Rivista e Web-zine di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro
..........................................RECENSIONI DISCHI
. .............................................Autunno 2008
MELODYGUILD
"Aitu" CD (Projekt)


Esce con la Projekt Records AITU, dopo una serie di singoli e collaborazioni di tutto rispetto ed un esordio al pubblico (con la vecchia formazione del gruppo) nel 2002 al Club Violaine, dove è stato scoperto anche il fondatore dei Cocteau Twins. La band di Los Angeles ha sonorità tipiche americane, in questo ultimo lavoro perdono il leggero influsso jazz precedente per proporre delle ballate molto belle e d'atmosfera. Un Dream Pop adattissimo alla colonna sonora d'un film sentimentale e un po'drammatico assolutamente americano. Le canzoni sono molto semplici, coerenti e di facile ascolto (Sul loro sito personale sono disponibili solo per l'ascolto le tracce di AITU). Assolutamente niente di nuovo ma un lavoro molto buono.
Info: www.melodyguild.com
(Nacht)
MIRABILIS
"Sub rosa" CD (Projekt)


Era un po' di tempo che mi chiedevo che fine avessero fatto le affascinanti Mirabilis, progetto femminile made in USA dedicato all'ethereal con tinte medieval, di cui conservo con piacere un loro vinile in 7" del 2003 uscita per la Fossil Dungeon. Dru Allen e Summer Bowman, grazie alla gloriosa Projekt, ci deliziano ancora con le loro dolci atmosfere arcane. Tra i brani che mi hanno colpito, ho trovato incantevoli soprattutto "The vastness", decadente ed oscuro che ammalia l'ascoltatore, e "Undercurrent", di Deadcandanciana memoria, ma esse sono solo due delle 15 belle tracce che tutti gli amanti del genere troveranno piacevoli in questo album. Il CD contiene anche una bonus track con un mix electro-dark di "World indifferent", in cui le Mirabilis dimostrano che sanno ammaliare anche con questo tipo di sonorità.
(Nikita)
NARSILION
"Namárië" CD (Blackrain)


Un soave ticchettio, simile al suono di un carillon, ci introduce nelle magiche atmosfere fatate del regno di Lothlorien. A guidarci la dolcissima voce di Lady Nott, che in compagnia del fido Sathorys ci fa scoprire le meraviglie di un viaggio attraverso mondi arcani e lontanissimi, quasi come ad essere catapultati in un “fantasy” senza tempo. Il duo ispanico, giunto con questo “Namárië” al suo terzo album, tocca con perizia gli spazi “ethereal” tipici di label quali Prikosnovénie così come il sound medievale di certi Ataraxia, ed in taluni episodi possiede il segreto delle maestose aperture dei grandi francesi Dark Sanctuary. Se già possedete questi dischi, e magari nella vostra biblioteca casalinga figurano le storie della Compagnia dell’Anello, i Narsilion potrebbero essere una gradita sorpresa. Affascinante.
Info: www.myspace.com/narsilionspace
(Oflorenz)

NEON
"The best of Neon: Memories: 1980 - 1986" CD (Intuition records)

Dopo il cofanetto "Boxed", uscito nel 2005 per la rediviva e gloriosa Contempo, questa è la volta di un sampler celebrativo della russa Intuition rec., che raccoglie in un CD il meglio della storica band nata alla fine dei ‘70 in quella Firenze che ha dato i natali alle migliori band dark (Litfiba, Diaframma, Pankow, etc). Oltre a sette delle otto tracce contenute nel famoso LP "Ritual", tra le quali "Isolation", "My blues is you" e "Dark Age", la raccolta contiene altri 5 brani (per un totale di 12) tra cui le chicche dei loro primi pezzi come "Boxes" e "Drivin", usciti nel 12" in vinile di "Tapes of Darkness". Tutte le tracce sono comunque presenti anche nel bel box celebrativo della Contempo, ad esclusione del videoclip di "Isolation". In attesa del nuovo album quindi, dopo circa 20 anni dalle loro ultime produzioni, ci possiamo gustare questo bel “The best…”.
Info: http://www.neonfactory.it
http://www.myspace.com/neonofficial
(Nikita)

NERONOIA
" Il rumore delle cose" CD (Eibon)


