Quelli eran giorni in cui
continuavano a susseguirsi voci strane e difficili da verificare
Sembrava che Lurch, il celebre maggiordomo della famiglia Addams,
suonasse in un gruppo che in quanto a cacofonia e casino non avesse
nulla da invidiare agli Stooges o, per fare un esempio più recente,
agli esasperati Birthday Party. Sì, insomma, che ci fosse un gruppo,
più o meno stanziato dalle parti di Leeds (nord Inghilterra), che
riuscisse ad emettere unindistinguibile ma scatenante baraonda
sonora in grado di shoccare il pubblico, e che fosse troppo indipendente/anarchico/disorganizzato
per poter fissare simili eventi sonori (più che musicali) su disco.
Per carità, giravano anche voci su un fantomatico singolo, ma chi
laveva mai visto? Alcuni giuravano daverlo fatto, ma poi
aggiungevano che era decisamente inascoltabile
Come sempre la realtà era un po differente, ma già la diffusione
di questo mito testimonia di come il gruppo fosse stato in grado di
far parlare di sé sin dalle sue prime, umili origini. In effetti proprio a Leeds
viveva il chitarrista Mark Pairman, giovanotto nativo dello Yorkshire
ma cliente fisso del locale più punk della città, lF Club. Un
lontano giorno del 1980 conosce lì questaltro strano tipo perennemente
con gli occhiali da sole, certo Andrew William Harvey Taylor, nomade
giramondo di buona famiglia, capitato in città per caso (si dice per
imparare il cinese, infatti veniva da Oxford, dove non lo si insegnava)
e interessato ad attività artistiche e/o musicali. I due fanno amicizia,
aiutati da simpatie musicali, dalle attività sociali e politiche dellF
Club e anche (sembra) dai fumi dellhascish e non si sa cosaltro.
In effetti lì per lì Pairman non prese la cosa sul serio e Taylor,
che abitava con altri sballati punkoidi sopra una farmacia in centro,
grazie a loro rimediò, nascosti in cantina, i resti di una batteria.
Tornò quindi alla carica con Mark Pairman: ora poteva offrirsi come
batterista, forse non eccelso ma, come lui stesso ebbe a definirsi,
lunico affidabile per cose semplici. Questultimo
provò a dargli retta e, da buon chitarrista, si rivolse ad uno dei
suoi contatti più altolocati: Jon Langford, mitico bassista di uno
dei gruppi più importanti di Leeds, i Mekons. Insieme i tre cominciarono
a farsi le ossa sulle cover dei gruppi più amati: Stooges, Velvet
Underground, Suicide, al limite certi Rolling Stones. Presi dallentusiasmo
e dal delirio giovanile (Pairman e Taylor hanno sì e no ventanni)
i ragazzi bruciano le tappe e in rapida successione:
1) Chiamano il gruppo con un nome monacale, Le Sorelle della
Misericordia, eufemismo usato nel mondo anglosassone per definire
le battone e, guarda caso, ambiguamente usato anche da Leonard Cohen
per uno dei suoi brani più celebri.
2) Seguendo una consuetudine punk, si autoconferiscono nomi darte:
Mark Pairman in un primo momento diventa Gary Mark; poi, assecondando
più esplicitamente le sue idee politiche, Gary Marx. Andrew William
Harvey Taylor, invece, semplificherà il suo nobile nome nel germanoide
Andrew Eldritch.
3) Compongono una serie di brani così istintivi e belluini da annichilire
un manicomio criminale e cominciano a proporli in giro, insieme alle
cover. Leffetto che produrranno sarà certo di far parlare di
loro, ma non sempre nel modo desiderato
4) Inebriati dallavventura entrano nella rudimentale sala dincisione
di un loro amico. Qui registreranno tre canzoni, The Damage Done,
Watch e Home of the Hit-men, così male ma così male
che passeranno gli anni successivi a rinnegare, quando non proprio
a negare, daverlo fatto.
5) Fondano unetichetta discografica, la Merciful Release, con
tanto di logo, la celebre testa tratta da un trattato di anatomia,
che pubblica subito il singolo con le tre canzoni. Non si può tuttavia certo affermare
che si trattasse di un capolavoro artistico, o di una fortunata operazione
commerciale
Poi si calmano e fanno un passo indietro.
