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DEADWOOD
Sheolic
CD (Cold Spring)

Daniel Jansson, musicista svedese attivo in ambito metal con diversi gruppi tra cui i Blodulv e Culted, arriva alla terza uscita del suo progetto black industrial Deadwood, nato nel 2003 sotto il moniker di Deadwood Murder. L'album, registrato tra il 2009 ed il 2011, con la sua mescolanza di dark ambient, black industrial e power electronics risulta la più oscura ed abrasiva uscita dei Deadwood, andandosi a collocare vicino a gruppi come Trepaneringsritualen e Theologian, e completa la trilogia iniziata con "8 19" e proseguita con "Ramblack". E' un lavoro che emerge dal mare di progetti ambient/industrial in circolazione in quanto estremamente solido, maligno, ricco di sonorità catacombali e vocals distorte, che unisce la capacità di mescolare le atmosfere dei primi Lustmord ai suoni elettronici della scena estrema moderna in un tutto perfettamente amalgamato. Terribile e sublime a un tempo.
Sito web: http://www.myspace.com/deadwood666
(M/B'06)

DEATH OF A DRYAD
Death of a dryad
CD (autoprodotto)

Debutto autoprodotto di questo duo francese, in grande stile per quanto riguarda la grafica convincente e senza fronzoli. Musicalmente parlando, quello che emerge già dal primo ascolto è che, nonostante le precise dichiarazioni del gruppo, questo album ha molto più di metal che di neo-folk: per la precisione, siamo a cavallo tra symphonic e gothic metal con pallide influenze più nella forma che nella sostanza, provenienti dall'ambito dark ambient sulla scia di gruppi come Ordo Equilibrio o In Slaughter Natives. Non a caso sia Nogh (chitarra, liuto e voce) che Carol (basso, flauto e voce) provengono da gruppi metal, rispettivamente gli Obnoxious ed i Necroblaspheme. Dopo un'intro morbosa che fa il paio con l'outro e ricorda quelle dei Cradle Of Filth, si parte con un pezzo di gothic metal che paga forte tributo alla strada tracciata dai Moonspell, anche se con un cantato più abrasivo, a metà tra il growl ed il black metal. Segue il pezzo più lungo dell'album, fatto di una lunga intro di violino ed un cadenzato incedere che richiama i Summoning. La traccia successiva è invece un omaggio al filone del death metal svedese a cui fanno capo gli At the Gates. Tutta questa varietà si rimescola e ritorna nei pezzi successivi tra cui si frappongono strumentali e break di influenza medievaleggiante. Per un metallaro questo album è scontato anche se indubbiamente ben suonato, mentre per un appassionato di neo-folk e dark ambient è lontano dalle coordinate del genere. Occorre prendere una strada e percorrerla fino in fondo: le qualità ci sono.
Sito web: http://www.deathofadryad.com
(M/B'06)

DEVIATED SISTER TV
Murder Electronics
TAPE (Impulsy Stetoskopu)

“Murder Electronics”: con queste due semplici parole la mitica coppia di Ovada sembra quasi voler tracciare le coordinate di un nuovo (sotto)genere, un ramo deviato della già deviata power-electronics. Un marchio di fabbrica, una dichiarazione di intenti: musicare le gesta dei più efferati serial-killers del pianeta, ripercorrere gli eventi più raccapriccianti della cronaca nera e scandalistica (ricordate il Cdr “Cronaca Vera”?), senza ovviamente disdegnare alcune puntate verso la cinematografia ‘noire’ d’antan più accattivante, soprattutto di casa nostra. E se il duo piemontese era già senza dubbio eccellente in tal campo, “Murder Electronics” ne costituisce la summa estetico-sonora definitiva. In quanto tale, non poteva che trattarsi di un nastro, perché le rasoiate analogiche sprizzano sangue e urlano morte in maniera ben più efficace che un freddo compact-disc. Se poi le forze vengono unite con una label come la polacca Impulsy-Stetoskopu (tra l’altro autrice dei tre ottimi volumi della “Encyclopaedia Of Industrial Music”), ecco scaturirne un oggetto a tiratura limitata - 100 esemplari - dai tratti feticisti e altamente collezionabili, con i suoi curati inserti in silvered-paper e la minacciosa lametta incastonata della custodia. Sette death-tracks spazianti tra Fulci ed Argento da possedere senza indugio, anche perché se la Germania possiede Haus Arafna, noi abbiamo Mr. and Mrs. Deviated, e non abbiamo paura di nessuno.
Info: http://deviatedsistertv.blogspot.it
(Oflorenz)

