TEATRO
SATANICO
intervista
di M/B'06
La vostra
discografia nonostante non sia particolarmente estesa è
davvero variegata ed è difficile anche solo trovare
un punto di partenza, quindi credo che la cosa più
logica da fare sia partire dalla definizione che si trova
di wikipedia, in particolare da una cosa: il genere musicale
su cui si muove Teatro Satanico è definito "ambient/industrial".
Quanto ti ritrovi in questa etichetta?
Devis: Sulla estensione della nostra discografia, per
chi la volesse consultare, ecco il link ufficiale: http://teatrosatanico.it/discography
Per quanto riguarda la definizione "ambient/industrial" posso
dire in tutta tranquillità che corrisponde solo parzialmente
al vero.
Comunque, tanto per venire incontro a coloro che delle etichette
non riescono proprio a fare a meno, ecco che posso suggerire
quest'altra formulazione sempre in perfetto stile wikipediano:
I Teatro Satanico sono un gruppo ambient industrial italiano
nato nel 1993 che attualmente suona laptop-punk.
Kalamun: La discografia è molto variegata proprio
perché il Teatro Satanico non si colloca in un genere
preciso: ci prendiamo tutta la libertà di deludere
i nostri fans.
Da dove nasce il nome del gruppo
e perché è stato accorciato rispetto all'iniziale
"Teatro Satanico Charles Manson"?
D: Il riferimento a Manson era pleonastico, oltre che
a risultare fuorviante. La vecchia denominazione mansoniana,
dismessa ancora nel 1994, derivava da "Cerchio Satanico Charles
Manson", il nome che usava Alberto Kundalini per la sua poesia
sperimentale. Era un nome potente, che dava adito a diverse
sulfuree fantasie. Quando nel 1993 iniziò la nostra
collaborazione decisi di mantenerlo cambiando il termine "cerchio"
in "teatro" per marcare ulteriormente l'esplicito carattere
artistico del progetto.
Del resto bastano i soli due termini TEATRO SATANICO per ben
sintetizzare quello che facciamo, ovvero "arte Satanica".
Voglio inoltre evidenziare che noi usiamo il termine "Satanico"
nella sua accezione etimologica, ovvero di "avversario", "oppositore",
"antagonista". Non siamo assolutamente dei lunatici che si
dedicano a giochi di ruolo, indossando mantelli con cappucci
ed armeggiando con candelabri, candele ed incensieri, od assecondando
quelle che sono fantasie stereotipate di chi ha la testa imbevuta
di luoghi comuni di tipo cristiano. Satanica è ogni
posizione antitetica alla "superstizione istituzionalizzata",
"fede" o "credo" che sia. Aggiungo che ogni azione artistica
dovrebbe avere un che di "Satanico" perché la prassi
artistica, se sincera, mette sempre in discussione lo status
quo. Se l'arte rifiuta di essere "Satanica" l'arte si riduce
ad essere un semplice imbellimento del regime in corso, sia
esso confessionale oppure politico.
Sempre su Wikipedia è scritto:
«la band non fa riferimento al satanismo, bensì ad
un atteggiamento mostrato da parte degli artisti romantici
e decadenti, nei confronti della religione, considerata come
"ostacolo alla libertà creativa"». A questa definizione
aggiungerei che l'ironia sardonica la fa da padrone, quasi
sempre in maniera estremamente tetra e morbosa. Qual è
la
vostra opinione al riguardo?
D: Su quello che trovi scritto su Wikipedia dovresti
chiedere ai wikipediani che argomentazioni possano addurre
per le affermazioni che trovi là scritte.
Il Satanismo a cui noi facciamo riferimento è quello
di Mario Rapisardi e del Carducci dell' "Inno a Satana". Che
è anche il Satanismo che traspare dalle pagine di Ambrose
Bierce, di Mark Twain e di William S. Burroughs. E' vero che
ufficialmente non siamo laveyiani. Questo perché non
vogliamo essere parte di nessuna chiesa di nessun tipo, e
non vorremmo nemmeno mai esserlo!
