VENERDI 6 GIUGNO
Dopo aver ritirato il pass all’ufficio
stampa all’Agra sono pronto ad affrontare il WGT.
In attesa dei primi concerti mi addentro nella parte del market.
Noto che rispetto a dieci anni fa ci sono decisamente meno
stands di dischi rispetto a quelli
di abbigliamento che in prevalenza sono dedicati allo stile
Steampunk, l’ultima tendenza fashion
della scena oscura.
Prima di andare al Theatrerfabrik,
dove ho deciso di trascorrere la prima giornata del festival,
assisto a una parte del concerto dei CHRISTIAN
DEATH (Valor alla voce e chitarra, al basso
la consorte Maitri e alla batteria un turnista). Questo live è una delle
tappe del tour della band dedicato al trentennale dell’uscita
di “Catastrophe Ballet”, secondo album dei C.D. ma primo al quale
partecipa Valor in qualità di chitarrista. La prima parte
del concerto è dedicata ai brani di
“Catastrophe Ballet” che vengono distrutti da Valor e soci.
L’esecuzione dei brani del mitico album è molto fredda e poco
convincente. La voce di Maitri non è in grado di eguagliare quella superba di Gitane
Demone e quindi i brani risultano inascoltabili alle orecchie
dei cultori dei C.D. originali. Ma non è finita! Anche Valor
interpreta i brani in modo molto freddo non riuscendo a raggiungere
il pathos che aveva il cantato poetico di Rozz
Williams. L’arrangiamento delle canzoni è scarno e queste
risultano svuotate e senza anima rispetto alle originali.
Sembra di trovarsi davanti a una tribute band. Dopo l’esecuzione dell’irriconoscibile “The
glass house” finalmente la prima
parte del tetro spettacolo si conclude e la band si concede
una piccola pausa per il cambio d’abito. I C.D. tornano sul
palco e la seconda parte del live, dedicata al repertorio
più recente, ha inizio, ascolto poche note e disgustato fuggo
in direzione del Theatrerfabrik.
Dopo
aver preso 2 tram arrivo al Theatrerfabrik
dov’è appena iniziato
il live degli AGE
OF HEAVEN (foto a destra), band
gothic rock tedesca attiva dal 1991
al 1997 e poi ritornata sulle scene nel 2005. Il loro sound
è tipico del gothic rock anni ’90, voce profonda e monocorde, batteria
elettronica e chitarre potenti e oscure.
Folto il pubblico presente sotto il palco.
A
seguire i The BELLWETHER SYNDICATE
(foto sotto), nuovo progetto di
William Faith e Sarah Rose (aka DJ Scary Lady Sarah) di cui
l’anno scorso è uscito l’EP “The Night Watch”.
I due sono accompagnati dal vivo da Philly
Peroxide (tastiere), Mike Skull
(basso) e da un batterista del quale purtroppo non ho trovato
il nome in internet.
Il sound della band americana richiama molto il postpunk degli
inizi degli anni ’80 e nonostante in alcuni brani l’atmosfera
sia un po’ monocorde i The Bellwether
Syndicate hanno una grande presenza scenica che conferisce potenza
ai brani.
Terminata
la loro loro performance è giunto il momento che tanto attendevo.
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Essendoci
altri importanti concerti in contemporanea il pubblico si
dirada e rimaniamo in pochi a vedere salire sul palco i MEPHISTO WALZ.
Purtroppo agli headlinear può capitare
di suonare davanti a meno gente rispetto ai gruppi che li
hanno preceduti ma questo non influenzerà lo show che Bari
Bari e soci sapranno darci.
E’ da molto tempo che volevo assistere a un live dei
M.W. e finalmente stasera posso vedere la storica band americana
in azione!
Bari
Bari (Baryn
Galvin) sale sul palco con la sua
chitarra death rock e subito si
riconosce il suo mitico suono che per anni ha influenzato
numerose band. Nonostante i suoi 61 anni (è nato nel 1953) riesce
ancora a dare del filo da torcere ai chitarristi più giovani.
Durante il live è molto ironico e con il suo fare buffo accartoccia
palline di carta che lancia divertito, tra un pezzo e l’altro,
al pubblico. Bari Bari è accompagnato
in questo live da ottimi musicisti e dalla bravissima vocalist
Myriam Galvin. La band ci offre
uno show molto coinvolgente in cui si alternano, con potenza,
ai brani storici altri tratti dall’ultimo album “New Apostles”.
