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Recensioni inverno 2014

SCHEN
“Happy Island”

CD (autoprodotto)

Album di debutto per Laura Schen, artista italiana ora di adozione berlinese (potete leggere una nostra intervista in questo link). “Happy Island” contiene 7 brani d’atmosfera di cui sei sono caratterizzati da una raffinata elettronica minimale. È in “Whirl”, la settima traccia, che Schen si rivela mettendo in mostra le sue qualità grazie ad un'elettronica più “danzereccia” ma raffinata. Ascoltando soprattutto questo brano si intravedono le grandi potenzialità di questa artista. Ora Laura Schen sta registrando il secondo album, e avendo ascoltato in anteprima un paio di tracce, posso dire che il cambio direzionale che sta prendendo sottolinea ancora di più la sua bravura che la porterà a intraprendere un percorso più personale e sicuramente a raggiungere la notorietà.
Sito web: https://www.facebook.com/pages/Schen/144113279067460?fref=ts
(Nikita)

IL SEGNO DEL COMANDO
Il volto verde

CD (Black Widow)

Ricordo ancora quando uscì il primo capitolo del Segno del Comando, era il lontano 1997. Nella sua edizione vinilica, era impreziosito dall’omonimo romanzo di Giuseppe D’Agata e dal medaglione metallico con il celebre gufo, mentre il tutto aveva ispirato, già nel 1971, una mitica serie TV che aveva visto all’opera Ugo Pagliai e Carla Gravina, una serie divenuta nel tempo un vero e proprio cult. Passarono due anni, ed il successivo “Der Golem” del 2002 già si ispirava allo scrittore esoterico austriaco Gustav Meyrink (nella realtà Gustav Meyer), che proprio con “Der Golem” trovò - nel lontanissimo 1915 - il suo primo vero successo. E Meyrink, autore più che mai legato alla sfera esoterica dell’esistenza umana (alcune sue opere furono addirittura tradotte nella nostra lingua da Julius Evola), e scrittore dall’afflato quanto mai onirico e visionario, ispira ancora una volta Il Segno, a distanza di ben 11 anni dal disco precedente; questa volta tocca a Diego Banchero (Malombra, Recondita Stirpe, e poi Egida Aurea) ergersi a cocchiere oscuro per guidare un eccellente manipolo di musici ed interpreti d’eccezione nella nuova, avvincente novella de “Il Volto Verde”, ispirato all’originale del 1917 “Das Grüne Gesicht”, vale a dire “il volto evanescente di colui che detiene le chiavi dei segreti della magia”, come ci spiegano in maniera concisa ma chiara le note dalla quarta di copertina del romanzo uscito per Adelphi. Si parlava del gruppo: che dire, il leader lo conoscete, i suoi compagni provengono in parte dall’ossatura di Egida (Davide Bruzzi, Fernando Cherchi, Roberto Lucanato), la voce solista é affidata alle doti eccezionali di Maethelyiah (Blooding Mask ed oggi anche The Danse Society), e ancora il sabaudo Maurizio Pustianaz (dello storico progetto Gerstein, oggi A New Life), Giorgio Cesare Neri (altro autore della Black Widow, con il suo “Logos”), e per finire una serie di ospiti che definire di lusso é poco. Per brevità ne ricordiamo solo alcuni, tra i quali Vinz de “Il Ballo delle Castagne”, il mitico Claudio Simonetti dei Goblin, Gianni Leone del Balletto di Bronzo, Martin Grice dei Delirium, Sophya Baccini ed infine Paul Nash, lo storico chitarrista di The Danse Society. L’unione di cotante forze, guidata dalla leadership di Diego che ha fortemente voluto la rinascita del Segno sin dal 2010, partorisce quello che - potete scommetterci - sarà destinato a diventare una delle pietre miliari della label di Via del Campo. Un lavoro che, come ogni concept che si rispetti, non ha senso spezzettare ed analizzare entrando nel merito dei singoli brani (12 in tutto, per 55 minuti di musica), ma che va vissuto ed assaporato nella sua interezza, così come si leggerebbe il libro che lo ispira. Le coordinate artistiche su cui si muove l’opera (che esce sia in cd che in vinile limitato stupendamente illustrati dal pittore Danilo Capua) sono ovviamente quelle di un prog d’annata oscuro e coinvolgente, nella miglior tradizione non solamente del Segno ma di gran parte della produzione targata Black Widow, in verità di qualità media assolutamente d’ eccezione. Le tastiere dall’irresistibile ed ombroso sound vintage ed i vocalizzi della bravissima Maethelyia le due armi di maggior impatto, grazie alle quali questa vera e propria Orchestra Oscura ci guiderà verso il ritrovamento del proprio “Io Superiore” e dei lati più reconditi del nostro inconscio. Proprio come avrebbe desiderato Gustav Meyrink.
Sito web: https://www.facebook.com/IlSegnodelComando.Official
(Oflorenz)

