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DEADWOOD
Sheolic
CD (Cold Spring)
Daniel
Jansson, musicista svedese attivo in ambito metal con diversi
gruppi tra cui i Blodulv e Culted, arriva alla terza uscita
del suo progetto black industrial Deadwood, nato nel 2003
sotto il moniker di Deadwood Murder. L'album, registrato tra
il 2009 ed il 2011, con la sua mescolanza di dark ambient,
black industrial e power electronics risulta la più oscura
ed abrasiva uscita dei Deadwood, andandosi a collocare vicino
a gruppi come Trepaneringsritualen e Theologian, e completa
la trilogia iniziata con "8 19" e proseguita con "Ramblack".
E' un lavoro che emerge dal mare di progetti ambient/industrial
in circolazione in quanto estremamente solido, maligno, ricco
di sonorità catacombali e vocals distorte, che unisce la capacità
di mescolare le atmosfere dei primi Lustmord ai suoni elettronici
della scena estrema moderna in un tutto perfettamente amalgamato.
Terribile e sublime a un tempo.
Sito web: http://www.myspace.com/deadwood666
(M/B'06)
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DEATH OF A DRYAD
Death of a dryad
CD (autoprodotto)
Debutto
autoprodotto di questo duo francese, in grande stile per quanto
riguarda la grafica convincente e senza fronzoli. Musicalmente
parlando, quello che emerge già dal primo ascolto è che, nonostante
le precise dichiarazioni del gruppo, questo album ha molto
più di metal che di neo-folk: per la precisione, siamo a cavallo
tra symphonic e gothic metal con pallide influenze più nella
forma che nella sostanza, provenienti dall'ambito dark ambient
sulla scia di gruppi come Ordo Equilibrio o In Slaughter Natives.
Non a caso sia Nogh (chitarra, liuto e voce) che Carol (basso,
flauto e voce) provengono da gruppi metal, rispettivamente
gli Obnoxious ed i Necroblaspheme. Dopo un'intro morbosa che
fa il paio con l'outro e ricorda quelle dei Cradle Of Filth,
si parte con un pezzo di gothic metal che paga forte tributo
alla strada tracciata dai Moonspell, anche se con un cantato
più abrasivo, a metà tra il growl ed il black metal. Segue
il pezzo più lungo dell'album, fatto di una lunga intro di
violino ed un cadenzato incedere che richiama i Summoning.
La traccia successiva è invece un omaggio al filone del death
metal svedese a cui fanno capo gli At the Gates. Tutta questa
varietà si rimescola e ritorna nei pezzi successivi tra cui
si frappongono strumentali e break di influenza medievaleggiante.
Per un metallaro questo album è scontato anche se indubbiamente
ben suonato, mentre per un appassionato di neo-folk e dark
ambient è lontano dalle coordinate del genere. Occorre prendere
una strada e percorrerla fino in fondo: le qualità ci sono.
Sito web: http://www.deathofadryad.com
(M/B'06)
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DEVIATED SISTER TV
Murder Electronics
TAPE (Impulsy Stetoskopu)
“Murder
Electronics”: con queste due semplici parole la mitica coppia
di Ovada sembra quasi voler tracciare le coordinate di un
nuovo (sotto)genere, un ramo deviato della già deviata power-electronics.
