Rivista e Web-zine di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro
..............................................RECENSIONI DISCHI
. ....................................................Estate 2007

DARK SANCTUARY
"Exaudi Vocem Meam Part II" CD (Wounded Love rec. / Masterpiece distr.)

L'unico incontro che ho avuto con il progetto francese, prima di ascoltarlo su CD, è stato ad un concerto di qualche anno fa al Treffen di Lipsia, e non mi aveva colpito più di tanto, anzi, l’avevo trovato molto soporifero e stancante. Qui su disco finalmente riesco ad avere un'opinione diversa, trovo i Dark Sanctuary sublimi e li considero tra le migliori band ethereal di questo 2007. Tutti i brani presenti in questo album sono perle eteree che li avvicinano a maestri come i Dead Can Dance, e riescono ad emanare un fascino come pochi riescono a fare. L'intero album è ben amalgamato e tutte le tracce sono piacevoli all'ascolto, per cui è impossibile per me citare un brano preferito o che risalti più di un altro. Magiche atmosfere vi aspettano.(Nikita)

 

D.B.P.I.T./F.T.B.P.D.
“Toads & Bugs” 2 Mini-CD 3” (White Rabbit Records)

I due progetti che si contendono il nome più impronunciabile del mondo avevano già condiviso per la tedesca White Rabbit un grazioso 7”, uscito nel 2004. Ora, la stessa label, specializzata in uscite mirate con una particolare attenzione per la grafica ed il packaging, ci offre addirittura due mini cd in formato 3”, racchiusi in una confezione di cartoncino simile a quella dei vinili 7”, con più pannelli dove sono riportati disegni che sembrano presi da vecchie tavole naturalistiche su animali e insetti. Il cd del nostro Der Bekannte Post-Industrielle Trompeter si divide in sette tracce evanescenti, dai titoli bizzarri – “Donna”, “Giùsù”, “fff”, “Headache”, tanto per citarne alcuni – e dalle sonorità fra l’ambient surreale, il giocoso e la sperimentazione di matrice Resident-siana, con la tromba usata in un modo mai invadente e perfettamente fusa con i soundscapes, rumori di varia origine e voci manipolate. Il cd di Feine Trinkers Bei Pinkels Daheim è invece un’unica traccia di 22 minuti, la quale resta quasi impercettibile per buona parte della sua durata, per poi rivelarsi dapprima con un loop ipnotico, ed esplodere sul finire con l’ingresso di percussioni elettroniche. Doppio EP anomalo e davvero interessante, non solo per la particolarissima copertina, ma anche per il contenuto, che piacerà a tutti coloro che ricercano qualcosa di almeno parzialmente diverso nell’odierno calderone post-industriale. Info: http://www.white-rabbit-records.org (Fabio Degiorgi)

DECA
“Aracnis radiarum” CDR (Videoradio)

Deca è la creatura del savonese Federico De Caroli, artista sperimentale a tutto tondo da almeno una ventina d’anni, che con questo avvincente dischetto crea una coinvolgente colonna sonora per il suo fantascientifico romanzo del 1994 “Terminal Abyss”. Un viaggio entusiasmante di quasi un’ora in atmosfere elettronico-sperimentali di ottima fattura, dove lo scopo di creare immaginari luoghi sonori per l’ascoltatore riesce in maniera impeccabile. Il punto di forza di lavori come AR è il riuscire a non annoiare quasi mai, architettando atmosfere multiformi che riescano a sorprenderci, senza insabbiarsi nel piatto noise-industrial che troppe proposte oggigiorno ci rifilano senza pietà. Immagino che la lettura del romanzo di De Caroli, dove mostruose razze del mondo degli aracnidi la fanno da protagonisti, sia complementare all’ascolto del disco: procuratevi dunque una copia se potete, ed immergetevi nel mondo mostruoso di “Aracnis Radiarum”. (Oflorenz)

DE/VISION
"Best of" 2CD (Drakkar/Audioglobe distr.)

