|
..........................................RECENSIONI
DISCHI
. .............................................Autunno
2008 |
|
MELODYGUILD
"Aitu" CD (Projekt)
Esce con la Projekt Records AITU, dopo una serie di singoli e
collaborazioni di tutto rispetto ed un esordio al pubblico (con
la vecchia formazione del gruppo) nel 2002 al Club Violaine, dove
è stato scoperto anche il fondatore dei Cocteau Twins. La band
di Los Angeles ha sonorità tipiche americane, in questo ultimo
lavoro perdono il leggero influsso jazz precedente per proporre
delle ballate molto belle e d'atmosfera. Un Dream Pop adattissimo
alla colonna sonora d'un film sentimentale e un po'drammatico
assolutamente americano. Le canzoni sono molto semplici, coerenti
e di facile ascolto (Sul loro sito personale sono disponibili
solo per l'ascolto le tracce di AITU). Assolutamente niente di
nuovo ma un lavoro molto buono.
Info: www.melodyguild.com
(Nacht) |
|
MIRABILIS
"Sub rosa" CD (Projekt)
Era
un po' di tempo che mi chiedevo che fine avessero fatto le affascinanti
Mirabilis, progetto femminile made in USA dedicato all'ethereal
con tinte medieval, di cui conservo con piacere un loro vinile
in 7" del 2003 uscita per la Fossil Dungeon. Dru Allen e Summer
Bowman, grazie alla gloriosa Projekt, ci deliziano ancora con
le loro dolci atmosfere arcane. Tra i brani che mi hanno colpito,
ho trovato incantevoli soprattutto "The vastness", decadente ed
oscuro che ammalia l'ascoltatore, e "Undercurrent", di Deadcandanciana
memoria, ma esse sono solo due delle 15 belle tracce che tutti
gli amanti del genere troveranno piacevoli in questo album. Il
CD contiene anche una bonus track con un mix electro-dark di "World
indifferent", in cui le Mirabilis dimostrano che sanno ammaliare
anche con questo tipo di sonorità.
(Nikita) |
|
NARSILION
"Namárië" CD (Blackrain)
Un soave ticchettio, simile al suono di un carillon, ci introduce
nelle magiche atmosfere fatate del regno di Lothlorien. A guidarci
la dolcissima voce di Lady Nott, che in compagnia del fido Sathorys
ci fa scoprire le meraviglie di un viaggio attraverso mondi arcani
e lontanissimi, quasi come ad essere catapultati in un “fantasy”
senza tempo. Il duo ispanico, giunto con questo “Namárië” al suo
terzo album, tocca con perizia gli spazi “ethereal” tipici di
label quali Prikosnovénie così come il sound medievale di certi
Ataraxia, ed in taluni episodi possiede il segreto delle maestose
aperture dei grandi francesi Dark Sanctuary. Se già possedete
questi dischi, e magari nella vostra biblioteca casalinga figurano
le storie della Compagnia dell’Anello, i Narsilion potrebbero
essere una gradita sorpresa. Affascinante.
Info: www.myspace.com/narsilionspace
(Oflorenz) |
|
NEON
"The best of Neon: Memories: 1980 - 1986" CD (Intuition records)
Dopo
il cofanetto "Boxed", uscito nel 2005 per la rediviva e gloriosa
Contempo, questa è la volta di un sampler celebrativo della
russa Intuition rec., che raccoglie in un CD il meglio della
storica band nata alla fine dei ‘70 in quella Firenze che ha
dato i natali alle migliori band dark (Litfiba, Diaframma, Pankow,
etc). Oltre a sette delle otto tracce contenute nel famoso LP
"Ritual", tra le quali "Isolation", "My blues is you" e "Dark
Age", la raccolta contiene altri 5 brani (per un totale di 12)
tra cui le chicche dei loro primi pezzi come "Boxes" e "Drivin",
usciti nel 12" in vinile di "Tapes of Darkness". Tutte le tracce
sono comunque presenti anche nel bel box celebrativo della Contempo,
ad esclusione del videoclip di "Isolation". In attesa del nuovo
album quindi, dopo circa 20 anni dalle loro ultime produzioni,
ci possiamo gustare questo bel “The best…”.