Un marchio di fabbrica, una dichiarazione di intenti: musicare
le gesta dei più efferati serial-killers del pianeta, ripercorrere
gli eventi più raccapriccianti della cronaca nera e scandalistica
(ricordate il Cdr “Cronaca Vera”?), senza ovviamente disdegnare
alcune puntate verso la cinematografia ‘noire’ d’antan più
accattivante, soprattutto di casa nostra. E se il duo piemontese
era già senza dubbio eccellente in tal campo, “Murder Electronics”
ne costituisce la summa estetico-sonora definitiva. In quanto
tale, non poteva che trattarsi di un nastro, perché le rasoiate
analogiche sprizzano sangue e urlano morte in maniera ben
più efficace che un freddo compact-disc. Se poi le forze vengono
unite con una label come la polacca Impulsy-Stetoskopu (tra
l’altro autrice dei tre ottimi volumi della “Encyclopaedia
Of Industrial Music”), ecco scaturirne un oggetto a tiratura
limitata - 100 esemplari - dai tratti feticisti e altamente
collezionabili, con i suoi curati inserti in silvered-paper
e la minacciosa lametta incastonata della custodia. Sette
death-tracks spazianti tra Fulci ed Argento da possedere senza
indugio, anche perché se la Germania possiede Haus Arafna,
noi abbiamo Mr. and Mrs. Deviated, e non abbiamo paura di
nessuno.
Info: http://deviatedsistertv.blogspot.it
(Oflorenz)
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EGIDA
AUREA
Live a Parigi
CD (SPQR)
Lo
ammetto, sono di parte: chi mi conosce sa che amo da sempre
Egida Aurea, e prima ancora Recondita Stirpe. In più, quella
sera di Febbraio 2013, all’ Espace Kiron di Parigi, non lontano
dal mitico cimitero di Père Lachaise, c’ero anch’io. Si trattava
di un piccolo festival che oltre ai nostri Egida vide in azione
il carissimo Varunna ed gli iberici Ô Paradis, una serata
speciale che ci rimase nel cuore e che oggi trova la sua miglior
celebrazione in questo live licenziato dalla sempre attiva
SPQR. Il dischetto ripropone i 9 cavalli di battaglia con
i quali quella sera il valoroso manipolo genovese capitanato
da Diego Banchero conquistò per sempre il pubblico transalpino:
da “La mia piccola
guerra”, interpretata in maniera leggermente più lenta e cadenzata
da Carolina, al sempre trascinante “Russian Medley”, senza
tralasciare il manifesto “Egida Aurea” e passi emozionanti
come “Il Congedo”. “Storia di una rondine”, classico intramontabile
del primo mini, chiude le danze di questo live registrato
e prodotto magistralmente, che troverete elegantemente custodito
in un lucido digipak a tre pannelli dai colori bianco e sepia.
Info: www.facebook.com/EgidaAurea
(Oflorenz)
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FAITHEAD
Dead End
EP Download (autoprodotto)
Interessante
e che fa ben sperare l'inizio di questo artista sardo, Salvatore
Sanna. Questo progetto musicale si presenta con un EP, contenente
tre brani. Ha un approccio tipico delle atmosfere e sonorità
dark, ed è notevole che il lavoro lo ha curato in solitario.
Ha una voce di personalità e le chitarre si susseguono in
un malinconico lamento. L'ascolto è gradevole e mai banale.
Per gli amanti del genere nostrani una piacevole sperimentazione
di questo genere che ricorda i grandi del passato e che fa
ben sperare per il futuro di questo progetto.
Sito web: faithead.bandcamp.com/album/dead-end
https://www.facebook.com/Faithead
(Maurizio Piccirillo)
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GETRIEBE
ANALOGIQUE
Lies in circle
Download (Stramonium Rec.)
Dopo
tanta gavetta ed un mare di buona volontà ed entusiasmo profusi,
l'"ingranaggio analogico" inizia a mettersi in moto con il
primo ep di tre canzoni. L'idea che sta dietro al progetto
è quella di unire due approcci solo sulla carta antitetici,
come in questo caso il suono elettronico freddo e meccanico
di Stefano Tot En Tanz Rassu ed Alessio Dharma, e quello più
dolce ed analogico del basso del virtuoso Giacomo Gastaldi,
per dar vita ad una electro-wave molto particolare ed eclettica.
