VERSIONE
ITALIANA
Intervista
by Anialf
Foto live by Giancarlo Donatini
Foto Studio by Lara Peviani
Premessa
doverosa: come già detto nella mia recensione al nuovo
lavoro dei VIDI AQUAM, il buon Nikita, ora non pago di avermi
messo in imbarazzo per questo, ora mi ha anche chiesto di
intervistare il gruppo! Beh, come si fa a rimanere professionali
quando parli con degli amici (e comprendo anche Fabio, di
cui ricordo ancora le belle serate tutti insieme a cena in
quel di Novara)? Bene, allora proviamo a mettere un pò
di distacco nelle mie domande (tanto lo so già che
non ci riuscirò, ma visto che l’intervista è
mia...)
Anzitutto,
ragazzi, Vi faccio direttamente tanti complimenti per la riuscita
generale del nuovo disco: sono rimasto soddisfatto della qualità
dei suoni, della qualità dei testi, della professionalità
dei suoni e del cantato, insomma, è costato ‘caro’
(non solo in senso economico, ma soprattutto come sforzo di
riuscire a portare a termine un cd che ha incontrato ben più
di un ostacolo...)
Fabio:
ti ringrazio davvero per le belle parole. Per me la realizzazione
di questo CD è costata talmente cara sul piano dello
sforzo e del coinvolgimento emotivo, che in certi periodi
stavo davvero andando fuori di testa, anzi penso di esserci
andato per davvero. Ma se dovessi tornare indietro rifarei
esattamente tutto, anche meglio. Gli ostacoli sono stati così
tanti che non voglio nemmeno ricordarli ora, quello che conta
è che la nostra determinazione è stata più
forte e alla fine ha vinto.
Nikita: grazie per i complimenti, ci abbiamo messo l'anima
nel registrare il CD, e ne siamo usciti completamente svuotati
ed esausti. Ma ne è valsa la pena. E' stata una salita
ripida, ma nonostante gli ostacoli ne è venuto fuori
un buon disco.
Esaminando
anzitutto la qualità dei suoni, in che modo
e per quali aspetti Frédéric Chaplain (ideatore
della Prikosnovenie e del cui studio vi siete avvalsi del
mastering del cd) è intervenuto? (ndr ho sentito Frédéric
in questi giorni e mi ha detto che il lavoro gli è
piaciuto molto)
Fabio:
come ben saprai, il mastering è un procedimento
tecnico indispensabile per stampare i CD audio, indipendentemente
dai ritocchi ‘estetici’ che nel nostro caso erano comunque
necessari. Il nostro timore era che, affidandoci ad uno sconosciuto,
magari totalmente estraneo alla nostra musica, i mixaggi fatti
da noi rischiassero di venir snaturati con delle riequalizzazioni
fredde ed arbitrarie. A Frédéric, al di là
di quelle operazioni di potenziamento, bilanciamento e pulizia
che si fanno di prassi su ogni lavoro, avevamo chiesto soprattutto
di rendere le tracce leggermente più brillanti, ma
senza stravolgimenti e senza togliere la profondità
dei toni bassi. Di fatto è venuto incontro ai nostri
desideri più intimi, dato che l’album suona quasi come
un vinile, con una resa generale particolarmente calda. Poi
questi suoi interventi cambiano da brano a brano, perché
alcuni avevano bisogno di un trattamento maggiore rispetto
ad altri, visto che li avevamo registrati in un arco di tempo
piuttosto lungo e con sonorità molto difformi fra loro.
Siamo onorati che a Frédéric sia piaciuto “The
World Dies”, c’è stata una bella intesa con lui, ha fatto
il mastering in tempi davvero brevi, e alla fine ci ha dato
pure una mano sia con la stampa dei CD, sia con la distribuzione
dell’album in Francia.
Ed
in generale, quali sono stati gli aspetti più ostici
nella creazione dei brani, sempre da un punto di vista musicale?
Nikita:
certamente gli arrangiamenti: alcuni brani sono venuti
fuori naturalmente, per altri abbiamo dovuto apportare numerosi
cambi agli arrangiamenti finché non ne siamo stati
pienamente soddisfatti. Ma la difficolta vera è stato
trovare i momenti per incidere il tutto: tra il poco tempo
libero a disposizione e la nostra pignoleria nel voler registrare
sempre una versone migliorata di ogni traccia, i tempi di
uscita del CD si sono ulteriormente dilatati. La maggior parte
dei brani sono stati registrati fra il 2007 e il 2009, con
l’esclusione di "Magic Door", già registrata nel 2005
per lo split con The Unfaithful.
Altro aspetto fondamentale (o che
dovrebbe esserlo, ma quanta disgrazia si ascolta oggi!) è
la voce: Nikita, rispetto agli esordi, e rispetto a quando
Serena era in formazione, in che momento hai deciso che la
voce dei Vidi Aquam sarebbe dovuto essere la tua? Quando hai
dovuto studiare per renderla così intonata (o almeno
così la sento), e spesso come ho ribadito in recensione,
così adeguata alle sonorità non certo facili
dei brani del CD? (ndr questa domanda è giusto per
ribadire che non ci si può improvvisare cantanti dall’oggi
al domani, visto che so già la risposta che Nikita
mi darà...)
