ben
4 differenti cantanti prima di trovare, per caso, quella più
adatta alle sue composizioni!). Beh, io avrei potuto aspettare
anche di più pur di ascoltare quello che di meraviglioso
il compositore austriaco ci ha proposto. Già dall’inizio
del disco, la sontuosa e liturgica title-track ci fa entrare
in un mondo fatto di riverenza e di mistero, e basterebbero
queste note e le percussioni marziali tipiche del gruppo per
giustificare il ritardo di cui parlavo. Negli arrangiamenti
più oscuri e nella scelta degli intro, il disco potrebbe
rifarsi più di tutti a “In darkness let me well”, poiché
in generale tutti i brani tendono a trascinare l’ascoltatore
in un buio riflessivo, avvolgente… Ed è per questo che
l’unico appunto che muovo al cd è proprio la scelta della
nuova cantante Christina, che canta un’ottava sopra Julia, oltretutto
muovendosi in territori prettamente lirici: secondo me, per
cantare brani intensi come la già citata traccia di apertura,
oppure la struggente e poderosa “Winter’s night” ci voleva una
voce più profonda e meno alta come tonalità: comunque
onore al merito per la nuova interprete per essersi voluta cimentare
con brani che, diciamo la verità, pochi se non lo stesso
Lederer riuscirebbero a capire fino in fondo. C’è anche un rimando
diretto all’album “Come heavy sleep” il cui brano “Unquiet Thoughts”
ricorda proprio quelle atmosfere, arricchite fra l’altro dalla
voce, questa sì adattissima, di Richard Lederer, che
poi compare in altri brani del cd, come in “Cease to breath”
dove il duetto fra i due canti maschile e femminile accompagna
la canzone più dolce dell’album. Con un paio di brani
in tipico stile DVKE, si chiude con un outro suonato esclusivamente
al pianoforte, chiusura che farebbe voglia di ascoltare un doppio
o triplo album della formazione tedesca… Ma chissà, in
base alle dichiarazioni fatte in alcune interviste, a parte
l’uscita del suo progetto industrial-electro Ice Ages, non ci
vorrà molto stavolta per assaporare di nuovo “gli esuli
figli di Eva” (la traduzione del nome del gruppo). Sublime (Anialf)
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DISHARMONY
“Frames” CD (Aliens Production)
Il
tempo per sperimentare è terminato, la Slovacchia sta
diventando terreno fertile per massacri cinematografici (filone
Hostel e simili) e musicali. La Aliens sforna bestie ogni giorno,
pronte a macellare qualunque cosa capiti loro sotto mano. Questo
dark-electro-project sfodera sangue putrido da tombini puzzolenti,
atmosfere lynchiane (fabbriche, rumori) e melodie sottocutanee.
Vocal distorto, sussurri, parole, elettronica ipnotica e rumorosa,
senza perdere il contatto con la realtà. Questo quarto
lavoro raccoglie gli “scarti” del primo disco “Moonflower” e
remix distorti e sperimentali, vibranti, sacri, cervellotici.
C’è posto per tutti nel gioco sacro al massacro, silenzioso
e quindi più letale. Disturbi sonori in bilico tra acidità
metallica e rumori industriali, tra melodia e silenzio.
(Pinhead)
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DISMAL
"Miele dal salice" CD (Dreamcell 11)
I
Dismal, dopo aver fatto del gothic metal non troppo "masticabile",
riescono ora finalmente a creare un lavoro molto personale,
prima di tutto discostandosi dal genere precedente, ed addentrandosi
in lidi eterei con inserti etnici e spunti lirici, con una musica
che sarebbe una degna colonna sonora di un ipotetico film di
Tim Burton. In questo nuovo lavoro Afelio e Bradac (ideatori
del progetto) collaborano con una nuova cantante, Rossana Landi,
che con la sua bella voce riesce a fondersi in un tutt’uno con
la musica. "Miele dal salice" comunque non si adagia troppo
nemmeno nei clichè ethereal, ma li sfiora con interessanti
intrecci sinfonici, risultando eccellente dal punto di vista
compositivo e molto articolato negli arrangiamenti.
Coraggioso poi l'uso del cantato in italiano, finalmente un
gruppo della penisola che ha voglia di far sentire le proprie
radici. Tra i brani che meritano attenzione cito "Mèliss",
in cui inserti tzigani si mischiano a suoni magici, e "Polvere
d'Ireos", con inserti lirici ed un'articolata struttura musicale,
le cui diverse trame riescono a ben amalgamarsi in modo raffinato.
