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EGIDA
AUREA
Derive
CD (HR!SPQR)
“Pedagogia
dell’autoconservazione”, “Il forziere dei ricordi”, “Trasformista”:
una triade iniziale che ti mette a tappeto, per l’estrema vena
lirica di melodie e testi, a cominciare da quelli de “Il Forziere”,
così malinconici nel rammentare una vecchia Genova (la città
del gruppo) ormai tramontata, rovinata, stuprata dai tempi moderni
e dalla globalizzazione di menti e culture. Ma poi ecco emergere
l’incedere di “Praepotens Genuensium Praepidium”, un minuto
e 48 di scintillante prog italiano che mi ricorda un po' la
Universal Totem Orchestra, e ancora “Vestale”, ove la tipica
forma canzone e la voce smagliante di Carolina ci rituffano
nelle migliori arie cantautorali femminili dei ’70, tra una
Patty Pravo ed una Alice; e che dire allora di “Odore di benzina”?
Qui si sente lo zampino di Vinz del Ballo, il suo moog acido
ed il refrain sincopato spaccano davvero, potrebbe essere “il
singolo” se ancora ci trovassimo nella gloriosa epoca in cui
i dischi erano introdotti da un 7 pollici che non solo dava
un assaggio dell’opera, ma costituiva spesso una chicca da conservare
gelosamente nella propria collezione. “La Prigionia” affronta
il triste tema dell’assenza di una giustizia nei tempi nostri,
e della necessità di difendersi da soli fino alle estreme conseguenze.
Storie che si sentono troppo spesso ormai, pressoché settimanalmente,
per una situazione di “legalizzazione della criminalità” che
pare ormai irreversibilmente compromessa. Il trascinante incedere
rockeggiante di “Sindrome di babele” ed una riproposizione de
“L’ardente fiaccola della ragione”, cavallo di battaglia che
non necessita di presentazioni, chiudono i giochi. Una nuova
pietra miliare del (neo)folk italiano è stata scritta.
Sito web: www.myspace.com/egidaaurea
(Oflorenz)
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ELFENWALD
Part I
CD (autoproduzione)
Debutto autoprodotto per questo gruppo a cavallo tra Bolzano
e La Spezia, formato da Erik der Rote e Prinzess Simhild, al
secolo rispettivamente Massimiliano Fiorani e Laura Battistutti,
che si presenta come "gothic neoclassical duo" e si può dire
che la definizione inquadri il gruppo alla perfezione. La doppia
"localizzazione" chiarisce il perché di canzoni sia in italiano
che in tedesco, oltre che in inglese, in cui l'eccezionale voce
operistica di Simhild ci guida attraverso tracce di tipo wave
electro come "Wo ist meine Welt?" o di pura musica da camera
come la successiva "Gelida notte", che può far ripensare ad
un misto di Sopor Aeternus ed Ataraxia. "Darkness" ricorda invece
gli Arcana di "Cantar de procella". Si chiude con le ottime
"Alone" e "Lilith", che però lasciano il solito retrogusto di
già sentito pur essendo tutto l'album davvero ben fatto e con
un ottimo potenziale, che si spera si esternerà nel prossimo
lavoro.
Sito web: http://www.myspace.com/elfenwald01
(M/B'06)
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ETHEREAL
WELL
Demo 2011
(autoproduzione)
Debutto
per questi band pescarese, fondata dal tastierista e cantante
Massimo Smarelli e dal chitarrista Fabio Notarfranco. Per chiarire
subito di cosa stiamo parlando, ci troviamo di fronte ad un
mix tutto sommato coerente di gothic, doom e prog metal, con
dichiarati richiami a band molto tecniche come Dream Theater
ed Amorphis: i ragazzi ci sanno fare e se ne compiacciono forse
un po' troppo, indugiando spesso in assoli guidati dalle chitarre
di Berardi e Notarfranco. L'album risulta tuttavia scontato
e abbastanza uniforme come varietà delle singole tracce, complice
una registrazione non eccelsa. Il genere suonato inoltre non
aiuta, in quanto in fase stagnante da un bel po'. Una band giovane
con le capacità tecniche di questi ragazzi dovrebbe osare di
più e svendersi di meno, ma siamo solo agli inizi, quindi tutto
è possibile.
Sito web: http://www.etherealwell.com
(M/B'06)
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FROZENBLEED
Distance
Download
Debuttano
i catanesi Frozenbleed con queste cinque tracce di quello che
si potrebbe definire post gothic rock con una connotazione shoegaze.
