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..............................................RECENSIONI
DISCHI
. ....................................................Estate
2007 |
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DARK
SANCTUARY
"Exaudi Vocem Meam Part II" CD (Wounded Love rec. / Masterpiece
distr.)
L'unico
incontro che ho avuto con il progetto francese, prima di ascoltarlo
su CD, è stato ad un concerto di qualche anno fa al Treffen
di Lipsia, e non mi aveva colpito più di tanto, anzi,
l’avevo trovato molto soporifero e stancante. Qui su disco finalmente
riesco ad avere un'opinione diversa, trovo i Dark Sanctuary
sublimi e li considero tra le migliori band ethereal di questo
2007. Tutti i brani presenti in questo album sono perle eteree
che li avvicinano a maestri come i Dead Can Dance, e riescono
ad emanare un fascino come pochi riescono a fare. L'intero album
è ben amalgamato e tutte le tracce sono piacevoli all'ascolto,
per cui è impossibile per me citare un brano preferito
o che risalti più di un altro. Magiche atmosfere vi aspettano.(Nikita)
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D.B.P.I.T./F.T.B.P.D.
“Toads & Bugs” 2 Mini-CD 3” (White Rabbit Records)
I
due progetti che si contendono il nome più impronunciabile
del mondo avevano già condiviso per la tedesca White
Rabbit un grazioso 7”, uscito nel 2004. Ora, la stessa label,
specializzata in uscite mirate con una particolare attenzione
per la grafica ed il packaging, ci offre addirittura due mini
cd in formato 3”, racchiusi in una confezione di cartoncino
simile a quella dei vinili 7”, con più pannelli dove
sono riportati disegni che sembrano presi da vecchie tavole
naturalistiche su animali e insetti. Il cd del nostro Der Bekannte
Post-Industrielle Trompeter si divide in sette tracce evanescenti,
dai titoli bizzarri – “Donna”, “Giùsù”, “fff”, “Headache”,
tanto per citarne alcuni – e dalle sonorità fra l’ambient
surreale, il giocoso e la sperimentazione di matrice Resident-siana,
con la tromba usata in un modo mai invadente e perfettamente
fusa con i soundscapes, rumori di varia origine e voci manipolate.
Il cd di Feine Trinkers Bei Pinkels Daheim è invece un’unica
traccia di 22 minuti, la quale resta quasi impercettibile per
buona parte della sua durata, per poi rivelarsi dapprima con
un loop ipnotico, ed esplodere sul finire con l’ingresso di
percussioni elettroniche. Doppio EP anomalo e davvero interessante,
non solo per la particolarissima copertina, ma anche per il
contenuto, che piacerà a tutti coloro che ricercano qualcosa
di almeno parzialmente diverso nell’odierno calderone post-industriale.
Info: http://www.white-rabbit-records.org
(Fabio Degiorgi)
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DECA
“Aracnis radiarum” CDR (Videoradio)
Deca
è la creatura del savonese Federico De Caroli, artista
sperimentale a tutto tondo da almeno una ventina d’anni, che
con questo avvincente dischetto crea una coinvolgente colonna
sonora per il suo fantascientifico romanzo del 1994 “Terminal
Abyss”. Un viaggio entusiasmante di quasi un’ora in atmosfere
elettronico-sperimentali di ottima fattura, dove lo scopo di
creare immaginari luoghi sonori per l’ascoltatore riesce in
maniera impeccabile. Il punto di forza di lavori come AR è
il riuscire a non annoiare quasi mai, architettando atmosfere
multiformi che riescano a sorprenderci, senza insabbiarsi nel
piatto noise-industrial che troppe proposte oggigiorno ci rifilano
senza pietà. Immagino che la lettura del romanzo di De
Caroli, dove mostruose razze del mondo degli aracnidi la fanno
da protagonisti, sia complementare all’ascolto del disco: procuratevi
dunque una copia se potete, ed immergetevi nel mondo mostruoso
di “Aracnis Radiarum”. (Oflorenz)
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DE/VISION
"Best of" 2CD (Drakkar/Audioglobe distr.)
