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SCHEN
“Happy Island”
CD (autoprodotto)
Album
di debutto per Laura Schen, artista italiana ora di adozione
berlinese (potete leggere una nostra intervista in questo
link). “Happy Island” contiene
7 brani d’atmosfera di cui sei sono caratterizzati da una
raffinata elettronica minimale. È in “Whirl”, la settima traccia,
che Schen si rivela mettendo in mostra le sue qualità grazie
ad un'elettronica più “danzereccia” ma raffinata. Ascoltando
soprattutto questo brano si intravedono le grandi potenzialità
di questa artista. Ora Laura Schen sta registrando il secondo
album, e avendo ascoltato in anteprima un paio di tracce,
posso dire che il cambio direzionale che sta prendendo sottolinea
ancora di più la sua bravura che la porterà a intraprendere
un percorso più personale e sicuramente a raggiungere la notorietà.
Sito
web: https://www.facebook.com/pages/Schen/144113279067460?fref=ts
(Nikita)
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IL
SEGNO DEL COMANDO
Il volto verde
CD (Black Widow)
Ricordo ancora quando uscì il primo capitolo del Segno del Comando,
era il lontano 1997. Nella sua edizione vinilica, era impreziosito
dall’omonimo romanzo di Giuseppe D’Agata e dal medaglione metallico
con il celebre gufo, mentre il tutto aveva ispirato, già nel
1971, una mitica serie TV che aveva visto all’opera Ugo Pagliai
e Carla Gravina, una serie divenuta nel tempo un vero e proprio
cult. Passarono due anni, ed il successivo “Der Golem” del 2002
già si ispirava allo scrittore esoterico austriaco Gustav Meyrink
(nella realtà Gustav Meyer), che proprio con “Der Golem” trovò
- nel lontanissimo 1915 - il suo primo vero successo. E Meyrink,
autore più che mai legato alla sfera esoterica dell’esistenza
umana (alcune sue opere furono addirittura tradotte nella nostra
lingua da Julius Evola), e scrittore dall’afflato quanto mai
onirico e visionario, ispira ancora una volta Il Segno, a distanza
di ben 11 anni dal disco precedente; questa volta tocca a Diego
Banchero (Malombra, Recondita Stirpe, e poi Egida Aurea) ergersi
a cocchiere oscuro per guidare un eccellente manipolo di musici
ed interpreti d’eccezione nella nuova, avvincente novella de
“Il Volto Verde”, ispirato all’originale del 1917 “Das Grüne
Gesicht”, vale a dire “il volto evanescente di colui che detiene
le chiavi dei segreti della magia”, come ci spiegano in maniera
concisa ma chiara le note dalla quarta di copertina del romanzo
uscito per Adelphi. Si parlava del gruppo: che dire, il leader
lo conoscete, i suoi compagni provengono in parte dall’ossatura
di Egida (Davide Bruzzi, Fernando Cherchi, Roberto Lucanato),
la voce solista é affidata alle doti eccezionali di Maethelyiah
(Blooding Mask ed oggi anche The Danse Society), e ancora il
sabaudo Maurizio Pustianaz (dello storico progetto Gerstein,
oggi A New Life), Giorgio Cesare Neri (altro autore della Black
Widow, con il suo “Logos”), e per finire una serie di ospiti
che definire di lusso é poco. Per brevità ne ricordiamo solo
alcuni, tra i quali Vinz de “Il Ballo delle Castagne”, il mitico
Claudio Simonetti dei Goblin, Gianni Leone del Balletto di Bronzo,
Martin Grice dei Delirium, Sophya Baccini ed infine Paul Nash,
lo storico chitarrista di The Danse Society. L’unione di cotante
forze, guidata dalla leadership di Diego che ha fortemente voluto
la rinascita del Segno sin dal 2010, partorisce quello che -
potete scommetterci - sarà destinato a diventare una delle pietre
miliari della label di Via del Campo. Un lavoro che, come ogni
concept che si rispetti, non ha senso spezzettare ed analizzare
entrando nel merito dei singoli brani (12 in tutto, per 55 minuti
di musica), ma che va vissuto ed assaporato nella sua interezza,
così come si leggerebbe il libro che lo ispira. Le coordinate
artistiche su cui si muove l’opera (che esce sia in cd che in
vinile limitato stupendamente illustrati dal pittore Danilo
Capua) sono ovviamente quelle di un prog d’annata oscuro e coinvolgente,
nella miglior tradizione non solamente del Segno ma di gran
parte della produzione targata Black Widow, in verità di qualità
media assolutamente d’ eccezione. Le tastiere dall’irresistibile
ed ombroso sound vintage ed i vocalizzi della bravissima Maethelyia
le due armi di maggior impatto, grazie alle quali questa vera
e propria Orchestra Oscura ci guiderà verso il ritrovamento
del proprio “Io Superiore” e dei lati più reconditi del nostro
inconscio. Proprio come avrebbe desiderato Gustav Meyrink.
