Reportage
By Frozenblu
Sabato 14 maggio 2005
Per la seconda giornata il programma è sicuramente più allettante,
si entra cioè nel vivo del WGT sia dal punto di vista musicale
che da quello delle presenze. E’ infatti in questa giornata
che buona parte dei tedeschi giunti da ogni parte del loro
Paese si riversano a Lipsia per ed è nel week end che la manifestazione
raggiunge il numero massimo di presenze.
Purtroppo il tempo atmosferico non è favorevole. Pioverà per
tutta la giornata, con qualche breve interruzione. Nonostante
questo, la mia scelta è caduta su due bands che suonano al
Parkbuhne, location all’aperto, una sorta di anfiteatro collocato
al centro del Clara Zeltkin Park, immenso parco di Lipsia
poco lontano dal Centro.
Le band alle quali sono interessato sono And also the trees
e Das Ich, ma oltre a queste la scaletta della giornata del
ParkBuhne prevede Asp e Mortiis ad inframmezzare i due concerti
cui sono interessato. Munitomi di ombrello lungo il percorso,
giungo per l’inizio della prima Band in scaletta, Silent
Stream of Godless Elegy,
sul palco sono in sei con due vocalist (voce femminile potente
e pulita e voce maschile cavernosa caratteristica di altri
generi quali il deathmetal/grindcore ), ma il genere proposto
non esalta, un gothic metal banale e poco convincente. L’unica
cosa che mi rimane in mente è una cover di Cantara dei Dead
Can Dance in cui una chitarra distorta rovina la perfetta
melodia del brano.
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Dopo
l’intervallo per il cambio
di palco si passa agli And Also The
Trees la cui
performance si svolge per tutta la sua durata sotto
la pioggia battente. Il Parkbuhne è pieno e il panorama che
si può osservare è una miriade di ombrelli aperti fin sotto
il palco.
Il concerto dura una trentina di minuti, e la differenza di
classe tra questa band e le nuove leve si vede nello stile
di tenere il palco e, soprattutto, si sente nei brani proposti
che spaziano dall’ultimo lavoro a vecchi classici. Sono ancora
grandi e in grado di dare emozioni.
Nella breve pausa ne approfitto per l’utilizzo della toilette
dove uno strano tipo con camice bianco e occhiali ray-ban
con lente gialla ne coordina l’accesso e chiede ben 0.30 cent
per il loro utilizzo!
Tre
colpi di pistola introducono Asp
che propone il suo gothic metal intarsiato di elettronica,
per certi versi molto simile a quello di altre bands teutoniche
quali Umbra et Imago e Unhelig che è molto gradito al pubblico
tedesco, tant’è che nell’audience a seguire il concerto intravedo
sotto un ombrello Chris Pohl e la fedele Constance (coppia
anche nella vita oltre che nei Blutengel).
Lo show live di questa band è molto più improntato al lato
m
etal
della musica che propongono, (la parte electro la riservano
ai numerosi remix in circolazione destinati alle serate danzanti)
e si snoda tra fiammate, esplosioni e un frontman che indubbiamente
tiene bene il palco e sa come ottenere il consenso dal numeroso
pubblico attraverso le atmosfere cadenzate dei brani che immancabilmente
si aprono in cori alla Rammstein. Al termine dei 40 minuti
a disposizione verrà invocato a gran voce un bis, che però
da programma non si può fare in quanto la scaletta è precisa
nei suoi orari e qualsiasi allungamento degli spettacoli provocherebbe
ritardi in quelli successivi.
La
successiva proposta in programma è Mortiis.
L’ex bassista degli Emperor, oscura band norvegese
dedita al Black Metal, successivamente alla fuoriuscita dalla
band era passato alla musica dark distaccandosi abbastanza
dalle sonorità metal, per poi tornarvi con i successivi lavori.
Il genere proposto per lo show al Treffen è quello che caratterizza
gli ultimi lavori in studio, cioè quello duro e pesante mescolato
ad un’elettronica che sta a fare solo da cornice. L’effetto
è molto kitsch, lui non ha una gran voce, se non per urlare
con voce stridula ed apparire in tutto lo sfarzo carnevalesco
del suo make up da elfo con immancabili orecchie e naso a
punta che lo hanno reso famoso più per il suo look perlappunto
che per la musica che propone. Nel frattempo, forse più per
la band precedente, il Parkbuhne nonostante la pioggia battente
che cade incessantemente si è riempito all’inverosimile (fuori
c’è gente che in seguito ha raccontato di aver fatto un’ora
e mezza di coda per entrare).
Infine
è finalmente il turno dei Das Ich,
band amatissima in quanto oltre a gruppo storico della scena
gotica tedesca (i loro primi lavori risalgono all’inizio degli
anni ’90 epoca della “nascita” della scena gotica tedesca),
i cui membri Bruno Kramm e Stephan
Ackermann sono assolutamente e sempre presenti alle varie
edizioni del Treffen sotto varie vesti: da quella di visitatore
a quella di artista (Bruno Kramm tastiera e voce praticamente
ogni anno si esibisce in un dj set e, in alternativa, l’ho
visto accompagnare alle tastiere letture e performance che
caratterizzavano il programma fetish).