Tre tracce: la prima, "Brucia, Europa brucia", cover dei Pankow
rivista in chiave diretta, distorta ed acida. Segue la suadente
"Limitless", prima traccia dei Getriebe, apparsa sulla compilation
"Wrapped By Bats Vol 1", che mostra il lato più raffinato
della band. E per finire "Circles of lies", in collaborazione
con Mirko Void dei "Kreativ in den Boden", pezzo malinconico
in chiave synth-pop, semplice ed immediato. Inizio incoraggiante.
Sito web: /www.facebook.com/getriebeanalogiquelectro/info
(M/B'06)
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INTO
THE MIST
ITM
CD (Narcotica/Mislealia Records)
Dalle
ceneri di varie bands sono nati gli Into the Mist. Si tratta
di una band romana dedita a un gothic rock evoluto che non
è schiavo della caratteristica principale di questo genere
cioè la presenza di una voce cavernosa e poco originale.
La città eterna ha generato in passato molte gothic band (Artica,
Holylore, solo per citarne un paio poiché l'elenco sarebbe
infinito) e ora ospita gli ITM che cercano di continuare la
tradizione pur riuscendo a far evolvere il genere gothic.
Infatti MassAnder, SaintAngel e LilAngel hanno prodotto un
buon album di debutto. Le tracce che mi hanno colpito di più
sono: “Candlelight vigil” e “Will you shine in my darkness”.
Per anime gotiche romantiche.
Sito web:
https://www.facebook.com/IntoTheMists
(Nikita)
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IRA
COHEN AND TESTING VAULT
Fungoid
CDR (Looney-Tick Productions)
Nel
medesimo anno dell’uscita dell’ottimo doppio “The smile of
a chain” (da noi trattato lo scorso inverno su queste pagine)
la creatura Testing Vault di Daniele Santagiuliana rivive
addirittura tra i versi del mitico poeta americano Ira Cohen,
scomparso nel 2011 all’età di 76 anni. Poeta “non conforme”,
storico amico del grande Angus Mc Lise, produttore cinematografico
e fotografo: una vita esaltante e fuori dai ranghi, che Daniele
vuole ricordare insonorizzando alcuni versi selezionati di
Ira, e regalando così un gradito tributo non solamente a questo
fantastico autore ma anche alla figlia Lakshmi, con cui da
tempo era in contatto. “La musica di Daniele e le poesie di
Ira si fondono per trasportarci verso un altro pianeta, ed
il Cd é il biglietto magico per questo viaggio”. Così la figlia
del poeta del Bronx scrive nell’accorata presentazione all’interno
del digipak, non perdete dunque questo incredibile trenino
psichedelico: le 11 stazioni saranno gli altrettanti brani
del cd, il capolinea invece il lisergico universo di Ira Cohen.
Info: Info: www.eafmcart.blogspot.it
(Oflorenz)
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KHEM
The Cross
CD (Old Europa Cafe)
Dopo
il meritevole esordio del 2011 per l’ottima label svizzera
‘Show me your wounds’, il progetto tarantino di Cosimo ZOS
Mungheri si trasforma in duo grazie all’apporto, nell’integrale
scrittura dei brani quanto in fase produttiva, di Devis Granziera,
mente di Teatro Satanico ed attore imprescindibile della scena
industriale nostrana sin dal remoto 1993. Supportato in alcuni
frangenti dalle voci dell’amico e concittadino Max Gravina
di Terreni K (che trattiamo in queste stesse pagine in merito
all’uscita del nuovo “Somber Aesthetics”), “The cross” abbandona
parzialmente la ambient rituale di marca Coil e C93 (quelli
primigeni) dell’esordio, avvicinandosi in parte alle più recenti
produzioni di Teatro Satanico, ove elemento ritmico, voce
declamata/recitata e sperimentazione dai tratti oscuri e rituali
si sposano felicemente. Parecchi i nessi interessanti che
incontriamo nel corso del disco, dai rimandi thelemici dell’iniziale
“Babalon the harlot” al tributo al prematuramente scomparso
Gianluca Lerici (musicista e poi grafico-fumettista della
prima ondata punk toscana) di “Prof. Bad T.R.(est)I.(n)P.(eace)”;
e come non citare le declamazioni in stile S.P.K (Sozialistisches
Patienten Kollectiv) di “Pazienti Socialisti Khem”, mentre
la mistica “Aiwaz” riprende ancora una volta le tematiche
Crowleyane, di certo influenza imprescindibile nel background
di Cosimo così come in quello di Devis. Taranto, città della
tristemente controversa Ilva, polo industriale del nostro
meridione che ancora una volta conferma di saper giocare un
ruolo di primo piano quando si parla di italian grey area;
le esalazioni malefiche delle sue industrie non generano solo
morte e malattie, ma anche poesie e suoni distorti per la
nuova generazione post industriale!