Sito web: https://www.facebook.com/IlSegnodelComando.Official
(Oflorenz) |
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SIGILLUM
S
Glamour and decadence across galaxies
Picture 12" (Verba Corrige)
Un
ritorno in grande stile per i seminali Sigullum S, a qualche
anno di distanza dal 10" "Organic Skyscrapers & Occult Wastelands"
e dall'ultimo full lenght in studio "23/20", seguito dal live
tenuto in occasione del celebre Industrial Festival di Wroclaw,
"Wroclaw 071111". Il formato é di quelli da collezione: un
mini lp picture dalla grafica incredibile ed ancora una volta
magnificamente visionaria della compagna di Eraldo Bernocchi,
Petulia Mattioli. Il tutto in sole 111 copie, vendute dal
gruppo direttamente tramite il proprio canale Bandcamp ed
accompagnate dalla versione digitale in download. Sin dall'iniziale
"Internally Generated Magnetic Field From Collapsing Languages",
ci si accorge immediatamente che ancora una volta il tipico
stile industrial-apocalittico del premiato sodalizio Bernocchi-Bandera-Di
Giorgio non deluderà, dimostrandosi invero da ben sei lustri
come una delle pietre angolari della nostrana scena d'avanguardia
più estrema. Supportato da alcuni interventi vocali di Lorenzo
Esposito Fornasari (già presente con Eraldo negli altri due
progetti Obalke e Owls), "Glamour" ci riporta alla miglior
vena sperimentale dei vecchi lavori del gruppo risalenti al
periodo '80/primi '90, condensando in sole cinque tracce per
circa 20 minuti di durata un'intero universo sonoro che collega
idealmente le primigenie divagazioni krautrock settantiane
con la miglior area post-industriale moderna e contemporanea.
Imprescindibile.
Sito web: http://sigillum-s.bandcamp.com
(Oflorenz)
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SINEZAMIA
Senza Fiato
Cd single (autoprodotto)
Ritorna
la band di mantovana con un cd single che contiene due brani.
“Senza Fiato” è un pezzo “tirato” senza fronzoli dove il lato
“rock” della band è sottolineato dal suono di chitarre taglienti.
L'arrangiamento di questo brano evidenzia molto bene le qualità
dei Sinezamia. Il secondo brano “Cenere” è molto grintoso
e conferma la bravura della band. Ora rimango in attesa di
ascoltare il nuovo album in quanto, se questi due brani ne
sono l'assaggio, il continuo paragonarli ai Litfiba svanisce
del tutto in quanto i Sinezamia hanno raggiunto un livello
più personale.
Sito web:
(Nikita)
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SORRY,
HEELS
Wasted
CD (-)
Nati
da una costola dei veterani goth rock Chants of Maldoror,
e cioè il chitarrista Loren (qui Fabiano) ed il bassista David
M., a cui si sono aggiunti la cantante Simona ed il batterista
Gerry (ex Ill Will, Mechanima e La Bastille), i "Sorry, heels"
debuttano con questo ep di quattro tracce, limitato a 200
copie, che anticipa l'album in prossima uscita. Il primo cluster
di questo progetto ha preso forma di fatto nel 2010 e dopo
tre anni di gestazione ha finalmente trovato la sua strada.
Le coordinate sonore sono quelle che hanno in Joy Division,
Sonic Youth, Stooges e Velvet Underground i loro pilastri.
La rielaborazione invece è tutta di questi ragazzi che sanno
il fatto loro in quanto a creare brani strutturati ed ispirati:
quattro tracce molto differenti tra loro che oscillano tra
il grunge dei Nirvana, come nel secondo brano, e le sonorità
di Stooges e Sonic Youth che spadroneggian o per tutto l'album.