EGIDA AUREA
Live a Parigi
CD (SPQR)

Lo ammetto, sono di parte: chi mi conosce sa che amo da sempre Egida Aurea, e prima ancora Recondita Stirpe. In più, quella sera di Febbraio 2013, all’ Espace Kiron di Parigi, non lontano dal mitico cimitero di Père Lachaise, c’ero anch’io. Si trattava di un piccolo festival che oltre ai nostri Egida vide in azione il carissimo Varunna ed gli iberici Ô Paradis, una serata speciale che ci rimase nel cuore e che oggi trova la sua miglior celebrazione in questo live licenziato dalla sempre attiva SPQR. Il dischetto ripropone i 9 cavalli di battaglia con i quali quella sera il valoroso manipolo genovese capitanato da Diego Banchero conquistò per sempre il pubblico transalpino: da “La mia piccola guerra”, interpretata in maniera leggermente più lenta e cadenzata da Carolina, al sempre trascinante “Russian Medley”, senza tralasciare il manifesto “Egida Aurea” e passi emozionanti come “Il Congedo”. “Storia di una rondine”, classico intramontabile del primo mini, chiude le danze di questo live registrato e prodotto magistralmente, che troverete elegantemente custodito in un lucido digipak a tre pannelli dai colori bianco e sepia.
Info: www.facebook.com/EgidaAurea
(Oflorenz)

FAITHEAD
Dead End
EP Download (autoprodotto)

Interessante e che fa ben sperare l'inizio di questo artista sardo, Salvatore Sanna. Questo progetto musicale si presenta con un EP, contenente tre brani. Ha un approccio tipico delle atmosfere e sonorità dark, ed è notevole che il lavoro lo ha curato in solitario. Ha una voce di personalità e le chitarre si susseguono in un malinconico lamento. L'ascolto è gradevole e mai banale. Per gli amanti del genere nostrani una piacevole sperimentazione di questo genere che ricorda i grandi del passato e che fa ben sperare per il futuro di questo progetto.
Sito web: faithead.bandcamp.com/album/dead-end
https://www.facebook.com/Faithead
(Maurizio Piccirillo)

GETRIEBE ANALOGIQUE
Lies in circle
Download (Stramonium Rec.)

Dopo tanta gavetta ed un mare di buona volontà ed entusiasmo profusi, l'"ingranaggio analogico" inizia a mettersi in moto con il primo ep di tre canzoni. L'idea che sta dietro al progetto è quella di unire due approcci solo sulla carta antitetici, come in questo caso il suono elettronico freddo e meccanico di Stefano Tot En Tanz Rassu ed Alessio Dharma, e quello più dolce ed analogico del basso del virtuoso Giacomo Gastaldi, per dar vita ad una electro-wave molto particolare ed eclettica. Tre tracce: la prima, "Brucia, Europa brucia", cover dei Pankow rivista in chiave diretta, distorta ed acida. Segue la suadente "Limitless", prima traccia dei Getriebe, apparsa sulla compilation "Wrapped By Bats Vol 1", che mostra il lato più raffinato della band. E per finire "Circles of lies", in collaborazione con Mirko Void dei "Kreativ in den Boden", pezzo malinconico in chiave synth-pop, semplice ed immediato. Inizio incoraggiante.
Sito web: /www.facebook.com/getriebeanalogiquelectro/info
(M/B'06)

INTO THE MIST
ITM
CD (Narcotica/Mislealia Records)

Dalle ceneri di varie bands sono nati gli Into the Mist. Si tratta di una band romana dedita a un gothic rock evoluto che non è schiavo della caratteristica principale di questo genere cioè la presenza di una voce cavernosa e poco originale.
La città eterna ha generato in passato molte gothic band (Artica, Holylore, solo per citarne un paio poiché l'elenco sarebbe infinito) e ora ospita gli ITM che cercano di continuare la tradizione pur riuscendo a far evolvere il genere gothic. Infatti MassAnder, SaintAngel e LilAngel hanno prodotto un buon album di debutto. Le tracce che mi hanno colpito di più sono: “Candlelight vigil” e “Will you shine in my darkness”. Per anime gotiche romantiche.
Sito web: https://www.facebook.com/IntoTheMists
(Nikita)

