Rivista e Web-zine di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro
..............................................RECENSIONI DISCHI
. ..........................................Autunno / Inverno 2007

D-DARKRADIOINDUZTRIE
"Appunti di dolore metropolitani" CD (Deserted Factory)

Peccato che queste 5 lunghe tracce, i cui titoli formano un’ideale, ermetica poesia, non abbiano la forza di valicare i limiti tipici di una dark-ambient troppo scarna e minimale ormai già sentita troppe volte. In questo genere ormai ci vuole un pizzico di stoffa in più per emergere, o quanto meno per trasmettere qualche emozione all’ascoltatore senza risultare piatti e monotoni. Un compito difficile, senz’altro, e per questa volta rimanderei il proggeto di Kriztianzeta alla prossima prova. Info: ddinduztrie@email.it www.myspace.com/divisionofdarkradioinduztrie  (Oflorenz)

DAEMONIA NYMPHE
“Krataia Asterope” CD (Prikosnovenie )

Tornano più bravi che mai i greci Daemonia Nymphe, ovvero il duo Spyros Giasafakis e Evi Strergiou, coadiuvati come sempre da un nutrito stuolo di musicisti e cantanti di alto valore, fra cui Louisa John-Krol ed Olaf Parusel degli STOA. Il disco si apre con un inno (“Esodos”) in cui oltre agli altri strumenti risaltano le voci intrecciate maschili e femminili: è probabilmente il brano più “moderno” dell’intero album, che invece nelle altre composizioni abbraccia ceremoniali etno-mediterranei, ricercati affreschi neo-medieval (ben in evidenza in “To Goddess Mnemosyne” ed in “Hymenaios”), inni orfici ritualistici dedicati nei testi ad Hekate, Mnemosyne, Persephone: non dissimili quindi, per fare un esempio, dai lavori di Francesco Banchini/GOR. Tutti gli strumenti sono, al solito, stati creati artigianalmente sulla base degli antichi originali greci, e suonati dall’ensemble, laddove possibile, con le stesse modalità e melodie di allora. Malinconica e suadente è “Divine Goddess of fertility" dedicata alla dea Damona, dove più voci femminili si rincorrono e si intrecciano: lo stesso avviene nel successivo “Sirens of Ulysses”. Interessante l’uso delle cornamuse (in greco “askaulos”) che tracciano il percorso di brani come la già citata “Hymenaios”. In conclusione un disco non sicuramente facile da affrontare, ma una volta assimilato risulta l’ennesimo viaggio ancestrale a cui abbandonarsi. (Anialf)

DECIDO-REQUIEM
“E,S,P” MCD ( promo)

Sarò sincero: ho preso questo promo, fondamentalmente perché mi piaceva il nome della band. Cosa posso effettivamente ascoltare da queste 5 tracce? Un’attitudine al gothic-rock nelle parti cantate/recitate al maschile, mentre melodie più darkwave sono presenti quando entra la voce femminile. Il duo britannico Naturescorpse e Doll giocano bene la carta delle atmosfere cupe ma soprattutto debitrici nei confronti di certo rock alternativo. Siamo pur sempre davanti ad una formazione UK, quindi la pletora dei confronti potrebbe nuocere al gruppo anziché facilitarne l’ascolto; diciamo che la base di ogni composizione sono i suoni chitarra-basso, arricchiti dai synth e soprattutto dalle due voci (preponderante è quella profonda maschile); le percussioni sono invece quelle tipiche del dark passato ed attuale Le tracce migliori sono la prima “Windswept” e l’ultima “Crowded room”, uscite anche come cd singolo. Nulla di straordinariamente originale, ma in giro c’è molto di peggio. (info: www.decido-requiem.2fear.com) (Anialf)

DEINE LAKAIEN
“20 Years of electronic avantgarde” 3DVD (Premium records)

