Dei Virgin Prunes si è detto
e scritto di tutto: completamente folli, tossici al di là del tollerabile,
gay fino allinsulto (cosa non vera per tutti), sadomasochisti,
maniaci, iconoclasti e dissacratori, persino pessimi musicisti, e
tutte queste definizioni, invero in sé esagerate e parziali, contengono
però un briciolo di verità. Ma i Virgin Prunes erano principalmente
ed innanzitutto artisti, e sarà proprio come artisti che concepiranno
(e porteranno quasi completamente a termine) il delirante progetto
A New Form of Beauty, una nuova forma di bellezza. Perché
è questo che lartista DEVE fare (e oggi sono in troppi ad esserselo
dimenticato, soffocati e narcotizzati dalle supreme leggi del marketing):
sfidare le categorie estetiche della sua epoca, forzale ed ampliarle,
al fine di elevare lo stato di coscienza (qualunque cosa sintenda
con questa formula) dellepoca stessa, e/o di quelle future.
In effetti i sei
pazzi scapestrati avevano già da tempo subito la pesante perdita di
Pod, batterista stanco ed esasperato (non dimentichiamoci delle già
accennate difficoltà performative a cui erano sottoposti
questi musicisti) che fu costretto ad abbandonare una formazione comunque
da lui molto amata. E il suo sostituto, il percussionista-tastierista
Haa-Laaka Bintii, stava rivelandosi una personalità decisamente troppo
esuberante, e forse pure un pelo litigiosa. Fu un po messo alla
porta, accusato anche di mancanza di sense of humour.
Dopo qualche ricerca venne sostituito da un vecchio amico (o amica?)
della Lypton Village, il femminiello Mary dNellon.
Per cui, oltre a lui/lei, rimanevano una chitarra acidissima ed esasperata
come quella di Dik (che cominciò a interessarsi a registrazioni in
loop, progenitori dei moderni campionamenti) e un basso possente e
claustrofobico come quello di Strongman, per mettersi al servizio
di un demone artistico che prendeva forma nelle voci belle e impostate
di Gavin Friday, grottesche e inquietanti di Guggi, infine malate
e spastiche di Dave-id Busaras. Prendeva una forma musicale in cui
stranamente e finalmente i Virgin Prunes troveranno la loro dimensione
ideale, la quale si impossessò delle loro anime e dei loro cervelli
e diede loro una creatività talmente esuberante da renderli i protagonisti
assoluti e indiscussi di questa stagione 1981/82.
A New Form of Beauty, si diceva, un progetto artistico multimediale,
laddove la parola stessa multimediale era ancora di significato
oscuro, ma certo non per lavanguardia artistica irlandese! In effetti il primo
episodio già lo si era visto e sentito durante lestate, nella
forma di un normale 45 giri: Sandpaper Lullabye /
Sleep Fantasy Dreams, per la Rough Trade. Le due canzoni del
disco analizzavano, in puro stile demenziale à la Virgin Prunes, il
tema del sonno infantile (e di ninne-nanne connesse). In Sandpaper
Lullabye la batteria di Mary dNellon apriva in modo fragoroso
e su un accompagnamento spastico di Dik uno stupefacente Guggi infiorettava
una melodia onirica in falsetto: il suo la la la, coadiuvato
in basso da Gavin, ha qualcosa di destabilizzante. Un viaggio allucinante
nella psiche infantile sotto forma di una filastrocca sulla paura
della solitudine (e della mancanza damore). Il lato B è invece
affidato vocalmente allaltro cantante, Dave-id, che con la sua
impareggiabile capacità di ricreare atmosfere psicologicamente oppressive,
grazie anche allintroduzione di un carillon inquietante e su
un bellissimo riff di Strongman (si affaccia anche un piano malato),
narra di disperazione e follia nel sogno. Ma, in fondo, anche in Sleep
Fantasy Dreams sono sempre lalienazione e lemarginazione
(qui con rivalsa onirica) a costituire il tema dominante. Insomma,
un disco meraviglioso, ma con scarsissimo (se non nullo) potenziale
commerciale.
Con la fine di settembre / inizi di ottobre fece la sua apparizione
nei negozi A New Form of Beauty 2, sotto la forma di un 45
giri a 10 pollici (un cosiddetto maxi-single) e le cose cominciavano
a farsi maledettamente serie: il lato A era interamente occupato dalla
terribile e ferocissima Come to Daddy. Su un tappeto percussivo
continuo e martellante di Mary, Dik e Strongman sparavano
un allucinante riff in undici note (in poesia sarebbe una sorta di
endecasillabo dellincubo), bello ma di rara capacità inquietante.
Gavin e Guggi alternavano urlando il ruolo di genitori più annoiati
e frustrati che cattivi, ma facendo inevitabilmente sorgere un agghiacciante
sospetto di pedofilia e incesto. Lunico momento di respiro è
uno stacchetto verso la fine, ma lo svuotarsi degli strumenti (resta
solo Dik, in arpeggio spettrale) serve solo ad enfatizzare meglio
lallucinante pantomima dei cantanti. Due frasi sussurrate «no-one
cares about mammy» ed un urlo «no-one cares about me!!» e riprende
la ferocissima sarabanda sonora. Insomma, dieci sordidi minuti di
pura paranoia del terrore, ma con la sua violenza musicale e le sue
tematiche scottanti Come to Daddy fu uno schiaffo violentissimo
e oltremodo scandaloso alla compassata e ipocrita società inglese.
