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.................................. ............RECENSIONI
DISCHI
. ..........................................Autunno
/ Inverno 2007 |
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AA.VV.
"A Dark Noel" CD (Projekt)
Strenna natalizia della gloriosa label americana, che in questa
compilazione di canti dedicati al Natale, ospita sia bands della
propria scuderia (Arcanta, Voltaire, Audra, Unto Ashes, etc),
sia altri progetti "esterni" (Cruxshadows, Faith And
The Muse). Una colonna sonora dark da ascoltare durante le festività
natalizie.
(Nikita)
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AA.VV.
"Decadence vol.1" CD (Koldfinger rec/Masterpiece distr.)
Decadence
è la nota serata dark-fetish bolognese, in cui sono stati
organizzati svariati party, ma anche dei concerti, infatti in
questa raccolta ci sono alcune band che hanno suonato proprio
per questi eventi. Una compilation molto varia, in cui possiamo
trovare dal folk (Spiritual Front), all'industrial (Bahntier),
dal death rock (Chants of Maldoror, Bohemien) all'ebm (Xp8,
Blanx). Un totale di 15 tracce in cui la scena italiana mostra
il proprio sound. Il CD è in edizione limitata a sole
300 copie, in più potrete vedere al computer un video-clip
con l’atmosfera che si respira nell'evento fetish-dark per eccellenza
del nord Italia. (Nikita)
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AA.VV.
"Dependence: net level electronics vol. 2" CD (Dependent / Masterpiece
distr.)
Ecco
una delle ultime compilazioni della label tedesca, la quale
ha annunciato la chiusura della propria attività discografica,
dato l'alto numero di download illegali oramai diffuso tra gli
ascoltatori del genere e le scarse vendite. Potrei soffermarmi
a dire la mia su chi scarica illegalmente, ma questi farebbero
"orecchio da mercante", per chi vuol essere sordo parole non
ce ne sono. Ma preferisco rivolgermi a chi acquista dischi originali:
continuate a comprarli, se volete la qualità e se volete
che gli artisti "non abbiano le ali tarpate". Solo la vendita
dei cd può produrre la qualità, e non certamente
l'appropriarsi di materiale in modo furtivo!
Ma veniamo al disco, oltre ai ben avviati Seabound, troviamo
gli electro-mansoniani Flesh Field, o gli storici Insekt con
un remix di "Bambi fueur", degna hit da electro-club! Invece
gli Autoagression mischiano rumori e ritmi alla Neubauten a
quelli techno. Presenti inoltre i veterani Suicide Commando
(band di punta della label), e i raffinati Mind A. Box e Stromkern.
Per concludere: una raccolta di ben 14 progetti electro che
accontenteranno sia gli amanti del genere, sia chi ha voglia
di vedere cosa produce oggi la scena elettronica nelle sue varie
forme. (Nikita)
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AA.VV.
“Florilegium Insaniae - Sonorous aberrations from a millennium
fading”
CD (Hiems Creations)
Assemblata
concettualmente e graficamente da Luigi Mennella di En Velours
Noir, questa compilation raccoglie una serie di brani di gotica
musica prog-decadente, appena scalfita da qualche scheggia industrialoide,
ad opera di 10 diversi progetti nell’arco nel biennio 1997/98,
con la sola eccezione del brano di Visionoir, risalente addirittura
al lontano 1988. Il lavoro cresce lentamente brano dopo brano,
ascolto dopo ascolto, mostrando pochissimi cali di tensione
e decollando letteralmente in taluni frangenti, quali gli episodi
di Visionoir, Spolia Voluptatis e Drastic. Difficilmente ho
maneggiato una raccolta così eterogenea e difficilmente
catalogabile, tanto da esser in serie difficoltà nel
tracciare delle coordinate esaustive di quanto vi attende in
questo incredibile dischetto. Posso solo stuzzicare la vostra
curiosità anticipandovi che Tombstone, Atropos, Modron,
En Velours Noir, Herrswamp, Visionoir, Spolia Voluptatis, Drastic,
Arkanyus e Formal Logic Decay (progetto dello stesso Mennella)
ci donano un quadretto gotico da manuale, un’opera che potrei
far sentire a chiunque volesse assaporare una summa di quale
sia il significato di OSCURO applicato all’arte musicale. (Oflorenz)
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AA.VV.
“Gathered”
“Body Section”
CD (Spittle/Goodfellas)
Le
due compilation in questione uscirono, ovviamente in vinile,
per la Electric Eye rispettivamente nel 1982 e nel 1983, promosse
dalla rivista Rockerilla con lo scopo di far conoscere quelli
che all’epoca erano i gruppi più promettenti di una scena
italica ancora totalmente ed autenticamente underground, con
registrazioni tratte per lo più da demo-tapes, tanto
grezze e primitive quanto affascinanti. Nel primo volume, “Gathered”,
prevalgono le coordinate post-punk e new wave (Blaue Reiter,
Wax Heroes, Style Sindrome, e i Pankow in una formazione con
basso, batteria e sax), con le contaminazioni funky di State
Of Art e X-Rated, il garage dei Not Moving, il metal sabbathiano
dei Death SS, e i già affermati Dirty Actions, che avevano
esordito due anni prima con il singolo “Rosa Shocking”, pietra
miliare del punk italiano, per poi spaziare anche loro fra new
wave, funky e rock. Nella successiva raccolta “Body Section”
gli umori generali si fanno più ‘dark’ e cupi, infatti
troviamo nomi di grande spessore che avrebbero intrapreso una
carriera lunga e fortunata: i Litfiba, con una versione ancora
acerba e primordiale di “Transea”, i Diaframma con “Specchio
d’acqua”, i Kirlian Camera con “Dreamtime Comes”. Accanto a
questi, gruppi culto come i Frigidaire Tango e i Die Form (i
futuri Tasaday, da non confondersi con l’omonimo e ben più
noto duo EBM belga), i secondi elementi di spicco della nascente
scena industriale italiana. Ma meritano di essere citati anche
gli altri partecipanti, in particolare Vox Rei, Monuments e
Jeunesse D’Ivoire, molto post-punk e nervosi i primi, più
romantici e suadenti gli altri due, infine Modo e Rinf. Entrambi
i cd sono documenti preziosissimi, non solo per il valore storico
che rappresentano, ma anche per i brani in sé, i quali,
ovviamente contestualizzati con l’epoca, mostrano una vitalità
e una freschezza ormai perdute, sepolte dalle leggi del mercato
e della serialità ghettizzante che hanno pervaso ogni
aspetto della musica, anche di quella cosiddetta ‘underground’.
