Ebbene sì, sembrava toccasse
ancora una volta alla regina oscura chiudere/aprire la stagione gotica
(in effetti chi chiudeva una stagione, implicitamente apriva quella
successiva), ed ancora una volta lo fece di gloria in gloria, di magnificenza
in magnificenza. Certo, nessuno allora poteva prevedere la resurrezione
della prima vera regina, l'immensa Nico...
Ma come fu, quando esplose fragoroso ed inarrestabile lamore
fra Siouxsie Sioux ed il batterista dei Bashees, Peter Clark, in arte
Budgie?
Forse durante la polemica radiofonica che, a pochi giorni dalla pubblicazione
di Kaleidoscope, Siouxsie sosterrà contro Blondie? O durante
le registrazioni del nuovo singolo, Israel, sempre con Nigel
Gray? Oppure durante la soddisfacentissima tournée negli Stati Uniti
del novembre del 1980, che consacrerà definitivamente i Banshees allo
status di star internazionali? Certo queste cose rinforzavano lo spirito
di gruppo, integrando sempre più i nuovi arrivati. Ora finalmente
McGeogh e Budgie potevano considerarsi Banshees a tutti gli effetti,
perfettamente in grado di sostituire McKay e Morris.
Eppure Israel fu commercialmente un mezzo disastro, nonostante
si
tratti di un pezzo bellissimo, contrassegnato dal potente giro di
basso di Severin (irresistibile ad invitare alla danza) e dal malinconico
ritornello di Siouxsie. Sarà stato forse per la copertina, decisamente
un po' troppo spartana? (faranno molto meglio le Polydor italiana
e tedesca, con grafiche qui riportate rispettivamente) No. Nella pratica,
e con un certo sgomento, fu proprio il suo implicito filo-semitismo
a non piacere. Purtroppoi punk, nel loro essere sostanzialmente
apolitici o, al più, anarchici, spesso utilizzavano simboli di ogni
tipo a puro fine dissacratorio: persino a Siouxsie in passato successe
di indossare una svastica. Questo allora (più tardi le cose risultarono
più chiare per tutti) diede ai punk unindesiderata simpatia
da parte degli skinhead più di destra, i quali, durante le date inglesi
del febbraio 1981, infastidirono il gruppo, reo ai loro occhi proprio
di avere pubblicato una canzone filo-israeliana. Anche episodi come
questo uniscono le persone.
Poi seguì il tempo di incidere il nuovo disco ed i quattro non poterono
non chiamare nuovamente il produttore Nigel Gray, deus-ex-machina
della loro risurrezione artistica. Ma lamore, dovè finito
lamore?
Incidere un disco costa fatica
ed un certo momento i due vecchi amici Steven (Severin) e John (McGeogh)
si prendono una pausa. Al loro ritorno sentono della musica provenire
dallo studio di registrazione: sono loro, Siouxsie e Budgie che suonano
insieme (lei la chitarra e lui, ovviamente, le percussioni) come se
non avessero mai fatto altro. Nascono così i The Creatures, progetto
estemporaneo della nuova
coppia, ma nasce così anche levidenza inequivocabile della coppia
stessa
Il 22 maggio esce il singolo Spellbound / Follow the Sun
(più Slap Dash Snap nella versione a 12), neanche in
questo caso un gran successo, ma fortunatamente non un fiasco come
Israel. Ma sarà solo un paio di settimane dopo, esattamente
il 6 giugno, che la Polydor distribuì nei negozi uno dei capolavori
del dark, il formidabile album Ju Ju. Formidabile, si è detto,
e sono diverse le ragioni che giustificano un simile giudizio:
1) Sarà stato lamore appena sbocciato, saranno state le numerose
date insieme, ma i Banshees erano in ottima forma, sia compositiva
che tecnica. Un gruppo tosto, rodato e coeso. E dopo lambivalente
prova di Kaleidoscope ciò valse oro.
2) Proprio perché è vero che Low e Heroes sono stati
i due episodi della trilogia berlinese di Bowie ed Eno a fondare il
dark, Lodger, più solare ed etnico, fu dei tre il più snobbato.
Ecco, stranamente i Banshees sembravano voler dimostrare che tribalismo
etnico e musica oscura erano tuttaltro che incompatibili.
3) Le tematiche affrontate da Siouxsie sembravano abbandonare i romanticismi
e/o gli estetismi del precedente album, tornando finalmente ai temi
cari ai loro fan: esoterismo ed occultismo, antiche/nuove vie di liberazione
per luomo moderno.
Etnico ed inquietante fin
dalla copertina, con quel mascherone africano che cornuto e cieco
ti osserva, Ju Ju apre con larpeggio del singolo Spellbound.
Un fraseggio di voce, poi fragorosa e frenetica la sezione ritmica
che condurrà il brano nelle spire avvolgenti del suo ritornello. Una
danza scapestrata e costretta, la danza dellindemoniato, del
posseduto, del tarantolato. Il tempo seppe rendere a questa bella
canzone (come alla forse addirittura migliore Israel, se è
per questo) il riconoscimento che meritava. Lintermezzo percussivo
di Budgie, poi ripreso nel finale, era il miglior manifesto del nuovo
corso.