Quello dei MW è un live coinvolgente, divertente e essenziale
arricchito da un’atmosfera fantastica. L’apoteosi dello show
è il momento in cui la band esegue la cover di “Paint in Black”
dei Rolling Stones e il pubblico entusiasta si scatena sotto il palco.
Senza ombra di dubbio credo che questo sia stato il concerto
che più mi ha entusiasmato in questo WGT.
Stanco
ma soddisfatto, nonostante l’inizio della giornata con il
live dei Christian Death, posso tornare in albergo a riposarmi
in vista del secondo giorno di Festival.
SABATO 7 GIUGNO
Da
oggi inizia un caldo insopportabile che fino a lunedì influenzerà
i nostri spostamenti.
Il primo concerto della giornata è alle h 15.30 al Parkbhune
sotto un sole infernale.
Ad aprire la giornata sono gli SCHNEEWITTCHEN, band che avevo scoperto
10 anni fa proprio qui al WGT e che mi aveva colpito molto
per la sua teatralità. Marianne Iser (vocalist
del duo di Hannover) invade
il palco con un enorme vestito rosso e con la sua potentissima
voce lirica. Inizia uno show energico e forse un po’ troppo ballabile
per i miei gusti. Senza dubbio avrei apprezzato di più il
loro live se fosse stato organizzato all’interno di un teatro
in quanto in questo modo il lato cabarettistico della band
non sarebbe stato penalizzato ne dalla location troppo dispersiva
ne dal caldo torrido. Nonostante tutto però Marianne e Thomas Duda si scatenano sul palco
dando il
meglio di sè e mandando in escandescenza il pubblico che
impazzisce.
Terminato il live fuggiamo dal Parkbhune
in direzione del Taubchental sperando
di trovare un po’ di refrigerio ed effettivamente lo troviamo.
Il Taubchental è una bellissima
location con un’accogliente parte esterna che ricorda un bar
da spiaggia. La zona interna dove si tengono i concerti è
fantastica e ha un’ottima acustica.
Arriviamo
quando gli INKUBUS SUKKUBUS eseguono l’ultimo brano
in scaletta e la cosa non mi dispiace in quanto è una band
che non mi è mai piaciuta.
A
seguire parte lo show dei KATZKAB (ex
Katzenjammer Kabaret) band geniale che mi lascia senza parole
già dalle prime note.
La formazione vede Vik B alla voce,
Klischee al piano e synth,
Mr Guillotine al basso e Mr Monsterhead alla chitarra. Non saprei definire il genere della
band perché il loro sound è molto eclettico e quindi non posso
limitarmi a definirli esclusivamente una band dark cabaret.
La loro musica passa da sonorità post punk ad altre più morbide
riconducibili alla new wave.
Una band decisamente originale e lontana da ogni clichè.
Il loro spettacolo è una sorta di cabret in cui la
regina induscussa è Virk B. Lei ha un grande carisma
e una voce prenetante e molto teatrale.
Stasera
hanno eseguito brani del loro album “Object n°1” e di un “EP”
omonimo. Tra le tracce presentate riconosco “The Silent guest”, “Miracles”, “Sinking” e “Chopped off”.
La band mi ha conquistato a tal punto che finito il live mi
precipito al merchandising dove acquisto il loro EP in vinile
bianco formato 10’. Spero di riuscire a rivedre un live dei KatzKab al più
presto.
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Dopo
questo esaltante show seguono gli ASMODI
BIZARR (foto a sinistra),
band tedesca fondata agli inizi degli anni ’80 da Monique Maassen
e Andy Wahl, con solo 2 album
all’attivo, l’ultimo nel lontano 1991 intitolato “Gotta move
on”. Sulla bravura dei A.B. non c’è dubbio, ma sono troppo
debitori al sound di Siouxsie and the Banshees soprattutto
per quanto riguarda il cantato di Monique.
Tra i brani in scaletta “Das
Verderben”, “The bride”, “Spin the
Wheel”.
Ma
il vero motivo per cui sono qui stasera è l’inaspettata reunion
dei mitici The MARIONETTES,
band inglese che agli inizi degli anni ’90 riscosse successo
nel circuito dark grazie al brano “Ave Dementia”.Sean
Cronin invade il palco con la sua
forza e fedele alla follia, a cui è dedicato il brano “Ave
Dementia”, regala uno show molto
adrenalinico da vero frontman. I
suoi occhi spiritati incantano il pubblico che
rimane inpnotizzato dal suo
sguardo inqiuetante.
Sean corre da una parte all’altra del palco come se
fosse impossessato da chissà quale male oscuro ma in alcuni
momenti si ferma di scatto per far bloccare l’attacco di alcuni
brani che forse sono sbagliati o forse non sono abbastanza
energici e all’altezza della sua performance. Anche questo
fa parte del carisma di Sean.