Lussuosa e completissima edizione speciale per celebrare il ventennale (ebbene sì, sono attivi sin dal 1985!!!) dei Deine Lakaien. I primi due DVD (ma leggibili anche da un semplice lettore CD) sono parte di un concerto live eseguito dal duo tedesco in collaborazione con un’orchestra completa (la “Die Neue Philharmonic Frankfurt”) diretta dal sempre bravissimo Ernst Horn. Ma i brani sono così completamente rivisti in chiave orchestrale e sinfonica, da renderli molto spesso irriconoscibili, e solo quando inizia il potente e caldo canto di Alexander Veljanov ti rendi conto di ascoltare i Lakaien. Proprio questa rivisitazione dei brani cardine della loro ingente discografia è stata alla base del lungo tour denominato “20 Jahre electronic avantgarde” che si concluderà entro la fine dell’estate, e che ha visto veramente parecchie date (e come sempre succede in questi casi, nemmeno una in Italia!). Nel primo DVD troviamo brani come “Loneny”, “Follow me”, “Into my arms”, “Dark star” oltre ad un documentario live sul tour. Nel secondo, troviamo fra gli altri “Colour-ize”, “Wunderbar”, “Where you are” e “Love me to the end”. Il terzo DVD contiene una versione “Director’s cut” del Tour Documentary, una compilation dei videoclip realizzati sinora, altri videoclip tratti dai tour degli anni ’90, ed una galleria fotografica. Insomma, aldilà del prezzo ovviamente non proprio economico, un pezzo di storia musicale con la ‘m’ maiuscola, adatto per chi ama il gruppo, ma sconsigliato per chi non li ha mai ascoltati su cd, visto, come detto, l’approccio neo-sinfonico dei brani rispetto agli originali. (Anialf)

DER BLAUE REITER
"Le paradise funébre, l'enverse du tristesse" CD (Caustic rec.)

I Der Blaue Reiter (da non confondere con il progetto electro-industial milanese degli anni '90) ci propongono quest'album composto per la maggior parte da brani strumentali, con l'esclusione di "Into heaven's maze", remixata da Morpheus, il cui cantato ricorda gli Ordo Rosarius Equilibrio. La colonna sonora di questo CD passa da atmosfere funebri, come "Le paradise funébre (past)", ad altre più marziali. Un bell'album per chi ama il dark ambient e la musica apocalittica. (Nikita)

DERNIERE VOLONTÈ
"Devant le miroir" CD (Hau Ruck / Audioglobe distr.)

Ci sono personaggi estrosi, provenienti dal giro "dark folk", i quali, stanchi dei soliti clichè del genere, cercano di dargli un tocco di personalità e di nuova linfa, con trame musicali che non si limitano ai soliti 3 o 4 accordi fatti con una chitarra acustica, che fanno solo annoiare, come la maggior parte dei gruppi dell'ambiente si ostinano a fare. Tra i progetti che cercano di smuovere le acque troviamo appunto Derniere Volontè, che qui sforna un album electro-pop folk, con suoni e cantato che ricordano la pop wave elettronica francese. Proprio per questo motivo il lavoro potrà non piacere a qualcuno, ma almeno dimostra che si possono avere anche delle interessanti deviazioni nel filone, grazie ad un militar-pop mischiato ad una pop wave francofona. (Nikita)

DESIDERII MARGINIS
“Seven Sorrows” CD (Cold Meat Industry)

Ogni nuovo lavoro del progetto svedese di Johan Levin è un vero e proprio avvincente capitolo di un immaginario “dark-ambient audio-book”. Più precisamente siamo giunti al 6° capitolo di questa oscura saga nordica, che già con il precedente “That which is tragic and timeless” di un paio di anni or sono, aveva toccato un livello creativo per nulla disprezzabile, soprattutto in una nicchia dove rinnovarsi ed inventare qualcosa di diverso è impresa assai ardua. 9 tracce, dalla durata media di 6 minuti, ci accompagnano ancora una volta nelle lande desolate dipinte per noi dal talentuoso Levin, tra drones elettronici dilatati e psichedelici accompagnati da dulcimer e chitarre acustiche, con qualche sporadico intervento vocale recitato esplorante gli abissi ed i misteri della mente umana, le sue paure e le sue sofferenze. Vero Desiderii Marginis style. (Oflorenz)

DETUNE-X
Purevil CD (Rustblade
/Masterpiece distr.))

