Web-zine di musica, cultura, arte e tutto l'universo oscuro

 

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NID
A Fair Masquerade
CD Digipack (La Esencia Records)

L'avventura dei leccesi NID comincia nel 2011, sospinta sulle ali del loro EP d'esordio "Nature In Disguise". In quel breve quanto conciso assaggio di quelle che sono le sonorità del progetto trovano riscontro tutte quelle influenze che, a mio parere, hanno contribuito a livellare e scolpire l'approccio basico della loro proposta generale: un apocalyptic folk di stampo attuale commisto a marzialismi campionati ed eseguiti con oscura perizia sulla falsariga dei maestri del genere. I due pezzi rappresentativi dell'EP (tralasciando le due tracce che introducono e concludono la breve opera, e tralasciando anche la cover degli Spiritual Front) sono di quanto meglio ci si possa aspettare da una band che suona neofolk nel 2014: la marcia funerea di "Again", illuminata dagli arpeggi cristallini della chitarra di Luca Mazzotta che trasportano oltre l'oscurità dell'opprimente percussionismo di fondo e della voce melliflua di Luca Attanasio, e "Golden Beast", dai rimandi pagan folk che offrono un approccio acustico di più ampio respiro e dalle atmosfere decisamente meno occlusive, potevano già donare il sentore di una bravura non indifferente, di una cultura musicale ampia e rigogliosa, di una creatività che doveva librarsi oltre il ristretto spazio di un breve EP. Seguono poi diversi live in giro per l'Italia, ed un contributo nella compilation "3.5 Decades: A Joy Division italian Tribute", dove i NID eseguono una bella cover di The Eternal. Ma è a febbraio di quest'anno che l'ensamble leccese travalica ogni aspettativa, partorendo, con il contributo della spagnola Esencia Records (label tra le più importanti nel panorama martial/neofolk europeo), il suo corposo e a suo modo complesso LP d'esordio. Tra le pieghe di un'opera che sfora l'ora di durata, chi ascolta e chi conosce il genere potrà fare dei paragoni infiniti (cosa che un recensore non dovrebbe necessariamente fare, ma che sarà utile per quanto riguarda l'idea generale che sta dietro all'album). Anche stavolta torna la sempre perfetta apertura chiaroscurale di "Again", e più avanti potremo anche riascoltare "Golden Beast" in una versione più ripulita. Le vere protagoniste dell'intero percorso acustico sono la chitarra cristallina di Luca Mazzotta e la voce oscura ed emozionante di Attanasio, una solida amalgama luminescente che si destreggerà al di sopra delle più cupe atmosfere del basso di Cosimo Barbaro e del lavoro percussivo ricreato grazie al programming di Alessandro Mangione, senza dimenticarci del contributo fondamentale del synth dello stesso Attanasio. Quelli che riverberano, aleggiano durante tutto il piacevolissimo ascolto, sono rimandi ai grandi del genere: basta pensare ad un pezzo come "Shattered Flowers", con la sua base dark-electro sulla quale vanno a posarsi perfettamente dapprima la chitarra e poi la voce narrante di Attanasio, creando un agglomerato ritmico suggestivo ed impreziosito dal synth etereo che svetta sulla durezza di fondo di un brano che tanto ricorda il Wakeford di "Against The Modern World" o i Death In June di "The World That Summer". Oppure l'approccio ispirato a Of The Wand And The Moon di Kim Larsen