Viene montata la struttura metallica ramificata e semovibile
sulla quale sono posizionate le tastiere e l’imponente asta
per il microfono cui solitamente Ackermann durante lo show
si arrampica e si crocifigge. La pioggia aumenta d’intensità
e lo show inizia. Fin da subito i tre sul palco propongono
con indiscutibile maestria e aggressività la loro miscela
industrial sinfonica, tappeti sonori, ritmiche cadenzate e
doppio cantato: il primo, quello di Ackermann , più secco
ed unito alle sue performances da folletto impazzito e alle
mostruose espressioni facciali che riesce ad assumere, il
secondo quello di Kramm più d’accompagnamento alle trame musicali
apocalittiche e glaciali intarsiate dalle tastiere. Ackermann
si accanisce e inveisce più volte rivolto al cielo che riversa
acqua a catinelle sul pubblico, mentre Kramm in un’insolita
veste da cardinale (quest’anno vista l’elezione di un papa
tedesco, l’abito clericale è stato scelto da più di un’artista)
dispensa le sue atomosfere oscure e inquietanti muovendosi
sul palco grazie alla struttura metallica che sorregge le
tastiere. Lo show al suo culmine, viene purtroppo interrotto
da un problema tecnico (sembra appunto un corto circuito che
provoca un black out all’impianto) e non riprende a causa
del fatto che, come per tutte le band che suonano con basi
su pc, sarebbe necessario troppo tempo per riprogrammare la
strumentazione per la parte restante del set. I due sono affranti,
si scusano più volte con il pubblico e si soffermano a ricevere
da una parte consensi e dall’altra manifestano comprensione
per il disappunto di chi li attendeva sotto la pioggia per
assistere allo spettacolo.
Dopo
aver lasciato il Parkbuhne con non poche difficoltà, mi fermo
a mangiare qualcosa, ritemprarmi e asciugarmi in una birreria
all’interno del parco, per poi riprendere la strada dell’Agra
dove per la serata sono attesi gli show di Hocico e Visage.
Giungo giusto poco prima dell’inizio, nel frattempo la pioggia
ha dato un po’ di tregua seppure non abbia smesso, in un Agra
stipato all’inverosimile di pubblico per una performance,
quella degli Hocico, attesa
da gran parte del pubblico del Treffen.
Il merito di questo duo messicano attivo da più di 10 anni
è quello di aver contribuito in maniera influente all’attuale
scena EBM/industriale sapendosi contraddistinguere ed emergendo
per un proprio stile che coniuga una certa EBM minimalista
di stampo DAF con una componente aggressiva, oscura ed allo
stesso tempo anche dance (altro nome di punta di questo genere
sono i Suicide Commando), tant’è che molti dei loro brani
sono stati remixati e vengono proposti nei dj set più estremi.
Lo show ha inizio, l’intro proposta è quella presente sull’ultimo
album Wrack and Ruin, “El infierno que viene” e l’audience
più vicina al palco comincia a muoversi dando la sensazione
di un unico corpo ondeggiante. La scaletta proposta ricalca
un live appena uscito (“Blasphemies in the holy land- live
in Israel” in edizione limitata di 2000 copie) che fotografa
il tour attuale. I due sul palco ormai abituati ad esibirsi
davanti a folle numerose, sfoderano la loro aggressività scaricando
sul pubblico bpm ossessivi uniti a tappeti di tastiere e loop
inquietanti, perfette soundtracks per i peggiori incubi, rotti
dal cantato urlato a squarciagola e distorto dai filtri. Un
concerto perfetto che conferma l’ottima impressione già avuta
in passato (visti al WGT di 3 anni fa e nel Tour italiano
di un paio d’anni fa), con l’immancabile “Forgotten Tears”
a concludere un live set di assoluta qualità al termine del
quale buona parte del pubblico che assiepava l’Agra si defila.
Siamo al finale di serata che la programmazione dell’Agra
dedica ai Visage. Un concerto
di circa un’ora, che mi ha lasciato una sensazione di tristezza.
Non ci si spiega il motivo se non di natura economica di una
reunion tanto inutile, Steve Strange che barcolla sul palco
e fatica a ricordare le songs in scaletta, un pubblico poco
partecipativo alle esortazioni rendono lo spettacolo per me
una delusione. Sul finire viene proposta la tanto attesa quanto
scontata “Fade to Grey”, ma neanche questa riesce a scaldare
più di tanto gli animi dell’audience che si dirada mammano.
Una scelta di dubbio gusto quella di riservare loro un nome
di punta nella scaletta di questo Treffen, ma dettata del
resto proprio dalla loro notorietà legata ai fasti del passato
e alla curiosità di vederli live.
Testo
e Foto by Frozenblu