(Fabio Degiorgi)
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AA.VV.
“Georg Kolbe” CD (Vaws)
Il
tributo all’artista tedesco che inizia con gli splendidi ritmi
sinfonico-marziali di Von Thronstahl (“Mars macht mobil II)
si eleva, si inabissa e squarcia tutto ciò che vi è
nel suo raggio. “Blood, Tears” di Langemark, è splendido
inno pomposo, mentre “Death of your nerves” di 1979 ha un pesantissimo
tappeto industrial che diventa quasi EBM. Troviamo di seguito
le atmosfere danzereccio-horririfiche dei nostri connazionali
Black Sun, quelle ipnotico-rituali di Hidden Place o ancora
quelle decisamente teutoniche degli spagnoli Gothic Sex. Tra
gli altri ancora Rose Rovine e Amanti, The Days of the Trumpet
Call, Forthcoming Fire, Near Death Experience, Sadomax Death.
(Tanks)
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AA.VV.
"Projekt
200" Box 3CD (Projekt)
La
gloriosa label americana creata da Sam Rosenthal, noto per essere
anche il fondatore della stupenda band Black Tape For A Blue
Girl, festeggia la propria duecentesima uscita con questo box
in formato DVD, che include all'interno ben tre CD. Nel primo,
intitolato "The Early Years", troviamo alcune delle bands pubblicate,
come dice ovviamente il titolo, nei primi anni di vita dell’etichetta,
infatti, oltre ai BTFABG, si potranno ascoltare una traccia
cadauna di nomi oramai "fuori attività" come Ara, Lycia,
Humana Drama, Thanatos, Arcanta, ed ancora in attività
come Attrition e Voltaire. Il secondo CD, denominato "The Current
Era", passa dall'ethereal caro alla Projekt di Autumn's Grey
Solace, Mira, Faith and Disease, Mors Syphilitica, Lovespirals,
Unto Ashes, ad un sound finora estraneo come quello elettronico
di Android Lust. Il terzo ed ultimo CD, "Ambient Loop", vede
progetti più strumentali e dai suoni più rarefatti,
tra i quali il nostro Alio Die, Vidna Obmana e Steve Roach.
Tra le 32 tracce presenti, 6 sono inedite, mentre le altre sono
tratte dal vasto catalogo della Projekt. Un degno festeggiamento
per le meritate 200 uscite! (Nikita)
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AA.VV.
"The Projekt
Almost Free" CD (Projekt)
Uscita
nel 2006, e purtroppo riusciamo solo ora a recensirla, questa
è l’ennesima raccolta fatta dalla Projekt per mostrare
la sua scuderia. Troviamo fra gli altri Android Lust, oramai
in un sound più electro-wave e meno industrial, che certamente
a me fa piacere. Segue a ruota il menestrello Voltaire, di cui
non ho mai capito cosa ci faccia alla Projekt con il suo sound
easy, qui in un brano molto alla Paul Roland. Non potevano mancare
i magnifici Black Tape for a Blue Girl, Unto Ashes e Dark
Sanctuary, e per la cronaca Mira, Autumn’s Grey Solace, Steve
Roach, Fear Falls Burning. Un CD che era disponibile gratuitamente
pagando solo le spese postali. Una finestra su cosa sanno trasmettere
le bands della label made in USA. (Nikita)
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AA.VV.
“Vaws Vol. 2” CD (Vaws)
Raccolta
piacevole di Gothic, Industrial, Noise ed Electro di 15 pezzi.
“Land der Schwarzen Rosen” degli Infernosound è una ballata
electro-goth che potrebbe ben animare le serate oscure; i Frozen
Angel creano “Line of Life”, simpatica e dai connotati un po’
“truzzi”. Movimentato “Forbidden Pain” di Atlemos, che crea
un tappeto di electro adrenalinica, mentre B.K. Trance ha dei
rimandi ai ritmi electro ’90. Ancora il sound EBM pressurizzato
di KNC che ci comprime per 6 minuti o il Noise roboante di Netonal.
Meritano menzione rumoristica WOMP e 1979. (Tanks)
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AISLENG
“Down
at Dunbar” CD (Curzweyhl/Masterpiece
distr.)
“Aisleng”
in celtico significa sia “Sogno” che “Mondo dei sogni”: già
quindi dal loro nome si può immediatamente risalire al
suono proposto: folk neoceltico per eccellenza. La band cerca
comunque di stemperare tali rigorosi suoni (siamo ormai al loro
6° album) introducendo parti di basso, batteria e pianoforte,
attualizzando, sebbene in piccola parte, il contesto delle composizioni.
Certamente rimangono ballate dal sapore fortemente irlandese
e scozzese, d'altronde la massima parte delle 16 tracce sono
canzoni tradizionali locali. Come è lecito attendersi,
cornamuse e flauti la fanno da padrone, assieme ad una voce
prevalentemente maschile in perfetto stile folkloristico. Se
ti lasci trasportare dalla loro musica, ti sembra ad un certo
punto di entrare in un pub irlandese pieno di amici, che conosciuto
la sera stessa, e coi quali puoi goderti appieno questo cd.