in pezzi come "North's Fire", tra uno svolazzo di violoncelli, lugubri campane ed un cantato cupo ed oscuro illuminato da arpeggi magnifici, o ancora "Of Rattles And Dust", sempre sulla stessa scia ispiratoria che si abbevera dal neofolk di ultima generazione. E ancora approcci dei più classici come in "Loss", dai marzialismi combinati ad una chitarra sgraziata e alla voce che ricorda il buon Douglas P., oppure la splendida "Stand Among The Ruins", così struggente nella modulazione della voce e nel suo dark ambient di fondo da ricordare Jerome Reuter e il suo progetto Rome. Non mancano, poi, riferimenti alla scena "altra": pezzi come "Sulphur Soul", che rivela la vena (o, restando fedeli al titolo, l'anima) dark ambient e marziale della band grazie al rullante militaristico che funge da mitragliante tappeto di una apocalittica ballata nella quale truppe di parole fiere e granitiche scandiscono un amalgama sapientemente variegato e perfettamente proposto; o ancora "Always", una splendida e sognante marcia eterea, con i suoi synth celestiali e la voce che cavalca i colpi di rullante, che si staglia in un potente quanto breve soliloquio deciso ed immutabile. Il riferimento poi a quel folk mitteleuropeo o nordico di gruppi come Nebelung o Vàli in "Einsamkeit/Buried In Sun", suggestiva poesia per acustica che profuma di fredde brughiere. Ed infine, ultimi ma non ultimi, il tributo alla tradizione italica del neofolk con "Ultimo", dove per la prima volta troviamo la lingua italiana nel cantato ed un approccio che tanto ricorda gli Argine nell'apertura e gruppi come IANVA, Egida Aurea e quant'altro nella marcia dal sapore mediterraneo modellata in seguito su arpeggi e virtuosismi prog che costituisce l'altra facciata del pezzo ed il commiato finale è lasciato alla struggente "White Rooms", vibrante di intensità emotiva grazie al flauto e agli arpeggi che si srotolano e rincorrono lungo il sentiero oscuro della voce del cantante. E che dire dell'esplosione ipnotica che tutto sigilla, un crogiolo di lucenti atmosfere soniche e di taglienti accordi che tanto abbiamo amato e che tanto andremo a rimpiangere. Ciò che ho esposto sino ad ora non tragga in inganno chi legge. Ciò che hanno fatto i NID con questo LP d'esordio va oltre il mero copiare o l'ispirarsi ad altre sonorità per produrre qualcosa di già sentito e scontato: si tratta invece di un tributo vincente al genere tutto, un coaecervo suggestivo di ogni sonorità che rappresenta il tanto discusso quanto immortale scenario neofolk. I quattro leccesi, vestendo le diverse maschere che rappresentano le sfaccettature sonore di un genere in continuo mutamento e quindi vivissimo, mettono in scena una vera e propria celebrazione del proprio amore verso di esso, confezionando un esordio che suona maturo, puro, perfetto, irradiato da una sapiente maestria nelle esecuzione e da un profondo rispetto verso chi, in un modo o nell'altro, gli ha permesso di arrivare fin qua. Una "giusta mascherata" di omaggio ai grandi e ai meno grandi, un esempio di identità multiforme e complessa pilotata ad arte e senza sbavature, un primo capitolo che suona come quello di una band già navigata e che, spero, continuerà a sorprenderci in futuro.
Sito Web:
http://laesenciarecords.bigcartel.com/
https://myspace.com/nidfolk
(Lorenzo Nobili)

