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XXII WAVE GOTIK TREFFEN

Leipzig (D), 17/20 maggio 2013

Le memorie di M/B'06

 

Il Wave Gotik Treffen arrivato quest’anno alla 22ma edizione, ha ancora una volta portato band simbolo delle scene più disparate ad esibirsi nelle location di tutta la città, che di anno in anno aumentano, nel nome di una sempre più vasta festa della musica, dove pressoché qualunque manifestazione estetico-culturale è lecita e dove realtà agli antipodi coesistono in armonia. Un plauso all’organizzazione che, sempre eccellente in pieno stile tedesco, di anno in anno migliora ulteriormente permettendo alle persone accorse di godersi lo spettacolo senza altri pensieri.

Venerdì 17 maggio

Proyecto Mirage @ Altes Landratsamt
Gruppo spagnolo che apre la serata nel nome di un’elettronica aggressiva che prelude a due dei maestri del genere come Hypnoskull e Winterkälte. Alicia H. Willen e Francisco Planellas da Madrid ci regalano un’ora abbondante di assalto sonoro fatto di urla nei megafoni e distorsioni ritmate. La band, a differenza della maggioranza dei progetti sotto Ant-Zen trasmette un feeling decisamente più caldo e mediterraneo e riesce a coinvolgere la platea in una danza senza pause che sarebbe bello non terminasse così presto.

Hypnoskull @ Altes Landratsamt
Dopo la sferzata dei Proyecto Mirage, arriva il prolifico Patrick Stevens. Già attivo in una decina di altre band, Patrick ha ormai varcato con Hypnoskull la soglia underground senza però alleggerire il suo impatto sonoro fatto di hard rhythms combinati con elettronica analogica e break beats, che percuotono e travolgono l’ascoltatore. Già dal momento del soundcheck si percepisce l’estrema instabilità del personaggio che, una volta iniziato il concerto dà sfogo a tutta la sua energia repressa scatenando il pubblico: quasi con sollievo arriva la fine anche per questo concerto, i timpani messi a dura prova, ma in fondo grande soddisfazione.

Winterkälte @ Altes Landratsamt
A chiudere la serata all’Altes non potevano che esserci i Winterkälte, ambasciatori del drum n’ noise ecologista nel mondo. Apparentemente suonano ad un livello di rumore sopportabile, ma durante il concerto bisogna fare i conti con l’uso smodato delle basse frequenze che mandano in risonanza tutto l’organismo e annientano i timpani, tanto che alla fine di ogni brano l’ovazione degli spettatori sembra provenire da una stanza attigua. Il duo risulta davvero simpatico ed affiatato con le danze del programmatore Udo Wiessmann rese ipnotiche dalla sua pinguedine, che si intrecciano con le percussioni di Eric de Vries. La miscela è meno abrasiva dei predecessori, ma assolutamente devastante per il sistema nervoso centrale: è un piacere vederli all’opera.

 

Sabato 18 maggio

Tears of Othila @ Altes Landratsamt
Debutta al Treffen questo gruppo genovese davvero interessante, capace di riunire il lato bucolico e quello invece più freddo e ricco di pathos dei gruppi che costellano l'universo neo-folk. Le voci femminile e maschili di Marta De Franchi, Marco Gardella e Davide Zalaffi si alternano in momenti catartici ed intimistici, per poi lasciare spazio agli strumenti in canzoni più ritmate e sempre piacevoli, ma mai troppo melense, come spesso purtroppo succede in questo genere che, forse proprio per questo, ha perso appeal negli ultimi anni. Qui resta intatta l'empatia con la natura e con le lande nordiche, unite alla tradizione musicale genovese che ha sfornato e sforna talenti talvolta memorabili.

Talvekoidik @ Moritzbastei
Kai Christian Hahnewald, membro fondatore degli S.K.E.T., accasato presso la Hands, presenta la sua miscela di idm e rhythmic noise con pezzi davvero originali. Nelle tracce proposte si condensano e conciliano senza difficoltà tradizione musicale proveniente da culture agli antipodi, come quelle baltica ed africana, unite ad un feeling gelido e cadenzato che rende questo progetto unico. Troppo poca un’ora per apprezzare fino in fondo questa proposta, ascolto davvero interessante.

Asche @ Moritzbastei
Personaggio simpatico Andreas Schramm, altra “creatura” della Ant-Zen, che propugna un misto di dark ambient e hard electronics. Vero animale da palcoscenico, non si risparmia mai, specialmente nei momenti in cui la musica accelera brutalmente, momenti che prevalgono nell’esibizione. La mimica facciale eloquente e clownesca e il modo di ballare di Andreas trascinano l'ascoltatore per tutta la durata dello show, senza fargli pesare la distruzione dei timpani in pieno stile rhythmic harsh noise. Musica mai banale con grandi variazioni, ma sempre irrequieta come del resto è Schramm.