Si parte con una breve intro di pianoforte contaminato da riverberi
elettronici che ci introduce col suo umore malinconico a "Distant
reflections", vellutata ed emozionale grazie al cantato delicato,
che non muta mai di tono anche nella parte finale della traccia
dove prevale l'approccio più rock delle chitarre, sempre ottimamente
bilanciate tra di loro e rispetto a batteria e voce, ed il ritmo
aumenta. "Autumn leaves" continua sullo stesso percorso con
però rallentamenti e ripartenze riuscite e coinvolgenti. Anche
"Absence" parte con un approccio tenue per poi accelerare nella
seconda parte, mentre la finale "Lost fragments" con la collaborazione
dei Serenades ha un tono già diverso frutto sicuramente di questo
contributo. In conclusione siamo di fronte ad un ottimo lavoro,
soprattutto considerando che è un debutto. Molto promettenti!
Sito web: http://www.myspace.com/frozenbleed
(M/B'06)
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The
GREEN MAN
Musick without tears
CD (HR!SPQR)
“Thelemic hymns of magic and ritual, love and despair”, recita
in maniera appropriata la bucolica cartolina promozionale di
“Musick without tears”, l’ultima fatica del progetto di Eli
Giudice che sancisce una svolta stilistica di notevole spessore
per la band meneghina. Il concept è basato su alcune fasi salienti
della vita di Aleister Crowley, e viene dedicato a colui che
prese le redini dell’Ordo Templi Orientis alla morte del “Maestro”,
nel primo dopoguerra: Kenneth Grant. Se le reminescenze (neo)folk
permangono in alcuni episodi che riecheggiano i Current di David
Tibet (il mantra telemico di “Teteleshtai”, testo di Kenneth
Grant), l’essenza del lavoro si abbevera abbondantemente allo
splendore avant-folk psichedelico dei ’70, con piccole gemme
quali “At Stockholm” (i testi oltre che di Giudice sono dello
stesso Crowley) e “In the desert Chaos loved me with a knife”,
vertenti rispettivamente su episodi della vita del Magus risalenti
a Stoccolma anno 1896 e a Bou Sadaa 1909. E vi sfido a non trovare
un pezzettino dello spirito di Syd Barrett - epoca solista post-floydiana
- nella filastrocca di “67- 69 Chancery Lane”, ambientata nella
capitale britannica all'alba del diciannovesimo secolo. Di rilievo
le numerose ed illustri collaborazioni da parte di amici del
gruppo, da Patrick Leegas a Tesluk dei Changes, senza dimenticare
la bavarese Geneviève Pasquier ed il nostro “Limbo” Gianluca
Becuzzi. Dopo “Kalachakra” del Ballo delle Castagne un’altra
chicca profumata di buon vecchio prog assolutamente da non perdere
ad opera della label viennese, ed un ulteriore passo avanti
nell’abbattimento più completo di ogni barriera di genere a
favore di un approccio “totale” ed avanguardistico nei confronti
dell’ Arte.
Sito web: www.thegreenmanband.com
(Oflorenz)
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JGRUU
s/t
CD (Buh Records)
Pochissime
informazioni su questa misteriosa band peruviana che propone
una suite rituale fatta di un corposo drone industrial ambient,
che potrebbe essere descritto come una rilettura in chiave pagana
precolombiana dell'ineguagliabile "Nature Unveiled" dei Current
93. Il cd limitato a 250 copie, si snoda in circa 23 minuti
di musica ossessiva e morbosa. Nove pezzi semplici, brevi e
potenti, da ascoltare ad alto volume: le singole tracce sono
pregne di riverberi ed echi dissonanti che poggiano su un tessuto
abstract industrial, volti ad indurre uno stato di trance in
un crescendo quasi estatico, ma sempre oscuro ed arcano. Il
tutto culmina in "Iglesia del vicio", che richiama magistralmente
gli elementi già presenti nelle precedenti tracce e li condensa
in un vero e proprio rituale malato in cui si intrecciano echi
di voci che ripetono ossessivamente formule arcaiche e dimenticate.
La copertina ad opera di Jorge Pérez Ruibal è assolutamente
perfetta nella sua coerenza con l'opera e profondamente evocativa.
Ottimo lavoro, da un paese inatteso.
