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........................................RECENSIONI
DISCHI
. ......................,,,,,,,,,,,,,..........Estate
2008 |
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À
REBOURS
“Vanish” CD (Final JoyRecord)
Dietro
il titolo del romanzo-manifesto del Decadentismo si cela la
creatura dello one-man-band newyorkese Ian Stone, che ci presenta
il suo primo album come un misto di “goth, dark-wave, electro,
hard rock e shoegaze”. Sarà, ma a me “Vanish” sembra essenzialmente
un disco di classicissimo gothic metal, con qualche spruzzata
dark-wave appena percettibile, ed un’unica traccia strumentale
con sonorità elettroniche. Ian è indubbiamente un bravo cantante,
un bravo chitarrista e polistrumentista, nonché un bravo compositore,
però se devo essere sincero trovo la sua voce identica ad altre
1000 già sentite, mentre i barocchismi vetero-metal che infarciscono
il disco me lo rendono un po’ pomposo all’ascolto. Comunque
se appartenete allo stesso popolo di Mr Stone, intendo quello
dalle lunghe chiome, le borchie e i pantaloni attillati, potreste
gradire l’album, riuscito nel suo genere. Magari su Metal Hammer
o Metal Shock hanno gridato al capolavoro. Chissà che ne penserebbe
invece il buon Huysmans se fosse oggi qui con noi… (Fabio Degiorgi)
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RISE
AND FALL OF A DECADE
"Noisy but empty" CD (Ars musica diffundere)
La
ristampa di quest'album edito per la prima volta nel 1992 vede
nuova luce per far sì che chi non lo avesse già ascoltato allora
potrà sentire cosa proponeva questo ormai scomparso gruppo.
Atmosfere neoclassiche con spunti new wave che danno un gusto
retrò delizioso, senza scadere in quella tamarraggine tanto
in voga negli ultimi tempi nella scena oscura. Molto significativi
i testi, corredati comunque da una buona musica, i quali fanno
sì che il disco possa essere ascoltato ripetutamente per permettere
di cogliere sempre nuovi particolari ed assaporarne le varie
sfumature. Un vecchio album per nuove emozioni. (Nikita)
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ROME
"Confession d'un voleur d'ames" CD (Cold Meat Industry/Audioglobe
distr.)
In
un breve lasso di tempo, neanche un anno, la CMI ha sfornato
ben tre produzioni del promettente progetto neofolk lussemburghese.
Il precedente "Nera" mi aveva fatto ben sperare su Rome, che
ha dato un nuovo spunto al folk apocalittico odierno, oramai
statico e senza mordente, ma in questa ultima produzione si
ha come una "battuta d'arresto", nel senso che i brani sono
troppo da "clichè" del neofolk, e le atmosfere dopo un po' di
ascolti stancano. Sarebbe stato quindi meglio aspettare un po’
anziché sfornare un album dietro l'altro, senza un rinnovamento
delle idee.
(Nikita)
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RUGITUS
ÆTERNAM
"Tædium
Vitae [[ß וֹ∑ ]]" MCD (Rugitus Aeternam)
Mini
limitato a 100 copie, “Taedium Vitae” è stato concepito
dalla mente allucinata di Hector Benitez, da Tijuana, Messico.
Dischetto interamente strumentale partorito con l’uso smodato
di computer e macchine all’uopo programmate, assale i nostri
padiglioni con circa 32 minuti di anfetaminici beats elettro-industriali
sparati a tutta velocità, con pochi cambi di registro
e tutto sommato poche idee innovative rispetto alla solita solfa
power-electronic cui siamo ormai avvezzi. La dichiarazione d’intenti
che campeggia sulla pagina MySpace del gruppo recita: “macchine,
computers e visioni di una tragica fine per tutti noi”. Ecco,
direi che calza a pennelllo.
Info:
http://www.myspace.com/rugitusest
(Oflorenz)
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SAMSAS
TRAUM
“Heiliges Herz – Das Schwert Deiner Sonne” CD (Trisol/Audioglobe
distr)
Alexander
Kaschte non ha scoperto il metal, ma conosce bene il metodo
per fare cassa, in tutti i sensi. Questo symphonic/melodic black
metal gioca sui riffoni e sui giri di basso roboanti da stordire
chiunque osi passeggiare per la chiesa della cover. Non è
male all’ascolto, diciamocelo francamente, evitiamo giudizi
stilistici su prodotti così commerciali e diamo loro
il merito di saper catturare. Tastierone, effettacci distruttivi
sincopati, urla degenerative ed un immaginario cupissimo che
può far male all’utente distratto. Scariche elettriche,
energia frenetica e lunghe pause con schitarrate doom goderecce.
