2.4 Killing Joke– singoli

Le origini di un gruppo, di qualsiasi gruppo, sono sempre un po’ avvolte nella leggenda. Nel presente caso la leggenda vuole un proletario disoccupato e arrabbiato, Jeremy Coleman, in fila all’ufficio collocamento di Londra con un amico, tra la fine del ‘78 e l’inizio del ‘79. Stanco o divertito dalle lamentele di Coleman sui malesseri di questo mondo (o perlomeno dell’Inghilterra thatcheriana) l’amico disse qualcosa del genere: “devo assolutamente farti conoscere un tipo”, portandolo poco dopo in un appartamento di periferia. Tra Coleman e il tipo, certo Paul Ferguson, batterista, sembra che l’intesa sia stata immediata: i due avevano capito che dovevano fare musica insieme, qualcosa, secondo le loro parole, “come il suono della terra che vomita”.
La cronaca, invece, riferisce che Coleman e Ferguson suonassero già insieme nella Matt Stagger Band, in effetti il gruppo d’origine di Ferguson, al quale Coleman si aggiunse come tastierista. Ma la personalità litigiosa e debordante di Coleman lo rese immediatamente incompatibile con la leadership di Stagger, col risultato che il nostro abbandonò presto il gruppo portando via con sé Ferguson. I due, successivamente, misero su un giornale locale il seguente annuncio: “Want to be part of the Killing Joke? Total Publicity - Total Anonymity - Total Exploitation” (difficilmente traducibile con “Vuoi far parte dello Scherzo che Uccide? Totale pubblicità – totale anonimato – totale sfruttamento”).
Così facendo trovarono i musicisti Kenneth Walker per le chitarre e Martin Glover al basso: lo Scherzo che Uccide era nato! I primi brani ad essere composti furono Malicious Boogie, Wardance (in una versione più edulcorata e “tranquilla” rispetto a quella conosciuta), Pssyche e Nuclear Boy, che costituivano l’ossatura dei loro concerti insieme a cover dei gruppi punk più celebri (loro cavallo di battaglia era Bodies dei Sex Pistols).
Spostatisi a Notting Hill, i quattro cominciarono a registrare le loro composizioni finanziati, sembra, dalla ragazza di Coleman di allora. Il primo prodotto uscito del loro studio artigianale fu un 10 pollici contenente 3 brani: Turn to Red, Nervous System e Are You Receiving?, era il mese di ottobre 1979. In onore del loro brano Malicious Boogie chiamarono la loro personalissima etichetta discografica Malicious Damage, ma in realtà dovettero versare del denaro alla Island perché li distribuisse. Anche i loro nomi erano diversi, secondo la moda degli pseudonimi tipica del punk, ora c’erano: “Jaz” Coleman a voce e tastiere, “Geordie” (Walker) alla chitarra e “Glover” Youth al basso (chi era rimasto fedele al suo nome sembrava il solo Paul Ferguson).
Per entrare nel merito, i brani, seppur piacevoli, perfettamente in linea con i tempi che correvano ed addirittura moderatamente innovativi, non erano certo quel gran che. Turn to Red cominciava con una sventagliata di chitarra distorta per poi stabilizzarsi su un ritmo sostenuto e continuo. In effetti una voce molto effettata dava al pezzo un aspetto decisamente reggae, accentuato anche dalla chitarra quando da rumorista/distorta voleva farsi ritmica. Un pezzo bello e piacevole, basato sui ripetuti effetti degli strumenti: da quelli ritmici della batteria a quelli elettrici della chitarra, da quelli elettronici del synth agli echi e riverberi della voce.
Anche Nervous System, perfettamente introdotta dal basso, aveva un andamento reggaeggiante, con la voce rauca e rabbiosa di Coleman perfettamente inserita. Tuttavia il ritornello era piacevole, certamente aperto ed armonico, quindi assolutamente nulla di oscuro o, men che meno, difficile. Più tosto l’inizio distorto prima e con chitarra ritmica serrata poi di Are You Receiving, anche se poi la voce si adattava molto agli stilemi del punk. Un bridge aperto, che introduceva un ritornello ripetuto, certo non aiutava l’originalità o “l’essere di tendenza” del brano, meglio la parte centrale lievemente rumorista (ma purtroppo molto breve). Una variante quasi-parlata evidenziava un aspetto di impegno politico e sociale dei Killing Joke, certamente inedito in altri gruppi cui venivano paragonati; una chitarra fortemente effettata prima dell’ultimo ritornello è la cosa migliore del brano.
Un brano bello, comunque, di un gruppo deciso, forte, con le idee chiare. Soprattutto ciò che distingueva i Killing Joke da altri gruppi post-punk (come ad esempio i Clash, cui tendevano ad assomigliare) era la straordinaria ricchezza ed originalità degli arrangiamenti, non usuale in una band con così poca esperienza. Effetti di distorsione e ritardi, riverberi, sintetizzatori elettronici o altre tastiere, davano origine ad un orizzonte cromatico di suoni multiformi ed affascinanti.
Infatti, pochi giorni dopo l’uscita del 10” (e della sua versione ai normali 7” del 45 giri, contenente però solo i primi due brani), nel mese di novembre ‘79 uscì il loro Ep (a 12 pollici) Almost Red, che fu incredibilmente apprezzato dal dj John Peel, il quale non esitò ad invitarli al suo programma. Questo diede loro una potenzialità di ascolto insperata, che portò ad un successo forse imprevedibile. Fu così che un gruppo bravo ma in linea con altri, autore di azzardi eccessivi e normalmente non fruttuosi, che anzi avrebbero presto portato al fallimento dell’impresa (la registrazione e pubblicazione a proprie spese del materiale), si ritrovò a godere di un successo e di un’audience straordinari, elementi che fecero stravolgere anche i loro rapporti con la Island. Forse la mossa azzeccata dell’Ep fu proprio l’unico inedito, la title-track, quell’Almost Red dalla tastiera molto dance ed il timbro vocale più arrabbiato. Una sorta di punk-dance aggressiva, insomma. Qualcosa stava cambiando.