Dopo
il precedente e non esaltante album "Subkutan ", il duo tedesco,
secondo me il migliore della scena synth-pop nel proprio paese,
si prende un attimo di riflessione facendo uscire questa raccolta
che traccia il sunto di una più che decennale carriera.
Il doppio CD contiene sia brani nella loro veste "edit", sia
in "radio version" e "remix". Per chi non si è mai avvicinato
al gruppo teutonico, questa è un'occasione da non perdere
per assaggiarne il sound! (Nikita)
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DPERD
“3NON” CD (El Rec./Distr. Finalmuzik)
Sto
apprezzando parecchio le proposte della Finalmuzik di Gianfranco
Santoro, che dopo la storica avventura di Nail Records si è
lanciato con passione in questa nuova sfida discografica. Non
fa eccezione quest’opera di Carlo Disimone e Valeria Buono,
che sotto il bizzarro moniker Dperd ci regalano 10 tracce (12
con le 2 bonus) di elegantissima musica d’autore difficilmente
inquadrabile né catalogabile con etichette di sorta.
Interamente suonato come si intendeva una volta, senza ausilio
di “trucchi” e basi elettroniche a confondere le acque, il disco
si muove con gran maestria ed eleganza tra wave e post rock,
con un’impeccabile produzione che mette in risalto gli strumenti
a corda e le percussioni suonate da Carlo, così come
le tastiere e la voce calda e sensuale della compagna Valeria.
In certi passaggi mi permetterei di citare le coordinate di
alcune vecchie uscite di scuola 4AD, This Mortal Coil in testa.
Un disco di pregio che abbatte le barriere di genere, come raramente
capita di trovare. Info: www.dperd.com (Oflorenz)
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DeV
“Dämonische” CD (Sottomondo Edizioni)
Devis
G., da Treviso, Sottomondo. Già una garanzia per quelli
che bazzicano arditamente in territori noise-industrial, confermata
anche nel caso di questo “Dämonische”, 7 brani dal mood
allucinante più il video “Selbstmond”, la cui potenziale
pericolosità derivante da un uso improprio del supporto
viene sottolineata nel booklet interno del cd! Il temibile viaggio
ha inizio con il testo sussurrato da Devis in “Verbo è
vero”, e mi coinvolge fino alla terza “Arbor mortis”; ma la
quarta traccia dal lunghissimo titolo in idioma germanico sconfina
pericolosamente in zone di total noise, con rumori metallici,
stridii e scricchiolii che risultano dannosi anche per i miei
neuroni avvezzi a tali mondi sonici malati e contorti. Con la
serenità dello stratificato tappeto dark ambient della
conclusiva “Liminale” ci viene concessa un po’ di tregua, respiro
e battito cardiaco riprendono un ritmo normale, la vista è
di nuovo a fuoco. Ora mi accingo a lanciare l’mpeg di “Selbstmond”,
se non mi sentirete più sulle frequenza di RS sapete
perché. Info: www.sottomondo.com
(Oflorenz)
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ETHER
“Intimo Personelles” CD (Wide/Promorama)
ItalianDM
(da IDM), appellativo carino per definire questa musica e questo
progetto fiorentino nato nella seconda metà degli anni
’90. Destrutturazione della materia elettronica, spasmi e deformazioni
plasmate da scultori con la propensione all’autodistruzione
della musica stessa. Il disco segue un percorso formativo tra
apparizioni locali e collaborazioni a documentari ambientalisti.
Inevitabile accostare queste figure di contorsionismo puro e
meccanico ad elaborazioni digitali nel mondo della moda o della
pubblicità, come dell’arte in quanto astratte quanto
un quadro di Picasso. Il disco, posizionandosi fuori dallo spazio
temporale ma frutto della moderna tecnologia, sorregge il peso
della propria essenza su basi ritmiche (“Evry Kebab”, “Intimo
Personelles”), tappeti melodici minimali (“Nivea-Dev”), lezioni
di break-beat contemporanea (“Numa Squeeze”, “Shinobile Mas”)
e tentativi sincopati di analisi microchippiane (“Low Price
Juno”). Potendo scegliere il brano più accessibile, dovremmo
cadere su “Tron V.7”, una chiusura prettamente minimale con
“salti” di break beat e assuefazione alla materia elettronica,
ora ricomposta per sembrare idonea ad assumere forme riconducibili
a qualche episodio riconoscibile del nostro immaginario melodico.