La scaletta è molto energica e il pubblico si scatena e raggiunge
il delirio nel momento in cui la
band esegue le due hit più conosciute dei Marionettes: “Ave Dementia” e “Like
Christabel”. Degna di nota è anche "Paly Dead" e
la potentissima “She said”.
Ad un certo punto Sean si placa e dopo qualche secondo di silenzio
presenta con voce piena di emozione
“Death of a friend” un brano dedicato ad un amico purtroppo
scomparso. La voce
a tratti tremante di Sean accompagnata dalle note
struggenti di questo brano fanno sì che l’atmosfera si carichi
di pathos ed emozione.
L’unica
cosa che mi ha lasciato perplesso della scaletta è stata la
scelta di introdurre una
song, della quale non conosco il titolo, totalmente elettronica,
quasi techno totalmente distante dal suond
della band. Questo brano è stato stoppato da Sean dopo circa
un minuto e fatto ricominciare da capo. Nonostante questa
traccia è
stato un grandissimo live, il migliore di questa giornata.
Chiude
la serata del Taubchental la band
storica dei 45
GRAVE.
Non ho mai apprezzato questa band e non ho mai capito perché
sia stata infilata nel calderone del postpunk visto il suo
sound decisamente rock.
Non mi piacevano su disco e ora posso dire che non mi hanno
colpito nemmeno dal vivo.
Quindi dopo qualche brano me ne torno in albergo sfiancato
dal caldo ma molto soddisfatto per le cose viste oggi.
DOMENICA 8 GIUGNO
E’
di nuovo il TheaterFabrik la location
dei concerti di questa domenica talmente calda che all’interno
del locale si muore, manca letteralmente l’aria.
La giornata di oggi è dedicata alla ebm
old school.
Alle 17 parte lo show dei MRDTC
duo di Lipsia che ha all’attivo due CD album, un tape
e qualche singolo.
Il sound della band mi ricorda subito i primi Nitzer Ebb.
Assisto ad un concerto essenziale in cui i brani nonostante
siano poco personali sono molto potenti e il duo non si risparmia
dando al live la giusta energia.
A
seguire i NO
SLEEP BY THE MACHINE un trio di Stoccolma che ha
all’attivo 3 album, vari singoli ed alcuni EP.
La band si contraddistingue subito in quanto appare più personale
rispetto alla precedente.
I NSBTM creano subito
un potentissimo muro di suono rafforzato dalla voce del frontman che si dimena senza tregua sul palco.
La cosa che più mi è piaciuta e mi ha colpito di questa band
è che il suono risulta molto invasivo grazie alla presenza
sul palco di pad elettronici e synth
che vengono suonati dal vivo riducendo la freddezza delle
basi che solitamente vengono usate da sole da chi fa questo
genere.
Il pubblico presente apprezza molto e il sottopalco diventa
una pista da club, dove la maggior parte della gente si lascia
andare in danze sfrenate. Alla fine del concerto mi riprometto
di non perdere di vista i No Sleep
by the machine, una band veramente interessante.
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Ora
tocca ai VOMITO NEGRO
e si nota subito che la maggior parte del pubblico è qui
per loro infatti il TheaterFabrik ha raggiunto il massimo dell’affluenza ed è
straripante di gente.
Certamente la maggior parte dei presenti gradisce lo show
della storica band belga (è attiva dal 1983) ma a me non piacciono
in quanto oltre a trovarli poco personali non ho mai sopportato
la voce “filtrata” del vocalist e l’utilizzo dei pattern elettronici
che trovo troppo anonimi.
Finito
il live dei Vomito Negro prendo posizione e aspetto con grande
emozione che inizi il live della band per cui sono venuto
qui oggi. Si tratta dei BORGHESIA
band slovena di Lubiana nata nel 1982 nell'ex Jugoslavia durante
la dittatura comunista di Tito e sopravvissuta alla censura
di quel periodo.
La band questa sera però fa una sorpresa al pubblico, invece
di presentarsi in veste elettronica con un live decisamente
più rock. Infatti sul palco c’è solo uno dei due leader storici,
Dario Seraval (voce) accompagnato
da una corista e da ottimi musicisti. Aldo Ivančić
è invece al mixer alla cura dei suoni che risultano perfetti
nonostante la band abbia un set strumentale complesso e diverso
rispetto alle band precedenti.
I Borghesia si presentano infatti con strumentazione classica
cioè 2 chitarre, basso, batteria e 2 voci.
