4.8 Siouxsie Sioux – Wild Things + Once Upon a Time

Certo che questo è stato in assoluto uno dei periodi migliori nella vita della principessa oscura (o regina, o sua maestà, insomma chiamatela come vi pare)! Responsabile della nascita del movimento underground più tosto del momento, osannata da pubblico e critica (a dicembre vincerà il reader’s poll, la classifica dei lettori, del New Musical Express come “miglior voce femminile”), ancora e sempre sulla cresta dell’onda con il capolavoro Ju Ju, finalmente imitata da nuovi gruppi dark che, sempre finalmente, osavano sfidare la ribalta con voci femminili.
Ma al di là di tutte questa gratificazioni professionali, lei, Susan Janet Dallion, stava vivendo la primavera della storia d’amore più importante della sua vita, cioè quella con il batterista Budgie, al secolo Peter Clark. Dopo la lunghissima ed estenuante (benché ricchissima di soddisfazioni) tournée della primavera-estate del 1981, i due decisero di tentare l’avventura discografica insieme, pubblicando quelle canzoni che avevano registrato per scherzo durante le sessioni di Ju Ju. Si sottoporranno quindi ad una sessione fotografica che allora fece un enorme scandalo: abbracciati e bagnati seminudi, in atteggiamento amorevole-erotico (di fatto della praticamente piatta Siouxsie si intravedevano giusto i capezzoli).
Queste foto così scandalose e chiacchierate furono un ottimo traino per l’Ep Wild Things dei tribali Creatures, pubblicato il 25 settembre dell’81 con la forma del doppio 45 giri a 7”. Il primo brano, Mad Eyed Screamer, fu anche un successo nelle discoteche e nelle radio underground, dimostrando vieppiù dell’incondizionato affetto di cui Siouxsie era circondata. Si tratta infatti di neanche due minuti di percussioni tribali martellanti (aperte dalla cassa in battuta, come nella futura house music), xilofono (che è sempre una percussione) e doppia voce femminile in modesta melodia punk. Insomma un brano di percussioni e voce (al primo minuto compare lontano un flauto), per la gioia del selvaggio popolo post-punk.
Ma non dissimile fu il resto dell’Ep. La successiva So Unreal sembra tratta paro paro da Kaleidoscope, nel suo essere melodicamente accessibile (ma melodia in puro Siouxsie-style), con i lunghi vocalizzi della cantante e le frenetiche rullate di Budgie. Rullate che diventano ancor più frenetiche nella prossima But Not Them, che risulta veramente un capolavoro percussivo tribale per voce in simil-parlato e coretti. Il brano, leggermente più lungo degli altri, è anche quello più convincente dal punto di vista lirico: una cupa storia di morte e rifiuto con epigrammatico ritornello: «dead lumps of meat melt in this heat» (grumi di carne morta si sciolgono in questo caldo).
Una doppia cassa ad aprire la successiva quasi-title-track Wild Thing, in realtà una cover, un classico R&B di Chip Taylor portato al successo nel ‘66 dai Troggs. Il trattamento dei Creatures è veramente sorprendente per la totale noncuranza di altri strumenti che non siano voci e percussioni, in qualche modo non lontano dalla ricerca condotta dai PIL su Flowers of Romance. Così come stupefacente è l’ultima Thumbs, aperta dalle onde del mare. La voce vi comincia sopra, rarefatta e sognante, una sorta di mantra ipnotico in cui le parole fluiscono a mo’ di flusso di coscienza. Al secondo minuto si affacciano percussioni più coraggiose, ma sempre in secondo piano, e la partitura vocale appare più strutturata, e il tutto seguirà un progressivo crescendo, nel racconto di una ragazza che accetta il passaggio in moto da uno sconosciuto.
Insomma, non si può dire che Wild Things dei Creatures abbia aggiunto alcunché al percorso artistico dei Banshees, soprattutto dopo un capolavoro già di per se stesso tribale, e comunque più completo, come Ju Ju. Tuttavia si tratta di un bellissimo disco, sperimentale eppur melodico, innovatore eppur tradizionale, con quella venatura carnale (la copertina, e comunque le percussioni come stimoli fisici diretti) che lo rende più vero, più fisico e meno metafisico, se possono essere definiti metafisici spettri e zombie, che in realtà appartengono all’altro lato della fisicità. Allora un disco benvenuto su “questo lato”, benvenuto perché inglese e non americano, perché europeo e non africano. Perché insomma ha fatto solo del bene alla nostra musica.
E non solo, ma il suo successo, giunto a livelli quasi parossistici con Mad Eyed Screamer (arrivata al 24° posto delle classifiche ufficiali inglesi del mese di ottobre), diede nuova energia agli stessi Banshees, ripartiti poco dopo in una lunga tournée americana. Che, nonostante gli strepitosi consensi raccolti, non si rivelò scevra di imprevisti: a Pasadena McGeogh tirò una chitarra contro un ragazzo, senza colpirlo ma ferendo un’altra persona. Immediatamente arrestato, fu rilasciato solo dietro lauta cauzione. Il resto, fortunatamente, fu solo gloria.
Sarà del mese di novembre invece la pubblicazione da parte della Polydor (comunque col consenso della band) dell’Lp Once Upon a Time / the Singles, cioè la raccolta di tutti i singoli di Siouxsie & the Banshees in ordine cronologico. L’iniziativa sembra encomiabile, ma in realtà lo è solo in parte. Per carità, bellissima la copertina, e utilissima l’operazione e non solo per le casse della Polydor: anche i Banshees, nel pieno del loro successo, hanno un’ulteriore conferma e un beneficio in termini di immagine. Inoltre anche il povero collezionista, se se li era persi a suo tempo, poteva finalmente ascoltare tutta una serie di brani mai apparsi su album, da Hong Kong Garden alla bellissima Israel, passando per l’indispensabile Love in a Void, o l’orecchiabile The Staircase (Mistery).
Ciò che veramente non si capisce è perché siano state assolutamente trascurate le b-side. Certo, non sempre i lati B dei 45 giri presentano brani all’altezza di quelli “principali”, ma ciò, appunto, non è sempre necessariamente vero. A parte il fatto che, a ben vedere, Love in a Void non è un lato A, ma è la b-side di Mittgestein, qui non compresa, perché? Poi Mirage non è mai stata un 45 giri, è semplicemente un brano tratto da The Scream. Insomma, viene applicata una regola incomprensibile, se mai ne è stata applicata una, che ingiustamente tiene fuori capolavori come Eve White, Eve Black o Red Over White. Errore cretino che sarà puntualmente (ed ancora inspiegabilmente) ripetuto anche per l’edizione su Cd del disco. Solo Downside Up, la costosissima raccolta di rarità su Cd del dicembre 2004 (23 anni dopo!!!), porrà fine ad un’evidente e stupida iniquità. Originandone un’altra.

Tuttavia il successo più che giusto di Once Upon a Time / the Singles, di cui fu addirittura pubblicata la versione in VHS (in un periodo in cui il videoclip quasi non esisteva ancora, per cui fu privilegio raro e all’avanguardia), dimostra quanto i Banshees vivessero uno stato di grazia. Signori incontrastati di un nuovo genere musicale underground, ma nonostante tutto gruppo di successo che stava inesorabilmente emergendo nell’overground, e senza sfigurare con la critica! Sia tradizionalmente con quella di settore, alternativa, che oggi con quella “borghese”, convenzionale: il normalmente caustico (coi punk) Daily Mirror arrivò a definire Siouxsie “una creatura soave che ama gli animali”.
Insomma, un equilibrio magico ed irripetibile! E appunto per questo, purtroppo, instabile…