Ma questo non basta, perché le chitarre regalano arpeggi raffinati
e danno un volto nuovo alla sonorità lo-fi del gruppo, con
la voce di Simona a chiudere il cerchio con il suo incedere
cadenzato e mai eccessivo volutamente in sordina, come atto
di omogeneizzazione al monolita sonoro che è questo ep.
Sito web: http://www.sorryheels.com
(M/B'06)
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SPIRITUAL
FRONT
Black Hearts In Black Suits
Musiche di Stefano Puri
CD / LP (Limited) / 2CD BOX SET (Limited)
(Rustblade)
Dopo
ben sette anni dallo splendido “Armageddon gigolò” Stefano
Puri torna a collaborare con Spiritual Front scrivendo le
musiche per questo nuovo disco adattandole ai testi ispirate
alle poesie di Reiner Werner Fassbinder (noto regista tedesco
morto nel 1982). “Black Hearts In Black Suits” è un album
in cui la Poesia è la protagonista assoluta e viene impreziosita
da musiche neoclassiche che avvolgono l'ascoltatore in un'atmosfera
pregna di romanticismo. “Eternally Yours” , “No forgiveness”,
“I believe I was yours” sono le tracce che più mi hanno colpito.
Ritengo comunque che tutti i brani di questa nuova opera rappresentino
un ottimo connubio tra Stefano Puri e Simone Salvadori. “Black
Hearts In Black Suits” non è ne il seguito di “Armageddon
gigolò” ne il tentativo di continuarne il discorso, ma è una
nuova strada intrapresa verso la musica raffinata e di qualità.
L'album è uscito sia in Cd che in Vinile ma le due versioni
non sono uguali in quanto presentano dei brani differenti
aggiunti alla tracklist, inoltre c'è una versione limitata
in doppio cd. Un album da avere, magari in tutte e due i supporti.
Sito web: www.rustblade.com
(Nikita)
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STOPPER
72
“Roibeard”
CD (Autoproduzione)
Torna il progetto solista di Gabriele Colandrea, chitarrista
dei romani La Claque di Dafne che già abbiamo accolto sulle
nostre pagine. Questo secondo album è un concept ispirato alla
storia di Bobby Sands, militante dell’IRA che scelse di morire
in carcere dopo un lungo sciopero della fame per protestare
contro le durissime condizioni alle quali erano sottoposti i
detenuti repubblicani irlandesi. Rispetto al precedente lavoro,
uscito nell’ormai lontano 2008, Gabriele ha abbandonato quasi
completamente l’impostazione new wave e la classica forma-canzone
per offrirci cinque suites, sempre strumentali, che spaziano
continuamente fra progressive rock, psichedelia, metal e ambient,
il tutto con una vena talmente malinconica da far risultare
per certi aspetti il disco più “dark” di tanti altri che si
fregiano indebitamente di questa etichetta. L’assenza totale
di cantato dà all’insieme l’aspetto di una colonna sonora, e
la mente va subito alle grigie immagini delle strade di Belfast
e Derry negli anni ’70, e al carcere di Maze a Long Kesh dove
Bobby morì nel 1981. Anche questa volta Colandrea suona tutti
gli strumenti, e fin qui niente di strano, l’aspetto sorprendente
è l’averlo fatto in brani così lunghi ed elaborati, pieni di
cambi armonici e ritmici, e per di più con una batteria programmata
che sembra reale, dando così l’impressione di trovarci davanti
ad una band vera e propria. Le tracce iniziano sempre soffusamente,
introdotte da chitarra acustica oppure da sintetizzatori atmosferici,
campionamenti vocali e cornamuse, squarciati improvvisamente
da un bel muro di suono dove sono le chitarre, ovviamente elettriche,
a far da padrone. E qui si vede proprio il compositore di gusto,
attento alle melodie e alieno agli esibizionismi fini a se stessi:
il punto più alto del CD secondo me è raggiunto dai fraseggi
psichedelici di “Ulster”, brano centrale dal sapore pinkfloydiano,
estremamente vario e mio preferito. Notevole anche il conclusivo
e struggente “The Lark Song”. “Roibeard” è quindi un disco originale,
ottimamente realizzato, ma soprattutto coraggioso come pochi:
non è certo di facile ascolto e non è per tutti, quindi la decisione
di autoprodurselo in questa epoca evanescente dove i CD non
li compra quasi più nessuno a priori, dimostra una passione
autentica. Del resto, Musica di questo livello – e rimarco la
M maiuscola – meritava il buon vecchio supporto fisico e non
si poteva lasciare nel solo formato digitale, anch’esso comunque
disponibile tramite il sito Bandcamp: http://stopper72.bandcamp.com/album/roibeard
(Fabio Degiorgi) |
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STRYDWOLF
Lieder Von Traum und Tod
CD (Skull Line)
Il progetto facente capo all'olandese Willem Witte corona con
questo superbo lavoro il suo quarto anno di carriera (esordì
con "Weltstorm" nel 2009), proseguendo un fedele sodalizio con
la teutonica SkullLine di Gesserthhausen, label specializzata
in neofolk, martial ed industrial oramai da circa sette anni.