Nikita:
nei Vidi Aquam precedenti a "Queen of Spades" avevo già
dato la mia voce per i due tapes "Vidi Aquam" e "9.96", ma
era soprattutto recitativa e ancora acerba, per cui, con la
line-up rinnovata da Serena e Daniele avevo optato per stare
solo dietro i synth, anche se dal vivo cantavo due brani insieme
a Serena. Nel 2005, dopo aver cercato inutilmente una nuova
cantante donna, mi ero convinto che l'unico modo per avere
una voce stabile nella band era tornare ad usare la mia. Ovviamente
dopo 10 anni dalle ultime registrazioni la mia voce è
cambiata di molto, ma non ho studiato nulla per renderla più
malleabile
all'ascolto, ho solo fatto uscire attraverso di essa la mia
anima.
“Eclettismo”
è sempre stato il traguardo che avevate in mente nell’ambito
compositivo, l’impossibilità, o quantomeno la difficoltà
(s)oggettiva di categorizzarvi, di inserirvi in un filone
non dico distino in assoluto, ma almeno potervi un pochino
classificare: se è normale che durante una lunga carriera
è normale poter cambiare la visione sonora che si ha
in mente (e non lo dico in quanto seguire le mode, a quello
lasciamo che ci pensino altri...), in “The World Dies” è
stato per me assolutamente difficoltoso spiegare su carta
la varietà della vostra attuale proposta musicale:
cosa ne pensate a proposito?
Fabio:
hai ragione, anche per noi è sempre più difficile
etichettarci, e se dovessimo farlo con un solo termine specifico,
moriremmo nell’indecisione come l’asino di Buridano. Le definizioni
di “post punk” e “dark wave” sono molto ampie ed eterogenee,
e quindi penso che possano descrivere abbastanza bene buona
parte dei brani di “The World Dies”, per quelli che invece
sfuggono ad ogni definizione, come “Beyond The Limit”, lasciamo
libero sfogo alla fantasia dei recensori.
Ma
l’eclettismo degli attuali Vidi Aquam non lo vedo tanto come
un traguardo che ci eravamo prefissati a priori, quanto come
un processo spontaneo ed inevitabile dovuto alla presenza
di tre personalità ben distinte, ognuna con il proprio
background e con le proprie modalità compositive. Tre
personalità diverse quindi, ma sempre più compatibili
fra loro con il passare degli anni.
Ne abbiamo parlato tante volte, del
fatto che la principale difficoltà incontrata dai Vidi
Aquam nel proporsi ad una qualsivoglia label, era (ed è)
proprio quella di non poter dire “ok, mettiamo sotto contratto
questa band che suona xxx o yyyy): per l’ultimo cd, avete
scelto voi l’autoproduzione a priori, oppure avete provato
a contattare alcune etichette?
Nikita:
ne abbiamo contattate una ventina di etichette, ma essendoci
una grande crisi discografica, ormai le label puntano o sui
nomi grossi, o sui cloni delle band in voga nel momento, senza
l'intenzione di fare crescere la scena con band originali,
cosa che del resto porterà al totale fallimento le
label medesime. L'autoproduzione è stata anche una
scelta, abbiamo detto di no alla Dance Macabre, perché
il contratto di distribuzione che ci ha proposto non ci soddisfaceva,
ed era un grosso rischio economico, tutto a nostro carico.
Per cui ci siamo detti: se grandi band hanno una loro label
personale (Rosa Crux, Death In June, In the Nursery, Current
93, etc) e quindi si autoproducono, perché non farlo
anche noi? Non mi sembra un difetto, ma certo ci vuole un
grosso corraggio. Inoltre, il fatto di uscire per una label
non significa che poi si venderanno automaticamente i CD,
dipende sempre dalla qualità della musica. Al momento
abbiamo la distribuzione negli Stati Uniti tramite la Shinto
Records, in Francia tramite la Prikosnovenie, e stiamo vagliando
altre possibili distribuzioni. Ma il miglior modo di vendere
CD al giorno d'oggi è ai concerti, per cui il nostro
obiettivo e farne più possibile.
Ci
potete dire qualcosa a proposito dei testi? La domanda che
normalmente faccio a tutti è se i testi arrivano prima
o dopo la musica, oppure se dipende dal singolo brano...
Nikita:
nella maggior parte dei brani di "The World Dies" i testi
sono venuti dopo, per cui sono stati adattati alla musica.
Altre volte ci sono già i testi pronti, quindi i giri
musicali vengono accorciati o allungati. Per cui non esiste
una formula ideale per adattare i testi e le musiche.
Perchè,
secondo voi, “il Mondo sta morendo”? O meglio, prendendo alla
lettera la traduzione inglese, in quali momenti muore, e cosa
si può fare per non farlo soccombere? Naturalmente
immagino sia una forte metafora della vita assurda che l’
“oggi” ci costringe a vivere, non credo sia una questione
tipo inquinamento o altro, vedo più la morte dei valori
morali, dei comportamenti corretti e del rispetto verso il
prossimo...
