Il
primo dei celebri gruppi punk sotto osservazione a dare
una svolta allandazzo generale, e ad essere sensibile alla funerea
Trilogia Berlinese di Bowie ed Eno, è stato quello dei gloriosi Wire.
Si dice che il cinema sia nato con una doppia faccia: da una parte
i fratelli Lumiere, realisti ed istituzionali, dallaltra Meliés,
fantasioso e sorprendente. Baciati da un successo che li rese immortali
i primi, conoscitore di una buona stagione ma morto in miseria il
secondo. Il quasi contemporaneo Edison, americano, è stato già la
sintesi dei due estremi, ovvero la fiction più o meno realistica,
cioè ciò che il cinema è tuttora.
Qualche similitudine con il punk la si può trovare, volendo. Per estremo
paradosso i realisti ed istituzionali sono stati i Sex Pistols, perché
arrabbiati (proletari) e gruppo in assoluto più imitato
del punk, mentre senza dubbio il ruolo di fantasiosi ed imprevedibili
tocca agli Wire. Come i Sex Pistols,
sono stati titolari di un solo album, Pink Flag che,
nel suo essere assolutamente punk in filosofia e propositi
(21 brevissime canzoni incendiarie, musicisti entusiasti ed al limite
dellinettitudine), è stato ciò che di meno punk lepoca
aveva proposto: non solo per lassoluta mancanza dei soliti corrivi
ed elementari riff chitarristici, non solo per la totale assenza di
qualsiasi forma di ramalama vocale, ma soprattutto per la genialità
compositiva, per lincredibile varietà di melodie ed umori. Con
Pink Flag Colin Newman a voce e seconda
chitarra, Bruce Gilbert alla prima chitarra, Graham Lewis al basso
e Robert Gotobed alla batteria lasciarono allucinato e sorpreso il
pubblico alternativo, riuscendo a dimostrare che il punk poteva essere
fantasioso e creativo. Pure troppo: non riuscirono infatti a creare
una scuola di proseliti solo lontanamente simile a quella
dei più celebri antagonisti.
In quellinizio di autunno 1978 gli Wire decisero di sorprendere
ancora ed uscirono con un altro capolavoro: Chairs Missing,
sempre per la EMI. Una copertina bellissima, con quelle tende nere
e quella viola solitaria nel mezzo. Un'intuizione sorprendente e notevole,
una vera opera proto-gotica.
Sin dal primo pezzo, Practice Makes Perfect si capisce subito
che le cose sono cambiate. Una chitarra ripetitiva si sovrappone ad
un ritmo opprimente, una voce allucinata comincia tranquilla tra rabbrividenti
cambi di accordo ma verso la fine crescerà in volume ed angoscia fra
beffarde risate e dissonanze di sottofondo. Un brano oscuro, quindi,
dotato di una ritmica ripetitiva e tagliente, che scandiva uno dei
capolavori proto-gotici di sempre. Più soffusa e tranquilla sembra
cominciare la successiva French Film Blurred, trovando anche
soluzioni più ariose e melodiche senza però abbandonare mai una sottile
inquietudine. Si potrebbe definire una meditazione disincantata ed
allarmata, con effetti oscuri.
Una tastiera nevrotica mescola le carte nei pezzi più veloci, fino
ad arrivare, dopo qualche puntatina che ricorda il punk degli esordi
(Men 2nd), alla soffusa e lievemente depressa malinconia di
Marooned, così ben scandita da basso e chitarra. Un arpeggio
apre il brano che poi, in chiave minore, porta alla voce fatalista
di Newman. Depresso e nervoso insieme, il breve brano ha un effetto
spiazzante.
Dopo un altro ricordo punk dal titolo provocatorio (Sand in My
Joints), ed un brano rumoroso ma dallintro quantomai sinistro
(Being Sucked in Again) ecco un altro dei capolavori dellalbum:
il basso comincia pulsante il suo giro, poi entra la voce quasi sussurrata:
mi sento freddo, mi sento vecchio, sono sublime, la tensione
cresce, il volume degli strumenti pure, mi sento vuoto e oscuro,
come un battito del cuore. È Heartbeat, brano in un crescendo
teso e minaccioso, che imploderà epico e dimesso, un capolavoro di
tensione. Altrettanto inquietante è lincipit del successivo
Mercy, che poi esplode senza però calare di tensione. Latmosfera
è cupa, la chitarra fragorosa, una rabbiosa filastrocca per bimbi
cattivi, prima si calma poi esplode furente. Questa è la loro via
al post-punk.
I Am the Fly e linno orecchiabile, fatto per vendere
(bisogna pur campare) e piacere ai punk del riflusso, ma che classe!
Le chitarre reiterate e distorte, la voce beffarda, il ritornello
ripetitivo e cockney
I Feel Misterious Today è una scheggia garrula e impazzita,
la successiva From the Nursery ritrova la minacciosità corale
delliniziale Practice, sebbene risulti più legata al
loro assurdo punk stralunato. Più rappresentativa la successiva Used
To: ancora un inizio in sordina, una tensione palpabile nascosta
sotto una pseudo-melodia, un finale che è la ripetizione ad libitum
dellaccordo. Lultima Too Late, invece, recupera
fragorose e beffarde attitudini punk, sebbene senza dimenticare un
persistente ed oppressivo senso di minaccia.
Eleganti, rabbiosi, oscuri,
il principale merito degli Wire è stato il mettere le cose in chiaro.
Certo, in Chairs Missing non avevano ancora tagliato
il cordone ombelicale con il punk, con il loro personalissimo, surreale
e fantasioso punk. Ma in molti brani, Practice Makes Perfect,
French Film, Heartbeat, Mercy e Used To
su tutti, sono stati i primi che, autorevoli, avevano dato chiare
indicazioni su quale avrebbe potuto essere la più interessante delle
prossime evoluzioni del post-punk.
Certo, non si era ancora arrivati al gotico, ma con loro questo genere
doveva essere una cosa seria: il cervello aveva la sua importanza,
il suono era rabbioso e, perché no?, a tratti oscuro ed inquietante.
Ed i testi cosa dovevano fare? Ma è ovvio: parlare della pazzia che
ci circonda, delle nostre angosce, della fragilità del nostro sistema
nervoso, sconquassato da unipersensibile percezione. Insomma,
era il grande ritorno del lato oscuro! Ed era ora che qualcuno ne
parlasse.
Il destino e lintuizione hanno voluto che toccasse a loro.
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