MIXED
UP
Il
tentativo più stravagante per Robert Smith di improvvisare
qualcosa di nuovo sta proprio in questo album di remixes,
in cui i Cure si affacciano alla dance music.
“Mixed
up” rimane l’episodio discografico meno felice per i Cure,
e questo non solo perché eccetto il singolo “Never
enough” nessun pezzo è un inedito, ma soprattutto perché
l’opera nel suo insieme non propone il gruppo con quella verve
originale che, da sempre, l’ha differenziata dagli altri.
L’idea
di partenza è quella di rendere più moderni
e ballabili hit del passato, ripercorrendo in chiave dance
le tappe artistiche del complesso.
L’art work
ci porta un’immagine in cui il disco pare diventare una tavolozza
di un pittore, mentre con un argento vivo il nome del gruppo
emerge da questo arcobaleno confusionario.
Fanno parte
della partita canzoni che hanno rappresentato la loro storia,
divenendo dei veri e propri campioni di vendita, qui posizionate
in una scaletta composta da undici brani in cui non si è
tenuto conto dell’ordine cronologico.
Così
ad una “Lullaby” che non infiamma più di tanto (il
paragone si intende sempre riferito alle versioni originali),
troviamo una “Close to me” che si presenta come la migliore
traccia del lavoro.
Il remix
di Paul Oakenfold si propone ancor più accattivante
rispetto alla “Close to me” di “The head on the door”, riuscendo
ad andare anche oltre. Una maggior presenza dell’organo e
dei fiati contribuisce a rendere il pezzo ancor più
sbarazzino, facendoci apprezzare al meglio il lato easy di
Bob il matto.
Di “Fascination
street” ci piace l’inizio lento; di “The walk” non capiamo
il suo inserimento in questo progetto, in quanto la canzone
del 1983 si presentava già iper ballabile; “A forest”
(remix di Mark Saunders) è resa più elettronica
e veloce;
“Lovesong”
è praticamente parallela a quella contenuta in “Disintegration”
e “Pictures of you” ha un andamento quasi acid jazz.
Proseguendo
nella scaletta, troviamo una “Hot hot hot” con più
tastiere ed effetti speciali, ma nella sostanza coincidente
a quella del “Kiss me” album ed una buona “The caterpillar”
che è resa più tribale grazie ad un suono di
percussioni onnipresente ed indovinato.
Infine,
“Inbetween days”, nel remix di William Orbit, diventa particolarmente
revisionata e quella più accostabile alle sonorità
da disco.
L’inedito,
invece, è rappresentato da “Never enough”. Il singolo
(nel relativo video appare anche il celebre produttore Chris
Parry) si presenta musicalmente agli antipodi rispetto a quell’album
in studio che, solo un anno prima, aveva fatto innamorare
milioni di fans.
Se nel
suo insieme, infatti, “Disintegration” si caratterizzava per
una grande armonia ed atmosfera, “Never enough” trasforma
i Cure i una guitar band, anticipando alcune delle sonorità
che saranno riprese solo in seguito (sentire alcuni pezzi
chitarristici di “Wish”).
Se dopo
alcuni ascolti “Mixed up” non ci sembra un cattivo album,
è solo perché anche impegnandosi, probabilmente,
quel ragazzo immaginario proprio non riuscirebbe a creare
qualcosa di mediocre. Quello che, però, emerge da “Mixed
up” è il suo carattere gratuito. E la gratuità
o l’inutilità del progetto risulta ancor più
evidente qualora si ascoltino le versioni originali.
Quegli
intramontabili hit, infatti, risultano già senza tempo
così come vennero creati, senza il bisogno di aggiustamenti
o ammodernamenti.
Una “A
forest”, per esempio, non richiedeva di essere resa più
dance. Intanto noi l’avremmo ballata comunque. E continueremo
a farlo.
ANNO:
1990
ETICHETTA:
FICTION
PRODUTTORE:
DAVE ALLEN, ROBERT SMITH, MARK SAUNDERS
TRACKSLIST:
1. Lullaby
[Extended Mix]
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2. Close
to Me [Closer Mix]
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3. Fascination
Street [Extended Mix]
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4. Walk
[Everything Mix]
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5. Lovesong
[Extended Mix]
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6. Forest
[Tree Mix]
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7. Pictures
of You [Extended Dub Mix]
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8. Hot
Hot Hot!!! [Extended Mix]
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9. The
Caterpillar [Flicker Mix]
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10. Inbetween
Days [Shiver Mix]
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11. Never
Enough [Big Mix]
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