Ma latmosfera pare calmarsi, e delicate percussioni introducono
un altro capolavoro: Into the Light. Ancora il giro di basso
di un demone che ti contorce, ma anche la voce è dolce e misteriosa,
fino al ritornello decorato da una splendida chitarra per unaltra
danza costretta: quella della falena attratta ma accecata dalla luce.
E latmosfera rimane apparentemente tranquilla anche per la successiva
Arabian Knights, almeno fino al ritornello melodico e lamentoso.
La brutta storia di uno stupro in un paradiso orientale per turisti.
Incredibile il bridge centrale in cui, su un giro chitarristico perfettamente
scandito da una percussione esotica, Siouxsie incita al movimento.
Dopo, un altro inizio soffuso, molto oscuro
Dura poco, esplode
subito la musica, su un riff duro di McGeogh, si tratta di Halloween,
un inquietante incubo stagionale, opera di Severin. Riporta, per la
gioia dei fan, i Banshees a vecchie atmosfere, ma non va molto oltre.
Comunque unaltra danza scatenata, come del resto sarà la successiva,
veramente irresistibile e trascinante fino allepilessia, Monitor.
Chitarra fissa e reiterata, gran lavoro di basso sotto, batteria al
suo posto, voce in eco. Cosè vero, la realtà di ogni giorno
o il monitor televisivo? Ed è così importante questa differenza? La
variante di chitarra fa tacere queste domande nel delirio della danza.
E quando il brano sembra finire, traditore ricomincia, trascinante
quanto mai.
Febbrile
e tremante lascoltatore gira lLp solo per trovarsi in
preda ad un altro capolavoro: la notturna e misteriosa Night Shift.
Inizio soffuso, intervento portante di Severin, voce straziante. Certo,
è una caccia al vampiro, ma il mostro lo si odia e lo si ama. Le parti
di chitarra saranno il contraltare psicologico alla drammaticità della
voce, soprattutto dopo il bellissimo ritornello. Se il sentimento
può essere cantato così («in heaven and hell with you»), allora benvenuti
i Banshees e brani come Night Shift. Ma dopo la sua conturbante
eleganza ecco che unaltra danza tribale e frenetica nasce poco
a poco da un semplicissimo accordo di chitarra (suonata anche da Siouxsie:
è la prima volta!). Sì, è lui, Budgie, che torna selvaggio e senza
freni in unaltra orgia del corpo, Sin in My Heart, peccato
nel cuore, vola come un dardo ed i piedi non possono stare fermi,
ed il corpo si scuote, soprattutto sulle ipnotiche variazioni di McGeogh.
Un delirio irresistibile, forse il brano più trascinante dellintera
loro produzione.
Più beffarda la penultima Head Cut, ottimamente sostenuta da
una delle sezioni ritmiche più affiatate della stagione. Il brano
in sé non sarà fra i più famosi (un post-punk narrante le gesta di
un mascherone che prende vita
quello di copertina?), nonostante
lintrigante parte di chitarra e la voce sbilenca, ma costituirà
un valido esempio di classe oscura. Come estremamente oscuro, quasi
al raccapriccio, sarà lultima Vodoo Dolly, che vede il
gruppo tornare appieno alle torbide atmosfere dei loro esordi. Ma
con una classe ed unesperienza invidiabili. Come le scale allucinate
e flippate di chitarra che, nel silenzio, sostengono una Siouxsie
che mormora le gesta della bambolina vudù. La voce canta, recita,
declama, sale di tono, così le note della chitarra si allungano, si
inviluppano, il sabba parte, lallucinazione, il demonio tribale
delle percussioni. La bambola vudù da schiava diventa padrona, il
suo tocco è stregato, immobilizzante, ti risucchia le energie, ti
condanna ad una morte lenta ed inconsapevole. Ma la voce è sempre
più spiritata, il ritmo accelera, si odono gli echi stregoneschi di
Helter Skelter (loro versione), di Ikons, o addirittura
di Lords Prayer e la follia deflagra delirante ed inarrestabile.
Ma poi la danza si esaurisce, le energie sfiniscono, il sabba si chiude
in se stesso, nuova Sister Ray delloltretomba.
Col capolavoro Vodoo Dolly
si chiude il capolavoro Ju Ju, disco estremo ed epocale. Perché
in grado di allargare ulteriormente i confini del dark, perché in
grado di produrre danza avanguardista e fuori da ogni banalità. Ma
soprattutto perché riporterà la regina oscura saldamente in sella
al movimento musicale che fu lei a creare, senza necessariamente negare
certe aperture più orecchiabili introdotte con Kaleidoscope,
ma interpretandole in una giusta prospettiva artistica ed esecutiva.
Insomma, il punk era definitivamente superato, ma questo non doveva
significare mollezze o autoindulgenze.
Finti dark doccasione, opportunisti punk del riflusso e ragazzini
scimmiottatori vari, attenzione! La regina della scena gotica è più
in gamba che mai ed è con lei che dovrete misurarvi.
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