Comunque questa nostra avversione per l'istinto gregario non
vuol dire che non troviamo apprezzabili, se non addirittura
condivisibili, molte delle opinioni espresse da La Vey.
Altra cosa che non capiamo è cosa intenda lo scrivente
quando ci definisce "artisti romantici e decadenti".
In ogni caso, almeno io, personalmente, trovo che sia ridicolo,
se non colpevolmente ingenuo, che nel 21° secolo, dopo l'avvento
della filosofia analitica e del post-strutturalismo, vi sia
ancora qualche critico che usi termini antiquati ed ottocenteschi
come romanticismo o decadentismo. Affermazioni di questo tipo
lasciano trasparire la manifesta incapacità di argomentare
dell'anonimo autore di quelle righe. In rete davvero si trova
chi scrive di tutto ed il contrario di tutto, senza però
che questo chiacchiericcio venga accompagnato da un briciolo
di approfondimento. Questo la dice lunga sulla vacuità
e la pigrizia culturale che allignano pervasive nei vari network
sociali.
Per il punto finale della tua domanda non posso non farti
notare che quella che tu chiami "ironia sardonica" sia un
chiaro segno di vivacità intellettuale che si ritrova
di frequente negli scritti degli autori che abbiamo citato
sopra.
Comunque non è l'esercizio dell'ironia quello che ci
interessa, casomai ci interessa molto di più proporre
testi che abbiano un contenuto solido, che siano possibilmente
arguti e che in ogni caso non siano mai e poi mai banali.
Ultima cosa, a scanso di equivoci, voglio far osservare che
una cosa è l'ironia, tutt'altra cosa è invece
la demenzialità; quest'ultima non ci interessa, anzi
la detestiamo.
Sterne, nel suo "Viaggio sentimentale di Yorick", osservava
che "un homme qui rit ne sera jamais dangereux" ( "un uomo
che ride non sarà mai pericoloso"), e non è
un caso che l'intrattenimento comico, le barzellette idiote
e la televisione-spazzatura siano tutte cose particolarmente
gradite ai regimi populisti occidentali.
K: Non rifletto troppo sull'ironia dei nostri testi:
li trovo maledettamente affascinanti. Non mi interrogo nemmeno
sulla sensatezza dei nostri testi, sono semplicemente attratto
da ciò che rompe gli schemi della logica e della banalità.
Sull'argomento ironia la penso alla Gaber: "tra l’avere la
sensazione che il mondo sia una cosa poco seria e il muovercisi
dentro perfettamente a proprio agio esiste la stessa differenza
che c’č tra l’avere il senso del comico ed essere ridicoli".
Io non mi sento ridicolo.
Esiste una tematica di fondo nei
vostri album o è piuttosto un approfondimento di una
serie di argomenti a voi particolarmente cari?
D: Tendiamo a coagulare i nostri lavori attorno a dei
noccioli concettuali che di volta in volta sono abbastanza
evidenti. Quindi sono proprio i nostri lavori che possono
offrire la migliore risposta a questa domanda.
I vostri lavori hanno visto il
contributo di artisti italiani di grandissimo spessore e di
caratura internazionale provenienti da gruppi come Atrax Morgue,
Ain Soph ed Ait!, ma anche stranieri come Novy Svet. Immagino
che a modo loro, ognuno di essi sia stato importante, ma puoi
farci una rapida panoramica di queste collaborazioni, soffermandoti
su quelli che reputi maggiormente significativi o che per
una particolare ragione ti sono rimasti più impressi?
Personalmente ho trovato davvero inquietante sia il video
che la traccia intitolata "Piccina" nell'album con Muzakiller:
è ispirato a qualcosa di realmente accaduto o vuole
simboleggiare qualcosa?
D: Andiamo per ordine, seguendo la lista dei nomi da
te tirati in ballo, e preciso subito che Atrax Morgue non
ha mai collaborato direttamente col Teatro Satanico. Tra me
e Marco Corbelli c'era un solido rapporto di amicizia che
ha avuto finanche un esito artistico, ma nella forma di un
progetto a parte, del tutto parallelo ed estraneo al Teatro
Satanico. Utile, anche senza seguito, è stato invece
il contributo audio fornitoci da Spectrae e ClauDEDI per LUCIFER.