Dopo il precedente e non esaltante album "Subkutan ", il duo tedesco, secondo me il migliore della scena synth-pop nel proprio paese, si prende un attimo di riflessione facendo uscire questa raccolta che traccia il sunto di una più che decennale carriera. Il doppio CD contiene sia brani nella loro veste "edit", sia in "radio version" e "remix". Per chi non si è mai avvicinato al gruppo teutonico, questa è un'occasione da non perdere per assaggiarne il sound! (Nikita)

DPERD
“3NON” CD (El Rec./Distr. Finalmuzik)

Sto apprezzando parecchio le proposte della Finalmuzik di Gianfranco Santoro, che dopo la storica avventura di Nail Records si è lanciato con passione in questa nuova sfida discografica. Non fa eccezione quest’opera di Carlo Disimone e Valeria Buono, che sotto il bizzarro moniker Dperd ci regalano 10 tracce (12 con le 2 bonus) di elegantissima musica d’autore difficilmente inquadrabile né catalogabile con etichette di sorta. Interamente suonato come si intendeva una volta, senza ausilio di “trucchi” e basi elettroniche a confondere le acque, il disco si muove con gran maestria ed eleganza tra wave e post rock, con un’impeccabile produzione che mette in risalto gli strumenti a corda e le percussioni suonate da Carlo, così come le tastiere e la voce calda e sensuale della compagna Valeria. In certi passaggi mi permetterei di citare le coordinate di alcune vecchie uscite di scuola 4AD, This Mortal Coil in testa. Un disco di pregio che abbatte le barriere di genere, come raramente capita di trovare. Info: www.dperd.com (Oflorenz)

DeV
“Dämonische” CD (Sottomondo Edizioni)

Devis G., da Treviso, Sottomondo. Già una garanzia per quelli che bazzicano arditamente in territori noise-industrial, confermata anche nel caso di questo “Dämonische”, 7 brani dal mood allucinante più il video “Selbstmond”, la cui potenziale pericolosità derivante da un uso improprio del supporto viene sottolineata nel booklet interno del cd! Il temibile viaggio ha inizio con il testo sussurrato da Devis in “Verbo è vero”, e mi coinvolge fino alla terza “Arbor mortis”; ma la quarta traccia dal lunghissimo titolo in idioma germanico sconfina pericolosamente in zone di total noise, con rumori metallici, stridii e scricchiolii che risultano dannosi anche per i miei neuroni avvezzi a tali mondi sonici malati e contorti. Con la serenità dello stratificato tappeto dark ambient della conclusiva “Liminale” ci viene concessa un po’ di tregua, respiro e battito cardiaco riprendono un ritmo normale, la vista è di nuovo a fuoco. Ora mi accingo a lanciare l’mpeg di “Selbstmond”, se non mi sentirete più sulle frequenza di RS sapete perché. Info: www.sottomondo.com (Oflorenz)

ETHER
“Intimo Personelles” CD (Wide/Promorama)

ItalianDM (da IDM), appellativo carino per definire questa musica e questo progetto fiorentino nato nella seconda metà degli anni ’90. Destrutturazione della materia elettronica, spasmi e deformazioni plasmate da scultori con la propensione all’autodistruzione della musica stessa. Il disco segue un percorso formativo tra apparizioni locali e collaborazioni a documentari ambientalisti. Inevitabile accostare queste figure di contorsionismo puro e meccanico ad elaborazioni digitali nel mondo della moda o della pubblicità, come dell’arte in quanto astratte quanto un quadro di Picasso. Il disco, posizionandosi fuori dallo spazio temporale ma frutto della moderna tecnologia, sorregge il peso della propria essenza su basi ritmiche (“Evry Kebab”, “Intimo Personelles”), tappeti melodici minimali (“Nivea-Dev”), lezioni di break-beat contemporanea (“Numa Squeeze”, “Shinobile Mas”) e tentativi sincopati di analisi microchippiane (“Low Price Juno”). Potendo scegliere il brano più accessibile, dovremmo cadere su “Tron V.7”, una chiusura prettamente minimale con “salti” di break beat e assuefazione alla materia elettronica, ora ricomposta per sembrare idonea ad assumere forme riconducibili a qualche episodio riconoscibile del nostro immaginario melodico. Dimostrazione, quest’ultima, del grande potenziale del progetto. (Pinhead)

EVEN VAST
“Teach me how to bleed” CD (My Kingdom Music)

