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..............................................RECENSIONI
DISCHI
. ..........................................Autunno
/ Inverno 2007 |
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RADICAL
MATTERS
“Demonolatry” CDR (Radical Matters-editions/label)
Non
c’é nulla da eccepire: Sandro Gronchi ci avverte, nelle brevi
ma esaustive note allegate, che il disco è stato registrato
con l’ausilio di un giradischi dalla doppia puntina, ed alcuni
vinili rigati con solchi “ciechi”, unitamente ad effetti di
natura ambientale, delay ecc ecc. Il tutto sottoterra, in luoghi
antichi dai forti connotati rituali. E non basta: per chi si
vuole addentrare fino in fondo in questa fenomenale esperienza,
è possibile scaricare dal sito ufficiale del progetto
ben 5 video, che documentano i luoghi misteriosi ove le sinistre
registrazioni hanno avuto luogo. Se siete dei dark-ambientalisti
estremi, e volete tuffarvi in questo viaggio senza ritorno,
le coordinate sono: www.radicalmatters.com/demonolatry-cd-extra
. (Oflorenz)
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RADICAL
MATTERS/AMK
“Helegy” MCDR (Radical Matters-editions/label)
Un
altro dischetto tutto dorato di RM, questa volta più
breve di “Demonolatry”: 11 brani per un totale di soli 20 minuti.
Ma valgono le stesse indicazioni che trovate nella precedente
recensione. Per cui eccoci alle prese con il giradischi dalla
doppia puntina, i vinili con i solchi obbligati, i feedback
ambientali e tutto il resto. Le tracce riprodotte e maltrattate
negli undici lancinanti episodi del mini, sono questa volta
di AMK. Doveroso consigliare il disco ad estimatori dell’ambient
oscura più scarna e minimale, gli altri rischierebbero
di farsi del male. Info: www.radicalmatters.com
(Oflorenz)
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THE
REDWOOD TREES
“Ageing Gracefully” Mini-CD (Autoprodotto)
Alberi
secolari come le sequoie, immortali come la musica dei R.T.
(Redwood è il nome delle sequoie giganti), un mix di
gothic, dark e psichedelia elettronica davvero ben riuscito.
Un macabro alone metal sintetizzato da voci cupe e calorose,
partorito da Lele e Andrea nel corso degli anni a partire dal
2002. Questo esordio contiene 4 brani di buona fattura, allentati
dalla melodia e dal vocal femminile che assume un ruolo a volte
ricamante altre porno. Il brano omonimo definisce una linea
electro vecchio stile, proseguendo con una ricamata struttura
gothic di chitarre e “versetti acustici”. Vocal cupo senza esagerare,
una versione dei “Saga” dark e disincantata, una vera ballad
d’altri tempi. “Weeping Wolves” è l’episidio ambient
del disco, lupi, temporale, la colonna sonora di una nottata
tenebrosa. “Shayna” è quella darkwave gotica che tanto
piace ai nostalgici (e agli esperti di musica), giro circolare
di chitarre e basso con vocal cadenzato e astratto nella sua
illogicità creativa, crescendo di chitarre e ribaltamenti
ritmici fantastici, un pezzo strepitoso. “A Bloody Kiss From
The Void” sale col piano ed il basso, in un anfratto di metal
con le palle, le parole del brano sono estrapolate da quei pazzi
di Osbourne e Steele. Il vocal gorgheggia con stile sopra organetti
e giri di basso, affondando il colpo nel mentre, toccando di
scatto l’ira del “demonio” in un finale accelerato e scellerato
dove l’alternanza con la lenta riflessione cupa, si miscela
con le anime sfregiate. Superbia di classe. (Pinhead)
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THE
REDWOOD TREES
“Last Call For Heaven” Mini-
CD
(Autoprodotto)
Questo
secondo lavoro contiene 3 brani di buona fattura, allentati
dalla melodia e dal vocal femminile che assume un ruolo a volte
ricamante altre porno. “Kleptomantic Lady” è una power-ballad
duettata in crescendo, “Juliet” parte con una melodica pizzicata
alla chitarra, vocal male-female quasi “a cappella”, intrusioni
ambient (acqua che scroscia) e risalita soft gothic-metal con
“gorgheggi” vocali di sana/insana vocazione. Fin qui una lenta
progressione, un po’ deboluccia ma degna di menzione. “Madame
Vendredi” rilascia pozioni orrorifiche a partire dalle urla
di una classica “scream-girl” da filmaccio horror con annesso
sample “a carillon”, rumori di sottofondo ambigui ed una lenta
cantilena macabra (simil-bambineggiante). Risate sataniche si
alternano a poderosi cambi energetici di basso-chitarra elettrica,
vocal “sotterraneo”, una discesa negli inferi in perfetto stile
Dario Argento, con tanto di coretti gobliniani. Ed il mito continua
nel suo silenzio mediatico. (Pinhead)
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THE
REDWOOD TREES
“Full Circle” Mini- CD (Autoprodotto)
Virata
dance per il primo brano di questo terzo ep, il brano “Full
Circle” non convince, eccetto l’intro piano-chitarre il resto
è un concentrato di monnezza simil-dance che poco ha
a che fare col passato di questo pregevole progetto. “Franzied
Fever” duetta tra cupezza gotica e la tendenza ad animare i
giri di basso con troppa ripetitività senza incidere
molto sull’estensione del brano. Non c’è che dire, un progetto
in lento declino. Ma il terzo lavoro non termina qui il suo
percorso anonimo, “Ravedess Freilikh Onev” si impunta sulla
classica e lenta ritmica, senza impressionare come accadde per
i primi due lavori qui recensiti. Ancora giri circolari di basso-chitarra-vocal
al rallentatore e senza caratteristiche innovative. Un vero
disastro di idee senza capo ne coda. Se qualcuno ha notizia
dei R.T. si faccia sentire, dispiace che un progetto partito
così bene sia poi sparito nel dimenticatoio come una
qualsiasi meteor-band. (Pinhead)
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RISE
AND FALL OF A DECADE
“You or Sidney” CD (Ars Musica Diffundere)
Chi
come me si dissetava alla fonte della mitica etichetta Hyperium,
non potrà non aver mai sentito parlare di questo gruppo
francese, che lasciò negli anni ’90 del panorama dreampop
di allora, diverse tracce significative. Potremmo definirli
non tanto eterei alla, appunto, Hyperium, quanto seguaci di
melodie alla And Also The Trees meno cupi, e, se vogliamo rimanere
in terra d’Oltralpe, ai Little Nemo. La ristampa della A.M.D.