Info: http://www.neonfactory.it
http://www.myspace.com/neonofficial
(Nikita)
|
|
NERONOIA
" Il rumore delle cose" CD (Eibon)
L’unione delle forze fra i Canaan di Mauro Berchi e i Colloquio
di Gianni Pedretti prosegue il suo viaggio idealmente iniziato
un paio di anni fa con “Un mondo in me”, reiniziando il percorso
con la prima traccia di questo nuovo disco denominata “XI”, proprio
dove l’ultimo lavoro terminava con “X”. Lavoro pesante, asfissiante,
tipicamente e magistralmente “Made in Eibon” potremmo dire. Se
non fosse un termine utilizzato per definire solitamente un genere
musicale assai distante, lo chiamerei quasi un disco “doom”, con
le sue atmosfere nere come la pece, di una lentezza a tratti esasperante,
eppure con improvvise, maestose aperture melodiche che quando
meno te l’aspetti ti sorprendono (come in XII o in XIII) ridonandoti
un po’ d’aria pura da respirare. Il cantato di Pedretti, sussurrato
e monocorde, ci conduce nel mondo ovattato di grigioscuri chiamato
Neronoia, alla scoperta del “mondo delle Cose”, che “…hanno un
loro linguaggio, e fanno un rumore ben preciso…”. Qualsiasi nostalgico
dei grandissimi Monumentum non si lasci assolutamente scappare
questo disco.
Info: www.neronoia.tk www.myspace.com/neronoia
(Oflorenz) |
|
GLI OCCHI DI FAUST
" Les Enfants perdus" CD (Autoprodotto)
Dietro “Gli Occhi di Faust” si cela il cantante e polistrumenstista
romano Emiliano Bortoluzzi, che forse qualcuno di voi ricorderà
all’opera negli anni ’90 nella band capitolina La Claque di Dafne.
Interamente composto da Emiliano (con la sola eccezione di “William”,
il cui testo risale all’ottocentesco romantico Shelley), questo
lavoro di breve durata si avvicina a tratti a quello stile prog-cantautorale
che segnò indelebilmente un’epoca ed una scena musicale assai
florida in Italia verso la metà degli anni ’70. Ottimo segno questo:
mi fa sempre piacere ricevere lavori dalla mente aperta e non
ghettizzati nei soliti stilemi oscuri nati dal post-punk in avanti,
bensì contaminati da frammenti di mondi stilisticamente ed anagraficamente
lontani. Frammenti che in questo dischetto si miscelano con spirali
di wave oscura e psichedelica, come ad esempio in “William”, il
brano con il testo del grande Shelley.
Info: www.myspace.com/gliocchidifaust
(Oflorenz) |
|
ONYX
EYES
“Delights And Tears” CD (Fire!Zone)
Un
disco che apre bocca e dopo un po’ di tempo dice qualcosa di sensato
sul gothic-metal. Basta con le solite gnocche fantasy, con gli
“uomini scimmia” dal capello ondulante, con i soliti paesaggi
da maghetto Potter. Vogliamo per una volta prendere sul serio
questo genere caduto in disgrazia per colpa degli Evanescence?
Si ascolta con scioltezza questo debut teutonico, si rinvigorisce
il buon vecchio metal (“Under The Same Sun”) e gli afflati da
buongustai elucubrano galleggiando sul passato e sul presente
con fare solido, mai banalotto, seppur legato al filone Within
Temptation con occhietti semi-dolci sulle melodie cantilenate.
