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di Gianmario Mattacheo

MIXED UP

Il tentativo più stravagante per Robert Smith di improvvisare qualcosa di nuovo sta proprio in questo album di remixes, in cui i Cure si affacciano alla dance music.
“Mixed up” rimane l’episodio discografico meno felice per i Cure, e questo non solo perché eccetto il singolo “Never enough” nessun pezzo è un inedito, ma soprattutto perché l’opera nel suo insieme non propone il gruppo con quella verve originale che, da sempre, l’ha differenziata dagli altri.
L’idea di partenza è quella di rendere più moderni e ballabili hit del passato, ripercorrendo in chiave dance le tappe artistiche del complesso.
L’art work ci porta un’immagine in cui il disco pare diventare una tavolozza di un pittore, mentre con un argento vivo il nome del gruppo emerge da questo arcobaleno confusionario.
Fanno parte della partita canzoni che hanno rappresentato la loro storia, divenendo dei veri e propri campioni di vendita, qui posizionate in una scaletta composta da undici brani in cui non si è tenuto conto dell’ordine cronologico.
Così ad una “Lullaby” che non infiamma più di tanto (il paragone si intende sempre riferito alle versioni originali), troviamo una “Close to me” che si presenta come la migliore traccia del lavoro.
Il remix di Paul Oakenfold si propone ancor più accattivante rispetto alla “Close to me” di “The head on the door”, riuscendo ad andare anche oltre. Una maggior presenza dell’organo e dei fiati contribuisce a rendere il pezzo ancor più sbarazzino, facendoci apprezzare al meglio il lato easy di Bob il matto.
Di “Fascination street” ci piace l’inizio lento; di “The walk” non capiamo il suo inserimento in questo progetto, in quanto la canzone del 1983 si presentava già iper ballabile; “A forest” (remix di Mark Saunders) è resa più elettronica e veloce;
“Lovesong” è praticamente parallela a quella contenuta in “Disintegration” e “Pictures of you” ha un andamento quasi acid jazz.
Proseguendo nella scaletta, troviamo una “Hot hot hot” con più tastiere ed effetti speciali, ma nella sostanza coincidente a quella del “Kiss me” album ed una buona “The caterpillar” che è resa più tribale grazie ad un suono di percussioni onnipresente ed indovinato.
Infine, “Inbetween days”, nel remix di William Orbit, diventa particolarmente revisionata e quella più accostabile alle sonorità da disco.
L’inedito, invece, è rappresentato da “Never enough”. Il singolo (nel relativo video appare anche il celebre produttore Chris Parry) si presenta musicalmente agli antipodi rispetto a quell’album in studio che, solo un anno prima, aveva fatto innamorare milioni di fans.
Se nel suo insieme, infatti, “Disintegration” si caratterizzava per una grande armonia ed atmosfera, “Never enough” trasforma i Cure i una guitar band, anticipando alcune delle sonorità che saranno riprese solo in seguito (sentire alcuni pezzi chitarristici di “Wish”).
Se dopo alcuni ascolti “Mixed up” non ci sembra un cattivo album, è solo perché anche impegnandosi, probabilmente, quel ragazzo immaginario proprio non riuscirebbe a creare qualcosa di mediocre. Quello che, però, emerge da “Mixed up” è il suo carattere gratuito. E la gratuità o l’inutilità del progetto risulta ancor più evidente qualora si ascoltino le versioni originali.
Quegli intramontabili hit, infatti, risultano già senza tempo così come vennero creati, senza il bisogno di aggiustamenti o ammodernamenti.
Una “A forest”, per esempio, non richiedeva di essere resa più dance. Intanto noi l’avremmo ballata comunque. E continueremo a farlo.

 

ANNO: 1990

ETICHETTA: FICTION

PRODUTTORE: DAVE ALLEN, ROBERT SMITH, MARK SAUNDERS

 

TRACKSLIST:

1. Lullaby [Extended Mix]

2. Close to Me [Closer Mix]

3. Fascination Street [Extended Mix]

4. Walk [Everything Mix]

5. Lovesong [Extended Mix]

6. Forest [Tree Mix]

7. Pictures of You [Extended Dub Mix]

8. Hot Hot Hot!!! [Extended Mix]

9. The Caterpillar [Flicker Mix]

10. Inbetween Days [Shiver Mix]

11. Never Enough [Big Mix]