(che non si è fermata solo a questo disco ma che ha ristampato
anche “Noisy but empty” e che da comunicato stampa sembra intenzionata
a ripubblicarne l’intera discografia) rende merito al recupero
rimasterizzato dei suoni, spesso acustici, del gruppo: la voce
maschile è chiara e pulita, come del resto quella femminile,
anche se prevale comunque la prima. Piccole pillole di atmosferiche
composizioni nelle quali la chitarra, sebbene onnipresente,
è usata quasi come uno strumento elettronico di sfondo,
e per questo motivo potremmo definirli dei light-shoegazer,
con un passo ben piantato nella new-wave più sognante;
mini walzer sottolineati da pochi ma buoni arrangiamenti, dalle
quali ti aspetti da un momento all’altro di sentire l’organino
suonare, per poi renderti conto che i suoni sono moderni e tutt’altro
che scontati. Un ottimo investimento per chi cerca musica impegnata
e suonata come si comanda, una riconferma per chi conosce il
gruppo e non era mai riuscito ad averne tutta la discografia.
(Anialf)
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ROTERSAND
"Exterminate
annihilate destroy" CD EP (Dependent/Masterpiece distr.)
Terzo
disco per questo moniker electro. Un'onesta elettronica senza
fronzoli e senza innovazioni, ma fatta con tanto amore. Infatti
il loro sound certamente non è di tendenza, e proprio
per questo mi piace ascoltarlo, un'elettronica che non deve
seguire le mode ma la propria anima. (Nikita)
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RUNES
ORDER
"X: final solution"
CD (Creative Fields/Masterpiece distr.)
Claudio
Dondo, artefice dello storico progetto electro minimale, ha annunciato
la chiusura del moniker Runes Order, per prosegue con altri nomi
in nuove avventure musicali, ma questa non è la prima volta
di un annuncio della fine del progetto. Ho potuto ascoltare in
anteprima quest'album dal vivo, dato che noi di Rosa Selvaggia
avevamo organizzato l'ultimo concerto dell'Ordine delle Rune a
Novara, in cui Claudio e Trevor avevano potuto dare sfogo con
la colonna sonora di "X: final solution". Anticipiamo che il sound
del CD non si differenzia di molto dal precedente "The Hopeless
days" se non per la ritmica. I fantasmi di Goblin e Tangerine
Dream sono sempre presenti anche in questo ultimo viaggio, che
certamente non è il più eclatante né il migliore
della discografie delle "rune". Ma può essere un punto
di partenza per nuovi percorsi sonori da intraprendere, tra cui
Snuff 066 http://www.myspace.com/snuff066. Con i quali certamente
può darci qualche emozione nuova che finora non ci aveva
dato, con un sound più electro-dark, ma certamente di tendenza.
Staremo a vedere e a sentire. (Nikita) |
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SALLY
DOHERTY & THE SUMACS
"Edge of spring - a collection of song 1995-2005" CD (Shayo
Music)
La
label svizzera Shayo Music coglie ancora nel segno, producendo
questa raccolta di Sally Doherty, in cui ella ricama dolci brani
acustici, veri e propri gioielli che vengono incastonati dalla
sua particolare voce. Brani per la maggior parte cantati in
inglese, con l'esclusione di qualcuno in spagnolo, nei quali
Sally viene accompagnata da validi strumentisti, i quali plasmano
una delicata musica con strumenti acustici, come piano, flauto,
chitarra classica spagnola, synths, oboe, bassoclarinetto, cello,
violino. Un delicato e sognante album. (Nikita)
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SANDBLASTING
"Adrenaline" CD (Rustblade/Masterpiece distr.)
Luca
Torasso è artefice unico di questo progetto che sforna
un'elettronica estrema che può ricordare Merzbow e Hypnoskull.
Una musica micidiale, a tratti terroristica nei suoni, in cui
industrial, breakcore e power electronics creano una miscela
esplosiva che non lascia scampo all'ascoltatore. Il quale potrà
trovare difficile addentrarsi in questi territori se non è
un amante del genere. (Nikita)
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SANGRE
CAVALLUM
"Patria
Granitica" CD (Steinklang)
Il
progetto folk portoghese, attivo dal 1997, è venuto alle
cronache ultimamente per lo split con un caposaldo della scena
folk apocalittica, gli Alleerseelen, con i quali ha realizzato
"Barco do Vinho", dedicato all'antica bevanda. Qui invece, in
questo loro terzo album, sanno mischiare suoni arcani, folk
e apocalittici con estrema saggezza, per cui i 50 minuti dell'album
sono un interessante viaggio e chi ha voglia di intraprenderlo
non rimarrà certamente deluso. Non siamo di fronte ai
3/4 accordi di chitarra che hanno "sfinito" il genere, perché
i suoni rarefatti, il recitato in portoghese, i cori e le ballate
medievali eseguite dai Sangre Cavallum sono una personale visione
in una corrente che oramai ha pochi gruppi validi, e loro si
possono ritenere tra questi pochi. (Nikita)
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SCREAM
SILENCE
“Aphelia” CD (Plainsong Records/Masterpiece distr.)