 

NUN
Nun
LP (Avant! Records)

Esce sotto Avant! l'LP di debutto di questo quartetto australiano formato da Steve Harris, Hugh Young, Tom Hardisty e la cantante Jenny Branagan. Atmosfere cupe e minimali nella opener vengono superate dall'electro-pop malato di "Evoke the sleep" e "Kino". Le atmosfere si alleggeriscono lievemente nella successiva "Suppress electricity" acquisendo un tono electro-clash. "Uri Geller" rallenta i ritmi ed il sintetizzatore conferisce un tono mistico al brano. A "Cronenberg", riproposizione di un brano uscito come b-side sul debutto sotto Nihilistic Orb, succedono "Terrormaze" ed "In blood", la prima ancora una volta ritmata e dalla spiccata attitudine new wave/post punk e la seconda decisamente più lisergica e placida. E' un album malinconico, dal sound denso ed originale, non di facile digestione.
Sito web: http://avantdistro.blogspot.fr
(M/B'06)

 

 

 

 

VALERIO ORLANDINI
Annullamento
CDr / download (autoprodotto)

Quinta uscita per il progetto solista omonimo di Valerio Orlandini, musicista fiorentino che si muove tra sonorità che spaziano dall'ambient all'industrial, attivo già dal 2005 con il progetto Symbiosis e dal 2013 parte del duo Norv. "Annullamento" unisce le varie influenze delle precedenti pubblicazioni, compiendo un notevole passo avanti sia nella costruzione dei singoli pezzi, che nella resa del suono, potente, marziale e maligno come non mai, tanto da ricordare gruppi come i primi MZ.412 e Genocide Organ.
Otto tracce che, pur non essendo tiratissime gettano un alone di oscurità ed alienazione: si passa dalla opener "Una croce al sole" con riverberate percussioni metalliche che si intrecciano a cadenzati beat e voci distorte ed urlate come contro il cielo. L'intermezzo "Rituale della nascita" lascia spazio a "Crasi di corpi", che incorpora la lucida follia dei pezzi di Atrax Morgue con contaminazioni ambient. La tagliente "Ri-Petizioni" con le sue voci ossessive ed al limite del comprensibile precede il secondo intermezzo dell'album, "Rituale del nulla", altro breve esperimento industrial, a cui seguono "Disintegrazione", che riprende le atmosfere della prima traccia, e "Contemplazione del tuo corpo nudo e morto". Quest'ultima, macabra e malata, richiama nuovamente l'opera di Corbelli nelle sue forme più necrofile e chiude virtualmente le danze prima del manifestarsi della ghost track, perfetto finale fatto di ambientazioni gelide ed asettiche.
Album interessantissimo, per di più scaricabile gratuitamente dal sito di Valerio, o acquistabile per pochi euro: straconsigliato.
Sito web: http://valeriorlandini.altervista.org
(M/B'06)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PHASE FATALE
Skyscraper
LP vinile (Avant! Records)

Dopo un paio di comparsate in altrettante compilation, debutta col primo 12" questo nuovo progetto della giovane promessa Hayden Payne, già mente della band cold wave Dream Affair. Quattro tracce che condensano in pochi minuti una marea di influenze in ambito elettronico, dai soundscape minimal techno contaminati da venature electro-clash della opener, nonché title track, e proseguendo sullo stesso solco, ma avvicinandosi a terreni ebm più classici con "Waveguide" e la traccia successiva senza titolo. Chiude "Vacuum" che con il suo incipit freddo ed atmosferico spezza il ritmo, ma solo momentaneamente, ritrovando quasi subito i beat che hanno caratterizzato i primi brani. L'influenza di gruppi come The Klinik e Front 242 è notevole, ma mai ingom(r) / Fabrizio Modonese Palumbo All about Satan CD (Cheap Satanism Records) (r) é una delle molteplici emanazioni artistiche del sabaudo Fabrizio Modonese Palumbo, che molti tra voi conosceranno grazie al suo storico progetto Larsen (muoveva i primi passi nel lontano 1993) ma anche per l’attività sotto i moniker di Almagest!, XXL, Blind Cave Salamander ed All Scars Orchestra. Se per questi ultimi siamo al cospetto di veri e propri gruppi che vedono la collaborazione di Fabrizio con svariati protagonisti della scena nazionale e non, (r) é in qualche modo il suo progetto più strettamente personale, sebbene anche nel caso di “All about Satan” non manchino importanti ospiti, e nella fattispecie Daniele Pagliero, co-autore di parecchi tra i 12 brani del dischetto. Il titolo é di per sé una manifestazione d’intenti, ma attenzione: non l’ennesimo disco di stampo satanista, bensì un concept non conforme sul Demonio, che non manca di una sottile quanto azzeccata vena di goliardica ironia. Se l’attacco con la riproposizione un po’ malata di “Five Years” del Bowie di Stardustiana memoria sembrerebbe preludere ad un disco d’impostazione rock (o rock’n ‘roll, come cita la back cover!), i 46 minuti di “All about Satan” si rivelano in realtà un viaggio sperimentale in crescendo, ove i tratti tipicamente d’avanguardia di gran parte della produzione targata F.M. Palumbo emergono in tutte le loro poliedriche sfaccettature. E così, tra samples di canzoni e dischi storici che già ebbero l’ardire di duettare col Diavolo (come la rolling-stoniana “Sympathy for the Devil” il mitico “Led Zeppelin IV”) e citazioni che spaziano da Nilla Pizzi al John Boorman del cult movie “Zardoz”, il disco ci accompagna in un’avvincente ed originale rivisitazione post-industriale del signore del male, visto senza indugi come il vero ed unico Profeta del rock’n’ roll. E se già si mormorava che i blues-men si facessero accordare la chitarra dal Diavolo in persona, allora il Cornuto avrà accordato la viola elettrica di Fabrizio incontrandolo ad un incrocio in un’ uggiosa notte torinese; solo così possiamo spiegare il favoloso mantra lisergico di “Fuzzy Scruffy Komodo Jam”, ed il finale sigillo rituale di “A New Beginning (666)”, del quale i Rosemary’s Baby sarebbero certamente stati orgogliosi. La tematica satanica riattualizzata finalmente in maniera acuta ed intelligente, del resto é noto: Torino é città oscura e misteriosa, ed (r) una delle sue creature… Info: www.deathripper.com www.lodevalm.net brante: Payne dimostra di saperci fare ed il risultato è superlativo. Per tutto l'album l'ascoltatore viene incalzato da continui loop sonori generati da sintetizzatori, drum machine ed effetti che addensano un'atmosfera oscura ed angosciante lasciando senza respiro. Interessante!
Sito web: https://www.facebook.com/phasefatalemusic
(M/B'06)