Dimostrazione, quest’ultima, del grande potenziale del progetto.
(Pinhead)
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EVEN
VAST
“Teach me how to bleed” CD (My Kingdom Music)
Già
attivi come Chaos of Technocracy dai primi ’90, ritroviamo i
membri fondatori Luca Martello ed Antonella Scilipoti dal 1998
sotto il nuovo moniker di Even Vast, affiancati dal bassista
Vincenzo Di Leo e da Stefano Manfrin alla batteria. La band
aostana ha dalla sua un sound elegante e stiloso, che piacerà
molto probabilmente agli estimatori di The Gathering et similia;
aspetto melodico sempre all’altezza, un sound gothic-rock appena
contaminato, con misura, dall’elettronica fanno di questa ultima
uscita targata 2007 un dischetto piacevole e davvero ben suonato,
con l’ammaliante voce di Antonietta spesso in notevole evidenza.
Da notare la cover del classicissimo divisioniano “Love will
tear us apart”, ripropostoci dai 4 con un taglio meno sinfonico
e maggiormente “rock” rispetto all’originale, devo dire con
un’ottima riuscita. Immagino che dal vivo gli Even Vast possano
rendere ancor meglio che su disco, grazie al più potente
impatto sonoro ed alla buona presenza scenica on stage: appuntamento
quindi alla prossima data torinese della band presso il Diagonal
di Corso Vinzaglio, mi raccomando non mancate! Info: www.even-vast.com
(Oflorenz)
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FALLING
YOU
"Touch" CD (Fossil Dungeon/ Masterpiece distr.)
Dopo
il bel debutto, per la label dei Soil Bleed Black e Mephisto
Walz, il progetto di John Michael Zorko replica con un altro
bell’album, sempre molto alla This Mortail Coil, sia per quanto
riguarda l'atmosfera che per l'idea di far collaborare varie
cantanti di altri progetti, come Dru Allen (This Ascension),
Victoria Lloyd (Claire Voyant) e Erica Mulkey.
La deliziosa musica eterea che produce Falling You è
una ricerca di sonorità e voci delicate. Tutti i brani
sono di alta qualità, e gli amanti dell’ethereal e delle
heavenly voices troveranno qui come soddisfarsi. L'album è
dedicato alla memoria di Madre Teresa di Calcutta e Martin Luther
King. (Nikita)
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FAUN
“Totem” CD (Noir Records)
Il
2007 vedrà la sicura consacrazione dei Faun come miglior
band che abbia eccellentemente assimilato i fiabeschi e storici
suoni antichi, e rielaborati con un piglio elettronico che si
intona agli strumenti dell’epoca suonati con dovizia. Nel corso
di tale anno, difatti, oltre al qui citato “Totem”, i Faun faranno
parecchi concerti (speriamo almeno uno in Italia!) e verso la
fine dell’anno bisseranno con un altro cd (che fonti citano
essere in realtà un ‘best of…’). Cosa dire di “Totem”?