L’unione delle forze fra i Canaan di Mauro Berchi e i Colloquio di Gianni Pedretti prosegue il suo viaggio idealmente iniziato un paio di anni fa con “Un mondo in me”, reiniziando il percorso con la prima traccia di questo nuovo disco denominata “XI”, proprio dove l’ultimo lavoro terminava con “X”. Lavoro pesante, asfissiante, tipicamente e magistralmente “Made in Eibon” potremmo dire. Se non fosse un termine utilizzato per definire solitamente un genere musicale assai distante, lo chiamerei quasi un disco “doom”, con le sue atmosfere nere come la pece, di una lentezza a tratti esasperante, eppure con improvvise, maestose aperture melodiche che quando meno te l’aspetti ti sorprendono (come in XII o in XIII) ridonandoti un po’ d’aria pura da respirare. Il cantato di Pedretti, sussurrato e monocorde, ci conduce nel mondo ovattato di grigioscuri chiamato Neronoia, alla scoperta del “mondo delle Cose”, che “…hanno un loro linguaggio, e fanno un rumore ben preciso…”. Qualsiasi nostalgico dei grandissimi Monumentum non si lasci assolutamente scappare questo disco.
Info: www.neronoia.tk www.myspace.com/neronoia
(Oflorenz)
GLI OCCHI DI FAUST
" Les Enfants perdus" CD
(Autoprodotto)

Dietro “Gli Occhi di Faust” si cela il cantante e polistrumenstista romano Emiliano Bortoluzzi, che forse qualcuno di voi ricorderà all’opera negli anni ’90 nella band capitolina La Claque di Dafne. Interamente composto da Emiliano (con la sola eccezione di “William”, il cui testo risale all’ottocentesco romantico Shelley), questo lavoro di breve durata si avvicina a tratti a quello stile prog-cantautorale che segnò indelebilmente un’epoca ed una scena musicale assai florida in Italia verso la metà degli anni ’70. Ottimo segno questo: mi fa sempre piacere ricevere lavori dalla mente aperta e non ghettizzati nei soliti stilemi oscuri nati dal post-punk in avanti, bensì contaminati da frammenti di mondi stilisticamente ed anagraficamente lontani. Frammenti che in questo dischetto si miscelano con spirali di wave oscura e psichedelica, come ad esempio in “William”, il brano con il testo del grande Shelley.
Info: www.myspace.com/gliocchidifaust
(Oflorenz)
ONYX EYES
“Delights And Tears” CD (Fire!Zone)


Un disco che apre bocca e dopo un po’ di tempo dice qualcosa di sensato sul gothic-metal. Basta con le solite gnocche fantasy, con gli “uomini scimmia” dal capello ondulante, con i soliti paesaggi da maghetto Potter. Vogliamo per una volta prendere sul serio questo genere caduto in disgrazia per colpa degli Evanescence? Si ascolta con scioltezza questo debut teutonico, si rinvigorisce il buon vecchio metal (“Under The Same Sun”) e gli afflati da buongustai elucubrano galleggiando sul passato e sul presente con fare solido, mai banalotto, seppur legato al filone Within Temptation con occhietti semi-dolci sulle melodie cantilenate. Ma non troppo, la vocalist ha un timbro “normale”, tutti i componenti sono fin troppo regolari per non stupire. “The One”, la classica intro da ballad lenta, sterza con personalità senza cadere nel baratro del pop alla The Birthday Massacre, e si stabilizza regolarmente sulla linea sonora marchiata dalla band. Lineari e appetibili, in equilibrio tra il “non male” ed il “si ma..”. L’indecisione regna sovrana, le chitarre quando esagerano automaticamente mettono il freno a mano, il female-vocal quando diventa troppo ripetitivo si blocca e così via, tra perfezione e imperfezione. Non mancano i barocchismi e gli innesti orientaleggianti, immancabili come un piatto di pasta sulla tavola di noi italioti. “Onyx Eyes” è la sintesi espressionista del gruppo, concentrati minuziosi di perfettismo, vocal-chitarrona-basso-chitarrina-drumming e male vocal “guarito dall’eterno maldigola dark”. Lo dimostra “Hopes”, da pugni chiusi per la tanta rabbia repressa che qui si sfoga con pacatezza dolcificata, pregevole. “Purple Rivers”, “Siren”, “Lost In The Past”, un disco da tirare su al volo e da segnare su un post-it se siete di fretta.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
OSPEDALE DEI SUONI
"Sessione # 01 marzo-dicembre 2006" CDR
(Autoprodotto)
"Sessione # 2 CDR"
(Autoprodotto)

