THE CURE
Recensione di tre date della tourneèè della
storica band inglese capitanata da Robert Smith. Due date
francesi ed una italiana. In quest'altra
pagina (clicca qui) troverete la recensione di Imola.
MILANO
23 giugno 2004.
A quattro giorni dal concerto di Imola e a tre da quello di
Napoli (quest'ultimo, però, non assistito da chi scrive),
i Cure concludono il loro tour italiano con una data a sorpresa
a Milano, dove mancavano dal 04 maggio 2000. Il luogo è quello
del Parco Sempione - P.zza del Cannone, all'interno del primo
appuntamento del Coca Cola @ MTV.
La performance, anticipata da altri artisti (di cui, forse,
i rispettivi fans scriveranno), ultimi dei quali gli Articolo
31, viene presentata da una pseudo intervista di Silvestrin
a Robert Smith. Purtroppo il "nostro", anziché avere la possibilità
di rispondere a domande sul tour o sul nuovo album, subisce
un pallosissimo monologo da parte del conduttore di MTV, all'interno
del quale il leader dei Cure finisce per essere solo uno spettatore.
Finita la farsa Silvestrin, inizia lo show che si apre con
"Before three" (ancora non molta conosciuta dai
fans), mentre "Fascination street" inizia a scaldare
gli animi e cuori dei presenti. È poi il momento di altre
due nuove canzoni: "Alt.end" e il singolo "The
end of the world" (questa volta i fedelissimi iniziano
a canticchiarla). Infine, arriva il momento di tre super hit:
"Just like heaven", "Play for today" (con
l'irrinunciabile coro del pubblico ad accompagnare le tastiere
di Roger) e, ovviamente, "A forest".
A questo punto, per esigenze televisive, la band è costretta
a chiudere (Robert si scusa più volte con il pubblico), lasciando
ancora la parola a Silvestrin e alla Maugeri. Questa volta,
però, è troppo e i più calorosi impongono il silenzio ai commentatori
di MTV. Ecco, allora, che si riapre la spazio per la band
che "ruba" ancora un pezzo come "Boys don't cry"
(peraltro non trasmesso in tv), tra la folla in completo delirio.
testo by Gianmario - Alessandria.
SIX FOURS
03 luglio 2004.
Per la prima delle due tappe francesi (se si esclude la data
all'Olympia di Parigi) la band di Robert Smith sceglie un
luogo particolarmente suggestivo: la penisola di Six Fours
- Ile de Gaou, sulla Costa Azzurra. È immediatamente affascinante
ed irresistibile il contrasto; da un lato i pescatori intenti
a raccogliere pesce e frutti di mare, dall'altro il popolo
dark, che, in coda ai cancelli, rimane in attesa di ascoltare
il suo mito.
Dopo il concerto degli Overhead (gruppo locale cresciuto sotto
la musica di Jeff Buckley), arriva il momento della serata.
Mano sul cuore, sguardo tra la folla, Robert Smith apre con
un classico da brividi: "Plainsong", che il pubblico
canta (grida!!) insieme al suo profeta. Per "Fascination
street", gli inconvenienti tecnici che impediscono al
leader di eseguire l'assolo di chitarra , non tolgono il buonumore
alla band, che riesce a sdrammatizzare, attraverso una apprezzatissima
buona dose di auto ironia. È il momento di tre pezzi dall'ultimo
album che il pubblico apprezza, ma che deve ancora assimilare
appieno: "Before three", "The end of the world"
e "Anniversary" (e tra esse "High", tratta
dall'album "Wish").
Le primissime file (ahi!, lo confermo), agitatissime dopo
"In between days", costringono Robert, nell'intento
di placare gli animi, a pronunciare per due volte la frase
"push back please!, push back please!". È poi la volta di
"Jupiter crash", una "ripescata" dall'album "Wild
mood swigs", e si prosegue con altri super classici come
"Pictures of you" (con il classico duetto Robert
alla chitarra e Simon al basso, nell'intro), "Lullaby"
(con Robert che mima lo spiderman), "Just like heaven";
"Lovesong" e "Disintegration", con cui
si chiude la prima parte del concerto.
Il
clima non cambia certo con i "bis", dove la band prosegue
regalando hit insuperabili quali "Three imaginary boys"
(una delle esecuzioni meglio riuscite dell'intera serata),
e, infine, tre songs da "Seventeen seconds": "M",
"Play for today" e l'immancabile inno "A forest".
Al secondo rientro, il pubblico cade in estasi con un congedo
che profuma di passato. "10.15 saturday night"……………
E noi, quando penseremo ad un sabato sera dei primi di luglio,
non ci figureremo un rubinetto che perde (drip drip drip),
ma ricorderemo un'altra magica notte da sogno.
testo by Gianmario - Alessandria
AIX
LES BAINS
04 luglio 2004.
Secondo concerto in due giorni per i Cure in terra francese.
Al più che suggestivo luogo del giorno precedente, fa seguito
un altro incredibile posto da favola: la località turistica
di Aix Les Bains sul lago de Bourget, in Savoia.
Come il precedente concerto, il Musilac Festival prevede pochissime
migliaia di fans (circa 3.000?), ma a differenza dello show
della Costa Azzurra, quello attuale si presenta più, maturo,
più dark, più da puristi. Ad aprire, però, non è l'insuperabile
"Plainsong", ma "Lost", tratta dall'omonimo
"the Cure", cui fa seguito "Labyrinth",
uno dei brani più oscuri dell'ultimo lavoro.
La prima parte del concerto è dedicata alle ultime canzoni,
intervallate da "Push" (peraltro poco conosciuta
dal pubblico), dall'irresistibile "Sinking" e dalla
pop song "In between days"; ma anche da "Closedown"
e "From the edge of the deep green sea". Da questo
momento il concerto entra più che mai nel vivo con tre superlativi
pezzi tratti dall'album "Pornography". "The
figurehead" (brillante ed eseguita in maniera più lenta
rispetto alla versione originale), "A strange day"
(toccante fino al midollo) e "One hundred years"
(anticipata dall'urlo di chi scrive, quale richiesta per la
summenzionata canzone). La porzione centrale dello show si
chiude con due brani tratti ancora da "the Cure":
"Never" e, soprattutto, the promise, con la quale
Mr Smith ci porta in un viaggio oscuro e allucinogeno, lungo
più di dieci minuti. Per i "Bis" Robert & Co scelgono tre
canzoni targate 1981. Nell'ordine, il pubblico (maturo e con
un'età media non certo bassissima) rimane estasiato da "The
drowning man" (quasi una continuazione di quanto cantato
prima con "A strange day"), "Charlotte sometimes"
(una delle canzoni più "Cure" mai scritte) e "Faith"
(utilizzata spesso dal "nostro" per la chiusura dei concerti).
Per il secondo e ultimo "Bis", quando tutti si aspettavano
"A forest", Robert si congeda con la dolcissima
"Going
nowhere". "Andando in nessun posto" ci sussurra Robert
Smith, anche se noi quel posto sappiamo benissimo dove si
trova: è il prossimo concerto ………… intanto è lì che vedremo,
non è vero?
testo by Gianmario - Alessandria.