Ennesimo centro dal punto di vista strettamente musicale, con
la strumentazione medievale consueta del gruppo, arricchita
in più da violoncello ed una maggiore quantità
e varietà di percussioni (cosa che emerge dall’ascolto
di brani quasi tribali come per esempio “2 Falken”), ma è
sui brani più prettamente introspettivi che i Faun giocano
tutte le loro (notevoli) carte, vedasi ad esempio le intense
e malinconiche “Unicorne”, “November" e “Tinta”. Tutti i brani
sono stati composti dal gruppo, anche se si stenta a crederlo
vista la fedeltà assoluta alle radici del folk-pagan
(come loro amano definirsi) più austero; e funzionano
come sempre le due voci femminili, la più ‘attuale’ di
Lisa, la più ‘impostata’ di Fiona, e quella maschile
di Oliver Sa-Tyr, autore anche della maggioranza dei testi dell’album,
che fortunatamente sono tradotti anche in inglese nel ricco
booklet. Non solo per gli amanti del neo-medieval, ma per tutti
quelli che si sono stancati di band tutte uguali fra loro. (Anialf)
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FOUNDATION
HOPE
"The Faded reveries" CD (Cold Meat Industry)
Josep
Smalling, ideatore di questo progetto ambient nato nel 2003,
ha debuttato come prima produzione nel 2006 con "A call to all
redeemers", uscito per la francese Divine Comedy Rec., con la
quale ha anche partecipato con 2 tracce al book-CD compilation
"Pere lachaise". Come si può intuire dalla copertina,
in cui è ripresa una statua mortuaria che rappresenta
una bimba piangente, l'atmosfera presente in questo album è
molto funerea e catacombale, una lunga colonna sonora triste
e malinconica, ideale come sottofondo per leggere libri neogotici
dell'ottocento. (Nikita)
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FOUR
A.M. ETERNAL
“Ambivalence” CD (autoproduzione)
Dopo
alcuni demo, ecco il primo lavoro ufficiale (anche se prodotto
in proprio) della formazione siciliana. A parte la registrazione
non proprio eccelsa, nella mezz’oretta del lavoro si intravedono
buone possibilità da parte di questo gruppo: la parola
chiave è sicuramente “post-punk” ed “indie-rock”, anche
se qua e là echeggiano effettivamente suoni più
darkeggianti, sebbene siano di minore importanza rispetto all’imbastitura
new-wave, vedi in brani quali “Almost” e “Looking for faith”
che rimangono i miei preferiti. Sicuramente la fanno da padrone
la chitarra elettrica, sempre in primo piano, e la voce a mio
avviso già ben avviata quanto a giusto connubio fra melodia
ed incisività. Come dicevo, forse l’album potrà
non piacere ai puristi del gotico, ma merita comunque un ascolto.
(Anialf)
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GAE
BOLG AND THE CHURCH OF FAND
"L'appel
de l'Ankou" CD (La Churicaun De Puis /Audioglobe distr.)
Questa
è una raccolta di rarità registrate dal progetto
francese tra il 1998 e il 2002, le quali sono uscite in precedenza
solo su compilation limitate (tra le 100 e 300 copie), più
altre facenti parte di un picture-disc, ed inoltre è
incluso anche un brano live per chiudere il cerchio delle chicche!
È inutile dire, per chi conosce già i G.B.A.T.C.O.F.,
che sono capaci di sprigionare un fascino antico, senza fronzoli
e senza finte ideologie fini a se stesse, qui a vincere è
solo la Musica, nulla può un vero artista se non emanare
e comunicare emozioni, e il combo francese riesce poeticamente
in tutto questo. (Nikita
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GAE
BOLG AND THE CHURCH OF FAND
"Live
in Ehredustein" CD (La Churicaun De Puis /Audioglobe distr.)