Nikita:
il mondo è morente sia perché stanno distruggendo
tutto il pianeta (deforestazione, inquinamento, etc), come
abbiamo descritto nel testo di "The World Dies", ma anche
perché non ci sono più valori morali, temi che
hanno ispirato i testi di "Suicide Girl" e "New Religion".
L'uno non escude l'altro, se fossimo in un mondo più
verde ci sarebbe più tranquillità nell'animo
e viceversa. Bisognerebbe tornare a quella vita "ancestrale"
dove i sentimenti umani e il rispetto verso la Terra sono
la cosa più importante per vivere meglio.
Ovviamente,
“Talk Talk” non solo è il mio brano preferito come
suoni, ma anche come testo: chi è il “Signore della
Chiesa” di cui parlate? Mi sembra una ‘denuncia’ contro l’ipocrisia
delle parole, così tanto facile da incontrare al giorno
d’oggi...
Nikita:
i signori della "Chiesa" sono i potenti in generale, o comunque
chi crede nel suo piccolo di avere del potere. Chiunque dica
sempre parole a vanvera senza mantenere le promesse è
per me solo un piccolo ed inutile uomo. Ed io purtroppo ne
conosco tanti. Nell'epoca attuale, sempre più basata
sull’immagine, ci si sente importanti nel dire tante inutili
parole, anche se alla fine il tempo rivela sempre chi ha detto
poco ed agito tanto. A me personalmente non piace parlare
ma solo agire.
Considerando
che i testi non mi sembrano molto banali, come mai non siete
riusciti ad allegarli al cd? E’ stata ancora una volta solamente
una questione di costi inserire un booklet? Posso capire che
per esempio, stampare i testi degli Umbra et Imago o dei Blutengel
sia uno spreco di carta ed inchiostro, ma nel vostro caso?
Nikita:
ci sarebbe piaciuto aggiungere i testi, ma producendo
l'edizione in digipack del CD, che è molto costosa,
sarebbe stato troppo caro il tutto. Appena avrò tempo
sicuramente creerò una pagina dedicata ai testi sul
nostro sito ufficiale: http://www.rosaselvaggia.com/homeva.htm
So
che i musicisti odiano questa domanda, ma la faccio ugualmente:
qual è il vostro brano preferito dell’album? sia come
sonorità sia come testi, ma anche per la parte
che avete suonato...
Fabio:
invece è una domanda che mi piace sempre, pur non
avendo mai una risposta univoca. E quindi ti cito “Suicide
Girl” come il brano che preferisco mettendomi nei panni di
un ascoltatore esterno, e “Beyond The Limit” per la ragnatela
armonica creata dal basso, anche se la registrazione della
mia parte è stata un incubo.
Nikita:
non ho un brano preferito, ma certamente ne prediligo alcuni
rispetto ad altri per i vari aspetti che esprimono: "Stone
Mask" e "Suicide Girl" per l'energia, "Magic Door" e "Beyond
the Limit" per l'emotività, "Talk Talk" e "Shadow Man"
per la ritualità.
Senti
Nikita, due domande sul tuo passato... sono passati vent’anni
o forse di più, da quando ti cominciasti ad occupare
in maniera assidua, del ‘nostro’ mondo, musicale e non...
i tuoi negozi, il Linus, i dj set (questi per la tua costanza
ci sono ancora!) e tutte le altre iniziative che ti videro
protagonista... Senza voler entrare nel troppo patetico, come
mai oggi mi sembra che non valga molto la pena, rispetto a
quegli anni, di darsi così tanto da fare? E non parlo
solamente in ambito di vendita di cd per via di Internet,
o del fatto che “la gente esce meno di casa perchè
c’è la crisi” o altre cose del genere... Insomma, io come
sai per motivi di necessità non riesco più a
partecipare alla vita ‘gotica’ o chiamiamola ‘alternativa’,
quindi non sono un testimone affidabile, ma tu che come detto
ne sei ancora coinvolto, come vedi le trasformazioni avvenute
nella ‘scena’ in tutti questi anni?
Nikita:
certamente questi anni non sono tra i migliori, sia per la
scena che per la vita in generale. Vuoi per la crisi, e vuoi
anche perché molti sogni sono stati spazzati
via dalla cruda realtà. Ma ci sono ancora persone che
credono nella vera scena oscura, purtroppo sono poche. Ci
sono molte feste in discoteca ad esempio, ma non c'è
più la voglia di conoscere la vera anima della scena,
piuttosto si punta solo alla parte estetica. Se io continuo
a fare dj set, webzine e musica è perché è
l'unico motore che mi fa andare avanti, lo faccio per me e
per quelle persone che lo apprezzano.
Fabio,
una domanda magari banale: la tua versatilità nelle
esperienze passate (Ludmila, Enigma-Eden, Bugo per dirne alcuni)
ti è servita sicuramente per realizzare il nuovo cd
dei Vidi Aquam; oppure hai, come posso dire, cercato di ricreare
un nuovo approccio musicale senza troppo ‘voltarti indietro’?