Già attivi come Chaos of Technocracy dai primi ’90, ritroviamo i membri fondatori Luca Martello ed Antonella Scilipoti dal 1998 sotto il nuovo moniker di Even Vast, affiancati dal bassista Vincenzo Di Leo e da Stefano Manfrin alla batteria. La band aostana ha dalla sua un sound elegante e stiloso, che piacerà molto probabilmente agli estimatori di The Gathering et similia; aspetto melodico sempre all’altezza, un sound gothic-rock appena contaminato, con misura, dall’elettronica fanno di questa ultima uscita targata 2007 un dischetto piacevole e davvero ben suonato, con l’ammaliante voce di Antonietta spesso in notevole evidenza. Da notare la cover del classicissimo divisioniano “Love will tear us apart”, ripropostoci dai 4 con un taglio meno sinfonico e maggiormente “rock” rispetto all’originale, devo dire con un’ottima riuscita. Immagino che dal vivo gli Even Vast possano rendere ancor meglio che su disco, grazie al più potente impatto sonoro ed alla buona presenza scenica on stage: appuntamento quindi alla prossima data torinese della band presso il Diagonal di Corso Vinzaglio, mi raccomando non mancate! Info: www.even-vast.com (Oflorenz)

FALLING YOU
"Touch" CD (Fossil Dungeon/ Masterpiece distr.)

Dopo il bel debutto, per la label dei Soil Bleed Black e Mephisto Walz, il progetto di John Michael Zorko replica con un altro bell’album, sempre molto alla This Mortail Coil, sia per quanto riguarda l'atmosfera che per l'idea di far collaborare varie cantanti di altri progetti, come Dru Allen (This Ascension), Victoria Lloyd (Claire Voyant) e Erica Mulkey.
La deliziosa musica eterea che produce Falling You è una ricerca di sonorità e voci delicate. Tutti i brani sono di alta qualità, e gli amanti dell’ethereal e delle heavenly voices troveranno qui come soddisfarsi. L'album è dedicato alla memoria di Madre Teresa di Calcutta e Martin Luther King. (Nikita)

FAUN
“Totem” CD (Noir Records)

Il 2007 vedrà la sicura consacrazione dei Faun come miglior band che abbia eccellentemente assimilato i fiabeschi e storici suoni antichi, e rielaborati con un piglio elettronico che si intona agli strumenti dell’epoca suonati con dovizia. Nel corso di tale anno, difatti, oltre al qui citato “Totem”, i Faun faranno parecchi concerti (speriamo almeno uno in Italia!) e verso la fine dell’anno bisseranno con un altro cd (che fonti citano essere in realtà un ‘best of…’). Cosa dire di “Totem”? Ennesimo centro dal punto di vista strettamente musicale, con la strumentazione medievale consueta del gruppo, arricchita in più da violoncello ed una maggiore quantità e varietà di percussioni (cosa che emerge dall’ascolto di brani quasi tribali come per esempio “2 Falken”), ma è sui brani più prettamente introspettivi che i Faun giocano tutte le loro (notevoli) carte, vedasi ad esempio le intense e malinconiche “Unicorne”, “November" e “Tinta”. Tutti i brani sono stati composti dal gruppo, anche se si stenta a crederlo vista la fedeltà assoluta alle radici del folk-pagan (come loro amano definirsi) più austero; e funzionano come sempre le due voci femminili, la più ‘attuale’ di Lisa, la più ‘impostata’ di Fiona, e quella maschile di Oliver Sa-Tyr, autore anche della maggioranza dei testi dell’album, che fortunatamente sono tradotti anche in inglese nel ricco booklet. Non solo per gli amanti del neo-medieval, ma per tutti quelli che si sono stancati di band tutte uguali fra loro. (Anialf)

FOUNDATION HOPE
"The Faded reveries" CD (Cold Meat Industry)

Josep Smalling, ideatore di questo progetto ambient nato nel 2003, ha debuttato come prima produzione nel 2006 con "A call to all redeemers", uscito per la francese Divine Comedy Rec., con la quale ha anche partecipato con 2 tracce al book-CD compilation "Pere lachaise". Come si può intuire dalla copertina, in cui è ripresa una statua mortuaria che rappresenta una bimba piangente, l'atmosfera presente in questo album è molto funerea e catacombale, una lunga colonna sonora triste e malinconica, ideale come sottofondo per leggere libri neogotici dell'ottocento. (Nikita)

FOUR A.M. ETERNAL
“Ambivalence” CD (autoproduzione)