Secondo
il press-kit fornito dalla Plainsong con il mio promo, il suono
dei teutonici SS avrebbe degli elementi maggiormente “alternative”
e “progressive” rispetto al passato, e l’album parrebbe ad un
primo ascolto maggiormente ruvido. Beh, evidentemente i troppi
anni passati ad ascoltare generi concettualmente ostici od estremi
hanno reso la mia percezione di “alternativo” e “progressivo”
decisamente differente da quanto un disco come “Aphelia” possa
offrire; vale a dire niente più che 10 (12 nella prima
edizione limitata) brani dal taglio commerciale e ruffiano infarciti
di facili melodie e parecchie ballate che mi ricordano più
il vecchio hard rock/AOR melodico di un po’ di annetti fa, piuttosto
che un disco dark-gothic degno di tale nome. Sono convinto che
il suono “Made in Deutschland” offra oggi ben di meglio di questo
dischetto davvero leggerino, e ciò a prescindere dal
genere o sotto-genere in cui abbiate la curiosità e la
voglia di andare a curiosare. (Oflorenz)
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SEABOUND
"Double Crossed (promotional mixes)" Mini CD (Dependent / Masterpiece
distr.)
Questo
mini contiene delle versioni di loro brani mixate per l'occasione
da: Covenat (a cui i Seabound sono a loro debitori come sound),
Rotersand, Hymn. Il titolo di punta "The promise", presente
sia nella versione club che in quella mix fatta dai Covenant,
è un bel brano che certamente piacerà agli amanti
del future-pop. (Nikita)
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SIEBEN
“High broad field”CD+DVD (Iceflower/Trisol )
Torna
Matt Howden, moderno menestrello che col suo violino riesce
ancora una volta a creare interi brani semplicemente col solo
variare del suo modo di suonare lo strumento. Il netto romanticismo
che trasuda da ogni traccia è sempre ben sottolineato,
i loop di violino si intersecano assieme alle ritmiche etno-celtiche,
la voce profonda ed emozionale di Howden è ben rimarcata
ed offre un tocco gentile ma deciso ad ogni brano. I temi sono
sempre di stampo naturalistico, parlando del tempo che scorre,
della Terra inteso come pianeta che vive come un organismo a
sé, gli esseri viventi e l’amore che essi sanno dare
e ricevere. Ogni tanto ci sono inevitabili reminiscenze della
partecipazione nei Sol Invictus, ma con molta più varietà
ed eterogeneità. Se penso a cosa Howden riesce a tirar
fuori dal suo violino sia come melodie che come ritmica, c’è
da rimanere veramente impressionati, anche se ormai sia arrivati,
se non erro, al sesto album della sua carriera. Tutti i brani
sono conseguenti l’un altro, sfumati ma senza pause, come a
sottolineare un concept che trova il suo culmine nella meravigliose
neoclassice “The moors runes” e “Earth0s song”, languide e malinconiche
suite nelle quali la sua emotiva voce risalta ancor maggiormente.
“Down into the earth” è l’episodio più forte e
imponente dell’album, come se se la terra dovesse aprirsi e
parlare da un momento all’altro. Il cd si chiude con un brano
in puro stile folk inglese, a ribadire con orgoglio le proprie
origini ed i propri paesaggi. A proposito di essi, al disco
è accluso un DVD con un lungometraggio di quasi un’ora,
dedicato alla natura britannica ora dolce ora più selvaggia.
(Anialf)
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SINEZAMIA
“Fronde”
CDR demo (Autoproduzione)
Con
una storia breve ma già travagliata dai continui cambi
di formazione, i mantovani Sinezamia ci presentano il loro secondo
demo, considerando come primo il live “Brividi elettrici”. Nei
sette brani di “Fronde” traspare immediatamente un volersi rifare
in qualche modo alla new wave e al rock italiano degli anni
’80, il che emerge – oltre che da certe sonorità e dagli
umori autunnali – soprattutto dal cantato, impostato proprio
come si usava troppo spesso allora, quando la penisola pullulava
di discepoli dei Litifiba. Il risultato però, nonostante
le intenzioni lodevoli, mi lascia freddo e perplesso, in primis
proprio per la voce, la quale, oltre alla mancanza totale di
personalità e quindi magnetismo, è ancora traballante
nell’intonazione. Ci sono poi parecchi riff chitarristici troppo
rockeggianti, mentre i brani nel complesso, a parte qualche
momentaneo slancio di vitalità, sono davvero soporiferi,
tanto che ho trovato faticoso terminare ogni volta l’ascolto
dei soli 35 minuti del demo. Si avvertono comunque delle potenzialità
di fondo, che, se opportunamente sviluppate, potranno portare
sicuramente a migliori risultati. Info: www.myspace.com/sinezamiamantova
(Fabio Degiorgi)
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SISTRENATUS
"Division one" CD (Cold Spring)
Debutto
per il progetto di Harlow Mac Farlene's, di origine canadese,
che dopo aver chiuso il suo vecchio progetto Funeral Call, si
reinventa con un ambient noise dai suoni ossessivi e massacranti
che piaceranno agli amanti del genere. (NIkita)
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SKINNY
PUPPY
"Mythmaker" CD / 2LP (Synthetic Symphony/Audioglobe distr.)
Il
ritorno dello storico progetto americano, avvenuto qualche anno
fa, non è riuscito a ricreare la genialità dei
primi album. Questo nuovo disco è sicuramente migliore
del precedente "The Greater Wrong of the Right", ma anche qui
l'ascolto si fa abbastanza noioso dopo aver sentito la metà
dei brani presenti, e mi viene da chiedere perché un
gruppo che ha fatto la storia dell'industrial possa produrre
un album che sarebbe degno di un gruppo clone. (Nikita)
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.SnowW.Wwhite.