Tiratura di 500 esemplari dalla maestosa grafica riportante
un epico dipinto di battaglia ad opera di Reiner Langer, "Lieder"
si ispira in maniera massiccia alla cultura ed alla letteratura
tedesca, tributando con i suoi 19 brani un gran numero di scrittori,
poeti e filosofi teutonici del diciannovesimo e ventesimo secolo:
Gustav Falke, Anna Ritter ed Ernst Goll per citarne solo alcuni,
mentre il grande Goethe rivive nell'ispirata "Nur in Traum",
che vede tra l'altro la bella voce della nostra Stefania Domizia,
recentemente in azione insieme a Solimano Mutti TSIDMZ sul palco
meneghino del "The Theatre" in occasione del festival martial-industrial
Sine Armistitio. I caldi paesaggi sonori dei migliori progetti
neofolk (soprattutto tedeschi) contemporanei, mi piace ricordare
Jännerwein, Falkestein ma anche Darkwood, riecheggiano nei 19
acquerelli di "Lieder Von Traum und Tod", lavoro che si avvale
della collaborazione, oltre che della già citata Stefania, del
francese Kentin Jiivekk e di Niemandsvater. La calda voce di
Willem, unitamente ai fraseggi tra chitarra acustica e fisarmonica,
si dimostrano ancora capaci di scaldarci il cuore; si alzino
dunque i calici, il neofolk non é morto, e marcia insieme a
noi!
Sito web: www.strydwold.nl
(Oflorenz) |
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TIC
TAC BIANCONIGLIO
Sasso di fiori
(autoprodotto)
I Tic Tac Bianconiglio, che avevamo già recensito sulle pagine
di RS, ora ritornano con un nuovo mini che contiene, oltre all'inedito
“Il cancello del trapasso”, 3 tracce tratte dal precedente mini
"Oblio interiore" rivedute e corrette. Si tratta di 4 brani
post punk molto convincenti soprattutto grazie al cantato recitato
femminile che a tratti mi ricorda quello dei Massimo Volume
degli anni '90. I T.T.B. mi convincono soprattutto perchè in
questo mini, “Sasso di fiori”, mettono in luce la loro personalità
e potenzialità. Attendiamo al più presto un loro lavoro di lunga
durata.
Sito web: https://it-it.facebook.com/pages/Tic-Tac-bianconiglio/200861923332957
(Nikita) |
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TUNNELS
OF H
Lost corridors
CD(Cold Spring)
Debutta il progetto solista di Stephen Burroughs, vocalist degli
storici "Head of David", gruppo nato a metà degli anni 80 che
mescolava il suo alternative rock con elementi punk ed industrial
e che annoverò tra le sue fila anche il batterista dei Napalm
Death prima che creasse i suoi celeberrimi Godflesh. Tunnels
of ?h non ha invece nulla a che vedere con tutto ciò: sprofondiamo
infatti nei tetri abissi del drone esoterico/rituale del quale
sono stati magnifici esempi in passato Current 93, Psychic TV,
Coil, Z'Ev ed oggi gli Arktau Eos. Non è roba per tutti, non
cavalca certo le mode, ma propugna qualcosa che non nasce per
caso e che non viene fatto per caso: suoni e mantra che arrivano
da mondi sconosciuti, fatti di culti dimenticati e misteri insondabili.
Si sente che Burroughs non è un novellino e le tessiture sonore
sono a dir poco eccelse per intensità e resa del suono, ma anche
per potenza quasi ieratica del connubio tra voci sussurrate
e stratificazioni sonore, unite al contributo grafico di Abby
Helasdottir, perfetto gregario per un'opera di questo genere.