Si ripresenta in vesrioen potenziata il progetto di Stefano “:Banthier//” Rossello, grazie al prezioso lavoro del belga Eric Van Wonterghem, ai più di sicuro noto per i suoi progetti principali Sonar e Monolith. Le 12 tracce del dischetto, quasi tutte di durata compresa fra i 3 ed i 4 minuti, costituiscono una sorta di parossistico rave elettro-tribale dove una ritmica insistente e martellante prevale su di ogni altra forma di suono-emozione-sensazione che una qualsivoglia materia sonica possa trasmettere. Più che per un ascolto casalingo, consiglierei questo disco per un’estraniante dance-floor session, meglio se in balia di alcohol ed anfetamine.
Info: www.myspace.com/detunex
(Oflorenz)

DEUTSCH NEPAL
"Erotikon" CD (Cold Meat Industry/Audioglobe distr.)

Lina Baby Doll, alfiere dell'industrial storico, ritorna finalmente come Deutsch Nepal, dopo averci estasiato con Janitor, suo progetto parallelo. Atmosfere ambient industriali e ritmi esoterici, dove Lina ci dimostra che è uno tra i maestri del genere. Se in passato ha fatto musica più estrema, qui il sound diventa più accessibile, ma non per questo meno interessante. Un CD per chi ama queste sonorità, da avere assolutamente. (Nikita)

DIALIS
“s/t” CD EP (Autoprodotto)

5 tracce lievi, delicate, suonate in punta di dita. Dark classico per questo gruppo italiano attivo dal
2005 che, anche grazie a MySpace, è riuscito a creare attorno a sé un nutrito gruppo di estimatori eclettici che spaziano dal Dark alla New Wave, dal Brit-Pop al Metal. E se per eclettismo si intende una spazialità, una direzionalità che tende all’esterno, al movimento, si noti come questo lavoro si palesi non riduttivo, ma estremamente particolareggiato e musicalmente esteso. Le costruzioni melodiche sono ben salde, la voce di Emil Spleen è avvolgente e calda. A tratti mi ricordano Nick Cave and the Bad Seeds. Affiorano paesaggi invernali, taverne fumose, un lavoro sincero e mosso da passione vera. Consigliato! (Tanks)

DIE VERBANNTEN KINDER EVAS
"Dusk and void became alive“ CD (Napalm Death)

Dopo tanto attendere (più di sei anni!), finalmente ecco il nuovo lavoro di Richard Lederer, questa volta però non più in compagnia della sorella Julia, bensì di una nuova cantante: proprio questo cambiamento sta alla base, secondo Lederer, del ritardo con cui il cd è uscito (il povero Richard ha dovuto entrare in sala di incisione con ben 4 differenti cantanti prima di trovare, per caso, quella più adatta alle sue composizioni!). Beh, io avrei potuto aspettare anche di più pur di ascoltare quello che di meraviglioso il compositore austriaco ci ha proposto. Già dall’inizio del disco, la sontuosa e liturgica title-track ci fa entrare in un mondo fatto di riverenza e di mistero, e basterebbero queste note e le percussioni marziali tipiche del gruppo per giustificare il ritardo di cui parlavo. Negli arrangiamenti più oscuri e nella scelta degli intro, il disco potrebbe rifarsi più di tutti a “In darkness let me well”, poiché in generale tutti i brani tendono a trascinare l’ascoltatore in un buio riflessivo, avvolgente… Ed è per questo che l’unico appunto che muovo al cd è proprio la scelta della nuova cantante Christina, che canta un’ottava sopra Julia, oltretutto muovendosi in territori prettamente lirici: secondo me, per cantare brani intensi come la già citata traccia di apertura, oppure la struggente e poderosa “Winter’s night” ci voleva una voce più profonda e meno alta come tonalità: comunque onore al merito per la nuova interprete per essersi voluta cimentare con brani che, diciamo la verità, pochi se non lo stesso Lederer riuscirebbero a capire fino in fondo. C’è anche un rimando diretto all’album “Come heavy sleep” il cui brano “Unquiet Thoughts” ricorda proprio quelle atmosfere, arricchite fra l’altro dalla voce, questa sì adattissima, di Richard Lederer, che poi compare in altri brani del cd, come in “Cease to breath” dove il duetto fra i due canti maschile e femminile accompagna la canzone più dolce dell’album. Con un paio di brani in tipico stile DVKE, si chiude con un outro suonato esclusivamente al pianoforte, chiusura che farebbe voglia di ascoltare un doppio o triplo album della formazione tedesca… Ma chissà, in base alle dichiarazioni fatte in alcune interviste, a parte l’uscita del suo progetto industrial-electro Ice Ages, non ci vorrà molto stavolta per assaporare di nuovo “gli esuli figli di Eva” (la traduzione del nome del gruppo). Sublime (Anialf)