L’unico appunto da rivolgere al disco sta proprio nella rigorosità
del proporre le loro melodie; intendiamoci, questo deve essere
ascoltato come un album folk, e tale è nonostante, come
dicevo all’inizio, l’assimilazione di strumenti non propriamente
di questo genere. Non ci sono quindi mezze misure: o si ama
il più genuino e non artificioso tradizionalismo britannico,
oppure l’album rischia di annoiare più che di essere
apprezzato. (Anialf)
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ARBEIT
" Zum Einem Neuen Licht" CD (Autumn Wind productions)
Arbeit, dal motto “Arbeit macht frei” (Il lavoro rende
liberi), che campeggiava tragicamente all’ingresso del lager di
Auschwitz-Birkenau. Il progetto del parigino Grégory riesce in
maniera mirabile a tradurre in musica la drammaticità insita nel
suo stesso moniker e concept, raggiungendo quel pathos cui ci
hanno ben abituato altri favolosi gruppi transalpini, in primis
Dernière Volonté, Dawn and Dusk Entwined e soprattutto Joyaux
de la Princesse. Ma se l’ultimo lavoro di Erik (“Au Volontaires
Croix de Sang”) forse si era un tantino insabbiato nei soliti
cliché del genere, il disco di Arbeit risulta invece vincente,
forte di trame di stampo neoclassico guidate da un violino e da
un pianoforte di rara intensità. Gli effetti canonici del martial/neo-folk
non mancano nemmeno qui: sirene, rumori di battaglia ed estratti
da discorsi politici degli anni ’30 (tra i quali se non erro alcuni
passaggi di Hitler sulla famosa “Guerra Totale”, quella che alla
fine portò tragicamente la Germania alla sua stessa disfatta)
fanno la loro bella apparizione in ZENL, ma sempre incasellati
a puntino nell’ambito della trama musicale. I brani sono distintamente
riconoscibili l’uno dall’altro, l’aspetto melodico non viene quasi
mai accantonato in secondo piano, e non si corre il rischio di
scadere nel solito rumorismo che puzza di già sentito. Ho l’impressione
che un disco come questo, fosse uscito qualche annetto fa, sarebbe
oggi considerato un vero classico. Ma non è detto che non possa
ancora diventarlo, bravo Greg! Info: www.myspace.com/ichtotemich
(oflorenz) |
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ALLERSEELEN
“Hallstatt” CD (Aorta)
Se
il neo-folk si sta evolvendo verso lidi meno monotoni e sempre
uguali fra di loro, una menzione particolare va a Gerhard che
con il suo progetto Allerseelen, instancabile continua ad immettere
sul mercato lavori legati da un ben preciso denominatore: la
sperimentazione unita al ritualismo esoterico. Per certi versi
rammenta ciò che viene portato avanti tuttora dai Goethes
Erben, soprattutto in brani come “Der Sehnsucht Adlertrotz”
e “Auf Alten Seltnen Wegen”, vuoi anche per l’uso massiccio
dello spoken-word. Certo, il neofolk non manca, ma è
costantemente reinterpretato, sviscerato, riarrangiato con le
esperienze maturate sin qui da Allerseelen, e grazie anche alle
collaborazioni come coi Sangre Cavallum o con i mitici Changes
(che in questo album firmano e cantano “But a spark in the night”).
La componente ritmica può ricordare terre mediterranee,
sebbene la provenienza austriaca di Gerhard non viene mai a
mancare; fra l’altro le radici del cd si pongono proprio nella
sua terra d’origine, a partire dal nome dell’album che è
il suo paese natale. Non mancano nemmeno certi arrangiamenti
neo-industrial, non so se questo termine rende però l’esatta
idea dei pattern ripetuti metodicamente, ma lontano intendiamoci
dall’amelodia dei gruppi realmente industrial. L’uso poi della
chitarra rafforza la mia idea di un album volto sia alla propria
cultura che a quella di altri popoli, cosa che raramente si
riscontra in dischi del genere. Scritta quasi come una piccola
colonna sonora è invece l’atmosferica “Allerseelen”,
tema quello della cinematografia che ricorre anche in brani
come “Kastanienlied”. Ci si attende da un momento all’altro
la ballata più romantica, che non tarda ad arrivare in
“Schwartzer Rab”. Insomma, un altro lavoro che per le sfaccettature
che presenta, ed i tappeti acustici quasi atonali, attira diversi
ascolti per cogliervi, e non è facile, la pienezza del
significato che Allerseelen ha voluto attribuire al suo album.
I testi, come di consueto, sono spesso tratti da Nietzsche,
Hesse, Goethe fra gli altri. (Anialf)
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ALL
MY FAITH LOST
“The
Hours” CD (Cold Meat Industry/Projekt)
Normalmente,
quando ti arriva un promo, è normale per un recensore
leggere i flyer acclusi al cd: in questo caso li ho completamente
trascurati, perché volevo avere la mente libera da qualsiasi
pregiudizio sul nuovo lavoro del duo friulano. E sapete che
vi dico? Che ho fatto benissimo, perché solo in questo
modo posso rendervi partecipi dello spleen etereo ed atmosferico
del nuovo cd di Viola e Federico. I toccanti brani sono arrangiati
in maniera a dir poco maestosa, ma sempre con estrema umiltà,
come a volersi far amare dall’ascoltatore, e contemporaneamente
ammaliandolo essi stessi. Si inizia con la breve intro “Angelike”,
per poi passare alla strepitosa suite per violino “Notti bianche”.
La chitarra si impossessa assieme ai synth e all’incantevole
voce di Viola del terzo brano “The waves”, intriso di una tristezza
che diventa strumento di visione di ampi mari ed onde che cullano
senza sosta. “Ocean sea” è ancora più drammatica
ed intensa, come se il duo volesse a tutti i costi spingerci
all’abbandono in se stessi e nei propri pensieri, è la
voce di Federico stavolta a prenderci per mano. Non facciamo
in tempo a riprendere il controllo dei propri sentimenti che
arriva “Presagio triste” che con l’ausilio del solo piano e
di qualche tocco di violino ci commuove per la Sorte che ancora
una volta, oggi come ogni giorno, pescherà a caso qualcuno
di noi. “House of incest” è una ballata quasi neofolk,
che però viene affrontata con lo stesso spirito introspettivo
del contesto dell’album. La voce di Federico svetta solenne
e sofferente su “Absence”, brano che sarebbe oltremodo stato
bene in un cd degli Ashram, mentre il flauto ed il violino ricamano
tutt’attorno in perfetta simbiosi. Il brano sicuramente più
sperimentale è “Ivory”, nel quale l’evidente ritualismo
termina in una nenia dolce come un carillon, e sfuma nel successivo
“An early fright”, anch’esso nato da sperimentalismi sonori,
ma che poi viene (ri)condotto verso i lidi suadenti e neoclassici
degli AMFL. “Luminal” (chissà perché mi viene
a mente, magari a torto, l’omonimo libro di Isabella Santacroce…)
è una ballata per solo piano e voce, quella di Viola,
che con lievi sussurri ci porta alla conclusione dell’album,
lasciata ad “Amado mio”, semplici giri di chitarra, tracce di
violino ed uno spoken word: e vorresti che non fosse finito
qui. Complimenti oltre che a Viola e Federico, anche al violino
di Fabio Polo, al violoncello di Martina Bretoni ed al vocalist
aggiunto Angelo Raccogli per “Absence”; inoltre il disco si
fregia della masterizzazione di Peter Andersson degli Arcana.