SIGILLUM S
Glamour and decadence across galaxies
Picture 12" (Verba Corrige)

Un ritorno in grande stile per i seminali Sigullum S, a qualche anno di distanza dal 10" "Organic Skyscrapers & Occult Wastelands" e dall'ultimo full lenght in studio "23/20", seguito dal live tenuto in occasione del celebre Industrial Festival di Wroclaw, "Wroclaw 071111". Il formato é di quelli da collezione: un mini lp picture dalla grafica incredibile ed ancora una volta magnificamente visionaria della compagna di Eraldo Bernocchi, Petulia Mattioli. Il tutto in sole 111 copie, vendute dal gruppo direttamente tramite il proprio canale Bandcamp ed accompagnate dalla versione digitale in download. Sin dall'iniziale "Internally Generated Magnetic Field From Collapsing Languages", ci si accorge immediatamente che ancora una volta il tipico stile industrial-apocalittico del premiato sodalizio Bernocchi-Bandera-Di Giorgio non deluderà, dimostrandosi invero da ben sei lustri come una delle pietre angolari della nostrana scena d'avanguardia più estrema. Supportato da alcuni interventi vocali di Lorenzo Esposito Fornasari (già presente con Eraldo negli altri due progetti Obalke e Owls), "Glamour" ci riporta alla miglior vena sperimentale dei vecchi lavori del gruppo risalenti al periodo '80/primi '90, condensando in sole cinque tracce per circa 20 minuti di durata un'intero universo sonoro che collega idealmente le primigenie divagazioni krautrock settantiane con la miglior area post-industriale moderna e contemporanea. Imprescindibile.
Sito web: http://sigillum-s.bandcamp.com
(Oflorenz)

SINEZAMIA
Senza Fiato

Cd single (autoprodotto)

Ritorna la band di mantovana con un cd single che contiene due brani. “Senza Fiato” è un pezzo “tirato” senza fronzoli dove il lato “rock” della band è sottolineato dal suono di chitarre taglienti. L'arrangiamento di questo brano evidenzia molto bene le qualità dei Sinezamia. Il secondo brano “Cenere” è molto grintoso e conferma la bravura della band. Ora rimango in attesa di ascoltare il nuovo album in quanto, se questi due brani ne sono l'assaggio, il continuo paragonarli ai Litfiba svanisce del tutto in quanto i Sinezamia hanno raggiunto un livello più personale.
Sito web:
(Nikita)

SORRY, HEELS
Wasted
CD (-)

Nati da una costola dei veterani goth rock Chants of Maldoror, e cioè il chitarrista Loren (qui Fabiano) ed il bassista David M., a cui si sono aggiunti la cantante Simona ed il batterista Gerry (ex Ill Will, Mechanima e La Bastille), i "Sorry, heels" debuttano con questo ep di quattro tracce, limitato a 200 copie, che anticipa l'album in prossima uscita. Il primo cluster di questo progetto ha preso forma di fatto nel 2010 e dopo tre anni di gestazione ha finalmente trovato la sua strada. Le coordinate sonore sono quelle che hanno in Joy Division, Sonic Youth, Stooges e Velvet Underground i loro pilastri. La rielaborazione invece è tutta di questi ragazzi che sanno il fatto loro in quanto a creare brani strutturati ed ispirati: quattro tracce molto differenti tra loro che oscillano tra il grunge dei Nirvana, come nel secondo brano, e le sonorità di Stooges e Sonic Youth che spadroneggian o per tutto l'album. Ma questo non basta, perché le chitarre regalano arpeggi raffinati e danno un volto nuovo alla sonorità lo-fi del gruppo, con la voce di Simona a chiudere il cerchio con il suo incedere cadenzato e mai eccessivo volutamente in sordina, come atto di omogeneizzazione al monolita sonoro che è questo ep.
Sito web: http://www.sorryheels.com
(M/B'06)