Info: https://www.facebook.com/khem.muzak?fref=ts
(Oflorenz)
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LIFE
IN SODOM
The world I view
CD (Nutrix Recordings)
Dopo
tre anni di silenzio, torna questo gruppo americano fondato
da Gerrie Brand nel 1987 che, partito come progetto darkwave/goth
rock, ha subito negli ultimi anni, una forte contaminazione
sulla scia della musica dei Sol Invictus, sia nella parte
cantata che suonata, meno acustica della maggioranza dei gruppi
del suo genere. Questa mescolanza invero non avviene in maniera
omogenea, ma le diverse nature stilistiche della band si manifestano
distintamente in ognuno dei brani: e così abbiamo le prime
tre canzoni marcatamente neo-folk, per passare alla stravolta
cover dei Beatles "Don't bother me", più elettronica, in cui
la voce di Virginia Fuillerat si alterna a quella di Gerrie.
Nelle successive tracce la vena modern classical emerge con
la voce di Virginia a conferire un tono malinconico ogni volta
che interviene, come per "All but love", pezzo che richiama
i lavori di Hilmar Ilmarsson. C'è anche l'ennesimo remix di
"The hollow and haunted house" in chiave synth-pop, mentre
la conclusiva "It's time to fade away" è una b allata rock
che potrebbe andare alla perfezione in un film di Tarantino,
tanto per rendere l'idea. Molti generi toccati, pochi punti
fermi, ottima resa sonora, niente di rivoluzionario.
Sito web: http://www.lifeinsodom.com
(M/B'06)
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LYDIA
LUNCH & PHILIPPE PETIT
Taste Our Voodoo
2 LP
+ 2 CD (Rustblade)
"Taste Our Voodoo" è un doppio CD (e doppio LP) che vede Lydia
Lunch (cantante, poetessa, scrittrice e attrice americana)
collaborare con il francese Philippe Petit. "Taste our Voodoo"
è stato registrato in 2 anni e mezzo ed è l'espressione della
coesione degli universo sonori dei due artisti. Si tratta
di un lavoro essenziale coronamento dei loro duetti precedenti,
"Twist of Fate" e "Comfortzone". Il risultato è un progetto
molto interessante. La voce unica di Lydia Lunch e i suoni
scolpiti da Petit diventano suoni visivi che lasciano immaginare
spazi che si muovonotra sogni e incubi. I toni sono diversi,
a volte rumorosi altre volte silenziosi e sussurranti. L'ambiente
creato è quasi visivo, il suono diventa spazio, e lo spazio
diventa suono. Essendo registrati dal vivo acquisiscono quel
sapore di improvvisazione e libertà di espressione tipico
delle performance live. Strati di suono, di voci, frammenti
messi insieme. La voce della Lunch spesso acquisisce un tono
disperato, arrabbiato e ribelle. Ripetitività, ossessione,
follia, l'assenza di logica in una sequenza di suoni, rumori
e parole, paranoia, delirio, una dimensione fuori dal tempo,
tutto questo intrappolato nella ritualità. I suoni di Petit
sono unici e diversissimi tra loro e questo è frutto della
sperimentazione che l'artista fa usando diversi strumenti.
