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Wave Gotik Treffen 2010

Leipzig, Germany, 21/25 maggio 2010



Testo e foto by Oflorenz


 




FELSENKELLER 21 Maggio 2010




Gli Argine si dimostrano in gran forma e tengono alto il vessillo tricolore, raccogliendo ottimi consensi tra il pubblico della favolosa Felsenkeller. Siamo in parecchi a domandarci come mai non suonino penultimi e ad un orario più consono subito prima di Joy of Life, dal momento che i successivi greci Decadence non paiono certamente un nome di peso. Ad ogni modo Corrado Videtta e compagni, ripercorrendo i cavalli di battaglia della loro discografia inframezzati a parecchie proposte tratte dal freschissimo “Umori d’ Autunno” (favoloso l’artwork del cd!), dimostrano di essere uno dei nomi di punta della scena neo-folk italiana. La perizia tecnica del virtuoso Edo Notarloberti al violino è eccezionale, e vederlo ricamare arabeschi sonori di con il suo strumento è davvero uno spettacolo nello spettacolo. Emozionante l’esecuzione di “Memorie”, con l’intervento alla voce da parte della brava guest Eleonora.



Vidi Joy of Life al Volkspalast due anni or sono, allora si trattava del rientro sulle scene dopo anni di inattività. Anche questa sera lo storico combo di Gary Carey, forte dell’ottimo Dev degli amici While Angels Watch non tradisce le aspettative, proponendo – oltre i brani storici di “Enjoy” e “Hear the Children” - anche qualche nuovo pezzo che ci auguriamo finisca presto in un prossimo disco targato JOL. Se poi aggiungiamo il supporto alle tastiere del grande Apoptose e non ultima la Fanfara di Lipsia al completo che sale sul palco per una marzialissima versione di “Warrior Creed”, il cerchio si chiude. Grande Gary, il tuo gruppo è senza dubbio tra i più sottovalutati della primordiale scena post punk albionica!





VOLKSPALAST / KANTINE 22 Maggio 2010



Oliver e la sua creatura Sonne Hagal sono l’essenza e la purezza per definizione del neo folk tedesco, e la formazione a 5 elementi, che conta tra l’altro il giovane Vurgart alla chitarra e Kim Larsen alle percussioni, ci regala un’ora di ballate prettamente acustiche che ci scaldano il cuore. Non mancano i brani storici dal mitico “Helfahrt”, come “Eismahd” e la trascinante “Futhark” (che chiuderà alla grande lo show), cosi come estratti da “Nidar” e soprattutto dall’ultimo “Jordanfrost”, in cui Oliver si è avvalso di parecchi illustri collaboratori: dallo stesso Kim Larsen (Of the Wand and the Moon) a Michael Laird, in arte Unto Ashes. E proprio “Vengeance”, brano scritto a 4 mani con l’autore statunitense che appare sull’ultimo cd di entrambi i progetti, sarà tra i miei favoriti della serata. Gli acquerelli di SH sembrano sprigionare l’atmosfera delle foreste teutoniche e la magia delle Rune, ed il tutto evidentemente incanta il folto pubblico della Kantine, che assiste come ipnotizzato alla performance dei nostri. Unico piccolo neo della serata un basso troppo “invadente”, che a tratti copre la voce e gli altri strumenti; ma ciò non pregiudica uno show che serberemo nell’animo come un prezioso ricordo.




