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................RECENSIONI
DISCHI
. ...........................................Estate
2007
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AA.VV.
"Acque mosse"
7" EP (Ark Records)
Questo piccolo gioiello a 33 giri in vinile verde, condiviso
fra Argine, Lily’s Puff e Autunna Et Sa Rose, è stato pubblicato
dalla Ark Records in occasione di un festival che l’etichetta
campana ha organizzato a Rovigo il 29 aprile 2006, in cui suonarono
proprio i tre gruppi qui presenti. A rendere particolarmente
appetibile l’oggetto in questione, oltre al formato e all’elegante
copertina che già bastano a farne desiderare il possesso, il
fatto che tutti i brani sono inediti: sul lato A, dominato dagli
Argine, troviamo l’energica ballata folk-rock "Umori d’autunno",
in linea con le sonorità attuali del combo di Corrado Videtta,
ed un’ennesima nuova versione di "Mundana Humana Instrumentalis".
Sul lato B abbiamo invece la bella ed intimista "Inspire" dei
Lily’s Puff, e "Nova Veritas" degli Autunna E.S.R., dalle sonorità
elettronico-sperimentali, il brano che ho preferito dei quattro
ma solo per gusto personale, vista l’indubbia qualità di tutti
e tre i partecipanti. Il feticcio è ovviamente stra-consigliato
a tutti i vinilmaniaci e ai fans dei tre progetti in questione.
Info: http://www.arkrecords.net/ (Fabio Degiorgi)
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AA.VV.
"All my dead friends"
CD (Cold Meat Industry/ Audioglobe distr.)
Ennesima compilazione della gloriosa label scandinava, ed ennesima
dimostrazione dell'alta qualità che ama produrre. Le atmosfere
care alla label di Roger Karmanik sono tutte qui presenti, si
passa dal folk all'industrial-ambient, e all'ethereal. Una bella
compilation per valutare (se si sentiva il bisogno) i notevoli
progetti che si producono in casa CMI, tra i quali troviamo
Atrium Carceri, Rome, Decadence, Coph Nia, Pimentola e Letum.
(Nikita)
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AA.VV.
"Born/Evolve/Progress"
CD (Progress Productions)
Col
surriscaldamento della crosta terrestre dovremmo prendere in
considerazione l’ipotesi di trasferirci in lande dall’aspetto
meno avvenente ma dalle temperature sicuramente più accettabili
(tralasciando terre marziane o lunari al momento poco sicure).
L’occhio casca sul triangolo "ghiacciato" di Svezia, Norvegia,
Finlandia. Fortuna vuole che da quelle parti ci sia da anni
un culto per il synthpop, il che non significa automaticamente
avere a che fare con la crème del panorama elettronico, di certo
l’amore e la devozione verso il basso a noi caro e la sperimentazione
in generale (vedere alla voce Him e soci) ci deve rallegrare.
Questi nordici hanno pero la tendenza a "pop-pizzarsi", che
in un certo senso potrebbe essere letto in questo modo: la pizza,
cibo italiano popolare e quindi commerciale, così come la musica
pop. Tradotto: il pop è uno degli ingredienti principali, come
il sugo nella nostra amata pizza. Un male, un bene? Non tutto
il pop è cancro così come non tutto il metal è sacro. Ben sette
band incluse nella compilation sono svedesi (of course) con
l’unico intruso di terra greca (Iambia). La padrona di casa
in questo caso si chiama ebm o meglio ebm-pop. Si può dire?
A differenza dei compagni di genere tedeschi, olandesi, belgi,
francesi (ecc…) il lato "romantico" del synthpop è sempre presente
alla base delle melodie, lo stesso basso si discosta dal classicismo
ebm europeo e non, un battito più morbido sebbene l’effetto
finale, grazie alle intrusioni industrial, si adegui ai canoni
stilistici. Necro Facility, 8khz Mono, Iambia, Mr Jones Machine,
Red Cell, Hype, Cryo, Sturm Cafe si scambiano i ruoli lungo
i 16 brani quasi per intero inediti. Gli Hype sono abbastanza
conosciuti (anche sulle nostre pagine) e sono l’esempio lampante
di quanto precedentemente discusso: figli del synthpop in chiave
dance, oggi vero genere musicale nordico. (Pinhead)
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AA.VV.
