Che destino per gli ex ragazzi
della porta accanto! Se lAustralia si era dimostrata freddina
nei loro confronti, la simpatica ed ospitale Inghilterra sfoggiò addirittura
unaperta ostilità, truccata da ostentata indifferenza da parte
della stampa. Cosa volevano questi amici dei canguri? Il loro rumoroso
swamp-punk sembrava antiquato e fuori moda, uninutile provocazione,
tanto esotico da apparire più provinciale che interessante. Ma cosa
stava facendo Ivo Watts-Russel, si era bevuto il cervello?
Fortunatamente il pubblico invece sembrava capirli
nostalgici
del punk, insoddisfatti dalla scena industriale, desiderosi di un
dark più selvaggio, a centinaia affollavano i loro concerti. Questo
ebbe soprattutto due effetti: innanzitutto venivano identificati sempre
più, loro malgrado (anzi, nella loro più totale indifferenza), con
la scena gotica. In seguito, tutti questi mesi di inverno inglese,
concerti succhia-energia ed eroina li avevano definitivamente esauriti.
Fu così che, dopo luscita di The Birthday Party, i cinque
ex Boys Next Door fecero ritorno nella nativa Melbourne (ovviamente
in Australia) per tirare un po il fiato. E qui notarono una
cosa che, oltre a lusingarli un minimo, li fece anche parecchio incazzare:
improvvisamente tutti li amavano, i loro fan si erano incredibilmente
moltiplicati. Allora è vero che quella australiana era una scena ancora
molto provinciale! In patria non erano riusciti ad emergere, ma con
lemigrazione divennero dei miti dalla lontana capitale
Londra.
A ciò si aggiungeva il fatto che Keith Glass, nel frattempo, aveva
pubblicato il nuovo Ep con il loro vecchio moniker (cioè Boys Next
Door), senza nessuna autorizzazione, né sulluso del nome
sé sul cambiamento di copertina. Questo ovviamente fece esplodere
una lite, ma i ragazzi dovettero anche darsi una calmata: non potevano
inimicarsi l'unico benefattore, colui che aveva sempre creduto in
loro ed ancora continuava a sostenerli. Nuova rabbia e nuove frustrazioni,
quindi, ma anche nuovi concerti ed una nuova sicurezza sulla propria
strada e sui propri mezzi. Con queste basi, oltre che con le immancabili
droghe, i cinque si rinchiusero in sala dincisione, sempre con
Tony Cohen, a Melbourne. La festa di compleanno era cominciata e adesso
doveva continuare. Ma come? Spingendo sul pedale delleccesso,
ovviamente.
Nel mese di marzo del 1981 (ma in Inghilterra fu in aprile) uscì il
primo vero e proprio Lp dei Birthday Party, lormai classico
Prayers on Fire. Sulla copertina una loro immagine live mossa,
che ripete un effetto già visto su Kaleidoscope di Siouxsie
& the Banshees, sul retro il disegno in rosso, tra il macabro
ed il buffo, di un teschio-polipo.
Selvaggio e tribale quanto mai, iniziava Phil Calvert con le trascinanti
percussioni di Zoo-Music Girl, un organo di sottofondo (Harvey)
e la chitarra acida di Howard. Cave era ripetitivo, aspro e crudele,
oltre che decisamente triviale. Entrano le trombe, lorgia esplode
e con essa le imprecazioni. Ipnotica, sgangherata e selvaggia, Zoo-Music
Girl sarà una loro pietra miliare, sebbene forse amata più da
loro stessi che dai fan.
Ma il ritmo rimane sostenuto per uno dei loro capolavori irresistibili:
Cry, col verso ripetuto «no fish can swim». Un brano segnato
dalle scale discendenti di chitarra e dal ritmo serrato, con intermezzo
rallentato/sonico e finale catartico/gridato/esplosivo (ed assurdo:
Cave gridava «fish cry!!»). Poi cambia tutto: la musica si fa paradosso
e diventa quasi unimitazione di ministrel-show. Si tratta dellassurda
Capers, con chitarre stridule a ritmo di cabaret e Cave che
canta in una tonalità grottescamente bassa un testo pieno di neologismi.
Un cabaret dellorrido, da rimanere perplessi. Così vicino eppure
così lontano dai Virgin Prunes
I Birthday Party tornano ad ottimi livelli con il brano successivo:
il capolavoro autobiografico (o autoparodistico) Nick the Stripper.
Uno sputo, la chitarra in arpeggio, basso enorme che entra devastante.
«Insect» ripete Cave, su una ritmica potente sulla quale entra una
sezione di fiati a dir poco straniante. Nick lo squartatore è nascosto
allocchio, perché «fat little insect», ma il giro cambia ed
il brano si arrota su se stesso, fino a tornare alla strofa. È la
variante a creare questeffetto che trascina e spiazza e ad introdurre
il caratteristico pseudo-assolo di chitarra nella parte centrale del
brano. Sezione ritmica pesante (su ritmo stomp), urla
gutturali di Cave, o al limite testo nonsense, una chitarra in arpeggio
e laltra in fraseggio, sezione darchi quasi classica e
variante straziante. Tre minuti e 50 di capolavoro.
