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The Spiritual Bat
Cruel Machine US Tour 2012

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NEW YORK, NY * SOMERVILLE, MA * SALEM, MA * PITTSFIELD, MA * LOS ANGELES, CA * SAN FRANCISCO, CA * OAKLAND, CA * SANTA CRUZ, CA * PORTLAND, OR * SEATTLE, WA * NEW ORLEANS, LA * HOUSTON, TX * DALLAS, TX * SAN ANTONIO, TX * OMAHA, NE * CHICAGO, IL * ST.LOUIS, MO * DECATUR, IL * CINCINNATI, OH * COLUMBUS, OH * PHILADELPHIA, PA
* BROOKLYN, NY * CONEYISLAND, NY

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Il diario del tour americano raccontato dalla band death rock italiana.

testo di Rosetta Garrì

Sembra impossibile, ormai lontano, come un sogno. E pensare che fino a pochi anni fa l’idea di suonare in pubblico era terrificante. Eppure ora possiamo dire di aver progettato e portato a termine tre tour negli Stati Uniti, oltre a diverse date europee. Avevamo bisogno di suonare il più possibile, come per una sorta di punizione auto-inflitta, come una specie di sacrificio rituale per conquistarsi il tempo perduto, affinché suonare su un palco diventasse come suonare nella propria caverna. Quella ricerca ancora continua, ma ciò che era solo un’idea folle, un sogno impossibile, finalmente, dopo anni, si è trasformato in realtà. Forse non sarebbe mai accaduto se Claudio non fosse morto. E’ stato lui a darci la spinta decisiva, quella iniziale, per vincere tutti i nostri timori.

“Riposto” le foto dei tour per chi ci segue, ma anche per me… in maniera disordinata, illogica. Ripercorro migliaia di chilometri, pensando a quante cose si possono dimenticare, alle foto mai scattate. Sarebbe bello avere sempre dei compagni di viaggio che aiutino a documentare il percorso con foto, video e racconti.

Il Cruel Machine US Tour 2012 si è materializzato pochi mesi prima della partenza. Per un periodo avevamo affidato la gestione dei booking a una persona molto entusiasta e con ottime credenziali. Purtroppo questa persona per motivi personali non ha potuto mantenere fede al difficile compito. Il problema era che quando lo abbiamo saputo ci rimanevano pochi mesi per fare tutto. Nel 2010 avevamo lavorato fianco a fianco con Robert dei Sullen Serenade, nostri tour-mates. Questa volta Dario ed io eravamo soli di nuovo a progettare tutto e anche a percorrere le miglia tra una città e l’altra.

In due era impossibile pensare di viaggiare sempre su quattro ruote. Le lunghe distanze si potevano percorrere solo in aereo. Il tour come viaggio interiore era già iniziato prima della partenza, tra mille preoccupazioni e incertezze, quando non sapevamo ancora niente sulle date. E’ stata una vera propria sfida con noi stessi. Ciò che ci ha poi convinto a non desistere è stato il puro desiderio di suonare. Quel desiderio che in alcuni a volte si affievolisce o si estingue, per via della fatica, dei sacrifici, delle aspettative non appagate. Per noi invece è come essere adolescenti. Abbiamo quello stesso entusiasmo. Forse un po’ di prudenza in più. Abbiamo voluto crederci, ma senza aspettative. Sembrerà un paradosso, e infatti non è stato facile, un continuo mettersi alla prova, su svariati piani. Fatto sta che con l’aiuto di amici vecchi e nuovi siamo riusciti a mettere insieme più di venti date. Dobbiamo veramente ringraziare tutti coloro che ci hanno permesso di realizzare questa impresa.

28 luglio - NEW YORK, NY @Kenny's Castaways/Incantation, con: Lisa & the Tragedy, The Drowning Season, Death Church, Whispers of the Sparrows, Glitter Freeze

 

Ci passavo davanti spesso da adolescente, quando vivevo a New York. Mai e poi mai mi sarei sognata di suonarci un giorno: Kenny’s Castaways. La location del nostro concerto era cambiata tre volte e questo ci aveva fatto preoccupare, ma Jason è uno storico DJ di New York (con cui avevamo lavorato nel ’98 – Alchemy aveva ospitato l’unica data live degli Spiritual Bats ‘formazione Sacrament’ al CB’s Gallery). Riesce, quindi, a organizzare questa serata, un mini-festival, al Kenny’s Castaways, locale leggendario di Bleecker Street, dove hanno esordito o comunque suonato artisti del calibro di Ben Harper, The New York Dolls, Yoko Ono, Bonnie Raitt, Aerosmith, The Allman Brothers, Ricky Lee Jones, John Peel, Lynard Skynard, Suzanne Vega, Patti Smith, Bruce Springsteen, Spin Doctors, Dr. John. Ora siamo qui, felicemente accompagnati da mia sorella e mia madre che si offrono di aiutarci in tutti i modi. Il primo gruppo se ne va appena ha finito di suonare. Li avevamo sentiti anche su Youtube, non erano male, ma sono gli unici che non hanno scambiato nemmeno una parola con gli altri. Ci sono dei ragazzi venuti da Philadelphia con i Lisa & The Tragedy. Qualcuno di loro ci conosceva dal tour del 2010. Il cantante dei Lisa and The Tragedy, Adian Caine, è proprio uno degli organizzatori della nostra data di Philadelphia. Simpatici i Death Church, strani i Whispers of The Sparrows. Bravissimi The Drowning Season. Dal vivo sono anche meglio che da CD. Come noi, sono un duo voce e chitarra con le basi. Sono fortissimi e lasciano immaginare cosa potrebbero diventare con una live band completa. Nel pubblico c’è anche Lisa dei Requiem In White-Mors Syphilitica con un paio di amici. Grandissima amica dal 1996. Tocca a noi. Il Sony Vaio si accende, si spegne, lo riaccendo, si rispegne. Sudo freddo e preparo l’ipod come riserva. Ottimo modo per iniziare un tour! Fortunatamente la terza volta rimane acceso e possiamo iniziare. Nonostante il feeling con il fonico non sia stato un granché sin dall’inizio, alla fine tutto va alla grande.

2 agosto - SOMERVILLE, MA @The Precinct con: Amber Spyglass, Antidote4Annie, Of The Sun

3 agosto - SALEM, MA @Gulu-Gulu con: Amber Spyglass, Antidote4Annie,

4 agosto - PITTSFIELD, MA @Chameleon's con: Amber Spyglass, Forever Autumn, Era Nocturna, Antidote4Annie, Vi

C’è una linea di autobus cinese da New York a Boston che costa meno di un taxi a New York. Il personale parla praticamente solo cinese, e la compagnia ha la reputazione di essere molto sicura, da quando hanno subito dei controlli severi a causa di frequenti incidenti! Imbattibile. In un tour fai-da-te e con un budget come il nostro, una manna. L’unico problema è arrivare al terminal a Chinatown, a Manhattan, da casa di mia madre che si trova nel Queens, all’estrema periferia. Con due valige e una chitarra. Il modo più economico è andarci con i mezzi pubblici. Un autobus e una metro, che ci vuole? Se non fosse per la pioggia che ci ha accompagnato all’andata e al ritorno… e per il fatto che ci è capitata una delle pochissime stazioni senza ascensore. Arrivati a Boston, dopo quattro ore di viaggio, mentre aspettiamo il nostro amico John Degregorio fuori dal terminal, una tipa ci viene incontro e ci chiede se siamo Dario e Rosy. E’ una persona che avevamo conosciuto tramite amici a Staten Island dieci anni prima. Ora vive qui. Coincidenze!!!

Le tre date del New England, cioè Somerville, Salem e Pittsfield sono state organizzate da John Degregorio degli Amber Spyglass, vecchi amici sin dal Lowlands Tour 2010. John è un grande professionista, e uno dei musicisti con i quali avevamo in progetto di suonare durante questo tour. La nostra intenzione era suonare anche con altri in diverse città, ma purtroppo per vari motivi John è stato l’unico a potersi unire a noi. Altre persone si erano offerte, con le quali avremmo suonato volentieri (certo non senza almeno qualche prova) ma la logistica purtroppo non lo ha permesso. Non è un segreto che il nostro sogno è essere una band. Siamo ospiti di John e Kelly (a.k.a. Amber Spyglass) con i quali trascorriamo giorni bellissimi.