Cosera successo? Non si capiva nulla, era capitato tutto troppo
in fretta. I loro concerti erano coacervi di suoni strazianti e furibondi,
la loro musica era approssimativa e indistinguibile, il singolo faceva
schifo. O perlomeno, le composizioni erano mediocri e mal registrate:
le chitarre uscivano da un amplificatorino amatoriale da 3 watt, ed
Eldritch teneva fede alla sua fama di peggior batterista in
città. Il fatto che John Peel lo avesse trasmesso nel suo programma
radiofonico probabilmente fu più indice dello scarso controllo di
qualità che si faceva nei primi anni 80, piuttosto che il riconoscimento
di una qualunque forma di talento.
The Damage Done cominciava con un bel riff di basso, che in realtà
era una chitarra a sei corde (Langford ci sapeva fare), e la strana
voce di Eldritch che spingeva verso il basso, a imitazione di Alan
Vega dei Suicide. Poi entravano le sventagliate di chitarra di Marx.
Si tratta di un boogie su imitazione dei primi T.Rex, piacevole ma
purtroppo riuscito troppo male per essere ulteriormente giudicabile.
Bello il finale urlato, più simile alle performance live del gruppo.
Sullaltro lato Watch ha un attacco più aggressivo, le
chitarre sono più oblique e acide, pur conservando la precisione del
basso. Qui il cantante è Marx, anche lui a imitazione di tonalità
basse. La canzone è più rock e più disperata, in uno stile che poi
sarà spesso ripreso dai Three Johns. È forse il brano più convincente,
certo meglio di quel poco più che esercizio che era lultima
Home of the Hit-men, anchessa cantata da Marx.
Un bel momento Jon Langford, stufo di tanta approssimazione dilettantesca,
li abbandona al loro destino e, con altri due celebri omonimi, fonda
gli ottimi Three Johns. Ora, sebbene non si tratti di un gruppo dark,
il loro ascolto è fortemente consigliato. Lontani echi dei Sisters sono innegabili,
non solo per luso della drum machine, ma provate ad ascoltare
un capolavoro come Death of the European: un potentissimo e
dinamico post-punk con chiare venature dark e unirresistibile
progressione!
Nel frattempo Marx ed Eldritch cercano di sostituire Langford con
un altro tipo, certo Benjamin Matthews, ma al momento viene scartato:
al basso non rende bene. Sarà Eldritch a scoprire che sopra la farmacia
abitava anche Craig, questa giovanile caricatura di Lurch degli Addams,
ottimo bassista. Ma rimaneva un problema, linettitudine di Eldritch
alla batteria. I casi erano due: o lui si metteva a studiare seriamente
o si doveva escogitare unaltra soluzione. Visto lamore
che tutti provavano per i Suicide, si decise di fare una colletta
e con i pochi soldi raggranellati di comprare una batteria elettronica
usata. Battezzata Doktor Avalanche, divenne un membro del gruppo a
tutti gli effetti.
I tre si ritrovarono insieme con tanta voglia di fare e qualche buon
contatto, rimediato un po da John Peel e un po dai pochi
che avevano apprezzato il singolo. Partiti con un furgone, praticamente
passeranno tutto il 1981 in perenne tour, a fare da spalla ai migliori
gruppi della loro epoca: i Clash, i Gun Club, i fratelli
Birthday Party, gli Psychedelic Furs, e addirittura Nico, di cui Eldritch
era un fan sfegatato! Insieme ai tre cera Pete Turner al mixer,
una sorta di quarto membro che li accompagnerà ancora a lungo. Il
loro show, per chi riusciva a distinguerci qualcosa, fu definito da
qualche parte tra gli Stooges ed i Suicide, o i Motörhead ed i Chrome.
Fu così che crebbe e si affermò il loro mito.
Alla fine dellanno, di un anno di sudore, gloria e qualche incomprensione,
decideranno di essere ormai maturi per tentare ancora lavventura
discografica. Ricontattato Matthews lo integrarono nel gruppo con
lo pseudonimo di Ben Gunn (un personaggio dellIsola del Tesoro
di Stevenson) e lo impiegarono alla seconda chitarra, completando
così la formazione più classica e forsanche più amata dai fan.
Oltre a Gunn, potente secondo
chitarrista ritmico, cerano Gary Marx ad una chitarra ruvida
e acida come poche, Craig Adams ad un basso poderoso e scatenante,
e Andrew Eldritch ad una voce roca e approssimativa, oltre che alla
guida della batteria elettronica Doktor Avalanche. Grazie allamico
Kenny Giles di Bridlington, che metterà a disposizione il suo studio
a 8 tracce, negli anni a seguire i Sisters of Mercy incideranno una
serie di dischi che li proietteranno dritti dritti nellempireo
delle rockstar assolute. Ma andiamo con ordine.