Per concludere, una semplice definizione: questo “The Hours”
è puro romanticismo fatto musica, fidatevi. (Anialf)
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AND
ONE
"So klingt Liebe" Mini CD (Out of line /Audioglobe distr.)
Il
progetto elettronico che deve tutto il suo sound al synth-pop
anni '80, e specialmente ai Depeche Mode, sforna questo mini
(che ha anticipato l'uscita dell'album "Bodypop") contenente
sette tracce, con ben tre versioni di "So klingt Liebe" (versioni
club, mix e radio edit), e tre versioni live di loro tre successi:
"Recover you", "Metalhammer", "Für". Con De/Vision e Melotron
gli And One sono i portabandiera dell'electro-pop tedesco. Il
loro cantato in lingua madre riesce a personalizzarli, anche
se il sound e alcuni pattern elettronici sono distintamente
presi da alcuni brani dei Depeche Mode. (Nikita)
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ANIMA
VIRUS
“Adam”
CDR promo (Autoprodotto)
Questa
volta Aurelio Gioia ha superato se stesso. Se già avevo
parlato in termini entusiastici del demo uscito nel 2002, con
il promo del primo vero e proprio album del progetto cosentino
si è raggiunta la perfezione. Per coloro che non hanno
mai ascoltato A.V., provate ad immaginare una combinazione di
Christian Death, Gary Numan, Sisters Of Mercy e London After
Midnight, con quel giusto dosaggio di elettronica a rendere
il tutto assolutamente attuale e per nulla revivalistico, oltre
a dare una vena fantascientifica che mi piace particolarmente.
Ma quello che mi ha colpito maggiormente del lavoro è
l’estrema grazia compositiva, ogni brano è un potenziale
hit, con melodie accattivanti e ritornelli da brivido, il tutto
accompagnato da una registrazione veramente professionale (sembra
incredibile che sia stata fatta su un portatile!) e da una cura
degli arrangiamenti certosina. Da notare poi che Aurelio ha
suonato tutti gli strumenti, oltre ed essersi occupato del canto
e del programming, con solo qualche contributo esterno, come
la voce femminile di Ladix, o la presenza di Appleyard College,
Froomwood e Antonio Giraldi per alcune parti. Se proprio volessi
citare i brani che preferisco in assoluto, potrei dirvi “Metaphora”,
“Blood From Heaven”, “Amphetamine II”, la title-track, e la
cover di “The Killing Moon” degli Echo & The Bunnymen, ma
ripeto, ognuno degli 11 presenti è un potenziale singolo,
tanto che la musica di A.V. potrebbe piacere a larghi strati
del pubblico oscuro e far impallidire un sacco di inutili e
finti progetti idolatrati senza merito nell’ambiente.
Questo
promo è al momento in cerca di un’etichetta che possa
dargli una veste ufficiale, bene, se entro 6 mesi una label
straniera – perché il progetto ha un respiro europeo
– non lo inserirà nel proprio catalogo, avrò uno
dei peggiori esempi di ingiustizia del mondo musicale ‘dark
e gothic’ degli ultimi tempi. Info: www.animavirus.com
(Fabio Degiorgi)
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L’ANTICA
VIA DEL NORD
"s
/t " CD (Occultum prod./ Masterpiece
distr. )
Progetto
composto da Ossian (degli Opera IX) assieme a sua moglie Maria
Feo, il cd che mi accingo a recensire fu prodotto per una mostra
medievale. Questo album è quindi una possibile guida
all’interno dei ricettacoli più oscuri ed epici della
nostra esistenza. I passaggi neo-sinfonici e neo-classici rimandano
infatti la mente a percorsi esoterici e puntigliosamente appartenenti
ad un paganesimo di cui si può (ed in certi casi si dovrebbe)
anche avere timore reverenziale. Potrebbero ricordare i lavori
dei Weltenbrand oppure dei Die Verbanntes Kinder Evas, ma molto
molto più cupi ed aderenti a tematiche spirituali. Non
è un lavoro, secondo me, che rincorre forsennato i suoni
più rigorosamente medievali, ma li ricrea secondo un
gusto personale e solenne: in questo, il prevalente spoken word
è più che adatto, così come sono adatti
rumori di fondo come foglie e rami calpestati in una foresta
ancora vergine, giochi d’acqua che rimandano a ruscelli cui
abbeverarsi o semplicemente come punto di richiamo per le proprie
ispirazioni. Proprio come recita il brano migliore del cd “Oltre
le nebbie”, il duo ci invita a guardare al di là delle
apparenze sterili di ciò che ci circonda. (Anialf)
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ARCANE
ART
"Nightly
Terrors" CD (Trinity rec.)
Una
delle tante creature di Karsten Hamre, conosciuto perlopiù
per i Penitent, ma attivo in molteplici progetti dark ambient,
tra cui Arcane Art, in cui collabora con Ciprian Pastragus,
di cui avevo già sentito anni fa un altro loro lavoro.