Ma non troppo, la vocalist ha un timbro “normale”, tutti i componenti
sono fin troppo regolari per non stupire. “The One”, la classica
intro da ballad lenta, sterza con personalità senza cadere nel
baratro del pop alla The Birthday Massacre, e si stabilizza regolarmente
sulla linea sonora marchiata dalla band. Lineari e appetibili,
in equilibrio tra il “non male” ed il “si ma..”. L’indecisione
regna sovrana, le chitarre quando esagerano automaticamente mettono
il freno a mano, il female-vocal quando diventa troppo ripetitivo
si blocca e così via, tra perfezione e imperfezione. Non mancano
i barocchismi e gli innesti orientaleggianti, immancabili come
un piatto di pasta sulla tavola di noi italioti. “Onyx Eyes” è
la sintesi espressionista del gruppo, concentrati minuziosi di
perfettismo, vocal-chitarrona-basso-chitarrina-drumming e male
vocal “guarito dall’eterno maldigola dark”. Lo dimostra “Hopes”,
da pugni chiusi per la tanta rabbia repressa che qui si sfoga
con pacatezza dolcificata, pregevole. “Purple Rivers”, “Siren”,
“Lost In The Past”, un disco da tirare su al volo e da segnare
su un post-it se siete di fretta.
(Matteo “Pinhead” Chamey) |
|
OSPEDALE
DEI SUONI
"Sessione # 01 marzo-dicembre 2006" CDR (Autoprodotto)
"Sessione # 2 CDR" (Autoprodotto)
“Progetto finalizzato alla ricerca ed alla sperimentazione sonora
tramite l’utilizzo di registrazioni audio-ambientali esterne ed
interne”, recita la breve bio allegata ai due promo in mio possesso.
Di vero manifesto programmatico si tratta, e pure ben riuscito!
L’unica traccia della prima sessione (il progetto di Davide Ghigna
e Roberto Bazzacchi usa semplicemente numerare le successive sessioni
di registrazione nel dare un titolo ai suoi lavori) è un piccolo
viaggio di 16 minuti in uno scarno minimalismo ambientale con
qualche spruzzata di folk condito da un oscuro recitato, se vogliamo
un mini audio-dizionario di sperimentazione ambient a tutto tondo;
più articolata la seconda sessione, con le sue 4 tracce che spaziano
dal folk pessimista di “d” all’ambient oscuro ma di ampio respiro
di “aria”, la traccia senz’altro più convincente del disco.
Info: www.ospedaledeisuoni.it
(Oflorenz) |
|
RESANDO
“Resando” CD (Autoprodotto)
Siamo
dalle parti dei Tokio Hotel più rumorosi? Come cantato e come
ritmica dark-rock siamo su quel filone sebbene leggermente distanti.
Senza dubbio il supporto di riff (due chitarre) e “disturbia”
(batteria elettronica e drumming reale) crea un bel muro sonoro
nei punti cruciali (“Evil”) però si perde nel passaggio verso
lidi più morbidi e lineari (“Everything” è figlia dei Bon Jovi,
il che a qualcuno potrebbe anche piacere). Non banalizziamo questi
ragazzi volenterosi, in “Snake” l’intro alle tastiere, la chitarrina
e il synth si combinano che è un piacere, il vocal finalmente
rompe gli indugi e si appoggia come un falco sul tappetone melodico
che cresce ad ogni secondo. Peccato che la strada intrapresa si
perda in sentieri distratti e si appiattisca l’energia molto 80s
del brano. “Change” apre col piano-tastiere-chitarrina per sfondare
nel gothic pazzerello, nel “metallino”, senza seguire un nesso
logico ma con grande vena sperimentale e generosa. Il cantante
ha svarioni volontari e crisi di coscienza sensata, tra un pop-singer,
un metal-singer ed un rocker perso. Ottimo esordio dei ragazzi
trentini, peccato che il mondo non faccia per loro, di certo con
questo piglio e questa cura sonora troveranno cultori e saggi
pronti a spupazzarseli per i localini dark. Ciò per cui vale la
pena suonare.