Dario Seraval si dimena sul
palco come uno sciamano, il sound dei Borghesia viene stravolto,
ma acquista una potenza e una ricchezza di suoni molto personale.
A tratti mi ricordano i CSI più movimentati
sia per il duettare di Several
e della bravissima corista che per le atmosfere che riescono a creare.
Un concerto molto coinvolgente e pieno di pathos. Peccato
per il poco pubblico in sala che comunque ha apprezzato il
live rimanendone rapito.
Carico da questa ultima performance mi avvio verso
l’albergo per riposarmi in vista dell’ultima giornata di festival.
LUNEDI’ 9 GIUGNO
Ancora
una giornata afosa per cui decido di non fare spostamenti
e rimango al Volkspalast dove concludo
il festival.
Qui
non ero mai stato e appena arrivo mi rendo subito conto della
bellezza di questa location adattissima per concerti ritual
e ed ethereal.
Sono
qui per assistere per la prima volta all’esibizione di SIX
COMM il progetto di Patrick Leagas che io ho sempre
preferito ai Death In June (band che Patrick ha contribuito a far nascere con Wakeford
e Pierce).
Patrick Leagas per questa esibizione è accompagnato da Gaya Donadio che dietro i Pad elettronici da il massimo di sé.
Si presentano sul palco mascherati e in tenuta mimetica e
danno inizio a uno show decisamente marziale ed apocalittico.
La voce di Patrick è unica e per nulla monocorde. Riesce ad
interpretare i brani in modo molto poetico e allo stesso tempo
conferisce a questi grande drammaticità ed è per questo che
io lo ritengo uno dei migliori vocalist della scena folk.
Oltre a cantare Leagas suona con
grande maestria i timpani alternandoli in
qualche brano con la melodica (strumento a fiato) e la tromba.
Sul
palco è presente anche un imponente gong che verrà suonato
poche volte.
Lo spettacolo raggiunge il suo apice quando sale sul palco
un ospite misterioso, a sua volta mascherato, che inizia a
suonare i timpani creando un’atmosfera ancor più marziale e enfatica.
Il
pubblico presente è rapito e incantato dalla performance
e dall’alone mistico che invade la sala ed esulta per tutta
la durata del live.
I
Six Comm non hanno deluso per nulla le mie aspettative e mi hanno
regalato un live set molto coinvolgente e pieno d’atmosfera.
In scaletta però riesco a riconoscere solo “Calling” e “Sonfelte”.
Il
live a cui ho assistito è stato il secondo in quanto la band
il venerdì aveva già eseguito in questa location un live set
con scaletta diversa. Il live di venerdì è stato recensito
da Oflorenz che si è occupato anche
delle recensioni dei live dei progetti ambient di lunedì in
quanto più consoni ai sui gusti.
Verso le 20 nella sala principale assisto all’esibizione dei
SARDH, band storica tedesca
di Dresda, attiva dal 1987, che ho il piacere di scoprire
grazie al WGT.
Propongono una musica molto complessa e allo stesso tempo
affascinante. Non siamo davanti al solito progetto di “smanettoni”
del dark ambient ma a qualcosa di più che in alcuni momenti
ricorda i primi Einsturzende Neubauten.
Oltre a all’uso di macchinari elettronici, lamiere di metallo,
il suono della chitarra è decisamente lasciato alla sperimentazione,
ed è prevalentemente distorto e effettato, la voce è
molto intensa e a volte accompagnata da un'altra filtrata
da un megafono.
Molto interessante è la ricerca del suono fatto dai Sardh e la creazione di macchinari che generano suoni nei
modi più assurdi tant’è che ad un certo punto del un componente
della band fa un assolo suonando un giubbotto con attaccati
dei macchinari generatori di suono. Il momento più suggestivo
è quando ad un certo punto sul palco si è generata una lingua
di fuoco che ha percorso dei binari di ferro avvolgendo la
band e creando così un’atmosfera quasi arcaica.
Decisamente
un ottimo concerto/spettacolo soprattutto perché totalmente
inaspettato. Perfetta esibizione per concludere questo WGT.
Termina
qui il mio report. Un bilancio decisamente positivo, il pubblico
è invecchiato ma meno carnevalesco rispetto al 2004, le locations
che ho visto adeguate e perfette per i live
e soprattutto ottimi concerti. Unica nota dolente il
caldo terribile che mi ha accompagnato in questi giorni ma
che non mi ha impedito di godermi il Festival. Pienamente
soddisfatto ora non vedo l’ora di presenziare all’edizione
del 2015!
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