Altra chicca. Originariamente uscito in un’edizione superlimitata
in sole 33 copie in CDR, questo live tenuto il 16 settembre del
2000, presso il castello di Ehreustein in Germania, presenta il
numeroso ensemble di ben 11 componenti nell'atto rituale di questo
concerto. L'atmosfera tra l'oscuro e il medievale che viene emanata
in tutta la performance dimostra che il progetto riesce a colpire
l'ascoltatore anche dai solchi digitali, ma deve essere stata
molto più grande l'emozione di chi ha partecipato visivamente
a questa esibizione. 11 tracce rituali ed epiche che affascineranno
chi si appronterà ad ascoltare il CD. (Nikita) |
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GAPING
CHASM
“Fragments
Of War” CD (Aliens)
La
slovacca Aliens continua nel suo imperterrito incedere su territori
angusti quali l’ebm-industrial. È il turno di Roman “Ergo”
Petro, a quanto pare cultore della prima guerra mondiale tanto
da incentrare un intero album sul conflitto che fin troppo bene
conosciamo. Forse non avevamo mai sentito la guerra così
vicina, la crudezza (grazie a mitragliatrici, bombe a mano,
carri armati e urla strazianti) è l’arma principale del
disco. Il percorso umano di deriva sociale (dettato dai soliti
politicanti stolti) passa attraverso “Welcome In Europe”, “The
Frontline”, “Only Shadows Will Survive”, “Crossfire”, “Another
Day In Paradise” e “To Be Free”. Sono questi brani più
di altri a rappresentare la decadenza, la strada già
definita di una fine inevitabile, la ricerca di una libertà
più spirituale che umana (vincere una guerra non ti rende
comunque libero). La morte? Forse è uno dei pochi casi
di concept-album di fattura ebm (Leaether Strip a parte). Ogni
titolo ha il suo sfogo nella musica, è evidente che un
brano chiamato “Crossfire” non possa favoleggiare sull’Eden,
come invece potrebbe fare “Another Day In Paradise” o “To Be
Free”, due cavalcate trance-ebm. Nel complesso un disco che
ricama la vecchia ebm senza mordere i polpacci, ma solo sfiorandoli
con un coltellaccio insanguinato. La forza di questo personaggio
è concentrata nel progetto, abile a distaccarsi dalla
melma trash che circonda il panorama techno-dark, la pecca è
quella di assimilare troppo bene la lezione di Leaether Strip
senza sfruttare l’enorme vena creativa che sicuramente è
ancora nascosta e forse teme di emergere dalla trincea. (Pinhead)
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LISA
GERRARD
“The Silver Tree” CD (Rubber Records)
“The
best of Lisa Gerrard" CD (4AD/Beggars Banquet)
Ho
unificato in una sola recensione i due più recenti lavori
della poliedrica ed affascinante Lisa Gerrard. Partiamo da “The
Silver Tree”, l’ultimo album da solista, contenente come sempre
grandi disegni melodici che, con pochi tocchi di sintetizzatori,
si arrampica ed avvolge la voce come sempre potente e dolce
allo stesso tempo della musicista australiana. Si veda ad esempio
l’introduttiva “Inexile" che riporta alla luce antichi riti
sciamanici, o “SeaWhisperer” che ricorda da vicino la mai dimenticata
“Sanvean”. I brani tuttavia sono così quieti da poter
definire il cd nella categoria della musica ambient:: non ci
sono sussulti, momenti particolari, ogni brano rappresenta un
ramo dell’”albero d’argento” della splendida copertina, mentre
le sue “radici” sono come sempre consolidate nelle ambientazioni
etnico-eteree-cinematografiche degli ultimi dischi della Gerrard,
ovviamente in primis nelle sue colonne sonore. C’è però
un tormentato e malinconico brano, “Devotion”, anche questo
un netto richiamo alla già citata “Sanvean”: un vero
e proprio inno religioso, che l’artista aveva già presentato
nella reunion di qualche anno fa con i Dead Can Dance, con il
diverso titolo “The love that cannot be”: semplicemente sublime
ed incantevole. Se si può assegnare un difetto all’album,
si può riscontrare una certa monotonia dovuta, come dicevo,
alla pressoché assenza di strumenti ritmici, rischiando
di essere frettolosamente assimilato al filone della new-age,
nel quale i brani si assomigliano un po’ troppo l’un l’altro.