“Progetto finalizzato alla ricerca ed alla sperimentazione sonora tramite l’utilizzo di registrazioni audio-ambientali esterne ed interne”, recita la breve bio allegata ai due promo in mio possesso. Di vero manifesto programmatico si tratta, e pure ben riuscito! L’unica traccia della prima sessione (il progetto di Davide Ghigna e Roberto Bazzacchi usa semplicemente numerare le successive sessioni di registrazione nel dare un titolo ai suoi lavori) è un piccolo viaggio di 16 minuti in uno scarno minimalismo ambientale con qualche spruzzata di folk condito da un oscuro recitato, se vogliamo un mini audio-dizionario di sperimentazione ambient a tutto tondo; più articolata la seconda sessione, con le sue 4 tracce che spaziano dal folk pessimista di “d” all’ambient oscuro ma di ampio respiro di “aria”, la traccia senz’altro più convincente del disco.
Info: www.ospedaledeisuoni.it
(Oflorenz)
RESANDO
“Resando” CD
(Autoprodotto)

Siamo dalle parti dei Tokio Hotel più rumorosi? Come cantato e come ritmica dark-rock siamo su quel filone sebbene leggermente distanti. Senza dubbio il supporto di riff (due chitarre) e “disturbia” (batteria elettronica e drumming reale) crea un bel muro sonoro nei punti cruciali (“Evil”) però si perde nel passaggio verso lidi più morbidi e lineari (“Everything” è figlia dei Bon Jovi, il che a qualcuno potrebbe anche piacere). Non banalizziamo questi ragazzi volenterosi, in “Snake” l’intro alle tastiere, la chitarrina e il synth si combinano che è un piacere, il vocal finalmente rompe gli indugi e si appoggia come un falco sul tappetone melodico che cresce ad ogni secondo. Peccato che la strada intrapresa si perda in sentieri distratti e si appiattisca l’energia molto 80s del brano. “Change” apre col piano-tastiere-chitarrina per sfondare nel gothic pazzerello, nel “metallino”, senza seguire un nesso logico ma con grande vena sperimentale e generosa. Il cantante ha svarioni volontari e crisi di coscienza sensata, tra un pop-singer, un metal-singer ed un rocker perso. Ottimo esordio dei ragazzi trentini, peccato che il mondo non faccia per loro, di certo con questo piglio e questa cura sonora troveranno cultori e saggi pronti a spupazzarseli per i localini dark. Ciò per cui vale la pena suonare.
(Matteo “Pinhead” Chamey)
ROME
"Masse mensch material" CD (Cold Meat Industry)


Il progetto di Jerome Reuter, con il debutto prima del mini CD "Berlin" e poi del CD-album "Nera", era riuscito a scuotere l'oramai stantia scena dark folk, clona di se stessa e senza più nulla da dire. Ma la troppa prolificità in un tempo così breve aveva fatto fare un passo falso al progetto lussemburghese, che con il secondo CD album "Confession d'un voleur d'ames" ripercorreva troppo i canoni "stanchi" del genere. Ma nonostante questo, in breve tempo, ecco uscire ancora un altro album, con cui, finalmente, si ritorna con atmosfere più consone alla fama di Rome, aggiungendo, secondo il mio parere, un sound più dark wave, basti ascoltare la struggente "Der erscheinungen flucht", che, seppur in modo latente, mi fa venire in mente i Joy Division se avessero intrapreso la strada del folk. Interessante anche il brano folk-wave "Die Brandstifter" e "Kriesgotter". Atmosfere alla Death In June invece in "Neu Erinnerung". Un bell'album che arricchisce una scena folk sempre più implosa in se stessa, perché solo progetti come i Rome possono salvarla dall'oblio intrapreso.
(Nikita)
SIOUXSIE
"Mantaray" CD
(Universal) Music)