IRA COHEN AND TESTING VAULT
Fungoid
CDR (Looney-Tick Productions)

Nel medesimo anno dell’uscita dell’ottimo doppio “The smile of a chain” (da noi trattato lo scorso inverno su queste pagine) la creatura Testing Vault di Daniele Santagiuliana rivive addirittura tra i versi del mitico poeta americano Ira Cohen, scomparso nel 2011 all’età di 76 anni. Poeta “non conforme”, storico amico del grande Angus Mc Lise, produttore cinematografico e fotografo: una vita esaltante e fuori dai ranghi, che Daniele vuole ricordare insonorizzando alcuni versi selezionati di Ira, e regalando così un gradito tributo non solamente a questo fantastico autore ma anche alla figlia Lakshmi, con cui da tempo era in contatto. “La musica di Daniele e le poesie di Ira si fondono per trasportarci verso un altro pianeta, ed il Cd é il biglietto magico per questo viaggio”. Così la figlia del poeta del Bronx scrive nell’accorata presentazione all’interno del digipak, non perdete dunque questo incredibile trenino psichedelico: le 11 stazioni saranno gli altrettanti brani del cd, il capolinea invece il lisergico universo di Ira Cohen.
Info: Info: www.eafmcart.blogspot.it
(Oflorenz)

KHEM
The Cross
CD (Old Europa Cafe)

Dopo il meritevole esordio del 2011 per l’ottima label svizzera ‘Show me your wounds’, il progetto tarantino di Cosimo ZOS Mungheri si trasforma in duo grazie all’apporto, nell’integrale scrittura dei brani quanto in fase produttiva, di Devis Granziera, mente di Teatro Satanico ed attore imprescindibile della scena industriale nostrana sin dal remoto 1993. Supportato in alcuni frangenti dalle voci dell’amico e concittadino Max Gravina di Terreni K (che trattiamo in queste stesse pagine in merito all’uscita del nuovo “Somber Aesthetics”), “The cross” abbandona parzialmente la ambient rituale di marca Coil e C93 (quelli primigeni) dell’esordio, avvicinandosi in parte alle più recenti produzioni di Teatro Satanico, ove elemento ritmico, voce declamata/recitata e sperimentazione dai tratti oscuri e rituali si sposano felicemente. Parecchi i nessi interessanti che incontriamo nel corso del disco, dai rimandi thelemici dell’iniziale “Babalon the harlot” al tributo al prematuramente scomparso Gianluca Lerici (musicista e poi grafico-fumettista della prima ondata punk toscana) di “Prof. Bad T.R.(est)I.(n)P.(eace)”; e come non citare le declamazioni in stile S.P.K (Sozialistisches Patienten Kollectiv) di “Pazienti Socialisti Khem”, mentre la mistica “Aiwaz” riprende ancora una volta le tematiche Crowleyane, di certo influenza imprescindibile nel background di Cosimo così come in quello di Devis. Taranto, città della tristemente controversa Ilva, polo industriale del nostro meridione che ancora una volta conferma di saper giocare un ruolo di primo piano quando si parla di italian grey area; le esalazioni malefiche delle sue industrie non generano solo morte e malattie, ma anche poesie e suoni distorti per la nuova generazione post industriale!
Info: https://www.facebook.com/khem.muzak?fref=ts
(Oflorenz)

LIFE IN SODOM
The world I view
CD (Nutrix Recordings)

Dopo tre anni di silenzio, torna questo gruppo americano fondato da Gerrie Brand nel 1987 che, partito come progetto darkwave/goth rock, ha subito negli ultimi anni, una forte contaminazione sulla scia della musica dei Sol Invictus, sia nella parte cantata che suonata, meno acustica della maggioranza dei gruppi del suo genere. Questa mescolanza invero non avviene in maniera omogenea, ma le diverse nature stilistiche della band si manifestano distintamente in ognuno dei brani: e così abbiamo le prime tre canzoni marcatamente neo-folk, per passare alla stravolta cover dei Beatles "Don't bother me", più elettronica, in cui la voce di Virginia Fuillerat si alterna a quella di Gerrie. Nelle successive tracce la vena modern classical emerge con la voce di Virginia a conferire un tono malinconico ogni volta che interviene, come per "All but love", pezzo che richiama i lavori di Hilmar Ilmarsson. C'è anche l'ennesimo remix di "The hollow and haunted house" in chiave synth-pop, mentre la conclusiva "It's time to fade away" è una b allata rock che potrebbe andare alla perfezione in un film di Tarantino, tanto per rendere l'idea. Molti generi toccati, pochi punti fermi, ottima resa sonora, niente di rivoluzionario.
Sito web: http://www.lifeinsodom.com
(M/B'06)