Per
quel che riguarda il “best of”, l’ho molto apprezzato per un
semplice motivo: non ho volutamente riascoltato i brani originali
contenuti nell’album per vedere se, come avevo letto in alcune
recensioni, c’erano brani rieditati o in versioni differenti
dalle originali: ho lasciato il tutto in mano alla mia memoria,
per cui posso dire che, vuoi il fatto che alcuni pezzi non li
ascoltavo da tempo, vuoi perché alcuni di essi, come
il malinconico “Go Forward” (dalla colonna sonora del sottovalutato
film “La ragazza delle balene”) non sono conosciuti come altri
(vedi quelli strafamosi tratti da “Il Gladiatore”), sembra che
con questo viaggio ventennale così eterogeneo e ricco
di sfumature, Lisa abbia rivisitato in qualche modo i pezzi
del cd. Invece i brani sono tutti originali, ed abbracciano
la lunga e prolifica carriera di quella che deve essere considerata
un punto di riferimento per qualsiasi Artista che si rispetti,
sia nel canto che nell’uso proprio di più strumenti,
antichi ed affascinanti. La raccolta spazia dai primi cd dei
Dead can Dance, passando dagli album da solista della Gerrard
(tranne “The Siver Tree” che ha segnato l’abbandono (temporaneo?)
dell’artista dall’etichetta 4AD), e dalle immancabili colonne
sonore. Probabilmente è un disco che è più
appetibile a chi non conosce Lisa Gerrard, oppure vuole conoscerla
a 360°, ma è un caposaldo anche per chi, pur possedendo
tutta la discografia della cantante australiana, vuole averne
un sunto corposo ed esaustivo (Anialf)
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GLORIA
NUDA
"Dictate
from beyond" CD (Frost Foundation Records/Mousemen)
Finalmente
una band che produce un album con brani e atmosfere diversi
tra loro e con un'anima propria, senza che ogni traccia sia
la versione clonata dell'altra, cosa che spesso succede in molti
gruppi osannati. Dopo l'intro industrial-ambient "The awakening",
si passa alla seconda traccia "Abduction part 1:implantology",
che è una EBM abbastanza pompata per venir ben inserita
nelle scalette dei djs electro. A questo punto ci aspetteremmo
altri brani così, ma fortunatamente si susseguono tracce
di electro-goth non "tunzettaro" e ben architettato, come "Abduction
part 2:mutation", il cui cantato può ricordare un Bowie
electro-goticizzato. Interessante pure l'inserimento di alcuni
momenti sperimentali, come in "Dictate from beyond". Davvero
un album degno di nota, che mischia sapientemente electro-goth
a new-wave '80. (Nikita)
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The
GREEN MAN
“The
Teacher and the Man of Lie” CD / CD + 7” (Hau Ruck!Spqr)
Atteso
da molti come un evento fatidico, ecco il secondo album di questo
duo residente in Lombardia e già frettolosamente inquadrato
nell’ambito del neo-folk, genere al quale si rifà solo
in parte, sia per l’aspetto musicale sia per quello tematico.
Così è anche per questo “Il maestro e l’uomo della
menzogna”, un concept ispirato alla comunità essena di
Qumran, ai rotoli del Mar Morto e ai Vangeli Gnostici, dove
prevalgono atmosfere e ritmi medio-orientali, uniti ad incursioni
psichedeliche e a qualche pura folk-ballad. Sempre egregia la
costruzione dell’apparato sonoro, nelle mani di Marco Garegnani;
per quanto riguarda invece il vocalist Eliahu Giudice, utilizza
ancora spesso la formula del recitato (che personalmente apprezzo
fino ad un certo punto), lanciandosi in vere e proprie linee
di cantato solo in qualche episodio, come “Teacher of Righteousness”,
“The Man of Lie”, “Gospel of Judas” e “Last Supper”, che sono
infatti fra i miei brani preferiti. Un discorso a parte lo faccio
per le conclusive “Crucifiction” e “Final Journey”, che si discostano
da una certa uniformità presente fino a quel momento
nell’album: esoterico-industriale la prima, psichedelico-liturgica