Quando le candeline della sua torta di compleanno arrivano ad essere cinquanta, Susan Janet Dallion si lancia nella sua prima avventura solista, dando alle stampe “Mantaray”, un’opera tra le più interessanti di tutto il 2007. Siouxsie Sioux è stata l’indiscussa regina del dark negli anni ottanta e, prima ancora, è stata un’eroina di quel punk che sconvolse la Gran Bretagna sul finire del decennio precedente. Inizialmente la sua attività discografica si caratterizzò per essere alquanto prolifica; sono ben ventisei (numero comprensivo di raccolte e di registrazioni live) gli album che, dal 1978, l’artista ha pubblicato con la storica band dei Banshees e poi con i Creatures. Molte cose sono passate dagli esordi, ovvero da quel “The scream” che segnò l’attività discografica con i Banshees. Ci fu il raggiungimento del successo mondiale, la creazione di un gruppo collaterale (i citati Creatures), il matrimonio con il batterista Budgie e il successivo divorzio nel 2006. È in questo quadro di eventi che Siouxsie intende ripartire dal suo solo nome, con l’intenzione, probabilmente, di aprire un nuovo percorso artistico. L’immagine di copertina è (senza sorprese) tutta dedicata a lei: l’artista inglese si presenta truccatissima in un primo piano in cui fanno da sfondo decine di farfalline ed altri insetti sparsi qua e là. Sembra che, almeno l’immagine, Siouxsie l’abbia voluta mantenere immutata. L’apertura è per il singolo “Into a swan” che anticipò di qualche settimana la pubblicazione del lavoro sulla lunga distanza. È decisamente un inizio azzeccato quello di Siouxsie che propone una canzone in cui le chitarre sono ben in evidenza (e diventano piacevolmente distorte con il procedere del brano), mentre il ritmo è scandito da una batteria particolarmente viva. È un brano che non è molto dissimile da un certo Siouxsie sound e non faticheremmo ad immaginarcela all’interno di qualche serata dark/gothic. “About to happen” e “Here comes that day” mantengono “Mantary” su buoni livelli. La prima è ancora ballabile, anche se più leggera e immediata, mentre con la seconda, Siouxsie si trasforma in una cantautrice, dipingendo scenari caratterizzati da archi e fiati. “Mantaray” da questo momento cambia rotta, rivelando la nuova identità dell’autrice. “Loveless” e “If it doesn’t kill you” (un pò troppo pomposa) sono caratterizzate da arrangiamenti notevoli nel definire sonorità pacate, noir e malinconiche. “One mile below” è un brano in cui tornano prepotenti le percussioni, in luogo di archi fiati e tastiere. È la canzone che, indiscutibilmente, ci ricorda il vecchio sound di casa Banshees (quasi un plagio di sé stessa). La voce dell’artista sembra essere piacevolmente divertita in “Drone zone”, brano scarno, dominato dai fiati, mentre “Sea of tranquility” ha una batteria jazzata e un piano in evidenza che ci proiettano in una canzone dal sapore antico e lontano. Con “They follow you” sarebbe facile immaginare Siouxsie e il suo gruppo suonare in una sala da ballo, mentre snocciolano questo lentone con tanto di coretto in sottofondo. Mai il suono di Siouxsie si è allontanato tanto dalle origini. “Heaven and alchemy”, anticipata dalle note decise di un piano, è il brano scelto per chiudere l’esordio solista dell’ex leader dei Banshees. Ancora un lento che conferma come Siouxsie si trovi, probabilmente, più a suo agio con sonorità di questo tipo, piuttosto che fare la parte di chi recita un passato che, almeno per lei, non c’è più.
(Gianmario)
SOGLIA DEL DOLORE
“2984” CD (Final Muzik)


