STOPPER
72
Di
Fabio Degiorgi
La
recente uscita del CD album d’esordio della creatura solista
di Gabriele Colandrea, eccellente chitarrista della band new
wave romana La Claque di Dafne, è l’occasione per saperne
qualcosa di più su questo artista davvero particolare
e per diversi aspetti controcorrente.
Racconta
ai lettori di RS quando e com’è nato Stopper 72. Musicalmente
parlando, cos’hai fatto negli anni intercorsi fra lo scioglimento
dei La Claque di Dafne alla formazione del tuo progetto solista?
L’idea
di realizzare un disco strumentale solista mi girava per la
testa già dai tempi della Claque.
Certo,
mai avrei immaginato che lo avrei suonato tutto da solo e
che lo avrei registrato in casa…
Tra
lo scioglimento della Claque e la realizzazione di “Stopper
72” non ho fatto apparentemente nulla di rilevante dal punto
di vista musicale, la delusione per la fine di quello che
secondo me era un gran gruppo è stata tale che per
un po’ ho mollato tutto. Dico “apparentemente” perché
in realtà ho continuato a strimpellare per conto mio
gettando, inconsciamente, le basi per quello che poi è
diventato il mio progetto solista. E’ strano
da spiegare, ma questo disco me lo sono trovato tra le mani
senza rendermi conto di averlo composto.
L’assenza
della voce su quasi tutti i brani dell’album è una
scelta ben precisa, oppure ne avevi cercata o provata una
(magari anche la tua), ma non l’hai trovata o sei stato insoddisfatto
del risultato?
Si
tratta di una scelta precisa. Non ho mai scritto testi né,
tantomeno, mi sono mai occupato di comporre melodie vocali.
Avrei dovuto quindi collaborare con qualcun altro che si occupasse
di questo aspetto, e non sarebbe più stato un disco
solista, a quel punto.
In
due titoli si notano subito dei riferimenti all’Europa dell’est
(Novgorod e Dresden D.D.R.). Cosa rappresentano? Un fascino
puramente geografico, o ci sono anche ricordi personali, oppure
la testimonianza di un sistema che non esiste più?
Per
quanto riguarda “Novgorod” la domanda andrebbe girata ad Emiliano,
la voce della Claque di Dafne. Si tratta, infatti, di un brano
della Claque, e quindi il testo lo ha scritto lui. Sicuramente
io subisco il fascino geografico, storico e “fonetico”di certe
zone, e l’Europa dell’est è una di queste. Rimane il
fatto, comunque, che dare un titolo ad un brano strumentale
è sempre una cosa molto personale ed arbitraria, oltre
che evocativa. Può succedere, infatti, che mi piaccia
semplicemente come suonano un nome di città o un’altra
parola qualunque e cominci a suonare pensando a quello che
mi ispirano, oppure che componga un brano che mi faccia venire
in mente un concetto o, come è successo per “Dresden”,
una città nella quale, tra l’altro, non sono neanche
mai stato. Nel prossimo disco probabilmente mi “trasferirò”
in Irlanda del Nord.
L’album
di Stopper 72 è uscito per la tua stessa Stopperhouse.
Avevi mandato il promo a qualche etichetta o hai preferito
puntare subito sull’autoproduzione?
Non
mi sono neanche posto il problema di presentare il lavoro
ad un’etichetta. Un po’ perché sinceramente non mi
sembra di riuscire ad individuare in giro etichette potenzialmente
interessate a produrre questo tipo di musica, un po’ perché,
come fondamentalmente è giusto che sia, un’etichetta
investe dei soldi su un prodotto, e quindi, a meno che non
ti chiami “Pink Floyd”, vuole mettere bocca e mani su quello
che produci. Non so come reagirei…
Visto
che hai suonato tutto da solo sul cd, hai in progetto di fare
anche concerti avvalendoti di collaboratori esterni, oppure
Stopper 72 rimarrà un progetto esclusivamente studio?
Una
vaga idea ci sarebbe, non ora, comunque. Al momento sono totalmente
preso dalla reunion della Claque, che già è
problematica di per sé…(siamo senza bassista). In futuro,
comunque, mi piacerebbe sviluppare Stopper 72 anche dal punto
di vista live, ma non riducendolo solamente all’esecuzione
dei miei brani attuali e futuri. Vorrei creare qualcosa in
cui ci sia molto spazio per l’improvvisazione.
E’
bellissimo scrivere un brano col gruppo, dargli un inizio,
un centro e una fine, però, dopo tante volte che lo
esegui, per quanto possa essere emozionante, diventa prevedibile,
sai già cosa sta per succedere…è come se facessi le
cover di te stesso.