(Matteo “Pinhead” Chamey) |
|
ROME
"Masse mensch material" CD (Cold Meat Industry)
Il progetto di Jerome Reuter, con il debutto prima del mini CD
"Berlin" e poi del CD-album "Nera", era riuscito a scuotere l'oramai
stantia scena dark folk, clona di se stessa e senza più nulla
da dire. Ma la troppa prolificità in un tempo così breve aveva
fatto fare un passo falso al progetto lussemburghese, che con
il secondo CD album "Confession d'un voleur d'ames" ripercorreva
troppo i canoni "stanchi" del genere. Ma nonostante questo, in
breve tempo, ecco uscire ancora un altro album, con cui, finalmente,
si ritorna con atmosfere più consone alla fama di Rome, aggiungendo,
secondo il mio parere, un sound più dark wave, basti ascoltare
la struggente "Der erscheinungen flucht", che, seppur in modo
latente, mi fa venire in mente i Joy Division se avessero intrapreso
la strada del folk. Interessante anche il brano folk-wave "Die
Brandstifter" e "Kriesgotter". Atmosfere alla Death In June invece
in "Neu Erinnerung". Un bell'album che arricchisce una scena folk
sempre più implosa in se stessa, perché solo progetti come i Rome
possono salvarla dall'oblio intrapreso.
(Nikita) |
|
SIOUXSIE
"Mantaray" CD (Universal)
Music)
Quando le candeline della sua torta di compleanno arrivano ad
essere cinquanta, Susan Janet Dallion si lancia nella sua prima
avventura solista, dando alle stampe “Mantaray”, un’opera tra
le più interessanti di tutto il 2007. Siouxsie Sioux è stata l’indiscussa
regina del dark negli anni ottanta e, prima ancora, è stata un’eroina
di quel punk che sconvolse la Gran Bretagna sul finire del decennio
precedente. Inizialmente la sua attività discografica si caratterizzò
per essere alquanto prolifica; sono ben ventisei (numero comprensivo
di raccolte e di registrazioni live) gli album che, dal 1978,
l’artista ha pubblicato con la storica band dei Banshees e poi
con i Creatures. Molte cose sono passate dagli esordi, ovvero
da quel “The scream” che segnò l’attività discografica con i Banshees.
Ci fu il raggiungimento del successo mondiale, la creazione di
un gruppo collaterale (i citati Creatures), il matrimonio con
il batterista Budgie e il successivo divorzio nel 2006. È in questo
quadro di eventi che Siouxsie intende ripartire dal suo solo nome,
con l’intenzione, probabilmente, di aprire un nuovo percorso artistico.
L’immagine di copertina è (senza sorprese) tutta dedicata a lei:
l’artista inglese si presenta truccatissima in un primo piano
in cui fanno da sfondo decine di farfalline ed altri insetti sparsi
qua e là. Sembra che, almeno l’immagine, Siouxsie l’abbia voluta
mantenere immutata. L’apertura è per il singolo “Into a swan”
che anticipò di qualche settimana la pubblicazione del lavoro
sulla lunga distanza. È decisamente un inizio azzeccato quello
di Siouxsie che propone una canzone in cui le chitarre sono ben
in evidenza (e diventano piacevolmente distorte con il procedere
del brano), mentre il ritmo è scandito da una batteria particolarmente
viva. È un brano che non è molto dissimile da un certo Siouxsie
sound e non faticheremmo ad immaginarcela all’interno di qualche
serata dark/gothic. “About to happen” e “Here comes that day”
mantengono “Mantary” su buoni livelli. La prima è ancora ballabile,
anche se più leggera e immediata, mentre con la seconda, Siouxsie
si trasforma in una cantautrice, dipingendo scenari caratterizzati
da archi e fiati. “Mantaray” da questo momento cambia rotta, rivelando
la nuova identità dell’autrice. “Loveless” e “If it doesn’t kill
you” (un pò troppo pomposa) sono caratterizzate da arrangiamenti
notevoli nel definire sonorità pacate, noir e malinconiche. “One
mile below” è un brano in cui tornano prepotenti le percussioni,
in luogo di archi fiati e tastiere. È la canzone che, indiscutibilmente,
ci ricorda il vecchio sound di casa Banshees (quasi un plagio
di sé stessa). La voce dell’artista sembra essere piacevolmente
divertita in “Drone zone”, brano scarno, dominato dai fiati, mentre
“Sea of tranquility” ha una batteria jazzata e un piano in evidenza
che ci proiettano in una canzone dal sapore antico e lontano.