Scopriamo, però, di aver sbagliato qualcosa… Ooops, piccola svista: abbiamo dato per scontato che i nostri amici avessero un mezzo di trasporto per spostarci insieme. Errore nostro naturalmente, loro hanno fatto tantissimo per noi. Semplicemente non ci abbiamo pensato. Risolviamo con un noleggio last minute, ma la preoccupazione era “Siamo all’inizio, chissà quanto ci costeranno altri piccoli errori di questi?” Pensavamo di aver calcolato attentamente tutti gli spostamenti. Per fortuna questo rimarrà l’unico errore grossolano. Insomma, dobbiamo noleggiare un’auto che non avevamo preventivato per spostarci a Salem e a Pittsfield. Nonostante la prenotazione sia per una “Economy”, ci danno una bella batmobile nera! Cerco la foto per ricordare… è una Chrysler 200. Su sei auto noleggiate in questo tour, nonostante avessimo sempre richiesto una Economy, quattro volte ci viene fatto automaticamente un upgrade. Non siamo abituati a tale lusso, ma ci adattiamo senza troppi sforzi! Una bella differenza paragonata alla nostra batmobile (una Y10 del ‘92). Andiamo subito a comprarci un GPS e anche un hard-disk per scaricare video e foto. Non avendo la nostra amica Sara Scaccia con noi questa volta, la video camera - proprio la sua, che ci ha prestato per il tour - purtroppo spesso rimarrà spenta. A volte riuscirò a posizionarla, ma dimenticherò di accenderla o di incaricare qualcuno per farlo. Il Sony Vaio ci da ancora problemi, così per queste tre date usiamo il laptop di John, nel quale ha sapientemente impiantato il nostro disco rigido. Facciamo due giorni di prove con John al basso, che si era precedentemente scritto le parti, e siamo pronti. Riceviamo una calda accoglienza a Somerville (Boston) e Pittsfield. Nel pubblico a Somerville si sono anche i Dreamchild, che ho apprezzato nel 2010 dal vivo. C’è anche Laura Belfry, del programma radiofonico Bats in The Belfry con la quale avevamo contatti da lunghissimo tempo. Era venuta a vederci nel 2010 e quest’anno aveva co-sponsorizzato la cosiddetta “New England leg of the Tour”. A Pittsfield sono veramente carini (anzi, carine, mi riferisco soprattutto ai gruppi Forever Autumn e Vi) e ci siamo divertiti molto, anche se all’inizio vedo delle casse minuscole e apprendo che il locale nel frattempo ha deciso di dare la sala più grande (e con il palco) ad un altro party, hip-hop. Alla fine il sound non è male e va tutto bene. A Salem (sì quella delle streghe) il locale è un caffe ’-ristorante, non esattamente configurato per il nostro tipo di musica. Gli Amber Spyglass in versione acustica con chitarre, voce, violino e violoncello sono invece perfetti e anche gli Antidote4Annie, terza band partner del New-England, che in questa tappa danno il meglio. Noi avevamo difficoltà a sentire le basi ma ci siamo arrangiati. Alla fine del set una ragazza è venuta ad abbracciarmi dicendomi che l’avevo emozionata. Vendiamo alcuni CD e qualche maglietta.

10 agosto - LOS ANGELES, CA @Redwood Bar, con: Frankenstein, Mercurine

Ritorniamo a NY sempre con l’autobus cinese. Abbiamo pochi giorni per risolvere il problema del laptop. Chiediamo aiuto a un grande amico di vecchia data, Eric Hammer. Gli chiediamo un consiglio su un buon tecnico o negozio affidabile, dove farlo riparare. Probabilmente è la ventola. Lui ci invita ad andare da lui il giorno dopo. A casa sua, la stessa da quando ci conosciamo, ci presenta un laptop nuovo di zecca e ce lo regala. Dice che sa quanto sia importante suonare per noi, che per noi la musica è come cibo, che per lui siamo come fratelli, e che non può lasciarci senza. Siamo commossi. E poi ci accompagna, a piedi, come è tradizione Hammer, da Soho fino alla 14th Street a comprare una scheda audio compatibile. Parliamo del suo nuovo progetto, Weep. Ci regala il suo ultimo CD, Alate, sul quale scrive “You are Family”. Siamo molto felici di sapere che Eric stia suonando. Negli USA il programma televisivo di cui lui è co-autore (Venture Brothers) è un grande successo e lo impegna molto. Dovunque andiamo lo conoscono. Forse non tutti ricordano i Requiem In White e i Mors Syphilitica, ma noi non li dimenticheremo mai. E pochi conoscono la profondità e la nobiltà d’animo di Eric. Un uomo che dedica la sua vita, sacrificando tutto se stesso, all’arte. In ogni caso, dicevamo, siamo felici che continui a fare musica. La sua musica ha accompagnato momenti importanti della nostra vita come una perfetta colonna sonora. La sua nuova band è forte. Li abbiamo visti solo una volta dal vivo, nel 2010, quando alla fine del tour, avevamo prenotato una bella sala insieme e abbiamo tenuto un concerto privato. Noi abbiamo suonato per loro e loro per noi. Quel giorno Eric aveva voluto regalare una delle sue Gibson a Dario, lasciandoci entrambi a bocca aperta.

La prossima tappa è Los Angeles. Questa gig non è uscita subito. Avevamo contattato un po’ di gente, ma niente. Los Angeles sembrava blindata. Addirittura avevamo avuto l’impressione che ci fosse una sorta di “protezionismo” sia da parte di gruppi che di promoter locali. Poi finalmente si fa sentire un amico, Thin Man, che ci aveva ospitato nel 2010, (per chi non lo conoscesse, chitarrista dei Frankenstein, ex chitarrista dei 45 Grave, ha suonato con una marea di gente). Ci ha trovato lui una data, insieme ai Frankenstein e ai Mercurine, che hanno portato un sacco di amici. Non poteva andar meglio! Bellissima serata. Questi sono due gruppi di musicisti fantastici e di gente simpatica. Per chi non li conoscesse, Mera Roberts e Byron Browne, Tommy Marseilles, Bart, Dave Grave dei primi Voodo Church… Non solo abbiamo visto Stevyn Grey in azione da vicino, grande emozione… (lui ha lavorato con e copio dal suo myspace: Christian Death, 45 Grave, Mephisto Walz, Andy Sex Gang, Shadow Project, Faith and The Muse, The Last Dance, Frankenstein, Fangs On Fur, Bloody Dead and Sexy, The Eden House, Mercurine, Eva O, Bart Sinister and the Malcontents, e Van Halen!) Ricevere tanti complimenti da Stevyn Grey rimarrà sempre uno dei momenti più indimenticabili di tutto il tour. E poi dopo il nostro set c’è un assalto alla merchandise. Non riesco più a tenere conto di quello che sto vendendo. Cioè a un certo punto mi ritrovo da sola allo stand, Dario è uscito a fumare con Jeremy. Tutti vogliono comprare un CD, una maglietta, o un CD e una maglietta. Ma c’è dell’altro. Prima di partire ci era stato chiesto da parte degli amici di Grotesque Modena di salutare Fate Fatal (The Deep Eynde, che avevano suonato qui in Italia) nel caso fossimo andati a Los Angeles. Così dico, vabbè, sarà un po’ difficile che ci incontriamo casualmente in una città come Los Angeles, magari lo invitiamo al concerto. Lui non solo viene, ci fa anche un sacco di belle foto e un paio di video. Anche lui persona alla mano e compagnia piacevolissima. Trascorriamo una settimana fantastica insieme a Jeremy (Thin Man), che è di un’ospitalità incredibile. Esprimo il desiderio di fare una jam e lui ci prenota una sala prove spettacolare, enorme, tutta nera, con tanto di palco, luci, divani e finestre che si affacciano sul porto. Qui hanno girato il loro ultimo video i 45 Grave. Lì ci troviamo con Brandden Blackwell, bassista dei 45 Grave (con il quale mi ero già permessa di ‘jammare’ nel 2010 prima di assistere alle loro prove, sempre grazie a Jeremy), Tommy Marseilles, e altri… Mi diverto da morire. Un po’ con la voce, un po’ cazzeggio alla batteria, e Brandden si unisce a me! Serata memorabile. Ma non finisce qui. Qualche sera dopo ceniamo con Mera Roberts, Byron Browne, Fate Fatal, Tommy Marseilles e Jeremy, e ritorniamo in questo stesso studio a vedere le prove di una Christian Death Tribute night con Rikk Agnew alla chitarra e vari cantanti, e festeggiare il compleanno di Brandden, insieme a tanti amici tra i quali Tom Coyne dei 45 Grave e Andy dei Peeling Grey! Una settimana da paura, inclusa una bellissima cena a Long Beach con Robyn Boyd e Grace che ci avevano fatto visita per un giorno in Italia l’estate scorsa, madre e sorella di Elizabeth, la ragazza di Jeremy, che abbiamo scoperto essere una bravissima chitarrista! Ma, purtroppo, arriva il momento dei saluti.