LYDIA LUNCH & PHILIPPE PETIT
Taste Our Voodoo
2
LP + 2 CD (Rustblade)

"Taste Our Voodoo" è un doppio CD (e doppio LP) che vede Lydia Lunch (cantante, poetessa, scrittrice e attrice americana) collaborare con il francese Philippe Petit. "Taste our Voodoo" è stato registrato in 2 anni e mezzo ed è l'espressione della coesione degli universo sonori dei due artisti. Si tratta di un lavoro essenziale coronamento dei loro duetti precedenti, "Twist of Fate" e "Comfortzone". Il risultato è un progetto molto interessante. La voce unica di Lydia Lunch e i suoni scolpiti da Petit diventano suoni visivi che lasciano immaginare spazi che si muovonotra sogni e incubi. I toni sono diversi, a volte rumorosi altre volte silenziosi e sussurranti. L'ambiente creato è quasi visivo, il suono diventa spazio, e lo spazio diventa suono. Essendo registrati dal vivo acquisiscono quel sapore di improvvisazione e libertà di espressione tipico delle performance live. Strati di suono, di voci, frammenti messi insieme. La voce della Lunch spesso acquisisce un tono disperato, arrabbiato e ribelle. Ripetitività, ossessione, follia, l'assenza di logica in una sequenza di suoni, rumori e parole, paranoia, delirio, una dimensione fuori dal tempo, tutto questo intrappolato nella ritualità. I suoni di Petit sono unici e diversissimi tra loro e questo è frutto della sperimentazione che l'artista fa usando diversi strumenti. (psalterion elettrico, hackbrett cymbalum, caterpillar drum guitars, PC, synth, pezzi di legno, pietre, percussioni, vetri, strumenti a vento). Il risultato di tale sperimentazione è sorprendente grazie anche allo spaziare da suoni psichedelici fino ad arrivare addirittura ad altri mediorientali. Ciò che sembra fuori da ogni logica e ordine, ha un messaggio molto chiaro e definito. Lydia Lunch racconta storie e ripete ossessivamente i suoi messaggi. Lei inizia parlando della libertà e dice che la libertà è solo un allucinazione. Lei parla della violenza. La violenza è stata il primo atto di creazione, e dice che la natura stessa è violenta ed è diventata ancora più violenta contro gli uomini che le hanno causato violenza. Poi parla del delirio, di essere persa dentro un film in bianco e nero, paragonandosi a stranieri in un treno. La musica in sottofondo accompagna e esprime questi cambiamenti bruschi. Si parla anche della guerra, dove gli eroi sono assassini e gli assassini eroi. Ed inoltre di un tema contemporaneo, che noi siamo controllati dalla tecnologia (internet, carte credito, gps, telecamere di sicurezza, etc) e osservati, sanno tutto di noi, dove siamo, cosa compriamo, chi sono i nostri amici, i contenuti dei nostri messaggi . Una cantilena, una filastrocca che sembra un discorso delirante e privo di senso, ripete ossessivamente delle parole, che narrano con tanta lucidità una realtà molto vera. Dice che Dio è una bomba, è una pallottola, quelli che uccidono in nome di Dio, i figli di Dio sono degli assassini. La guerra non sarà mai finita, " The war is never over, fuck the entire fucking planet". La sua guerra invece è quella de trovare il piacere, l'euforia. Il piacere è la vera battaglia per la libertà, contro la distruzione e contro questo mondo contagioso. Forse sta parlando del piacere della musica. Nel frattempo ci ha regalato ispirazione e magia euforica.
Sito web: http://www.rustblade.com/
(Rita Tekeyan)

LVPI GLADIVS
Veritas
CD (SPQR)

