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THÉÂTRE KIRON PARIS, 11 Febbraio 2012 Au-delà du Silence presenta:
VARUNNA + EGIDA AUREA + Ô PARADIS

Testo e foto by Oflorenz

La location di Rue La Vacquerie, che raggiungiamo intirizziti dopo una passeggiata attraverso il quartiere del Père-Lachaise in un freddo davvero polare, è il sogno di ogni organizzatore e di ogni band.
Spazio espositivo/culturale ampio ed accogliente, con zona dedicata al bar e ampio angolo destinato ai banchetti del merchandise, il tutto separato da porte insonorizzate che conducono ad un teatrino piccolo ma assolutamente ottimale per eventi di area, con una capienza che sfiorerà, occhio e croce, le 150/200 unità.
Il pubblico si presenta in gran parte puntualissimo, affollando il salone sin dalle 19. Nutrite le presenze dall’estero, a cominciare dalla comunità italiana giunta numerosa a sostenere i connazionali Varunna ed Egida Aurea in questa première parigina di grandissimo lustro. Tocca proprio al nostro Alessio aprire le ostilità, accompagnato a sorpresa alla batteria dall’ottimo Fernando Cherchi di Egida Aurea. Il duo affronta il set di VARUNNA con un istinto ed uno spirito di improvvisazione davvero genuino e tagliente, quasi una ruvida jam session aperta alla grande con “Ferro e ruggine”, dal nuovo omonimo lavoro in uscita il 6 marzo prossimo. Con il visual pastorale del campo di grano ed il logo di Varunna che ci accompagnano per l’intera esibizione, Alessio si conferma il “chansonnier” maledetto che avevamo saputo apprezzare nei suoi “Cantos”, un brillante autore di electric-folk a tinte noire che un po’ ci ricorda, quanto ad attitudine ed approccio artistico, il mitico Bain Wolfkind con cui il nostro condividerà a breve il tour europeo a seguito di Der Blutharsch (Il 17 marzo a Milano, mi raccomando!!).
Belle e dannate come sempre, ma ancor più spontanee e abrasive, scorrono tra gli altri Piombo 70, Ichnusa (che ci ricorda la terra di origine di Alessio), la gloriosa Redipuglia (che emozione fu la visita a quel Sacrario!) ed Europa!, ormai classici del repertorio Varunna. Giusto il tempo per una birra ed una visita alla bella esposizione di quadri e fotografie nella zona dedicata dell’ “Espace”, ed i 6 prodi genovesi di EGIDA AUREA ci attendono schierati sotto le rosse luci del teatro. Molta è l’attesa di gustarci la resa live dei brani nuovi di zecca di “Derive”, il freschissimo lavoro appena licenziato da HR !SPQR e disponibile sia singolarmente che nel limitatissimo box antologico della band. L’impatto è micidiale: una pulizia del suono esemplare, un affiatamento tra i 6 che cresce esponenzialmente di volta in volta, ed un mix di brani memorabile che fa di questa esibizione una data davvero da “Live CD” ! I cavalli di battaglia di “Storia di una rondine” e i super classici de “La mia piccola guerra” si alternano ai nuovi affreschi sonori del recente cd, regalandoci un’esibizione dal costante ed elevato livello emozionale. La poesia (neo)folk di “Pedagogia dell'autoconservazione” e de “Trasformista“ si completano a pennello con le digressioni prog strumentali di “Praepotens Genuensium Praepidium“ o con l'incendiaria “Odore di benzina“, mentre la canzone italiana d’antan rivive nella splendida voce di Carolina in “Vestale”. Dietro il gruppo scorrono le affascinanti immagini sepiate di una Genova che non c’è più, come tristemente la poesia di “Il Forziere dei ricordi“ ci racconta, ed azzeccato anche il „medley russo“ che termina con il refrain irresistibile de „Lo Zar non é morto“. “Storia di una rondine” ed “Il Congedo” ci suggeriscono che la fine dello show di Diego e compagni è ormai prossima, ed il nostro orgoglio di italiani in trasferta raramente fu su livelli più elevati.
I veterani Ô PARADIS non riescono pienamente a mantenere alto quel pathos eccezionale creato da Egida nella sua ora e mezza di concerto. La formazione di Barcellona, che su disco è spesso risultata di un’ accattivante eleganza e pregna di una vena romantica di indubbio gusto, stenta a decollare dal vivo, con quel mix di elettronica in punta di piedi e vena folk mediterranea che alla lunga risulta un tantino piatto e monocorde. I brani si susseguono per oltre un’ora di fronte ad un teatro gremito che indubbiamente apprezza la performance di Demian e compagni, pur senza quel trasporto che aveva infiammato le ovazioni tributate poco prima ad Egida Aurea. Forse un po’ di folle attitudine sperimentale in più, alla Novy Svet per intenderci, potrebbe giovare in sede live ai 4 di „Serpiente de luna, serpiente de sol“, questa almeno la nostra impressione al cospetto – per la prima volta – di Ô Paradis.
In conclusione una serata davvero eccezionale, organizzata in maniera esemplare da Au-delà du silence (Merci Vincent, et à la prochaine fois!) in una location di rara bellezza. Ci auguriamo di poter far ritorno al più presto nella capitale transalpina per un nuovo evento organizzato all'Espace Kiron, se l'occasione capiterà non esiteremo a metterci in marcia!