Nel mese di aprile del 1982 uscirà il loro primo vero e proprio singolo,
diciamo il primo che consente un ascolto non sgradevole, contenente
i due brani Body Electric e Adrenochrome, sempre per
la Merciful Release. In copertina una riproduzione
di Studio dopo Velasquez di Francis Bacon, rossa su sfondo
nero, a inaugurare unimpostazione grafica lugubre e seria che
non sarà più abbandonata. Certo, la qualità della registrazione era
ancora tuttaltro che perfetta, ma che gioia per le orecchie
essere in grado di distinguere con sicurezza il basso dalle due chitarre!
Poi cè da dire che Body Electric era veramente un gran
bel brano: un voodoobilly potente ed ipnotico, che costringe alla
danza, riesumando Stooges e Cramps. Titolo tratto da una poesia di
Walt Whitman (I Sing the Body Electric), il brano denota
tutti i debiti culturali dei Sisters ma anche la loro geniale originalità:
chitarre acute in riff acido, drum machine metronomica, basso che
pompa alla danza demoniaca, voce mefistofelica, liriche horror surreali
(«acid on the floor so she walks on the ceiling»: acido sul pavimento,
così lei cammina sul soffitto, oppure «and the body electric flashes
on the bathroom wall»). Intermezzo strumentale, finale alto e convulso:
un capolavoro!
Ma sul lato B Adrenochrome è, se possibile, ancora più incalzante.
Il nome è quello di una droga che induce schizofrenia, prodotta ossidando
adrenalina. Il ritmo è potente, la voce delirante (si parla ancora
di suore e tornano le Sorelle della Misericordia), ma leffetto
generale affascina meno dellirresistibile a-side. Comunque il
disco venne subito premiato come singolo della settimana
nientemeno che dalla rivista Melody Maker. Da qui a essere chiamati
da John Peel per una delle sue celeberrime sessions il passo fu breve
e costituì il lancio definitivo del gruppo nelloscuro mondo
dellunderground inglese (o nel brillante mondo dellunderground
oscuro, è lo stesso).
Insomma, era nata una stella,
ma di che tipo? In molti, seguendo le successive dichiarazioni dei
quattro, ma soprattutto del cantante, cercheranno in futuro di escluderli
dalla compagine gotica, adducendo a supporto delle loro motivazioni
il fatto che le radici del gruppo affondassero più nel glam rock anni
70 o nelle sperimentazioni pazzoidi dei Suicide, piuttosto che
nelle ruvidità post-punk.
Nella realtà i Sisters of Mercy furono, per quanto inconsapevolmente,
uno dei più riusciti esempi, veri prototipi di quella che in questo
scritto è stata definita seconda generazione dark. Innanzitutto
erano post-punk nello spirito: Eldritch oltre che
batterista disastroso era un cantante almeno poco dotato, che infatti
in futuro si ritroverà costretto ad affinare la tecnica e comunque
a farsi aiutare molto da trucchi di studio. Mentre Marx era un chitarrista
al più mediocre, ma dotato di tutta la carica energica di un vero
post-punk. Il loro genere così retrò, poi, lungi da conferire
loro originalità, fu proprio la marca della loro imitazione (si diceva
che i gruppi di seconda generazione nascono normalmente su imitazione
di quelli della prima), anche qui seppur inconsapevole o frutto di
coincidenza. Nello specifico ci si riferisce ai gruppi rumorosi ed
esagitati della 4AD: Birthday Party e Bauhaus.
Anzi, chi scrive è il primo ad affermare che il vero riferimento o,
se si preferisce, precedente culturale dei Sisters furono proprio
i Bauhaus, ma interpretati in chiave esagerata, iperbolica: là dove
si tendeva al boogie, qui si deborda nel voodoobilly (che ne è lesasperazione
demoniaca), là il ritmo è importantissimo e non disdegna la danza,
qui è addirittura affidato a una drum machine e alla danza costringe,
là la voce è raffinata e baritonale, qui spinge spasmodicamente sul
basso.
La loro originalità sarà altrove, e nella descrizione di Body Electric
si è già analizzata a sufficienza. Basteranno la testa di morto in
autopsia del loro marchio, la grafica funeraria e labbigliamento
nero a fare il resto e a consacrare definitivamente i Sisters of Mercy
a realtà eminentemente gotica. Col tempo che penserà a conferire loro
il valore aggiunto dellimportanza imprescindibile