Le atmosfere sono abbastanza neutre e omologabili: rumori e
loop (abbastanza privi d'ingegno) i quali non fanno che rendere
anonimo il CD, e la noia accompagna l'ascolto. (Nikita)
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ARTESIA
"Hilvern"
CD (Prikosnovenie)
Andiamo
a recensire questo CD purtroppo in ritardo, ce ne arrivano molti
in redazione, e la scarsità di tempo a disposizione non
ci permette di pubblicare tutto subito. Ma veniamo a toglierci
il "mea culpa", innanzitutto consigliando a tutti gli amanti
dell'ethereal di acquistare “Hilvern”, se non l'hanno già
fatto prima, dato che la sua dolcezza e delicatezza non potrà
non colpire vivamente gli appassionati del genere. Vi consigliamo
inoltre di leggere una loro intervista su queste pagine web
http://www.rosaselvaggia.com/artesia.htm. Per chi ama sognare
e per chi vuole toccare il cielo con un dito ascoltando queste
belle tracce. (Nikita)
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ARTESIA
“Chants
d’Automne” CD (Prikosnovenie)
Dedicato
alla foresta di Broceliande, il nuovo secondo emozionante CD
del duo femminile delle ARTESIA non finisce mai di raccontare
emozioni ad ogni ascolto. Agathe, la mente (o meglio il cuore)
del progetto, che si preoccupa della creazione di musica e testi,
si è dichiaratamente ispirata da film quali “Il signore
degli anelli” o “L’ultimo dei Mohicani”, per i suggestivi ed
epici scenari, che lasciano sovente senza fiato abbinati alla
loro immensa bellezza. E succede la stessa cosa con le 11 tracce
di questo nuovo “Chants d’Automne”, il piano e gli strumenti
a corda guidano l’ascolto come se ci fossimo realmente, dentro
una foresta: vi siamo accolti grazie all’intro “Invitation”,
per poi illustrarci la stagione in cui ci troviamo (“Chants
d’Automne”, fra l’altro il brano a mio parere più malinconico
e meglio riuscito del cd), per poi addentrarsi all’interno della
vegetazione, alla “ricerca” di un popolo fatato che ad ogni
canzone sembra essere sempre più reale (questo aspetto
rappresentato dai brani centrali dell’album, quelli che rivelano
il principale lato ‘celtico’ del progetto). Ecco il tramonto,
ed i suoni della notte echeggiano nei brani conclusivi quali
“Quand vient la nuit”, “Valsent les ombres” e “Sous la lune
dansante” (da notare come la scelta della lingua francese sia
stata una scelta assai felice per la conduzione dei testi).
Le atmosfere al limite del misticheggiante ci portano poi a
seguire un rifugio entro il quale mascherarsi e ritrovare se
stessi, per poi terminare il viaggio con la stupenda chiusura
lasciata a “L’Hiver est là”. Disco per tutti gli amanti di Dargaard,
Weltenbrand, Arcana, ma soprattutto dei Dark Sanctuary: in sintesi,
imperdibile. (Anialf)
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AS
ALL DIE
"Victory"
CD (Flood the Earth rec./Masterpiece distr.)
Quattro
lunghe tracce da 10 minuti cadauna, in cui atmosfere claustrofobiche
industrial e rumoriste vengono condite da una voce urlante.
Questi sono i pochi ingredienti di “Victory”. Per alcuni potrebbe
essere abbastanza piacevole, ma per altri come me forse ci vorrebbe
qualcosa di più per riuscire ad essere rapito da un progetto
industrial così poco personale. (Nikita)
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ATOMINE
ELEKTRINE
“Nebulous”
CD (Essence Music)
Atomine
Elektrine dovrebbe essere l’unico side-project dei Raison d’Etre
rimasto in vita, almeno da quello che dice Peter Andersson.
Anche in questo caso ci troviamo davanti ad un lavoro di dark-ambient,
anzi di space-ambient considerato che ogni brano, nelle tematiche
affrontate ma anche negli arrangiamenti, rimanda agli spazi
siderali, alle nebulose, alle stelle, insomma sembra di ascoltare
suoni (e rumori) provenienti da un enorme parabola satellitare
ricevente. L’immersione nell’universo più recondito è
come dicevo scansito da rumori ora causali ora più regolari
e pulsanti (dalla cui regolarità si possono trarre anche
conclusioni industrial). Raramente i brani contengono melodie
ben delineate, lasciando il passo a tanti piccoli sipari ambientali
dove spesso però l’eccessiva lunghezza delle tracce consiglia
l’ascolto ai soli puristi del genere; io rimango dell’avviso
che Raison d’Etre sia notevolmente migliore, e spero quindi
che Andersson ci delizi con la sua creatura principale al più
presto. (Anialf)
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AUTO
AGGRESSION
“Artefacts” CD
(Dependent/Masterpiece distr.)
Siamo
ai tempi di “Metropolis”, musica da camera in versione moderna
elettronica. Sound sospeso tra vibrazioni idm (una visione soft
e raffinata della d’n’b), esplosivi rumori industrial ed incursioni
techno pulite. “Meta” parte così, un idm elegante, ma
il disco segue fasi alterne, si passa infatti alla sulfurea
“R-A” alla confusionaria “Blame”, industrial tagliente. Ma il
delirio onirico di acidismo e industrial-idm Lukas Schneider
lo sputa attraverso “The Sky Is Not Yours”, accelerando la ritmica
dissennata con “Speed”. Ospite d’onore un certo Eskil Simonsson
(Covenant) per “A Thousand Fires”, ideale vocalist per una cupa
e tenebrosa, quanto distorta club-hit di basso profilo. Dopo
“Geräuschinformatik" Lukas conferma l’ottima vena compositiva,
inneggiandosi a reietto-real di acidità idm con raffinatezza
e senza voragini banali di un certo finto-eclettismo commerciale.
(Pinhead)
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EMILIE
AUTUMN
“Opheliac” CD (Trisol/Audioglobe distr.)
Il
ritorno della principessa barocca fonde l’industrial elargendo
simpatici siparietti gotici impregnati di classicismo poetico
e decadente (la ragazza scrive poemi e pubblica libri in merito),
accompagnati dall’inseparabile oggetto sacro, di culto orgiastico,
il violino. Se “Enchant” aveva incantato nel 2003, “Opheliac”
rilascia impronte chiare e nette che il nostro caro Dexter (serie
tv di serial killer) saprebbe riconoscere a miglia di distanza
pur affogate in litri di sangue. I lavori con Courtney Love
e Billy Corgan hanno in qualche modo segnato/arricchito il bagaglio
sonoro, da giovine barocca in erba a complessa “gothic lolita”
(parafrasando un brano del disco). Ciò non significa
aver intrapreso una strada prettamente indipendente, anzi, semmai
le influenze rock assumo connotati definiti e a sprazzi “commerciali”
e fin troppo comuni ma ciò non disturba le sembianze
della forma-musica, classicista ed innovativa nell’anno 2007.