Fabio:
dei tre nomi che hai citato, solo gli Enigma Eden possono
rappresentare in qualche modo la preistoria – e parliamo esattamente
di 20 anni fa! – della mia esperienza attuale con i Vidi Aquam.
In certe linee di basso di quel vecchio progetto solo studio,
tanto semplici quanto fondamentali, debitrici a loro volta
di Killing Joke, Joy Division e Public Image, nel suono sempre
effettato da chorus o flanger, si sente già quello
stile usato nei brani più post punk dei Vidi Aquam.
Molto importanti per il mio presente sono stati anche gli
Inverno della Beffa, misconosciuti autori di un solo 7” alla
fine degli anni ’90: ad un certo punto ci eravamo trovati
in due, solo basso, drum machine e voce, ma non volendo cercare
un chitarrista sostitutivo, ho iniziato ad usare delle pesanti
distorsioni sul basso, più o meno le stesse che senti
ora in “Stone Mask”, “New Religion” ed in altri nostri brani
non presenti su “The World Dies”.
Per
quanto riguarda Daniele, so poco
dei tuoi trascorsi musicali (sempre che non sia la mia memoria
che ogni tanto va a ramengo): quali sono state le tue esperienze,
e come hai deciso di collaborare con Vidi Aquam?
Daniele:
prima di entrare nei Vidi Aquam ho avuto diversi altri trascorsi
musicali, sia in ambito punk che metal; nella seconda metà
degli anni '90 cominciai a interessarmi sempre più
a tematiche musicali più dark e a frequentare la scena
dark milanese, cosa che mi fece incontrare Nikita che proprio
in quel periodo stava cercando un chitarrista per i Vidi Aquam.
Cominciammo allora a suonare assieme ed oggi eccoci qua.
Come
sta andando l’attività di promozione e dei concerti?
Siete soddisfatti del riscontro sinora avuto, specialmente
con i live?
Nikita:
la promozione sta andando bene. Sono già uscite alcune
recensioni, tutte positive. Per quanto riguarda i live, il
primo concerto di presentazione dell'album tenuto il 30 aprile
di quest’anno al Bloom di Mezzago è andato molto bene:
la qualità dell'impianto del locale, il calore del
pubblico e la nostra grande energia sul palco ci hanno dato
grosse soddisfazioni. Recentemente, il 22 maggio, abbiamo
suonato in un piccolo club di Genova, il Lucrezia, il pubblico
è stato molto attento e numeroso, e il nostro live,
in confronto a quello del Bloom, è stato più
intimo ed introspettivo, questo dimostra che possiamo esibirci
sia su piccoli palchi che su quelli grandi. Ora siamo in attesa
di suonare l'8 luglio al Summer Village del Lingotto a Torino.
Altri live sono in via di definizione.
Termino
con la solita formula: cosa vedete ora nel futuro, più
o meno immediato, dei Vidi Aquam?
Nikita:
tanti concerti per promuovere "The World Dies" e la creazione
di nuovi brani. Il sogno nel cassetto è di produrre
un vinile. Ma al momento siamo concentrati soprattutto nella
promozione del disco, sperando anche di fare qualche data
all'estero, dato che finora, al di fuori del nostro paese,
ci siamo esibiti solo un paio di volte
in Svizzera in passato.
Grazie
per la chiacchierata, speriamo di poterci finalmente incontrare
a qualche vostro concerto!
Fabio:
grazie a te per le domande molto interessanti e profonde.
Speriamo davvero di rincontrarci presto, saremmo ben felici
di suonare di nuovo dalle tue parti… altrimenti sarai sempre
il benvenuto tu da noi!
Nikita:
grazie a te Alfredo, speriamo di vederci al più
presto!
Siti
web:
www.myspace.com/vidiaquam
www.rosaselvaggia.com/homeva.htm
VIDI
AQUAM
"The World Dies"
CD (Rosa Selvaggia Obscure Label)
E adesso arriva il bello: come conciliare il fatto che
io stia per recensire il nuovo lavoro di Nikita e dei
suoi Vidi Aquam, e nello stesso tempo debba mantenere
un certo 'distacco' separando il 'lavoro' musicale da
quanto mi dicono i sentimenti di amicizia che ci legano
da un bel pò di anni? Ci ho pensato su, ma neanche troppo:
dirò quello che esattamente la sola musica mi trasmette,
non ha importanza se risulterò autoindulgente o al contrario
sin troppo critico… Ho atteso questo nuovo
lavoro dei Vidi Aquam per molto, troppo tempo, e al di
là del risultato finale del prodotto (mastering negli
studi di Frédéric Chaplain, boss della Prikosnovenie,
non l'ultimo arrivato quindi) avevo avuto qualche 'input'
del "nuovo" corso che il trio avrebbe precorso, staccandosi
da quell'atmospheric-ethereal degli inizi, dagli esordi
all'inizio degli anni '90 con Northgate e Davide Del Col,
per citare alcuni collaboratori noti negli ambienti, alle
sperimentazioni successive che si possono riscontrare
negli album seguenti (con l'innesto della voce femminile
di Serena). Tuttavia man mano che i V.A. proponevano i
loro concerti immediatamente precedenti la preparazione
di "The world dies", e la line up si stava stabilizzando
con Nikita alla voce, Fabio al basso, Daniele alla chitarra,
per quel poco che ebbi modo di ascoltare per via dei miei
problemi di spostamento fisico e quindi di partecipazione
diretta ai concerti, potei forse intravvedere ciò che
poi sarebbe diventato il nuovo album. Voglio solamente
fare una puntualizzazione iniziale sul cantato, ora affidato
completamente a Nikita: i suoi tanti sforzi per dare una
resa professionale alla non facile opera di canto (non
facile poiché non si può dire che i V.A. abbiano mai avuto
uno stile semplice ed immediatamente assimilabile a qualche
corrente a cui le vocalità potessero sposarsi facilmente),
si sono concretizzati, e questo penso sia stato anche
un motivo di convincimento per tutti i componenti del
gruppo a non demordere dal non arrendersi alle innumerevoli
difficoltà, e ad insistere, insistere e ancora insistere.