"A compilation 2"
2CD (Black Rain)
La label tedesca in questo doppio CD sfodera tutto il suo catalogo.
Il primo disco contiene la parte più elettronica, dove si fa
fatica a distinguere un gruppo da un altro, praticamente ben
14 bands che assomigliano tutte agli Hocico, la maggior parte
delle quali è atroce. Ma è nel secondo dischetto che si trovano
i progetti più interessanti, dediti ad atmosfere più eteree
e folk. Certo, non tutti i gruppi (altre 14 bands) hanno qualcosa
da dire, ma si possono trovare dei nomi validi, come i Novalis
Deux, i Rise and Fall, ed i meravigliosi Killing Ophelia. Tra
i mostruosi invece la palma d'oro è dei Jesus and the Gurus,
atroce mistura tra Rammstein e Death In June (?)! (Nikita)
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AA.VV.
"Electronic Manifesto"
2CD (Caucastic rec/Masterpiece distr.)
Doppio
CD che fa un riassunto sull’attuale scena elettronica, quella
meno conosciuta ma di più ampio respiro, viste le varie ramificazioni
che questa musica può creare, se non è fossilizzata su tendenze
scontate. Se il primo CD è forse quello più industriale, il
secondo raccoglie brani più d'atmosfera, e riesce a presentare
un ampio raggio della musica elettronica contemporanea. Tra
le bands che mi hanno colpito maggiormente cito Sprog, Embryo,
E.S.R. e Psyche. Dedicato agli amanti dell'elettronica che vogliono
ascoltare qualcosa di diverso e originale. (Nikita)
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AA.VV.
"Miroque - In Taberna"
CD (Totentanz/Kom4)
Gli album della collana "Miroque" sono quanto di meglio si possa
ascoltare oggigiorno di musica barocca, rinascimentale e medievale,
ripresa ed eseguita con una fedeltà ineccepibile. Non è da meno
questa raccolta che è sottotitolata "In Taberna" in quanto tutti
i brani sono dedicati alle musiche che allietavano gli avventori
di taverne, feste, matrimoni e banchetti. Come sempre, accanto
a gruppi che negli anni sono diventati famosi (A la via!, Poeta
Magica, Saltatio Mortis, Schelmish, Schandmaul) si aggiungono
band e compositori tutti da scoprire. L'ultimo brano ad opera
dei Rabenschrey si distacca dal suono esclusivamente antico,
proponendo una conclusione del cd di stampo attuale, ed obiettivamente
fra tanta rigorosità musicale, stona un pochino. Ma è giusto
un piccolo appunto, in una nuova compilazione che, pur rischiando
coraggiosamente a più riprese la ripetitività, risulta l'ennesimo
obiettivo colpito nel segno. (Anialf)
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AA.VV.
"Music In A Net – Free Compilation Vol. 1"
CD (Music In A Net)
La
proliferazione delle "label on the net" non conosce soste. A
causa delle stressanti e nauseabonde business-operations delle
grandi etichette discografiche, col loro categorico rifiuto
ad abbracciare nuove forme di musica, nuove band dal grande
talento ma dal basso potenziale (secondo loro), il web ci rivela
l’ennesima "musica fai da te". La label spagnola impartisce
lezioni di bossanova, pianopop, trip-hop, blues, jazz, tutti
quei generi da salotto trendy o di stampo classico, distanti
anni luca dal qualunquismo grezzo e fanciullino da tele-maniaci
di mtv. Fragilità ed eleganza, compostezza e delicatezza, sensualità,
musica per donne, musica da ascoltare con donne, sprofondati
in una poltrona blu, tra luci filtrate, incensi delicati e freelove.
Spazio anche per il groove, il basso cantilenante e la divagazione
classica di chitarre acustiche, di atmosfere sognanti di una
psichedelia pop. Artisti sconosciuti riuniti nella celebrazione
di un "amore per la materia musicale": Matinalsystem, Alu, Doctor
Echo, Mana Erg, The Vision Bleak, Antimatter, Tenhi, Morpheus,
Macelleria Mobile di Mezzanotte (exotica ballad da martini-club,
con trombetta), Aesthetic Meat Front. (Pinhead)
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AA.VV.