Chi ci segue abitualmente ricorderà il nostro racconto della serata londinese di ottobre al Camden Underworld, dove Patrick Leegas/ 6 COMM e Freya Aswynn eseguirono per la prima volta dal vivo la mitica saga di Fruits of Yggdrasil”. Chi mancò quell’evento eccezionale, questa sera avrà la possibilità di rimediare, anche se per l’esattezza i due non ripropongono il copione di “Fruits”, bensì una sorta di rituale che ricalca solo parzialmente il set londinese. La perizia di Patrick nel creare tappeti sonori free-form di matrice apocalittica e tribale-percussiva si esprime stasera ai massimi livelli, con la divina Freya che appare più sciolta e meno marziale che a Londra, a tratti quasi giocosa. I visuals che scorrono dietro i due sono fantastici, ed ovviamente in tema con le declamazioni di Freya: rune fiammeggianti si alternano a cieli minacciosi e foreste, con Patrick che apre e chiude lo show al suono ancestrale del suo corno. Tra gli highlights assoluti dell’intero Treffen 2010!



KOHLRABIZIRKUS 23 Maggio /2010




Per poterci assicurare la prima fila allo “Spezial-Konzert” dei campioni di casa Welle:Erdball ci sorbiamo la bellezza di 3 bands di synth-pop svedese: S.P.O.C.K., Colony 5 ed Elegant Machinery. Se i primi risultano almeno spassosi sul palco con le loro parodie dei personaggi di Star Treck e Superman, Colony 5 dimostrano tutta la pochezza di un filone che al massimo può aspirare a fornire qualche facile hit da dance-floor. Il pubblico tedesco (soprattutto quello femminile…!) apprezza ad ogni modo - e non poco - le melodie synth-EBM degli scandinavi, tributando ai due Colony applausi a scena aperta ed accompagnando le canzoni con balli e battimani. Un discorso un po’ diverso per lo stiloso trio di Elegant Machinery, che pur sembrando paurosamente una band clone dei Depeche Mode ci regala qualche buon brano di elettro-pop utile a scaldarci in attesa dei mitici Welle:Erdball. Il concerto di questa sera viene preannunciato come uno “Spezial Konzert”, e così effettivamente sarà!! Honey, ALF, Plastique e Fraulein Venus hanno forgiato una creatura unica nel suo genere, una creatura che si muove e ragiona ad 8 bit e che spazza via qualsiasi altro gruppo della scena elettronica odierna! Lo show dei 4 è al fulmicotone, tra fuochi artificiali, colorati palloncini giganti, un palco mostruoso allestito con tanto di pedane rotanti per le due fraulein (che alterneranno una stupenda divisa militare ad un leggiadro vestitino a pois) e luminosi videogiochi dal’aspetto decisamente old-style. Il set come d’abitudine tocca tutti gli hits della nutrita discografia, dalla intro di “Metal Dust” alla ritmata “Arbeit Adelt”, passando per “Monoton und Minimal” e la carinissima “Ich bin auf Plastik” cantata ovviamente da…Plastique! L’enorme pubblico accalcato nel palazzetto di An der Tierkliniken balla, poga e canta a memoria tutti i brani di W:E, e quando Honey lancia nella mischia - come da tradizione - una tastiera di Commodore 64 il parapiglia per accaparrarsi l’ambito trofeo è indescrivibile. Per me assolutamente “show number one” di questo Treffen 2010!!


L’angusta tavernetta del Moritzbastei si rivela ottimale per uno show come quello della tedesca Genevieve Pasquier, che richiede un ambiente raccolto e caldo. La paladina dell’industrial-cabaret si presenta tutta agghindata alla Dita Von Tease, in corpetto, calze a rete e cappellino anni trenta. Il mix di sonorità elettroniche quasi prossime al trip-hop ed il cantato sensuale e retrò creano un cocktail alquanto avvincente, e mi fa piacere notare che Genevieve dal vivo non abbia comunque trascurato il suo violento impatto scuola “Ant-zen”, piuttosto potente e ruvido. Il trio, forte di un bassista oltre che dello storico compagno dei Thorofon Daniel Hofmann alle macchine, esegue qualche vecchio brano da “Virgin Pulse” e “Soap Bubble Factory”, tra cui la malata “Blitzkrieg Baby“ e la ritmata “Existance”; l’ultimo “Le Cabaret et moi” recita però - come da attese - la parte del leone, esplodendo in una finale convulsa reinterpretazione della super coverizzata “Warm Leatherette”, urlata da una Genevieve ormai alla strenuo delle forze ed accasciata esanime sul palco del Moritz. Esibizione spettacolare, e giusto successo dell’elegante Box “Handle with care” al banchetto del gruppo, con molte richieste di autografi per la provata ma raggiante bavarese.