Per i Dismal un'eccellente svolta! (NIkita)
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DWELLING
“Ainda é noite” CD (Equilibrium music)
Secondo
full length per la formazione portoghese: potrei fermarmi qui
e non dire altro, tanto per chi conosce i Dwelling ogni parola
è sprecata. Qui le lodi non solo non sono sufficienti,
ma chi si cimenta nell’ascolto di questo nuovo “Ainda é
notte” troverà principalmente una cosa: poesia vibrante
in musica. La definizione di ‘gothic-fado’ (sebbene suoni un
po’ controsenso e pretenziosa) torna assai utile per definire
la malinconia suadente delle 11 composizioni, sempre ad un passo
dal commuovere sinceramente. La bravura al canto di Catarina
è ormai un dato di fatto, così come l’amalgama
di Silvia e Alexandra ai violini, che sostengono tutti brani
assieme alla doppia chitarra acustica di Nuno e Moritz, ed al
basso di Jaime. Ispirati quanto non mai, i Dwelling cesellano
gli strumenti e la voce con una grazia ed una delicatezza rarissime,
l’influenza delle sonorità iberiche è ben solida
in brani quali “Ainda é la noite”, “Some love, please?”,
e “What if…?”. Ma è nei brani più propriamente
eterei nei quali si può riscontrare una vocazione alla
timidità ed alla semplicità: brani come “Acordar”
o “Da minha ausencia” (il più toccante e riuscito dell’album,
mescolando tutti gli elementi sonori di cui abbiamo parlato)
sono così languidi e romantici che vorresti averli suonati
o cantati tu stesso, o almeno aver partecipato alla loro creazione.
Armonie leggermente virate al jazz sono sempre all’erta, ed
arricchiscono ulteriormente gli arrangiamenti; musica contemporanea
si potrebbe osare, sicuramente nostalgica e di gran classe.
Chiude l’album “Opus DCXVI”, nella quale avverti chiaramente
e definitivamente le origini iberiche del quintetto, qui con
un arrangiamento a tratti quasi tzigano-slavo. Che dire d’altro?
Di far immediatamente proprio un album che rimane impresso già
al primo ascolto, ma che vorresti ascoltare e riascoltare per
trovarvi ogni volta una sfumatura diversa. (Anialf)
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ELEND
“A world in their screams” CD (Prophecy prod.)
Dopo
il cambio di etichetta di qualche anno fa, gli Elend si sono
sempre più evoluti verso un suono più personale,
affrancandosi da etichette quali “i nuovi Dead can Dance”. Questo
nuovo lavoro è perennemente in bilico fra una perfetta
colonna sonora per un film horror, essendo particolarmente evocativo
e piuttosto angosciante, ed uno sperimentalismo ambientale votato
però a suoni molto forti, potenti, quasi stridono gli
strumenti sacrificati a tale sforzo. E purtroppo, almeno per
quel che mi riguarda, il cd è assai ripetitivo, la voce
femminile sempre splendida è ora in secondo (anzi in
terzo) piano rispetto alla voce narrante maschile (anche questo
punto molto ripetitivo dell’album). Probabilmente lo scopo del
gruppo francese (con componenti tedeschi) era proprio quello
di creare un muro di suono che avesse qualcosa di surreale ma
assolutamente non etereo, anzi d’impatto assai duro: ed in questo
il cd centra in pieno l’obiettivo. Però chi si ricordava
degli Elend degli ultimi dischi deve porre l’attenzione altrove:
qui siamo in piena dark-ambient per la ricorsività dei
suoni, della pura avanguardia per la scelta degli strumenti
e degli arrangiamenti. Un passo indietro ai tempi degli esordi,
senza fortunatamente lo screaming ma ugualmente un po’ forzato.
Da loro speravo in qualcosa di meglio. (Anialf)
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ELANE
"Lore
of Nén" CD (Distinct music/Masterpiece distr.)
Quintetto
tedesco, il quale propone un ethereal abbastanza world music
ma fatto bene e mai banale. Voci femminili eteree e sognanti,
ed i tappeti onirici delle tastiere ci accompagnano in un viaggio
musicale alla ricerca dei sogni. Abbastanza vicino a tematiche
care a Enya.