foto di Fate Fatal

17 agosto - SAN FRANCISCO, CA @Submission, con: Roadside Memorial, Nezzy Idy

19 agosto - SANTA CRUZ, CA @The Box con: Soriah feat. Ashkelon Sain

Jeremy ci accompagna all’autonoleggio. Abbiamo prenotato un’auto, per andare da LA a SF. Tutti questi spostamenti vengono programmati molto attentamente, per spendere il meno possibile. Il tragitto è di circa sei ore. Il custode dell’autonoleggio capisce che siamo italiani e “simpaticamente” ci dice ridendo: “Mafia!”… e ci dice di scegliere l’auto che vogliamo. Questa volta era una Dodge, se non sbaglio. Fa sempre piacere essere associati non all’arte e alle bellezze geografiche e storiche del nostro paese, essere famosi per certi aspetti piuttosto che altri! A volte ci capita - fuori dalla comunità goth - che qualcuno si meravigli che siamo Italiani. Dovete sapere che lo stereotipo di italiano negli USA, o meglio, di italo-americano, è molto vicino ai personaggi di Jersey Shore. Se non sapete di cosa parlo, meglio così!
A SF ci aspetta una vecchia amica, Nicole, conosciuta nel 2009 in occasione del nostro primo concerto e primo tour negli States. Da allora ci ha sempre ospitato lei, anche nel 2010 quando siamo arrivati in 7. Ha anche un gatto che ha battezzato Bianchino, in italiano, perché l’ha trovato nel 2009 mentre c’eravamo noi. Questa volta ha dei nuovi roommate, con i quali leghiamo subito, soprattutto con Robbie che ci accoglie con un piatto di spaghetti. Nicole ce l’aveva presentata DJ Necromos, tre anni prima. Necromos aveva esordito con noi come promoter e noi con lui negli States. Anche nel 2010 ci aveva organizzato due date che erano andate molto bene, al Retox di San Francisco, con gli Alaric e al Ghost Town di Oakland. Un’altra data di Oakland, allora, l’aveva organizzata un promoter più ‘maturo’ (“D.”) che però a noi non piaceva, visto che ci aveva combinato un bel guaio nel 2009. Nel 2010, nonostante i nostri avvertimenti, Robert aveva voluto questo ingaggio e aveva creduto alle parole di “D”, che aveva ammesso di aver sbagliato e voleva redimersi. Poi per farci pagare invece è dovuta intervenire Nicole, che per lavoro ha contatti con i locali più grossi, dove “D.” vorrebbe mettere piede. Nel 2009 il giovane Necromos ci aveva ‘salvato’ organizzando un concerto last minute all’Omnicircus Theatre di San Francisco, quando quel “D.” ci cancellò la data, che era stata confermata, dopo che ormai avevamo comprato i biglietti aerei da NY a SF (be’ a causa dell’headliner che non si sa per quale motivo proprio non ci voleva come opening act… lunga storia, un giorno ve la racconteremo). Comunque sia, Necromos per il terzo anno, saltando il 2011, ci organizza un concerto a San Francisco, anche questa volta con due ottimi opening act, Roadside Memorial (davvero molto bravi, un po’ dark, un po’ Pink Floyd!) e Nezzy Idy con il suo mondo di synth, anche lui molto particolare.

Due giorni dopo suoniamo a Santa Cruz, dove grazie a Julian Carson, grande professionista e persona squisita, apriamo per i Soriah featuring Ashkelon Sain. Un sound fantastico, una dimensione rituale e mistica di percussioni e canto armonico, e conoscendoli scopriamo persone gentili e alla mano. Il locale è ottimo, come pure il sound system e il fonico, un ragazzino che sa il fatto suo. Enrique e Ashkelon (Trance to the Sun) li rivedremo in Texas per il San La Muerte Festival. Che dire, questo è stato decisamente uno dei nostri tre concerti preferiti. Julian è stato gentilissimo e disposto a collaborare anche quando si era prospettata la possibilità di un'altra gig nella stessa città, che poi però non è andata in porto. E’ difficile trovare persone così disponibili. Dimenticavo, però che Nicole nel frattempo ci aveva pregato di suonare il pomeriggio stesso, prima di andare a Santa Cruz, in un locale importante di Oakland, l’Uptown, dove quel giorno si teneva un BBQ. E fu così che suonammo due concerti in un giorno.

foto di Julian Carson

24 agosto - PORTLAND, OR @Hive/Plan B, con: DeathCharge, Among The Weeds, DJ Owen

Si parte per Portland, oltre 1000 km, circa dieci ore di guida. L’ottima sorpresa è che Nicole si è offerta di accompagnarci con la sua auto. E’ riuscita a prendersi qualche giorno di ferie, per vedersi un terzo (quarto, se contiamo l’Uptown) concerto TSB, e aiutarci con la merchandise, disposta anche a fare il viaggio di ritorno da sola, perché’ noi da Portland procederemo verso Seattle, a nord! Grande Nicole!
Disdiciamo l’auto che avevamo prenotato e si va. Molto più divertente viaggiare in compagnia, anche se siamo tipi che non disdegnano qualche momento da soli! Prima di arrivare a Portland dobbiamo anche prenotare un albergo. Lo facciamo fermandoci strategicamente a un Mc Donalds’. Purtroppo abbiamo dovuto lasciare fuori dal budget internet sul telefono, e Mc Donalds’, contro i nostri principi, diventa una sosta regolare, ma consumiamo solo tea e caffe’. Mangiamo più spesso ai Denny’s, che almeno hanno un menu decente. Arrivati al Plan B, la prima sorpresa è che troviamo DJ Citirocker, Adam, lì davanti, che sta scaricando delle cose. Lo avevamo conosciuto nel 2010, quando aveva organizzato una delle due date di Portland di quel tour. Non lo sapevamo ma uno dei due gruppi che apriva per noi in questa serata, era proprio la sua band, Deathcharge. Cioè sapevamo che c’erano questi Deathcharge, li avevamo sentiti su Youtube e ci erano piaciuti molto. Non sapevamo che il cantante fosse lui. Non lo avevamo riconosciuto. Veniamo accuditi con la consueta (ormai!) gentilezza dello staff e il calore del pubblico si sente, è palpabile. Il pubblico più caldo di tutti! Una bella cosa negli States è che tutti ci ringraziano per essere venuti a suonare nella loro citta’. C’è un signore sulla sessantina con cappello rastafari che è entrato per curiosità avendoci visto dai finestroni. Dice che da come siamo vestiti, sembriamo molto spagnoli. E’ un biologo amante dei pipistrelli, si compra CD e maglietta. Ne ordina anche un’altra, di cui non abbiamo al momento la taglia.
Mentre suoniamo c’è una ragazza davanti al palco che piange, si dispera e mi dice cose del tipo “You are so beautiful!”, “Thank you for being here!”. Ciò mi diverte, mentre penso: “Wow, faccio lo stesso effetto dei Beatles!”. Mi rendo conto che probabilmente ha solo bevuto un po’ troppo, ma comunque ha detto cose carine! Dopo il concerto, Nicole ci chiama al tavolo della mechandise. C’è un problema: addirittura alcune persone si contendono l’ultimo vinile disponibile che ci è rimasto. Uno vogliamo tenerlo noi per esporlo. Da qui in poi accettiamo ordini!
Siamo felici di rivedere alcune amiche che sono venute al concerto, Emily e Susana! Abbiamo anche avuto il piacere di rivedere Lucretia Renee, una delle bellissime performer di Faith and The Muse e Daniel, il batterista dei Soriah, che sono di casa a Portland. Li avevamo conosciuti a Santa Cruz. L’accoglienza del promoter Dean Hunter è sempre molto affettuosa e dobbiamo ringraziare anche Cricket Corleone che via FB ci ha dato una grande mano con i preparativi. L’albergo che abbiamo prenotato è un motel, una catena che si chiama Motel 6, solitamente sempre decente e affidabile, e anche qui per fortuna è tranquillo. In quello precedente, da qualche parte tra San Francisco e Portland, al check-in avevamo trovato una donna bionda che urlava incazzatissima con la receptionist. E la mattina dopo polizia dappertutto che perquisiva e ammanettava persone. Io, Dario e Nicole vestiti di nero e con occhiali da sole e con i miei dreadlocks gli siamo sgattaiolati accanto.