la seconda, queste sono le mie tracce favorite in assoluto ed
ottime entrambe come gran finale. Cito pure la presenza, come
ospiti alle voci femminili in alcuni brani, di Paola Bianchi
dei Ludmila e Lisa P. In conclusione, se avete apprezzato i
precedenti lavori dell’Uomo Verde non rimarrete certamente delusi
da “T.T.A.T.M.O.L.”, se ancora non conoscete questa creatura
musicale, può essere l’occasione buona per avvicinarsi
ad essa, se invece siete dei feticisti del vinile, c’è pure
un’edizione speciale limitata a 23 copie (!!!) con accluso un
7”. Che volete di più? (Fabio Degiorgi)
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GRIPWEED
“A
Tale Is Just A Lie” CD-EP (autoprodotto)
Tematiche
esistenziali per il nuovo EP di questo trio cosentino pronto
a fare il grande salto dopo una serie di demo fatti girare con
insistenza nell’underground electro-rock. Hanno aperto un paio
di volte i lives delle Client (le tre fanciulle lanciate da
Fletch dei Depeche Mode) ed una volta la performance dei Chikinki
(strampalati autori fuoriusciti chissà da dove ed ora
tornati nell’anonimato). Nonostante ciò lo spazio per
loro fino ad oggi è stato ovviamente occupato dalle solite
band ottuse e figlie del satanismo monetario delle case produttrici
nostrane. Inevitabile se c’è di mezzo l’elettronica, tra i luoghi
comuni della musica per “stupidotti” o adolescenti brufolosi
morbosamente attaccati alle gonnelle di giovincelle in fiore.
Niente di più banale e idiota, ma non devo certo spiegarlo
a voi lettori di Rosa Selvaggia, dalla mente aperta quanto una
rosa nera appena sbocciata e gocciolante lacrime di pioggia.
Ed in effetti intristirsi non è poi così fuori
luogo, è deprimente vedere le prime posizioni delle classifiche
italiane di ogni genere. I cinque brani qui presenti alternano
elementi di rock italiano a sperimentazioni elettroniche di
buona fattura. Dopotutto l’italianità è anche
questa, non nascondere mai le proprie radici rock (ed è
un bene) nonostante la sfida sia allettante: cambiare i connotati
del tradizionalismo. L’influenza delle band sopra citate non
la si può offuscare, il livello “combattivo” del sound
si mantiene stabile sebbene manchi la voglia di osare del tutto.
La voce di Cristian è troppo debole, non è incisiva,
non esplode e non indaga nemmeno tonalità deviate (come
il leader dei Chikinki saprebbe fare) evidenziando quindi l’unica
vera pecca del progetto. Se cambiano cantante e osano di più
ci ricorderemo dei Gripweed. (Pinhead)
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HIV
+
"Overdose Kill Me" CD (Caustic/Masterpiece Distr.)
Quinto
album per il progetto di Pedro Penas Y Robles, musicista spagnolo
che vive in Francia, il quale è artefice di un'elettronica
sperimentale con spunti industrial. Brani minimali oscuri si
amalgamano bene tra di loro in questo concept dedicato alla
droga e alla morte. Ospiti dell'album troviamo il musicista
svizzero Stendeck e Saverio Evangelista, noto per essere un
componente degli Esplendor Geometrico. Ad emergere di più
tra le tracce è "Schaden", per essere il brano più
ritmato e non per l' originalità, data la struttura un
po’ scontata. Nell'insieme l'album raggiunge il proprio scopo
e riesce a trasmettere l'atmosfera per cui il concept è
dedicato. (Nikita)
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ICYDAWN
"Humaintelligencearthcancer"
CDR (Autoprodotto)
Già
avevamo ben parlato nel precedente blocco di recensioni di primavera
del progetto industriale svizzero. I suoi lavori artigianali
sia nelle confezioni che nelle composizioni riescono a plasmare
trame curate e personali, che evitano il clichè del genere.
Questo CDR in edizione limitata a 70 copie è racchiuso
in una confezione cartonata A5 che include delle fotografie,
il sound è ben studiato ed ogni traccia ha la sua personalità.