Ma passiamo all'ascolto del CD: si inizia con la title
track, inqueti sibili che interpreto come rumori di missili
in un mondo che muore attorno a se stesso, poi la metronomica
batteria (sulle percussioni seppure elettroniche, i tre
ragazzi hanno lavorato molto, e si sente...), la chitarra
sferzante ed il basso sottolineante: questi primi elementi
danno già l'idea di ciò che troveremo nel CD: un piuttosto
potente post-punk-wave, assolutamente dark o se vogliamo
dirla con un termine meno abusato, cupo ed incupito, per
me al borderline di certi suoni batcave: ma è quando entra
la voce di Nikita, come dicevo, a sorprendermi, così incisiva,
intonata, recitante/recitativa, quasi non riconosco più
il mio amico che nella realtà ha una voce molto delicata.
Ecco cosa intendevo nell'introduzione come sforzo fatto
da Nikita nel suo studio sulla sua voce, cosa che mi viene
confermata dalla successiva 'Stone Mask': che tuffo carpato
indietro nel tempo, quando chitarra e basso si integravano
realmente e non erano messi lì tanto perchè dovevano esserci,
e non si sapeva bene cosa c'entrassero con il cantato
e le parti elettroniche: io continuo a vederci un accostamento
(semmai azzardato) a certa deathrock americana (meglio,
californiana...). Sarà che come tutti sanno, normalmente
seguo altri generi del filone gotico, ma l'energia e l'amalgama
anche del successivo brano "In Perverse Dusk", dall'incipit
simile ad un battito cardiaco, per poi procedere sempre
più figlio (il)legittimo del passato wave cui sicuramente
il gruppo ha tributato ben più di un semplice omaggio.
Anche se lui lo sa che i suoi progetti per me sono piuttosto
ostici, Fabio Degiorgi ormai col basso dimostra un'ecletticità
che probabilmente con altri strumenti non avrebbe potuto
esprimere, mentre la chitarra di Daniele Viola procede
staffilando e rimarcando, precisa e compatta. Le cose
si ripetono in "New Religion", semplice ma perfetta, mentre
per "Suicide Girl" conio il termine 'new-punk', e la voce,
franca da quegli orrendi effetti che tanto piacciono (da
quel che sento) alla rinata scena deathrock, e che spesso
nascondono solo mancanza di originalità e concretezza
musicale. Ma... proprio a metà dell'album compare qualcosa
che ormai non mi aspettavo: "Radio Tuxedo". Già dal nome
del brano dovrebbe ricordare 'qualcuno', e difatti la
sperimentazione dei V.A. interagisce col suono di una
tromba acustica, strumento che se è fondamentale per progetti
tipo DBPIT o certa neofolk nostalgica, altre volte l'ho
sentita come un'arma sbagliata, troppo demodé e quindi
forzata per necessità, cosa che qui invece non mi sembra
succeda. Ma il disco continua a rallentare e a divenire
sempre più esperimento acustico, la mia memoria dei V.A.