 


VOLKSPALAST / KANTINE – VOLKSPALAST / KUPPELHALLE 24
Maggio 2010




La malinconia che l’ultima giornata del WGT inevitabilmente porta con sé viene stemperata da una serata finale coi fiocchi: NURSE WITH WOUND! Ma prima di goderci il trip cosmico di Stapleton e compagni facciamo a tempo ad apprezzare parte del set degli ottimi polacchi Job Karma, in azione sul bel palco della raccolta Kantine. L’elettronica di taglio prettamente analogico del duo di Wroclaw, arricchita dagli splendidi visuals sul tema del progresso (e del regresso) della moderna civiltà occidentale, cattura la nostra attenzione, rivelandosi per il sottoscritto una gradita ed inattesa sorpresa. Un progetto senza dubbio da approfondire, magari in occasione di uno degli annuali ed ormai celeberrimi WROCŁAW INDUSTRIAL FESTIVAL da loro organizzati!

Nel frattempo Steven Stapleton, Andrew Liles, Matt Waldron e Colin Potter si divertono al banchetto di NWW, tra una bevuta di birra ed un autografo da schizzare su uno dei moltissimi cd in esposizione. Il set di Nurse parte da una linea dark-ambient in crescendo, ma anche questa volta riesce a sorprendere ed a stupire nelle sue evoluzioni del tutto free-form capaci di toccare il free-jazz come la musica concreta, l’ambient più sinistra come il sempre basilare kraut-rock. E proprio dall’area kraut proviene il quinto eroe della serata, quell’ Eberhard Kranemann dei misconosciuti Fritz Mueller (combo tedesco sperimentale attivo dal 1977) che sul palco della Kuppelhalle infuocherà la scena con il suo sax indemoniato! I visuals che scorrono dietro le spalle dei nostri spaziano tra non-sense e B-movies allucinanti, mentre il pubblico assiste silenzioso nel corso della lunga e multiforme suite sfornata dai Nurse che vive un crescendo finale grazie alle staffilate di sax del grande Kranemann; la chiusura è spettacolare, con Stapleton a “rappare” una “Rock’n Roll Station” con cui presenta uno ad uno i componenti della band. Improvvisazione, dadaismo, genio e follia: solo loro possono tanto.





UNA BREVE NOTA FINALE SU QUESTO 19° WGT



Il “Leipziger Volkszeitung” offertomi gentilmente da una hostess all’aeroporto prima di imbarcarmi, spiega che il WGT con i suoi 20500 spettatori ha generato per la città un giro di affari di 5 milioni di euro. Nonostante le minacce del vulcano islandese dunque, che aveva fatto temere la peggio con sospetti annullamenti multipli di concerti (Diamanda Galas sarà l’unico “big name” a mancare alla fine) anche questa diciannovesima edizione si è conclusa alla grande, grazie alla macchina tedesca oliata come sempre alla perfezione, ed alla correttezza esemplare del pubblico di casa: un binomio grazie al quale una città di 500000 abitanti può ospitare un raduno rock che attira 20000 persone, e dedicar loro le sue più belle ed eleganti locations senza che nulla venga rovinato e nessuno importunato. Normalità da quelle parti; dispiace pensare che in Italia un evento di questa portata e con tali caratteristiche non sarebbe nemmeno lontanamente proponibile. Ecco perché, ogni anno al rientro da Lipsia, nel nostro cuore ci sentiamo sempre un po’ più tedeschi, e sempre un po’ meno italiani.

 




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