 

 

 

 

 

 

 

 

(r)/ Fabrizio Modonese Palumbo
All about Satan
CD (Cheap Satanism Records)

(r) é una delle molteplici emanazioni artistiche del sabaudo Fabrizio Modonese Palumbo, che molti tra voi conosceranno grazie al suo storico progetto Larsen (muoveva i primi passi nel lontano 1993) ma anche per l’attività sotto i moniker di Almagest!, XXL, Blind Cave Salamander ed All Scars Orchestra. Se per questi ultimi siamo al cospetto di veri e propri gruppi che vedono la collaborazione di Fabrizio con svariati protagonisti della scena nazionale e non, (r) é in qualche modo il suo progetto più strettamente personale, sebbene anche nel caso di “All about Satan” non manchino importanti ospiti, e nella fattispecie Daniele Pagliero, co-autore di parecchi tra i 12 brani del dischetto. Il titolo é di per sé una manifestazione d’intenti, ma attenzione: non l’ennesimo disco di stampo satanista, bensì un concept non conforme sul Demonio, che non manca di una sottile quanto azzeccata vena di goliardica ironia. Se l’attacco con la riproposizione un po’ malata di “Five Years” del Bowie di Stardustiana memoria sembrerebbe preludere ad un disco d’impostazione rock (o rock’n ‘roll, come cita la back cover!), i 46 minuti di “All about Satan” si rivelano in realtà un viaggio sperimentale in crescendo, ove i tratti tipicamente d’avanguardia di gran parte della produzione targata F.M. Palumbo emergono in tutte le loro poliedriche sfaccettature. E così, tra samples di canzoni e dischi storici che già ebbero l’ardire di duettare col Diavolo (come la rolling-stoniana “Sympathy for the Devil” il mitico “Led Zeppelin IV”) e citazioni che spaziano da Nilla Pizzi al John Boorman del cult movie “Zardoz”, il disco ci accompagna in un’avvincente ed originale rivisitazione post-industriale del signore del male, visto senza indugi come il vero ed unico Profeta del rock’n’ roll. E se già si mormorava che i blues-men si facessero accordare la chitarra dal Diavolo in persona, allora il Cornuto avrà accordato la viola elettrica di Fabrizio incontrandolo ad un incrocio in un’ uggiosa notte torinese; solo così possiamo spiegare il favoloso mantra lisergico di “Fuzzy Scruffy Komodo Jam”, ed il finale sigillo rituale di “A New Beginning (666)”, del quale i Rosemary’s Baby sarebbero certamente stati orgogliosi. La tematica satanica riattualizzata finalmente in maniera acuta ed intelligente, del resto é noto: Torino é città oscura e misteriosa, ed (r) una delle sue creature…
Sito web:
www.deathripper.com
www.lodevalm.net
(Oflorenz)

 

 

RED SECTOR A
Reset
Download (Xonar)

Dopo quattro full length, esce nello stesso anno dell'ultimo questo ep di cinque tracce ed oltre trenta minuti del progetto di Andrea Bellucci, che costituisce una sorta di b-side dell'ultimo "Transients". Ambient sognante e raffinato, mescolato ad un uso sapiente dell'elettronica. Si parte con "A-Sphere", scandito dalle note di un pianoforte che ricorda i primi Northaunt, il quale getta un alone oscuro che viene mantenuto nella seconda "C-Plan" dove alcune sonorità ricordano quelle di Herbst9 anche se più ritmate e meno mistiche. "Cold machine eleven" ha un approccio più dark ambient dimostrando che Andrea ha egregiamente assorbito la lezione di Lustmord, contaminandola con raffinata idm: il connubio prosegue nella successiva "Rebuilding blind faces", che subisce una ulteriore contaminazione con la electro-wave. Chiude "Reklicks", sofisticato e reiterato pezzo electro-idm in tono minore rispetto ai precedenti. In conclusione unbuon lavoro, tecnicamente ineccepibile e vario, ma poco incisivo e personale.
Sito web: http://redsectoraworld.blogspot.it
(M/B'06)

 

 

STONE WIRED
In silent attention
CD (Exabyss Records)