Sito web: http://www.myspace.com/jgruu
(M/B'06)
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LCHM
Terra Australis Incognita (Greenland novels)
CD (La Esencia)
Progetto
esistente in realtà da parecchi anni, LCHM (acronimo di Les
Champs Magnétiques, e nome d’arte del veneto Yvan Battaglia)
esordisce solo oggi ufficialmente con questo concept ispirato
dai racconti dello scrittore danese Jørn Riel e dedicato ad
una delle terre più affascinanti quanto inesplorate della Terra:
la Groenlandia. I soundscapes di Yvan, ottimo fonico oltre che
musicista, sono incredibilmente efficaci nel proiettare idealmente
l'ascoltatore tra le distese innevate e silenziose dell'estremo
nord del pianeta, cesellando una progressione di gelidi arabeschi
sonori che costruiscono, frammento dopo frammento, una sensazione
di abbandono e fredda staticità. Se i capitoli iniziali del
disco (in tutto 8, per quasi 52 minuti di durata) riecheggiano
quei veri e propri “snowscapes” tipici di labels quali la grande
Glacial Movements (pensate a Rapoon o Netherworld), la seconda
parte rammenta in taluti frangenti l'elettronica industrial-minimale
per la quale i primi Pan(a)sonic fecero scuola, epoca “Vakio”
o “Kulma”. Il basico tappeto ambientale si arricchisce così
di un substrato per cosi dire “rumoristico”, pur senza mai sconfinare
assolutamente in pericolose aree noise. Chiudeil viaggio la
finale “Veslemari”, con i suoi 5 minuti di onde sonore appena
percettibili, quasi a voler suscitare quel finale senso di immobile
quiete che la “Terra Incognita” desterebbe nel solitario esploratore.
Stupenda la grafica del digipak (limitato a 333 copie) ad opera
della compagna del musicista Monica Gasparotto, consistente
in una serie di scatti fotogra fici strettamente legati all’affascinante
tematica glaciale dell’opera. Ed a tal proposito vi consigliamo
vivamente la visione dell’ottimo video-trailer di presentazione
del disco rintracciabile on line su Youtube, inserendo semplicemente
il nome del progetto ed il titolo dell'opera.
Sito web: http://lchm.tumblr.com/
(Oflorenz)
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The
LOST CIVILIZATION EXPERIMENTAL MUSIC PROJECT WITH ANGELA MORRISH
Live at Arlington's
CD (Cellar) - Download (Ozky e-sound)
Direttamente da Arlington, Virginia, ci arriva questa registrazione
live di musica ambient-jazz, in una unica traccia di 25 minuti
spezzati in due parti dallo scroscio degli applausi che benedicono
le due suite ivi contenute. TLCEMP è costituito da un duo formatosi
nel 2008 e composto da Mike Sebastian (sassofono, saxello e clarinetto)
e T. A. Zook (violoncello e strumenti vari), che negli anni ha
beneficiato di molte collaborazioni, ultima delle quali è questa
con Angela Morrish dei Phonic Riot. Il lavoro è completamente
improvvisato ed anche la registrazione non è stata rimaneggiata
lasciando in gran parte intatto il feeling del momento creativo.
Mecenate di questo lavoro è Massimo Croce con la sua Ozky e-sound,
etichetta il cui scopo principale è la promozione del rumore in
musica, discorso iniziato da Luigi Russolo e Karlheinz Stockhausen
su tutti, a cui la ozky e-sound paga un sentito tributo con le
sue produzioni. Il lavoro è sicuramente poco digeribile, merita
un ascolto, ma resta un prodotto per intenditori grandi amanti
del jazz.
Sito web: http://www.soundclick.com/lostcivilizations
http://www.myspace.com/phonicriot
(M/B'06) |
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MAS
& TRAVIS MCALISTER
The fade out room
Download (Test Tube)
Interessantissima collaborazione tra lo scrittore ed artista libanese
MAS (Makram Abu-Shakra) ed il polistrumentista Travis McAlister
che propongono una miscela indefinita dell'intimismo di "The Caretaker",
sottofondi abstract industrial e loop sonori di vecchi vinili,
che richiamano gli albori della discografia di Boyd Rice. Questi
due signori hanno alle spalle una carriera di musica d'improvvisazione
nella California anni 90. Dieci anni dopo Travis si è dedicato
alla registrazione di materiale destinato all'utilizzo di un suo
progetto che ambiva alla creazione di una sorta di musica concreta
derivata da old school jazz e colonne sonore del cinema in bianco
e nero: questo si è materializzato in un'approfondita analisi
del suono di vecchi strumenti musicali, che ricompaiono in questo
nuovo lavoro con prepotenza e creano un'opera davvero unica e
straordinaria, frutto di 3 anni di sperimentazioni con molteplici
strumenti non convenzionali.
Sito web: http://radoncollective.org/artists/neququamvacuum/home.html
http://www.shiftingshadow.net
(M/B'06) |
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MINERVE
Repleased
CD (Echozone)
Ad
un anno di distanza i Minerve escono con un doppio cd di remix
delle tracce dell'album Please, ad opera di gruppi come Haujobb,
Destroid e Liquid Divine tanto per citarne alcuni. Apre le danze
la splendida ed inedita cover degli Eurythmics "Here comes the
rain" a cui seguono gli ottimi remix "Hold me tight" e "Down
to the ground", magistrali esempi di synth-pop, in cui le tracce
non sono mai banali, ma sempre ricercate e sapientemente strutturate.