DISHARMONY
“Frames” CD (Aliens Production)

Il tempo per sperimentare è terminato, la Slovacchia sta diventando terreno fertile per massacri cinematografici (filone Hostel e simili) e musicali. La Aliens sforna bestie ogni giorno, pronte a macellare qualunque cosa capiti loro sotto mano. Questo dark-electro-project sfodera sangue putrido da tombini puzzolenti, atmosfere lynchiane (fabbriche, rumori) e melodie sottocutanee. Vocal distorto, sussurri, parole, elettronica ipnotica e rumorosa, senza perdere il contatto con la realtà. Questo quarto lavoro raccoglie gli “scarti” del primo disco “Moonflower” e remix distorti e sperimentali, vibranti, sacri, cervellotici. C’è posto per tutti nel gioco sacro al massacro, silenzioso e quindi più letale. Disturbi sonori in bilico tra acidità metallica e rumori industriali, tra melodia e silenzio.
(Pinhead)

DISMAL
"Miele dal salice" CD (Dreamcell 11)

I Dismal, dopo aver fatto del gothic metal non troppo "masticabile", riescono ora finalmente a creare un lavoro molto personale, prima di tutto discostandosi dal genere precedente, ed addentrandosi in lidi eterei con inserti etnici e spunti lirici, con una musica che sarebbe una degna colonna sonora di un ipotetico film di Tim Burton. In questo nuovo lavoro Afelio e Bradac (ideatori del progetto) collaborano con una nuova cantante, Rossana Landi, che con la sua bella voce riesce a fondersi in un tutt’uno con la musica. "Miele dal salice" comunque non si adagia troppo nemmeno nei clichè ethereal, ma li sfiora con interessanti intrecci sinfonici, risultando eccellente dal punto di vista compositivo e molto articolato negli arrangiamenti.
Coraggioso poi l'uso del cantato in italiano, finalmente un gruppo della penisola che ha voglia di far sentire le proprie radici. Tra i brani che meritano attenzione cito "Mèliss", in cui inserti tzigani si mischiano a suoni magici, e "Polvere d'Ireos", con inserti lirici ed un'articolata struttura musicale, le cui diverse trame riescono a ben amalgamarsi in modo raffinato. Per i Dismal un'eccellente svolta! (NIkita)

DWELLING
“Ainda é noite” CD (Equilibrium music)