Specialmente la registrazione della frase musicale fatta da
Marcello con l'organo, che è stata da noi utilizzata
come una sorta di ossatura per dare più sostegno e
maggiore coerenza al brano in questione. Quella con Tairy
Ceron invece è stata una di quelle collaborazioni occasionali,
del tutto accidentali, che non ha inciso minimamente nella
struttura delle composizioni. La faccenda è andata
così, volevamo utilizzare in qualche modo la lingua
friulana, lingua che ha un suono decisamente inusuale. Quello
che chiedevo era una traduzione in friulano di un testo che
avevo composto in italiano, e possibilmente anche una registrazione
audio del medesimo, per via delle pronunce e degli accenti
che differiscono di gran lunga dall'italiano o dal veneto.
Inizialmente m'ero rivolto a Gianfranco Santoro per questa
cosa, ma siccome lui s'era dichiarato indisponibile ecco che
Tairy s'era offerto volontario per questo compito, in cambio
del permesso di ristampare in picture-disc il nostro classico
"Confesso Tutto!". Il contenuto di queste registrazioni è
stato in gran parte utilizzato per una le tracce Satanic-house
che compiano sul 7" allegato a Dimonia. Per inciso è
lo stesso medesimo testo tradotto e recitato in spagnolo,
così come parlato in Messico, da Edwin Salas, sempre
nel medesimo disco. Ai Novy Svet invece dovrebbero essere
grati tutti gli attuali sostenitori e simpatizzanti del Teatro
Satanico, perché sono stati loro a salvare il nostro
progetto dall'oblio, con la stampa, nel 2000, del nostro primo
LP nella loro label Nekofutschata. A volte abbiamo l'impressione
di essere più apprezzati all'estero che qui in Italia,
tant'è che a tutt'oggi non abbiamo nessun management
italiano che ci promuova, nessun contratto con nessuna etichetta
discografica italiana, ed anche se abbiamo diverso materiale
nuovo che vorremmo pubblicare non credo che riusciremo a trovare
qualcuno che se ne voglia fare carico qui in Italia.
La collaborazione più significativa ? Senz'altro quella
di Kalamun!
Roberto ha cominciato a collaborare col Teatro Satanico dal
tardo 2006, un periodo in cui mi stavo guardando attorno per
cercare qualcuno che potesse supplire al "divorzio consensuale"
consumatosi con Alberto Kundalini proprio in quell'anno. Kalamun
mi è stato vicino in quel periodo difficile in cui
è successo di tutto e di più, ed in modo discreto
è riuscito ad integrarsi perfettamente al progetto
tanto da essere ora parte essenziale dell'alchimia che tiene
in opera il Teatro Satanico. La riprova è che all'estero
siamo conosciuti ed apprezzati appunto come un classico duo
synth-punk!
Venendo infine alla collaborazione Muzakiller, ecco che posso
dire che anche questa è stata particolarmente felice.
Muzakiller non ha fornito solo il video che hai citato, ma
anche tutte le illustrazioni usate nell'omonimo album. Inoltre
ha anche partecipato attivamente alla parte audio remixando
alcuni vecchi brani del Teatro Satanico là inclusi.
Tuttora Muzakiller fa arte visiva, ha fatto una esibizione
ad Arezzo poco tempo fa, per la associazione culturale mega+mega.
Il pezzo conosciuto come "Piccina" inizialmente era intitolato
"Marta". Non è ispirato a niente di particolare, è
giusto quello che sembra: una storiella della buona notte.
I titoli delle canzoni sono talvolta
espressioni dialettali e le tracce stesse risultano molto
spesso legate alla vostra terra d'origine, come nel caso di
uno dei vostri ultimi lavori intitolato appunto "Veneto".
Che rapporto avete con la vostra regione e come influenza
i vostri lavori?