Dopo alcuni demo, ecco il primo lavoro ufficiale (anche se prodotto in proprio) della formazione siciliana. A parte la registrazione non proprio eccelsa, nella mezz’oretta del lavoro si intravedono buone possibilità da parte di questo gruppo: la parola chiave è sicuramente “post-punk” ed “indie-rock”, anche se qua e là echeggiano effettivamente suoni più darkeggianti, sebbene siano di minore importanza rispetto all’imbastitura new-wave, vedi in brani quali “Almost” e “Looking for faith” che rimangono i miei preferiti. Sicuramente la fanno da padrone la chitarra elettrica, sempre in primo piano, e la voce a mio avviso già ben avviata quanto a giusto connubio fra melodia ed incisività. Come dicevo, forse l’album potrà non piacere ai puristi del gotico, ma merita comunque un ascolto. (Anialf)

GAE BOLG AND THE CHURCH OF FAND
"L'appel de l'Ankou" CD (La Churicaun De Puis /Audioglobe distr.)

Questa è una raccolta di rarità registrate dal progetto francese tra il 1998 e il 2002, le quali sono uscite in precedenza solo su compilation limitate (tra le 100 e 300 copie), più altre facenti parte di un picture-disc, ed inoltre è incluso anche un brano live per chiudere il cerchio delle chicche! È inutile dire, per chi conosce già i G.B.A.T.C.O.F., che sono capaci di sprigionare un fascino antico, senza fronzoli e senza finte ideologie fini a se stesse, qui a vincere è solo la Musica, nulla può un vero artista se non emanare e comunicare emozioni, e il combo francese riesce poeticamente in tutto questo. (Nikita

GAE BOLG AND THE CHURCH OF FAND
"Live in Ehredustein" CD (La Churicaun De Puis /Audioglobe distr.)
Altra chicca. Originariamente uscito in un’edizione superlimitata in sole 33 copie in CDR, questo live tenuto il 16 settembre del 2000, presso il castello di Ehreustein in Germania, presenta il numeroso ensemble di ben 11 componenti nell'atto rituale di questo concerto. L'atmosfera tra l'oscuro e il medievale che viene emanata in tutta la performance dimostra che il progetto riesce a colpire l'ascoltatore anche dai solchi digitali, ma deve essere stata molto più grande l'emozione di chi ha partecipato visivamente a questa esibizione. 11 tracce rituali ed epiche che affascineranno chi si appronterà ad ascoltare il CD. (Nikita)

GAPING CHASM
“Fragments Of War” CD (Aliens)

La slovacca Aliens continua nel suo imperterrito incedere su territori angusti quali l’ebm-industrial. È il turno di Roman “Ergo” Petro, a quanto pare cultore della prima guerra mondiale tanto da incentrare un intero album sul conflitto che fin troppo bene conosciamo. Forse non avevamo mai sentito la guerra così vicina, la crudezza (grazie a mitragliatrici, bombe a mano, carri armati e urla strazianti) è l’arma principale del disco. Il percorso umano di deriva sociale (dettato dai soliti politicanti stolti) passa attraverso “Welcome In Europe”, “The Frontline”, “Only Shadows Will Survive”, “Crossfire”, “Another Day In Paradise” e “To Be Free”. Sono questi brani più di altri a rappresentare la decadenza, la strada già definita di una fine inevitabile, la ricerca di una libertà più spirituale che umana (vincere una guerra non ti rende comunque libero). La morte? Forse è uno dei pochi casi di concept-album di fattura ebm (Leaether Strip a parte). Ogni titolo ha il suo sfogo nella musica, è evidente che un brano chiamato “Crossfire” non possa favoleggiare sull’Eden, come invece potrebbe fare “Another Day In Paradise” o “To Be Free”, due cavalcate trance-ebm. Nel complesso un disco che ricama la vecchia ebm senza mordere i polpacci, ma solo sfiorandoli con un coltellaccio insanguinato. La forza di questo personaggio è concentrata nel progetto, abile a distaccarsi dalla melma trash che circonda il panorama techno-dark, la pecca è quella di assimilare troppo bene la lezione di Leaether Strip senza sfruttare l’enorme vena creativa che sicuramente è ancora nascosta e forse teme di emergere dalla trincea. (Pinhead)

LISA GERRARD
“The Silver Tree” CD (Rubber Records)

“The best of Lisa Gerrard" CD (4AD/Beggars Banquet)