come li conobbi ai loro esordi, viene risvegliata completamente,
prima da "Magic Door", e subito dopo dalla effettata ed
inquieta(nte) "Shadow Man". Debbo ammettere che la mia
'speranza' di riavere un po' delle mie atmosfere esoteriche
ed eteree dei loro primi lavori, si stia avverando nella
seconda parte del CD, come se all'inizio il trio avesse
voluto farci capire l'attuale proposta musicale e compositiva,
per poi fare un excursus sul loro tracciato storico, che
li ha condotti ad un'incisione perfetta e meritatamente
professionale (grazie mio omonimo Fred, come lo chiamo
io!). Ma in verità io stavo aspettando "Talk Talk", un
brano di cui Nikita mi aveva parlato per tanto tempo,
e che in parte avevo ascoltato in una delle molteplici
forme non definitive, che lungi dall'essere un remake
del famoso brano dell'omonimo gruppo inglese, è al contrario
un gioiello di percussioni tribali, giochi intrecciati
di albe e lune che si muovono velocemente coprendosi l'un
l'altra, e la voce quasi sofferente, che rimarca quest'alternanza
di luce e buio. Eterea e sospesa, lontana anni luce dalla
realtà, ma visibile e in bilico fra veglia e sonno. Il
cd si chiude con "Beyond The Limit" dove ricompare la
tromba a dare un'ultima sferzata, e che stavolta sì che
meritava di essere proposta anche effettata, fra eclettismo
post-punk di scuola francese (meritatamente rivalutata
in questi ultimi anni) e i mai dimenticati maestri della
luna in frak. Questo è quanto, e nonostante come già ribadito,
avevo avuto la netta sensazione che questo album avrebbe
rappresentato un nuovo volto dei V.A, che un qualcosa
che 'prima' non era ben definito, ora stava realmente
prendendo forma concreta, nonostante gli innumerevoli
problemi organizzativi, di cambi di line-up, di ripensamenti
musicali. Ora ne sono certo: l'urgenza avvertita da Nikita
ed i suoi compagni, di una metamorfosi sonora che continuasse
però ad essere non etichettabile ed incasellabile, almeno
non al primo ascolto, si era concretizzata, grazie anche
al fatto di essere finalmente 'un gruppo' e non la sommatoria
di tre idee differenti, l'unione verso uno stile omogeneo
di tutti gli strumenti, acustici ed elettronici.. e intanto
io riascolto "Talk Talk", sicuro che il mio 'capo' vorrebbe
che mi staccassi definitivamente da quelle immagini del
loro unico videoclip che ancora ricordo nella videozine
'Coreia': uno scorrere di nuvole, cieli, soli e lune,
metafora dello scorrere del tempo, una (ri)nascita costante
fra tante inutili chiacchiere... (cito testualmente "parla
parla / non si può fuggire / il mondo è pieno di paroli
inutili e vuote / parla parla / io non li ascolterò").
P.S. solo ora che tolgo dal mio lettore il cd, mi accorgo
che esso è stampato alla maniera di un vinile, con l'indicazione
di un lato A e di un lato B: quella stessa suddivisione
che avevo ravvisato da metà disco in avanti (grazie Camilla
per la cura maniacale con cui hai curato l'artwork dell'album!).
Quando prima ho parlato di (in)volontario omaggio al passato,
i Vidi Aquam lo avevano già pensato a partire dal supporto
d'incisione: chissà come avrebbe suonato "The World Dies"
su vinile...
Siti web:
www.myspace.com/vidiaquam
www.rosaselvaggia.com/homeva.htm
(Anialf) |
VIDI
AQUAM
Interview
by Anialf
Photos
by Violetta
First
of all, my friends, many compliments for the overall success
of your new album: I was pleased about sounds and lyrics qualities,
about the professional voices, in short , “you paid a lot”
(not only for the cost, but especially for the efforts to
accomplish a cd that encountered several obstacles...)
Fabio:
Thank you very much for your words. For me, the creation of
this new cd costed so much in terms of emotional efforts and
involvement, that at certain times I was freaking out, really!
But if I had to go back, I’d
do everything exactly, even better. Right now I don’t
want to remember all the obstacles we had, what counts is
that our resolution has been stronger and eventually won.
Nikita: Thanks for the compliments,
we have spent the soul recording the cd, and we came out completely
empty and overdone. But it has been worth it. It has been
a real steep, but despite all the obstacles we have obtained
a good album. #
First
of all, exploring the quality of the sounds, how and in which
aspects Frédéric Chaplain (Prikosnovenie founder
whose recording studio you used for cd mastering) was involved
to? (btw I hear Frédéric recently and he told
me that he appreciated your work…)
Fabio:
as
you know, mastering is an indispensable technical process
for printing the final audio cds, beyond the ‘aesthetical’
revisals, that for us were indispensable anyway. Our fear
was that, relying to an unknown person completely unfamiliar
with our music, our mixings could be mispresented with cold
and arbitrary re-equalizations. Beyond all of the standard
interventions on sounds just like strengthening, balancing
and cleaning, we mostly asked Frédéric to make
all tracks a little bit more brilliant without contortions
and without removing the power or the undertones. In fact
he meets our intimate desires as the album sounds just like
a vinyl, with a particularly general hot return. Then all
of his interventions have changed from song to song, because
some song needs a strong developing compared to others, as
we recorded them over a fairly long time and with sounds very
different between them. We were very honoured that Frédéric
appreciated “The World Dies”, There was a good understanding
with him, he made the mastering in a very short time, and
eventually he helped even with the cd printing and with the
album distribution in France.
Generally,
which were the most difficult aspects in the creation of the
songs, from the musical
point of view?
Nikita:
for
sure the music adaptation: some song came out clearly, for
other songs we made many changes to the adaptations, until
we were completely satisfied. But the real difficulty was
to find time for the recordings: time for realise the cd were
further dilatated, due to the little free time and our precisianism
in always recording a better version of each track. Most of
the songs were recorded between 2007 and 2009, expect “Magic
Door”, already edited in 2005 for the cd-split with The
Unfaithful.
