Il WGT appena concluso era il numero 23, un numero
non banale per chi abbia mai seguito la favolosa famiglia
della T.O.P.Y., i Current, gli Psychic TV e le loro tematiche
crowleyane. Sebbene nessuno di questi protagonisti fosse
presente, il 23 ha portato decisamente bene, regalandoci
un’ennesima serie di esperienze e
forti emozioni come solo la kermesse della città sassone
è
in grado di offrire.
Il vostro amato staff, trafelato sotto il solleone
tedesco dei primi di giugno, si è sparpagliato per la città in cerca di succosi concerti: per il sottoscritto
è toccato ad AH CAMA SOTZ
rompere il ghiaccio, sovrastato ancora una volta dalla splendida
cupola del Volkspalast-Kuppelhalle.
Progetto derivativo della famiglia Hybryds facente
capo esclusivamente al belga Herman Klapholz, Ah Cama-Sotz
propone al folto pubblico del Volkspalast il suo set di
taglio maggiormente ambient-rituale, come peraltro preannunciato
dal programma con precisione assolutamente teutonica.
La commistione tra i diabolici visuals e le trame di oscura
elettronica generano una spirale che trasporta la mente
in una dimensione da incubo, proiettata nel tipico immaginario
del progetto belga legato ai lati più inquietanti delle antichissime civiltà pre-colombiane. Grandioso!
Tocca nuovamente ai JOY
OF LIFE, a distanza di tre anni dalla loro precedente
esibizione sui palchi del Treffen, regalare un spicchio
di storia del miglior post-punk di marca britannica. Un
Gary Carey leggermente sovrappeso sprizza allegria e simpatia
come d’abitudine, forse conscio che i suoi Joy faranno un
gran figurone, supportati dalla maestria di Mr. Rüdiger “Apoptose” , da sua moglie Silke ma soprattutto da 10 elementi
della Fanfara di Lipsia!
Band tanto valida quanto poco prodiga di uscite discografiche,
Joy of life eseguono gran parte del loro repertorio, pescando
a piene mani dalle due uscite “Enjoy” e “Hear the children”, producendosi in un finale al fulmicotone con l’intervento della fanfara che dona all’esibizione un tono quanto mai maestoso e marziale.
Sempre grandi!
Questa prima serata si chiude in grande con la prima
delle due performances previste ad opera di SIXTH
COMM,
ormai stabilmente un duo grazie al supporto alle percussioni
della compagna di Patrick Leagas, Mrs Antichildleague Gaya
Donadio.
Il palco di 6Comm è uno spettacolo a vedersi, con il suo arsenale di
piatti, tamburi, timpani tappezzati con i tipici drappi
neri raffiguranti i loghi runici del gruppo.
Imperdibile la set-list della serata, che non tralascia
i cavalli di battaglia della trentennale epopea del progetto
con il pathos ai massimi livelli nella mitica ”Calling”. La “Hagshadow
family”
ci esalta e si tratta solo della prima puntata, ci
aspettano infatti l’esibizione al Moritzbastei del
progetto di Gaya Antichildleague, e la seconda uscita di
6Comm prevista nella giornata di lunedi in chiusura di programma.
Il sabato ci mette subito alla prova, con temperature
che toccano i 30 gradi sin dalla tarda mattinata.
All’Agra va però in scena
la crème della old-school EBM, per la
precisione quelle di marca svedese e belga. I POUPPEE
FABRIKK (foto a sinistra) di Henrik Nordvargr Björkk sono forse il progetto oggi meno noto del gigante
svedese, soprattutto perché abbandonati
verso la fine degli anni ‘90 in favore
di una miriade di altri progetti spazianti tra dark-ambient,
power electronics e metal estremo. Nordvargr, Folkstorm,
Toroidh, MZ412 suonano magnificamente alle orecchie di qualsiasi
cultore di musica estrema, ed è sotto certi aspetti sorprendente questo Henrik così a suo agio nei panni del perfetto frontman EBM!
Salta, balla e corre incontro alle prime file coinvolgendo
il pubblico nei cori in più
di un’occasione,
un pubblico che nonostante l’ora non proprio
favorevole (l’esibizione scatta precisa alle
18) gremisce quasi per metà il vastissimo
hangar dell’Agra.
Il sabato si chiude per noi con
la “Big thing” della
Body Music belga per non dire mondiale: I KLINIK.
L’ affiatatissimo
duo Ivens/Verhaegen non perde un colpo, e nonostante l’età non più verde sprigiona on stage una forza dirompente!