(Nikita)
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FREUDSTEIN
"Mass
market misery" CD (Wasp Factory Rec.)
Questo
duo britannico è dedito ad un'electro-wave interessante
e per nulla banale, dove melodie romantiche e lente come "Misadvenure",
si mischiano a quelle più movimentate come "Sister Sleaze",
che sembra essere uscita dagli indimenticabili anni '80! I testi
parlano di horror, sesso, politica e zombies! Se negli ultimi
5 anni la scena oscura ci ha dato poche interessanti bands,
i Freudstein sono tra queste, perché con la loro personalità
sono riusciti là dove altri hanno miseramente fallito.
(Nikita)
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FUNKER
VOGT
“Aviator” CD
(Synthetic Symphony/ distr. Audioglobe)
Sono
sempre loro, teutonici, bellici (nei testi e nell’aspetto),
campioni indiscussi del basso “ciccione” tedesco e del vocal
rude-melodico. Il motto migliore per presentarli alla platea
non potrebbe che essere: “F.V.! I cavalieri guerrafondai della
distruzione apocalittica!”. In realtà, sarebbe solo un
modo per deriderli, perché tra la loro bravura elettronica
ed il loro pubblico vi è un abisso. Non c’è dubbio che
ci sappiano fare con sintetizzatori, effettacci pomposi e melodie
stile Covenant (“Child Soldier”) ma la loro musica non va oltre
il già sentito e ciò porta inevitabilmente a restringere
la cerchia di aspiranti utenti, relegandoli al club dark per
maranzoni. Nulla di male, noi abbiamo Gigi D’Agostino, loro
hanno i F.V.. Quindi il grande dilemma musicale sfocia sulla
teoria e sulla volontà degli artisti di evolversi, se
questo desiderio manca allora è giusto analizzare solo
ciò che viene realizzato ma senza paragonarlo al passato,
altrimenti questa recensione potrebbe già concludersi
in questo modo: ecco il quattrocentesimo disco dei F.V., uguale
al primo, al secondo, al terzo e così via. In realtà
nel 2007 l’evoluzione in meglio si sente, un passo in avanti
rispetto agli ultimi lavori (“Survivor" e "Navigator"), troppo
ancorati al passato (eccolo che ritorna!). Oltre alla già
citata “Child Soldier” è bene sottolineare “My Fortune”,
entrambe si avvalgono di un bel lavoro di fondo, con quel giro
melodico circolare molto efficace. “Hostile Waters” si ostina
ad avvalorare la tesi dirty-techno, mentre “Frozen In Time”
dimostra una abilità della band anche sotto l’effetto
lento dei loro macchinari dance.
(Pinhead)
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GOTHIC
“The Antibox” BOX 4Cd + 2Dvd (autoprod. Gothic - Dark Avant-garde
Multimedia Project)
Ricordate quando un paio di annetti fa trattammo di “Grim”,
la monumentale opera multimediale in doppio Cd con oltre 100
minuti di musica, video, poesie ed illustrazioni ad opera del
progetto ligure di James Jason? Rammento bene che ne parlammo
come di una sorta di summa del verbo gotico a tutto tondo, con
uno spettro di influenze che toccavano tutti i territori dell’arte
musicale oscura, dal progressive al death metal. Ebbene, tra
le mani abbiamo ora addirittura un Super-box che nell’arco di
2 cd full lenght, 2 mini, e 2 dvd ci accompagna in un lunghissimo
viaggio nella storia di questo progetto, dalle lontanissime
origini risalenti al termine degli anni ‘80 fino ai giorni nostri,
i giorni di “Grim” appunto; Il Box non ha titolo, ma il gruppo
lo definisce “Antibox” proprio a rimarcare il significato particolare
di quest’opera, che non vuol essere né un “Best of” né
tantomeno il nuovo lavoro dei Gothic. Si tratta semplicemente
della storia del progetto, e della sua costante evoluzione nel
corso di questi lunghi 18 anni. Rivivrete così i primissimi
ed acerbi tempi del demo “Into the Gothic Gloom”, quando la
mente di James Jason era ancora in balia della ribellione e
della rabbia death- metal e grind-core, ed i mezzi a disposizione
erano davvero miseri ed inadeguati; con un pizzico di follia