Ho unificato in una sola recensione i due più recenti lavori della poliedrica ed affascinante Lisa Gerrard. Partiamo da “The Silver Tree”, l’ultimo album da solista, contenente come sempre grandi disegni melodici che, con pochi tocchi di sintetizzatori, si arrampica ed avvolge la voce come sempre potente e dolce allo stesso tempo della musicista australiana. Si veda ad esempio l’introduttiva “Inexile" che riporta alla luce antichi riti sciamanici, o “SeaWhisperer” che ricorda da vicino la mai dimenticata “Sanvean”. I brani tuttavia sono così quieti da poter definire il cd nella categoria della musica ambient:: non ci sono sussulti, momenti particolari, ogni brano rappresenta un ramo dell’”albero d’argento” della splendida copertina, mentre le sue “radici” sono come sempre consolidate nelle ambientazioni etnico-eteree-cinematografiche degli ultimi dischi della Gerrard, ovviamente in primis nelle sue colonne sonore. C’è però un tormentato e malinconico brano, “Devotion”, anche questo un netto richiamo alla già citata “Sanvean”: un vero e proprio inno religioso, che l’artista aveva già presentato nella reunion di qualche anno fa con i Dead Can Dance, con il diverso titolo “The love that cannot be”: semplicemente sublime ed incantevole. Se si può assegnare un difetto all’album, si può riscontrare una certa monotonia dovuta, come dicevo, alla pressoché assenza di strumenti ritmici, rischiando di essere frettolosamente assimilato al filone della new-age, nel quale i brani si assomigliano un po’ troppo l’un l’altro.

Per quel che riguarda il “best of”, l’ho molto apprezzato per un semplice motivo: non ho volutamente riascoltato i brani originali contenuti nell’album per vedere se, come avevo letto in alcune recensioni, c’erano brani rieditati o in versioni differenti dalle originali: ho lasciato il tutto in mano alla mia memoria, per cui posso dire che, vuoi il fatto che alcuni pezzi non li ascoltavo da tempo, vuoi perché alcuni di essi, come il malinconico “Go Forward” (dalla colonna sonora del sottovalutato film “La ragazza delle balene”) non sono conosciuti come altri (vedi quelli strafamosi tratti da “Il Gladiatore”), sembra che con questo viaggio ventennale così eterogeneo e ricco di sfumature, Lisa abbia rivisitato in qualche modo i pezzi del cd. Invece i brani sono tutti originali, ed abbracciano la lunga e prolifica carriera di quella che deve essere considerata un punto di riferimento per qualsiasi Artista che si rispetti, sia nel canto che nell’uso proprio di più strumenti, antichi ed affascinanti. La raccolta spazia dai primi cd dei Dead can Dance, passando dagli album da solista della Gerrard (tranne “The Siver Tree” che ha segnato l’abbandono (temporaneo?) dell’artista dall’etichetta 4AD), e dalle immancabili colonne sonore. Probabilmente è un disco che è più appetibile a chi non conosce Lisa Gerrard, oppure vuole conoscerla a 360°, ma è un caposaldo anche per chi, pur possedendo tutta la discografia della cantante australiana, vuole averne un sunto corposo ed esaustivo (Anialf)

GLORIA NUDA
"Dictate from beyond" CD (Frost Foundation Records/Mousemen)

Finalmente una band che produce un album con brani e atmosfere diversi tra loro e con un'anima propria, senza che ogni traccia sia la versione clonata dell'altra, cosa che spesso succede in molti gruppi osannati. Dopo l'intro industrial-ambient "The awakening", si passa alla seconda traccia "Abduction part 1:implantology", che è una EBM abbastanza pompata per venir ben inserita nelle scalette dei djs electro. A questo punto ci aspetteremmo altri brani così, ma fortunatamente si susseguono tracce di electro-goth non "tunzettaro" e ben architettato, come "Abduction part 2:mutation", il cui cantato può ricordare un Bowie electro-goticizzato. Interessante pure l'inserimento di alcuni momenti sperimentali, come in "Dictate from beyond". Davvero un album degno di nota, che mischia sapientemente electro-goth a new-wave '80. (Nikita)

The GREEN MAN
“The Teacher and the Man of Lie” CD / CD + 7” (Hau Ruck!Spqr)