Certo il disco è composto da 11 tracce uguali, ogni tanto
spunta anche qualche arco ma il risultato è il medesimo,
linea piatta. Il remix di “Auf den Spiralnebeln” se non altro
tocca le corde ritmiche sfiorando il metal-dance e ciò
non distrugge la buona struttura già evidenziata dal
brano originale. Un buon disco, da prendere così com’è
senza troppe pretese.
(Pinhead)
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SCHATTENKINDER
“Weissen Regen” CD (Curzweyhl/distr. Masterpiece)
Secondo
album per questa formazione tedesca del panorama ‘heavenly voices’,
per 3/5 al femminile. Servono davvero poche parole per dischi
così, una fusione perfetta di dark wave elegante ed ethereal,
con l’ulteriore aggiunta di elementi neoclassici, folk e trip
hop, dove le sognanti voci di Katharina e Madeleine sono sempre
sorrette da un adeguato sottofondo musicale, fatto di melodie
leggiadre ed ottimamente costruite con suoni sia classici sia
elettronici, ed a volte pure esotici, come nella orientaleggiante
e percussiva “Angels Embrace”. Fra le 14 tracce non c’è un solo
passo falso o messo semplicemente per riempire lo spazio, ed
è quindi difficile trovare dei brani migliori di altri,
anche se secondo me il punto più alto è raggiunto
da “On The Shore”, tanto tenue quanto insidioso nell’entrarti
nell’anima, presente pure in coda in una versione acustica.
Da notare pure che i Schattenkinder, come alcuni loro colleghi
poliglotti, alternano l’utilizzo della lingua inglese a quella
tedesca e alla francese. Certo, niente di nuovo alla fine, ma
di fronte ad una tale bellezza in grado di rapire l’ascoltatore
va benissimo così. Se amate gruppi come Unto Ashes, Black
Tape For A Blue Girl e le sonorità Projekt in generale,
questo è il cd che fa per voi.
(Fabio Degiorgi)
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I
SIMBOLI
“Non C’è Vita In Terra” CD (Autoprodotto)
La
musica, troppo spesso contorno speziato di un girovita per cui
sbavare, dentro quei cunicoli di luci e colori sgargianti, quei
locali fumosi e alla moda dove passare le serate al solo scopo
di sbavare, senza badare alla musica-arte. Cristian De Vitis
e Giorgia Mastropasqua professano il culto artistico, vorrebbero
abbracciare l’universo “idea” per far circolare nel sangue la
vena creativa insita in ognuno di noi. Lo dimostrano col progetto
in analisi, deriva di un percorso rock ed electro a livello
teatrale, allo scopo di approfondire la new wave ed il krautrock
con il tocco italiano di inconfondibile melassa melodica, dal
vocal al piano. Il risultato solca echi profondi di irrealizzata
espressione, la volontà sussiste, lo strascico si mimetizza
nei suoni a volte riconoscibili altre persi nel vuoto strutturato
dello strumentale. Indecifrabili quando il calcolatore termina
il conteggio, indefinibili quando la nebbia si dirada, progettisti
dell’arte nell’eterna ricerca di se stessi. Fuorvianti e fruitori
di un’atmosfera rarefatta, alla larga da necessità propagandistiche
e facili costumi melodici. Sogni e natura si rincorrono dietro
il piccolo uomo moderno, impegnato a decifrare i simboli della
vita, sempre che sulla Terra ci sia vita. Acerbi da gustare.
(Pinhead)
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SLAIN
SUN
“Interferences”
EP (autoprodotto)
Basterà
una recensione su :Ritual: per farli prendere il volo? Ne dubito
considerando la scarsa propensione a guardare alle band italiane
oltre lo scenario romano, se non per qualche vano tentativo
di sviluppare una certa aria autocelebrativa, nella conoscenza
suprema di determinate influenze, nella mente del buon recensore.
Questi friulani girano i localini della zona mescolando una
innata passione per le atmosfere rarefatte di joydivision memoria.