"Wonderland" CD (Hydra)
“War tunes”: così amerei definire questo bel full length
strumentale di “Snowwy”, ragazza teutonica residente da anni in
terra d’Albione. 13 brani dall’andatura eroica e marziale, ed
una delle poche testimonianze femminili, a dire il vero, in una
scena quale quella neo-folk/industriale dove i protagonisti sono
quasi sempre dei maschietti. Wonderland rivendica temi di gran
spessore e profondità, quale soprattutto il ruolo dell’infanzia
nel corso delle guerre, con particolare riferimento al secondo
conflitto mondiale; l’innocenza della tenera età perduta
anzitempo, il trovarsi coinvolti in sofferenze ed atrocità
più grandi di loro, ed il ruolo spesso da “adulti” che
molti bambini dovettero far proprio di fronte al drammatico evolversi
degli eventi bellici: di tutto questo è permeato il “mood”
del disco, e devo dire che il martellante drumming marziale e
l’aspetto eroico-neo classico delle melodie centrano perfettamente
l’obiettivo. Su questi temi tra l’altro sono stati scritti dei
bellissimi testi, anche di recente pubblicazione (ad esempio “La
guerra dei bambini”, di Stargardt); mi fa quindi particolarmente
piacere possedere una testimonianza sonora di tale livello dedicata
all’argomento, ed il fatto che la mente ideatrice sia quella di
una fanciulla, rende ancor più affascinante e meritevole
di ascolto l’opera. Info:
www.myspace.com/snowwwwhite
(Oflorenz) |
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THE
SOUL TAKERS
“Pagan moon” CD (autoproduzione)
Recensisco
con colpevole ritardo questo promo arrivato dalla formazione
di Birminghan (da non confondere con l’omonima band milanese).
La darkwave proposta nelle 11 tracce sfocia spesso nell’electro-dancefloor,
in modo non eccessivamente aggressivo ma adatto a serate a tema.
Vedrei volentieri il disco nel roost della Nightbreed (quella
migliore, intendiamoci bene, qualcosa di buono hanno fatto anche
loro!) tanto il suono è “england gothic” per eccellenza.
Alcuni brani più atmosferici come “Witchwoman” sono i
miei preferiti, poiché condotti con molta bravura e padronanza
degli strumenti dal quintetto britannico, con una bella voce
profonda e, una volta tanto, piuttosto intonata. Anche “Mother
of Heaven” riecheggia il synth-pop di natura europea: ma sicuramente
nell’album primeggiano le sonorità electro, e questo
può anche essere un difetto poiché la miscela
gotica che i Soul Takers sanno creare, si apprezza meglio nelle
ballate più intimistiche: si ascolti ad esempio “Dark
spirit”, a mio parere il pezzo più riuscito del cd, dove
semplici arrangiamenti sanno creare un’accantivante melodia.
In sintesi, un cd dalla doppia anima, quella più danzereccia
e quella più riflessiva. Da tenere comunque d’occhio
per il futuro (contatti: www.soultakers.co.uk) (Anialf)
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THE
STOMPCRASH
“I Will Kill Myself” CD
(Autoprodotto)
Tradizione
gothic-rock e atmosfere darkwave anni ’80 troneggiano sul sound
della band milanese qui in veste autoprodotta e pronta a sfornare
il primo disco ufficiale. Auguri auguri e ancora auguri perché
i nostri quattro si lasciano portare via bene da quell’aria
cupa e rarefatta degli scantinati d’epoca, tra fumi e visioni
oltre modo oniriche di un passato che torna come la nebbia carpenteriana.
“Wake Up In A Grave”, "Like A Noise” e la title-track giocherellano
tra loro, citando la magia dei Joy Division più di ogni
altro punto di riferimento. La tendenza miscelatrice riunisce
sotto lo stesso tetto gli stessi Joy, i Cure, i Clan Of Xymox
ed i Depeche Mode, un bel teatrino di anime felici. Tre brani
originali e ben sei cover pescate dai gruppi citati (dimenticavo
gli Ikon). Nomi? “A Forest” dei Cure per esempio, o “Decades”
dei Joy e “In Your Room” di Dave Gahan e soci (quest’ultima
difficilmente digeribile). Episodi a fasi alterne, sicuramente
non perle assolute ma nemmeno spazzatura cosmica. La sensazione
sgradevole ma non troppo è data dalla voce di Dany, cosa
ci fa una donna in questo gruppo? Forse per dare uno spiccato
senso di femminilità decadente, in realtà il marchingegno
non funziona granchè, da rivedere la parte vocale, sebbene
si intrometta a volte il chitarrista e programmatore Chris (ma
se siete italiani perché chiamarsi con nick stranieri??
passiamo i testi in inglese ma il nome d’arte…bah!). Auguri
di cuore, ne riparliamo a disco d’esordio avviato. (Pinhead)
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THE
STOMPCRASH
“Requiem Rosa” CD (Nomadism Records)
L’artwork
di Mr. Eibon Mauro Berchi è la parte migliore di tutto
il disco, quei fiori rosa, quella decadenza biblica su sfondo
scuro/oscuro. Perché il progetto milanese non decolla
mai, finge disincantato tra darkwave e goticume british delicato
ma deboluccio. Le tastiere ed il basso, le melodie non sollevano
un vocal a dir poco imbarazzante, davvero deprimente, in un
inglese cantato scolastico e ridicolo (chissà se ci ascoltano
gli inglesi). Davvero un peccato, perché la musica è
un buon paracadute, solo che l’interpretazione è tutto
nella darkwave, basti ricordare Ronny dei Clan Of Xymox, senza
quella sua voce dove sarebbe andato? Tempo sprecato, speriamo
che si rendano conto di cambiare il registro vocale altrimenti
la fine è dietro l’angolo. La coppia scoppia dopo pochi
minuti e l’orchestra si inabissa senza più riprendersi.