Atteso da molti come un evento fatidico, ecco il secondo album di questo duo residente in Lombardia e già frettolosamente inquadrato nell’ambito del neo-folk, genere al quale si rifà solo in parte, sia per l’aspetto musicale sia per quello tematico. Così è anche per questo “Il maestro e l’uomo della menzogna”, un concept ispirato alla comunità essena di Qumran, ai rotoli del Mar Morto e ai Vangeli Gnostici, dove prevalgono atmosfere e ritmi medio-orientali, uniti ad incursioni psichedeliche e a qualche pura folk-ballad. Sempre egregia la costruzione dell’apparato sonoro, nelle mani di Marco Garegnani; per quanto riguarda invece il vocalist Eliahu Giudice, utilizza ancora spesso la formula del recitato (che personalmente apprezzo fino ad un certo punto), lanciandosi in vere e proprie linee di cantato solo in qualche episodio, come “Teacher of Righteousness”, “The Man of Lie”, “Gospel of Judas” e “Last Supper”, che sono infatti fra i miei brani preferiti. Un discorso a parte lo faccio per le conclusive “Crucifiction” e “Final Journey”, che si discostano da una certa uniformità presente fino a quel momento nell’album: esoterico-industriale la prima, psichedelico-liturgica la seconda, queste sono le mie tracce favorite in assoluto ed ottime entrambe come gran finale. Cito pure la presenza, come ospiti alle voci femminili in alcuni brani, di Paola Bianchi dei Ludmila e Lisa P. In conclusione, se avete apprezzato i precedenti lavori dell’Uomo Verde non rimarrete certamente delusi da “T.T.A.T.M.O.L.”, se ancora non conoscete questa creatura musicale, può essere l’occasione buona per avvicinarsi ad essa, se invece siete dei feticisti del vinile, c’è pure un’edizione speciale limitata a 23 copie (!!!) con accluso un 7”. Che volete di più? (Fabio Degiorgi)

GRIPWEED
“A Tale Is Just A Lie” CD-EP (autoprodotto)

Tematiche esistenziali per il nuovo EP di questo trio cosentino pronto a fare il grande salto dopo una serie di demo fatti girare con insistenza nell’underground electro-rock. Hanno aperto un paio di volte i lives delle Client (le tre fanciulle lanciate da Fletch dei Depeche Mode) ed una volta la performance dei Chikinki (strampalati autori fuoriusciti chissà da dove ed ora tornati nell’anonimato). Nonostante ciò lo spazio per loro fino ad oggi è stato ovviamente occupato dalle solite band ottuse e figlie del satanismo monetario delle case produttrici nostrane. Inevitabile se c’è di mezzo l’elettronica, tra i luoghi comuni della musica per “stupidotti” o adolescenti brufolosi morbosamente attaccati alle gonnelle di giovincelle in fiore. Niente di più banale e idiota, ma non devo certo spiegarlo a voi lettori di Rosa Selvaggia, dalla mente aperta quanto una rosa nera appena sbocciata e gocciolante lacrime di pioggia. Ed in effetti intristirsi non è poi così fuori luogo, è deprimente vedere le prime posizioni delle classifiche italiane di ogni genere. I cinque brani qui presenti alternano elementi di rock italiano a sperimentazioni elettroniche di buona fattura. Dopotutto l’italianità è anche questa, non nascondere mai le proprie radici rock (ed è un bene) nonostante la sfida sia allettante: cambiare i connotati del tradizionalismo. L’influenza delle band sopra citate non la si può offuscare, il livello “combattivo” del sound si mantiene stabile sebbene manchi la voglia di osare del tutto. La voce di Cristian è troppo debole, non è incisiva, non esplode e non indaga nemmeno tonalità deviate (come il leader dei Chikinki saprebbe fare) evidenziando quindi l’unica vera pecca del progetto. Se cambiano cantante e osano di più ci ricorderemo dei Gripweed. (Pinhead)

HIV +
"Overdose Kill Me" CD (Caustic/Masterpiece Distr.)

Quinto album per il progetto di Pedro Penas Y Robles, musicista spagnolo che vive in Francia, il quale è artefice di un'elettronica sperimentale con spunti industrial. Brani minimali oscuri si amalgamano bene tra di loro in questo concept dedicato alla droga e alla morte. Ospiti dell'album troviamo il musicista svizzero Stendeck e Saverio Evangelista, noto per essere un componente degli Esplendor Geometrico. Ad emergere di più tra le tracce è "Schaden", per essere il brano più ritmato e non per l' originalità, data la struttura un po’ scontata. Nell'insieme l'album raggiunge il proprio scopo e riesce a trasmettere l'atmosfera per cui il concept è dedicato. (Nikita)

ICYDAWN
"Humaintelligencearthcancer" CDR (Autoprodotto)