Si insinuano tra synths distratti e chitarre acustiche, pizzicando
le corde dello smarrimento temporaneo, impegnati a sperimentare
e lanciarsi in echi punk molto electro. Una band sicuramente
da tenere d’occhio per l’alto potenziale live, sempre che dal
vivo sappiano soddisfare i palati più raffinati. Di certo
le basi sono ben elaborate, la wave fa capolino nel mare di
elettronica cold ed i lunghi piani melodici sconfinano nel “neo-realismo”
electro. (Pinhead)
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SOUL
MERCHANTS
“1985-1987” 2CD (Revolver)
Definiti
dalla stessa Revolver come “la versione di Denver dei Sisters
Of Mercy”, i Soul Merchants furono attivi nel cuore degli anni
’80 restando sempre un gruppo di nicchia con una ristretta base
di fans, sebbene il loro frontman era quel Bob Ferbrache che
in seguito sarebbe finito nei Blood Axis come chitarrista e
tastierista, oltre che in svariate altre formazioni non particolarmente
conosciute. Questa retrospettiva antologica contiene solo materiale
tratto da nastri, dato che gli album ufficiali saranno ristampati
a parte: se la versione in commercio è composta da due
cd, ognuno dei quali contiene 20 tracce per una durata di 80
minuti, il promo che abbiamo ricevuto è un unico cd con
un estratto di “sole” 15 tracce. Passando all’ascolto, trovo
che le affinità con il gruppo di Eldritch siano davvero
scarse, mentre sento una certa vicinanza con il suono californiano
di quel periodo, molto grezzo e carico di influenze (post) punk
e psichedeliche. Già nella selezione promozionale liofilizzata
i brani veramente intriganti e che spiccano non mi sembrano
molti, prevale piuttosto un esercizio scolastico discreto e
comunque mai privo di un certo fascino. Il mio dubbio è
quindi che 40 canzoni per quasi tre ore di musica potrebbero
essere davvero eccessive da digerire, ed adatte solo ai completisti
e ai collezionisti incalliti dell’American Gothic. Ma non ho
potuto verificarlo, quindi aspetto la ristampa degli album per
dare un giudizio definitivo sui Mercanti di anime.
(Fabio
Degiorgi)
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STN-09
" Buio (Transmission to Inferno)" MCD (Beverina)
Mini
limitato a 150 copie con due tracce (peraltro lunghissime, 12
e 19 minuti) di classico dark ambient strumentale, “Buio” segna
il secondo capitolo per il progetto del bolognese LKN, e segue
il Promo di esordio targato 2005. Per gli amanti del plumbeo
universo ruotante intorno alle prime produzioni Cold Meat (ascoltate
la prima traccia), ma anche del black malato ed isolazionista
di Burzum (e qui siamo sulla seconda), questo dischetto sarà
di certo un ascolto rivelatore. La commistione tra la miglior
scuola dark-ambient ed il black/post-core scarni e minimali
del Nord Europa può risultare vincente? Questo mini sembrerebbe
dirci di sì.
