FRUITS
OF YGGDRASIL
@
Camden Underworld, LONDON
18/19
settembre 2009
testo
e foto by Oflorenz
La
“double-night” londinese, attesissima oramai da mesi, si preannuncia
un evento letteralmente unico. Patrick Leegas “6Comm” e Freya
Aswynn terranno infatti, a distanza di ben 22 anni dal concepimento
di quella mitica opera, la prima e unica rappresentazione
live del concept dedicato alle rune FRUITS OF YGGDRASIL. Basato
sui poemi dell’Havamal, Voluspa e Sigdrifumal tratti dai nordici
Canti dell’Edda, “Fruits” ci narra di quando Odino, alla ricerca
della conoscenza superiore, rimase appeso per 9 giorni e 9
notti all’albero della vita Yggdrasil, per poi acquisire la
sacra conoscenza delle Rune, e poterla così trasmettere
al mondo dei comuni mortali. Importante istituzione linguistica
e culturale delle tradizioni e della mitologia germanico/scandinava
(l’Edda è scritta in norreno, antica lingua nordica
proveniente dall’odierna Islanda), poi riportate in auge nel
corso del III Reich hitleriano, le Rune rivivono in questa
calda notte settembrina londinese, per la quale folta è
la presenza di pubblico proveniente non solo dal Regno Unito
ma dall’intera Europa continentale. Ma andiamo con ordine.
18
SETTEMBRE
La
nostra connazionale Gaya Donadio, residente da tempo nella
capitale britannica ed in arte nota come ANTIchildLEAGUE,
foto a destra, apre purtroppo di fronte a pochi intimi intorno
alle 18. Il Camden Underworld, situato nell’omonimo folkloristico
distretto di Londra Nord, è un intimo spazio ricavato
in quello che sembra a tutti gli effetti il classico british
pub, con tanto di ottimi spillatori del nostro nettare preferito,
la mitica Guinness. Gaya, illuminata solamente da intensi
faretti rossi, propone il suo violento power-electronic con
qualche brano tratto dall’unico full-lenght “The Father”,
uscito nel 2008 per la sua etichetta Hagshadow. La scuola
è quella di Con-Dom (che si unirà a lei alla
voce per un brano) e Genocide Organ, il risultato altrettanto
devastante! Spero di
vederla presto in italia, magari ad uno dei prossimi Congressi
Industriali di Old Europa Cafe!
Il mitico Con-Dom, a torso
nudo con tanto di neri segni che paiono anticipare le frustrate
che subirà di lì a poco, prosegue ad annichilire
l’ancora scarso pubblico con un set di “total-noise” forse
leggermente piatto e monotono. Sguardo allucinato fisso sul
pubblico, il microfono stretto tra le mani come un’arma, urla
la sua rabbia sopra basi di ruvido rumore bianco, facendosi
raggiungere da una massiccia bruna lungocrinita che lo frusta
ripetutamente e lo maltratta per la gioia dei feticisti industriali
presenti in sala. Ma il meglio di sé, ed in tutti i
sensi, il grande Mike Dando lo darà la serata successiva…
Colui
che dapprima fu Novo Homo, oggi Bain
Wolfkind, foto a sinistra, ci dona un attimo di
respiro con il suo sporco blues da bassifondi metropolitani:
look alla Elvis, occhiali scuri, l’australiano da sempre legato
ai Der Blutharsch di Albin Julius ammalia le prime file con
le sue movenze da rocker maledetto, raccontandoci per una
mezz’ora storie di droga e sesso con la sua voce roca segnata
dal troppo alcol e dalle troppe sigarette. E’ simpatico ed
umano il nostro Bain, sembra l’incarnazione dell’anima stessa
del rock’n roll, peccato questa sera non sia supportato da
una band in carne ed ossa per il suo set di maledetto blues-cabaret.
L’Underworld
inizia a riempirsi,
ed a breve Albin Julius ed i suoi prenderanno posizione per
una delle ormai rare esibizioni di Der
Blutharsch. (foto sopra).