Con “They follow you” sarebbe facile immaginare Siouxsie e il
suo gruppo suonare in una sala da ballo, mentre snocciolano questo
lentone con tanto di coretto in sottofondo. Mai il suono di Siouxsie
si è allontanato tanto dalle origini. “Heaven and alchemy”, anticipata
dalle note decise di un piano, è il brano scelto per chiudere
l’esordio solista dell’ex leader dei Banshees. Ancora un lento
che conferma come Siouxsie si trovi, probabilmente, più a suo
agio con sonorità di questo tipo, piuttosto che fare la parte
di chi recita un passato che, almeno per lei, non c’è più.
(Gianmario) |
|
SOGLIA
DEL DOLORE
“2984” CD (Final Muzik)
Udine, metà anni ’80, la capitale del Friuli è anche una delle
“capitali” del punk italiano e, accanto a nomi come Eu’s Arse
e Toxical, ci sono pure i Soglia del Dolore, artefici di un unico
EP 7” con cinque brani, rimasto ancora nel cuore di non poca gente.
A distanza di oltre 20 anni, in un’ondata di ritorni che tocca
quasi tutti i nomi storici della scena punk hardcore degli ’80,
è una grande sorpresa vedere nuovamente in attività anche loro,
non solo sui palchi ma perfino con un cd pieno di brani nuovi,
che costituisce di fatto il primo album a lunga durata della Soglia.
Già dall’immagine di copertina, una foto di Pripyat, la cittadina
ucraina più vicina alla tristemente nota centrale nucleare di
Chernobyl, e dal titolo del disco (il riferimento ad uno dei più
grandi e profetici romanzi del ‘900 è evidente), si capisce che
le coordinate tematiche del gruppo sono rimaste quelle di un tempo,
oggi purtroppo ancora più attuali di allora, con un’abbondanza
di testi di carattere ecologista e libertario, ed alcune frecciate
contro certi costumi odierni, si veda “Alternativo Standard” o
“Vita morta”. Musicalmente la band è cresciuta rispetto agli esordi,
non solo migliorata tecnicamente, ma anche in grado di spaziare
con disinvoltura dal punk classico e stradaiolo di “L’Italia brucia”
e “Alternativo standard”, ad un post-punk darkeggiante e tribale
di derivazione Killing Joke/UK Decay, come in “Superstringhe”
e “Cyborg”, fino alle reminiscenze del classico hardcore italiano
anni ’80, si senta “Senza televisioni”, “Vita morta” o “Non voglio”.
Il tutto è ovviamente proposto con uno stile personale e alcune
trovate davvero originali, come il sax di “Superstringhe” o le
voci femminili recitate in inglese e russo di “Chernobyl”. Come
dicevo sopra, l’album contiene prevalentemente brani nuovi o comunque
inediti, 11 su 15, ma ritroviamo, ovviamente ri-registrate in
nuove versioni, anche quasi tutte le tracce dell’EP del 1985,
con l’esclusione di “Verde”. Ecco allora che la conclusiva “Ipocrisia
di pace”, già il mio brano preferito del 7”, qui acquista ulteriore
spessore ed intensità, diventando un esempio del miglior post-punk
italiano fatto come si deve. Bentornati Soglia del Dolore, e lode
alla concittadina Final Muzik per aver pubblicato “2984”!