Info:
www.myspace.com/stn09
(Oflorenz)
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STOPPER
72
“Stopper 72” CD (Stopperhouse)
Non
fosse stato per i “segni particolari”, dalla copertina di questo
cd, una carta d’identità aperta con fototessera di un
sinistro figuro coperto da passamontagna in perfetto stile Animal
Liberation Front, e con tanto di avviso “Parental advisory implicit
content”, mi sarei immaginato di trovarmi un disco di power
electronics o industrial metal alla Ministry. Invece Stopper
72, progetto dello one-man-band Gabriele Colandrea, già
chitarrista anni indietro degli ottimi new wavers romani La
Claque Di Dafne, propone della pura wave anni ’80 basata su
intrecci di chitarre cristalline e psichedeliche e giri di basso
con il chorus, che rimanda in modo particolare ai primi Cure,
And Also & The Trees, Smiths e Death Cult. La particolarità
dell’album è l’assenza quasi totale della voce, con l’eccezione
della sola “Novgorod”, cantata dall’ex vocalist di La Claque
Emiliano Bortoluzzi ed appartenente al repertorio inedito di
quella band, sicuramente il momento più ‘pop’ e leggero
del cd. Se la natura essenzialmente strumentale del lavoro può
sorprendere ad un primo ascolto, alla fine vincono la bellezza
delle melodie e la sapiente costruzione dei brani, in grado
di reggersi bene anche così. Per le tracce più
lunghe, che viaggiano fra gli 8 e i 10 minuti, conierei addirittura
la bizzarra ma in qualche modo calzante definizione di ‘prog-wave
psichedelica’. Un doppio plauso quindi al buon Gabriele, sia
per il coraggio della proposta atipica e dell’autoproduzione,
sia per la professionalità, la qualità e non ultimo
il sentimento con cui il tutto è stato realizzato. Info:
stopper72@fastweb.it www.myspace.com/stopper72
(Fabio Degiorgi)
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STURMAST
" Ibis rebidis nunquam in bello peribis" CD (Cold
Meat Industry)
La
terra magiara é fertile di buoni gruppi appartenenti
al possente mondo neo-folk-industrial, e può anche contare
su di un’audience abbastanza folta e senza dubbio estremamente
fedele. Sturmast è un collettivo che possiede dei discreti
numeri in questo senso, e senza dubbio tutte le migliori componenti
che hanno reso illustre il genere di cui sopra. Campionamenti
di guerra, loops marziali, marcette militari, voci granitiche
in lingua madre (salvo in un caso, in tedesco), ma anche tanta
bella musica suonata come in “Kraft”, e fatta in taluni casi
con strumenti folk della tradizione ungherese quale ad esempio
il kaval. Particolare ed accattivante l’andamento quasi giocoso
di “For everyone circus and bread!”, ed utile a movimentare
l’atmosfera plumbea e marziale del disco. Molto bello anche
il refrain della conclusiva “The regiment is departing”, che
sembra davvero una marcia di accompagnamento benaugurale per
un battaglione in partenza verso il fronte. Auguro a Sturmast
di seguire nel migliore dei modi le tracce dei connazionali
Actus, diventando al loro pari una fulgida realtà del
panorama neo folk mitteleuropeo. Senza dubbio manca ancora qualcosa,
ma siamo su di una strada più che promettente.
(Oflorenz)
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TEATRO
SATANICO
"La Tempesta" CDR (autoprodotto)
Ritorna
la creatura principale di Devis G (attivo anche con altri progetti
musicali tra i quali DeV, Necrophonie), che ultimamente è uscita
con innumerevoli produzioni sia in CD che in vinile. E' molto
difficile descrivere il progetto industrial veneto, data la
diversità di stile delle diverse uscite, e anche il fatto di
far uscire una produzione sull’altra senza remore e programmazione.
Otto tracce sonore dall'impatto devastante e senza compromessi,
come deve essere la vera sperimentazione oggigiorno, e se il
termine è utilizzato ormai con troppa facilità, qui trova il
suo vero significato. Tra le tracce che mi hanno colpito di
più c'è "Tokyo, dicembre 2006", dedicata al compianto Marco
Corbelli (Atrax Morgue), il cui breve testo dice "camminavo
per le vie di Tokyo, vendevano tutto di tutto, ma non sono riuscito
a comprare un'anima per salvare la vita del mio amico", e "Pontebana",
con il testo in dialetto veneto dedicato alla prostituzione
dell'Est, che inonda le strade dell'Italia e dell'Europa, e
la voce distorta che ben si amalgama con la musica. Stampato
in sole 99 copie numerate. Fatelo vostro!
Info: www.teatrosatanico.it
(Nikita)
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TEATRO
SATANICO
"Dissertazioni Catodiche Di Teologia Applicata Su Nastro Magnetico"
VHS (autoprodotto)
Con questo video, in una VHS limitatissima a 99 copie, i T.S.
permettono un viaggio sperimentale come se il tutto fosse creato
negli anni '80, il sapore vintage del supporto ben si amalgama
con il contenuto del nastro video. Ben cinque tracce filmiche
dove la sperimentazione è la vera anima del progetto
veneto, diventato un cult per gli amanti del genere, infatti
possiamo paragonarlo a band come i primi Psychic TV, per impatto
emotivo e creazioni distruttive, però incastonate dentro
il proprio territorio, da dove prende tutte le ispirazioni.