"Schlagstrom!: Krrrbrrrtztzkrrr 01"
2CD (Rustlebad/Masterpiece distr.)
Doppia compilation per gli amanti dell'elettronica estrema.
Il primo CD è quello più oltranzista e rumorista, di scuola
Ant Zen (nota etichetta dedita al power-noise-industrial), dove
spiccano Monolith, Bahntier, Alec Empire, Sandblasting. Nel
secondo ci sono brani più ritmati e sperimentali, e bands come
Dive, Sonic Area, Synascape e Sonar. Una raccolta di non facile
ascolto per chi non ama il genere, ma che ben assembla un'elettronica
sperimentale d'avanguardia. (Nikita)
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AA.VV.
"Tal mont de lune - Final muzik compilation"
CD (Final Muzik)
Se
un giorno incontrerò Francesco Tami e Gianfranco Santoro li
ringrazierò di persona: hanno creato una delle più belle raccolte
(se non la più bella) che mi sia capitato di ascoltare da sempre.
Grazie ai 14 capitoli di "Tal mont de lune" ("nel mondo della
luna" in gergo furlano) ho conosciuto progetti interessanti
come We wait for the snow, di cui approfondirò prossimamente
le gesta, ma soprattutto ho scoperto un disco che, come solo
l’ultimo Ianva di recente era stato in grado di fare, mi ha
letteralmente rapito: mi riferisco a "Fiore di passione" del
Crisantemo del Carrione, qui presenti con la bellissima "Ballo
della Peste". Ma tutti e 14 i brani del disco sono congegnati
e miscelati in maniera favolosa: dalla fantastica intro ambientale
di The Last Fall, ai bravi All My Faith Lost, per non parlare
di "La Ultime Gnot" di Foresta di Ferro, imperdibile. E che
dire della chicca (peccato per la registrazione non proprio
limpida!) di Camerata Mediolanense?! "Tu che vieni al doloroso
ospizio" registrata nel 2001 a Toledo, roba per palati sopraffini.
Da rimarcare il ruolo da vero protagonista nella compilation
da parte della vecchia conoscenza John Murphy, e non solo con
l’ipnotica "Carousel" dei suoi Knifeladder; lo zampino dell’australiano
è presente infatti anche in Foresta di Ferro, progetto condiviso
con Marco "Wertham" Deplano e Richard "Ostara" Leviathan, ed
in Shining Vril, qui presenti con l’allucinata "A secret God".
Per me uno dei dischi più belli della stagione 2006/2007. (Oflorenz)
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AA.VV.
"A tribute to the wor(l)ds of Jhonn Balance"
CD (Creative Fields/distr. Masterpiece)
Ricordo
ancora la mail con cui il buon Balance, con entusiasmo, mi disse
di mandargli le foto che avevo da poco scattato durante l’esibizione
dei Coil al Treffen di Lipsia, che contraccambiava inviandomi
l’esatta tracklist della serata. Che tristezza, pochi mesi dopo
giungeva la notizia del suo volo dalla finestra di casa, ed
il conseguente decesso. Una morte stupida per non aver saputo
dare un limite al consumo di alcool e droghe, o magari il prevedibile
capolinea di un’esistenza vissuta sempre ai limiti, come molti
di noi nei nostri sogni vorremmo fare. Ognuno la pensi come
il cuor gli detta; resta il fatto che al posto di una nuova
uscita dei Coil, ci ritroviamo mestamente a parlare del tributo
alla sua "mente" da parte di un manipolo di bravi progetti della
scena industriale italica (e non solo) più dura e pura. L’aspetto
assolutamente originale sta nel fatto che ogni gruppo ha scritto
di proprio pugno la musica del brano proposto, accoppiandola
con il testo di un brano dei Coil scelto nell’immensa discografia
del gruppo inglese. Particolarmente gettonata "Blood from the
Air" dal super-classico "Horse Rotorvator", le cui parole vengono
reinterpretate da Snuff 066 e da Cropcircle, mentre le scelte
degli altri svariano da "Ostia (Death of Pasolini)" ad "Amethyst
deceivers", solo per citarne un paio tra le più famose. Un giusto
pensiero dedicato ad un uomo ed artista fondamentale della scena
industriale dei primordi, un pensiero di cui mai avremmo voluto
scrivere. Procuratevi una delle 500 copie della tiratura limitata
edita dalla label alessandrina, ed incasellatela nello scaffale
a destra di "The Ape of Naples": Lo spazio Coil termina qui.