Nell’improvvisazione,
invece, si crea qualcosa di imprevedibile, nel bene o nel
male, un certo “nervosismo” che rende tutto molto affascinante.
Quasi tutti i brani che compongo, sia da solo che con la Claque,
nascono così, comunque, quindi questo lato di me è
già abbastanza soddisfatto, devo dire.
Già
dalla copertina dell’album definisci la tua musica “new wave”.
Secondo me c’è anche dell’altro, soprattutto psichedelia.
Quali sono i gruppi e i dischi che ti hanno segnato maggiormente
la vita e l’attività di musicista?
Ho
scritto “new wave” sulla carta d’identità in copertina
principalmente perché quelle sono le mie radici, per
quanto mi riguarda tutto comincia da lì, e l’impatto
sonoro che si ha ascoltando il mio disco o la Claque di Dafne
è senz’altro riconducibile alla new wave. Sono d’accordo,
comunque, che ci sia anche dell’altro. Psichedelia sicuramente,
infatti uno dei miei gruppi preferiti sono i Pink Floyd, soprattutto
quelli più sperimentali, anche per quel discorso sull’improvvisazione
che facevo prima. Dal punto di vista compositivo alcuni brani
hanno, secondo me, strutture, cambi di tempo ed armonizzazioni
riconducibili al Metal, altro genere che ascolto moltissimo,
con gli Iron Maiden degli anni ’80 su tutti. Per il resto
le mie influenze sono abbastanza evidenti: oltre agli Smiths,
il mio gruppo preferito, c’è la wave più combattiva
e diretta (i primi U2, New Model Army, Alarm, Julian Cope,
i primi Litfiba, CCCP), la wave più oscura ed intima
(Cure, Church, Bauhaus, Joy Division, Mission, Rose of Avalanche,
Diaframma) e influenze meno dichiarate ma, secondo me, molto
importanti, come Led Zeppelin, Doors, Miracle Workers, Einsturzende
Neubauten, Massimo Volume, Il Rovescio della Medaglia… e mi
fermo qui.
Per
quanto riguarda i dischi cito i tre che maggiormente mi hanno
segnato come chitarrista: “Boy” e “The Joshua Tree” degli
U2 e “The Queen is Dead” degli Smiths.
E
nel panorama musicale contemporaneo, italiano e straniero,
c’è qualche nome che ti piace particolarmente?
Porcupine
Tree, London After Midnight, Sopor Aeternus, Tenhi, Dresden
Dolls, Editors, Engineers, Godspeed You!Black Emperor e pochi
altri. Per quanto riguarda gli italiani attuali…lasciamo perdere.
A parte qualche interessante realtà underground mi
tengo stretto il caro, vecchio Francesco Guccini!
Domanda
di rito visti i tempi: gli mp3 e il download, di per sé
innovazioni utili e positive, hanno preso secondo me una piega
puramente quantitativa che sta svilendo il valore della musica.
Tu come vedi il fenomeno al punto in cui ci troviamo ora?
Al momento prevalgono ancora gli aspetti positivi oppure siamo
già ad un punto di non ritorno?
La
situazione è irreversibile, secondo me. La musica,
al pari di una qualunque altra merce, è prodotta in
serie, consumata in serie e cestinata in serie (produci consuma
crepa, ricordi?). Per ovvi limiti tecnici un tempo si poteva
accedere a pochi artisti e dischi, e quei dischi li consumavi
fino alla morte, si ascoltava tanto di pochi. Oggi è
esattamente il contrario. Scarichi talmente tanta roba che
non riuscirai mai ad ascoltarla come si dovrebbe. Il download
e gli mp3 sono, come giustamente dicevi, un’invenzione positiva,
personalmente mi hanno permesso di conoscere cose, anche del
passato, che non conoscevo, ma li uso solamente come “biglietto
da visita”, quello che mi piace, poi, lo compro. Un disco
è anche qualcosa di fisico, una copertina, fotografie,
testi o qualunque altra cosa tu voglia metterci.
Per
restare ancora un attimo sull’argomento, è stata una
decisione unanime quella di rendere scaricabile gratuitamente
da internet il mini cd di La Claque di Dafne
“Fonetica libera trance”, ora esaurito, oppure qualcuno di
voi ha dovuto convincere qualcun altro?
Quando
ho creato il profilo Myspace della Claque del mini CD erano
rimaste pochissime copie che non avevo, comunque, intenzione
di vendere, mi è sembrato quindi naturale renderlo
disponibile, e gli altri sono stati tutti d’accordo. La tua
domanda mi da modo di dire che da qualche tempo ho applicato
una licenza Creative Commons sul disco “Stopper 72”, e lo
farò anche per quelli futuri.