E questa personalità lo fa diventare unico nel panorama
italiano, perchè come T.S. non esiste nessuna altra band
simile. La registrazione lo-fi e casalinga dà un tocco
retrò alla videocassetta, i filmati sono altamente claustrofobici
e poco articolati, ma non per questo non interessanti per chi
ama questo genere. Se invece non lo amate vi sarà difficile
resistere a vedere per intero la VHS, ma è anche questo
tipo di emozione che forse si vuole trasmettere, e certamente
non ne uscirete insensibili. Info: http://www.teatrosatanico.it
(Nikita)
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THOMAS
NOLA ET SON ORCHESTRE
"Vanity Is A Sin" CD (Punch rec.)
Thomas
Nola, eccentrico personaggio made in USA, propone con questo album
brani acustici che in certi punti possono richiamare atmosfere
care a Nick Cave e Spiritual Front, ma con una sua forte personalità
che dà uno spirito musicale a tratti sperimentale, con
un suono più sporco degli artisti citati. Non siamo certo
di fronte al solito folk apocalittico, confezionato a scatola
chiusa con le solite tematiche e i soliti clichè di tre
accordi, ma i brani proposti hanno un certo modo retrò,
con spunti jazz che pochi osano creare per il genere. Pianoforte,
violoncello, tromba ed altri strumenti più moderni (tra
cui il theremin) creano atmosfere particolari arricchite da arrangiamenti
altrettanto particolari, che secondo me si potrebbero definire
con il nuovo genere di “folk-cabaret”. Le sette tracce del CD
diventano quattordici se ascoltate su un computer, poiché
vi sono altri sette brani in mp3 tra live ed inediti per scoprire
questo artista d'oltreoceano. http://www.teatrosatanico.it
(Nikita) |
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ULAN
BATOR
"Ulaanbaatar" CD (Jestrai)
Ben
21 tracce (tra cui molte inedite) di questa band francese dedita
ad una sorta di industrial rock, che molte volte ha calcato
i palchi italiani. I brani presenti sono versioni live, remix
e demo che vanno dal 1993 al 1998. Questa raccolta fa intravedere
maggiormente quel lato non convenzionale con cui gli Ulan Bator
hanno impostato la loro carriera, senza accettare compromessi
o aperture che certamente li avrebbero fatti conoscere ad un
maggior pubblico, ma snaturandoli in un gruppo qualunque.
Info:http://ulanbator.free.fr/
(Nikita)
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VEILLED
ALLUSIONS
"Visions of the world" CD (Trinity rec.)
Ancora Karsten Hamre in un altro dei suoi
innumerevoli (forse troppi) progetti musicali ambient, anche se
questo è certamente il migliore finora uscito, “Vision
of the world” è una ristampa con 4 inediti per un totale
di 13 tracce. Piuttosto che disperdersi in troppe entità,
Hamre dovrebbe dedicarsi ad un massimo di due progetti, perché
le idee sono molto difficili da trovare, ed è facile che
l'ascoltatore poi diffidi di questa massa di produzioni tutte
simili fra loro con atmosfere senza anima.
(Nikita) |
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VIGILANTE
"War of Ideas" 2CD (Black Rain)
Ritorna
l'electro band brasiliana/cilena, che, a dispetto del titolo
del nuovo album, la guerra delle idee la perde subito senza
neanche "combattere", dato che il sound proposto è senza spunti,
un electro metal casereccio che sembra una copia venuta male
dei Rammstein. Un bonus CD contenente dieci remix di "Fair fight"
(presente anche in un videoclip nel primo CD) e altre tre tracce
remixate da altre bands (tra cui Amateur God e Dreamside) condisce
il polpettone poco succulento di questa produzione.
(Nikita)
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VIOLET
TEARS
"Breeze of solitude" CD (Ark records/distr.
Masterpiece)
Passo in avanti per il combo pugliese in
questo secondo album, uscito per l'italiana Ark records, dopo
aver rilasciato il precedente CD "Cold memories & remains"
per l'americana Fossil Dungeon. In queste nuove creazioni il suono
si fa più caldo e articolato, e il synth si insinua sulle
dolci e melanconiche melodie, dimostrando che la band è
maturata rispetto al precedente CD, che infatti non mi aveva convinto
del tutto. Qui invece le trame si distinguono l'una dall'altra.