(Oflorenz)
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AIT!
"Romanticismo
Oltranzista" CD (Punch:Records)
In
una semplice quanto sconvolgente confezione digipak, ecco il
terzo album del progetto di Tairy C., boss della rinomata Punch:Records,
dopo il cd omonimo del 2002 e il 12" picture disc "Fiori di
carne". Questo è uno di quei lavori che sfuggono a qualsiasi
classificazione, anche il voler ricondurre il tutto a certi
ambienti industriali o neo-folk mi sembra veramente arduo. I
dieci brani sono come delle nenie retro-elettroniche fuori dal
tempo, definite da synth caldi e sinuosi, percussioni scarne
ma incisive, con un cantato/recitato espressivo e salmodiante.
Molto particolari i testi, estremamente diretti – e crudi fino
al turpiloquio in certi punti – ma allo stesso tempo malinconici
ed introspettivi (cito solo "la migliore compagnia penso sia
la mia, la mia! Io amo stare solo nella più rigida misantropia"
da "Io ballo da solo"). L’album si muove fra minimalismo ipnotico,
vedi la già citata "Io ballo da solo", "Le tue labbra grigio
blu" e "Tempo morto", e brani più ritmati nonché di maggiore
intensità sonora, come "La libera e democratica società moderna"
o "Il mondo è morto (Trent’anni fa)", mentre è positivamente
spiazzante, con il suo inizio garage-surf, la quasi conclusiva
"Una dedica". "Romanticismo oltranzista" non è un’opera per
i fanatici del rumore puro e disturbante, o della sperimentazione
fine a se stessa, ma un piccolo gioiello per chi ha gusti raffinati
e senza barriere mentali. (Fabio Degiorgi)
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ALL
GONE DEAD
"Fallen & Forgotten" CD (Strobelight/Masterpiece distr.)
Nell'odierna
scena batcave/deathrock è più importante avere una bella cresta
che buone idee, per cui la maggior parte delle bands del momento
pensa più agli aspetti estetici che a produrre musica interessante.
Vediamo più posers che musicisti, del resto questa tendenza
abbonda anche nelle scene folk e EBM, tanto per fare un esempio.
Bene, gli A.G.D. sono proprio una di via di mezzo tra i posers
e quelli che hanno qualcosa da dire. Ci sono brani discreti
senza pretesa ma ascoltabili, come "The Holy city", e brani
messi su con "lo scotch", cioè insignificanti. Un disco non
memorabile, adatto ai talebani del deathrock, chi vuole qualcosa
di veramente interessante si rivolga altrove. (Nikita)
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ANHEDONIA
"Destructive
Forces" CD (Aliens)
Sperimentazione
electro di stampo ceco su piattaforma slovacca. Vojtech Smetana
è il nome del giovanissimo artista creatore di un disco dall’ottima
aurea di freschezza, lontano dalle industrial barriere mentali
distruttive di generatori harsh-ebm tanto in voga. Elementi
IDM primeggiano tra desolazioni dark-industrial soporifere,
all’interno di angusti ambienti decadenti e metropolitani. Una
"Matrix" senza regole, dove il puzzo dei tombini ti entra nei
polmoni, il ferro inasprisce le vene ed un piccolo bagliore
di speranza si intravede in un lieve raggio di sole. Lontani
dalla trasgressione tutta occidentale di bollare i paesi dell’est
come rifugi per porci-depravati, questa elettronica è raffinata,
non spinge il pedale sull’acceleratore, semmai si lascia andare
in discesa solcando l’aria fredda senza soste al bordello di
"Hostel". "Cyberchondria" si immola a manifesto idm-industrial,
rischiando di essere offensiva nella sua purezza quasi puerile,
un rifugio tecnologico dove rigettare le molecole del progressismo
liberticida. "Stir Up The Dust" sottolinea questi aspetti alterandoli
con acidità sonore dalla goduria orgasmica. "Nuclear Paranoia"
affronta la tematica tanto cara ai politici del nostro tempo,
assorbe la cupezza della distruzione "perfetta", la simbologia
del male in forma organica. "Chiba City Blues" è una Blade Runner
in acido, sempre fedele all’impostazione IDM, il nostro si lascia
"coccolare" dalle luci metropolitane, dai mega-cartelloni pubblicitari
e dai fari accesi delle navicelle per delineare una forma-contenuto
in continua evoluzione. "Hyperreality" estremizza tutto ciò,
mentre "Tardive Dyskinesia" ci accompagna nel purgatorio atmosferico
e inquietante di una "divina commedia" a tinte cupe, dove anche
il proprio respiro può essere rilevante ai fini della dimostrazione
sonora. La discesa negli inferi non è mai stata così piacevole.