D: Il rapporto che io ho con la mia terra d'origine
non è particolarmente diverso da quello che ritengo
possa aver avuto Luigi Meneghello o da quello che possa avere
Andrea Zanzotto. Un artista è pur sempre un uomo che
si ritrova a nascere in un determinato luogo, in un determinato
tempo, in mezzo a determinata gente. Anche se c'è conflitto
o fastidio o che altro la realtà è imprescindibile,
e se le volti le spalle sempre ti sorprenderà proprio
quando meno te lo aspetti. Se si vuole essere onesti con se
stessi non ci si può permettere di prescindere dai
dati reali, di fatto, che costituiscono la trama di cui è
fatto il proprio vissuto. Anzi la sfida richiesta a chi ha
un briciolo di maturità artistica è proprio
quella di riuscire a dipanare e districarsi da questa trama
molto fitta che ti tiene fissato al contigente. Insomma, come
potrà pretendere un artista di parlare di cose che
succedono a Tokyo o a Berlino se non ha dimostrato di essere
capace di agire sul reale da cui letteralmente è nato
e di cui letteralmente si è nutrito fin da prima della
prima infanzia ?
K: Io invece sono scappato dal Veneto, che non è
più quello della mia infanzia. Non ne sento la mancanza,
anche se ne sento l'appartenenza. Credo che il Veneto si stia
martoriando, e l'unico stimolo che riesce ad offrire è
la mancanza di stimoli, l'appiattimento culturale più
assoluto. In questo scenario trovare una dimensione artistica
diventa una miniera in mezzo a un mare di merda.
Comunque sia, il Teatro Satanico ha deciso di non registrare
più brani in dialetto Veneto: la tradizione è
diventata provincialismo, i bar vendono più qualunquismo
che vino, e noi sentiamo il bisogno di guardare altrove.
Nella vostra discografia c'è
un album a cui tieni particolarmente?
D: Sempre e comunque il prossimo che faremo!
Con Alma Petroli si parla di Pasolini.
Chi e cosa rappresenta per voi ?
D: Non è tanto quello che rappresenta per noi
quello che ci intriga, ma quello che a tutt'oggi Pasolini
rappresenta ancora per la società borghese italiana,
cattolica e catodica: un frocio, un comunista, un eretico!
In altri tempi sarebbe stato messo al rogo, ma non ci sembra
che le cose per lui siano andate molto altrimenti nel laico
20° secolo; senza dubbio anche il civilissimo 21° secolo avrà
la sua quota di vittime sacrificali da immolare nell'altare
della religione e della morale comune!
K: Poi Pasolini è uno dei tanti che ci ha offerto
spunti. Non che sia l'unico, e credo non sia neanche il più
interessante, ma nonostante il suo "Satanismo", cioè
la sua incapacità di assecondare le opinioni di qualsiasi
schieramento, Pasolini gode ancora di moltissima stima da
parte di tutti.
Cosa ne pensate della scena industriale
italiana di questi ultimi 15-20 anni?
D: Ad eccezione di qualche episodio sporadico, dovuto
ai miei personali rapporti di amicizia, la scena industriale
italiana negli ultimi anni se ne è altamente fregata
del Teatro Satanico. Quindi non vedo motivo per cui non si
possa continuare così e farsi ognuno i cazzi propri!
Puoi rivelarci qualcosa sul prossimo
futuro di Teatro Satanico e di Devis G.? Cosa bolle in pentola?
D: Un proverbio recita che il Diavolo fa le pentole
ma non i coperchi: quando cerco di buttare un occhio nelle
nostre pentole, il vapore è così fitto, e gli
ingredienti sono così tanti, che non riesco bene a
capire cosa vi bolla dentro. Quindi non saprei proprio cosa
riferire.
Crediti
Fotografici:
la foto in apertura e' stata scattata presso la "strychnin
gallery" di Berlino (www.strychnin.com)
grazie ad Elisabetta, la curatrice di questa galleria d'arte
la seconda foto, in b/n, e' stata scattata da Jan Kruml, dal
vivo, a Dresda ( www.fotokruml.cz
) l'ultima e' stata scattata da Susy "Balli" Camazzola
davanti alla tomba di Peter Pan, sul Monte Grappa