Molto bella anche la successiva Ho-Ho, una canzone che dava
ragione a chi sosteneva che i Birthday fossero un gruppo gotico. Batteria
lenta e percussiva, chitarra in arpeggio, voce bassa e quasi cavernosa
(non di Nick, stavolta, ma di Rowland S. Howard). Leffetto è
decisamente gotico, sebbene di un loro particolare ed originalissimo
gotico, se non fosse per quel ritornello che faceva quasi coro di
ubriachi. In effetti la canzone fu scritta da Genevieve McGuckin,
la fidanzata di Howard. Con la successiva Figure of Fun si
riprendevano i temi cari ai cinque ragazzi: tempo febbrile, chitarre
lancinanti, urla gutturali, arricchite stavolta dallo stacchetto al
rullante di Calvert ogni volta che veniva ripetuto il titolo. Il finale,
manco a dirlo, è un indistinguibile delirio. Leffetto lascia
attonito lascoltatore che, perplesso, volta il disco.
Purtroppo bisogna dire con onestà che il lato B non sarà allaltezza
della-side. Eppure comincerà con un altro dei loro capolavori
assoluti: King Ink. Raschiamento di gola, ritmica pesantissima
che ricorda molto (forse troppo) quella di Nick the Stripper.
Come quello, il brano è lento ma potente, magmatico, con questo giro
di Pew veramente ipnotico. Cave canta di questo personaggio terribile
e poco definito, che tende ad identificarsi con un insetto (similmente
a Nick the Stripper). King Ink, però, se possibile è
ancora più trascinata e selvaggia, Cave ancora più straziato e gutturale,
le sue urla informi culmineranno con il verso che forse più di tutti
chiarisce la sua poetica: «Express yourself, say something loudly!»
(esprimiti, grida qualcosa ad alta voce), seguito da grido devastante
e liberatorio. Il terribile personaggio si rivela semplicemente (?)
un matto rinchiuso in manicomio.
Segue la bella A Dead Song, dalla ritmica sostenuta e molto
tribale (seppur con parecchie pause), che però purtroppo tende a risolversi
in qualcosa di già sentito, per i deliri quasi parlati di Nick Cave.
Finale loro solito. Con Yard la ritmica torna bassa e pesante.
Un sassofono lontano ulula. Anche la voce è remota, un lamento lontano
(prima di esplodere nelle grida disarticolate e melodrammatiche del
nostro). Il testo è leggermente inquietante, anche se ancora nonsense.
Un brano molto notturno, sebbene purtroppo sappia ancora di irrisolto.
Ne recupereranno la ritmica, l'anno dopo, per comporre un capolavoro
(She's Hit).
La successiva Dull Day sveglia decisamente fuori, con ritmica
vispa e bel pianoforte. È la storia sghemba di uno che non sopporta
la luce del giorno, forse un vampiro, col verso finale spiazzante
«Im drinking, Im drunk». Nel finale torna la loro orgia
sonora delirante. Molto bella, infine, lultima Just You and
Me, di Mick Harvey. Viene recuperato il clima cabarettistico,
sebbene in senso claustrofobico e di malattia mentale, con fiati marziali
a scandire il tempo. Un brano obliquo ed inquietante, forse troppo
breve, ma quasi in grado di nobilitare una b-side in tono un po
minore.
A questo punto, di comune accordo, i cinque riconciliatisi con Glass
decisero di far uscire un singolo, che risulterà essere la viscerale
Nick the Stripper.
Per promuovere il singolo cera bisogno di un video e per girarlo
organizzarono una grande festa collettiva nella desertica campagna
australiana. Tra fan sbronzi e cameraman destinati a diventare famosi,
Tracy Pew trovò molto buffo mettersi in testa un cappello da cow-boy.
In effetti vedere la sua massiccia figura sempre un po stonata
oscillare pericolosamente, vestito con una maglietta a rete e con
sopra un copricapo simile, più che buffo sembrava tra linquietante
ed il grottesco. Questa cappello da cow-boy sarà da allora il suo
marchio di fabbrica. Se è per questo, anche Cave pensò bene di distinguersi
indossando una maglietta con scritto "porca dio" (sì, con
l'errore). Fortunatamente il buon senso (o il buon gusto?) impedì
che anch'essa divenisse marchio di fabbrica.
Per tornare al singolo, sul retro furono inserite due canzoni inedite.
La prima, Blundertown, nonostante il bellavvio di piano,
è un loro minore. Tuttavia latmosfera western ed il ritornello
melodico, epico e, diciamolo, cinematografico, la renderanno un esperimento
interessante. Più assurda e nel contempo più inquietante sarà laltra,
Kathys Kisses. Un inizio stonato per pianola e sax acuto,
un ritmo sghembo e vaudeville, un testo veramente assurdo. Una sola
frase ripetuta con fare sempre più disperato, che tradotta suona così:
«i baci di Kathy, cadono fuori dalla sua bocca, sul pavimento, raccogli
la polvere e spazzali sotto la porta». Insomma, una filastrocca dellallucinazione.
Entrambi i brani saranno raccolti nell'edizione su Cd di Prayers
on Fire.
Tornati in Inghilterra i
Birthday Party vollero sputare lalbum addosso a quel paese che
li aveva derisi (e/o ignorati), insieme con un carico di insulti e
minacce, come si erano allenati a fare in Australia. Anche latteggiamento
di Nick non fu mai così negativo ed ostile nei confronti di pubblico
e stampa. Eppure dovettero rimanere sorpresi anche in questo caso.
LInghilterra, infatti, si stava rivelando provinciale quasi
quanto lAustralia.
Dopotutto i cinque venivano da lontano e con loro portavano un bellissimo
album, corredato da un ottimo video che illustrava un brano veramente
interessante. Carino, poi, questo loro atteggiamento riottoso, fa
perfettamente pendent con questo loro genere nuovissimo
come si chiamava? Ah, swamp-punk, molto pittoresco!
Insomma, anche in Inghilterra, da reietti erano diventati divi.
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