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23° WAVE-GOTIK-TREFFEN
Leipzig (D) 6/9 Giugno 2014

testo e foto by Nikita

Dopo ben 10 anni ritorno al Wave Gotik Treffen a Lipsia: l’ultima edizione a cui ho assistito è stata quella del 2004.
Arrivo a Lipsia il giorno prima dell’inizio del WGT e ritrovo la città quasi come l’avevo vista l’ultima volta, bella e decadente, con ancora molti palazzi abbandonati che le conferiscono autenticità e un intrigante fascino sinistro.
Qui di seguito vi racconto giorno per giorno come ho vissuto il 23° Wave Gothic Treffen!

VENERDI 6 GIUGNO
Dopo aver ritirato il pass all’ufficio stampa all’Agra sono pronto ad affrontare il WGT.
In attesa dei primi concerti mi addentro nella parte del market. Noto che rispetto a dieci anni fa ci sono decisamente meno stands di dischi rispetto a quelli di abbigliamento che in prevalenza sono dedicati allo stile Steampunk, l’ultima tendenza fashion della scena oscura.

Prima di andare al Theatrerfabrik, dove ho deciso di trascorrere la prima giornata del festival, assisto a una parte del concerto dei CHRISTIAN DEATH (Valor alla voce e chitarra, al basso la consorte Maitri e alla batteria un turnista). Questo live è una delle tappe del tour della band dedicato al trentennale dell’uscita di “Catastrophe Ballet”, secondo album dei C.D. ma primo al quale partecipa Valor in qualità di chitarrista. La prima parte del concerto è dedicata ai brani di  Catastrophe Ballet” che vengono distrutti da Valor e soci. L’esecuzione dei brani del mitico album è molto fredda e poco convincente. La voce di Maitri non è in grado di eguagliare quella superba di Gitane Demone e quindi i brani risultano inascoltabili alle orecchie dei cultori dei C.D. originali. Ma non è finita! Anche Valor interpreta i brani in modo molto freddo non riuscendo a raggiungere il pathos che aveva il cantato poetico di Rozz Williams. L’arrangiamento delle canzoni è scarno e queste risultano svuotate e senza anima rispetto alle originali. Sembra di trovarsi davanti a una tribute band.  Dopo l’esecuzione dell’irriconoscibile “The glass house” finalmente la prima parte del tetro spettacolo si conclude e la band si concede una piccola pausa per il cambio d’abito. I C.D. tornano sul palco e la seconda parte del live, dedicata al repertorio più recente, ha inizio, ascolto poche note e disgustato fuggo in direzione del Theatrerfabrik.

Dopo aver preso 2 tram arrivo al Theatrerfabrik dov’è appena iniziato il live degli  AGE OF HEAVEN (foto a destra), band gothic rock tedesca attiva dal 1991 al 1997 e poi ritornata sulle scene nel 2005. Il loro sound è tipico del gothic rock anni ’90, voce profonda e monocorde, batteria elettronica e chitarre potenti e oscure.
Folto il pubblico presente sotto il palco.

A seguire i The BELLWETHER SYNDICATE (foto sotto), nuovo progetto di William Faith e Sarah Rose (aka DJ Scary Lady Sarah) di cui l’anno scorso è uscito l’EP “The Night Watch”.
I due sono accompagnati dal vivo da Philly Peroxide (tastiere), Mike Skull (basso) e da un batterista del quale purtroppo non ho trovato il nome in internet.
Il sound della band americana richiama molto il postpunk degli inizi degli anni ’80 e nonostante in alcuni brani l’atmosfera sia un po’ monocorde i The Bellwether Syndicate hanno una  grande presenza scenica che conferisce potenza ai brani.
Terminata la loro loro performance è giunto il momento che tanto attendevo.

 

 

 

 

Essendoci altri importanti concerti in contemporanea il pubblico si dirada e rimaniamo in pochi a vedere salire sul palco i MEPHISTO WALZ.
Purtroppo agli headlinear può capitare di suonare davanti a meno gente rispetto ai gruppi che li hanno preceduti ma questo non influenzerà lo show che Bari Bari e soci sapranno darci.  
E’ da molto tempo che volevo assistere a un live dei M.W. e finalmente stasera posso vedere la storica band americana in azione!
Bari Bari (Baryn Galvin) sale sul palco con la sua chitarra death rock e subito si riconosce il suo mitico suono che per anni ha influenzato numerose band.  Nonostante i suoi 61 anni (è nato nel 1953) riesce ancora a dare del filo da torcere ai chitarristi più giovani. Durante il live è molto ironico e con il suo fare buffo accartoccia palline di carta che lancia divertito, tra un pezzo e l’altro, al pubblico. Bari Bari è accompagnato in questo live da ottimi musicisti e dalla bravissima vocalist Myriam Galvin. La band ci offre uno show molto coinvolgente in cui si alternano, con potenza, ai brani storici altri tratti dall’ultimo album “New Apostles”. Quello dei MW è un live coinvolgente, divertente e essenziale arricchito da un’atmosfera fantastica. L’apoteosi dello show è il momento in cui la band esegue la cover di “Paint in Black” dei Rolling Stones e il pubblico entusiasta si scatena  sotto il palco.
Senza ombra di dubbio credo che questo sia stato il concerto che più mi ha entusiasmato in questo WGT.  