Secondo full length per la formazione portoghese: potrei fermarmi qui e non dire altro, tanto per chi conosce i Dwelling ogni parola è sprecata. Qui le lodi non solo non sono sufficienti, ma chi si cimenta nell’ascolto di questo nuovo “Ainda é notte” troverà principalmente una cosa: poesia vibrante in musica. La definizione di ‘gothic-fado’ (sebbene suoni un po’ controsenso e pretenziosa) torna assai utile per definire la malinconia suadente delle 11 composizioni, sempre ad un passo dal commuovere sinceramente. La bravura al canto di Catarina è ormai un dato di fatto, così come l’amalgama di Silvia e Alexandra ai violini, che sostengono tutti brani assieme alla doppia chitarra acustica di Nuno e Moritz, ed al basso di Jaime. Ispirati quanto non mai, i Dwelling cesellano gli strumenti e la voce con una grazia ed una delicatezza rarissime, l’influenza delle sonorità iberiche è ben solida in brani quali “Ainda é la noite”, “Some love, please?”, e “What if…?”. Ma è nei brani più propriamente eterei nei quali si può riscontrare una vocazione alla timidità ed alla semplicità: brani come “Acordar” o “Da minha ausencia” (il più toccante e riuscito dell’album, mescolando tutti gli elementi sonori di cui abbiamo parlato) sono così languidi e romantici che vorresti averli suonati o cantati tu stesso, o almeno aver partecipato alla loro creazione. Armonie leggermente virate al jazz sono sempre all’erta, ed arricchiscono ulteriormente gli arrangiamenti; musica contemporanea si potrebbe osare, sicuramente nostalgica e di gran classe. Chiude l’album “Opus DCXVI”, nella quale avverti chiaramente e definitivamente le origini iberiche del quintetto, qui con un arrangiamento a tratti quasi tzigano-slavo. Che dire d’altro? Di far immediatamente proprio un album che rimane impresso già al primo ascolto, ma che vorresti ascoltare e riascoltare per trovarvi ogni volta una sfumatura diversa. (Anialf)

ELEND
“A world in their screams” CD (Prophecy prod.)

Dopo il cambio di etichetta di qualche anno fa, gli Elend si sono sempre più evoluti verso un suono più personale, affrancandosi da etichette quali “i nuovi Dead can Dance”. Questo nuovo lavoro è perennemente in bilico fra una perfetta colonna sonora per un film horror, essendo particolarmente evocativo e piuttosto angosciante, ed uno sperimentalismo ambientale votato però a suoni molto forti, potenti, quasi stridono gli strumenti sacrificati a tale sforzo. E purtroppo, almeno per quel che mi riguarda, il cd è assai ripetitivo, la voce femminile sempre splendida è ora in secondo (anzi in terzo) piano rispetto alla voce narrante maschile (anche questo punto molto ripetitivo dell’album). Probabilmente lo scopo del gruppo francese (con componenti tedeschi) era proprio quello di creare un muro di suono che avesse qualcosa di surreale ma assolutamente non etereo, anzi d’impatto assai duro: ed in questo il cd centra in pieno l’obiettivo. Però chi si ricordava degli Elend degli ultimi dischi deve porre l’attenzione altrove: qui siamo in piena dark-ambient per la ricorsività dei suoni, della pura avanguardia per la scelta degli strumenti e degli arrangiamenti. Un passo indietro ai tempi degli esordi, senza fortunatamente lo screaming ma ugualmente un po’ forzato. Da loro speravo in qualcosa di meglio. (Anialf)

ELANE
"Lore of Nén" CD (Distinct music/Masterpiece distr.)

Quintetto tedesco, il quale propone un ethereal abbastanza world music ma fatto bene e mai banale. Voci femminili eteree e sognanti, ed i tappeti onirici delle tastiere ci accompagnano in un viaggio musicale alla ricerca dei sogni. Abbastanza vicino a tematiche care a Enya.

(Nikita)

FREUDSTEIN
"Mass market misery" CD (Wasp Factory Rec.)