Non c'è da fare la classifica del brano migliore: come sempre
in questi casi l'opera va presa nella sua interezza concettuale
ed assaporata tutta d'un fiato ripetutamente, sino a raggiungere
lo stato di coscienza adeguato per provare a penetrarne il significato
nascosto e solo apparentemente visionario: esoteric industrial
come non se ne sentiva da un bel po'.
Sito web: https://www.facebook.com/TheTunnelsOfAh
(M/B'06) |
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WUORNOS
AILEEN
Terrorist activity (atto unico di terrorismo futurista)
CDr (Silent Minds)
C'era una volta la musica industrial, termine che ha ormai perduto
ogni significato con l'avvento della contaminazione elettronica
in pressoché qualsiasi frangia musicale suonata negli ultimi
cinquant'anni, e della epidemica diffusione degli atteggiamenti
provocatori ed estremi che favoriscono spesso e volentieri le
vendite di formazioni che musicalmente valgono poco. I gruppi
che invece ancora incarnano in maniera pura questa attitudine
ed hanno davvero qualcosa da dire, sono ormai davvero pochi:
i Wuornos Aileen sono uno di questi ed il loro ultimo lavoro
in uscita in queste settimane in edizione limitata su cd racchiuso
in una confezione in formato A5, è la perfetta sintesi di cosa
questo genere debba essere. Tematiche colte ed estreme a un
tempo si uniscono a sonorità abrasive ed efficaci, e ad un artwork
che richiama l'idea di terrorismo sonoro che il gruppo di Massimo
Basili trasmette, sancito dalle foto dei suoi membri appuntate
su un manifesto analogo a quello dei ricercati della Rote Armee
Fraktion. Si parte col mai abbastanza valorizzato Pasolini che
fa da sfondo con una delle sue perfette e più che mai attuali
analisi della società italiana, prima che si scateni il caos
in pieno stile Genocide Organ. Segue il "Piccolo catechismo
ad uso delle classi inferiori" che offre su un tappeto rumoristico
ipnotico un geniale dialogo in forma di domanda-risposta sulla
società moderna, scomodando questa volta August Strindberg,
dalla cui omonima opera è tratto il testo. "With usura" riporta
invece la declamazione del canto XLV per opera del suo stesso
autore Ezra Pound, in cui l'economia è vista come asse portante
dello sviluppo culturale: la voce del poeta si intreccia con
le linee sonore in un connubio soffocante ed apocalittico. C'è
infine spazio anche per le poesie di uno dei componenti del
gruppo, Andrea Leonessa, in "Società liquida e ceramiche sanitarie"
e "Sacro lacrimogeno". La sensazione complessiva è di un ottimo
lavoro dal punto di vista musicale, frutto della ormai ventennale
esperienza di buona parte degli attori in gioco, lavoro che
conserva sempre un approccio nei limiti dell'ascoltabile grazie
all'eccellente resa dei suoni, pur non rinunciando a delle sfuriate
violente come in "Nacionalizacion". Ma questo album, che attinge
a piene mani da quelli che dovrebbero essere a pieno titolo
i padri culturali della nostra epoca, è soprattutto un originalissimo
manuale di reazione futurista all'omologazione che la società
cerca di imporre quotidianamente.
Sito web: https://www.wuornos-aileen.org
(M/B'06) |
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Z'EV
A handful of elements
CD (Cold Spring)
Ritorna
Z'Ev con finalmente un lavoro solista dopo due anni di intense
collaborazioni con un lavoro che riprende quanto proposto
in "Sum things", ossia un misto di ambient, drone e noise,
questa volta incentrato sui quattro elementi che costituiscono
il nostro mondo, cioè acqua, terra, aria e fuoco, ognuno riportato
in latino come titolo delle prime quattro tracce, che trovano
idealmente il loro legame nella quinta intitolata "Spiritus".
Z'Ev è inoltre qui coadiuvato per la parte grafica da Abby
Helasdottir, artista conosciuto soprattutto per le sue collaborazioni
visual con grandi nomi come Inade, Sleep Research Facility
e recentemente Sutcliffe Jugend. Non ci sono dubbi sulla validità
di questo lavoro, anche se non è certo questo il genere che
ha permesso al percussionista industriale di segnare indelebilmente
un'epoca. Il suo approccio resta comunque unico e traccia
il percorso rituale che raggiunge il suo apice nella traccia
di chiusura dopo aver assistito a magistrali modulazioni delle
stratificazioni sonore seguendo la natura dei quattro elementi.
Sito web: http://www.rhythmajik.com
(M/B'06)
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