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di Gianmario Mattacheo

THE TOP

Arriva il primo album in studio dal 1982, dopo che “Pornography” aveva messo in seria discussione l’esistenza stessa del gruppo inglese.
Qualsiasi fosse stato il seguito, il nuovo album in studio avrebbe certamente posto dei dubbi e delle perplessità, oltre ai naturali punti di confronto, rispetto a quell’album irripetibile ed eccessivo che aveva creato non pochi sconvolgimenti musicali e interpersonali (all’interno del gruppo).
Infatti, ciò che seguì a “Pornography” non fu indolore. Come noto, i Cure dovettero fare a meno di Simon Gallup (per la prima volta dal 1979) a seguito di violenti scontri e liti verificatesi durante il tour, tra il bassista e Robert Smith, determinanti un clima ormai ingestibile all’interno della band.
Se si considera che il nuovo bassista Phill Thornalley era prima produttore che musicista, che Lol Tolhurst si convertì al ruolo più marginale di tastierista, e che il ritorno di Porl Thompson (da quando nel 1976 si chiamavano ancora Easy Cure) inizialmente fu limitato al solo sax, si capisce come “The top” si debba, forse ancora più di altri, considerare intimamente una creatura del solo Robert Smith.
Nel 1984, “The top” fu registrato nei ritagli di tempo che rimanevano dagli impegni con i Banshees. In quello stesso periodo, infatti, il gruppo di Siouxsie (che in organico vedeva ancora Robert Smith) preparava l’uscita di “Hyaena”, in quella che si sarebbe rivelata l’ultima fatica del signor cure con il suo secondo gruppo.
L’avventura con i Banshees, invero, iniziò casualmente per Smith e proseguì (fino alla pubblicazione di “Hyanena”) come mezzo per consentire alla produzione Cure di “tirare avanti” o come valvola di sfogo durante i periodi di crisi. Infatti, dopo le registrazioni dei due album paralleli, Robert Smith (stressato dai doppi impegni e non più in grado di gestire raddoppiati appuntamenti) decise di lasciare la band di Siouxsie per dedicarsi esclusivamente ai Cure.
Davvero singolare, inoltre, fu l’addio di Robert Smith nei confronti dei Banshees: il quale fece pervenire un certificato medico con il quale si sconsigliava al cantante di intraprendere un nuovo tour (con il gruppo di Siouxsie!!).
La copertina cambia diametralmente toni, rispetto alle tre precedenti prove in studio. La grafica realizzata da Porl Thompson ci introduce in un quadro dove spiccano moltissimi colori; il nome del gruppo rimane sullo sfondo, mentre spicca il titolo dell’album all’interno di una variopinta tavolozza psichedelica.
“The top”, che potrebbe anche essere individuato come l’album psichedelico o quello delle metafore animali (cani, uccelli, bruchi, pesci, ecc.), si apre con un pezzo di forte impatto: è “Shake dog shake” che, destinato a “scuotere” l’ascoltatore, rappresenta, senza dubbio, uno dei brani meglio riusciti del disco; un brano che lo stesso Robert Smith ricorda come uno dei migliori della sua discografia.
È una risata priva di felicità quella che apre “The top”. La chitarra di Smith, allucinate fin dalle prime note, e la batteria di Anderson rappresentano il motore di “Shake dog shake”, un brano duro e impetuoso, scelto appositamente per aprire il disco.
Si cambia toni con “Birdmadgirl” e con “Wailing wall”. La prima, leggera ma piacevole, è una canzone in bilico tra una pop song ed una giocosa esercitazione vocale di Robert Smith, mentre la seconda (suggerita da una visita che il leader fece in Israele), con il suo incedere orientaleggiante, è resa ancor più suggestiva dalla ritmica dettata dalle percussioni di Anderson.
“Give me it” ci riporta un sound accostabile al brano di apertura (il sax di Porl Thompson contribuisce a far diventare ancor più sincopato il pezzo), mentre “Dressing up” è un brano soft e tenero, in cui le tastiere e un flauto, opportuno quanto insolito, ci regalano una canzone piacevolmente sognante.
Ma è con “The caterpillar” che arriva il brano più pazzo dell’intero lavoro (ma probabilmente di tutta la discografia smithiana).
Un violino distorto (suonato da Robert Smith), le percussioni e altri strumenti acustici si combinano in un assoluto gioco sonoro, dove anche la voce del leader concede non poco all’improvvisazione e al divertimento.
“Piggy in the mirror”, ispirata dal film “Il lenzuolo viola” di Nicolas Roeg, è un classico viaggio sonoro di Smith caratterizzato da un seducente riff di tastiere, e con “Empty world” i cure vestono i panni della banda militare attraverso il connubio batteria/flauto che contraddistingue il suono dell’ottava traccia.
Sul finire, dopo l’acida “Bananafishbones” (ancora affascinate l’organetto che si inserisce a spezzare la voce del leader), l’LP regala il suo momento più alto con il brano che dà il titolo al lavoro.
Il clima dell’album sembra essersi smarrito ed il sound ritorna quello antico. Un ticchettio ed una campana (?) scandiscono il tempo di “The top” in un brano capace di farci immaginare solo scenari notturni.
Malessere, domande alle quali non riusciamo mai a dare una risposta e rassegnazione sono il tema principale di questi sette minuti di classe pura .. …… “please come back, please come back, all of you”, per un testo che il dottor malinconia dichiarò di considerare fondamentale.
Così si conclude il primo album del dopo “Pornography”.
Sarebbe stato facile affondare, “The top” ha dimostrato come, invece, si potesse ripartire.

ANNO: 1984

STUDIO DI REGISTRAZIONE: GARDEN, TRIDENT, GENETIC - LONDRA.

ETICHETTA: FICTION

PRODUTTORE: DAVE ALLEN, CHRIS PARRY, ROBERT SMITH

FORMAZIONE: Robert Smith (voices, instruments); Laurence Tolhurst (other instrument); Andy Anderson (drums, percussion); Porl Thompson (saxophone)

 

TRACKSLIST:

1. Shake Dog Shake

2. Bird Mad Girl

3. Wailing Wall

4. Give Me It

5. Dressing Up

6. Caterpillar

7. Piggy in the Mirror

8. Empty World

9. Bananafishbones

10. The Top