L’interessante intervista che ho avuto modo di farle, schiarirà
la nebbia che si è formata nel vostro cervelletto. La
parte live è ben congeniata, il suo pubblico è
quello dark o da cabaret (voltaire?) e le varie performance
ai M’Era Luna et simili mostrano il suo lato cupo, evidenziando
l’emarginazione che il sociale erge a paladino della giustizia.
Dimostrazione ne sono i testi che smuovono a valanga i seminari
privati della giovine, dal suicidio alle bugie, dall’innocenza
perduta alla miseria, dalla religione alla morte passando per
una parola pregna di significati: “swallow”, che non è
solo quella parolina magica tanto amata dai feticisti. Lei è
Emilie Autumn ed il sole della terra natia, Malibù, per
una volta risplende nelle tenebre. (Pinhead)
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AYABIE
“Virgin
Snow Color” CD (CLJ Records)
La
Clj Records ha sotto le sue ali una fucina di giovani giapponesi
dal look accattivante tra i quali spiccano gli Ayabie, 5 ragazzi
decisamente androgini (si fatica a comprendere che in realtà
i 5 siano maschietti!) che in patria fanno tutto sold-out. Il
cd inizia con il piano struggente di “Virgin Snow Color” per
poi diventare un dark metal-martellante con qualche spruzzata
electro. Batterie roboanti, chitarrate continue che ritornano
a dolce melodia pianistica (“Mefish no uta, koigarano suihou”).
Un sound che talvolta riesce accattivante ma che in generale
rimane un po’ troppo in superficie. (Tanks)
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BEYOND
SENSORY EXPERIENCE
“The Dull Routine Of Existence” CD (Cold Meat Industry)
“La
noiosa routine dell’esistenza”, questo il titolo del nuovo lavoro
del duo svedese, inizia con un corale oscuro, per poi farsi
da subito, come tradizione BSE vuole, pesante trascinamento
di catene, di grigiore e pesantezza. Un sottofondo incessante
e coerente nel suo procedere lento ed inesorabile attraversa
il quotidiano. Frammenti di discorsi, cerchi senza fine sui
temi universali (amore, amicizia). Sfregi, abrasioni e carillon
dolci. Un suono che si svolge compiuto in un modo quasi lirico,
che, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, va a porsi
proprio agli antipodi dell’inezia e della monotonia. (Tanks)
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BLACK
HEAVEN
“Kunstwerk” 2CD (Scanner)
Come
saprete, i Black Heaven rappresentano il lato electro-synthpop
dei Mantus. Ma mentre in quest’ultimo progetto il gruppo riesce
a coniare atmosfere eteree a suoni elettronici un po’ troppo
uguali fra loro, nei B.H., pur rimanendo nell’ambito dark-electro,
riusciamo a riscontrare diversificazioni sonore: si va difatti
dall’elettronica pura al synth-pop smaccatamente eighties, da
singoli da dancefloor a ballate gotiche quali le notevoli “Durch
Leere Strassen”, “Dieser Weg” e la malinconica “Aus Gold”. Proprio
queste ultime riscattano l’album anziché relegarlo fra
le tante (troppe?) produzioni electro-ebm tedesche. Il lavoro
esce in edizione speciale in due cd, con il secondo a contenere
remix e versioni alternative di brani (specie quelli atmosferici
da me citati) contenuti nell’album principale, e l’altrimenti
inedita “Jemand”, altro ottimo brano darkwave. Prima di liquidare
“Kunstwerk” solo per il nome della band e la loro provenienza,
vale la pena darci un’ascoltata, specie come dicevo ai brani
più atmosferici. (Anialf)
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BLEIBURG
"Pieces
Of A Broken Dream" 2CD (Cold Spring)
Stefan
Rukavina, musicista croato, attivo con un 7" e un doppio LP
usciti tra il 1999 e il 2003, qui debutta su supporto digitale
con un doppio CD. Il sound ben amalgama sia brani industrial
ambient sia military folk, che vedono la collaborazione di molti
autori del genere: Cawatana, The Soil Bleed Black, Vidna Obmana
e molti altri, per un totale di 15 progetti che "aiutano" Bleiburg
a "condire" il proprio sound. E ne esce un interessante lavoro
dove, nonostante i diversi collaboratori, il tutto risulta omogeneo
come fossero un'unica band. Un concept album di rilievo, che
ben riunisce diverse "menti" dell'ambient e del folk. (Nikita)
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BLUE
VELVET
“The Third” CD
(Koldfinger/Masterpiece distr.)
Industrial-electro-rock.
E ho già detto tutto o quasi, nel senso che il progetto
si fa interessante non fosse per la parolina magica industrial,
ma cerchiamo di capire se è usata a sproposito (come
accade spesso) o se qualcosa di buono si può masticare
ferocemente. Cominciamo dalle influenze: KMFDM, Nine Inch Nails
e Rob Zombie. Bene direte voi, bene dico io. Sono italiani,
wow (wow?) e fanno un bel baccano dietro quella tecnologia sputasangue.
Rumore, vocal urlato e distorto, basso trotterellante, chitarre
simil-metal riecheggiano nell’aria, chitarre ricamanti melodie
intriganti interrompono spesso il duello macchina-voce con malizia
horrorifica. Alla Rob Zombie per intenderci. Mentre tutto il
brano si concentra sulle altre influenze, determinando pensieri,
poesie, vomiti emblematici di un disegno organico in putrefazione
gastrica (per essere gentili). E questi episodi “orgiastici”
si riflettono nei brevi stacchi di meno di un minuto tra un
brano e l’altro, dei “muri” di gomma plastica dove un David
Lynch qualunque sbatterebbe la testa volentieri. Manipolazioni
digitali per un progetto sicuramente da sottolineare e con ampi
margini di miglioramento. (Pinhead)
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BRILLIG
“The
Plagiarist” CD EP (Black Rain)
“Mirror On The Wall” CD (Black Rain)
Il
trio australiano è giunto al suo secondo album, a quattro
anni di distanza dal precedente “Pterodactyls” (che non ebbi
il piacere di ascoltare), anticipandolo con l’e.p. “The Plagiarist”.