SPIRITUAL FRONT
Black Hearts In Black Suits
Musiche di Stefano Puri
CD / LP (Limited) / 2CD BOX SET (Limited)
(Rustblade)

Dopo ben sette anni dallo splendido “Armageddon gigolò” Stefano Puri torna a collaborare con Spiritual Front scrivendo le musiche per questo nuovo disco adattandole ai testi ispirate alle poesie di Reiner Werner Fassbinder (noto regista tedesco morto nel 1982). “Black Hearts In Black Suits” è un album in cui la Poesia è la protagonista assoluta e viene impreziosita da musiche neoclassiche che avvolgono l'ascoltatore in un'atmosfera pregna di romanticismo. “Eternally Yours” , “No forgiveness”, “I believe I was yours” sono le tracce che più mi hanno colpito. Ritengo comunque che tutti i brani di questa nuova opera rappresentino un ottimo connubio tra Stefano Puri e Simone Salvadori. “Black Hearts In Black Suits” non è ne il seguito di “Armageddon gigolò” ne il tentativo di continuarne il discorso, ma è una nuova strada intrapresa verso la musica raffinata e di qualità. L'album è uscito sia in Cd che in Vinile ma le due versioni non sono uguali in quanto presentano dei brani differenti aggiunti alla tracklist, inoltre c'è una versione limitata in doppio cd. Un album da avere, magari in tutte e due i supporti.
Sito web: www.rustblade.com
(Nikita)

STOPPER 72
“Roibeard”

CD (Autoproduzione)

Torna il progetto solista di Gabriele Colandrea, chitarrista dei romani La Claque di Dafne che già abbiamo accolto sulle nostre pagine. Questo secondo album è un concept ispirato alla storia di Bobby Sands, militante dell’IRA che scelse di morire in carcere dopo un lungo sciopero della fame per protestare contro le durissime condizioni alle quali erano sottoposti i detenuti repubblicani irlandesi. Rispetto al precedente lavoro, uscito nell’ormai lontano 2008, Gabriele ha abbandonato quasi completamente l’impostazione new wave e la classica forma-canzone per offrirci cinque suites, sempre strumentali, che spaziano continuamente fra progressive rock, psichedelia, metal e ambient, il tutto con una vena talmente malinconica da far risultare per certi aspetti il disco più “dark” di tanti altri che si fregiano indebitamente di questa etichetta. L’assenza totale di cantato dà all’insieme l’aspetto di una colonna sonora, e la mente va subito alle grigie immagini delle strade di Belfast e Derry negli anni ’70, e al carcere di Maze a Long Kesh dove Bobby morì nel 1981. Anche questa volta Colandrea suona tutti gli strumenti, e fin qui niente di strano, l’aspetto sorprendente è l’averlo fatto in brani così lunghi ed elaborati, pieni di cambi armonici e ritmici, e per di più con una batteria programmata che sembra reale, dando così l’impressione di trovarci davanti ad una band vera e propria. Le tracce iniziano sempre soffusamente, introdotte da chitarra acustica oppure da sintetizzatori atmosferici, campionamenti vocali e cornamuse, squarciati improvvisamente da un bel muro di suono dove sono le chitarre, ovviamente elettriche, a far da padrone. E qui si vede proprio il compositore di gusto, attento alle melodie e alieno agli esibizionismi fini a se stessi: il punto più alto del CD secondo me è raggiunto dai fraseggi psichedelici di “Ulster”, brano centrale dal sapore pinkfloydiano, estremamente vario e mio preferito. Notevole anche il conclusivo e struggente “The Lark Song”. “Roibeard” è quindi un disco originale, ottimamente realizzato, ma soprattutto coraggioso come pochi: non è certo di facile ascolto e non è per tutti, quindi la decisione di autoprodurselo in questa epoca evanescente dove i CD non li compra quasi più nessuno a priori, dimostra una passione autentica. Del resto, Musica di questo livello – e rimarco la M maiuscola – meritava il buon vecchio supporto fisico e non si poteva lasciare nel solo formato digitale, anch’esso comunque disponibile tramite il sito Bandcamp: http://stopper72.bandcamp.com/album/roibeard
(Fabio Degiorgi)
STRYDWOLF
Lieder Von Traum und Tod