Tutto da rifare. (Pinhead)
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STÖRUNG
“Induction
– The Enochian remix” MCD (Clogsontronics)
Quando
ho letto nelle info allegate al promo che Störung è
un progetto degli anni ‘80 non credevo ai miei occhi. Non solo
perché non avevo mai sentito minimamente parlare di questo
progetto, ma anche perché il duo formato da Eugenius
and Arian Brunwin ha prodotto un 7” ed un Lp nel lontano 1982,
per poi infilarsi in un buco nero durato 25 anni, e ritornare
ora con un mini contenente due pezzi registrati live nell’83,
ed un solo nuovo brano strumentale, qui proposto in due versioni
peraltro del tutto analoghe. I due facevano un post-punk scarno
e minimale, tagliente, dal mood schizofrenico, come si evince
dalle due tracce del vecchio repertorio. Non malaccio oserei
dire! Devo ammettere che un dubbio però mi assale: se
dopo 25 anni senti la necessità di ritornare sulla scena,
possibile che hai solamente UN brano nuovo da proporre?! La
Clogsontronics promette comunque che questa è solo la
prima di una serie di uscite pronte ad invadere il mercato.
Restiamo in attesa del nuovo materiale per un verdetto definitivo.
Info:
www.storung.net
(Oflorenz)
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STROM
NOIR
“The Strom EP” CDR 3” (Black Orchid)
Nuovo
progetto solista di Emil Matko, titolare della label slovacca
Black Orchid e membro dell’interessantissimo progetto ambient
down-tempo MindMap. In “The Strom EP” ci presenta un ambient
elettronico dinamico e naturalistico, in grado di evocare paesaggi
sublimi e desolati. A differenza di molti progetti del genere,
dove dominano il minimalismo estremo e la voluta monotonia,
i 4 brani di questo mini si ascoltano con interesse e presentano
una certa varietà e ricchezza, che ci fanno ben sperare
anche per i futuri passi della creatura sonora di Emil. Ottimo
esordio intanto. Info: www.myspace.com/stromnoir
(Fabio Degiorgi)
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SUBWAY
TO SALLY
“Bastard” CD
(Nuclear Blast/Audioglobe)
Non
basta un buon metal intriso di chitarrone tendenti al rock ed
un folk-medieval incazzato per farci sorridere. Il cantato tedesco
inoltre non ci viene in aiuto, anzi complica le cose. Gli strumenti
utilizzati sono molteplici, un collettivo enorme ed eccessivo
che crea confusione e rabbia inversa alla carica che tale musica
può offrire al suo pubblico. E specifico “suo” perchè
bisogna essere dei nerd fanatici di metallo contorto per digerire
un concentrato disordinato e disorientante come “Bastard”, proprio
da bastardi. Nono album, quindi il seguito esiste oppure viene
coltivata una cultura di sadismo teutonico. Flauti, violini,
cornamuse, liuto, ciaramella e ghironda! E come se non bastasse
ben 99 tracce facenti parte di 13 brani (di cui solo uno integro),
forse noi siamo dei poveri deficienti e non capiamo il significato
dei numeri, di certo i Subway To Sally guidano in retromarcia
e noi ce ne freghiamo. Indipendentisti. (Pinhead)
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SUPREME
COURT
"Hypocrites"
CD (Black Rain)
Con l'elettronica si è arrivati oramai ad un punto dove
spesso si ha la capacità tecnica, ma si fa fatica ad
avere la personalità, e distinguere un gruppo dall'altro
diventa abbastanza arduo. I Supreme Court rientrano anche loro
nella schiera di questi inutili progetti, per cui è piuttosto
faticoso l'ascolto del loro disco se non si è amanti
ortodossi del genere. Un sound anonimo, che farà dimenticare
questo CD già dopo il primo ascolto. (Nikita)
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TEATRO
SATANICO
“El Diol” CDR (Autoproduzione)
Presentato
in occasione del “Festival dada industriale” tenuto a Pavia
il 6 e 7 luglio 2007, dove ha partecipato anche lo storico progetto
industrial-esoterico veneto, questo cdr contiene quattro lunghi
brani molto scarni e in un certo senso “incompleti”, come ci
ha spiegato l’artefice Devis, in attesa della prossima uscita
ufficiale dei T.S. Con una durata di oltre 40 minuti, quindi
da classico Lp, il disco potrà comunque affascinare i
cultori dell’industrial più oltranzista ed ossessivo
ed i seguaci del Teatro, qui riconoscibile anche per le tipiche
voci manipolate e falsate nell’intonazione. Peccato che, nel
momento in cui scrivo queste righe, è molto probabile
che “El Diol” sia già esaurito, poiché uscito
un’edizione limitata a sole 25 copie numerate, con cdr dal fondo
rosso – mai visti prima in circolazione – e con una confezione
ancor più scarna del contenuto sonoro, con jewel case
e tray trasparente, ma senza alcun apparato grafico, sostituito
da pietrine di mirra. (Fabio Degiorgi)
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TEATRO
SATANICO
“Pan ist tod” Mini LP 10” (Old Europa Cafe)
Sempre
in occasione della performance dei T.S. a Pavia dello scorso
7 luglio 2007, il buon Devis mi aveva parlato di un loro 10”
in vinile di “neo folk antimilitarista” appena uscito: impossibile
lasciarmelo sfuggire quindi, sia per il formato sempre affascinante
sia per le tematiche trattate, infatti questo mini LP è
una sorta di concept su quella troppo spesso dimenticata mattanza
che fu la Prima Guerra Mondiale. Con una formazione super allargata,
i T.S. ci offrono quattro ballate con stranianti linee di cantato
in dialetto veneto – presumo sia quello delle zone del fronte
– percussioni, flauti e semplici accordi, il tutto unito da
una tensione emotiva ed una potenza che rendono questi brani