foto di LucretiaRenee Rathmann

 

26 agosto - SEATTLE, WA @The Can Can, con: Post Rapture Party

Purtroppo Nicole deve tornare a San Francisco, ci accompagna a prelevare la prossima auto e a malincuore ci salutiamo. Lei andrà a sud, noi a nord. Ma sappiamo di avere una grande amica a San Francisco, e che ci rivedremo prima o poi. Di nuovo soli, Dario ed io ci mettiamo un attimo a uscire da Portland, anzi diciamo che rifacciamo un paio di volte un ponte da dove si vede un paesaggio fantastico. La città si trova nel punto dove confluiscono due fiumi enormi, il Willamette e il Columbia. Dall’altra parte di quest’ultimo c’è Vancouver, WA. C’è tanto verde. Cerchiamo di avvicinarci a una spiaggia, dove c’è gente in costume, si fanno il bagno nel fiume. Ci vengono in mente immagini di due anni prima. Quando avevamo fatto una corsa sfrenata per ritrovare un Burger King dove ci eravamo fermati mentre andavamo a zonzo nel furgone di Robert. Tornando a casa della cara Emily ci eravamo resi conto che il marsupio preziosissimo di Sara era rimasto là. E si era movimentata una rescue team: Emily e la sua compagna di casa cercano tutti i Burger King di Portland su internet, Sara cerca lo scontrino. Io che avevo guidato ricordavo che si trovava nei pressi di un’autostrada, prima di un cavalcavia. Che botta di… fortuna, lo abbiamo trovato, e siamo riusciti a recuperare il marsupio sano e salvo. Non mancava niente. Passaporto, soldi, biglietto aereo, carta di credito. Lo stesso era successo con il telefono di Greg a New Orleans… ma quello era un altro tour!

A Seattle ci incontriamo a casa di Philip, membro dei Post Rapture Party, promettente gruppo locale che ci ha procurato il concerto. Seattle è una città che amiamo particolarmente sia perché si mangia da paura, perché è bellissima, sprizza musica da tutti i pori e perché ci eravamo già trovati bene. Ci avevamo suonato due volte precedentemente, e ci piaceva moltissimo il locale dove avevamo suonato, il Sunset Tavern/Black Mondays. Pensare che buona parte di questo tour l’avevamo programmata intorno al loro evento mensile, che era di lunedì! Purtroppo la gestione era cambiata e non si era riusciti a combinare. Così ci hanno aiutato questi ragazzi dolcissimi, Caroline innanzitutto, e i suoi compagni Matt, Jonathan e Philip, che sono dei grandi amanti della musica, con una passione sfrenata e che ci hanno dato un’ospitalità incredibile. Decisamente non solo validi collaboratori ma amici che non dimenticheremo. La serata è molto tranquilla, ma abbiamo qualche fan e un ospite che ci sorprende, William Wilson dei Legion Within (KMFDM Records), con il quale parliamo anche di fare qualche data insieme in futuro. Mi pare che sia venuto a vederci anche le altre due volte che abbiamo suonato a Seattle. Con i Post Rapture Party trascorriamo qualche giorno, ospiti di Philip. Facciamo passeggiate, usciamo e ceniamo insieme, andiamo giù a Ballard a incontrare i nostri vecchi amici Antonie, Jennifer, John e Erin, alcuni di loro della vecchia gestione Subset Tavern /Black Mondays. Non era mancata un po’ di avventura, la sera stessa del concerto, quando siamo tornati a casa di Philip, poi siamo usciti insieme per fare un po’ di bar-hopping e, al rientro, non si trovano più le sue chiavi. Alla fine ci ritroviamo in casa del suo vicino Mike con Pink Floyd a Pompei a palla, luci disco e laser, macchina del fumo e un panorama mozzafiato di Seattle by night dal balcone… Fino a quando il vicino, pregato dal nostro amico, ha trovato il modo di aprire la porta di Philip, ma non sembrava volere che ce ne andassimo. Philip era mortificato per il contrattempo, ma alla fine ci siamo divertiti molto insieme e lui è stato così gentile da offrirci qualche giorno in più di ospitalità quando abbiamo avuto conferma del fatto che il nostro volo per New Orleans era stato cancellato a causa dell’uragano Isaac. Ciò ci ha dato la possibilità di vedere altri scorci di Seattle, e di amarla ancora di più. E di vedere il film Control insieme a Philip.

29 agosto - NEW ORLEANS, LA @ Hi Ho Lounge, con: Curie

A proposito di New Orleans. Questo concerto non è avvenuto, a causa dell’uragano, come dicevamo. Ma da New Orleans abbiamo ricevuto tantissimo, forse più che da altre città. Melissa Crory ha lavorato sodo per organizzare quel concerto, che era stato voluto e atteso con ansia sia da noi che dagli amici di NOLA. Questa ragazza, che non è una promoter regolare, ma più un’amante della musica e musicista lei stessa, aveva dovuto faticare per trovare un locale disponibile quel mercoledì 29 agosto (anniversario di Katrina, tra l’altro), era riuscita a mantenere l’ingaggio nonostante un improvviso cambio di gestione del locale, procurato attrezzature e una all-girl band, Curie, come opening act. Madame Terri, proprietaria della omonima pensione nella quale saremmo stati ospitati, quando sembrava che la disponibilità del locale fosse venuta meno, si era preparata a trasformare la sua guest-house in sala concerto e tenere il concerto in ogni caso, anche in caso di uragano, con tanto di vendita di jello shot casarecci per raccogliere fondi!

Ma non è tutto. Melissa, che sentiva nostalgia della vita on the road (aveva suonato con gli Ex-Voto e non ricordo quali altre band), si era offerta di farci da roadie, con tanto di furgone, per le date del sud, cioè New Orleans e le tre date nel Texas. Quindi nel momento in cui abbiamo saputo della cancellazione dei voli, ancora a Seattle, oltre a sperare che i tutti nostri amici di NOLA uscissero incolumi da un altro potente uragano nell’anniversario di Katrina, dovevamo anche riprogrammare gli spostamenti di Houston, Dallas e San Antonio. Ma la nostra eroina ci ha assicurato che lei in qualche modo ci avrebbe raggiunto a Houston, e che da lì avremmo potuto continuare il piano originale. Intendeva uscire da New Orleans da sola, con il furgone, durante l’uragano. Circa sei ore sulla I-90, un’autostrada bellissima e terrificante, fra paludi tipo La Storia Infinita. Ma quella era bloccata per allagamento. Aveva dovuto viaggiare verso nord, inseguita dall’uragano e poi voltare verso ovest, direzione Houston.