Another
basically aspect (or that should be, but how much disgrace
you can listen to now!) is the voice: Nikita, since the start,
and since Serena was in your group, at what time did you decided
that Vidi Aquam voice should have been yours? How much time
did you study for bring it so tuned (or I feel it tuned) and,
as I already told in the review, so modulated to the sounds
of the cd, that are non at all “easy-listening”? (this question
is a pretest for confirming that one can’t
pretend to be a singer in a few days, and I already know what
will be Nikita’s
answer…)
Nikita:
With our group Vidi Aquam, before the recording of “Queen
of Spades” album, I used my own voice for the two demotapes
“Vidi Aquam” and “9.96”, but the voice was mainly recitative
and still unriped, so that with the join of Serena and Daniele
in the line-up, I chose to play the only the synths, even
if I sung two songs live with Serena. In 2005, after the negative
search for a new female singer, I was convinced that the only
way for having a permanent voice in the band, was back to
use my own voice. Of course after 10 years from the last recordings,
my voice was hardly changed, but I never study anything for
making it more listenable, I only brought out my soul through
it.
Eclecticism
has always been the objective you had in mind when you composed
your songs, the impossibility or at least the objective/subjective
difficulties to categorize you, to insert Vidi Aquam in a
genre, even not quite distinct: if it’s
normal that during a long career you can change your mind
about own sound vision (and I’m
not telling this as ‘following
the trend’),
reviewing “The World Dies” I encountered many difficulties
trying to explain the variety of your musical proposal: what
do you think about this?
Fabio:
You’re right,
even for us is always more and more difficult give a definition
of our music, and if we should have to do it with only a specific
word, it would be hard to death! “post punk” or “dark wave”
definitions are very large and heterogeneous, so I think that
they could be quite well most of the songs of “The World Dies”;
for those who avoid any definition (for instance “Beyond The
Limit”, let the reviewers could write our own fantasies. But
I’m not considering
the current Vidi Aquam eclecticism as a target we wanted to
reach, but as a spontaneous and necessary process, due to
the presence of three separated personalities in the band,
each of one with own background and compositional musical
way. Three different persons, you know, but more and more
compatible each other over the years.
We
talk about it several times: the main problem encountered
by Vidi Aquam in propose our project to any label, has always
been the impossibility to say “Well, ok, let’s
sign with this band that sounds like xxx or yyyy): for your
last cd, did you choose the selfproduction prior to any offers
from labels, or did you try to contact some of them?
Nikita:
We
have contacted around twenty labels, but due to the crisis
of the music segment, by now labels are aim to big scene name,
or to clones of bigger and trendy bands, without any intention
to developing the scene with different groups, but I think
that this could lead labels to failure. Self-production has
always been a choice, we said no to Danse Macabre, because
their distribution contract were not satisfied us, and it
should be a big economical risk, all at our expense. So we
thought: if big and important bands have their own label (Rosa
Crux, Death In June, In the Nursery, Current 93, etc) why
don’t we?
It doesn’t
seem to me a defect, but surely you need great courage. Furthermore,
signing for a label doesn’t
mean that you will send automatically more cds, it always
depends on music quality… Right now our cd is distributed
in USA trhough Shinto Records, in France through Prikosnovenie,
and we’re
sifting other opportunities of distribution. But the best
way to selling cd nowadays is at concerts, so then our aim
is to make several gigs.
What
about more on lyrics? The question I usually do is if their
composition precedes the music, or if this depends from song
to song…
Nikita:
In
most of “The World Dies” songs, lyrics were added later, so
they were adapted to the music. In other case we have the
lyrics immediately ready, then sound are shortened or extended.
Hence an ideal rule for adapt lyrics and music can’t
exist for us.
According
to you, why the world is dying? Or better, in which moments
is dying, and what could we do for not going it under? Of
course I think it could be a strong allegory of absurd life
that that nowadays we have to live, I don’t
think this can be only a pollution matter or something like
that, I see more the dying of moral values, of correct behaviours,
and the respect towards other persons…
Nikita:
The
world is dying because we’re
destroying all the planet (deforestation, pollution,
and so on) as we described in “The World Dies”, but also because
there is no more morality, as we expressed in the lyrics of
“Suicide Girl” and “New Religion”. One does not exclude the
other, if we’re
living in a greener world, we’ll
have more peacefulness in our soul. It should come back to
an “ancestral life” where human feelings and respect for the
Earth are the most important thing for a better living.
Of
course, “Talk Talk” is my preferred song not only for the
sounds, but also for the lyrics: who is the “Lord of the Church”
to whom you are speaking of? It seems an accusation against
the hypocrisy of the words, so easy to see nowadays…
Nikita:
The lords of the “Church” are the powerful people in general,
or anyway people who believe to have power in their little
own. Anyone always speaks nonsense without keeping promises,
for me is only a pokey and useless man. And unfortunately
I know many of them. In the current era, always more based
on look, you can feel yourself important talking many useless
words, even if at last, time will always reveal people that
talk little and acts a lot. Personally I’m
trying not to talk very much and only acting.
Considering
the fact that all your lyrics are not featureless, why didn't
you enclose them in the cd? It was only a mere problem of
cost put a booklet inside? I can understand that, for example,
printing Umbra et Imago or Blutengel lyrics is a waste of
paper and ink, but in your case?