difficilmente inquadrabili in un genere. Non possono non venire
in mente, mentre scorrono questi solchi, le terribili immagini
descritte da Lussu in “Un anno sull’altipiano”, rese ancora
più truci e drammatiche nel film ad esso ispirato, “Uomini
contro” di Francesco Rosi, in particolare il fanatismo sadico
e totalmente folle di certi ufficiali, e la truppa mandata a
morire in vere e proprie missioni suicide senza speranza e senza
alcuna utilità. “Pan ist tod” è un piccolo e commovente
gioiello, certamente più vicino, nello spirito almeno,
a Crass e UK Decay che non a Blood Axis e discepoli vari. (Fabio
Degiorgi)
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TILBURY
ON CLOVES
“Blindshow” CD (Dead Scarlet Records)
Pur
esistendo dal 1994, questa formazione ateniese ha pubblicato
il suo primo full-lenght cd solo nel 2002, dopo un paio di singoli,
varie partecipazioni a compilation e una riduzione dell’organico
ai due polistrumentisti Chris e Vlassis. Il secondo album “Blindshow”
si presenta con una elegante ed originale confezione in cartoncino
con un dipinto di Bruegel in copertina, che ben si addice come
scrigno per il contenuto sonoro del disco: una dark-wave dilatata
e a tratti eterea, con chitarre liquide in primo piano, ritmiche
leggere, e qualche innesto trip-hop e soft-elettronico come
si usa spesso oggi. Il tutto mi rimanda in qualche modo a diversi
nomi (Cure, Lycia, My Blood Valentine, Cocteau Twins, This Empty
Flow), come a niente di mai ascoltato prima, perché i
T.O.C. sono in grado di personalizzare ed attualizzare un certo
suono che ha attraversato gli ultimi tre decenni. I brani, mediamente
piuttosto lunghi ed uniformi, scorrono uno dietro l’altro come
un flusso continuo, tanto che l’ascolto dei 72 minuti dell’album
non mi stanca assolutamente, come avviene nel 95% di questi
casi. Particolarmente degni di nota sono poi lo strumentale
“K Malevich”, il meraviglioso “She, See, Sea” ed il conclusivo
“All I Am”. Ma tutto il cd è un eccellente lavoro, per
un progetto da tenere d’occhio. (Fabio Degiorgi)
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TOLL
"Christ Knows" CD (Cold Spring)
L'etichetta
inglese ha il merito di ripubblicare un album uscito in vinile
nel lontano 1986, e mai, ristampato in CD prima d’ora. Oltre
ai brani originali ci sono ben 3 bonus tracks inedite. I Toll,
che erano Time Gane (Stereolab), Paul Lemos (Controlle Bleeding)
e Pacif 231, dimostrano che questo album composto più
di 20 anni fa è molto attuale, ma se vogliamo essere
sinceri, sono le band attuali che non fanno altro che riproporre
atmosfere create già negli anni '80, a volte senza inserire
innovazioni ma facendo quasi "un copia e incolla" di brani già
creati da altri, anche nel genere industrial, e questo disco
lo può confermare. Chi si avvicinerà ad ascoltare
“Christ Knows” potrà farsi ammaliare da rumori industriali,
voci malate e melodie ossessive, insomma da una piacevole atmosfera
industrial old-school che rivede finalmente la luce dopo due
decenni. (Nikita)
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TOT
LICHT
“Tot Licht” CDR demo (Autoproduzione)
Due
loschi figuri, Lover Morkt e Lou Rumble Lowson, accomunati dalle
tematiche oscure e la dark music degli 80es, si uniscono in
quel di Foggia nel 2004: i TL sono nati. Più tardi si
aggrega anche la malefica damigella Valeria Morkt, ed il cerchio
si chiude. Dalle perverse menti dei tre ecco a noi il primo
demo, che seppur ancora un tantino acerbo, brilla qua e là
di qualche spunto per nulla malvagio; il cantato (talvolta recitato),
spesso a doppie voci sovrapposte, di Lou e Valeria e le tastiere
di Lover Morkt disegnano orrorifiche atmosfere dark-electro
di buona fattura, che in qualche frangente (sentitevi “Don’t
be evil”) mi ricordano i romani Blacksun, seppur con un suono
più grezzo, probabilmente in maniera voluta. Traccia
killer? Non ho dubbi: “Sweet succubes”! Info:
www.myspace.com/totlicht lovermorkt@libero.it
(Oflorenz)
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TRAGIC
BLACK
“The Cold Caress” CD (Strobelight Records/Masterpiece distr.)
Progressive
deathrock fin dal primo vagito. Da Salt Lake City eruttando
parole calde e melodiche in un contesto gelato quanto una carezza.
Tematica di cui si nutre la “novella” del leader Vision, tema
centrale dell’intero disco che vede la partecipazione di due
nuovi componenti alla batteria ed alla chitarra. Seguito di
un progetto a due del cantante e del bassista, quel “The Decadent
Requiem” che ha attirato a sé buone conclusioni da riviste
e compilations del settore. Belle le chitarrine 70’s tra l’elettronica
ed il post-punk gotico, così come le reminescenze Skinny
Puppy e Cinema Strange. Il vocal lascia a desiderare (qualcosa
di meglio), a volte la ritmica dance è invasiva ed il
glam sfiora l’autocelebrazione stanca. Nonostante tutto ciò
un buon disco death che non esalta ma nemmeno sfianca. (Pinhead)
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TREES
"Walking trees" 3CD Box (Ark record / Masterpiece distr.)
Dopo
ben otto anni di silenzio discografico, torna il quintetto napoletano
alfiere della cold-wave italiana, che con il suo terzo album
"Ash", contenente nuove incisioni, chiude il cerchio, ripubblicando
insieme anche i due precedenti CD "Trees" e "Harmonizer", includendoli
in un unico box dal prezzo interessante. I due precedenti album,
usciti anni fa per la gloriosa Energeia, qui vedono una nuova
luce, e così i Trees possono festeggiare degnamente la
loro decennale attività.
