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Reportage by Oflorenz

Lunedì 16 Maggio 2005

Solo l’idea che in serata vedremo i mitici connazionali Ain Soph mi consola in questo triste lunedì conclusivo del Treffen. E’ sempre malinconico l’ultimo giorno, si pensa già al ritorno in patria, nella grigia realtà lavorativa di tutti i giorni.
Ma bando alla tristezza, oggi non solo c’è Ain Soph, ma prima anche Nebelhexe e Qntal, per cui eccoci entusiasticamente in marcia verso Clara Tzenkin Park, location ove si trova l’affascinante arena del Parkbuhne.

foto by Oflorenz


Andrea Haugen e la sua band, ex Hagalaz Runedance, ci rapisce letteralmente con le avvolgenti melodie di Nebelhexe, canti misteriosi dal sapore mistico e pagano, nella migliore tradizione della streghetta più famosa di Germania. Parecchi danzano ad occhi chiusi con movenze sciamaniche, mentre il gruppo propone sia vecchi brani di Hagalaz Runedance che i pezzi più recenti tratti dall’ultimo “Laguz – Within the lake”. Riconosco “Totems” e “My visual world”, anche se il picco arriva con la bellissima “Celtic Crows”, vera danza pagana elettrificata per sognare ad occhi aperti le lande ove ardono incessantemente gli antichi fuochi di Midgard.

foto by Scream
 


Nell’attesa dei grandi Qntal ci becchiamo dritti sul muso anche i tedeschi NFD, che a quanto pare da queste parti godono di una discreta popolarità. Detto tra noi il loro pseudo-metal con voce “black” ci lascia abbastanza indifferenti, e ci porta a qualche riflessione su alcune scelte organizzative riguardo la selezione dei gruppi da mettere insieme in scaletta in una medesima serata.

Nulla di grave comunque, un veloce cambio di palco e i Qntal con l’elegante Sirah, accompagnata dai fidi Michael e Phil, fa ingresso o stage. Peccato non suonino un’oretta più tardi, come fecero gli Xymox l’anno passato. L’atmosfera ne avrebbe di certo giovato, con i giochi di luce nell’oscurità che avrebbero completato il pathos già di per sé magico creato dalla musica senza tempo dei 3. (L’esibizione di due anni fa alla Schauspielhaus, cui ebbi la fortuna di assistere, fu infatti più efficace e riuscita, tanto da finire anche in un recente DVD).
L’ultimo “Ozymandias” guadagna parecchio spazio nella tracklist di stasera, con nuovi capitoli quali il singolo “Flamma” e “Blac”,

 

anche se il gruppo non dimentica i cavalli di battaglia che l’hanno reso celebre, primo fra tutti “Ad mortem festinamus”. Il mix di elettronica e trame di sapore antico creato dalla geniale mente di Michael Popp è a mio avviso fra le cose più valide ed originali partorite dalla scena in questi ultimi anni, con la splendida voce soprano di Sirah (alias Sigrid Hausen) a giocare un ruolo di certo fondamentale.
Quando i Qntal terminano la loro esibizione è l’ora di trasferirsi nuovamente, in vista dell’appuntamento con il gruppo che ci renderà orgogliosi (una volta tanto) di essere italiani: Ain Soph.

Il clima fuori dall’Anker è davvero allegro e cameratesco, con ClauD E D I. che gironzola sfoggiando una colorata t-shirt di Circus Joy, mentre Albin e Marthynna di Der Blutharsch scherzano con amici e componenti del loro gruppo, e tracannano vino a turno da un pintone. Presente fra il pubblico anche Andreas Ritter di Forseti con relativa compagna, mentre la bella giornata tiene fuori dall’Anker parecchia gente, intenta a divorare wurstel viennesi e toast piuttosto che seguire le bands precedenti gli Ain Soph (per la cronaca i Novalis si stanno esibendo in questo frangente, ma purtroppo anche noi ce li perdiamo).
Quando le 22 si avvicinano il locale pian piano si riempie, e la nostra curiosità è davvero tanta: non vedo Ain Soph da tempi memorabili, e non so davvero cosa attendermi dallo show di questa sera. In realtà fin dall’intro le cose decollano alla grande: le note di “GPIIBXVI”, uno dei vecchi brani ritual-esoterici degli esordi, avvolgono la sala dell’Anker, con Spectrae che suona alcune sinistre note di flauto.
Intanto un imponente ClauD E D I di rosso vestito, con basco bordeaux e occhiali scuri, posa impettito con braccia conserte di fronte al suo synth, e via subito con “Datemi pace” ad aprire le danze, unico brano della serata tratto dal lavoro “Ain Soph” del 1992.
Il concept “Oktober”, dedicato all’Unione Sovietica, ed “Aurora”, incentrato su vicende ambientate nella Repubblica di Salò, fanno la parte del leone nel corso della serata. Ricordiamo così le imponenti “Uljanov” e “Morte e disonore” dal primo, mentre per Aurora le tracce proposte sono addirittura quattro: “White Guard”, “Amanti tristi”, “Pistolet Automatique” e l’immortale “Cuore Nero”. Logicamente questa è la dimostrazione della svolta stilistica che il gruppo ha attraversato negli ultimi anni, con “Magick” e Cabala che hanno lasciato spazio a concept albums riguardanti periodi storici assai duri ma anche affascinanti, come il comunismo sovietico od il ventennio fascista, con tutti i loro aspetti peculiari e relative contraddizioni. Di conseguenza anche lo stile musicale è passato da un dark/esoteric ambient strumentale ad un folk maggiormente basato sulla forma canzone, comunque mai piatto o scontato, anzi intriso occasionalmente di sano e geniale rumorismo in vero ed inconfondibile stile Ain Soph.
Autentico tripudio per il cavallo di battaglia “Baltikum”, proposto anche da Der Blutharsch (bella la versione cantata in italiano da Marthynna in “Time is thee enemy” !) ed anche per questo così noto qui in Germania. ClauD E D I allunga il suo piccolo synth ad un ragazzo nelle prime file, esortandolo a suonare liberamente, mentre il resto della band dilata la cavalcata strumentale con GPC al basso, Spectrae alla chitarra ed alla batteria l’instancabile Steve Stroll: l’effetto è travolgente, mi sembra di sentire i Velvet Underground al top di un bel trip nei tempi del Max’s Kansas!!
Baruffa invece quando una manciata di cd (chissà cos’erano aaaarghhh!!) viene lanciata in mezzo al pubblico, e divertentissima la cover di “Ragazzo di strada” riproposta alla grande dai nostri: il pubblico sembra apprezzare davvero questo tocco di “italianità”! (mi ricordo vagamente una versione fatta dai Corvi!)
“Sarò un giorno abbastanza puro da riflettermi nelle lacrime dei santi?” si chiede ClauD E D I. in “Lacrime e santi”. Già. Noi, da parte nostra, dopo questo show ci sentiamo puri ed incontaminati, certi di aver preso parte ad un evento quanto mai raro e speciale. Forti di cotanta certezza, ci incamminiamo verso il nostro albergo di Riebeckstrasse: la festa è finita, e se la salute ci sostiene, vi diamo appuntamento alla Pentecoste 2006, per la quindicesima edizione del più grande Goth-gathering del mondo!

foto by Oflorenz (escluso dove segnalato)

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