Info: www.myspace.com/sogliadeldolore
(Fabio Degiorgi) |
|
SPECTRA*paris
"Dead Models Society (Young Ladies Homicide Club" CD
(Trisol)
La front woman di Kirlian Camera Elena
Alice Fossi ci lascia orfani di Siderartica, progetto cui eravamo
ormai ultra-affezionati, ma ci ripaga più che adeguatamente con
la sua nuova creautura “all-female” S*p. Eccoci qui riuniti nel
backstage di una passerella internazionale di top models, da qualche
parte in Europa, con noi ci sono Elena Alice, Cristina, Antonella
e Cinzia; ci avvolgono avvincenti storie di intrighi e delitti,
il tutto al cospetto del “Club delle Giovani Omicide”! Le atmosfere
del disco, come leggerete nella gustosa intervista, vi riporteranno
ad appassionanti ambientazioni d’antan tipiche dei noir dei tempi
migliori, quelli di Hitchcock e gli 007 tanto per intenderci,
il tutto condito con elegante elettronica ove l’aspetto melodico
prevale su quello prettamente di ricerca e sperimentale. Musica
quindi meno angolosa e ruvida rispetto a Siderartica (soprattutto
rispetto al primo “Night parade”) ma nello stesso tempo assolutamente
non scontata né tantomeno banale. L’attacco di “Spectra Murder
Show” od i refrains di “Homicide Boulevard Theme” e “Size Zero”
risultano davvero irresistibili, così come azzeccata è la cover
della hit ottantiana “Mad World”; e non tutti i ponti con Siderartica
vengono peraltro interrotti, lo dimostra la reprise di “Lucky
village’s oversight”, che qui diventa “Lucky city oversight”.
La seconda parte del disco è prodiga di brillanti esempi di commistione
tra elettronica e pop d’ottima fattura. Sentitevi “Attaque au
Palais Exotica” o “Cheeky Alien Dream”, non vi vengono in mente
certi episodi degli ottimi Hooverphonic di Geike Arnaert? Un disco
che potrà e dovrà abbattere i confini di settore, le potenzialità
ci sono tutte.
(Oflorenz) |
|
TALISMAN
STONE
“FactoCrux” CDRdemo (Autoprodotto)
Presentazione roboante per questo recente duo voce-basso-batteria
formato da Andrea Giuliani e Lucia Centolani. I nostri sono stati
definiti – non si capisce da chi – “i White Stripes del doom’n’roll”
e dicono di suonare uno stile “acido, minimale, melodico, sognante
e claustrofobico”, dove la mancanza delle chitarre è voluta. E
siccome citano fra le influenze alcuni dei miei gruppi preferiti
in assoluto, nomi a me sacri come Killing Joke, Joy Division,
Godlfesh, Popol Vuh e Cluster, dopo aver letto il foglio allegato
al cd mi sono creato delle altissime aspettative. Purtroppo però,
anche dopo parecchi ascolti, non riesco proprio ad essere d’accordo
con quelle “ottime recensioni” che certi miei colleghi di altre
webzines hanno scritto di “FactoCrux”, il quale mi sembra nulla
più che un demo ad uso interno dei TS, giusto per ricordarsi le
strutture dei quattro brani contenuti. So benissimo che si può
fare dell’ottima musica solo con basso e voce, ma se il primo
è suonato come un Dee Dee Ramone (riposi in pace!) impreciso,
la seconda è amatoriale e tediosa, ed il tutto viene accompagnato
senza spessore da una batteria elementare e rare quanto inutili
sovraincisioni, lascio a voi immaginare il risultato. O forse
sono rimasto troppo indietro io, ai tempi in cui i gruppi appena
nati, prima di pubblicare qualcosa spacciandolo per un capolavoro,
passavano almeno uno o due anni in sala prove, a raffinare tecnica
ed arrangiamenti…
Info: www.myspace.com/talismanstone
(Fabio Degiorgi) |
|
TEARS
OF OTHILA
"Renaissance!" (Ark rec./Masterpiece
distr.)