Udine, metà anni ’80, la capitale del Friuli è anche una delle “capitali” del punk italiano e, accanto a nomi come Eu’s Arse e Toxical, ci sono pure i Soglia del Dolore, artefici di un unico EP 7” con cinque brani, rimasto ancora nel cuore di non poca gente. A distanza di oltre 20 anni, in un’ondata di ritorni che tocca quasi tutti i nomi storici della scena punk hardcore degli ’80, è una grande sorpresa vedere nuovamente in attività anche loro, non solo sui palchi ma perfino con un cd pieno di brani nuovi, che costituisce di fatto il primo album a lunga durata della Soglia. Già dall’immagine di copertina, una foto di Pripyat, la cittadina ucraina più vicina alla tristemente nota centrale nucleare di Chernobyl, e dal titolo del disco (il riferimento ad uno dei più grandi e profetici romanzi del ‘900 è evidente), si capisce che le coordinate tematiche del gruppo sono rimaste quelle di un tempo, oggi purtroppo ancora più attuali di allora, con un’abbondanza di testi di carattere ecologista e libertario, ed alcune frecciate contro certi costumi odierni, si veda “Alternativo Standard” o “Vita morta”. Musicalmente la band è cresciuta rispetto agli esordi, non solo migliorata tecnicamente, ma anche in grado di spaziare con disinvoltura dal punk classico e stradaiolo di “L’Italia brucia” e “Alternativo standard”, ad un post-punk darkeggiante e tribale di derivazione Killing Joke/UK Decay, come in “Superstringhe” e “Cyborg”, fino alle reminiscenze del classico hardcore italiano anni ’80, si senta “Senza televisioni”, “Vita morta” o “Non voglio”. Il tutto è ovviamente proposto con uno stile personale e alcune trovate davvero originali, come il sax di “Superstringhe” o le voci femminili recitate in inglese e russo di “Chernobyl”. Come dicevo sopra, l’album contiene prevalentemente brani nuovi o comunque inediti, 11 su 15, ma ritroviamo, ovviamente ri-registrate in nuove versioni, anche quasi tutte le tracce dell’EP del 1985, con l’esclusione di “Verde”. Ecco allora che la conclusiva “Ipocrisia di pace”, già il mio brano preferito del 7”, qui acquista ulteriore spessore ed intensità, diventando un esempio del miglior post-punk italiano fatto come si deve. Bentornati Soglia del Dolore, e lode alla concittadina Final Muzik per aver pubblicato “2984”!
Info: www.myspace.com/sogliadeldolore
(Fabio Degiorgi)
SPECTRA*paris
"Dead Models Society (Young Ladies Homicide Club" CD (Trisol)


La front woman di Kirlian Camera Elena Alice Fossi ci lascia orfani di Siderartica, progetto cui eravamo ormai ultra-affezionati, ma ci ripaga più che adeguatamente con la sua nuova creautura “all-female” S*p. Eccoci qui riuniti nel backstage di una passerella internazionale di top models, da qualche parte in Europa, con noi ci sono Elena Alice, Cristina, Antonella e Cinzia; ci avvolgono avvincenti storie di intrighi e delitti, il tutto al cospetto del “Club delle Giovani Omicide”! Le atmosfere del disco, come leggerete nella gustosa intervista, vi riporteranno ad appassionanti ambientazioni d’antan tipiche dei noir dei tempi migliori, quelli di Hitchcock e gli 007 tanto per intenderci, il tutto condito con elegante elettronica ove l’aspetto melodico prevale su quello prettamente di ricerca e sperimentale. Musica quindi meno angolosa e ruvida rispetto a Siderartica (soprattutto rispetto al primo “Night parade”) ma nello stesso tempo assolutamente non scontata né tantomeno banale. L’attacco di “Spectra Murder Show” od i refrains di “Homicide Boulevard Theme” e “Size Zero” risultano davvero irresistibili, così come azzeccata è la cover della hit ottantiana “Mad World”; e non tutti i ponti con Siderartica vengono peraltro interrotti, lo dimostra la reprise di “Lucky village’s oversight”, che qui diventa “Lucky city oversight”. La seconda parte del disco è prodiga di brillanti esempi di commistione tra elettronica e pop d’ottima fattura. Sentitevi “Attaque au Palais Exotica” o “Cheeky Alien Dream”, non vi vengono in mente certi episodi degli ottimi Hooverphonic di Geike Arnaert? Un disco che potrà e dovrà abbattere i confini di settore, le potenzialità ci sono tutte.
(Oflorenz)
TALISMAN STONE
“FactoCrux” CDRdemo (Autoprodotto)


Presentazione roboante per questo recente duo voce-basso-batteria formato da Andrea Giuliani e Lucia Centolani. I nostri sono stati definiti – non si capisce da chi – “i White Stripes del doom’n’roll” e dicono di suonare uno stile “acido, minimale, melodico, sognante e claustrofobico”, dove la mancanza delle chitarre è voluta. E siccome citano fra le influenze alcuni dei miei gruppi preferiti in assoluto, nomi a me sacri come Killing Joke, Joy Division, Godlfesh, Popol Vuh e Cluster, dopo aver letto il foglio allegato al cd mi sono creato delle altissime aspettative. Purtroppo però, anche dopo parecchi ascolti, non riesco proprio ad essere d’accordo con quelle “ottime recensioni” che certi miei colleghi di altre webzines hanno scritto di “FactoCrux”, il quale mi sembra nulla più che un demo ad uso interno dei TS, giusto per ricordarsi le strutture dei quattro brani contenuti. So benissimo che si può fare dell’ottima musica solo con basso e voce, ma se il primo è suonato come un Dee Dee Ramone (riposi in pace!) impreciso, la seconda è amatoriale e tediosa, ed il tutto viene accompagnato senza spessore da una batteria elementare e rare quanto inutili sovraincisioni, lascio a voi immaginare il risultato. O forse sono rimasto troppo indietro io, ai tempi in cui i gruppi appena nati, prima di pubblicare qualcosa spacciandolo per un capolavoro, passavano almeno uno o due anni in sala prove, a raffinare tecnica ed arrangiamenti…
Info: www.myspace.com/talismanstone
(Fabio Degiorgi)