 

Domenica 19 maggio

IRM @ Anker
Dopo le ultime derive abstract, si temeva che lo show del trio svedese avrebbe avuto un po’ troppo la “puzza sotto il naso” e non fosse capace di regalare momenti memorabili fatti di distorsioni sonore e vocals assassine. Così non è stato: sullo sfondo di un filmato breve e morboso (che sembra aver come protagonista lo stesso Martin), ripetuto per tutto il concerto, Bladh ha avuto modo di scatenare tutta la sua forza espressiva attraverso la violenta performance vocale, adeguatamente supportata da Eric Jarl e Mikael Oretof, che ha messo a dura prova l’auditorio: mai troppo abrasivi, gli IRM hanno gettato sul pubblico tutto il loro malessere, generando un alone oscuro e nichilista come pochi sanno fare.

Objekt / Urian @ Anker
Il duo di guastatori tedeschi si dimostra davvero affiatatissimo ed adrenalinico. La musica, per chi non la conoscesse è una riuscita mescolanza di old industrial, fatto di suoni analogici e campionamenti di sirene e vocals abrasive e durissime, un tipo di musica che sono rimasti in pochi a fare e son quasi tutti della vecchia scuola a differenza di questo duo che avrà trentacinque anni a testa. I nostri eroi vogliono ricordarci che siamo plagiati ogni giorno, quindi alternano improbabili strumenti di manipolazione mentale (guanto collegato da fili seguito da imposizione di mani su teste del pubblico) a distribuzione di pasticche ironicamente sponsorizzate niente meno che dall'organizzazione mondiale della sanità. L'apoteosi si concretizza quando una latta utilizzata come percussione viene data al pubblico e passata di mano in mano dando occasione di sfogo e divertimento a tutti, in pieno stile industrial! Spassosi e marziali, termini inconciliabili che convergono in questa realtà che ci regalerà sicuramente altre soddisfazioni.

Con-Dom @ Anker
Riprendendoci a fatica dalla defezione di Prurient, prevedibile vista la medesima assenza il giorno prima di Vatican Shadow, altro progetto facente capo a Dominick Fernow, viene il turno di Con-Dom, uno degli esponenti di punta della scuola power electronics inglese, che regala l'ennesimo show devastante, anche se sostanzialmente il medesimo proposto da qualche tempo a questa parte per chi ha avuto la fortuna di vederlo altrove. In un susseguirsi di immagini più o meno disturbanti, Mike Dando ci travolge con i suoi sfrequenzamenti massacranti unitamente alla sua voce terrificante grazie anche alla sapiente manipolazione, che non cambia di tono nemmeno quando rannicchiato per terra porge la schiena alla sua mistress, giusto entrata in scena nella sua ormai usuale tenuta sadomaso, che non perde occasione per assestargli una sequenza di frustate che farebbero perdere il filo del discorso a molti.

Sutcliffe Jügend @ Anker
Kevin Tomkins e Paul Taylor costituiscono un altro dei pilastri britannici del power electronics, insieme ai già citati Con-Dom e Whitehouse. Da questi ultimi proviene Tomkins, conservandone al 100% l'attitudine dissacratoria e senza compromessi a cui pienamente aderisce Paul Taylor. Lo show è come sempre una scarica di adrenalina, Tomkins non sembra nemmeno riuscire a trattenersi ed a stento regge il microfono, preferisce ruggire direttamente verso il pubblico, come qualsiasi leone che vuole dimostrare la sua sovranità sulla savana: non ha un attimo di rallentamento si getta a terra in preda a spasmi, ci tiene a far sentire la sue urla il più forte possibile in modo che raggiungano tutti. Poi si rallenta e si passa all'ultimo lavoro, Blue Rabbit, silenzioso, dai toni inizialmente bassi, ma sicuramente non meno rassicurante degli altri, forse più inquietante ancora. Ancora una volta i Sutcliffe sorprendono in positivo.

Lunedì 20 maggio

Circular @ Volkspalast Kantine
Johannes Riedel è la persona che si nasconde dietro a questo progetto, supportata per la serata da Knut Enderlein degli Inade. Il primo impatto non lascia adito a dubbi: il progetto sente pesantemente l'influenza di Enderlein sia per gli ipnotici visual, sia per le sonorità dark ambient che hanno ridefinito il genere dopo il pilastro Lustmord. Permane il gusto per le atmosfere e le grafiche "deep space" che non possono che far piacere ai fan dei gruppi Loki e sono organizzate in maniera eccelsa da Riedel, che si pone come elemento di punta dell'etichetta.