Sopra le righe "You don't know me", ballata fuori dai soliti
schemi del gruppo, che verrà ripresa ben due volte nel secondo
cd, il quale raccoglie ulteriori versioni finora inedite su
supporto rigido, in cui dominano versioni alternative delle
due tracce già citate. Non è solo synth-pop commerciale, vale
la pena approfondire la conoscenza della top band della Echozone.
Sito Web: http://www.myspace.com/minerveband
(M/B'06)
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MINUSHEART
The big idea
CD (Echozone)
Dopo Disease e Healed tornano i Minusheart, con la novità di un
uso massivo e convinto delle chitarre intrecciate con l'uso delle
tastiere, che hanno permesso ai tedeschi di approdare ad un goth
rock ancora intriso di ebm/industrial e wave, ma con un appeal
decisamente più commerciale: di pari passo le tematiche dei testi
scendono parecchio di livello con elenchi di attrici porno (Don't
call it love) testi banali (Electric heartbeat) e scarni (I don't
think that the sun goes down). Detto questo si può dire che ce
la stiano facendo, perché le canzoni sono tutto sommato riuscite,
si respira un feeling oscuro e morboso ma con sprazzi di luce
e un tessuto melodico compatto, sicuramente adatto a circuiti
di consumo di massa. Manca però un'idea musicale che permetta
di uscire fuori ed aggiungere qualcosa davvero al genere e che
darebbe la risonanza che serve al gruppo.
Sito web: http://www.myspace.com/minusheart
(M/B'06) |
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MORDACIOUS
MORTEM
Dead inside
I LOVE CLUB SLUTS
I love club sluts
CD (autoprodotto)
Esce
questo doppio cd autoprodotto in tiratura limitata di "Mordacious
Mortem" e "I Love Club Sluts", progetto parallelo di MM in collaborazione
con Vektor Valkirie: 30 canzoni in tutto, scaricabili gratis
dal sito o acquistabili nella versione sul supporto rigido del
cd. Musicalmente parlando siamo nell'harsh ebm/electro più scontato,
condito di immagini scioccanti in pieno stile Marilyn Manson:
si potrebbe ipotizzare che, se il reverendo non avesse avuto
la fortuna di incappare in Trent Reznor e si fosse dato alla
musica electro si sarebbe ritrovato a battagliarsi la scena
con questi ragazzacci. Difficile trovare qualcosa che spicchi
in questa sovrabbondanza di materiale, ottimamente registrato
da Jasyn Bangert dei God Module, ma che non porta niente di
nuovo in una scena che ristagna già per conto suo. Gli "I Love
Club Sluts" mostrano una faccia un po' più leggera rispetto
a Mordacious, che parla di automutilazioni, sadomasochismo e
morte, con canzoni tipo "Dead girls don't say no" oppure l'omonima
"I love club sluts", ma la sostanza resta sempre la stessa.
Scaricatelo e verificate di persona se avete tempo da perdere.
Sito web: www.mordacious.com
www.iloveclubsluts.com
(M/B'06)
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NOVALIS
Novalis,…Baby!?
CD (autoprodotto)
Matteo
Novalis si costruisce il suo ambient electro-pop-rock. Strizza
l'occhio alla wave e al punk senza sterzare troppo su terreni
impervi. Il suo vocal è lineare-melodico, semi-stonato e "sfigato"
(ne abbiamo già parlato per Consenso, vedere recensione). Non
è uno scherzo ma una verità e non c'è bisogno di un critico
d'arte o intellettuale per carpire i segreti di un autore che
scrive e suona per se stesso (e forse per l'amata donzella).
Vocal italiano, pessimismo cosmico difficile da digerire, seppur
questa autoproduzione si limiti (fortunatamente) a 5 brani.
E' un EP (così dicono gli esperti, Novalis confermerebbe) e
in quanto tale va digerito con parsimonia e col rischio di ritrovarci
dentro un mondo in pochi istanti. In questo caso il mondo deprimente
è sempre lo stesso, pochi effettini qua e là, la stessa linea
melodica e la stessa tonalità altalenante. Pessimo e troppo
sdolcinato. Per le serenate non c'è bisogno di coinvolgere il
mondo intero. Finché gli amici non si decideranno a fare gli
amici, tocca a noi stronzi critici metterci una pietra sopra
e far capire agli autori che "bisogna cambiare registro". Altro
che "sì è un bel disco bravo sei un grande!", in amicizia ovviamente.
(Pinhead)
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