TEARS OF OTHILA
"Renaissance!" (Ark rec./
Masterpiece distr.)

La label di Caserta ha finora edito parecchi CD di ottima musica, ed anche questa nuova uscita non si smentisce. Il debutto dei T.O.O. è quello di un'interessante folk band che si distingue per la propria personalità, e non ha niente a che vedere con la maggior parte delle bands neofolk. I Tears Of Othila provengono dalla Liguria e vanno quindi ad accompagnare altre bands (Iavna, Recondita Stirpe, Egida Aurea) della nuova scena di Genova e dintorni. Qui vengono dipinti acquerelli musicali dove la chitarra acustica e il violino sono ritmati dalle percussioni, e tutta l'atmosfera creata dal combo ligure certamente piacerà agli amanti del genere. La line-up è composta da Marco G.Gardella alle chitarre, basso, voci e “natural sounds”, Noemi Ferrari al flauto, Enrico Defranchi al violino, Lorenzo Capello alle percussioni, Marta Defranchi alle voci e Nicola Sannino alle tastiere, registrazione e mastering.
Info: http://www.myspace.com/tearsofothila
(Nikita)

THE THIRSTY COFFIN
“Letters From Dusk”
CDRdemo
(Autoprodotto)

Chitarrine new-wave, vocal strafatto da festival goth anni ’80. Penetrazioni di sangue rigenerante tra le vene assetate dell’ascoltatore. Si tratta pur sempre di un demo, di un duo alla ricerca di nuovi volti, ma soprattutto nuove mani abili nell’architettare e ricostruire i castelli ormai perduti di quegli anni. Organetti e sospirate atmosfere wave british, dalla vaga influenza Type O Negative e The 69 Eyes, in slow-motion delicatamente ossessiva. Puerili eppure già adulti, una new entry da custodire e da incoraggiare nell’attesa della prossima tappa, live + debut-album, il passo obbligato del buon cadetto in attesa di promozione.
Info: http://www.myspace.com/thethirstycoffin
(Matteo “Pinhead” Chamey)
TRANSIT POETRY
"Evocation of Gaya" CD (Omniamedia)


La colonna portante di questo CD è a mio parere il tema, questo è infatti il terzo episodio della tetralogia sui quattro elementi. Elemento protagonista di questo lavoro La Terra. Un electro gothic con influssi prog-metal molto tedeschi. Testi pagani con riferimenti alla Dea Madre e un tema portante per questo album lasciano ugualmente spazio ad una certa incoerenza tra i brani proposti. Ballate romanticamente gothic con buone composizioni per tastiera e chitarra, intervallate da brani dancefloor un po'pacchiani ma sicuramente ballabili per chi ama il genere.
Info: www.transitpoetry.de
www.myspace.com/transitpoetry
(Nacht)
3FADE
" Path to Purity" MCD (Thulkandra Records Production)


3Fade è un trio capitolino formatosi grazie all’unione d’intenti tra i due ex Haetera Gaetano Sardella e Alessio Circi, e la singer Giuliana Ronchi. Il nuovo progetto sforna questo mini a metà tra atmosfere heavy gotiche ed accattivante elettro-dark melodica, una formula che trova probabilmente la sua dimensione ottimale nell’ambito del dancefloor più che nel semplice ascolto casalingo. Il disco è ben suonato e possiede più di un refrain indubbiamente azzeccato, pur forse indulgendo leggermente ad atmosfere troppo “easy” e scontate, almeno per orecchie smaliziate e desiderose di avventura…
Info: www.myspace.com/3fade
(Oflorenz)

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