Stanco ma soddisfatto, nonostante l’inizio della giornata con il live dei Christian Death, posso tornare in albergo a riposarmi in vista del secondo giorno di Festival.

SABATO 7 GIUGNO
Da oggi inizia un caldo insopportabile che fino a lunedì influenzerà i nostri spostamenti.
Il primo concerto della giornata è alle h 15.30 al Parkbhune sotto un sole infernale.
Ad aprire la giornata sono gli SCHNEEWITTCHEN, band che avevo scoperto 10 anni fa proprio qui al WGT e che mi aveva colpito molto per la sua teatralità. Marianne Iser (vocalist del duo di Hannover) invade il palco con un enorme vestito rosso e con la sua potentissima voce lirica. Inizia  uno show energico e forse un po’ troppo ballabile per i miei gusti. Senza dubbio avrei apprezzato di più il loro live se fosse stato organizzato all’interno di un teatro in quanto in questo modo il lato cabarettistico della band non sarebbe stato penalizzato ne dalla location troppo dispersiva ne dal caldo torrido. Nonostante tutto però  Marianne e Thomas Duda si scatenano sul palco dando il meglio di e mandando in escandescenza il pubblico che impazzisce.  
Terminato il live fuggiamo dal Parkbhune in direzione del Taubchental sperando di trovare un po’ di refrigerio ed effettivamente lo troviamo.



Il Taubchental è una bellissima location con un’accogliente parte esterna che ricorda un bar da spiaggia. La zona interna dove si tengono i concerti è fantastica e ha un’ottima acustica.
Arriviamo quando gli INKUBUS SUKKUBUS eseguono l’ultimo brano in scaletta e la cosa non mi dispiace in quanto è una band che non mi è mai piaciuta.

A seguire parte lo show dei KATZKAB (ex Katzenjammer Kabaret) band geniale che mi lascia senza parole già dalle prime note.
La formazione vede Vik B alla voce, Klischee al piano e synth, Mr Guillotine al basso e Mr Monsterhead alla chitarra. Non saprei definire il genere della band perché il loro sound è molto eclettico e quindi non posso limitarmi a definirli esclusivamente una band dark cabaret. La loro musica passa da sonorità post punk ad altre più morbide riconducibili alla new wave.
Una band decisamente originale e lontana da ogni clichè. Il loro spettacolo è una sorta di cabret in cui la regina induscussa è Virk B. Lei ha un grande carisma e una voce prenetante e molto teatrale.

Stasera hanno eseguito brani del loro album “Object n°1” e di un “EP” omonimo. Tra le tracce presentate riconosco “The Silent guest”, “Miracles”, “Sinking” e “Chopped off”.
La band mi ha conquistato a tal punto che finito il live mi precipito al merchandising dove acquisto il loro EP in vinile bianco formato 10’. Spero di riuscire a rivedre un live dei KatzKab al più presto.



Dopo questo esaltante show seguono gli ASMODI BIZARR (foto a sinistra), band tedesca fondata agli inizi degli anni ’80 da Monique Maassen e Andy Wahl, con solo 2 album all’attivo, l’ultimo nel lontano 1991 intitolato “Gotta move on”. Sulla bravura dei A.B. non c’è dubbio, ma sono troppo debitori al sound di Siouxsie and the Banshees soprattutto per quanto riguarda il cantato di Monique.
Tra i brani in scaletta “Das Verderben”, “The bride”, “Spin the Wheel”.