Nikita:
We’d
like to add the lyrics, but having to produce the digipack
edition (that is very expensive), everything would be too
expensive. As soon as I will have the time, I’ll
create on our website http://www.rosaselvaggia.com/homeva.htm
a webpage concerning our lyrics.
I
know that all the musicians hate this question, but which
is your preferred song of your cd? Both
for lyrics and for the parts you played in each title.
Fabio:
On
the contrary, for me is always a question I like, even if
I can’t give
the same reply. And so I quote “Suicide Girl” as my preferred
song, walking in the shoes of a listener, and “Beyond The
Limit” for the per la harmonic web created by my bass.
Nikita:
I don’t have
any preferred song, but surely I like the ones for the different
aspects they express: “Stone Mask” and “Suicide Girl” for
their energy, “Magic Door” and “Beyond the Limit” for the
emotionality, “Talk Talk” and “Shadow Man” for rituality...
Well
Nikita, two questions regarding your past... 20
years or more have passed, since the time you started to take
assiduously care of our world, musical one and others.
Your shops, the Linus disco, your dj sets (you still make
these ones, thanks to your assiduity!) and all the other initiatives
in which you are involved in first person... Without appearing
too much sentimental, why nowadays it seems that making something
activities doesn’t
worth, compared to those years? And I don’t
only refer to the reduced sales of cds for Internet, or the
fact that “less
people go out and about for the crisis” or something like
that. In short: as you know, for my health problems, I can
rarely take part to “gothic” or “alternative” scene, so I’m
not a “reliable witness”, but you with your current activities,
how do you see all the changes occurred in our ‘scene’
during all these years?
Nikita:
For sure, these years are not the best ones for our scene
and for life in general. Of course there’s
the crisis, but also because too much dreams have been swept
away by harsh reality. But there are people that believe in
the real obscure scene, unfortunately they are only a few.
For example, there are several disco parties, but there isn’t
the desire to know the real scene feeling, on the contrary
it only aims to the aestethical side. If I’m
proceeding to play dj sets, the webzine and my music, is because
is the only motive for going forward, I’m
doing it for myself and for people that appreciate it.
Fabio,
a trivial question: your versatility in your past experiences
(Ludmila, Enigma-Eden, Bugo to name a few) has been useful
for the creation of new Vidi Aquam album, or… how can I say…
did you try to re-create a new musical approach without ‘looking
back’ too
much?
Fabio:
From the three bands you
named, only Enigma Eden can represents in somehow the
“prehistory” –
and we’re
referring to 20 years ago! –
of my actual experience with Vidi Aquam. In some bass
lines of that old project, as simples as basically, obligant
towards Killing Joke, Joy Division and P.I.L.: well,
in those sound always effected by chorus or flanger, you can
hear that particular style used in the most post-punk songs
of Vidi Aquam. For my present, Inverno della Beffa
has been very important, they are quite underestimated
with only a 7” created at the end of ‘90:
at some point we remained only two, only bass, drum machine
and voice, but unwilling to seek a new guitarist, I started
to use heavy distortions on my bass, more or less the same
things you can hear right now in songs like “Stone Mask”,
“New Religion” and in other songs not included in “The World
Dies”.
As
to Daniele, I know little of your musical past: which was
your experiences, and why did you decide to join Vidi Aquam?
Daniele:
before joining Vidi Aquam I had other musical past, both in
punk and metal scene: in the second part of the ’90
my interests changed to more oriented dark music, and I start
to frequent milan dark scene, where I met Nikita that exactly
at these days was searching for a guitarist to complete Vidi
Aquam. So well we started to play together and…. now here
we are!
What
about the promotional activity and the live concerts? Are
you satisfied with replies
you collected until now, especially with live gigs?
Nikita:
Well, I’m
well satisfied with the promotion. All the reviews are positive!
As for the concerts, the very firts one in which we play “The
World Dies” album, in the 30th of April of this year to the
Bloom at Mezzago, was very well: quality of the installation
of the place, the ardour of the audience, and our great energy
on stage gave us great satisfactions. Recently, the 22nd
of May, we played in a little Genoa club, called Lucrezia,
and audience has been very numerous and mindful, and our
gig, compared to the one at Bloom, has been more intimate
and indrawed: this demonstrates that we can play both on large
and little stages. We’re
still planning other gigs.
Let’s
finish with the usual question: what will you see in the future
of Vidi Aquam, in the forthcoming and in prospective?
Nikita:
many concerts for the promotion of “The World Dies” and the
creation of new songs. My dream would be the production of
a vinyl edition. But nowadays we are concentrated on the album
promotion, trusting to make some dates abroad, as until now,
besides our country, we made only two times in Switzerland
in the past years.
Thank
you very much for this talk, I hope we will finally meet at
some of your gig!
Fabio:
Thank
you to you for your interesting and deep questions. Let’s
really hope to meet each other very soon, we’d like to play
in your region… anyway you’ll be always welcome to us!
Nikita:
Thank you Alfredo, let’s
hope to meet as soon as possibile!
web:
www.myspace.com/vidiaquam
www.rosaselvaggia.com/homeva.htm