30 agosto - HOUSTON, TX @The White Swan, con: Fangs on Fur (canceled), The Stage Frights, 8eTribe

La storia di questo concerto è piuttosto travagliata. Fatto sta che alla fine abbiamo re-inserito in calendario questa gig che in precedenza avevamo declinato a favore di Dallas. E l’avevamo re-inserita, grazie all’intervento di un amico dei tempi di myspace, Ashe Ruppe, in pratica perché’ comunque avremmo dovuto fermarci in albergo da qualche parte nel tragitto NOLA-Dallas. In questo modo avevamo rinunciato ad avere una gig tutta nostra a Houston, ma eravamo inseriti nella gig dei Fangs On Fur, cosa che aveva più senso, visto che l’opening act nelle due serate adiacenti era sempre lo stesso. Ci avevamo guadagnato la gig di Dallas, e risparmiato sull’albergo. Insomma un intreccio da pazzi. Vediamo entrare una sorta di caravana di matti e sono loro, gli 8eTribe, una gabbia di matti con tanto di spillatrici,frammenti di vetro, e chiodi che si conficcano tranquillamente addosso. Non basta leggere una delle descrizioni di questi performers: Punching Babies, Arson, drinking Windex, whoring, being fucking doctors, enjoying squid tits, and hobo sex drinks. Bisogna vederli. Matti da legare, ma gentilissimi, capitanati da Cody Amerson, che non solo si è comprato Cruel Machine, ma ci ha anche portato valige e attrezzature in macchina. I Fangs on Fur purtroppo hanno disdetto, ci chiediamo cosa possa essere successo. Mancano gli headliner, così chiudiamo noi la serata. Comunque gli Stage Frights sono bravissimi, nel loro Horror Rock and Roll. Per chi conosce gli Ex-Voto questo è un nuovo progetto di Larry Rainwater. Spleen è bravissima, suona il basso e canta, con tanto di pancione di almeno 4-5 mesi. Bellissima. E’ un onore farsi ospitare da una band cosi’… Gli 8etribe si scatenano, mentre Spleen ed altri addirittura ballano mentre noi suoniamo. Chi l’avrebbe mai detto? E meno male che Cody ha “rubato” la nostra macchina fotografica dallo stand, altrimenti non ne avremmo le prove. Comunque, ci guadagniamo la stanza d’albergo, probabilmente è quella dei FoF, noi avremmo dormito a casa del promoter. E’ una suite da paura! Quando la vediamo, detto tra noi, pensiamo che sarebbe bello dare un’occhiatina a cos’altro contenga la scheda dei FoF. Peccato che non siamo riusciti a vederli dal vivo. Avevamo tre date insieme a loro, nel Texas, e da quel che abbiamo sentito su internet sono bravi! Intanto rafforzo le valige e la mia borsa con del duct tape. Speriamo che reggano, nel budget non sono incluse valige nuove!

 

31 agosto DALLAS, TX @The Crown and Harp,con: Ending The Vicious Cycle, The Flying Evil Chickens

Melissa ci viene a prenderci la mattina seguente. Si era già organizzata per la notte quando l’abbiamo sentita al telefono la sera prima. Noi eravamo ancora al locale, lei era stanchissima dopo la fuga da New Orleans. Finalmente ci conosciamo di persona! E tutto ciò che traspariva dalla foto di FB e da mesi di corrispondenza si rivela tutto vero! Questa ragazza è in gambissima, organizzata, intraprendente! Casualmente viene fuori che a Dallas suonerà anche lei, chiamata al basso da un vecchio compagno di band, Jason Charles, che passiamo a prendere ad Austin, prima di dirigerci verso Dallas. Anche qui ci tocca chiudere la serata. Niente FoF, purtroppo. Ma è un gran piacere che vengano aggiunti gli Evil Flying Chickens last minute, così che possiamo conoscere Jason e la sua simpatica ironia. Senza prove, Jason e Melissa si esibiscono senza sbavature, due animali da palcoscenico. Conosciamo anche Tracy Batty Robertson, stilista di moda goth e promoter della Shadow Society che ci ha voluto fortemente per questa occasione. Mi viene anche fatto dono di un bellissimo corsetto, che prima o poi indosserò - non certo per cantare, però, perché ho bisogno di respirare! Anche gli Ending The Vicious Cycle sono una bella band, con influenze quali The Sisters of Mercy, The Cure, Echo and the Bunnymen, Bauhaus, sicuramente da seguire. A fine serata si finisce tutti a mangiare messicano lì di fronte. A inizio serata c’era stata un’altra piacevole sorpresa! La nostra amica Layla degli Strap On Halo, da Omaha, Nebraska, “si trovava a passare da queste parti” e così è venuta a vederci insieme ad un amico, DJ Augustine Strange, che nonostante esordisca qui con il suo strano senso dello humour, si rivelerà un ottimo compagno di viaggio nel mid-west. Effettivamente stavano scendendo in macchina dal Nebraska, per andare al San La Muerte Festival, dove ci saremmo visti. Con gli SOH al completo avevamo invece appuntamento di lì a una settimana, a Omaha, per iniziare la “Mid-Western leg of the tour”, che ci avrebbe visto vivere a casa loro e viaggiare insieme verso i concerti di Omaha, Chicago, St. Louis e Decatur. Con Layla si parla già di salire a Omaha insieme dopo il San La Muerte, visto che noi dobbiamo comunque noleggiare un’auto, e che per un viaggio di 1.500 km cercavamo qualcuno con cui condividere la guida e le spese. Layla dice che il posto c’è, in macchina, e che a loro non dispiace ospitarci qualche giorno ini più se decidiamo di anticipare e andare su con loro. A questo punto l’unico problema per noi è che loro partono per Omaha il giorno dopo il festival, il che ci lascia pochissimo tempo da trascorrere con gli amici di San Antonio, Robert Flores e Greg Scott Cruz dei Sullen Serenade (con i quali eravamo stati in Tour per due mesi interi nel 2010).

 

1 settembre - SAN ANTONIO, TX @The Korova, San La Muerte Festival, con: The Deadfly Ensemble, Soriah, Peeling Grey, Awen, Guilty Strangers