Se
il primo album "Trees" presenta un suono più grezzo,
ma pieno d'amore per la musica che suonano, "Harmonizer" ha
una maggior maturità e raffinatezza, che li consacra
come eredi italiani di And Also & The Trees e Sad Lovers
& Giants. Il nuovo album "Ash" fa sentire che otto anni
sono passati, ma non invano, qui ritroviamo i Trees ancora più
personali e mai scontati, ed il suono si fa ancora più
evoluto e raffinato, il che non fa che conclamare quanto la
band napoletana sia la migliore in questo genere in Italia.
Tra gli ospiti troviamo due componenti degli Ashram: Luigi Rubino
al piano in "Asian summer Haiku", e Edo Notarloberti al violino
in "Heaven in di Sarrat" e "Treasure".
Un
gradito ritorno che estasierà gli amanti del genere,
e un plauso per il coraggio di aver pubblicato un triplo CD
alla Ark Record, in questi tempi di crisi discografica. (Nikita)
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VANLANGEN
"Alte zeyte"
CD (Curzweyhal/Masterpiece distr.)
Mah... a volte, forse spesso, mi chiedo il perché vengano
prodotti CD del genere, un minestrone di generi che mischiano
folk rock '70 alla Pogues, inserti heavy, ed inserimenti electro
in altre tracce. Un'accozzaglia musicale senza arte né
parte, che all'ascolto mi ha dato molta nausea. E poi le label
che producono materiale del genere non si lamentino se non si
vendono i CD! (Nikita)
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VERHOREN
“Death is safe” CD (Finalmuzik)
Un’ennesima
scoperta del buon Gianfranco Santoro per la sua giovane ma già
molto attiva etichetta “Finalmuzik”. Justin Ward proviene dall’Arizona,
ma deve sicuramente vivere in un posto non particolarmente ridente
né affascinante dal punto di vista naturalistico, visto
il genere di musica che ha saputo creare. Si va dalla dark-ambient
dei primi brani, con sibilanti sottofondi noise, per passare
alla partitura d’organo un po’ distorta di “The procession”.
“Alone in autumn” (il mio preferito) è un pezzo quasi
epico che mi ha ricordato un po’ i Dargaard con il consueto
accompagnamento d’organo. Qua e là emergono brevi intermezzi
industrial, come in “Autumn null”, e poi ancora tanta dark-ambient,
naturalmente rigorosamente non cantata, se si eccettua per degli
spoken word o dei dialoghi mandati in loop. Ed arriviamo ad
un brano che ho apprezzato molto, “Oceans arisen for a new earth”,
che con accurati giri di synth mi rimanda la memoria agli ultimi
lavori ambient di John Foxx (la serie dei “Cathedral Oceans”,
forse involontariamente citata nel testo). Il cd si chiude con
un breve passaggio sonoro fra ambient e sperimentalismo. In
conclusione, un disco d’esordio che si sente è stato
realizzato col cuore ma filtrato dalla mente, come per molti
progetti ambient di casa Cold Meat, in cui questo “Death in
safe” non sfigurerebbe (ed invece lo ha lanciato la Finalmuzik,
chissà con quali altre proposte Gianfranco riuscirà
a stupirci?) (Anialf)
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VIDI
AQUAM / THE UNFAITHFUL
“Split EP” CDR (Rosa Selvaggia Obscure Label)
Il
mini in questione, forte di 4 brani equamente divisi tra il
progetto di Nikita e quello dell’ ”Infedele”, è uscito
insieme al numero XXXI della rivista Rosa Selvaggia, e sancisce
il ritorno della band milanese a distanza di ben tre anni dalle
sue ultime mosse discografiche, oltre a presentarci un interessante
nuovo progetto (sempre di Milano) di folk oscuro. I due pezzi
di Vidi Aquam, “Magic Door” e “Shadowman”, sono inediti: il
primo, che spero diventi un futuro classico per il gruppo, è
cadenzato ed ipnotico, con il basso di Fabio Degiorgi in grande
evidenza; “Shadowman” invece ha un suono tribale e sporco molto
Virgin Prunes, e contiene tra l’altro ancora la voce della vecchia
singer Serena. Per “The Unfaithful” abbiamo invece il piacere
di ascoltare due brani reperibili oggi sul mini di esordio “Lullaby
Tears”, qui in versione “demo”. Uno dei due è “The Hill
of life”, per il quale ebbi già occasione di tessere
le lodi non molto tempo fa su queste stesse pagine: uno scarno,
bellissimo brano di minimale folk per spiriti liberi e solitari.
Originale l’idea per la cover del dischetto: compratevi la rivista,
ed avrete il piacere di tornare bambini, ritagliandovela a vostro
piacimento dalla pagina centrale della ‘zine! Info: http://www.myspace.com/vidiaquam
http://www.myspace.com/theunfaithfulband (Oflorenz)
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VIGILANTE
“Juicio Final” CD (Black Rain/Nova)
Non
esistono solo gli Hocico! Forse la notizia che tutti aspettavamo
dal nuovo millennio? Altro che 2012 e profezie Maya, finalmente
degli eredi, o meglio dei seguaci del culto ebm, quella tanto
cara a noi dal palato raffinato. Questi cileni hanno realizzato
un disco che prosegue quando da loro iniziato, sebbene sia solo
l’antipasto ad un nuovo lavoro “tutto nuovo”. “Juicio Final”
non è altro che un’opera di remix con tre brani in versione
spagnola ed un inedito direttamente dall’album “The Heroes Code”.
Le versioni spagnole di “Juicio Final – The Other Side”, “Resistyr
– One Good Reason” e “Sangrar – Survive” non modificano il loro
sano odor di cattiveria hocicana, anzi il cantato sudamericano
in realtà li tiene a stretto contatto con i loro modelli.