Non
tutti hanno apprezzato la svolta stilistica del combo austriaco,
che abbandonato il mood “military-industrial” che l’ha reso
famoso ha virato, nel corso degli ultimi lavori, su di un
potente sound chitarristico psichedelico e sporco, piuttosto
seventies. E sono proprio le tracce tratte dagli ultimi “Flying
High!” e “The Philosopher’s stone” a guidare le danze dell’Underworld,
con ottima risposta del pubblico prodigo di balli ed applausi
a scena aperta. Il muro del suono dei 6 (tra cui il chitarrista
di Varunna) è impressionante, rafforzato in alcuni
frangenti da un’inedita Marthynna che abbandona microfono
ed effetti per cimentarsi addirittura al basso. Jorg B. lancia
staffilate “garage” dalla sua Fender, mentre l’amico di sempre
Bain non perde un colpo alla batteria, per poi riscaldarci
nuovamente - nel finale dello show – con la sua voce maledetta.
Non mancheranno comunque alcuni degli anthems storici di DB,
quali “Time is thee enemy”, cantata a squarciagola dal pubblico,
e la mitica “Baltikum” di Ain Soph, in cui la bella Marthynna
fa sfoggio di un italiano dalla pronuncia pressoché
ottima. Grande Albin, questa sera insieme a te siamo riusciti
davvero a “Volare in alto”!
19
SETTEMBRE
La
seconda serata riparte da Con-Dom,
foto a sinistra, che riesce ancora una volta a stupire tutti
presentandosi completamente nudo on stage, dapprima impegnato
con una serie di nastri dietro la sua postazione, poi in bella
vista al microfono a gridare ancora una volta rabbia e nichilismo
addosso all’Underworld. E come per la serata precedente, una
giunonica creatura lo raggiunge sul palco armata di palettina,
con cui tortura le nude natiche del nostro, per un set che
mantiene fede allo storico moniker di Mike, forma contratta
di “Control/Domination”.
I
danesi Of the wand and the moon di
Kim Larsen, foto a destra, supportati alle percussioni dall’amico
Oliver di Sonne Hagal, danno una svolta decisamente di stampo
neo-folk al corso della serata, scaldando i nostri cuori con
le belle ballate tipiche del loro repertorio. “Galanda”, “Nightime
in Sonnenheim”, “Summer solstice” e “Lost in emptiness” si
susseguono in un’atmosfera di sacro raccoglimento, mentre
le rune impresse sulla chitarra acustica di Kim ci ricordano
che a breve avrà inizio il rituale che ci ha attirato
fino a qua: FRUITS OF YGGDRASIL,
vale a dire 6Comm e Freya Aswynn. Il palco è completamente
al buio, illuminato solamente da alcune candele preparate
ai lati e poggiate sul pavimento. Patrick ci anticipa, con
grande umiltà e simpatia, che il set verrà pressoché
improvvisato questa sera, in quanto nei ben 22 anni trascorsi
dal concepimento dell’opera, lui e Freya non hanno mai avuto
occasione di provare seriamente. “Non applaudite sino al termine”,
ci esorta inoltre. L’atmosfera e la tensione della rappresentazione
ne risentirebbero. Patrick fa partire le basi, su cui inizia
a sovrapporre con grande maestria un tappeto percussivo tribale
di grande effetto, mentre la ormai sessantenne autrice di
“The leaves of Yggdrasil” fa il suo ingresso on stage, vestito
candido come i lunghi capelli. Un mazzo di carte in mano,
con sopra impresse le Rune, un pupazzo simile a quelli usati
per il “malocchio”, bellissimi visuals sulla natura che scorrono
incessantemente, un calice colmo di nettare per un rito pagano:
tutto si sussegue come in un magico rituale cui il pubblico
assiste ipnotizzato, mentre Steve Wilson raggiunge Freya sul
palco per un duetto teatrale dal grand’effetto. La voce stentorea
della sacerdotessa olandese pare posseduta, mentre Leegas
è un maestro nel creare un background simile all’essenza
stessa del caos cosmico. “Havamal”, “Wotan”, “Invokation of
the Gods”…i capitoli dell’opera sono richiamati uno dopo l’altro
fino alla conclusiva invocazione del “Ragnarok”, la fine del
mondo. Freya e Patrick, nonostante qualche piccola incertezza
dovuta alla pressoché totale improvvisazione della
serata, trasportano magistralmente queste 300 anime raccolte
a Londra Nord in un magico viaggio verso l’”Ultima Thule”.
I fortunati partecipanti serberanno un ricordo eterno dell’esperienza
grazie al prezioso 7” limitato ed autografato in argento,
destinato esclusivamente ad ogni possessore del biglietto.
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