Con i successivi concerti Jaz Coleman mise meglio a fuoco la sua proposta artistica. Al popolo punk (o post tale) piaceva ballare, certo, ma a lui questo non bastava. Voleva giustamente veicolare un messaggio di impegno e di denuncia sociale e per far ciò poteva solo aumentare la dose di aggressività dei suoi brani. E questo non poteva che far aumentare un senso di minaccia costante, quasi di oppressione dei brani stessi, caratteristiche che li fecero assimilare alla compagine gotica. Nel marzo dell’80 la Malicious Damage, sola, fece uscire il singolo Wardance/Pssyche e finalmente i Killing Joke apparvero in tutto il loro potenziale distruttivo.
Wardance iniziava con un malato colpo di tosse, interrotto da effetti sonici a loro volta interrotti dal ritmo serrato degli strumenti, punk ma con effetti elettronici di sottofondo. La voce era mostruosamente trasformata: poco più di un rantolo rabbioso, tranne nel ritornello (anche in questo caso la ripetizione del titolo) affidato al coro dei musicisti con batteria tribale. Una matassa di veleno acido, ballabile ma schiacciante. Il retro, Pssyche, era un punk-rock aggressivo ma più convenzionale, anche nell’uso della voce. Belli comunque gli effetti sonici degli arrangiamenti dei quattro, capaci di sprigionare, nella fissa ripetitività delle loro strutture, un’energia crescente. Le urla psicotiche di Coleman facevano il resto.
Il successo entusiasmante del singolo lanciò i Killing Joke in una bruciante e sorprendente carriera, caratterizzata dalle intemperanze caratteriali del loro leader. Profeti dell’urlo sociale, dell’angoscia urbana e del dolore esistenziale della sconfitta, il loro stile claustrofobico, ripetitivo e pesante aveva anticipato di parecchi anni il rock a venire.

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