(Pinhead)
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ATARAXIA
"Kremasta
Nera" CD (Ark Record
/ Masterpiece distr.)
Ispirato
direttamente dagli ancestrali riti dell’isola di Samotracia,
questo nuovo lavoro del combo modenese (aiutato anche in questo
cd dal polistrumentista Riccardo Spaggiari) è di difficile assimilazione,
un tentativo coraggioso di affrancarsi dai ‘consueti’ suoni
per affrontare un concept assai variegato ma anche irto di pericoli
di eterogeneità. Ma andiamo per ordine: apre il cd un mantrico
e ritualistico inno alla Grande Madre Axiéros, dove viene celebrata
in musica la sua nascita e la sua crescita. Subito dopo, in
"The Nine Rituals", Francesca elenca in una cantilena iniziatica
i rituali che si svolgevano durante le feste nel Santuario di
Samotracia: Creazione, Amore, Sacrificio… tranne il nono ed
ultimo che ‘non ha nome e non può essere nominato’, come del
resto non era consentito nominare il nome degli Dèi venerati.
"Kremasta Nera" è uno dei brani di punta dell’album, malinconico
e struggente come solo gli Ataraxia sanno fare: il titolo significa
"Acqua sospesa" ed è il nome di una lunga cascata che si getta
nel mar Egeo: io l’ho interpretato come se una persona fosse
messa di fronte a questa cascata, a riflettere sui mali propri
e della vita in generale. "Ochram" col suo incedere tribale
racconta di un continente immaginario, mentre "Therma", brano
orientaleggiante, è dedicato al calore spirituale ma anche all’antica
città Macedone, ribattezzata poi Thessalonica. In "Efestia"
si rievoca la Principessa di Tracia a partire dall’omonimo sito
e località, in questo brano all’inizio è la sola meravigliosa
voce di Francesca ad alimentare il mantra, raggiunta poi da
tamburi rituali, suoni naturalistici che mi hanno fatto subito
tornare alla mente i Dead Can Dance del periodo ‘etnico’. "Ebur",
solenne e maestosa, viene tratta da un testo di Marziale, "Kaviria"
anch’esso tribale e mediterraneo, ci porta poi ad uno dei momenti
più alti del disco, a quella dolcissima "Fengari" che si riferisce
ad un sito con il cosiddetto "Monte Luna": qui la chitarra acustica
di Vittorio la fa da padrone, ritagliandosi un momento veramente
intenso. "Klethra", di stampo più medievale, è dedicata ai poteri
magici e misterici degli alberi; "Gria Vathra" è il nome di
una radura alta quasi 600 metri facente parte anch’essa dei
luoghi ritualistici, e che viene trasposta in uno strumentale
dal gusto puramente mediorentaleggante. "Migratio Animae" ipotizza
la possibilità di poter evolvere ("migrare") la propria anima,
attraverso suoni tesi e drammatici. "Wings (I had once)" ha
una stupenda melodia al pianoforte, a livello delle migliori
colonne sonore di Nyman, ed è un volo rasente sui propri sentimenti
perduti. Chiude l’album la quieta "La Fame e la Danza", una
tipica ballata in stile Ataraxia, nella quale la Persona comincia
il suo percorso iniziatico, e si ‘fonde’ con Axieros di cui
riprende alla fine l’inizio del testo. A parte l’incommensurabile
bravura di tutto il quartetto, il digipak è arricchito da uno
splendido booklet che immortala gli Ataraxia all’interno del
Santuario dei grandi déi di Samotracia, ed in particolare nel
Pantheon. Alla fine rimane il ricordo di un viaggio ancestrale
senza tempo. (Anialf)
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ATARAXIA
"Paris Spleen" CD (Cold Meat Industry/distr. Audioglobe)
Lo storico combo modenese in questo nuovo lavoro, che ha anticipato
sia l'uscita dell'album "Kremasta Nera" che della raccolta "Sous
le blanc rosier", si distacca dalle ortodosse sonorità tra il
barocco e il medioevale, cercando di creare atmosfere teatrali
tra il gran guignol e il dark cabaret! In una fantomatica Parigi