Contrastate @ Volkspalast Kuppelhalle
Spettacolo sicuramente degno di nota e di difficile digestione per quanto riguarda il lato musicale degli sperimentatori britannici per eccellenza. I Contrastate hanno oramai alle spalle una carriera iniziata nel 1989 con un'interruzione che va dal 2000 al 2012 circa, quando sono tornati sulle scene: in questa serata mettono in scena una sorta di bizzarra funzione religiosa, che ricorda i guaritori americani che ritroviamo spesso nei film, con Jonathan Grieve a fungere da sacerdote che mormora scongiuri e litanie in lingue dimenticate, supportato adeguatamente dai due Stephen. Sullo sfondo di estratti di film di argomento pseudo religioso proiettate in successione, come animali scuoiati e crocefissi e portati in parata nelle strade, si intrecciano trame ritual/ambient, discorsi declamati e cantati per brevi tratti e momenti che ricordano i Popol Vuh della colonna sonora di Nosferatu. L'effetto complessivo è memorabile e difficile da incanalare in qualcosa di già visto o sentito.

Reformed Faction @ Volkspalast Kantine
Torna dal vivo quello che ormai è un duo formato da Mark Spybey e Ben Ponton, due dei personaggi facenti parte del collettivo di dronologisti, etnomusicologi e musicisti post-industriali, che si è alternato negli anni a formare i Zoviet France, facendo degli strumenti fatti in casa, del looping e drone ipnotico e dei campionamenti grezzi, il marchio di fabbrica della loro proposta musicale, a cavallo tra la prima era industriale guidata dai Throbbing Gristle ed il noise degli anni 90 sullo stile di NON per fare un nome su tutti. Spybey e Ponton, attivi fin dal 97 con questo spin off, trovano invece la strada verso le tecnologie moderne permettendo alla loro musica di acquisire una conformazione drone/ambient con un’estrema varietà di stili e di sonorità anche se permane sempre il caratteristico effetto ipnotico anche se molto meno ipnagogico rispetto agli esordi del collettivo.

 

Predominance @ Volkspalast Kuppelhalle
Gerd Zaunig porta in scena la sua mai interamente definibile forma di dark ambient in forma canzone. Sontuoso il tappeto sonoro steso a cui si unisce la sua voce che dà al tutto un tono semplicemente "deep", nella migliore tradizione della Loki, in cui si mescolano i lavori più antichi, dove i suoni sono più orientati allo spazio profondo a quelli più recenti, anche se si parla di circa dieci anni fa, in cui la parte più industriale lascia spazio a quasi-canzoni uniche nel loro genere, avvolgenti e trascendenti. Un grande ritorno, dopo l'esibizione al planetario di Norimberga, che speriamo porti alla luce nuovi lavori.

Arktau Eos @ Volkspalast Kantine
Duo finlandese che per l'occasione ha resuscitato un'altra mummia per la parte legata alle percussioni. Già perché questi oscurissimi sacerdoti di culti dimenticati mescolano antichissimi riti che potrebbero essere ricondotti agli egizi, unendoli ad un background di credenze slave altrettanto misteriose e sconosciute. L'effetto è davvero magnifico: tutto procede lentamente, la Kantine è immobile e nessuno osa fiatare. Il rituale catalizza l'attenzione di tutte le persone presenti e non è possibile distogliere gli occhi: dark ambient che può ricordare gli Herbst9 come idea ed efficacia, ma musicalmente molto più scarno, essenziale e tribale. Fantastici.

Ulver @ Volkspalast Kuppelhalle
Chiudono la serata gli Ulver con pieno merito per quanto fatto vedere nella loro strepitosa carriera, ma immeritatamente per quanto fatto vedere in serata. Si parte con un ritardo notevole, cosa rara al WGT, viste le scalette compresse: i nostri non sono dei fenomeni dal vivo anche perché hanno iniziato a tenere concerti circa quindici anni dopo il loro debutto (anche se della formazione originaria non resta che Rygg) e questo è ovviamente un grosso handicap, ma perdonabile. Se poi uniamo a questo il loro voler suonare con un'orchestra che avrà una quindicina di elementi mal contati e che loro utilizzano praticamente come un insieme di effetti incasellati nei loro pc, dimenticandosi persino di presentare il direttore d'orchestra alla fine, allora una certa sensazione che questa volta gli ormai leggendari lupi abbiano forse per la prima volta nella loro carriera puntato su qualcosa di poco interessante, inizia a farsi strada dentro il pubblico. L'idea di fondo è quella di un'ennesima traslazione verso un qualcosa di nuovo, in questo caso ambient fatto però nello stile unico degli Ulver e con la calda voce di Rygg, con l'utilizzo di un'orchestra a supporto di quanto già in uso dalla band. Con l'efficacia delle tecnologie odierne francamente pare davvero superfluo l'utilizzo di un'orchestra per gli scopi anzidetti: in aggiunta a questo, cinque o sei volte è saltata la musica per evidenti problemi tecnici, probabilmente gli stessi che hanno ritardato l'esibizione, generando una deriva "glitch" non certo appagante. Detto questo, è sempre meglio avere gruppi così che band che si ripetono all'infinito invece di lasciare spazio alle nuove leve, specie se queste ultime abbondano in poliedricità e genialità, come gli Ulver hanno sempre dimostrato.

Testo e foto by M/B'06

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