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Testo di Gabrydark

Foto di Giancarlo Donatini

 

To stay alive: a method è il titolo del film che ha vinto il Biografilm Festival 2017.
In anteprima italiana, il film olandese di Arno Hagers, Erik Lieshout, Reinier van Brummelen ha due interpreti
d'eccezione, Iggy Pop e Michel Houellebecq.
Il primo conduce una serie di riflessioni che gli sono state suscitate dal libro del secondo “Rester vivant”: vivere i propri problemi, le depressioni, le malattie psichiche attraverso la parola, che rimane lo strumento più immediato ed efficace per esprimere il dolore dell'anima. Nasce così la poesia, che lacera l'anima, ma  comunica al di fuori di essa la volontà di proseguire un'esistenza, che diviene vita vera, superando le difficoltà, il rifiuto degli affetti, il disagio nel rapportarsi agli altri. In questo incontro di personaggi tanto, eccentrici, quanto improbabili,  il senso dell'arte nella nostra società, la capacità di dare speranza a chi pensa di non averne più e di tracciare una strada verso la ricerca di un equilibrio temporaneamente perduto, ma recuperabile. Nessuno meglio di Iggy Pop poteva leggere con intensità e coinvolgimento personale l'opera di Houellebecq,  che, incontrato in un episodio del film , incarna la figura immaginaria di un artista, che costruisce misteriosamente una “macchina  dei sogni”  e  mostra a lui la sua “invenzione”.

Con la premiazione di questo film si è conclusa la tredicesima edizione del Festival, ormai  un appuntamento di respiro internazionale a Bologna, caratterizzato da un vasto programma di proiezioni( cento film divisi in varie sezioni), che ha coinvolto dal 9 al 19 giugno cinque sale del centro cittadino, i concerti dal vivo del Biografilm park,  gli appuntamenti quotidiani all'Oratorio S. Filippo Neri con ospiti di fama nell'ambito cinematografico, la cui lunga lista è stata aperta da Pierce Brosnan, seguito dal grande regista Peter Greenaway, da Sabina Guzzanti,ed altri ancora, intervistati tutti dal Direttore del festival Andrea Romeo e dalla giornalista Marta Perego.

Molte anche  le sezioni tematiche tra cui una, dedicata al cinema europeo, ha visto proiettato in anteprima internazionale il film Cherchez la femme del regista francese Sou Abadi , una storia ironica e divertente sul radicalismo religioso; altra proiezione in anteprima italiana è stata La danseuse di Stephanie Di Giusto , che racconta la storia di Loie Fuller, celebre nella Parigi del Novecento per la “serpentine dance”. Anche qui la protagonista è stata prelevata dalla musica , infatti la ballerina  è interpretata  da Soko, che, madrina del Festival, si è esibita la sera dell'inaugurazione in uno scatenato  Dj set al Biografilm park, rassegna musicale nel Parco del Cavaticcio accanto alla cineteca Lumière.

Vorrei ricordare anche nella sezione Biografilm art alcune opere interessanti come la biografia sulla nascita di un'opera di Bill Viola ( Bill Viola: the road to St. Paul's) e Manifesto in cui Cate Blanchett interpreta tredici ruoli diversi, ognuno dei quali celebra un movimento artistico-letterario o politico con monologhi costruiti attraverso le frasi dei rispettivi Manifesti.



 

Tanti anche gli eventi musicali degni di nota che,organizzati dal Locomotive club in parallelo con il Festival, tutte le sere  hanno attirato moltissimi spettatori. Fra tutti i concerti vorrei ricordare quello di Chrysta Bell,cantante e modella americana, nuova musa di David Lynch, che parteciperà alla nuova serie di Twin Peaks.

In tour europeo la cantante ha presentato in anteprima il suo secondo album “We dissolve”, registrato insieme a John Parish, produttore storico di PJ Harvey , con le collaborazioni di Adrian Utley dei Portishead, il tastierista Geoff Downes (Yes) e Stephen O'Malley. Bellissima la voce sensuale , accom pagnata  dalle movenze  affascinanti di una persona abituata a calcare passerelle e cast dei video girati dal grande regista, con il quale collabora da tempo per le sue canzoni.

Nei pezzi cantati durante il live si notano maggiori influssi rock, jazz , soul ed anche trip- hop:

in Devil Inside Me, ballata lenta , in Planet Wide, dai suoni ipnotici ,in Gravity si avverte una sempre più intensa personalità, che emerge con melodie ricercate e svincolate dalle eteree atmosfere ambigue ed elettroniche del primo album, più di Lynch che di Chrysta.  Il sound appare sempre più orientato verso PJ Harvey e anche Nick Cave con toni suadenti, complessi giri di chitarre e una bellezza elegante e  coinvolgente , che non guasta affatto.

Concludendo, si è assistito ad  un bel concerto e ad una prova rassicurante per un significativo presente ed un futuro che s'immagina  appassionante per noi grazie alla” più bella aliena di sempre “, come la definì David Lynch quando la vide per la prima volta.