Partiamo pure dal lavoro a lunga durata, che mi sa di minestrone
surgelato gotico-teatral-fiabesco di marca Cinema Strange, i
quali erano già a loro volta un minestrone di quello
che sappiamo.
Il
booklet raffinato, stile libro illustrato con i gigli, accompagna
un disco appena carino e a tratti melenso, che si ascolta senza
lasciare il segno e senza scuotimenti emotivi. Di veramente
belli ho trovato solo due brani, la title-track, dall’andamento
pop, e “The Plagiarist”, ballata acustica con il banjo, presente
anche nell’e.p. omonimo. Il resto, pur ben fatto nel suo genere
e con tutti gli ingredienti che si usano oggi al posto giusto,
mi è entrato e uscito dalle orecchie come i tanti prodotti
dello stantìo neo-gothic del terzo millennio. Terribile
poi la cover di “In The Air Tonight” di Phil Collins, addirittura
peggiorata rispetto all’originale. Passando all’e.p., esso contiene
quattro tracce, due tratte da “Mirror On The Wall”, e due tratte
dal precedente “Pterodactyls”, quindi piuttosto inutile direi.
Commento di chiusura: uno sbadiglio! (Fabio Degiorgi)
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BUBBLEBALLS
"Psychopoetry
434" CDR (Autoprod.)
"Gasolina Trilogy Part 1" CDR (Autoprod.)
Rammento
che recensimmo favorevolmente il mini del 2005 di Bubbleballs,
“Noise clear identity EP”. E devo dire che anche questi due
nuovi mini autoprodotti, pur contando su sole 2 tracce ciascuno,
proseguono con intelligenza il viaggio dell’artista nel mondo
di un’ambient pluri-contaminata e dai sapori “notturni”. Minimalismo
elettronico e trip hop tra gli ingredienti dei 2 dischetti,
ma anche, almeno suppongo, un pizzico di passione per tutto
il mondo infinito che sta tra Brian Eno, il kraut rock e Nurse
with Wound. Una genialità non comune in questo ambito
musicale. (Oflorenz)
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COLLECTION
D’ARNELL-ANDREA
“Exposition
(Eaux-fortes et Meandres)” CD ( Prikosnovenie)
Il
secondo tentativo consecutivo (terzo nella loro lunga carriera)
di affrancarsi dal cosiddetto giro “neoclassico” ed “etereo”
ha prodotto per i C.d.A.A. un nuovo album il cui unico aggettivo
positivo può essere “coraggioso”. Difatti ora come non
mai il gruppo francese suona un gothic rock abbastanza banale,
e solo gli arrangiamenti e la stupenda voce di Chloé
St. Liphard lo fanno riconoscere come un loro lavoro. La chitarra
elettrica onnipresente, la durezza di alcune tracce (quella
che dà il titolo al cd è puro gothic-metal, ascoltare
per credere!), e delle ritmiche lo stravolgono, non rendendo
affatto merito alla qualità degli artisti coinvolti nel
progetto. Fortunatamente non mancano i brani più lenti,
come “Les herbes mortes”, o “The long shadow”. C’è addirittura
un brano electro (!), “I can’t see your face”, con tanto di
voce aggressiva femminile e maschile! In sintesi, l’idea del
cd di trarre ispirazione per ogni traccia dal quadro di un diverso
pittore francese (Daubigny, Pissaro, Breton fra gli altri) è
risultata ottima solamente per stendere i testi dei brani, per
il resto invece una delusione cocente. Consigliato ai soli cultori
del gruppo e per chi cerca del dark-rock con buone voci. (Anialf)
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COLLOQUIO
“Si
muove e ride” CD (Eibon rec.)
Ricordo
ancora quando acquisti “…e lo spettacolo continua”, primo album
dei Colloquio inciso per la gloriosa Energia. Oggi il gruppo,
un duo per l’esattezza (Gianni Pedretti e Sergio Calzoni, aiutati
da Stefanio Castrucci e Stefano Nieri) ritorna sulla lunga distanza
ben promosso dalla loro etichetta Eibon, che già di per
sé è una grande garanzia. Ma veniamo all’album:
dopo l’intro noise di “Ora”, l’ascolto prosegue con “Profondo”
e si comincia a gettare le fondamenta dell’intero cd: immaginare
i Canaan per via della comune Eibon è assolutamente riduttivo,
eppure fra distese melanconiche di synth e piano, la voce profonda
e quasi recitante di Pedretti, la batteria mai invadente, rimandano
inevitabilmente alle atmosfere dark-wave dell’etichetta lombarda.
Qui però troviamo un approccio etereo ma concreto, che
sa di originale, o almeno che prova ad esserlo. Anche la chitarra,
pur essendoci, è quasi uno sfondo rispetto ai primi piani
elettronici, seguendo un clichè oserei dire “cantautoriale”.