Settimo full length per questo progetto nato dalla mente dell'ungherese Gyorgy Turoczy, aka Mortum che, partendo dall'idea originaria di noise/drone è cambiato negli anni integrando field recording e campionamenti col sound originale. Dopo la gavetta fatta nell'underground ungherese, il sodalizio con lo statunitense D-Mon ha consentito l'acclamato debutto "Proto-culture" nel 2005, che ha sancito il trasferimento negli States di Mortum e la stabilizzazione definitiva del progetto. Rispetto ad allora il duo non è stato con le mani in mano, evolvendo verso un dark ambient oscuro e potente che trae spunto dal maestro Lustmord e ricorda da vicino gli Inade e gli Herbst9 della prima ora. Ascoltando quest'ultimo lavoro e paragonandolo ai precedenti si ha la netta sensazione che, rispetto ai precedenti, oscuri e dissonanti, questa deriva verso il genere dark ambient venato della componente industrial rappresenti un approdo naturale per questo progetto ed uno spazio ideale in cui le idee di questo duo prendono la forma migliore e più efficace, regalandoci momenti sublimi fatti di sonorità maestose ed arcane.
Sito web: https://www.facebook.com/mortum.exabyss
(M/B'06)

 

 

TELEFANTASTICO
Death poems
CD (OPN)

Debutta questo progetto solista finlandese con un album fatto di sonorità fredde, oscure e distaccate a cavallo tra ambient e noise/industrial, edito dalla francese OPN su cd in confezione cartonata in formato 7" limitato a 300 copie. Sin dal primo ascolto l'album colpisce per la notevole varietà di stili che incorpora, rievocando influenze dai maestri del genere che in maniera così differente hanno contribuito allo sviluppo del genere. Ed è così che si passa dalle gelide atmosfere del Burzum di Hlidskjalf sapientemente riportate in "Guilt", a soluzioni stilistiche che ricordano gli ultimi Inade, come in "Anger" o di Herbst9 in "Bargaining". Il lavoro è formalmente ineccepibile dal punto di vista tecnico-compositivo ma, come spesso succede, la varietà eccessiva di stili e la scarsità di nuove idee affossano questa uscita tra le migliaia di altre: tuttavia, maggiore personalitàe dedizione possono regalare in futuro notevoli sorprese da parte di questo progetto.
Sito web: http://www.telefantastico.com
(M/B'06)

 

 

 

 

 

 

 

TREPANERINGSRITUALEN
Perfection & permanence
CD (Cold Spring Records)

Nuova uscita in un anno che è già molto prolifico per una delle entità più oscure della scena industriale odierna. Per chi non la conoscesse, la creatura dietro la quale si muove Thomas Martin Ekelund ha una storia discografica costellata di uscite su tape e vinile ultra limitate, caratterizzate da grafica ed immagini oscurissime ed evocative che richiamano temi religiosi e occulti intrecciati con la sfera dell'inconscio che ben si integra con l'ambientazione rituale che pervade ogni singolo lavoro. Old school death industrial e ritual ambient sono quindi denominatore comune e fondamento anche di quest'ultimo lavoro focalizzato questa volta su Eric VI detto il Vittorioso. Per la seconda volta dopo l'indimenticabile raccolta "The totality of death" un album di Trepaneringsritualen esce su cd, oltre a venire stampato su vinile bianco e nero limitati entrambi a 500 copie. Questa maggiore solidità dal punto di vista del supporto fisico, deriva sicuramente dall'aver alle spalle una etichetta importante come la Cold Spring: fortunatamente questa apparente uscita dall'underground non ha sortito alcun effetto negativo sulle sonorità né sull'attitudine del progetto, che dispensa morte a piene mani sotto forma di frequenze e voci distorte e catacombali. L'introduzione della stessa Cold Spring a questo lavoro vale più di mille parole: "Perfection & Permanence rappresenta un inno a Iside, un approfondimento dell'esplorazione della dualità della santa meretrice, la Maddalena dalla pelle nera, madre e concerto del Cristo, Yeshua Ben Yosef, figlio dell'UOMO; la vergognosa morte, a cui hanno venduto i loro fratelli, condannati a vagare per sempre sulla terra per trasgredire l'abisso, per mortificare la carne, verso il rinnovamento cosmico. È solitario, è terribile, sull'orlo della morte fisica, ma ancora incapace di capire; la perfezione assoluta può essere raggiunta attraverso la VOLONTÀ. Una conversazione con gli angeli, in lingue arcaiche; Erik il Vittorioso vendette la sua discendenza ed i parenti ai ratti del deserto per il potere materiale. Erik il Vittorioso, sputiamo su di te; dall'abisso, esso sorge. Inarrestabile, sanguinario, terribile; un'accusa incoerente tramite l'immagine sullo specchio, lui il cui sangue è stato versato per espiare i peccati di un altro uomo. Senza spargimento di sangue non ci può essere salvezza".
Sito web: http://de-za-kh-a-da-sh-ba-a-ha-v.se
(M/B'06)