Questo duo britannico è dedito ad un'electro-wave interessante e per nulla banale, dove melodie romantiche e lente come "Misadvenure", si mischiano a quelle più movimentate come "Sister Sleaze", che sembra essere uscita dagli indimenticabili anni '80! I testi parlano di horror, sesso, politica e zombies! Se negli ultimi 5 anni la scena oscura ci ha dato poche interessanti bands, i Freudstein sono tra queste, perché con la loro personalità sono riusciti là dove altri hanno miseramente fallito. (Nikita)

FUNKER VOGT
“Aviator”
CD (Synthetic Symphony/ distr. Audioglobe)

Sono sempre loro, teutonici, bellici (nei testi e nell’aspetto), campioni indiscussi del basso “ciccione” tedesco e del vocal rude-melodico. Il motto migliore per presentarli alla platea non potrebbe che essere: “F.V.! I cavalieri guerrafondai della distruzione apocalittica!”. In realtà, sarebbe solo un modo per deriderli, perché tra la loro bravura elettronica ed il loro pubblico vi è un abisso. Non c’è dubbio che ci sappiano fare con sintetizzatori, effettacci pomposi e melodie stile Covenant (“Child Soldier”) ma la loro musica non va oltre il già sentito e ciò porta inevitabilmente a restringere la cerchia di aspiranti utenti, relegandoli al club dark per maranzoni. Nulla di male, noi abbiamo Gigi D’Agostino, loro hanno i F.V.. Quindi il grande dilemma musicale sfocia sulla teoria e sulla volontà degli artisti di evolversi, se questo desiderio manca allora è giusto analizzare solo ciò che viene realizzato ma senza paragonarlo al passato, altrimenti questa recensione potrebbe già concludersi in questo modo: ecco il quattrocentesimo disco dei F.V., uguale al primo, al secondo, al terzo e così via. In realtà nel 2007 l’evoluzione in meglio si sente, un passo in avanti rispetto agli ultimi lavori (“Survivor" e "Navigator"), troppo ancorati al passato (eccolo che ritorna!). Oltre alla già citata “Child Soldier” è bene sottolineare “My Fortune”, entrambe si avvalgono di un bel lavoro di fondo, con quel giro melodico circolare molto efficace. “Hostile Waters” si ostina ad avvalorare la tesi dirty-techno, mentre “Frozen In Time” dimostra una abilità della band anche sotto l’effetto lento dei loro macchinari dance.
(Pinhead)

GOTHIC
“The Antibox” BOX 4Cd + 2Dvd (autoprod. Gothic - Dark Avant-garde Multimedia Project)


Ricordate quando un paio di annetti fa trattammo di “Grim”, la monumentale opera multimediale in doppio Cd con oltre 100 minuti di musica, video, poesie ed illustrazioni ad opera del progetto ligure di James Jason? Rammento bene che ne parlammo come di una sorta di summa del verbo gotico a tutto tondo, con uno spettro di influenze che toccavano tutti i territori dell’arte musicale oscura, dal progressive al death metal. Ebbene, tra le mani abbiamo ora addirittura un Super-box che nell’arco di 2 cd full lenght, 2 mini, e 2 dvd ci accompagna in un lunghissimo viaggio nella storia di questo progetto, dalle lontanissime origini risalenti al termine degli anni ‘80 fino ai giorni nostri, i giorni di “Grim” appunto; Il Box non ha titolo, ma il gruppo lo definisce “Antibox” proprio a rimarcare il significato particolare di quest’opera, che non vuol essere né un “Best of” né tantomeno il nuovo lavoro dei Gothic. Si tratta semplicemente della storia del progetto, e della sua costante evoluzione nel corso di questi lunghi 18 anni. Rivivrete così i primissimi ed acerbi tempi del demo “Into the Gothic Gloom”, quando la mente di James Jason era ancora in balia della ribellione e della rabbia death- metal e grind-core, ed i mezzi a disposizione erano davvero miseri ed inadeguati; con un pizzico di follia ed una tastiera Casio suonata a mo’ di chitarra si potevano ricamare minimali brani di indefinibile materia sonica oscura, ed anno dopo anno, demo dopo demo (una decina nel caso dei Gothic se non erro), con fatica e determinazione eccoci finalmente raggiungere gli standard qualitativi di ben altro spessore sfociati poi nel sopra menzionato“Grim”. Tutto ciò anche grazie all’apporto degli altri musicisti che di volta in volta, seppur a fasi alterne, hanno affiancato il nostro James nel progetto Gothic. D’obbligo quindi ricordare Davy Jones, Chris Joint, John Ruin e David Bosch, che è anche l’illustratore di molte delle tetre copertine del gruppo. Non ci si dovrà stupire se alcuni frammenti del Box, in particolare quelli presenti nel primo Cd “Whispers from the Gothic Gloom. And a fiend…” risultano al limite dell’ascoltabilità: la loro funzione non è null’altro che quella pura di documentazione storica, di testimonianza di una lunga avventura vissuta all’insegna dell’esplorazione senza barriere della musica “noire” in tutte le sue più angolose sfaccettature. Da notare che l’ultimo cd, uno dei due mini, va a lambire il periodo “Grim”, con due remix di brani presenti proprio nel doppio del 2004. Il nostro consiglio è quello di prendervi un po’ di tempo in una delle vostre prossime grigie domeniche autunno-invernali, e di iniziare dai due Dvd con la storia cronologica del progetto. Solo dopo la visione di questo documentario propedeutico alla comprensione dell’opera, potrete tuffarvi a mente aperta nell’ascolto dei 4 cd audio.