Ci riaccomodiamo nel bel furgone blu di Melissa, targato Louisiana, e riaccompagniamo Jason a Austin, città della musica, prima a casa a cambiarsi, e poi direttamente al lavoro. Speriamo di rivederci un giorno. Da qui procediamo verso San Antonio. Dallas-San Antonio sono a poco più di quattro ore di guida. Austin è di strada, a circa un’ora da San Antonio. Andiamo direttamente al locale, dove i Soriah stanno facendo il sound-check. Enrique ci vede e ci viene incontro, ci abbraccia, anche Ashkelon, Robert, Greg. Robert è incredibile, ha lavorato sodo ed e’ riuscito ad organizzare questo evento, e anche a suonare con i Soriah. Lui, Greg e l’amico Raphael sostituiscono infatti gli altri musicisti di Portland. Il sound-check dei Soriah, come avevamo visto a Santa Cruz, è meticoloso e preciso. Quando i Fangs on Fur avevano disdetto, praticamente negli ultimi giorni, Robert era riuscito a portare The Deadfly Ensemble al posto loro. Ed eccoli arrivare, riconosco subito Lucas, Marzia, Steven. Melissa si era prenotata una stanza d’albergo ed era andata a riposarsi. Io e Dario ci prepariamo qui, al Korova. Questo locale e’ molto piu’ grande del Thirsty Camel, dove avevamo suonato due anni prima. Oltre agli stand delle band, ci sono artisti, artigiani, CD e vinili. Trovo lo spazio riservato a noi per la merchandise, preparo tutto il preparabile. Mentre Dario sta maneggiando la chitarra poco distante, su un divano bianco, io collego un po’ di cavi e vedo un gigante avvicinarsi a lui e stringergli la mano. Più tardi scoprirò che era James, il batterista dei Peeling Grey. E’ una bella serata, bella atmosfera, tutti sono amichevoli. Il locale non è pieno, ma è molto grande. E’ la prima edizione del San La Muerte Festival, l’affluenza non è male e tutti si augurano una seconda edizione. Il miglior sound ce l’hanno i Soriah, naturalmente. L’unica pecca sono le luci led dai colori pastello sbiadito, sempre più comuni ormai, di solito molto fredde. Il proiettore c’è, abbiamo il nostro sfondo sul palco e ne siamo contenti. Ci divertiamo con Layla, Augustine, Melissa, conosciamo un sacco di gente, rivediamo persone conosciute in passato. Steven ci regala un CD dei Christ Vs Warhol, che apprezziamo molto sin da quando Robert ce li ha fatti sentire per la prima volta. Qui Steven e Marzia suonano con i Deadfly Ensemble, di cui il batterista Dizhan è fortissimo! Ne autografiamo diversi anche noi, di CD, e ne riceviamo altri, autografati, da Enrique e Ashkelon Sain dei Soriah, da Lucas Lanthier, più le magliette del San La Muerte. Siamo felicissimi di ricevere questi doni! Un piccolo inconveniente però c’è: l’amico di San Antonio che doveva ospitarci per qualche giorno è mortificato ma ha avuto problemi in famiglia e di conseguenza non più farlo. Meno male che avevamo deciso di andar via con Layla comunque il giorno dopo! Noi lo tranquillizziamo, ce la caveremo. C’è Layla con la macchina, quindi, anche se abbiamo già detto a Melissa di andare pure a riposarsi (ha guidato solo lei da Dallas!), mentre noi ci intratteniamo al Korova fino alla chiusura. Per fortuna ci accompagnerà Layla a cercare un albergo. Ce ne sono molti qui intorno, siamo a downtown San Antonio. Ci presentiamo direttamente al front desk, ma alcuni già da lontano ci fanno cenno che non c’è niente, ancora prima di aprire le porte di vetro. Saranno state le quattro di mattina. L’amara scoperta è che questo è il Labor Day weekend, e tutti gli alberghi sono pieni, e le tariffe pure! Per fortuna Layla ha internet sul telefono e le chiedo di cercarmi un Motel 6 anche fuori città, mentre io guido. Siamo stanchi morti tutti e tre. L’indomani ci sarà un pranzo per tutti gli artisti e poi si partirà per Omaha, a ‘sole’ sedici ore di guida. E’ quasi l’alba quando finalmente troviamo un Motel 6 con una camera disponibile. Nel primo pomeriggio ci incontriamo con Robert, che arriva nel suo famoso furgone bianco con i Soriah e i Deadfly Ensemble, in un ristorante messicano. Occupiamo mezzo ristorante, ci sono anche i Peeling Grey, noi siamo con Layla, Melissa ci raggiunge. Ottimo cibo, finalmente possiamo chiacchierare un po’. Manca Greg che doveva lavorare, e che abbiamo salutato la sera prima. Purtroppo non era possibile rifiutare l’invito di Layla a viaggiare con lei ed Augustine per andare ad Omaha e non possiamo fermarci per trascorrere più tempo con Robert e Greg. Se fossimo andati a Omaha, da soli avremmo dovuto dividere il viaggio in almeno tre tappe, e fermarci in almeno in un albergo. Salutiamo tutti, abbracciamo Melissa, promettendoci di rivederci a New Orleans.

7 settembre - OMAHA, NE @The Side Door Lounge w/ Strap On Halo

Con Layla ed Augustine (che nel frattempo era stato ospite da amici) il viaggio scorre senza intoppi. Ci fermiamo a un Denny’s per la cena e facciamo solo fermate di servizio. Il mattino dopo arriviamo a casa Strap On Halo, ovvero casa di Layla, Sean e prole. Qui siamo ospitati in un mini appartamentino nel seminterrato. Siamo commossi. Riabbracciamo anche Marc, il bassista, che risiede nella loro sala prove, anche questa nel seminterrato. Siamo già una bella tribù, ma la sera vengono altri amici e viene fuori un bel BBQ.

Come dico spesso, un tour ha vita propria, puoi programmare o decidere delle cose, ma altre si svilupperanno da se’. L’itinerario finale non sarà puramente frutto delle tue decisioni. Questo tour aveva deciso che ci avrebbe dato del respiro, tempo per riposare, da trascorrere insieme ad amici. In alcuni casi non abbastanza tempo. Cioè, idealmente si vorrebbe suonare tutti i giorni, o quasi, ma spesso si soffre il dovere lasciare gli amici, o anche di non avere modo di guardarsi intorno, di vedere luoghi, magari cucinarsi un piatto di pasta, viversi una dimensione. Il viaggio per noi non è soltanto stare sul palco, ma anche e soprattutto le persone che si incontrano e le dimensioni che si attraversano.

Siamo felici che gli SOH abbiano accettato e siano disponibili per queste quattro date insieme. Abbiamo pensato a loro perché ci piacciono, perché formano un’ottima squadra su diversi piani, e soprattutto, perché sono persone simpatiche ed affidabili. Sean ti offre da bere, ma è il più responsabile di tutti quando si tratta di andare a dormire, perché’ l’indomani si parte presto o si deve lavorare, comunque. Layla ha una delle più belle voci che ho sentito in giro, oltre a molti altri talenti, dalle arti grafiche alle capacità organizzative. Marc è capace di guidare otto ore di seguito e di parcheggiare il 12 posti con un’unica manovra elegante e rilassata, capitano assoluto del VanGo. Augustine è roadie e supporter extraordinaire, che offre intermezzi del tipo, appena sveglio la mattina “Well, it’s all Bats and Straps around here!”.
Grazie alla loro ospitalità, ci godiamo la vacanza, abbiamo modo di fare qualche passeggiata, provare alcuni brani nel loro studio, la possibilità di riorganizzarci, di ordinare e farci spedire altra merchandise.
A Omaha la scena è piccola, ma gli SOH hanno tanti amici, e in tanti danno una mano: Jamie con il video, la sua ragazza con le foto, altri ragazzi alla merchandise. Altri amici passano per salutare o offrire una mano d’aiuto. Ci fa piacere conoscere Martin, che ci fa assaggiare un prelibato caffè malesiano e David che offre supporto tecnico e morale. La scena sono loro, gli SOH, con la loro serata Wasteland Omaha. In un certo senso si trovano in una posizione strategica, tra Est e Ovest. A proposito, qui ci hanno dormito anche i Faith and The Muse!
Nel periodo in qui siamo qui cuciniamo insieme, andiamo tutti a fare il bucato al laundromat, ognuno con il proprio fagotto di panni neri (adoro le asciugatrici americane: basta piegare tutto e rimangono da stirare solo le camicie!), facciamo la spesa al supermercato, andiamo anche fare shopping, perché’, come al solito ho sbagliato qualcosa nel fare i bagagli: ho portato troppe magliette e non so come sia successo, ma ho messo un solo paio di jeans per Dario, devo comprargli qualche paio di Lip Service, i suoi preferiti. Per fortuna ce li hanno al Hot Topic al centro commerciale. Ottimo!

