PORNOGRAPHY
Nel
1982 i Cure fanno poker. Il quarto album in studio, conclusivo
del primo ciclo dark, avviato con “Seventeen seconds” (1980)
e proseguito con “Faith” (1981), centra in pieno il bersaglio,
regalando un’opera unica, probabilmente ineguagliabile.
L’album
si sarebbe rivelato non solo importantissimo per la band inglese,
ma anche decisivo per il futuro del gruppo guidato da Robert
Smith.
Dalle
parole dello stesso cantante si capisce come il clima di tensione,
che permeava le sedute di registrazione di “Pornography”, avrebbe
generato un album violento, “di scontro” e non solo di cupa
rassegnazione come, invece, si erano manifestati i precedenti
(in modo particolare “Faith”).
Durante
i circa due mesi di gestazione dell’album, Robert Smith si chiuse
come non mai all’interno di sé stesso, escludendo gli
altri membri del gruppo, nell’intento di ricercare composizioni
e liriche frutto di sensazioni ben vive che dovevano, però,
essere riportate su disco, nella consapevolezza che il lavoro
avrebbe rappresentato la fine della loro esperienza o il suo
decollo.
Infatti
fu così. E ancora oggi “Pornography” può essere
considerato il punto più alto raggiunto dalla banda Smith
(chiedendo scusa, forse, a “Disintegration”); un album unico,
impetuoso e triste. Dopo “Pornography”, fu lo stesso leader
a sentire l’esigenza, di arrivare a composizioni più
fruibili e leggere, per evitare di addentrarsi in sentieri troppo
pericolosi (“la gente si aspettava che io fossi il nuovo Ian
Curtis”, dichiarò qualche anno più tardi).
In
comune con il suo predecessore, “Pornography” presenta l’omogeneità,
ma una omogeneità pensata come un’unica tirata di protesta
e reazione nei confronti del “male di vivere”, dove non è
neppure contemplata l’ipotesi della coesistenza con il mondo,
o la sua accettazione.
La
copertina, ancora una volta, disegna alla perfezione ciò
che i protagonisti mettono in musica. Una foto sfocata, rossa
e livida, nella quale risulta difficile riconoscere i volti
dei tre protagonisti: fantasmi.
L’album
si apre con “One hundred years”, ancora oggi un vero e proprio
cavallo di battaglia soprattutto nelle esecuzioni live: “Non
importa se moriremo tutti”, sono queste le parole scelte dal
leader per aprire il lavoro. Violenza e disperazione non potevano
essere meglio rappresentate dalla chitarra tagliente di Smith,
dal puntuale basso di Gallup e, soprattutto, dalla batteria
di Lol Tolhurst (mai così in forma ….. quasi una drum
machine!).
Segue
“A short term effect”, dove la sessione ritmica fa un tutt’uno
con la voce (arricchita da echi sinistri), mentre il giardino
pensile di “Hanging garden” (il singolo pubblicato di “Pornography”),
con il suo incedere quasi tribale, trova il punto intermedio
tra melodia e l’ostico sound dell’album.
Uno
degli incubi di Robert Smith viene cantato con “Siamese twins”;
lenta, ipnotica, irresistibile. Il lavoro raggiunge, poi, uno
dei suoi picchi più alti con “The Figurehead”, nella
quale il concetto di melodia viene definitivamente abbandonato
e il malessere diventa la linea guida: “ho riso allo specchio
per la prima volta in un anno” e “I will never be clean again”,
estratti di un dolore raccontato.
Il
concetto della morte torna con “A Strange Day”. Tastiere e batteria
in primo piano per raccontare la poesia che, comunque, esiste
quando si raggiunge l’ultimo dei momenti di una vita: “mi muovo
lentamente attraverso le onde che affogano …… andarsene in un
giorno strano”.
Ancora
padrone le tastiere con il freddo di “Cold”. E i brividi, anche
se non dovuti al freddo, rappresentano una costante dell’ascoltatore,
intento ad apprezzare un brano tra i meglio riusciti di “Pornography”.
L’album
si chiude con la canzone che dà il titolo all’album.
Dopo un’introduzione quasi allucinogena, parte un narcotico
sound che trova liriche sempre pungenti, e una dura ammissione
di Robert Smith con cui si congeda: “devo combattere questa
malattia, trovare una cura”; parole sussurrate ed incerte, rivolte
probabilmente a nessuno.
Se
“Seventeen seconds” era il lavoro in grado di essere apprezzato
proprio da tutti, “Pornography” è quell’opera che il
non appassionato difficilmente potrà digerire in pieno,
risultando duro, estremo, violento e ostico in ogni momento
delle otto tracce del disco. Tutti elementi che fanno di “Pornography”
un disco eccezionale, inimitabile ed irripetibile.
ANNO:
1982
STUDIO
DI REGISTRAZIONE: RAK STUDIO ONE, LONDRA.
ETICHETTA:
FICTION
PRODUTTORE:
PHIL THORNALLEY, THE CURE
FORMAZIONE:
Robert Smith (voice, guitar, keyboards); Simon Gallup (bass,
keyboards); Laurence
Tolhurst (drums, keyboards)
TRACKSLIST:
1.One
Hundred Years
2. A Short Term Effect
3. The Hanging Garden
4. Siames Twins
5. The Figurehead
6. A Strange Day
7. Cold
8. Pornography
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