Proprio come 10 anni fa su questo stesso palco, esiste anche
un Live uscito per Hands, i Klinik ripercorrono insieme
ad una folla entusiasta e partecipe i 30 anni di storia
che li hanno consacrati a capo-scuola del filone elettronico
belga più
intransigente,
insieme ai progetti paralleli Absolute Body Control, Dive,
Sonar e Monolith.
I beats ipnotici ed ossessivi di “Black Leather”, “Waking with shadows”
ed “Obsession” fanno muovere l’intera
audience all’unisono come un’unica onda, mentre i visuals alle loro spalle sparano
messaggi subliminali con i titoli dei brani. Catarsi collettiva
dai sussulti epilettici, questi sono i Klinik!
Il Theater-Fabrik mantiene fede al proprio nome,
rivelandosi un’ennesima location dal sapore post-indstriale
tanto partic
olare
quanto – ahimé – dalle temperature ai limiti della sopportazione.
Il piano superiore, dedicato ai live shows, registra non
meno di 35 gradi durante l’esibizione altrettanto hot dei
mitici VOMITO NEGRO
(foto a destra).
Raramente una band storica con tanti anni alle spalle conta
tra le migliori uscite proprio le ultimissime; il trio belga
ci ha stupito negli ultimi anni con i potentissimi “Skull and
bones”, “Fall of
an Empire” e “Death Sun”, dei quali
propone alcune killer tracks come le micidiali “Enemy of the State” e “Fighting the force”. “Fist in the air, face in the mud!”, scandisce un Gin Devo in gran forma, capace di
resistere stoicamente nei sui pesanti pantaloni in pelle
mentre gran parte della gente è ormai in bermuda e a torso nudo.
Più
forti del caldo,
più potenti dell’afa!
Sotto le volte del centralissimo Moritzbastei va
in scena quello che si rivelerà di gran lunga
il set più rumoroso e cattivo del 23 WGT:
ANTICHILDLEAGUE, (seconda foto a destra) creatura dirompente di Gaya Donadio, titolare del
network londinese Hagshadow nonché da tempo compagna di Patrick Leagas
nella vita come in campo artistico. E proprio Patrick la
supporta egregiamente alle macchine nei 50 minuti di assalto
power-electronics che rigettano sul pubblico violenza sonica
all’ennesima
potenza. L’autoflagellazione simulata on stage
e un grande rosario in legno che viene gettato in terra
ricordano il messaggio fortemente anti-clericale di ACL,
il cui full-lenght “The Son” è uscito
di recente per la nostra Old Europa Cafe, dando così una sorta di completamento al precedente “The Father” di 6 anni
fa. Burn the cross!!
E’ dura arrivare
fino all’1,10 di notte dopo una giornata così calda (in tutti i sensi), ma la re-union degli shoegazers
SLOWDIVE (foto sotto) era per me un punto fermo di questo
23esimo Treffen.
Autori di tre album nei primi anni ’90 ed assimilati
alla cosiddetta scena tipicamente british nota come “shoegaze” (ricordate
Ride e My Bloody Valentine?), i 5 capitanati dalla bella
Rachel Goswell e da Neal Halstead si riuniscono
nel 2014 dopo un ventennale blackout, riconquistando immediatamente
un pubblico nostalgico e fedele che è sempre
rimasto loro affezionato, nonostante la lunga lontananza
dalle scene.
Le recenti date della tournée europea lo
dimostrano chiaramente, con la loro partecipazione ad importanti
festival ed apparizioni su palchi di prim’ordine che hanno
spesso registrato il tutto esaurito. L’Agra di
Lispia non è da meno, così come il pubblico che nonostante l’ora tarda tributa al gruppo di Reading un’accoglienza calorosissima.
Se i solchi dei loro vinili catturavano quel tipico suono
leggermente psichedelico, dilatato e sognante, in sede live il gruppo si indurisce
decisamente, grazie alle chitarre che sparano un “wall of sound” di tutto
rispetto.Siamo ora in attesa
del nuovo
full-lenght, che si mormora sia in lavorazione
a distanza di ben 19 anni da “Pygmalion”!
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Sono anni che la serata di chiusura del
lunedi riserva bellissime sorprese in tema di elettronica
industriale, e quasi sempre presso la stupenda Kuppelhalle
e la sala gemella Kantine.
Quest’anno non fa eccezione: io attacco con VATICAN
SHADOW,
progetto statunitense di Dominick Fernow, noto storicamente
in primis come Prurient, ma anche per svariati side-projects
tra i quali l’ottimo act dark-ambinet Rainforest Spiritual Enslavement. Nome di punta
della Hospital di Chicago (gestita da Dominick stesso),
Vatican Shadow è paladino di quel sound che unisce la house-techno
più
ricercata ad una certa sperimentazione in campo elettronico,
il tutto mantenendo sempre in evidenza un mood molto da
club ed adatto per un contesto di DJ set ancor più che in
ambito di live show.