dell'Ottocento va in scena un pomposo spettacolo teatral musicale,
dove gli Ataraxia coraggiosamente si reinventano e cercano di
creare atmosfere di un'altra epoca. Certamente queste musiche
molto originali sarebbe ottimale ascoltarle nello spettacolo
live, per riuscire a gustare al meglio le emozioni che vogliono
trasmettere trasportandovi in un'epoca oramai persa. (Nikita)
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ATARAXIA
"Sous le blanc rosier" 2CD (Shadowplay)
A
qualche anno di distanza dal precedente 'best of' (A Calliope...collection)
ecco una nuova raccolta, questa volta in doppio cd, edito su
richiesta della russa Shadowplay, a ricordare che gli Ataraxia
sono meritatamente famosi anche nell'est dell'Europa. I due
dischi pescano sia dal passato che dal presente del gruppo modenese,
passando da "La malediction d'Ondine" per "Historiae" ed abbracciando
dieci anni di attività instancabile, andando anche a ripubblicare
materiale ormai quasi introvabile come il mcd "Orlando" o lo
stesso "Historiae". I compilatori hanno voluto seguire non un
filo logico, bensì scegliere i propri brani preferiti: riascoltare
"Mnemosine", "Blanche", "Il violino incantato", "Lucretia" e
tanti altri, fa sempre lo stesso effetto di quando li si era
assimilati per la prima volta, come solo le composizioni che
durano e dureranno nel tempo possono permettersi. Aggiungo solamente
che nel primo cd troviamo una versione rieditata di "Hovering"
(tratto da "Des paroles blanches") e nel secondo cd due inediti,
"To be without being" e "Keladine" di cui quest'ultimo vale
da solo il prezzo del doppio album. Da avere e soprattutto conservare
gelosamente, anche perché l’album sarà distribuito (salvo ripensamenti)
solo in alcuni paesi dell’ex Unione Sovietica (Russia, Ucraina
e Bielorussia) oppure attraverso l’acquisto diretto on line
sul sito www.ataraxia.net (Anialf)
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ATRIUM
CARCERI
"Pthail" CD (Cold Meat Industry/Audioglobe distr.)
Pochi
autori dark ambient hanno qualcosa in più della miriade di progetti
dediti a questo genere, e tra questi è doveroso citare, oltre
agli acclamati Raison D'Etre, anche gli Atrium Carceri, entrambi
editi dalla nota etichetta scandinava. Già dall'intro, in cui
una voce femminile canta litanie medievali incorniciata da una
lontana musica catacombale, si preannuncia un buon lavoro. Segue
"Entrace", in cui i suoni della natura si mischiano ad atmosfere
cupe, che non abbandonano mai i restanti brani, interrotti solo
da alcune parentesi come "Memory leak", dove un pianoforte disegna
una bella melodia. Le tracce si susseguono passando da un ambient
cupo e lento ad uno più ritmato. Chiude ancora la melodia del
piano in "End titles". Un buon album articolato per un genere
che i troppi artefici rendono stantio, e qui A. C. dimostra
che la classe non è acqua! (Nikita)
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AUTUMN’S
GREY SOLACE
"Shades of grey" CD (Projekt/Audioglobe distr.)
Sbagliano
tutti coloro che frettolosamente affibbiano al duo americano
il solo aggettivo "ethereal". Ovviamente anche la matrice di
questo terzo album, non è negabile, è basata sul dreampop, in
un limbo variabile fra i primi Cranberries (soprattutto negli
arrangiamenti) ed i Love Spirals Downwards, senza dimenticare
la lezione dei ‘padri fondatori’, ovvero i gemelli Cocteau…
Però ci sono dei pezzi, come ad esempio "Cold Sea", oppure "Last
tear", dove il gruppo ha cercato di essere più incisivo, lasciando
spazio alla chitarra e meno ai tappeti di synth. Però si deve
essere onesti fino in fondo: è proprio nei brani eterei e malinconici
quali "Edge of the world" o la stupenda conclusiva "Still".