Nonostante certe evidenti similitudini, i V. non pestano quando
in realtà si possa chiedere loro, l’uso delle chitarre
di certo li lega al fronte “Front Line Assembly” e di conseguenza
ciò pesa su tutti i loro lavori. Ci pensano Funker Vogt,
Z Prochek e altra “gentaccia” a trasformare queste “carezze”
in calci e pugni da stadio. L’inedito “Justice” gioca col synth,
le chitarrone ed un massiccio basso acido. Il vocal non è
mai eccessivo (se paragonato agli Hocico), semmai è in
linea con la linea ritmica senza distaccarsi nettamente (e qui
forse possiamo parlare di difetto, già è difficile
capire le parole di questi personaggi urlandi, figuriamoci se
si assimilano al sound!). Senza dubbio i remix fanno la loro
figurona, assemblano i brani in versione nettamente ebm, quindi
più adatti al dancefloor, più ritmati e soprattutto
più pesanti. (Pinhead)
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THE
VISION BLEAK
“The wolves go hunt their prey” CD (Prophecy prod.)
Sempre
in perfetto equilibrio fra gothic e schitarrate degne di una
metal band, riecco il duo tedesco alle prese con i loro quadri
cinematografici, questa volta dedicati a leggende e storie vere
dell’Egitto (il disco è composto da tre terne di brani,
di cui il nucleo centrale è chiamato “The black pharaon
trilogy”). Effettivamente ad un primo ascolto i giri orientali
di chitarra e synth potrebbero lasciare un po’ perplessi: niente
paura, ci pensa il ritmo nervoso ed inquietante dell’insieme
a riportarci laddove i due Vision Bleak vogliono: a seguire
il disco come se fosse un album fotografico con immagini horror
ed inquietanti. La voce è come sempre profondamente ispirata
dal dark-rock degli anni ’80 (mi vengono in mente subito i Fields
of the nephilim), ma lo screaming è sempre in agguato,
pronto ad intervenire quando serve. La batteria segue incessantemente
le melodie (?) costruite attorno al concetto di gothic-metal
nella più pura accezione dell’accoppiata. Qui realmente
il metal prende il sopravvento, lasciando poco spazio a coloro
che si aspettavano suoni più prettamente dark-sinfonici:
l’insieme è più violento, sono venuti a mancare
strumenti quali violino e la voce femminile, e pertanto si fa
veramente fatica a capire che questo è un disco dei Vision
Bleak. Talvolta il sound sembra addirittura preso in prestito
dal più veloce deathrock, e non ci stupiamo se il gruppo
sarà in concerto con i Therion, dei quali un tempo condividevano
maggiormente arrangiamenti orchestrali, ma che probabilmente
oggi hanno scelto una matrice più rigorosa di suoni.
Cd che piacerà sicuramente ai fan del metal, molto meno
ai puristi del gotico. (Anialf)
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VNV
NATION
“Judgement” CD (Anachron)
L’incipit
avviene nella migliore tradizione VNV con un ebm-future decisamente
orecchiabile e ballabile. Nonostante non li ami particolarmente,
non posso non constatare che con questo prodotto il duo inglese
ha fatto un salto di qualità: pur proseguendo nel solco
musicale che lo ha saldamente reso definito e riconoscibile
nel corso degli anni (“Nemesis”, “Carry You”), è riuscito
ad appropriarsi di eleganti rarefazioni futuristiche (“The Farthest
Star”), giungendo persino ad episodi industrialmente marcati
(“Descent”) come a dolci eco debitori del suono dei grandi Depeche
Mode (“Illusion”). (Tanks)
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VIVIANNE
VIVEUR
“The Art of Arranging Flowers” CD (Seahorse Recordings/distr.
Goodfellas)
Hanno
fatto forse la scelta giusta i V.V.: italiani, dopo aver pubblicato
un e.p. nel 2002, “Dominique Paints of China”, hanno deciso
di migrare verso lidi più promettenti – in questo caso
l’Inghilterra – per chi propone un certo tipo di musica, dove
sono riusciti ad avere una frequente attività live. Per
la registrazione di questo loro primo album ufficiale sono però
tornati in Italia, a Napoli, ma poco importa dove sia stato
inciso, dato che il lavoro è qualcosa di eccelso e raro:
difficilmente inquadrabili in un genere definito, i tre sanno
mescolare psichedelia, la miglior dark wave dei tempi d’oro
e quel suono fatto di arpeggi imprevedibili e claustrofobici
tanto caro ai Sonic Youth del periodo centrale, quelli di “Sister”,
“Daydream Nation” e “Goo”, tanto per essere più precisi.
La voce androgina di Vienne Langelle ha un registro talmente
particolare che l’avevo presa per femminile fino a quando non
ho visto i loro video live su Youtube, ma anche le costruzioni
armoniche, sempre improntate su toni malinconici e a volte tragici,
hanno stile e grandezza. I dodici brani sono uno più
bello dell’altro e non avrebbe nemmeno senso citare qualche
titolo, si comincia nel miglior modo possibile con “A night
belongs to the flowers” e “Swan song”, che prendono subito al
cuore, e si torna alla canzone perfetta con “Summer in hell”,
“Verlaine”, “Elise and the bad moon” e la conclusiva e meravigliosa
title-track. Non posso fare altro che consigliarvi l’acquisto
a scatola chiusa del cd, ufficialmente distribuito anche in
Italia da Goodfellas: di tutte le evoluzioni possibili per il
cosiddetto ‘dark’ degli anni ’80, questa è quella che
preferisco in assoluto, e considero più logica, naturale
e coerente. Info: www.vivianneviveur.com
(Fabio Degiorgi)
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WIZARD
JAPAN
“Aquarius” CD (CLJ Records)
Altro
gruppo sotto l’ala della CLJ, anche in questo caso 5 maschietti
efebici. Nati nel 2004 sono diventati
un culto in Giappone grazie ad un suono corposo e strutturato.
Benché riescano a creare della atmosfere interessanti,
per quanto riguarda la voce del vocalist avrei da ridire. Nemmeno
questi, alla fine, mi convincono. (Tanks)
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