Annotazione finale: al momento il Box, dalla tiratura limitata, viene distribuito privatamente dal gruppo ai proprio contatti; successivamente dovrebbero essere messe in vendita le copie residue, direttamente tramite il sito web. Un’opera speciale, decisamente fuori dal coro. Info: www.gothicdimension.com (Oflorenz)

H2S
"Proteus Soundtracks" CD (Biostasi)

Dopo una nutrita serie di Cdr rigorosamente “limited edition”, ecco finalmente il primo Cd ufficiale di lunga durata (anch’esso limitato, per la precisione a 300 copie) per il novarese Fabio Degiorgi, in arte H2S. Si parte bene già dalla grafica: titolo omaggiante i grandi Chrome di “Alien Soundtracks”, e la solita, azzeccata iconografia fredda ed estraniante delle passate produzioni; e a tal proposito l’immagine presa dalle parti della “zona di confine” più famosa al mondo (il vecchio muro berlinese ovviamente!) ci introduce anche ad uno dei temi portanti trattati dal disco, quello della “guerra fredda” che marchiò indelebilmente oltre 40 anni di storia europea e mondiale. Un brano su tutti? L’intro gelida e lacerante di “Proteus Postojna Speleological Station” (complimenti, un titolo molto… Nurse With Wound direi!), ma anche la seguente “Zimmerstrasse” si pone in buona evidenza. Come già rilevammo parlando delle precedenti produzioni, il punto di forza di H2S sta nell’ampia contaminazione tra elettronica analogica, spirito industrial e certo Krautrock dei ’70 (si pensi a Cluster ed Harmonia) che rende i brani – compito arduo essendo tutti strumentali - differenti dalla solita solfa del genere ed in gran parte ben memorizzabili dopo pochi ascolti. E non dimentichiamo il pregio della durata non eccessiva di circa 40 minuti, come i vecchi, cari vinili: più che sufficiente per dimostrare il valore della proposta musicale, senza appesantire oltre modo l’ascoltatore. Segnalo infine un brano dedicato al grande regista ispanico Bunuel, ed alla bella attrice francese Maria Latour che recitò verso il termine degli anni ‘60 in alcuni dei suoi film, tra i quali l’intrigante “Belle de Jour”. Ascoltando il cd mi è venuto in mente uno splendido film della mia gioventù, “Viaggio Allucinante”. Non so chi di voi lo ricorda, ma io mi vedrei a pennello alcuni dei brani di P.S. come colonna sonora di quella mitica pellicola!
Info: www.myspace.com/h2sit
(Oflorenz)

HERR
“Vondel’s Lucifer - First Movement” CD (Cold Spring)

