A chi scrive piace ogni tanto
porre domande. Anche perché questo piccolo e modesto saggio non viene
scritto con lintento di diffondere dallalto una verità
infusa (non essendo il sottoscritto di natura divina
), ma bensì
con quello di ragionare insieme su determinate questioni e nel contempo
fornire strumenti critici per giudicare artisti appartenenti ad un
genere musicale così importante. E la domanda che potrebbe aprire
questo paragrafo può essere: cosa distingue un artista da un profeta?
Ora, forse più di cosa li distingue, come primo approccio potrebbe
interessarci cosa li accomuna: la capacità di predire il futuro. Lartista,
nello specifico, nelle forme estetiche
del domani, il profeta in quelle morali e religiose. Cè poi
unaltra distinzione, ovvero lartista pesca
da quello che Jung ha definito inconscio collettivo e
le scuole esoteriche denominano astrale, mentre il profeta
si presume di ispirazione divina. La differenza non è da poco: il
profeta si ritrova a scontrarsi con gli uomini, che certe verità proprio
non le vogliono accettare, mentre lartista fa i conti con le
conseguenze delle sue pratiche, ovvero dei sistemi che utilizza per
pescare nellastrale. Sistemi che nella musica rock,
troppo ma troppo spesso, tendono ad identificarsi con le sostanze
stupefacenti.
Insomma, dalluscita di Whats THIS For
! i
Killing Joke, sempre più baciati da un crescente successo, cominciarono
a fare i conti con le conseguenze di una sempre più massiccia assunzione
dei più diversi psicotropi. Non che il loro successo non fosse più
che meritato, per carità: Killing Joke e Whats THIS
For
! sono due album duri, tosti, registrati a proprie spese
e senza compromessi, capaci di intrattenere psicoticamente lascoltatore
del presente e di preannunciare profeticamente quello del futuro.
Ben pochi artisti nella storia del rock (e a maggior ragione in quella
del dark) possono vantare meriti simili.
Però questo giustifica uno Youth, bassista della celebre band, che,
fatto come una lippa (nello specifico, pare, di LSD), entra in banca
esibendo una bella maglietta con Ronald Reagan e, fattosi consegnare
una discreta sommetta, la brucia di fronte allattonito impiegato?
O poi, da un amico, dopo avergli annunciato la sua intenzione di partire,
esce per strada lasciando la maglietta di cui sopra ed i pantaloni
dallamico stesso, e in costume da bagno deambula per Kings Road?
Tuttavia se il buon Martin Youth Glover fu il primo a
creare problemi al gruppo, nel lungo periodo non mancherà neanche
il leader Jeremy Jaz Coleman.
Comunque le cose andavano incredibilmente bene: dopo una gloriosa
tournée in america (affiancando addirittura i Police) nel mese di
settembre 1981, ne cominciarono una europea che partì nel febbraio
82 dalla Leicester University. Ma nel frattempo nuove canzoni spuntavano
come funghi, fino a che il gruppo decise di fermarsi in Germania ad
incidere il nuovo Lp e questa volta, incredibile!, avvalendosi dellaiuto
di un produttore: Conny Plank. Il primo frutto di queste sessioni
fu pubblicato dalla EG (sempre in collaborazione con la Malicious
Damage) nel mese di marzo, si tratta del singolo Empire Song
/ Brilliant. Ma subito dopo la notizia-shock: Jaz Coleman è
andato fuori di testa e vuole mollare il gruppo! Fortunatamente la
prossima uscita dellLp, avvenuta il 3 aprile, smentì la notizia,
ma che qualcosa non stesse andando per il verso giusto era ormai evidente
a tutti.
Ora, dopo due capolavori come gli album sopra citati, come poteva
essere Revelations? Quanto le pressioni psicologiche
della casa discografica poterono essere efficaci sulle psichi ormai
pericolosamente oscillanti di un gruppo in preda alle sostanze stupefacenti?
Bhé, la risposta più ovvia sarebbe: logicamente un bel po. Eppure
il cantante/tastierista Jaz Coleman e i suoi accoliti non erano facili
da piegare: comunque la chitarra di Geordie rimaneva abrasiva e acida,
il basso di Youth rimbombante e sinistro, la batteria di Big
Paul Ferguson ossessionante e metronomica quanto mai. Forse
sarà proprio lui, Jaz, ad essersi leggermente ammorbidito, soprattutto
nelluso della voce, che ora non sputa sempre e solo veleno rabbioso
ma, occasionalmente, addirittura sembra quasi cantare.
La cosa è immediatamente avvertibile sin dalla prima The Hum:
la chitarra è abrasiva, la batteria un martello, la tastiera un coltello,
il basso un rimbombo, ma la voce è ben impostata, ironica, a cantare
un testo comunque polemico e feroce. Alla fine però questespediente
è indispensabile, poiché il brano è suonato tutto su una nota sola,
tranne una breve variante strumentale, che però (giustamente) non
arriva a dare melodia ad un brano che potrebbe risultare monocorde
fino allinsopportabile. Poi entra la chitarra del brano dopo,
Empire Song, il singolo. Qui la voce torna tossica, feroce
e malata, ma il brano è dinamizzato da una batteria mai così forsennata,
risultando una sorta di ballabile per discoteche di un inferno industriale.
