STOA
Intervista
by Anialf
Traduzione
dal tedesco by SM
Fotografie
by www.ankemerzbach.de
Dopo
parecchi anni, alla fine ho trovato il ‘coraggio’ di intervistare
Olaf Parusel, deus-ex-machina degli STOA. Uso il termine ‘coraggio’
poichè non mi sembrava mai di trovare domande abbastanza
originali, non banali, considerando l’importanza del gruppo.
Comunque, proviamoci, sperando di aver creato un’intervista
abbastanza interessante..
Olaf,
prima di tutto grazie mille per avermi concesso il tuo tempo
prezioso. La mia prima domanda è piuttosto banale:
perché scelsi il nome STOA per il tuo progetto? Sei
interessato all’arte ed alla filosofia greca, oppure hai deciso
questo nome per altri motivi?
Il
nome deriva effettivamente dallo STOA (in greco „portico“,
ndT) degli Stoici le cui dottrine mi hanno accompagnato nella
vita e servito da ancora di salvezza. Esse forniscono principi-guida
etici e filosofici che tuttavia non sono legati ad alcuna
religione istituzionalizzata o ideologia dogmatica.
Come
tuo grande fan, mi risulta impossibile restare imparziale
in quello che ti dico, ed anche la mia recensione di “Silmand”
è stata molto intensa. Ma dimmi: come nasce un nuovo
brano di STOA? Inizi a comporre il testo e poi ti concentri
sulla musica, oppure parti con una melodia e poi sviluppi
i testi?
In
principio è sempre la musica, i testi vengono solo
alla fine. Di solito elaboro parecchie atmosfere ed esperienze
in musica, portando dentro me la visione di un „brano musicale
perfetto“. Cerco di avvicinarmi ad esso e mi trovo costantemente
alla ricerca di tale musica ideale. A volte riesco ad avvicinarmi
di più, a volte il mondo si frappone con le sue esigenze
e i suoi abissi. I pezzi che sono più aderenti a quell’ideale
vengono pubblicati, molti altri purtroppo non sono ancora
divenuti tali.
Nei
brani tradizionali che rivisiti, sia per I testi che per le
musiche, quali sono le principali difficoltà cui devi
far fronte? Voglio dire, un brano degli STOA è immediatamente
riconoscibile, sin dale prime note: come riesci così
bene a dare il tuo personale feeling in ogni composizione,
anche se non è create direttamente da te?
Lascio
risuonare l’anima di una musica poi dischiudo la mia interiorità
e mi lascio di volta in volta pervadere dall’atmosfera del
brano. In tal modo nel pezzo è contenuto molto di ciò
che di più intimo v’è in me.
A
parte Christiane, sei l’unico effettivo membro del gruppo:
posso immaginare la complessità di questo ruolo: penso
che questo sia uno dei motivi principali per cui non tieni
molti concerti live. Pensi che potrà essere in futuro
un concerto qui in Italia? E cosa ne pensi della possibile
realizzazione di un DVD, considerando che la tua musica evoca
direttamente immagini, suoni, paesaggi…?
Una
volta abbiamo avuto un’occasione in un antico chiostro in
Italia. Purtroppo i monaci non hanno dato la concessione per
l’energia elettrica e perciò l’evento è andato
a monte. Ci è dispiaciuto molto poichè era effettivamente
un luogo meraviglioso con antichissimi affreschi alle pareti.
Comunque si può ripresentare l’opportunità di
tornare in Italia e noi ce lo auguriamo. Abbiamo pensato spesso
alla produzione di un DVD, d’altro canto non abbiamo intenzione
di pubblicare una cosa qualsiasi: devono svilupparsi le giuste
sinergie con le immagini presentate. L’ideale sarebbe un vero
e proprio film da sovrapporre alla nostra musica, i semplici
estratti di immagini dai concerti mi annoiano quasi sempre.
Perché
in ‘Silmand’ hai sentito il bisogno di avere diversi cantanti,
con timbriche differenti, a parte la sempre magnifica Mandy?
Gli
STOA hanno sempre giocato con le lingue, abbiamo testi in
latino, giapponese e francese. Questo ci permette di allargare
le possibilità fonetiche e interpretative, che sia
di volta in volta Louisa con la sua voce da elfo danzante
oppure Mandy con la sua „portata“ classica o Ralf con il suo
incredibile basso od infine Pieter che ammiro ancora e sempre
per l’album „Sleeps with the fishes“. Tutti loro hanno dato
nuovo lustro all’immagine sonora degli STOA.
In
ogni album di STOA, c’è sempre un filo invisibile che lega
i diversi brani: è così anche per “Silmand”?