Le
Creative Commons Public Licenses sono licenze di diritto d’autore
che si basano sul principio di “alcuni diritti riservati”.
Tramite queste licenze il titolare dei diritti d’autore rende
esplicito che copiare, diffondere, riprodurre e far circolare
la propria opera è permesso. Nel mio caso permetto
tutto questo a patto che mi si riconosca la paternità
dell’opera, che non se ne faccia uso per scopi commerciali,
e che essa non venga modificata o utilizzata per realizzarne
un’altra.
Come
conseguenza di ciò, il mio disco è integralmente
e gratuitamente scaricabile dal sito Jamendo.
Per
maggiori informazioni consiglio comunque di visitare il sito
www.creativecommons.it
o di andare sul mio Myspace. Lì è possibile
guardare un filmato che spiega perfettamente di cosa si tratti
e c’è, ovviamente, il link a Jamendo per scaricare il mio
CD. Vorrei fare lo stesso con la Claque, ma dovrò prima
parlare con gli altri.
Mi
hai anche detto che state riformando La Claque e avete in
programma di incidere un album intero. È già
pronto il repertorio o state ancora scrivendo altri brani
nuovi?
Il
repertorio è più che pronto, volendo potremmo
fare tre dischi. La voglia di riformare la Claque è
nata proprio dalla consapevolezza di avere un repertorio molto
valido rimasto ingiustamente inespresso a causa del nostro
scioglimento, questo vale anche per i brani che finirono nel
mini cd, che fondamentalmente era poco più che un demo.
I brani inclusi saranno pescati dal nostro vecchio repertorio,
più uno dal mio cd (con aggiunta del testo) e qualcosa
di nuovo.
Hai
suonato tutti gli strumenti per Stopper 72, ma essenzialmente
sei un chitarrista. Ci diresti che chitarre hai e quali hai
usato per incidere l’album?
Al
momento ho solamente una Telecaster e una Yamaha acustica,
con le quali ho fatto il cd, ed una classica con la quale
compongo. E’ in arrivo una Strato…
Grazie
per l’intervista, per concludere puoi dire tutto quello che
vuoi…
Intanto
ringrazio davvero di cuore RS per lo spazio, fondamentale
per chi si autoproduce. Poi, uscendo dall’ambito musicale,
vorrei segnalare che circa la metà della mia top friends
del profilo Myspace è occupata da profili che si occupano
della difesa dei diritti degli animali, promuovendo iniziative
e facendo informazione sull’argomento (vegetarianismo, campagne
contro l’industria della pelliccia, contro la caccia, la sperimentazione
sugli animali ecc.). E’ un argomento che mi sta molto a cuore
e quindi invito a dare un’occhiata sia chi già lo conosce
sia chi vuole cominciare ad informarsi.
Contatti:
stopper72@fastwebnet.it
www.myspace.com/stopper72
STOPPER
72
“Stopper
72” CD (Stopperhouse)
Non
fosse stato per i “segni particolari”, dalla copertina di
questo cd, una carta d’identità aperta con fototessera
di un sinistro figuro coperto da passamontagna in perfetto
stile Animal Liberation Front, e con tanto di avviso “Parental
advisory implicit content”, mi sarei immaginato di trovarmi
un disco di power electronics o industrial metal alla Ministry.
Invece Stopper 72, progetto dello one-man-band Gabriele Colandrea,
già chitarrista anni indietro degli ottimi new wavers
romani La Claque Di Dafne, propone della pura wave anni ’80
basata su intrecci di chitarre cristalline e psichedeliche
e giri di basso con il chorus, che rimanda in modo particolare
ai primi Cure, And Also & The Trees, Smiths e Death Cult.
La particolarità dell’album è l’assenza quasi
totale della voce, con l’eccezione della sola “Novgorod”,
cantata dall’ex vocalist di La Claque Emiliano Bortoluzzi
ed appartenente al repertorio inedito di quella band, sicuramente
il momento più ‘pop’ e leggero del cd. Se la natura
essenzialmente strumentale del lavoro può sorprendere
ad un primo ascolto, alla fine vincono la bellezza delle melodie
e la sapiente costruzione dei brani, in grado di reggersi
bene anche così. Per le tracce più lunghe, che
viaggiano fra gli 8 e i 10 minuti, conierei addirittura la
bizzarra ma in qualche modo calzante definizione di ‘prog-wave
psichedelica’. Un doppio plauso quindi al buon Gabriele, sia
per il coraggio della proposta atipica e dell’autoproduzione,
sia per la professionalità, la qualità e non
ultimo il sentimento con cui il tutto è stato realizzato.
Info: stopper72@fastweb.it
www.myspace.com/stopper72
(Fabio Degiorgi)
(pubblicazione 8/06/08)