La tematica relativa agli interventi americani in medio
oriente, da sempre concept primario del progetto, rivive
tramite i visuals alle sue spalle, che mostrano una serie
di planimetrie e progetti tecnici di aerei da guerra.
Non mi coinvolge particolarmente dal vivo, mentre l’ho sempre apprezzato a livello di ascolto casalingo.
Nome legato all’universo
della Loki Foundations, label di Lispia specializzata in ambient cosmica, LAND:FIRE
fa
del suo punto di forza la commistione tra potenti drones
e visuals di grande impatto, tra i quali molte immagini
di repertorio di natura documentaristica relative a disordini,
scontri di piazza e violenza urbana. Le disastrose conseguenze
del “Nuovo Ordine Mondiale” sembrano essere il tema fondante nell’immaginario della coppia Merten-Emich, già piuttosto nota tra i cultori del genere per il loro
storico progetto Herbst 9.
Set potente e suggestivo, come del resto il successivo
ad opera di SVARTSINN, one-man project di Jan Roger Pettersenn questa
sera in versione duo. Altro progetto della scuderia Loki
(per la precisione Power & Steel, sua sussidiaria),
Svartsinn trascina il pubblico della Kantine in un vero
e proprio incubo, sovrapponendo oscurissimi layers elettronici e di violoncello ad ampi
stralci tratti dalla migliore cinematografia noire italiana
d’annata: riconosciamo alcuni celebri fotogrammi di
“Inferno” del maestro
Dario Argento, in cui i volti spaventati di Daria Nicolodi
ed Eleonora Giorgi accompagnano perfettamente le atmosfere
mortifere degli autori di “Elegies for the end”.
Siamo giunti alla fine della serata, e dell’intero Treffen.
Un po’ di malinconia ci assale come d’abitudine, ma viene presto spazzata via da una delle
gig più attese dell’intero festival, i grandi SIGILLUM
S.
A pochi mesi dal trentennale del gruppo, la coppia d’acciaio Bernocchi/Bandera cesella un set spettacolare
della durata di circa 80 minuti studiato appositamente per
l’evento
del Volkspalast, giocato su di una suite post-industriale
accompagnata da una serie di visuals montati ad hoc e ripresi
in parte da storico materiale video risalente agli anni
’80.
Estratti dell’ultimissimo picture “Glamour
& Decadence Across Galaxies” duettano con
gli storici “Bardo Thos-Grol” e con rivisitazioni dal più recente “23/20”, senza rinunciare ad alcuni brani nuovi di zecca
pensati appositamente per la serata. Per i cultori del progetto
meneghino ecco la setlist completa della serata, con relativa
indicazione degli inediti:
1. SAKURA BOCK INTRO (new)
2. SPECTACULAR GEOLOGICAL FAULT LINE SIGILLUM S
3. ROTE WIRSCHAFT (new)
4. PARTIAL RING EMBEDDED WITHIN THE ARC THROUGH THE MAKE
UP OF STARS
5. BARDO THOS - GROL REDUCTION
6. INVASION OF EARTH BY A MALEVOLENT HORDE
7. WEISSE FORSCHUNG (new)
8. COMPOSITION, TEMPERATURE AND CLOUD MOTIONS FROM RESURRECTED
ASTEROIDS
9. DISASTERS ARE THE AFTERMATH OF GOD'S FURY
10. SCHWARTZ WELTANSCHAUUNG (new)
11. FINALE (new)
Un pensiero va al terzo membro storico di Sigillum
S, Luca Di Giorgio, che avrebbe dovuto essere con noi questa
sera ma ha dovuto rinunciare a causa di fastidiose complicazioni
di salute dell’ultim’ora.
In definitiva una quattro giorni appassionante come
ogni anno, ove la cornice delle stupende locations offerte
dalla città di Lipsia e l’esemplare
organizzazione dell’intera “macchina” rendono
l’evento assolutamente unico nel suo genere, ed anni
luce avanti rispetto a qualsiasi altro festival di settore
e non.
A maggior ragione quest’anno la città e le sue infrastrutture hanno dovuto reggere uno
sforzo particolare, a causa della sovrapposizione tra il
WGT ed il festival di Bach, che ha attirato a sua
volta un numero impressionante di visitatori da tutta Europa.
Un plauso quindi alla città sassone ed allo staff organizzativo
del Treffen, tra due anni saremo al venticinquennale e ci
aspettiamo una festa ancora più bella ed ancora
più in grande!