Ma attenzione: gli A.G.S. potrebbero rivelarsi in ambito darkwave,
visti gli ottimi risultati di "Cold sea" o di "In the darkest
night", ed è forse questa la direzione che si potrebbe loro
consigliare, per affrancarsi una volta per tutte da confronti
scomodi e scontati. In sintesi, un altro obbiettivo centrato
in pieno, per gli amanti del genere. (Anialf)
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AUTUMN
TEARS
"The
Hallowing" CD (Dark
Symphonies)
Ammetto che il precedente album della formazione americana mi
aveva lasciato alquanto deluso, quindi (cosa che non dovrebbe
mai essere fatta…) mi sono avvicinato a questo nuovo "The Hallowing"
un pochino prevenuto. Invece, quale gioia! Gli AT sono tornati
alle sonorità del passato, anzi le hanno liberate dal neoclassicismo
forzato per ridistribuire i suoni in maniera più eterea che
di stampo di musica antica. Come scritto nel flyer che accompagna
questo album (che è uscito in edizione limitata per poi essere
ristampato in ulteriori copie visto il meritato successo di
vendite), Tom ha stavolta utilizzato al minimo i campionamenti
e le tastiere, a favore di veri strumenti acustici, fra cui
il violino che campeggia in diversi brani come in "Yearning
for the tide", l’oboe, il flauto, il clarinetto, il piano e
l’organo: quest’ultimo apre la versione à la AT del "Dies Irae",
e troneggia in "The funeral bazaar". In ogni brano poi il gruppo
ha scelto di avvalersi di un vero soprano (la sempre brava Laurie
Ann Haus). Una vera orchestra da camera quindi, ma senza che
questo venga utilizzato, come dicevo, in forme estenuati/estenuanti
neoclassiche. In certi tratti il cd rimanda ai Sopor Aeternus
di "Dead Lover’s Sarabande", ma ripeto che ciò che conta è stata
questa svolta di affrancarsi dalle sonorità passate (strizzando
però loro l’occhio) per offrire un album completamente da scoprire
e da riascoltare più volte, per ammirarne i virtuosismi dei
musicisti che vi hanno preso parte (valga per tutti la complessità
di brani come "Keep me here" oppure "The Hallowing"). Ascoltare
questo cd è come assistere ad una mostra di quadri impressionisti,
dove i paesaggi rurali quieti e bucolici si susseguono uno dopo
l’altro. Capolavoro. (Anialf)
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BRAINCLAW
"Dead
Monsters" CD
(BLC/Masterpiece distr.)
Coppia
americana troppo deboluccia per farsi notare anche nel nostro
vecchio continente. Mi ha sempre incuriosito l’approccio "made
in U.S.A." al mondo electro, nonostante il business europeo
faccia di tutto per accaparrarsi le tendenze americane da
importare sulle nostre abitudini di poveri robot telecomandati,
il circuito dancefloor underground si dimostra in ogni caso
interessante e lontano dalla commercializzazione imperante
in qualunque settore (Imperative Reaction, Assemblage 23,
State Of The Union, Cesium 137 per citarne alcuni). Eccede
nella ricerca dell’ebm senza apportare novità all’impianto
ritmico, questa la grave pecca di un progetto destinato a
svanire nel nulla, a ritornare nella polvere. Se dall’altra
parte dell’oceano l’intenzione è di copiare gli scarti del
nostro sound, allora siamo messi male, la strada da fare è
tanta ed è impervia, a meno che si scenda a patti col diavolo
(e cioè con le contaminazioni che vanno tanto di moda, il
mix di generi che porta scompiglio e rende gradevole anche
un gruppo metal che ai più starebbe sullo stomaco). Poco da
aggiungere ad un lavoro abbastanza deprimente. (Pinhead)
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BRANCHES
"Distance" CD (autoproduzione)
Lo
abbiamo capito: chi tenta con il suo disco un approccio dark-wave,
inevitabilmente si vedrà catalogato come "stile anni '80". Ma
non è colpa di nessuno, tanto meno dei bravi Branches, se questo
genere è proprio di quell'epoca. Plauso invece a chi, rischiando