Tra le tracce che mi hanno colpito di più ho trovato molto
bella "Dimenticati", un brano che mi ricorda una certa new wave
oramai dimenticata e qui finalmente riproposta, anzi, spero che
i Violet Tears per le loro creazioni future prendano proprio questa
via.
(Nikita) |
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VLAD
IN TEARS
“Seed Of Ancient Pain” CD
(Dreamcell11/Aural Music)
Se
non fossero italiani si direbbe che sono spuntati da qualche
colonna sonora da cartoon nipponico. “Reveal” rivela una sana
passione per il “visual key”, il famigerato genere musicale
che pretende un look glam ed una caratterizzazione sonora solitamente
dalla venatura rock. Con quell’aspetto da Brandon Lee italiani,
i V.I.T. al debut album non deludono ma nemmeno ci fanno gridare
dalla gioia. Il loro sali-scendi tra i piani melodici del gothic
e dell’heavy sinfonico non garantiscono un sex-appeal musicale
ai massimi livelli, soprattutto per ciò che riguarda
i primi due brani, come detto legati alla concezione giappo.
“Freedom From God” parte con un piano danzante ancorandosi sempre
al caro e mai estinto, istinto rock italiano con deviazioni
gotiche noiose, se non fosse per quel “carillon” degli intermezzi
poetici. “Woods Of Madness” porta in braccio un po’ di charme
italo-melodico buono per le groupies italiote (italiane-idiote)
e per la radiofonia nazionale (che a causa del genere dark mai
li degnerà di uno sguardo). Solo “See Through The Darkness”,
piano-metal-melodico, riesce a sortire effetti benefici all’ascolto,
che presto si intiepidisce e si affievolisce tra i meandri di
un goticume italiano che stenta a farsi largo (Lacuna Coil permettendo).
(Pinhead)
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VORSPRUNG
DURCH TECHNIK
“The Gizmotapes” CD
(IN-D/Audioglobe)
Olaf
Wollschlager rielabora il suo pensiero a 5 anni dal downtempo
di “Britpop” e dalla techno degli esordi, proponendo un electropop
stratificato, con chitarrine wave e intrusioni nel panorama
indie-rock. Siamo bel lontani dai lavori per Camouflage, Yello,
In Strict Confidence e Melotron. Il classico disco intimista
che tocca il cuore di pochi e che deve essere capito per capire
l’autore. Oppure il classico disco del remixer che si scopre
autore e vuole camminare da solo e dimostrare a tutti quanto
vale. In realtà è una via di mezzo, un ibrido
autoriale wave, prettamente wave, non distante dalle atmosfere
classiche degli Air. L’atmosfera retrò respira tra brani
ritmati e altri dal lungo respiro, sempre attorniati da trampolini
acustici sospesi tra anni ’80 e anni ’90. Un movimento gioioso
e allegro, ogni tanto l’ottimismo è il sale della vita
e non deve essere a tutti i costi represso per invidia o per
alterigia. “The Election Song” dimostra quanto si possa fare
con lo spirito giusto, dance-lenta, wave-effects, melodia e
cantilena vocale gentile. Olaf ama giocare a nascondino, forse
“Requiem For A Star” descrive bene il suo stato d’animo. Pensieri
electro scorrono via con quel groove intimidito.
(Pinhead)
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WE
WAIT FOR THE SNOW
"Lullabies from our dreams" CD (Final Muzik)
Scoprii
WWFTS grazie alla favolosa compilation TAL MONT DE LUNE di Final
Muzik, una vera e propria serie di piccole chicche come di rado
capita di trovare in una raccolta. Progetto di Andrea Penso
della Cold Current (già noto per l’altro suo progetto
Selaxon Lutberg),“Lullabies” contiene musica minimale a 360
gradi che oserei definire “in punta di piedi”. Ci avvolgono
chitarre sussurrate acustiche ed elettriche, un flauto, le tastiere,
drones elettronici ed effetti della natura; arie soffuse, appena
accennate, volutamente scarne, che vanno a braccetto con quanto
il nome del progetto ci suggerisce. Un disco che mi ha fatto
venir voglia di risentire le belle cose della Kranky, Jessica
Bailiff in primis.
11
acquerelli da assaporare rigorosamente in inverno, in attesa
che scenda la neve.
Info:
www.wewaitforthesnow.splinder.com
http://www.finalmuzik.com/
(Oflorenz)
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