(psalterion elettrico, hackbrett cymbalum, caterpillar drum
guitars, PC, synth, pezzi di legno, pietre, percussioni, vetri,
strumenti a vento). Il risultato di tale sperimentazione è
sorprendente grazie anche allo spaziare da suoni psichedelici
fino ad arrivare addirittura ad altri mediorientali. Ciò che
sembra fuori da ogni logica e ordine, ha un messaggio molto
chiaro e definito. Lydia Lunch racconta storie e ripete ossessivamente
i suoi messaggi. Lei inizia parlando della libertà e dice
che la libertà è solo un allucinazione. Lei parla della violenza.
La violenza è stata il primo atto di creazione, e dice che
la natura stessa è violenta ed è diventata ancora più violenta
contro gli uomini che le hanno causato violenza. Poi parla
del delirio, di essere persa dentro un film in bianco e nero,
paragonandosi a stranieri in un treno. La musica in sottofondo
accompagna e esprime questi cambiamenti bruschi. Si parla
anche della guerra, dove gli eroi sono assassini e gli assassini
eroi. Ed inoltre di un tema contemporaneo, che noi siamo controllati
dalla tecnologia (internet, carte credito, gps, telecamere
di sicurezza, etc) e osservati, sanno tutto di noi, dove siamo,
cosa compriamo, chi sono i nostri amici, i contenuti dei nostri
messaggi . Una cantilena, una filastrocca che sembra un discorso
delirante e privo di senso, ripete ossessivamente delle parole,
che narrano con tanta lucidità una realtà molto vera. Dice
che Dio è una bomba, è una pallottola, quelli che uccidono
in nome di Dio, i figli di Dio sono degli assassini. La guerra
non sarà mai finita, " The war is never over, fuck the entire
fucking planet". La sua guerra invece è quella de trovare
il piacere, l'euforia. Il piacere è la vera battaglia per
la libertà, contro la distruzione e contro questo mondo contagioso.
Forse sta parlando del piacere della musica. Nel frattempo
ci ha regalato ispirazione e magia euforica.
Sito web: http://www.rustblade.com/
(Rita Tekeyan)
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LVPI
GLADIVS
Veritas
CD (SPQR)
Il mini-cd “Lucania”, uscito sotto l’egida della Castellum Stoufenburg
in principio del 2013, aveva svelato finalmente una serie di
piccoli gioielli nascosti da anni nei forzieri del combo di
Pisticci, che conta tra gli effettivi - oltre al cantante e
bassista Pietro Burzo - tre quarti degli ottimi Hidden Place.
In realtà “Veritas”, conferma e sigillo definitivo su quanto
di buono già sentito nel precedente mini, annovera tra i numerosi
ospiti anche la singer di Hidden Place Saralux, che presta la
voce nelle evocative “Gli ultimi bagliori” e “Nel vento”, due
tra le otto chicche di questo piccolo manifesto di “anti-modernità”,
ove i testi pungenti di Diego Banchero (mente di Egida Aurea
e del Segno del Comando) sanno indubbiamente fare la differenza.
