BIOGRAFILM
FESTIVAL 2011
Testo
di Gabrydark
Foto di Giancarlo Donatini
Si
è chiuso domenica 19 giugno il Biografilm Festival
tenutosi a Bologna per il settimo anno consecutivo.
Iniziato il 10 giugno ed intitolato ’85-’86 L’INIZIO DEL
FUTURO, ha visto la partecipazione di un folto gruppo
di ospiti e tantissimi spettatori. Secondo le stime ben 42.000
presenze per dieci giorni di programmazione: 28.000
hanno seguito gli oltre 200 eventi proposti dal festival,
e oltre 14.000 persone hanno popolato gli spazi all’aperto
di Biografilm che da quest’anno, oltre al tradizionale spazio
della Manifattura delle Arti, ha visto il coinvolgimento di
altri cinema e locali sia a Bologna che nei comuni
dei dintorni.
Per la prima volta in assoluto è stato utilizzato anche
lo spazio del Parco del Cavaticcio, zona verde ristrutturata
alle spalle del MAMBO, il museo di arte moderna, che promette
di diventare luogo di eventi culturali durante tutta l’estate
e per l’occasione ribattezzato Bio Parco, tappezzato dalle
foto di Maripol, stilista, fotografa, che facevano
da sfondo anche alla scenografia del Village, nel cortile
della Cineteca, una mostra urbana, My Eighties, un
percorso fra i personaggi più noti della scena newyorkese
anni’80, da Madonna a Grace Jones, da Keith Haring ad Andy
Warhol.
Bellissimi
i focus proposti su Elsa Schiaparelli, Emilio Salgari, Ernest
Hemingway, Freddie Mercury e Marshall McLuhan e tante le personalità
dell’arte, della comunicazione, del fashion, della musica,
del cinema, che hanno partecipato a proiezioni, convegni,
interviste. Tra loro Marisa Berenson, Elio Fiorucci,
Maripol, Inge Feltrinelli, Diane Disney,
Antonio Crepax, Emilio Isgrò Kid Creole.Adriana
Kaegi, la cantante del gruppo e Coati Mundi,
registi come Cass Warner, David Sobelman, Céline
Danhier.
Amos Poe, il regista della cultura newyorkese underground
degli anni ’80, Vandana Shiva, Bibi Russell
, stilista ed ex modella , che da anni s’impegna a portare
nell’alta moda il lavoro degli artigiani del Bangladesh, sua
terra d’origine. E tanti altri che non cito, visti in carne
ed ossa o in collegamento con Skype.
Il Biografilm ha proposto pellicole di alta qualità
e dai contenuti forti come Marwencol, American:
The Bill Hicks Story, Ingrid Betancourt: 6 years in
the jungle e Feathered Cocaine: On the Trail of Osama
Bin Laden, una sezione “bolognese” dei film in programma
come Il giro del mondo in 80 anni, Traumfabrik,
Via Clavature 20, Ci Provo, l’incontro con proiezione
di E’ stato morto un ragazzo, l’anteprima mondiale
di Lo chiamavamo Vicky e Di nuovo la pioggia.
Le grandi anteprime 2011 - con sale sold-out per Reagan,
12th & Delaware, Inside Job- e sale affollate
anche durante le repliche hanno confermato l’alta qualità
delle pellicole fra le quali vorrei segnalare Exit through
the gift shop di Banksy, famoso e bizzarro esponente
dell’urban street art inglese: un divertente e geniale
excursus nel mondo dell’arte urbana attraverso un documentarista,
che, alla spasmodica ricerca di Banksy diventa lui stesso
artista con il nome di Mr. Brainwash. Una dichiarazione d’amore
assoluto ed ossessivo per le anime ribelli che rendono l’arte
urbana una realtà affascinante e contradditoria.
In
concorso anche l’anteprima italiana di The bonnie and Clyde
of art, storia dei due artisti visionari Niki de Saint-
Phalle e Jean Tinguely, uno struggente sodalizio
d’amore , arte e passione che ha guidato la loro vita. Dalla
loro unione sono nate le strabilianti e monumentali installazioni
cinetiche come la Fontaine des automates presso il
Centre Pompidou di Parigi o il Giardino dei Tarocchi, sogno
incompiuto, realizzato a Garavicchio vicino a Capalbio.
Altri
due film, non in concorso, meritano di essere segnalati:Blank
city e Basquiat, une vie. Il
primo ci catapulta nella New York fine anni ‘70 underground,
ribelle, vitale, vista attraverso gli occhi di artisti che
hanno contribuito a crearne il mit . Amos Poe (foto a sinistra),
Steve Buscemi, John Lurie , Jim Jarmush, Maripol raccontano
la loro vita in una città difficile, ma libera, che
li ha modellati e dai quali è stata resa celebre grazie
a nuove forme espressive nell’arte, nel cinema, nella musica.
Il
secondo imperniato su Basquiat, sulla sua dimensione umana,
sulla sensibilità che lo ha portato ad esprimersi attraverso
un’arte poetica, drammatica com’ erano lui e la vita che conduceva
. Il volto costantemente malinconico è segnato dalla
consapevolezza di una morte prematura, a cui egli giungerà
attraverso una rassegnata autodistruzione. Un film affettuosamente
vicino all’uomo prima, poi all’artista!
In conclusione un bel Festival, che ha confermato la sua energia
e la capacità di far conoscere in maniera sempre più
ampia quel cinema fatto da e su personaggi che hanno segnato
e segnano la storia dell’umanità e contribuiscono a
farla crescere responsabile e consapevole dei propri valori.
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intervista a MARIPOL