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WIRE
@ SPAZIO 211 - Torino, 27 Febbraio 2009

testo e foto by Oflorenz

Che emozione vedere sul palco, a pochi centimetri dal nostro naso, Colin Newmann, Graham Lewis e Robert Gray (in arte Gotobed) sudare peggio che ragazzini, come se il tempo - da quel mitico “Pink Flag” del 1977 - non fosse mai passato! Manca solo Bruce Gilbert, che non è più della partita dal 2004, ma la rossa Fender della chitarrista che lo rimpiazza spara bordate di riff che non fanno rimpiangere il passato. Infinita la mia ammirazione per il combo londinese, artefice deluxe del post- punk più intelligente prima ancora che di “post -punk” si potesse storicamente parlare, e autore di chicche insuperate quali “Chairs missing” e “154”. Se non fosse per una serie di produzioni un po’ opache di fine ‘80 / primi ’90, The Wire non avrebbero rivali nel nostro cuore; ma poi eccoci a perdonargli qualsiasi leggerezza, con quel ritorno cattivo e diretto di “Send” e del trittico di “Read & Burn”, che ci catapulta nuovamente ai tempi di “106 Beats That” e “Reuters”.

Questa sera è il tempo di tale emozionante amarcord in uno straripante Spazio 211, di fronte ad un occhialuto e distinto Colin ed ad un Lewis più in forma che mai, ballando ed urlando con loro gli “anthems” di una discografia durata la bellezza di 32 anni, e non ancora destinata a scemare. “I should have known better”!! urla qualcuno accanto a me. Non arriva purtroppo, così come mi mancherà tremendamente una “Practice make perfect” o magari una “French Film Blurred”, ma poco importa. Le frecce all’arco dei Wire son talmente tante, che non c’è spazio per lamentarsi, anzi…a proposito, ecco la scaletta:

OUR TIME

MR MARX ‘S TABLE

COMET

BEING SUCKED

MEKON HEADMEN

PERSPEX ICON

ADVANTAGE IN HEIGHT

THE AFGERS OF KODACK

SILK SKIN

ALL FOURS

ONE OF US

BOILING BOY

THE 15th

106 BETAS THAT

I DON’T UNDERSTAND

HE KNOWS

UNDERWATER

….

 

… E poi alla fine, quando tutto sembra irrimediabilmente terminato, i 4 ci vomitano addosso un devastante medley con fulminei estratti di schegge punk da “Pink Flag” (se la memoria non mi inganna), che scatena un pogo sempre sfiorato ma mai esploso in precedenza.

God save The Wire.