CD (Skull Line)

Il progetto facente capo all'olandese Willem Witte corona con questo superbo lavoro il suo quarto anno di carriera (esordì con "Weltstorm" nel 2009), proseguendo un fedele sodalizio con la teutonica SkullLine di Gesserthhausen, label specializzata in neofolk, martial ed industrial oramai da circa sette anni. Tiratura di 500 esemplari dalla maestosa grafica riportante un epico dipinto di battaglia ad opera di Reiner Langer, "Lieder" si ispira in maniera massiccia alla cultura ed alla letteratura tedesca, tributando con i suoi 19 brani un gran numero di scrittori, poeti e filosofi teutonici del diciannovesimo e ventesimo secolo: Gustav Falke, Anna Ritter ed Ernst Goll per citarne solo alcuni, mentre il grande Goethe rivive nell'ispirata "Nur in Traum", che vede tra l'altro la bella voce della nostra Stefania Domizia, recentemente in azione insieme a Solimano Mutti TSIDMZ sul palco meneghino del "The Theatre" in occasione del festival martial-industrial Sine Armistitio. I caldi paesaggi sonori dei migliori progetti neofolk (soprattutto tedeschi) contemporanei, mi piace ricordare Jännerwein, Falkestein ma anche Darkwood, riecheggiano nei 19 acquerelli di "Lieder Von Traum und Tod", lavoro che si avvale della collaborazione, oltre che della già citata Stefania, del francese Kentin Jiivekk e di Niemandsvater. La calda voce di Willem, unitamente ai fraseggi tra chitarra acustica e fisarmonica, si dimostrano ancora capaci di scaldarci il cuore; si alzino dunque i calici, il neofolk non é morto, e marcia insieme a noi!
Sito web: www.strydwold.nl
(Oflorenz)
TIC TAC BIANCONIGLIO
Sasso di fiori
(autoprodotto)

I Tic Tac Bianconiglio, che avevamo già recensito sulle pagine di RS, ora ritornano con un nuovo mini che contiene, oltre all'inedito “Il cancello del trapasso”, 3 tracce tratte dal precedente mini "Oblio interiore" rivedute e corrette. Si tratta di 4 brani post punk molto convincenti soprattutto grazie al cantato recitato femminile che a tratti mi ricorda quello dei Massimo Volume degli anni '90. I T.T.B. mi convincono soprattutto perchè in questo mini, “Sasso di fiori”, mettono in luce la loro personalità e potenzialità. Attendiamo al più presto un loro lavoro di lunga durata.
Sito web: https://it-it.facebook.com/pages/Tic-Tac-bianconiglio/200861923332957
(Nikita)
TUNNELS OF H
Lost corridors

CD(Cold Spring)

Debutta il progetto solista di Stephen Burroughs, vocalist degli storici "Head of David", gruppo nato a metà degli anni 80 che mescolava il suo alternative rock con elementi punk ed industrial e che annoverò tra le sue fila anche il batterista dei Napalm Death prima che creasse i suoi celeberrimi Godflesh. Tunnels of ?h non ha invece nulla a che vedere con tutto ciò: sprofondiamo infatti nei tetri abissi del drone esoterico/rituale del quale sono stati magnifici esempi in passato Current 93, Psychic TV, Coil, Z'Ev ed oggi gli Arktau Eos. Non è roba per tutti, non cavalca certo le mode, ma propugna qualcosa che non nasce per caso e che non viene fatto per caso: suoni e mantra che arrivano da mondi sconosciuti, fatti di culti dimenticati e misteri insondabili. Si sente che Burroughs non è un novellino e le tessiture sonore sono a dir poco eccelse per intensità e resa del suono, ma anche per potenza quasi ieratica del connubio tra voci sussurrate e stratificazioni sonore, unite al contributo grafico di Abby Helasdottir, perfetto gregario per un'opera di questo genere. Non c'è da fare la classifica del brano migliore: come sempre in questi casi l'opera va presa nella sua interezza concettuale ed assaporata tutta d'un fiato ripetutamente, sino a raggiungere lo stato di coscienza adeguato per provare a penetrarne il significato nascosto e solo apparentemente visionario: esoteric industrial come non se ne sentiva da un bel po'.
Sito web: https://www.facebook.com/TheTunnelsOfAh
(M/B'06)
WUORNOS AILEEN
Terrorist activity (atto unico di terrorismo futurista)
CDr (Silent Minds)