Il mini-cd “Lucania”, uscito sotto l’egida della Castellum Stoufenburg in principio del 2013, aveva svelato finalmente una serie di piccoli gioielli nascosti da anni nei forzieri del combo di Pisticci, che conta tra gli effettivi - oltre al cantante e bassista Pietro Burzo - tre quarti degli ottimi Hidden Place. In realtà “Veritas”, conferma e sigillo definitivo su quanto di buono già sentito nel precedente mini, annovera tra i numerosi ospiti anche la singer di Hidden Place Saralux, che presta la voce nelle evocative “Gli ultimi bagliori” e “Nel vento”, due tra le otto chicche di questo piccolo manifesto di “anti-modernità”, ove i testi pungenti di Diego Banchero (mente di Egida Aurea e del Segno del Comando) sanno indubbiamente fare la differenza. Se il neofolk tradizionale di marca teutonica costituisce la cifra stilistica del lavoro (ascoltate “La nuova adunanza”), con evidenti richiami alla scuola di Sonne Hagal proseguita con maestria dai “nipotini” Jannerwein e Falkenstein, non manca quel tocco mediterraneo che da sempre ha impreziosito i nostri migliori progetti (Argine docet), come la intro “traditional” di Michele Caruso, “Sulle rive del Basento”, vuole in qualche modo ribadire. “Tra il rumore di questa città sibila un canto a memoria di una Civiltà ormai al tramonto”, recita la inlay cover dell’elegante digipak in toni sepiati che custodisce il dischetto: oltre che un estratto de “Gli ultimi bagliori”, queste poche righe costituiscono il nerbo e lo spirito di “Veritas”, concept nostalgico del nostro grande, ed ormai probabilmente definitivamente tramontato, fulgido passato; u
n passato ormai stritolato dalle spire della globalizzazione e della piatta omologazione di massa del mondo occidentale, che a nulla e nessuno lascia scampo. Per dirla con SPQR insomma, un disco per la fase finale del Kali Yuga. Sappiate coglierne l’essenza, sarà prima di tutto cibo per lo spirito. I
nfo: www.facebook.com/lupigladius
(Oflorenz)

MARCO LUQUE PARIGI
Systema nervioso
CD (-)

Debutto solista di Marco Luque Parigi, musicista panamense che esordì con il gruppo punk Agitadores nel 1986, proseguendo sempre come chitarrista nei Kama Yama tra il 1990 e 1994 ed infine nei Maleza dal 2000 al 2010; oltre a questo, Marco suona nella band di musica tradizionale panamense Dos Generaciones. Questo debutto solista, coadiuvato da Nacari Lasso (voce), Jorge Bernard (basso), Carlos Icaza e Osvaldo Jorge (batteria) contiene otto pezzi di cui tre rifacimenti di pezzi dei Maleza: otto pezzi di alternative rock cantato in spagnolo, dalle reminiscenze psichedeliche, suonati egregiamente con una sapiente modulazione del sound su delle liriche malinconiche e depressive che gettano un occhio disincantato sul mondo moderno e le sue follie. Atmosfere soft e dei gran bei riff di chitarra guidano l'ascoltatore in maniera costante per tutta la durata del disco, senza picchi e senza baratri.
Sito web: http://dadoarte.com/M
(M/B'06)

LUNUS
“Nihil”
CD (Old Europa Cafè)

Lunus è il progetto solista di Devis Granziera, noto ai cultori dell’industrial per essere il fondatore dei Teatro Satanico. 10 le tracce presenti in “Nihil”. Suoni elettronici e noise che creano atmosfere claustrofobiche degne del miglior industrial. I brani che ho apprezzato di più sono quelli più ritmati come per esempio“Left hand path”, la litania industrial esoterica di “Mann Frau Gott” e la cavalcata industrial “Soli soli soli”. Un disco che cerca di reinventare l’industrial senza utilizzare stilemi ormai scontati, che hanno stancato, e che hanno connotato una realtà monotematica dalla quale siamo stati purtroppo sopraffatti. Degna chiusura di “Nihil” è il il brano d’atmosfera che ha dato il titolo all’album. Devis, come già con i Teatro Satanico, riesceanche con Lunus nel suo intento in qunato è in grado ancora una volta di dare nuova linfa vitale a un genere che oramai è già più di 30 anni che sforna dischi spesso troppo uguali tra loro. I cultori dell'industrial di classe e di qualità apprezzeranno questa nuova creatura di Lunus. Ottimo disco uscito in versione digipack con copertina disegnata da Saturno Buttò.
Sito web: http://www.teatrosatanico.it/
(Nikita)

MARSEN JULES
Beautyfear
CD / Download (Oktaf)