Ma il vero motivo per cui sono qui stasera è l’inaspettata reunion dei mitici The MARIONETTES, band inglese che agli inizi degli anni ’90 riscosse successo nel circuito dark grazie al brano “Ave Dementia”.Sean Cronin invade il palco con la sua forza e fedele alla follia, a cui è dedicato il brano “Ave Dementia”, regala uno show molto adrenalinico da vero frontman. I suoi occhi spiritati incantano il pubblico che  rimane inpnotizzato dal suo sguardo inqiuetante.  
Sean corre da una parte all’altra del palco come se fosse impossessato da chissà quale male oscuro ma in alcuni momenti si ferma di scatto per far bloccare l’attacco di alcuni brani che forse sono sbagliati o forse non sono abbastanza energici e all’altezza della sua performance. Anche questo fa parte del carisma di Sean.
La scaletta è molto energica e il pubblico si scatena e raggiunge il delirio nel momento in cui
la band esegue le due hit più conosciute dei Marionettes: “Ave Dementia” e “Like Christabel”. Degna di nota è anche "Paly Dead" e la potentissima “She said”. Ad un certo punto  Sean si placa e dopo qualche secondo di silenzio presenta con voce piena di emozione  “Death of a friend” un brano dedicato ad un amico purtroppo scomparso.  La voce a tratti tremante di Sean accompagnata dalle note struggenti di questo brano fanno sì che l’atmosfera si carichi di pathos ed emozione.
L’unica cosa che mi ha lasciato perplesso della scaletta è stata la scelta di introdurre una

song, della quale non conosco il titolo, totalmente elettronica, quasi techno totalmente distante dal suond della band. Questo brano è stato stoppato da Sean dopo circa un minuto e fatto ricominciare da capo. Nonostante questa traccia è stato un grandissimo live, il migliore di questa giornata.


Chiude la serata del Taubchental la band storica dei 45 GRAVE.
Non ho mai apprezzato questa band e non ho mai capito perché sia stata infilata nel calderone del postpunk visto il suo sound decisamente rock.
Non mi piacevano su disco e ora posso dire che non mi hanno colpito nemmeno dal vivo.
Quindi dopo qualche brano me ne torno in albergo sfiancato dal caldo ma molto soddisfatto per le cose viste oggi.

DOMENICA 8 GIUGNO
E’ di nuovo il TheaterFabrik la location dei concerti di questa domenica talmente calda che all’interno del locale si muore, manca letteralmente l’aria.
La giornata di oggi è dedicata alla ebm old school.
Alle 17 parte lo show dei MRDTC duo di Lipsia che ha all’attivo due CD album, un tape e qualche singolo.
Il sound della band mi ricorda subito i primi Nitzer Ebb.
Assisto ad un concerto essenziale in cui i brani nonostante siano poco personali sono molto potenti e il duo non si risparmia dando al live la giusta energia.

 

A seguire i NO SLEEP BY THE MACHINE un trio di Stoccolma che ha all’attivo 3 album, vari singoli ed alcuni EP.
La band si contraddistingue subito in quanto appare più personale rispetto alla precedente.
I NSBTM  creano subito un potentissimo muro di suono rafforzato dalla voce del frontman che si dimena senza tregua sul palco.
La cosa che più mi è piaciuta e mi ha colpito di questa band è che il suono risulta molto invasivo grazie alla presenza sul palco di pad elettronici e synth che vengono suonati dal vivo riducendo la freddezza delle basi che solitamente vengono usate da sole da chi fa questo  genere.
Il pubblico presente apprezza molto e il sottopalco diventa una pista da club, dove la maggior parte della gente si lascia andare in danze sfrenate. Alla fine del concerto mi riprometto di non perdere di vista i No Sleep by the machine, una band veramente interessante.

 

Ora tocca ai VOMITO NEGRO e si nota subito che la maggior parte del pubblico è qui per loro infatti il TheaterFabrik ha raggiunto il massimo dell’affluenza ed è straripante di gente.
Certamente la maggior parte dei presenti gradisce lo show della storica band belga (è attiva dal 1983) ma a me non piacciono in quanto oltre a trovarli poco personali non ho mai sopportato la voce “filtrata” del vocalist e l’utilizzo dei pattern elettronici che trovo troppo anonimi.