8 settembre - CHICAGO, IL @ Live Wire Lounge, con: Strap On Halo, Cemetery

Il cielo è fantastico, un drammatico gioco di nuvole scure e luce. C’è traffico, ma arriviamo a casa di Leo Alme abbastanza in tempo, nel furgone degli SOH, detto VanGo. Leo e Lynette ci mostrano la nostra stanza e tirano fuori un materasso, che viene ceduto a me e Dario. Gli altri si adattano con i sacchi a pelo. Mangiamo insieme ai nostri amici, poi ci prepariamo, andiamo al locale. C’è Christinadeath che ci aspetta all’ingresso, con una busta piena di doni. E’ un personaggio unico, che avevamo conosciuto già nel 2009. Come entriamo ci viene mostrata la green room, al piano di sotto. Mentre attraversiamo un pezzettino di della sala, facendo il load-in, c’è un tizio con una camicia a quadroni che suona sul palco. Mi pare che dica delle frasi ostili nei nostri confronti, ma non posso crederci. Qualcosa del tipo ‘agli headliner non frega un cazzo”… Vabbè non ne sono sicura, continuiamo tranquillamente il nostro load-in. Il trucco l’avevamo già fatto, prepariamo il resto, la merchandise, poi cerchiamo un attimo di concentrazione giù nella green room. Chiedo ad altri dei nostri se avevano sentito la stessa cosa e pare di sì, anche loro avevano sentito quelle parole. Non ricordo di aver più rivisto il tizio con la camicia a quadroni. La sua band faceva parte di un altro evento, che finiva nel momento in cui iniziava Unbound, cioè l’evento di Leo e Matthew, con i concerti di Cemetery, SOH e TSB. I Cemetery sono forti. Bel gruppo davvero. Il batterista spacca. Il cantante dopo il loro set nella green room ci dice di essere un grande fan da anni e vuole farsi una foto con noi. Siamo lusingati.
L’accoglienza è calda, il gestore del locale è gentilissimo e si fa in quattro per farci sentire benvenuti. Gli SOH vanno alla grande, il loro set up di luci è d’effetto! Una serata davvero fantastica, che non finisce qui. Dopo il concerto c’è un trattamento speciale per tutti gli ospiti del concerto: uno sconto alla serata Nocturna di Scarylady Sarah al famoso Metro di Chicago. Si va tutti a ballare. A noi artisti invece l’onore di essere sulla guest-list e di essere accolti da William Faith in persona. Io e Dario lo avevamo incontrato due volte in precedenza. Una volta a New York, ad un concerto dei Faith and the Muse, molti anni fa, tramite l’amico Chris Wash (Judith, ex-Requiem In White) che suonava il basso con loro. E poi quest’anno a Whitby, con i suoi Bellwether Syndicate. Sempre gentile, sorridente e disponibile, William ci abbraccia e ci mostra il locale, molto bello, e ci accompagna sul palco a salutare Scarylady Sarah alla postazione DJ. A proposito, è lei che dobbiamo ringraziare per il contatto con Leo. Si balla fino alle 4-5 di mattina. Persino io e Dario! E alla fine foto di gruppo, in mezzo al fumo della smoke-machine. Mi viene in mente un episodio notturno, io e Dario che ci sbellichiamo dalle risate, sul materasso, cercando di non fare rumore per non svegliare gli altri, ma ridevamo con le lacrime, per via di uno dei gatti di Leo e Lynnette che aveva deciso di fare il simpatico e di saltare improvvisamente sul letto, per poi appostarsi su un mobile con l’aria di chi vuole aggredire e spaventare a morte qualcuno a caso fra tutti questi estranei sparsi sul pavimento! Il mattino dopo si riparte per Omaha. Non prima che io abbia coniato una nuova parola, o meglio, una nuova pronuncia: Chicagoans, pronunciata con l’accento sulla O. Attecchisce e cominciano a ripeterla tutti. Abbiamo suonato due date di seguito. Ora abbiamo alcuni giorni liberi fino al prossimo weekend. Destinazione St. Louis e Decatur, dove lasceremo i nostri amici SOH e Augustine e procederemo verso Est.

 

14 settembre - ST.LOUIS, MO @The Crack Fox, con: Strap On Halo, Sinfinis

Questo evento è stato il primo booking. Gabriel aveva dato la sua disponibilità e si era preso l’impegno sin da quando avevamo annunciato il tour. Anzi mi aveva anche fatto scegliere la data. Mi aveva detto che il 14 settembre ci sarebbe stato un grosso evento di beneficenza per un rifugio per gatti e che era una buona opportunità. Noi avevamo valutato altre date, ma alla fine avevamo pensato, perché no? E sia il 14 settembre. Le altre date le avremmo organizzate intorno a questo evento. Conoscevamo Gabriel dal nostro primo concerto a St. Louis (Missouri) nel 2009, dove lui era stato DJ. Allora non avevamo parlato molto, ma in occasione del Cruel Machine Tour ci siamo sentiti spesso. Ci ha anche aiutato con contatti e idee. Nel frattempo la sua compagna non stava affatto bene, aveva subito un intervento importante. Ma mi piaceva il loro atteggiamento combattivo e ironico, anche nei confronti di una malattia seria. Lui è un ragazzo di grande cultura, specializzato nell’organizzazione di spettacoli di burlesque, freak-show, side-show, e cose del genere. Be’ dovevo aspettarmelo. Come ha chiamato l’evento? Pussyfest. Per chi conosce il doppio senso del termine, non devo aggiungere altro! Un po’ mi prende un colpo, voglio dire, noi siamo The Spiritual Bat, ci interessiamo di altre “tematiche”. Insomma, l’evento includeva numeri di burlesque, di lap-dancing acrobatico, fuoco e non so che altro, oltre a tre band. C’era anche stato un momento in cui si era preso in considerazione che qualche performer si esibisse sulle nostre musiche! Per carità, non ci dispiacerebbe affatto se qualcuno usasse le nostre musiche per una performance… ma non insieme a noi, a meno che non sia una cosa preparata prima, e magari compatibile con la nostra dimensione! Insomma, praticamente il caos, ma sta di fatto che il locale era strapieno. L’unico locale negli Stati Uniti in cui si fumava. C’è un attimo di confusione, Gabriel si trova in difficoltà con la scaletta della serata. La band locale, Sinfinis, gli ha chiesto di suonare per ultima, perché la cantante si deve fare un body-painting. Le ballerine-performer sono delle star locali. Noi e gli SOH ci consultiamo, alla fine non ci importa più di tanto. Che suonino pure per ultimi. Suonano gli SOH, poi noi, poi ci sono i numeri di burlesque, ecc. Il sound lascia molto a desiderare, sia sul palco che in sala. Ce ne eravamo accorti già durante il set degli SOH. Ormai conosciamo il loro sound, e qui risulta tutto torbido. L’attrezzatura c’è, ma il fonico sembra piuttosto inesperto. Non mi riferisco alla giovane età. A Santa Cruz il fonico era giovanissimo ma competente. Va bene, suoniamo lo stesso. Nonostante l’evento sia stato un successo, o forse proprio per questo, proprio perché c’era un sacco di gente, non sentire bene mi ha messo un po’ in crisi. Mi sento anche in colpa per gli SOH. So che Gabriel ce l’ha messa tutta, ci ha persino pagato in anticipo, sia a noi che agli SOH. Solo che ha messo un po’ troppa carne al fuoco. Letteralmente! Non ho visto bene cosa succedeva sul palco dopo di noi, perché a questo punto ci trovavamo in fondo alla sala, presso la nostra merchandise, ma oltre le teste delle molte persone intravedo delle gambe all’insù, fuoco, tette, acrobazie. I Sinfinis suonano per ultimi. Ora capisco, lei appare praticamente nuda con il corpo dipinto. Bel fisico. Peccato per loro che a questo punto la sala è semi-vuota e che sono in pochi a seguire il loro concerto. L’ultimo spettacolo che ha destato interesse è stato un numero inaspettato. Dario ed io stavamo cercando di passare per raggiungere l’uscita, accanto al palco, per iniziare a portare un po’ di cose nel furgone, quando veniamo fermati da alcuni membri dello staff. Attenzione al latte! C’è un incontro di wrestling in una piccola piscina piena di latte sul palco, potremmo bagnarci! A quel punto guardo su, e chi c’è a rotolarsi nel latte con una bella trans? Ma Augustine! Tutto vestito, e tutto bagnato di latte, incluse le scarpe. Mi sono appena persa la mossa vincente, quando la ha afferrata da sotto e la ha atterrata. Si dice così? Boh. Non mi intendo di wrestling, tanto meno nel latte, ne’ con una trans! Mi pare abbia confessato che pensava fosse una ragazza, quando si e’ offerto. Sicuramente però, è questo il momento culminante della serata, che comunque, come dicevo, è stata un successo. La raccolta fondi per i gatti pare sia andata molto bene. Abbiamo fame, come spesso accade a notte fonda. Gabriel ci suggerisce un diner aperto 24 ore. Meno male che siamo in tanti, che abbiamo un’indicazione su dove andare a mangiare e anche una fortuna che possiamo parcheggiare il furgone davanti al locale. St. Louis non ha una reputazione molto rassicurante. Ci vediamo tutti a casa di Gabriel e Rose, dove pernottiamo. Il giorno dopo scopriamo che Gabriel è già al lavoro, in un centro commerciale. La sua compagna, Rose, ci dice che se ci fa piacere lui ci aspetta là. Naturalmente, salutata la cara Rose, andiamo a salutarlo. Gabriel è dispiaciuto, si rende conto che non siamo rimasti molto soddisfatti del sound. Fa una pausa e ci offre il pranzo. Noi lo rassicuriamo. Ci rivedremo e faremo meglio. E’ stata un’esperienza per tutti.