Io
cerco in ogni album di spalancare nuove porte musicali. Chi
si avvicina alla nostra discografia, da Urthona“ del 1993,
sino al nuovo uscito „Silmand,“ troverà che c’è sempre
un suono riconoscibile nonostante ogni album abbia un diverso
„mood“ e un proprio leitmotiv, sia esso l’oscurità
di „Porta VIII“ oppure il trascendente di „Zal“. Fatico a
trovare un’espressione adeguata per questo concetto dato che
l’Immanente si esprime oggettivamente al di sopra della musica.
Lavori
sempre al miglioramento della tua voce? Sei sempre coinvolto
in un coro, come in passato?
Nè
l’uno, nè l’altro ormai. Canto spesso volentieri, ma
soltanto in privato e per pura gioia di vivere (o per malinconia).
STOA
è un nome rispettato non solo in Europa ma anche al
di fuori, basta vedere tutti i siti, i blog, i forum sul gruppo,
e la presenza die tuoi cd nelle classifiche indipendenti del
sud America. Parlando di questi ultimi Paesi, come mai pensi
che la tua musica, che non è proprio quel che si dice
“solare”, possa avere là così tanti estimatori?
Sorprendentemente
la musica è una lingua che può esser compresa
in tutto il mondo. Tutti i pregiudizi e le ostilità
vengono superati. Trovo tutto ciò meraviglioso!
Se
dovessi dare una piccolo definizione alla tua musica, per
coloro che non la conoscono, come la definiresti: semplicemente
neoclassica, eterea, o è realmente impossibile definirla
in quanto necessita di un ascolto sicuramente non superficiale?
Non
lo so e non vorrei nemmeno saperlo: non faccio musica perchè
venga classificata e riposta in piccoli schedari. Si tratta
di un’esigenza connaturata in me, di esprimere artisticamente
quanto ho da dire e anche dell’elaborazione dei miei sentimenti
e pensieri in musica. Alla fine, di quale nome si debba dare
a tutto ciò, non ho proprio idea. Tuttavia leggo sempre
volentieri le drastiche definizioni che la stampa dà
di noi.
L’ultima
domanda: quando fondasti gli STOA, sicuramente avevi in testa
qualche particolare pensiero, voglio dire, perché hai
sentito l’esigenza di creare il gruppo?
Volevo
trasmettere in forma musicale il sentimento del Sublime che
intuivo in me stesso e rendere partecipi anche gli altri di
queste mie elevate sensazioni.
Grazie
di nuovo di tutto cuore per questa intervista, posso chiederti
un saluto a tutti i tuoi estimatori italiani, e ti garantisco
che siamo veramente in tanti!
Sono
veramente grato a tutti voi!
http://www.stoa.de
MySpace:
www.myspace.com/stoa
STOA
“Silmand”
(CD Alice in… )
Io
ho sempre meno parole per descrivere ogni lavoro di
Olaf Parusel ed i suoi Stoa: vale sempre la pena attendere
diversi anni (questa volta quasi sette!) per poi essere
appagati da ogni singolo secondo della musica che
questo gruppo sa donarci. Ripeto: ogni parola è
sprecata, ogni lode inutile perché scontata,
ogni complimento per ogni aspetto compositivo
(dalle melodie agli arrangiamenti alle parti vocali)
è sempre inferiore a quanto si potrebbe esprimere
col cuore, se egli potesse parlare. Inoltre Olaf questa
volta ha ancorato le proprie vene creative a collaboratori
illustri come la sempre divina Louisa John-Krol (in
“Palladium” e “Broken Glass” di cui è anche
sopraffina autrice dei testi), il ritorno dell’ex
Xymox Pieter Nooten che presta il suo canto a “Drinking
Song”, e al polistrumentista Ralf Jehnert dei Love
Is Colder Than Death, qui presente in “My Last Way”
col suo tono baritonale e drammatico, in un brano
già di per sé carico di tensione emotiva.
Ma è sempre lei, Mandy Bernhardt, ad intervenire
sui brani più incantevoli, quali l’inarrivabile
“La Lune Blanche”, corrispettivo dei precedenti “Stoa”
e “Chanson d’Automne”, anche stavolta tratta da una
delle più intense poesie di Verlaine; Mandy
sa dosare l’etereo e l’incanto senza risultare mielosa
o autocelebrante. “So Many Clouds” è l’altra
perla dell’album, basata sul fedele violoncello della
fidata Christiane Fischer (eccezionale dal vivo).
C’è poi, come sempre, il brano più ‘accessibile’,
il già citato “A Drinking Song”, ma anche qui
Parusel riesce sempre a dare la propria inimitabile
impronta ‘neo-classicheggiante’. Mirabile, imperdibile,
da ascoltare all’infinito e trovarci ogni volta un
appagamento inesplicabile, o meglio talmente personale
da essere quasi impossibile da descrivere a parole.
Info:
www.stoa.de
(Anialf)
|