C'era una volta la musica industrial, termine che ha ormai perduto ogni significato con l'avvento della contaminazione elettronica in pressoché qualsiasi frangia musicale suonata negli ultimi cinquant'anni, e della epidemica diffusione degli atteggiamenti provocatori ed estremi che favoriscono spesso e volentieri le vendite di formazioni che musicalmente valgono poco. I gruppi che invece ancora incarnano in maniera pura questa attitudine ed hanno davvero qualcosa da dire, sono ormai davvero pochi: i Wuornos Aileen sono uno di questi ed il loro ultimo lavoro in uscita in queste settimane in edizione limitata su cd racchiuso in una confezione in formato A5, è la perfetta sintesi di cosa questo genere debba essere. Tematiche colte ed estreme a un tempo si uniscono a sonorità abrasive ed efficaci, e ad un artwork che richiama l'idea di terrorismo sonoro che il gruppo di Massimo Basili trasmette, sancito dalle foto dei suoi membri appuntate su un manifesto analogo a quello dei ricercati della Rote Armee Fraktion. Si parte col mai abbastanza valorizzato Pasolini che fa da sfondo con una delle sue perfette e più che mai attuali analisi della società italiana, prima che si scateni il caos in pieno stile Genocide Organ. Segue il "Piccolo catechismo ad uso delle classi inferiori" che offre su un tappeto rumoristico ipnotico un geniale dialogo in forma di domanda-risposta sulla società moderna, scomodando questa volta August Strindberg, dalla cui omonima opera è tratto il testo. "With usura" riporta invece la declamazione del canto XLV per opera del suo stesso autore Ezra Pound, in cui l'economia è vista come asse portante dello sviluppo culturale: la voce del poeta si intreccia con le linee sonore in un connubio soffocante ed apocalittico. C'è infine spazio anche per le poesie di uno dei componenti del gruppo, Andrea Leonessa, in "Società liquida e ceramiche sanitarie" e "Sacro lacrimogeno". La sensazione complessiva è di un ottimo lavoro dal punto di vista musicale, frutto della ormai ventennale esperienza di buona parte degli attori in gioco, lavoro che conserva sempre un approccio nei limiti dell'ascoltabile grazie all'eccellente resa dei suoni, pur non rinunciando a delle sfuriate violente come in "Nacionalizacion". Ma questo album, che attinge a piene mani da quelli che dovrebbero essere a pieno titolo i padri culturali della nostra epoca, è soprattutto un originalissimo manuale di reazione futurista all'omologazione che la società cerca di imporre quotidianamente.
Sito web: https://www.wuornos-aileen.org
(M/B'06)

Z'EV
A handful of elements

CD (Cold Spring)

Ritorna Z'Ev con finalmente un lavoro solista dopo due anni di intense collaborazioni con un lavoro che riprende quanto proposto in "Sum things", ossia un misto di ambient, drone e noise, questa volta incentrato sui quattro elementi che costituiscono il nostro mondo, cioè acqua, terra, aria e fuoco, ognuno riportato in latino come titolo delle prime quattro tracce, che trovano idealmente il loro legame nella quinta intitolata "Spiritus". Z'Ev è inoltre qui coadiuvato per la parte grafica da Abby Helasdottir, artista conosciuto soprattutto per le sue collaborazioni visual con grandi nomi come Inade, Sleep Research Facility e recentemente Sutcliffe Jugend. Non ci sono dubbi sulla validità di questo lavoro, anche se non è certo questo il genere che ha permesso al percussionista industriale di segnare indelebilmente un'epoca. Il suo approccio resta comunque unico e traccia il percorso rituale che raggiunge il suo apice nella traccia di chiusura dopo aver assistito a magistrali modulazioni delle stratificazioni sonore seguendo la natura dei quattro elementi.
Sito web: http://www.rhythmajik.com
(M/B'06)