ed una tastiera Casio suonata a mo’ di chitarra si potevano
ricamare minimali brani di indefinibile materia sonica oscura,
ed anno dopo anno, demo dopo demo (una decina nel caso dei Gothic
se non erro), con fatica e determinazione eccoci finalmente
raggiungere gli standard qualitativi di ben altro spessore sfociati
poi nel sopra menzionato“Grim”. Tutto ciò anche grazie
all’apporto degli altri musicisti che di volta in volta, seppur
a fasi alterne, hanno affiancato il nostro James nel progetto
Gothic. D’obbligo quindi ricordare Davy Jones, Chris Joint,
John Ruin e David Bosch, che è anche l’illustratore di
molte delle tetre copertine del gruppo. Non ci si dovrà
stupire se alcuni frammenti del Box, in particolare quelli presenti
nel primo Cd “Whispers from the Gothic Gloom. And a fiend…”
risultano al limite dell’ascoltabilità: la loro funzione
non è null’altro che quella pura di documentazione storica,
di testimonianza di una lunga avventura vissuta all’insegna
dell’esplorazione senza barriere della musica “noire” in tutte
le sue più angolose sfaccettature. Da notare che l’ultimo
cd, uno dei due mini, va a lambire il periodo “Grim”, con due
remix di brani presenti proprio nel doppio del 2004. Il nostro
consiglio è quello di prendervi un po’ di tempo in una
delle vostre prossime grigie domeniche autunno-invernali, e
di iniziare dai due Dvd con la storia cronologica del progetto.
Solo dopo la visione di questo documentario propedeutico alla
comprensione dell’opera, potrete tuffarvi a mente aperta nell’ascolto
dei 4 cd audio.
Annotazione
finale: al momento il Box, dalla tiratura limitata, viene distribuito
privatamente dal gruppo ai proprio contatti; successivamente
dovrebbero essere messe in vendita le copie residue, direttamente
tramite il sito web. Un’opera speciale, decisamente fuori dal
coro. Info: www.gothicdimension.com
(Oflorenz)
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H2S
"Proteus Soundtracks" CD (Biostasi)
Dopo
una nutrita serie di Cdr rigorosamente “limited edition”, ecco
finalmente il primo Cd ufficiale di lunga durata (anch’esso
limitato, per la precisione a 300 copie) per il novarese Fabio
Degiorgi, in arte H2S. Si parte bene già dalla grafica:
titolo omaggiante i grandi Chrome di “Alien Soundtracks”, e
la solita, azzeccata iconografia fredda ed estraniante delle
passate produzioni; e a tal proposito l’immagine presa dalle
parti della “zona di confine” più famosa al mondo (il
vecchio muro berlinese ovviamente!) ci introduce anche ad uno
dei temi portanti trattati dal disco, quello della “guerra fredda”
che marchiò indelebilmente oltre 40 anni di storia europea
e mondiale. Un brano su tutti? L’intro gelida e lacerante di
“Proteus Postojna Speleological Station” (complimenti, un titolo
molto… Nurse With Wound direi!), ma anche la seguente “Zimmerstrasse”
si pone in buona evidenza. Come già rilevammo parlando
delle precedenti produzioni, il punto di forza di H2S sta nell’ampia
contaminazione tra elettronica analogica, spirito industrial
e certo Krautrock dei ’70 (si pensi a Cluster ed Harmonia) che
rende i brani – compito arduo essendo tutti strumentali - differenti
dalla solita solfa del genere ed in gran parte ben memorizzabili
dopo pochi ascolti. E non dimentichiamo il pregio della durata
non eccessiva di circa 40 minuti, come i vecchi, cari vinili:
più che sufficiente per dimostrare il valore della proposta
musicale, senza appesantire oltre modo l’ascoltatore. Segnalo
infine un brano dedicato al grande regista ispanico Bunuel,
ed alla bella attrice francese Maria Latour che recitò
verso il termine degli anni ‘60 in alcuni dei suoi film, tra
i quali l’intrigante “Belle de Jour”. Ascoltando il cd mi è
venuto in mente uno splendido film della mia gioventù,
“Viaggio Allucinante”. Non so chi di voi lo ricorda, ma io mi
vedrei a pennello alcuni dei brani di P.S. come colonna sonora
di quella mitica pellicola!