Se il neofolk tradizionale di marca teutonica costituisce la
cifra stilistica del lavoro (ascoltate “La nuova adunanza”),
con evidenti richiami alla scuola di Sonne Hagal proseguita
con maestria dai “nipotini” Jannerwein e Falkenstein, non manca
quel tocco mediterraneo che da sempre ha impreziosito i nostri
migliori progetti (Argine docet), come la intro “traditional”
di Michele Caruso, “Sulle rive del Basento”, vuole in qualche
modo ribadire. “Tra il rumore di questa città sibila un canto
a memoria di una Civiltà ormai al tramonto”, recita la inlay
cover dell’elegante digipak in toni sepiati che custodisce il
dischetto: oltre che un estratto de “Gli ultimi bagliori”, queste
poche righe costituiscono il nerbo e lo spirito di “Veritas”,
concept nostalgico del nostro grande, ed ormai probabilmente
definitivamente tramontato, fulgido passato; un
passato ormai stritolato dalle spire della globalizzazione e
della piatta omologazione di massa del mondo occidentale, che
a nulla e nessuno lascia scampo. Per dirla con SPQR insomma,
un disco per la fase finale del Kali Yuga. Sappiate coglierne
l’essenza, sarà prima di tutto cibo per lo spirito. I
nfo: www.facebook.com/lupigladius
(Oflorenz) |
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MARCO
LUQUE PARIGI
Systema nervioso
CD (-)
Debutto
solista di Marco Luque Parigi, musicista panamense che esordì
con il gruppo punk Agitadores nel 1986, proseguendo sempre
come chitarrista nei Kama Yama tra il 1990 e 1994 ed infine
nei Maleza dal 2000 al 2010; oltre a questo, Marco suona nella
band di musica tradizionale panamense Dos Generaciones. Questo
debutto solista, coadiuvato da Nacari Lasso (voce), Jorge
Bernard (basso), Carlos Icaza e Osvaldo Jorge (batteria) contiene
otto pezzi di cui tre rifacimenti di pezzi dei Maleza: otto
pezzi di alternative rock cantato in spagnolo, dalle reminiscenze
psichedeliche, suonati egregiamente con una sapiente modulazione
del sound su delle liriche malinconiche e depressive che gettano
un occhio disincantato sul mondo moderno e le sue follie.
Atmosfere soft e dei gran bei riff di chitarra guidano l'ascoltatore
in maniera costante per tutta la durata del disco, senza picchi
e senza baratri.
Sito web: http://dadoarte.com/M
(M/B'06)
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LUNUS
“Nihil”
CD (Old Europa Cafè)
Lunus
è il progetto solista di Devis Granziera, noto ai cultori
dell’industrial per essere il fondatore dei Teatro Satanico.
10 le tracce presenti in “Nihil”. Suoni elettronici e noise
che creano atmosfere claustrofobiche degne del miglior industrial.
I brani che ho apprezzato di più sono quelli più ritmati come
per esempio“Left hand path”, la litania industrial esoterica
di “Mann Frau Gott” e la cavalcata industrial “Soli soli soli”.
Un disco che cerca di reinventare l’industrial senza utilizzare
stilemi ormai scontati, che hanno stancato, e che hanno connotato
una realtà monotematica dalla quale siamo stati purtroppo
sopraffatti. Degna chiusura di “Nihil” è il il brano d’atmosfera
che ha dato il titolo all’album. Devis, come già con i Teatro
Satanico, riesceanche con Lunus nel suo intento in qunato
è in grado ancora una volta di dare nuova linfa vitale a un
genere che oramai è già più di 30 anni che sforna dischi spesso
troppo uguali tra loro. I cultori dell'industrial di classe
e di qualità apprezzeranno questa nuova creatura di Lunus.
Ottimo disco uscito in versione digipack con copertina disegnata
da Saturno Buttò.
Sito web: http://www.teatrosatanico.it/
(Nikita)
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MARSEN
JULES
Beautyfear
CD / Download (Oktaf)
Il
progetto ambient di Martin Juhls arriva all'ottavo capitolo,
questa volta traendo frutto da una settimana di permanenza
a Lisbona nel periodo primaverile: a giudicare dalle dodici
tracce contenute, la situazione meteorologica che si è trovato
di fronte dev'essere stata piuttosto uggiosa. Musica atmosferica
dalle molte sfaccettature, quella più musique concrète, della
prima traccia, quella più catacombale della seconda, ma anche
quella che ricorda i "Les Joyaux de la Princesse" del quarto
pezzo. E le variazioni sul tema continuano per tutto l'album:
se èuna tattica per disorientare, funziona in pieno. Il lavoro
è sicuramente valido, ma troppo frammentato: prevalgono rarefatti
toni gelidi e downtempo che scandiscono le dilatate seppur
brevi tracce (mediamente di 3-4 minuti l'una), riducendole
quasi a degli incipit più che a dei veri e propri brani.