Ambiziosa uscita da parte degli olandesi HERR, che nell’arco di 3 atti, e ben 75 minuti di musica, ci narrano una novella tratta da uno scritto del loro connazionale Vondel risalente al XVII secolo, “Lucifer” appunto. Pur forte dell’apporto di pezzi da 90 tra i quali R. Leviathan di Ostara e Holger F. di Belborn, la pretenziosa opera si perde a mio avviso nei meandri di un’eccessiva pomposità, appesantita oltremodo dalla notevole durata del disco. Vicino ad un vero e proprio atto teatrale, gran parte del lavoro si avvale di un recitato in lingua inglese, sopra una base musicale dai connotati folk ed a tratti neoclassici suonata ed arrangiata egregiamente, ma che non può prescindere dalla comprensione del racconto per essere goduta appieno dall’ascoltatore. In taluni frangenti, vedi “Our bliss departed”, la musica gode di forza sua, ed è apprezzabile e coinvolgente anche al di fuori del contesto narrato. Nonostante ciò, consiglierei comunque l’acquisto solamente a chi possieda una notevole padronanza dell’inglese, dal momento che il semplice ascolto della musica risulta riduttivo e, obiettivamente, noioso alla distanza. (Oflorenz)

HIS DIVINE GRACE
“Le grand secret” CD (Reue Um Reue)

Dark-ambient minimale e sibilante industrial per questo nuovo album di monsieur Moonchild Erik. Il cinematografico quarto album (ufficiale, non contando live e collaborazioni varie) prende lo spunto dallo studio dalla corrente letteraria e filosofica dei Tradizionalisti ed in particolare da Sekens Murdock e Leontin Voigt Abilgaard, il cui lavoro ideologico viene ‘narrato’ nell’album in tre capitoli, “Thèse” dedicato a Murdock, “Antithèse” dedicato a Abilgaar, e da una suite finale lunga quasi 17 minuti dal significativo titolo “Syntèse et Syncretisme”. Sicuramente i suoni, pur restando nel genere ambient propriamente detto, contengono anche campionamenti di voci e rumori che però non fanno altro che rendere ancora più claustrofobico il pur interessante cd. Filmografico, dicevo, perché come del resto per le vere creazioni ambient, questi brani sono nati per far nascere nel proprio cervello immagini, colori, forme, oppure abbandonarvisi senza pensare a niente, per ascoltare il silenzio del momento. Consigliato agli estimatori ad esempio di Torhoid (come nuova realtà) e Lustmord (come nome storico). (Anialf)

THE HORRORIST
“Attack decay” CD (Out of line )

Nuovo lavoro anche per mr. Oliver Chesler, alias The Horrorist. Dopo il notevole successo dei suoi precedenti album, “Attack decay” ripropone il baldo techno-man alle prese da una parte con la violenza più estrema dell’electro, dall’altra da un synth-pop debitore sicuramente agli anni ’80. Ci sono comunque tante influenze in questo cd, i virtuosismi ebm mandati in loop scandiscono i bpm ora più estremi ora più “rarefatti” (uso le virgolette d’obbligo), potrebbero però lasciare un po’ stupiti coloro che hanno presente il The Horrorist degli album passati. Difatti in “Attack decay” è sicuramente l’anima più “tranquilla” del musicista americano a prendere il sopravvento, allorché i suoni sono diventati più accessibili ed immediati. Io personalmente ci vedo tanto i Cabaret Voltaire, a causa dello sperimentalismo che lascia sempre spazio all’aspetto dancefloor. Le ballate dark “Pain and pleasure” e “Close to you”, la programmatica “Body to body”, l’electro tenace di “Sex machine”: minimalistici giri di batteria elettronica e synth che fanno tanto ebm ma di quelle delle “migliori annate”. Inoltre trovo che questo nuovo cd sia abbastanza debitore nei confronti dei Soft Cell, vorrete perdonarmi l’accostamento un po’ ardito ma sarà un po’ per i testi piuttosto malati, sarà per via di quel sottobosco elettronico tanto caro a Dave Ball… Comunque sia, ci pensa la conclusiva, forsennata e cattiva “Ich habe die macht” a far tornare alla mente il passato di Chesler. Un piede in America ed uno in Germania, ed in mezzo tante sfumatur per un disco sicuramente sopra le righe. (Anialf)

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