Certamente meno oltraggiosi i due brani del retro: Sweethome Under
White Clouds era una ballata dislessica e tagliente, che
dopo un intro atmosferico veniva frastagliata e cadenzata dalla secca
percussione di Mary. Gavin e Guggi alternavano bellissimi versi («like
water, I have no color, running free») con le loro voci da manicomio,
ora impostate e ora gridate, compilando un brano bello ma sgradevole
sulla casa celeste. Un piano zoppicante e malato riemerge
per Sad World: una nenia gridata da Dave-id (foto a destra)
con effetti deprimenti. Il bambino minorato (e disperato) torna a
dire la sua.
Ancora qualche mese e farà la sua apparizione nei negozi A New
Form of Beauty 3, sempre un maxi-singolo (quindi sempre a 45 giri)
ma questa volta a 12 pollici, come un Lp normale. Sulla-side
trova posto la destabilizzante Beast (Seven Bastard
Suck). Si comincia con orridi versi tra lanimalesco ed il
maniacale, con tanto di gemito infantile di sottofondo. Le voci dei
cantanti sono lamentose, ancora una nenia, ma questa volta ripetitiva
e a sfondo spirituale. È un antichissimo rito pagano quello che si
prende forma, soprattutto dopo il sopraggiungere di una percussione
quasi industriale: la ripetitività demenziale di un verso arcano e
incomprensibile crea un effetto di rapimento mistico. Il prototipo
di un rito blasfemo di invocazione della bestia. Da restare
basiti. In questi 10 minuti e mezzo i Virgin Prunes riescono veramente
ad esibire tutto il loro potenziale devastante: oscuri, manicomiali,
cacofonici, dissacratori eppure in rito sacro, sacerdoti della bestia
antica ed arcana che si nasconde in ogni uomo moderno, perbene, industrializzato.
Il lato B è invece interamente occupato dalla suite in tre movimenti
The Slow Children, un nuovo omaggio, quindi, ad uno dei loro
temi favoriti: linfanzia ritardata, come metafora
di una maturità adulta colpevolmente incompleta (colpa
che è sociale e di sistema di valori, sintende
). Il primo
movimento, Abbagal, è pura effettistica sonica, con rumori
concreti (soprattutto tintinnii) e voci in eco e riverbero.
La psiche non può
che uscirne devastata, infatti il secondo movimento ha come titolo
Brain Damage (si immagina senza alcuna citazione floydiana).
Fa capolino linquietante voce di Dave-id che, fra i brividi
che procura nellascoltatore, recita gli orridi versi di un definitivo
inno al manicomio, con accompagnamento di cacofonie psycho-deliranti.
Cè anche posto per citare John Lennon e la sua Ya Ya.
Ma un bambino (vero, stavolta) interromperà questo delirio con i versi
«life is but a dream». È un Gavin Friday quasi demoniaco che ora sussurra,
ora declama, versi di perdizione infantile. È lultimo, impressionante,
cacofonico e deprimente brano della suite: No Birds to Fly,
titolo di per sé più che esplicito. Si spegnerà nel pianto, e come
altrimenti?
Con linizio dell82, una (presumibilmente) sempre più perplessa
Rough Trade pubblicherà assurdamente
una musicassetta dal titolo A New Form of Beauty 4 (da notare
come si fosse conservata la linea grafica di copertina). Che cosa
conteneva questo supporto ancora una volta diverso? Apparentemente
un brano solo, Din Glorious, che però era la registrazione
di una serie di performance dal vivo selezionate da una tournée del
folle sestetto. E che nome poteva avere questa tournée? Perché chiederselo,
quando la risposta è ovvia? A New Form of Beauty 5, tenuta
a Dublino durante il mese di novembre del 1981 e accompagnata da relativa
mostra. Ma come si può descrivere
questopera tanto cacofonica quanto sconcertante? Vagiti infantili
si sovrappongono a suoni inarticolati. Urla scimmiesche prendono il
sopravvento su ritmi tribali e, tanto per cambiare, rituali pagani
(i Virgin Prunes erano lunico esempio di rivisitazione di una
tribalità pagana, quindi europea, anziché africana od orientale).
Di tanto in tanto questi ululati arcani e queste lallazioni dementi
venivano brutalmente interrotti da schegge del capolavoro di questo
progetto, Come to Daddy, il tutto per 37 minuti di destabilizzazione
psichica, in unatmosfera mai così opprimente. Comunque gli intervenuti
potevano sempre rilassarsi alla mostra: esibizioni di carni in putrefazione
si alternavano ad un letto con sopra due conigli (vivi) su cui venivano
proiettate in loop immagini pornografiche.
Sì, in effetti Din Glorious era summa e compendio di tutto
il progetto A New Form of Beauty: il bambino tardo, malato,
questinfanzia così disturbata, verrebbe quasi da dire così stuprata,
si fa simbolo e prototipo di unintera umanità. E in un allucinante
gioco di rimandi
non si capisce se lumanità attuale sia impazzita perché ovvia
evoluzione di uninfanzia definitivamente compromessa o se linfanzia
stessa sia demente perché cresciuta in unepoca ormai interamente
risucchiata da spirali discendenti di squallore, deboscia e degrado
psico-culturale. La violenza, i riti, i giochi deviati ed i piccoli/grandi
soprusi non sono altro che scherzi, feticci, pretesti, mezzi con cui
questo dramma quotidianamente si consuma.
Sinceramente ci si rammarica
per la mancata apparizione delle ultime due parti del progetto: la
6, un libro mai pubblicato, e la 7, un film mai girato. Ma con A
New Form of Beauty i Virgin Prunes avevano compiuto il grande
salto, erano la next big thing del momento. Presi dalle
spire di un lavoro sempre più coinvolgente, non troveranno il tempo
per terminare la loro opera.
Da una parte, conoscendo i risultati di questo lavoro, ciò fu decisamente
un gran bene. Dallaltra tutto ciò, inevitabilmente, finì presto
per logorarli.
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