Sito web: http://www.marsenjules.de
(M/B'06)
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MESEKTET
Towards a bleak sun
CD (Cold Spring)
Debutto per il nuovo progetto dell'olandese Jornt Elzinga,
già attivo con altri gruppi come Striider, Beutewaffen e Steuermann.
A differenza di questi ultimi, Mesektet propone un sontuoso
drone/dark ambient ispirato alle atmosfere catacombali delle
rovine egizie sepolte dalle sabbie del tempo: ad un primo
ascolto può ricordare gli inarrivabili Herbst9, sia per il
tipo di concept che porta avanti analogo a quello mesopotamico
dei suddetti, sia per le sonorità, anche se la struttura dei
singoli brani è decisamente ripetitiva e non attinge ad antichi
strumenti né rievoca arcani rituali, ma si concentra piuttosto
su suoni ipnotici e potenti senza però mai raggiungere le
vette toccate dal gruppo tedesco. Elzinga ci traghetta in
un viaggio, come magistralmente può fare un progetto come
Visions: non a caso Me sektet è il nome di una delle due barche
che traghettavano il dio Ra nel suo tragitto verso il regno
dei morti, viaggio questa volta un po' banale.
Sito web: https://www.facebook.com/Mesektet
(M/B'06)
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OUROBOROS
/ CROPCIRCLE
Sigillum Lunae VS Coldtrip C
DR (Creative Fields)
Uno
split atteso da tempo, rimasto in cantiere per un po’ e finalmente
tra le nostre mani! Marco Grosso (anche Snowfade, Permafrost
e mastermind della independent label Neve Micro) e Cecco Testa
(da sempre Cropcircle) ci regalano questa collaborazione a
4 mani equamente divisa da buoni, vecchi amici: le prime cinque
tracce per Marco, ovvero “Sigillum Lunae”, le ultime cinque
a Cecco, con il suo “Coldtrip”, e per finire la chicca di
“Requiem for a dead railroad” (titolo dalla grande resa “estetica”
!), sforzo congiunto dei due. A pieno titolo - lo diciamo
con orgoglio - un lavoro della scuola industrial-esoterica
piemontese, sebbene Marco, di origini ovadesi, risieda già
da anni in quel di Arezzo. La prima frazione del lavoro, della
durata complessiva di circa un’ora, ci offre un condensato
delle migliori atmosfere mistiche ed arcane di marca Ouroboros,
peraltro da ormai due lustri progetto maestro nella ambient
più oscura e misteriosa, arricchita dagli studi pluriennali
dell’autore in campo esoterico ed occulto. Le cinque tracce
di Ouroboros si confermano ancora una volta una vera “esperienza
oltre l’ascolto”, assumendo le sembianze della perfetta soundtrack
per un arcano rituale dalle cui onde ammaliatrici é difficile
sottrarsi. Si cambia registro con “PT I (Cold Trip n. 1)”,
prima delle cinque tappe del “gelido viaggio” in compagnia
di Cropcircle, registrate interamente - come l’autore tiene
a rimarcare - nei giorni più freddi del febbraio 2012. In
effetti sensazioni di freddo e solitudine traspaiono dai layers
di Cecco avvolgendo l’ascoltatore in una morsa di psicotica
dark-ambient, capace anche di far rivivere in maniera appassionante
ed originale quella “Naar Himmelen Klarner” che apparì 20
anni fa nel classico di Burzum “Det Som Engang Var”. Bella
l’apertura cosmica alla Tangerine Dream del finale capitolo
del viaggio intitolato “PT V (Cold Trip n.3), preludio all’undicesima
traccia - “Requiem for a dead railroad” - sintesi stilistica
dei due progetti e sigillo finale all’intero lavoro.
Info: http://ouroboros-esoteric.blogspot.it/
www.creativefields.net
(Oflorenz)
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