Finito il live dei Vomito Negro prendo posizione e aspetto con grande emozione che inizi il live della band per cui sono venuto qui oggi. Si tratta dei BORGHESIA band slovena di Lubiana nata nel 1982 nell'ex Jugoslavia durante la dittatura comunista di Tito e sopravvissuta alla censura di quel periodo. 
La band questa sera però fa una sorpresa al pubblico, invece di presentarsi in veste elettronica con un live decisamente più rock. Infatti sul palco c’è solo uno dei due leader storici, Dario Seraval (voce) accompagnato da una corista e da ottimi musicisti. Aldo Ivančić è invece al mixer alla cura dei suoni che risultano perfetti nonostante la band abbia un set strumentale complesso e diverso rispetto alle band precedenti.
I Borghesia si presentano infatti con strumentazione classica cioè
2 chitarre, basso, batteria e 2 voci.
Dario Seraval si dimena sul palco come uno sciamano, il sound dei Borghesia viene stravolto, ma acquista una potenza e una ricchezza di suoni molto personale. A tratti mi ricordano i CSI più movimentati  sia per il duettare di Several e della bravissima corista  che per le atmosfere che riescono a creare.
Un concerto molto coinvolgente e pieno di pathos.
Peccato per il poco pubblico in sala che comunque ha apprezzato il live rimanendone rapito. 
Carico da questa ultima performance mi avvio verso l’albergo per riposarmi in vista dell’ultima giornata di festival.

LUNEDI’ 9 GIUGNO

Ancora una giornata afosa per cui decido di non fare spostamenti e rimango al Volkspalast dove concludo il festival.
Qui non ero mai stato e appena arrivo mi rendo subito conto della bellezza di questa location adattissima per concerti ritual e ed ethereal.
Sono qui per assistere per la prima volta all’esibizione di SIX COMM il progetto di Patrick Leagas che io ho sempre preferito ai Death In June (band che Patrick ha contribuito a far nascere con Wakeford e Pierce).
Patrick Leagas per questa  esibizione è accompagnato da Gaya Donadio che dietro i Pad elettronici da il massimo di sé.
Si presentano sul palco mascherati e in tenuta mimetica e danno inizio a uno show decisamente marziale ed apocalittico.
La voce di Patrick è unica e per nulla monocorde. Riesce ad interpretare i brani in modo molto poetico e allo stesso tempo conferisce a questi grande drammaticità ed è per questo che io lo ritengo uno dei migliori vocalist della scena folk. Oltre a cantare Leagas suona con grande maestria i timpani alternandoli  in qualche brano con la melodica (strumento a fiato) e la tromba.
Sul palco è presente anche un imponente gong che verrà suonato poche volte.
Lo spettacolo raggiunge il suo apice quando sale sul palco un ospite misterioso, a sua volta mascherato, che inizia a suonare i timpani  creando un’atmosfera ancor più marziale e enfatica.
Il pubblico presente è rapito e incantato dalla  performance e dall’alone mistico che invade la sala ed esulta per tutta la durata del live.
I Six Comm non hanno deluso per nulla le mie aspettative e mi hanno regalato un live set molto coinvolgente e pieno d’atmosfera.  In scaletta però riesco a riconoscere solo “Calling” e “Sonfelte”.
Il live a cui ho assistito è stato il secondo in quanto la band il venerdì aveva già eseguito in questa location un live set con scaletta diversa. Il live di venerdì è stato recensito da Oflorenz che si è occupato anche delle recensioni dei live dei progetti ambient di lunedì in quanto più consoni ai sui gusti.


Verso le 20 nella sala principale assisto all’esibizione dei SARDH, band storica tedesca di Dresda, attiva dal 1987, che ho il piacere di scoprire grazie al WGT.
Propongono una musica molto complessa e allo stesso tempo affascinante. Non siamo davanti al solito progetto di “smanettoni” del dark ambient ma a qualcosa di più che in alcuni momenti ricorda i primi Einsturzende Neubauten. Oltre a all’uso di macchinari elettronici, lamiere di metallo, il suono della chitarra è decisamente lasciato alla sperimentazione, ed è prevalentemente distorto e effettato, la voce è molto intensa e a volte accompagnata da un'altra filtrata da un megafono.
Molto interessante è la ricerca del suono fatto dai Sardh e la creazione di macchinari che generano suoni nei modi più assurdi tant’è che ad un certo punto del un componente della band fa un assolo suonando un giubbotto con attaccati dei macchinari generatori di suono. Il momento più suggestivo è quando ad un certo punto sul palco si è generata una lingua di fuoco che ha percorso dei binari di ferro avvolgendo la band e creando così un’atmosfera quasi arcaica.
Decisamente un ottimo concerto/spettacolo soprattutto perché totalmente inaspettato. Perfetta esibizione per concludere questo WGT.

Termina qui il mio report. Un bilancio decisamente positivo, il pubblico è invecchiato ma meno carnevalesco rispetto al 2004, le locations che ho visto adeguate e perfette per i live  e soprattutto ottimi concerti. Unica nota dolente il caldo terribile che mi ha accompagnato in questi giorni ma che non mi ha impedito di godermi il Festival. Pienamente soddisfatto ora non vedo l’ora di presenziare all’edizione del 2015!

 

Leggi il live report di Oflorenz