Sebbene anche qui la ripetitività la faccia da padrona, il brano fu
comunque uno dei più grandi successi del gruppo.
Ma poi, sotto un arpeggio semplice e leggermente distorto, la voce
torna quasi comunicativa e melodica. È unillusione: quando il
brano esplode, con esso esploderà tutto il veleno della bellissima
e sarcastica We Have Joy, in assoluto uno dei loro capolavori
liberatori, destabilizzanti e animaleschi. I suoni si svuotano, le
urla si fanno gutturali, linno sgorga dallanima, o forse
dal fegato, linterruzione spezza. Non meno elettronica e rabbiosa
sarà la successiva Chop-Chop che, nel mese di giugno, sarà
anche pubblicata a parte come singolo. Metronomica,
elettronica, sembra scritta dai Kraftwerk e ri-arrangiata dai Birthday
Party. «And the bodies go by, barely half awake, awaiting things to
come again», e i corpi passano, a mala pena mezzi svegli, aspettano
ancora cose che devono venire, nuovi zombie industriali.
Così come un treno industriale, dopo la bellissima introduzione, sarà
la successiva The Pandys are Coming, un mostruoso schiacciasassi
sonoro, con coretto spastico di voci alterate, chitarre acide al raccapriccio,
e voce in ripetizione ipnotica. Un tormento/estasi per menti malate,
uno dei vertici del disco per distorsione acustica, uno dei loro vertici
di sempre. Ma un vago ottimismo vocale fa ancora capolino nella successiva
Charter III, forse un brano più convenzionale. La loro formula
e la loro poetica vengono pienamente rispettate, benché certi testi
giovi ripeterli: «hope is for the loser, certainty to be, pleasure
of the winner, take now or stay the same». Recuperando vigore punk.
E purtroppo la successiva Have a Nice Day non se ne discosterà
abbastanza. Batteria tosta e pulsante, basso bulboso, chitarra acida,
voce in anthem. Certo, qualche trucco di produzione, un trapano sovrimposto,
ma la ricetta rischia un po di mostrare la corda. Più energica
e punk, ai limiti della nevrosi, la successiva Land of Milk and
Honey. Titolo biblico, esagitazione punk giovanile, chitarra selvaggia
(e bravo Geordie!), testo bellissimo: «Land of better change
your tune now / milk and oh, so negative / honey were
so content now / land of land of milk and honey» (terra di
faresti meglio a cambiar canzone / latte e oh, così
negativa / miele siam così contenti ora / terra di terra
di latte e miele).
I toni cambiano drammaticamente con la penultima Good Samaritan,
che costituirà anche il retro del singolo Chop-Chop. Improvvisamente
piomba la depressione e la voce di Coleman si fa marcia e ubriaca,
sembra quasi imitare Syd Barrett. La depressa e sconnessa canzone
di un americano qualunque (e qualunquista?), sfatto e rassegnato,
cioè rassegnato ad una falsa e flippata felicità. Ma una batteria
spezzerà gli indugi per lultima, potentissima, Dregs:
ritmo tosto, batteria funambolica, chitarra acida e sottotono, tosse
marcia, testo a flusso di coscienza (neanche riportato fra le note
del disco). Un brano anche in questo caso sconquassato e liberatorio,
ripetitivo mantramicamente allipnosi, il cui titolo fornisce
probabilmente più di una semplice traccia, per un disco che a volte
sembra sfocato e quasi approssimativo, nonostante levidente
sforzo di produzione.
Sì, Revelations era un album certo bellissimo, ma che per la
prima volta non esente da critiche. La furibonda e velenosa lucidità
che aveva così splendidamente marchiato i suoi predecessori, qui è
incerta e intermittente. La nuova produzione a volte impreziosisce,
ma troppe volte salva una certa mancanza di idee o una ripetizione
eccessiva della loro formula. Anche il basso, maledizione, lenorme,
pomposo e meraviglioso basso di Youth troppe volte sparisce nel marasma
generale. Per carità, tutte cose che non creano eccessivi problemi,
soprattutto alla presenza delle vere perle che nobilitano il disco,
in particolare Empire Song, The Pandys are Coming e
We Have Joy, o della sgangherata ma a modo suo geniale Good
Samaritan.
Eppure che le cose stessero
prendendo una piega strana lo capiva anche lultimo degli studiosi
di esoterismo, guardando le immagini di copertina. Allinterno
la famosa piramide massonica dei biglietti da un dollaro, o il caduceo
di Mercurio presente su quelli da una sterlina. Sul retro una squadra
ed un compasso, altri evidentissimi simboli massonici.
Si trattava di un Jaz Coleman veramente partito di testa, che ormai
si era flippato il cervello sui libri di occultismo. Infatti di lì
a qualche mese, esattamente il giorno del compleanno dello stregone
inglese Aleister Crowley (famosissimo mago nero
dinizio novecento), molla il gruppo e fugge dallInghilterra
per rifugiarsi in Islanda, unica terra che si sarebbe salvata dallimminente
catastrofe nucleare. Poco dopo lo raggiunge Geordie, lasciando i fan
con la più angosciante delle domande: e se tutta questa retorica della
ribellione sociale, dellaccusa ad una società barbara e retrograda,
fosse stata solo la ridicola pantomima di un pazzo disadattato?