Info:
www.myspace.com/h2sit
(Oflorenz)
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HERR
“Vondel’s Lucifer - First Movement” CD (Cold Spring)
Ambiziosa
uscita da parte degli olandesi HERR, che nell’arco di 3 atti,
e ben 75 minuti di musica, ci narrano una novella tratta da
uno scritto del loro connazionale Vondel risalente al XVII secolo,
“Lucifer” appunto. Pur forte dell’apporto di pezzi da 90 tra
i quali R. Leviathan di Ostara e Holger F. di Belborn, la pretenziosa
opera si perde a mio avviso nei meandri di un’eccessiva pomposità,
appesantita oltremodo dalla notevole durata del disco. Vicino
ad un vero e proprio atto teatrale, gran parte del lavoro si
avvale di un recitato in lingua inglese, sopra una base musicale
dai connotati folk ed a tratti neoclassici suonata ed arrangiata
egregiamente, ma che non può prescindere dalla comprensione
del racconto per essere goduta appieno dall’ascoltatore. In
taluni frangenti, vedi “Our bliss departed”, la musica gode
di forza sua, ed è apprezzabile e coinvolgente anche
al di fuori del contesto narrato. Nonostante ciò, consiglierei
comunque l’acquisto solamente a chi possieda una notevole padronanza
dell’inglese, dal momento che il semplice ascolto della musica
risulta riduttivo e, obiettivamente, noioso alla distanza. (Oflorenz)
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HIS
DIVINE GRACE
“Le grand secret” CD (Reue Um Reue)
Dark-ambient
minimale e sibilante industrial per questo nuovo album di monsieur
Moonchild Erik. Il cinematografico quarto album (ufficiale,
non contando live e collaborazioni varie) prende lo spunto dallo
studio dalla corrente letteraria e filosofica dei Tradizionalisti
ed in particolare da Sekens Murdock e Leontin Voigt Abilgaard,
il cui lavoro ideologico viene ‘narrato’ nell’album in tre capitoli,
“Thèse” dedicato a Murdock, “Antithèse” dedicato
a Abilgaar, e da una suite finale lunga quasi 17 minuti dal
significativo titolo “Syntèse et Syncretisme”. Sicuramente
i suoni, pur restando nel genere ambient propriamente detto,
contengono anche campionamenti di voci e rumori che però
non fanno altro che rendere ancora più claustrofobico
il pur interessante cd. Filmografico, dicevo, perché
come del resto per le vere creazioni ambient, questi brani sono
nati per far nascere nel proprio cervello immagini, colori,
forme, oppure abbandonarvisi senza pensare a niente, per ascoltare
il silenzio del momento. Consigliato agli estimatori ad esempio
di Torhoid (come nuova realtà) e Lustmord (come nome
storico). (Anialf)
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THE
HORRORIST
“Attack decay” CD (Out of line )
Nuovo
lavoro anche per mr. Oliver Chesler, alias The Horrorist. Dopo
il notevole successo dei suoi precedenti album, “Attack decay”
ripropone il baldo techno-man alle prese da una parte con la
violenza più estrema dell’electro, dall’altra da un synth-pop
debitore sicuramente agli anni ’80. Ci sono comunque tante influenze
in questo cd, i virtuosismi ebm mandati in loop scandiscono
i bpm ora più estremi ora più “rarefatti” (uso
le virgolette d’obbligo), potrebbero però lasciare un
po’ stupiti coloro che hanno presente il The Horrorist degli
album passati. Difatti in “Attack decay” è sicuramente
l’anima più “tranquilla” del musicista americano a prendere
il sopravvento, allorché i suoni sono diventati più
accessibili ed immediati. Io personalmente ci vedo tanto i Cabaret
Voltaire, a causa dello sperimentalismo che lascia sempre spazio
all’aspetto dancefloor. Le ballate dark “Pain and pleasure”
e “Close to you”, la programmatica “Body to body”, l’electro
tenace di “Sex machine”: minimalistici giri di batteria elettronica
e synth che fanno tanto ebm ma di quelle delle “migliori annate”.
Inoltre trovo che questo nuovo cd sia abbastanza debitore nei
confronti dei Soft Cell, vorrete perdonarmi l’accostamento un
po’ ardito ma sarà un po’ per i testi piuttosto malati,
sarà per via di quel sottobosco elettronico tanto caro
a Dave Ball… Comunque sia, ci pensa la conclusiva, forsennata
e cattiva “Ich habe die macht” a far tornare alla mente il passato
di Chesler. Un piede in America ed uno in Germania, ed in mezzo
tante sfumatur per un disco sicuramente sopra le righe. (Anialf)
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