di sentirsi fare i soliti paragoni, cerca di emergere con qualcosa
di nuovo, com'è nel caso della formazione siciliana. I riferimenti
ci sono, i Cure del periodo dark sono sempre in agguato, alcuni
passaggi dei Joy Division/New Order pure, ma trovo che a differenza
di altri gruppi che propongono dark-wave, ci sia da parte dei
Branches un maggiore equilibrio di strumentazione, senza propendere
troppo né sulla parte sintetica né in quella elettrica, anche
se avverto in un qualche modo che basso e chitarra talvolta
cerchino di farsi strada autonomamente. L'album scorre veloce
all'ascolto, sia nei brani più atmosferici sia in quelli più
veloci; soprattutto l'uso delle voci mi ha fatto ricordare i
Trees, anche se in versione più cupa e malinconica. Quasi un'ora
di ottima registrazione, fra cui alla fine del cd una traccia
fantasma che potrei definire il "Carnage Visors" del 2000, visto
che il brano, strumentale, si basa proprio su pochi giri di
basso ed un sottofondo monocorde da film. Procuratevi il cd,
è veramente valido. Info: www.branches.it (Anialf)
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CASUAL
"La nova medicina EP" Mini CD (Florynata rec.)
Ritorna la band catalana con questo EP contenente 5 tracce,
il cui sound, tra il il goth-rock alla Heroes del Silencio (nota
band spagnola dei '90) e l'hard-rock alla Cult, ai più può apparire
un po’ leggero. Certamente i Casual dimostrano di essere una
band originale se l'ascoltatore non cerca gruppi che facciano
parte di un calderone di tendenza, ma pensi davvero alla sostanza
della musica al di là delle mode. (Nikita)
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CHARLOTTE’S
SHADOW
"Hush" CD (The Art Records)
Romanticismo
decadente spagnolo. Debut album "Love & Hate/No Tears" alle
spalle, i nostri si cimentano in tredici brani (più due bonus
track) di ottima fattura (ma dalla pessima registrazione audio,
un caso?), intrisi di darkwave fino al midollo osseo. I brani
scorrono bene, la cassa ottantosa, il synth di un tempo, lunghi
"primi piani" melodici, le chitarre distensive e appena percettibili
(in sintesi la title-track). Se il disco fosse del 1980 staremmo
qui a parlare di una pietra miliare della musica dark e invece
ci tocca inchinarci ai segni del tempo, facendo i doverosi complimenti
ad una band sbucata dalla macchina del tempo, integra, saggia
e perspicace. Da "Wherever You Are" a "Take Me Away", il vocal
simil-Duca Bianco riecheggia nell’aria, quello stile così teatrale
e sardonico. Il gioco è sempre lo stesso, difficile trovare
degli sbocchi espressivi differenti, solo in "Lonely Life" la
chitarra si erge a co-protagonista e sterza la soglia di attenzione
verso la coldwave. Stesso discorso vale per "Show Me" dove la
batteria (i piatti in particolare) si fanno largo senza creare
troppo disturbo al collaudato impianto. Debole il tentativo
dance di "Home", come è giusto che sia per non scadere nel pacchiano.
Ascolto consigliato ma non più di una volta al giorno. (Pinhead)
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CHARME
DE CAROLINE
"From tris world" CD (autoprodotto)
Nuovo progetto neoclassico italiano, questa volta dalla Sardegna,
da dove provengono anche Chirleison e Medusa's Spell. Capitanati
da Alessandro Muroni, gli C.D.C. già dal primo ascolto richiamano
altri progetti italiani del genere, come Ashram, Lily's Puff
e Spiritual Front. Pianoforte, violoncello e chitarra acustica
sono alcuni degli strumenti utilizzati che ricamano dolci melodie.
Si intravede che il gruppo ha delle buone potenzialità, al momento
è ancora un po' acerbo, ma maturando ancora promette molto bene.
Certamente da tenere d'occhio le prossime produzioni. Info:
charmedecaroline@dalmondo.net (Nikita)
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