Campionamenti dal film "Il nome della rosa" accompagnano "A
medieval soundtrack", dove cori ecclesiastici e campane a morto
convivono con rumori inseriti accuratamente. Nel breve brano
"Intermezzo" si stacca sapientemente l'atmosfera con un sound
wave. In "Beyond boy limits" troviamo altri campionamenti, questa
volta dei films "K29 lager di Sterminio" e "The abominable Dr
Phibes". Brano più melodico "The gear", in cui campionamenti
di "Schindler's List" misti a tappeti onirici accompagnano una
drum-machine "pestante" e "claustrofobica". L'unica traccia
che non ho apprezzato, ma che non inclina il mio giudizio sul
disco, è "Rust", i cui rumori industriali sono troppo
vicini agli stereotipi del genere e troppo ovvi. Brano assurdo
ma interessante è "Paranoia", i cui campionamenti sono
stati presi dal film di Roman Polanski "The tenant", dove una
musichetta leggera e il recitato creano una piacevole atmosfera.
Con la conclusiva "Trends" si ha addirittura un brano dark wave.
Un buon lavoro che fa presagire cosa potrà fare per il
futuro Icydawn, che oltre a sperimentare non si sente obbligato
ai dettami di un genere troppo spesso stantio, ma che qui ritrova
una nuova linfa vitale. (Nikita)
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|
IN
STRICT CONFIDENCE
"Exile
Paradise" CD (Minuswelt Musik Fabrik/Audioglobe distr.)
Tra
i migliori dell’elettronica tedesca, gli ISC riescono dove altri
falliscono. Creando album dopo album, prodotti freschi, senza
annoiare e senza ripetere il disco precedente. Ovviamente, come
già detto in altre recensioni, i brani migliori sono
quelli più lenti con una struttura più ricercata,
basta ascoltare “Forbidden Fruit”, “Der Teufel”, “In Favilla”,
e la conclusiva “ ...the Harder They Fall”. Ma bisogna ammettere
che anche i pezzi più “commerciali” si diversificano
dal sound degli altri colleghi electro, dato che in più
anche questi in ISC hanno una ricercatezza sonora che pochi
altri hanno. Un bell’album per chi ama un’elettronica accessibile
ma anche studiata. Uno dei migliori, se non il migliore, dell‘elettronica
odierna tedesca. (Nikita)
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|
IN
STRICT CONFIDENCE
"The
serpent's kiss" Mini-CD promo (Minuswelt Musik Fabrik)
Questo
mini promozionale di sole 4 tracce anticipa l'uscita di un triplo
CD contenente 19 tracce, in edizione limitata a 999 copie. Qui
troviamo due versioni remix di "Promised land" ed altrettante
dell'inedita "Rain", bel brano electro-goth con chitarre campionate,
che da solo dà valore a questo promo. (Nikita)
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INITIAL
PRAYER
"The
last men in Europe" CD (Corrosive Growt Industries)
È
da 26 anni che esiste la label Corrosive Growt Industries, specializzata
in vari generi che vanno dall'industrial al post-rock, dall'elettronica
al noise, ed è riuscita, finalmente, a produrre il primo
album degli Initial Prayer, attivi solamente dal vivo da ben
20 anni, durante i quali hanno composto vari brani rimasti finora
inediti. Sembra strano che ci sia voluto tanto tempo per accorgersi
delle buone potenzialità del progetto inglese, ma il
mondo discografico è strano, specialmente quello indipendente,
il quale piuttosto che pubblicare bands originali attua in piccola
scala la politica delle major, concentrando i propri sforzi
su gruppi che sanno di "gia sentito". Gli I.P. mettono in musica
i propri interessi fatti di anarchia e amano le idee di Nietzsche,
Gurdjeff, Ouspensky e Marx. Il loro sound può richiamare
in alcuni punti quello caro a varie bands storiche quali Test
Dept, Throbbing Gristle, Coil, Foetus e anche Killing Joke.
Si passa dal brano industrial con chitarre taglienti "White
waters", ad altri più riflessivi e ben architettati come
"All hope fail", ad altri ancora più sinfonici come "We
serve". Un bell'album, che certamente non verrà acclamato,
ma che io consiglio a chi ama l'originalità. (Nikita)
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