Già avevamo ben parlato nel precedente blocco di recensioni di primavera del progetto industriale svizzero. I suoi lavori artigianali sia nelle confezioni che nelle composizioni riescono a plasmare trame curate e personali, che evitano il clichè del genere. Questo CDR in edizione limitata a 70 copie è racchiuso in una confezione cartonata A5 che include delle fotografie, il sound è ben studiato ed ogni traccia ha la sua personalità. Campionamenti dal film "Il nome della rosa" accompagnano "A medieval soundtrack", dove cori ecclesiastici e campane a morto convivono con rumori inseriti accuratamente. Nel breve brano "Intermezzo" si stacca sapientemente l'atmosfera con un sound wave. In "Beyond boy limits" troviamo altri campionamenti, questa volta dei films "K29 lager di Sterminio" e "The abominable Dr Phibes". Brano più melodico "The gear", in cui campionamenti di "Schindler's List" misti a tappeti onirici accompagnano una drum-machine "pestante" e "claustrofobica". L'unica traccia che non ho apprezzato, ma che non inclina il mio giudizio sul disco, è "Rust", i cui rumori industriali sono troppo vicini agli stereotipi del genere e troppo ovvi. Brano assurdo ma interessante è "Paranoia", i cui campionamenti sono stati presi dal film di Roman Polanski "The tenant", dove una musichetta leggera e il recitato creano una piacevole atmosfera. Con la conclusiva "Trends" si ha addirittura un brano dark wave. Un buon lavoro che fa presagire cosa potrà fare per il futuro Icydawn, che oltre a sperimentare non si sente obbligato ai dettami di un genere troppo spesso stantio, ma che qui ritrova una nuova linfa vitale. (Nikita)

IN STRICT CONFIDENCE
"Exile Paradise" CD (Minuswelt Musik Fabrik/Audioglobe distr.)

Tra i migliori dell’elettronica tedesca, gli ISC riescono dove altri falliscono. Creando album dopo album, prodotti freschi, senza annoiare e senza ripetere il disco precedente. Ovviamente, come già detto in altre recensioni, i brani migliori sono quelli più lenti con una struttura più ricercata, basta ascoltare “Forbidden Fruit”, “Der Teufel”, “In Favilla”, e la conclusiva “ ...the Harder They Fall”. Ma bisogna ammettere che anche i pezzi più “commerciali” si diversificano dal sound degli altri colleghi electro, dato che in più anche questi in ISC hanno una ricercatezza sonora che pochi altri hanno. Un bell’album per chi ama un’elettronica accessibile ma anche studiata. Uno dei migliori, se non il migliore, dell‘elettronica odierna tedesca. (Nikita)

IN STRICT CONFIDENCE
"The serpent's kiss" Mini-CD promo (Minuswelt Musik Fabrik)

Questo mini promozionale di sole 4 tracce anticipa l'uscita di un triplo CD contenente 19 tracce, in edizione limitata a 999 copie. Qui troviamo due versioni remix di "Promised land" ed altrettante dell'inedita "Rain", bel brano electro-goth con chitarre campionate, che da solo dà valore a questo promo. (Nikita)

INITIAL PRAYER
"The last men in Europe" CD (Corrosive Growt Industries)

È da 26 anni che esiste la label Corrosive Growt Industries, specializzata in vari generi che vanno dall'industrial al post-rock, dall'elettronica al noise, ed è riuscita, finalmente, a produrre il primo album degli Initial Prayer, attivi solamente dal vivo da ben 20 anni, durante i quali hanno composto vari brani rimasti finora inediti. Sembra strano che ci sia voluto tanto tempo per accorgersi delle buone potenzialità del progetto inglese, ma il mondo discografico è strano, specialmente quello indipendente, il quale piuttosto che pubblicare bands originali attua in piccola scala la politica delle major, concentrando i propri sforzi su gruppi che sanno di "gia sentito". Gli I.P. mettono in musica i propri interessi fatti di anarchia e amano le idee di Nietzsche, Gurdjeff, Ouspensky e Marx. Il loro sound può richiamare in alcuni punti quello caro a varie bands storiche quali Test Dept, Throbbing Gristle, Coil, Foetus e anche Killing Joke. Si passa dal brano industrial con chitarre taglienti "White waters", ad altri più riflessivi e ben architettati come "All hope fail", ad altri ancora più sinfonici come "We serve". Un bell'album, che certamente non verrà acclamato, ma che io consiglio a chi ama l'originalità. (Nikita)

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