Il progetto ambient di Martin Juhls arriva all'ottavo capitolo, questa volta traendo frutto da una settimana di permanenza a Lisbona nel periodo primaverile: a giudicare dalle dodici tracce contenute, la situazione meteorologica che si è trovato di fronte dev'essere stata piuttosto uggiosa. Musica atmosferica dalle molte sfaccettature, quella più musique concrète, della prima traccia, quella più catacombale della seconda, ma anche quella che ricorda i "Les Joyaux de la Princesse" del quarto pezzo. E le variazioni sul tema continuano per tutto l'album: se èuna tattica per disorientare, funziona in pieno. Il lavoro è sicuramente valido, ma troppo frammentato: prevalgono rarefatti toni gelidi e downtempo che scandiscono le dilatate seppur brevi tracce (mediamente di 3-4 minuti l'una), riducendole quasi a degli incipit più che a dei veri e propri brani.
Sito web: http://www.marsenjules.de
(M/B'06)

MESEKTET
Towards a bleak sun
CD (Cold Spring)

Debutto per il nuovo progetto dell'olandese Jornt Elzinga, già attivo con altri gruppi come Striider, Beutewaffen e Steuermann. A differenza di questi ultimi, Mesektet propone un sontuoso drone/dark ambient ispirato alle atmosfere catacombali delle rovine egizie sepolte dalle sabbie del tempo: ad un primo ascolto può ricordare gli inarrivabili Herbst9, sia per il tipo di concept che porta avanti analogo a quello mesopotamico dei suddetti, sia per le sonorità, anche se la struttura dei singoli brani è decisamente ripetitiva e non attinge ad antichi strumenti né rievoca arcani rituali, ma si concentra piuttosto su suoni ipnotici e potenti senza però mai raggiungere le vette toccate dal gruppo tedesco. Elzinga ci traghetta in un viaggio, come magistralmente può fare un progetto come Visions: non a caso Me sektet è il nome di una delle due barche che traghettavano il dio Ra nel suo tragitto verso il regno dei morti, viaggio questa volta un po' banale.
Sito web: https://www.facebook.com/Mesektet
(M/B'06)

OUROBOROS / CROPCIRCLE
Sigillum Lunae VS Coldtrip C
DR (Creative Fields)

Uno split atteso da tempo, rimasto in cantiere per un po’ e finalmente tra le nostre mani! Marco Grosso (anche Snowfade, Permafrost e mastermind della independent label Neve Micro) e Cecco Testa (da sempre Cropcircle) ci regalano questa collaborazione a 4 mani equamente divisa da buoni, vecchi amici: le prime cinque tracce per Marco, ovvero “Sigillum Lunae”, le ultime cinque a Cecco, con il suo “Coldtrip”, e per finire la chicca di “Requiem for a dead railroad” (titolo dalla grande resa “estetica” !), sforzo congiunto dei due. A pieno titolo - lo diciamo con orgoglio - un lavoro della scuola industrial-esoterica piemontese, sebbene Marco, di origini ovadesi, risieda già da anni in quel di Arezzo. La prima frazione del lavoro, della durata complessiva di circa un’ora, ci offre un condensato delle migliori atmosfere mistiche ed arcane di marca Ouroboros, peraltro da ormai due lustri progetto maestro nella ambient più oscura e misteriosa, arricchita dagli studi pluriennali dell’autore in campo esoterico ed occulto. Le cinque tracce di Ouroboros si confermano ancora una volta una vera “esperienza oltre l’ascolto”, assumendo le sembianze della perfetta soundtrack per un arcano rituale dalle cui onde ammaliatrici é difficile sottrarsi. Si cambia registro con “PT I (Cold Trip n. 1)”, prima delle cinque tappe del “gelido viaggio” in compagnia di Cropcircle, registrate interamente - come l’autore tiene a rimarcare - nei giorni più freddi del febbraio 2012. In effetti sensazioni di freddo e solitudine traspaiono dai layers di Cecco avvolgendo l’ascoltatore in una morsa di psicotica dark-ambient, capace anche di far rivivere in maniera appassionante ed originale quella “Naar Himmelen Klarner” che apparì 20 anni fa nel classico di Burzum “Det Som Engang Var”. Bella l’apertura cosmica alla Tangerine Dream del finale capitolo del viaggio intitolato “PT V (Cold Trip n.3), preludio all’undicesima traccia - “Requiem for a dead railroad” - sintesi stilistica dei due progetti e sigillo finale all’intero lavoro.
Info: http://ouroboros-esoteric.blogspot.it/
www.creativefields.net

(Oflorenz)