VANGUARD
Let us fall
Download (Conzoom Records)

Ep digitale che anticipa l'uscita dell full length "Retribution". Nello specifico, dei cinque file contenuti, oltre alla traccia originale, sono presenti tre remix della medesima e la bonus track "Trough the noise". Il primo remix, come indicato è la versione "club", quindi appesantita dei soliti beat danzerecci, mentre il Gritty Filth remix pone il brano sotto una luce tutta nuova, rallentata e declamata, mentre l'ultimo remix viaggia su beat leggermente più pesanti ed asciutti. La sorpresa à invece "Through the noise", pezzo visionario ed interessante.
Sito web: http://www.vanguardofficial.com
(M/B'06)

 

 

 

WE ARE WAVES
Labile
CD (Memorial Records)

Questo full length segue l'ep di debutto omonimo del 2012 di questo gruppo torinese che in realtà ha una storia ben più lunga, in quanto sorge dalle ceneri degli Overock, gruppo di decennale esperienza che fece da spalla a gruppi come Verdena, Afterhours, Pitchshifter e Planet Funk. Questo nuovo lavoro rappresenta un incontro a detta della stessa band, tra la wave anni 80 di Joy Division, The Cure e Sisters of Mercy e le tensioni electro-rave di inizio millennio di Nero, Trentemoller e Crystla Castles. Niente da aggiungere nel senso che, ascoltandolo ci si trova di fronte ad una perfetta rievocazione e mescolanza di quelle che furono le sonorità dei gruppi sopra menzionati, arrivando ad un album che è un perfetto incrocio tra new wave, post punk ed alternative rock, suonato egregiamente e registrato anche meglio, che risulta un piacevole ascolto ricco di interessanti soluzioni stilistiche, e che porta con sé i semi di una crescita ulteriore sulle spalle dei giganti che hanno fondato queste sonorità, come nel caso della stravolta cover di "A forest" che chiude il cd.
Sito web: http://www.wearewaves.net
(M/B'06)

 

 

 

WURT ORGANUM
Noi siamo inferno
CDR (Autoprod.)

La foto interna del booklet ci offre un solare e leggiadro campo di papaveri fioriti: nessuna illusione, in “Noi siamo Inferno” respirerete ben poco romanticismo. E non inganni parimenti quell’ epica vena di drammaticità che sgorga maestosa dalla prima traccia “Il Nulla, Fin Dove Arriva Lo Sguardo”: non siamo alle prese con un progetto “martial” alla Die Weisse Rose o primi Dernière Volonté, tant’è che fin dalla successiva “Questa luce mi ferisce Gli Occhi” un abrasivo assalto noise prende il sopravvento su tutto il resto senza allentare la morsa per i restanti 55 minuti del dischetto. Duo astigiano nato nel 2001 e forte dell’iniziale partecipazione di membri appartenenti all’area hardcore-punk (Madido Respiro ed i celebri Cripple Bastards tra gli altri), Wurt Organum giunge con “Noi siamo inferno” alla sua ottava auto-produzione, dopo una serie di uscite - tutte rigorosamente limitate a 30 copie - alcune delle quali proposte in originali confezioni dal quel forte sapore “do it yourself” che tanto amiamo, come sacchetti sottovuoto (“Vagum”) o carta vetro (“Wurt Organum”). La materia trattata? Come si diceva, noise strumentale senza compromessi, dalle numerose deflagrazioni di rumore bianco intervallate a brevi parentesi di maggior respiro (“Bianco, Accecante, Screziato di Rosso”) ove i beats non perdono comunque mai quella “ruvidezza” permeante l’intero lavoro. Belle le aperture de “Con il Cuore Colmo del Suo Immenso Amore”, una possibile strada da seguire anche in futuro per smussare leggermente gli angoli, affilatissimi, delle schegge soniche targate Wurt Organum.
Sito web: https://www.facebook.com/pages/Wurt-Organum/284389165002982?fref=ts
(Oflorenz)