Wave, come dicevo: molto tranquilla come una giornata autunnale,
come autunnali considero i testi, sicuramente originali ed in
italiano (avrei visto una forzatura la lingua inglese in questo
contesto…). Assai intimo, soprattutto negli arrangiamenti, sicuramente
anche accattivanti come in “Nel domani”, che possiede una bellissima
melodia dark con alcuni rumori di sfondo. Anche la title-track
si muove sugli stessi stilemi, attivando percorsi wave ad arrangiamenti
cupi ed atmosferici, con una pienezza di suono rispetto a minimalismi
presenti in altri brani dell’album. Se mi è concesso
un paragone, la mia mente mi porta d’istinto alle composizioni
di Garbo, più rallentate e sperimentali, come in “Tra
queste mura”. Il lento incedere della strumentale “L’ultima
estate” ci porta poi alla conclusione del cd, che al suo termine,
dopo un lungo silenzio, riprende il suono del volo di una mosca
col quale si era aperto, che io ho interpretato come il volo
delle proprie idee, che non riescono a trovar pace fino a che
non “escono” dalla finestra… Interessantissimo ritorno. (Anialf)
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COMANDO
SUZIE/Ô PARADIS
“El
pequeno tamborilero/Pergamino” 7” (Punch Records)
È
bello ritrovarsi ogni tanto fra le mani uno di quegli oggetti
che, secondo il noto giornalista musicale Federico Guglielmi,
costituirebbero una delle quattro prove dell’esistenza di Dio
(se volete sapere quali sono le altre tre, procuratevi una copia
arretrata del numero 367 de “Il Mucchio Selvaggio”). Ed è
ancor più bello quando scopri che il contenuto non è
messo lì tanto per riempire il semplice oggetto da collezione
– cosa che comunque sono diventati i dischi in vinile, visti
i prezzi di stampa e quindi di vendita – ma lo si ascolta e
riascolta volentieri. “El pequeno tamborilero” di Comando Suzie,
progetto catalano di recente formazione, vede come ospite anche
l’amico Demian di Ô Paradis alla chitarra, ed è
una ballata folk dall’atmosfera suadente ed ipnotica. “Pergamino”
è un brano nel consueto stile eclettico di Ô Paradis,
un cocktail lounge-folk-industrial davvero irresistibile. Ennesimo
plauso alla Punch Records per l’eccelsa qualità delle
sue uscite! (Fabio Degiorgi)
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COPH
NIA
“The dark
illuminati – A celestial tragedy in five acts” CD (Cold Meat
Industry)
I
15 minuti iniziali di “The End” avvertono l’ascoltatore che
il gran maestro telemico Aldenon Satorial è tornato per
fare sul serio. Ed in ciò si avvale sempre del fido percussionista
Linus Andersson e della soave voce di Karin, che ci delizia
in 3 delle tracce dell’opera. Il disco, a tratti dal sapore
spiccatamente sinfonico neo-classico, presenta la bellezza di
3 covers, quanto mai eterogenee ed inattese per epoca e gruppi
di provenienza. “Fire” di Arthur Brown viene trasformata dal
nostro in una apocalittica opera già pronta per musicare
la fine del mondo, mentre la storica rollingstoniana “Sympathy
for the Devil” è stravolta a tal punto da esser maggiormente
riconoscibile dal testo più che dalla linea melodica!
Tra l’altro di questa traccia porto un ricordo ancora piuttosto
fresco, dalla performance dell’UT Connewitz a Lipsia nel corso
del WGT 2007: in quell’occasione stregò letteralmente
la platea. Infine la terza gemma, “Religion” di Front242, dove
l’apporto vocale di Karin risulta maggiormente incisivo ed azzeccato
nell’alternarsi a pennello col recitato apocalittico di Aldenon.
Che lo spirito di Crowley vi accompagni in questo demoniaco
ascolto, magari a braccetto di Keith Richards e Mick Jagger…
(Oflorenz)
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CHRISTABEL
DREAMS
“s/t” CDR demo (Autoprodotto)
Da
Roma, ecco il demo d’esordio di questo nuovo progetto che si
rifà alla new wave darkeggiante di Sad Lovers & Giants
e Sound. Solo quattro brani ma fatti davvero come si deve, con
una bella voce calda, una ritmica possente e le classiche chitarre
arpeggiate con il chorus. Poco importa se il genere proposto
non ha nulla di innovativo e rimanda direttamente a un certo
suono degli anni ‘80, i C.D. possiedono una maturità
che potrebbe comunque portarli ad una posizione di tutto rispetto
nel panorama della dark-wave italica. Bravi, continuate così!
Info: www.myspace.com/christabeldreams
(Fabio Degiorgi)
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CONTROLLED
COLLAPSE
“Injection” CD (NTP/Mindbase/Masterpiece
distr.)
Primo
album per questa one-man-band polacca formata dal solo Kr-Lik.
11 tracce di classico electro-industrial, ma per fortuna non
ci troviamo di fronte ai soliti spudorati cloni di Hocico &
c.: pur essendoci molti riferimenti in questo senso (come la
classica voce anonima filtrata e distorta in molte tracce, che
in effetti ha davvero rotto…), non mancano brani più
studiati e personali, con una buona combinazione di ritmo e
melodia, specialmente all’inizio del cd, o nelle finali “Solitude”
e “Fulfillement”, rispettivamente cantate da Wendy Yanko dei
Flesh Field la prima e da Darrin Huss degli Psyche la seconda.
Nell’insieme comunque è un lavoro interessante e degno
di nota per gli appassionati. (Fabio Degiorgi)
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CROP
CIRCLE (THE CHIMPS)
“Road to…” MCD (Peteran records Net Label/Indie Logic recordings)
I
3 siracusani Crop Circle, nel momento in cui vi scrivo, hanno
già mutato il loro moniker in THE CHIMPS, e vi rimando
al loro sito www.the-chimps.com
per le ultimissime news che riguardano il progetto siciliano.
L’EP di esordio propone una frizzante rock-wave ben suonata
e tutto sommato in linea con le più fresche proposte
di
recenti acts quali ad esempio Interpol e soprattutto gli Strokes
di “Is this it”, come il riff della seconda “One Two Three Star”
testimonia limpidamente. Simpatica la confezione del mini, fatta
impeccabilmente con estratti delle pagine gialle londinesi.
(Oflorenz)
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THE CURE
"1979-1989" 2 DVD (Classic Rock/Audioglobe distr.)
Un doppio DVD celebrativo di Robert Smith
e soci, dove nel primo appaiono immagini inedite ma intervallate
da numerose interviste di critici che esaltano e spiegano il fenomeno
"La cura", mentre il secondo contiene sette video in cui sono
state ricreate delle nuove immagini che accompagnano sette loro
brani, tra cui "Pornography", "Faith", "A forest". L'intera operazione
sembra creare molto polverone e poco sostanza, quindi è dedicata
solo ai fans sfegatati dei Cure. (Nikita) |
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