La
label di Caserta ha finora edito parecchi CD di ottima musica,
ed anche questa nuova uscita non si smentisce. Il debutto dei
T.O.O. è quello di un'interessante folk band che si distingue
per la propria personalità, e non ha niente a che vedere con
la maggior parte delle bands neofolk. I Tears Of Othila provengono
dalla Liguria e vanno quindi ad accompagnare altre bands (Iavna,
Recondita Stirpe, Egida Aurea) della nuova scena di Genova e
dintorni. Qui vengono dipinti acquerelli musicali dove la chitarra
acustica e il violino sono ritmati dalle percussioni, e tutta
l'atmosfera creata dal combo ligure certamente piacerà agli
amanti del genere. La line-up è composta da Marco G.Gardella
alle chitarre, basso, voci e “natural sounds”, Noemi Ferrari
al flauto, Enrico Defranchi al violino, Lorenzo Capello alle
percussioni, Marta Defranchi alle voci e Nicola Sannino alle
tastiere, registrazione e mastering.
Info: http://www.myspace.com/tearsofothila
(Nikita)
|
|
THE
THIRSTY COFFIN
“Letters From Dusk” CDRdemo
(Autoprodotto)
Chitarrine
new-wave, vocal strafatto da festival goth anni ’80. Penetrazioni
di sangue rigenerante tra le vene assetate dell’ascoltatore. Si
tratta pur sempre di un demo, di un duo alla ricerca di nuovi
volti, ma soprattutto nuove mani abili nell’architettare e ricostruire
i castelli ormai perduti di quegli anni. Organetti e sospirate
atmosfere wave british, dalla vaga influenza Type O Negative e
The 69 Eyes, in slow-motion delicatamente ossessiva. Puerili eppure
già adulti, una new entry da custodire e da incoraggiare nell’attesa
della prossima tappa, live + debut-album, il passo obbligato del
buon cadetto in attesa di promozione.
Info: http://www.myspace.com/thethirstycoffin
(Matteo “Pinhead” Chamey) |
|
TRANSIT
POETRY
"Evocation of Gaya" CD (Omniamedia)
La colonna portante di questo CD è a mio parere il tema, questo
è infatti il terzo episodio della tetralogia sui quattro elementi.
Elemento protagonista di questo lavoro La Terra. Un electro gothic
con influssi prog-metal molto tedeschi. Testi pagani con riferimenti
alla Dea Madre e un tema portante per questo album lasciano ugualmente
spazio ad una certa incoerenza tra i brani proposti. Ballate romanticamente
gothic con buone composizioni per tastiera e chitarra, intervallate
da brani dancefloor un po'pacchiani ma sicuramente ballabili per
chi ama il genere.
Info: www.transitpoetry.de
www.myspace.com/transitpoetry
(Nacht) |
|
3FADE
" Path to Purity" MCD (Thulkandra Records Production)
3Fade è un trio capitolino formatosi grazie all’unione d’intenti
tra i due ex Haetera Gaetano Sardella e Alessio Circi, e la singer
Giuliana Ronchi. Il nuovo progetto sforna questo mini a metà tra
atmosfere heavy gotiche ed accattivante elettro-dark melodica,
una formula che trova probabilmente la sua dimensione ottimale
nell’ambito del dancefloor più che nel semplice ascolto casalingo.
Il disco è ben suonato e possiede più di un refrain indubbiamente
azzeccato, pur forse indulgendo leggermente ad atmosfere troppo
“easy” e scontate, almeno per orecchie smaliziate e desiderose
di avventura…
Info: www.myspace.com/3fade
(Oflorenz) |
avanti
Recensioni
dischi:
A - C
D - L
Recensioni libri
|