15 settembre - DECATUR, IL @Wake The Dead, con: Strap On Halo, Spirit Child, Leper, Dark Valentine

Da un luogo di perdizione ad un luogo sacro. Eh già. Il pipistrello spirituale attraversa dimensioni molto diverse tra di loro! E non scherziamo. A Decatur suoniamo in una chiesa. Ora, questa è una delle realtà più insolite per noi. Si tratta di una vera e propria chiesa, non cattolica ma di una delle innumerevoli chiese in cui si professa una qualche forma di protestantesimo. Leggono la Bibbia, pregano, aiutano i poveri, i senzatetto, ragazzi problematici e… accolgono band in tour. Unica condizione che i testi non contengano parole offensive. I loro concerti sono aperti ad un pubblico di tutte le età, niente alcool e niente oscenità. Negli USA per entrare in un qualsiasi bar o locale che serva alcolici, bisogna aver compiuto ventuno anni e sono abbastanza severi su questo. Quindi è giusto che ci siano delle opportunità di accedere a musica live per i più giovani. Il “prete” cioè il pastore, o ministro, si chiama Tiavi e lui stesso è goth e suona in un gruppo che si chiama Spirit Child. Qui a Decatur il locale/chiesa è da paura: un edificio tutto nero (pare che sia stato donato alla chiesa da un benefattore). C’eravamo già stati nel 2009 e allora c’era anche uno scuolabus di quelli grossi, americani, che da giallo era stato verniciato tutto di nero con la scritta Church of The Living Dead (vedere foto su Facebook). Al pian terreno c’è una specie di caffè (dove si servono solo coca cola, caffè, tea, ecc.) che per l‘occasione viene chiuso e riservato a noi come green room. Nel 2009 ci aveva ospitato il padre Tiavi, Bruce, un personaggio bellissimo, stilista, modello e attore negli anni ’60, uno dei Beautiful Boys di Andy Warhol. Ora, facendo un giro in macchina per Decatur, ci si rende conto che sembra ci sia una chiesa in ogni due case. Questa di Tiavi, però, è l’unica chiesa goth. Quando siamo venuti qua nel 2009 Dario ed io non sapevamo bene cosa aspettarci, una setta, o degli invasati. Io avevo già specificato sin da allora che noi non apparteniamo a nessuna religione, pur essendo rispettosi del percorso spirituale di ogni persona. Ma loro sono sempre stati molto carini. Quest’anno conosciamo anche Libby, Sheri e Simon, che si sono fatti in quattro per aiutarci. Loro tre sono i Dark Valentine. Sono stupendi da vedere e se qualcuno sta per scattare una foto loro in un batter d’occhio sono capaci di volare e prendere posizione, creando pose drammatiche. Per l’occasione è sceso da Chicago anche il nostro amico Leper (cioè Skot), con cui avevamo suonato a Chicago nei tour precedenti, accompagnato dalla moglie Rachel e dal coniglio bianco Oliver. E’ la prima volta che vedo il viso di Skott! Di solito porta sempre un velo di pizzo nero e un bel corpetto. I Leper vivono in una specie di comune, una specie di kibbutz cristiana, a Chicago. Skot ci spiega che la sua musica è sponsorizzata dalla sua “chiesa”.

Quindi qui sono tutte band cristiane. Un mondo a parte. Ogni tanto si sente un “Praise The Lord” o qualche frase del genere. Ora, chiunque mi conosca un po’ sa quanto io sia scettica nei confronti delle religioni. Ma queste persone non sono invadenti, sono gentili, discrete, amano la musica e l’estetica goth, e non hanno mai tentato di convertirci! Non ho affrontato a fondo il discorso della religione con loro. Si è sfiorato, ma con molto rispetto. Nella mia personale spiritualità (e non nelle religioni ufficiali), trovo solitamente un punto d’incontro con persone diverse da me, sempre che siano disposte a un dialogo intelligente. Loro si sentono discriminati dalle altre chiese, in quanto goth, rossetto nero, ecc. Quindi hanno creato una loro comunità.


foto di Tani Russell

Comunque, dicevamo, locale da paura, ottimo sound, ottimo tecnico del suono, Danny, che viene a parlarci, prima del concerto, ci dice di aver ascoltato alcuni brani sia nostri che degli SOH. Unico inconveniente le scale, ma ci hanno aiutato i ragazzi che frequentano ‘l’oratorio’ a portar su tutto. La volta scorsa si era caricato tutto su per una scala dell’orrore, di metallo, quasi verticale e abbastanza stretta, che va su esternamente fino al secondo piano, dove si accede direttamente al palco.

Mi preoccupavo un po’ per gli Strap On Halo (i quali apprezzano la buona birra) in un ambiente così… privo di alcolici… ma i Dark Valentine si sono preoccupati anche di procurare della buona birra, da consumare rigorosamente solo nella green-room. Alla fine mi sono parsi tutti piuttosto contenti, anche Augustine Strange e Tani Russell, la loro bravissima fotografa che si è unita a noi per le tappe di St. Louis e Decatur. Mi pare che a Marc sia proprio piaciuta la musica di questi christian-goth. E infatti non sono male, sono molto teatrali. L’indomani gli SOH tornano a casa, a Omaha, a prepararsi per l’Age of Decay festival, in Florida. La sera abbiamo brindato con uno speciale assaggio di wormwood offertoci da Simon. Ne ha una bottiglia che gli ha dato suo padre. Viene dal suo paese, la Svezia, dove è bevanda tradizionale. Simon, marito di Sheri, possiede anche una casa con tanto di fantasma in Svezia! Con il suo trucco vampirico potrebbe spaventare chiunque, ma è una persona così dolce e premurosa verso tutti che alla fine sembra più un angelo, come tutti loro.

Il mattino dopo giunge il momento di salutare gli SOH. Abbiamo vissuto e viaggiato insieme per oltre due settimane. E’ come avere una famiglia, dei compagni di avventura. Abbiamo una comunità e una famiglia in giro per gli Stati Uniti, e gli SOH sono davvero dei fratelli. C’è un momento in cui siamo tutti in cerchio davanti a casa dei Dark Valentine, dove abbiamo dormito tutti, e mi prende un attimo di emozione. Oddio sono diventata emo! Mi faccio un bel pianterello. Ma so già che con gli SOH ci rivedremo! Siamo tutti troppo testardi e assetati di suonare per fermarci. Quindi, viaggiando con la musica, sarà molto probabile, anzi sicuro, che ci rivedremo presto.

Dario ed io abbiamo dormito dai Dark Valentine un’altra notte. Ricordo che c’è stato un risveglio di mattina presto in cui loro si aggiravano tutti per casa silenziosamente, preparandosi per andare al lavoro. Li intravedo vestiti in maniera completamente diversa, cappello da baseball, camicia a quadri? Immagino che non sia facile andare in giro vestiti da vampiri in questa città molto religiosa. Ricordo che Sheri e Simon ci accompagnano al piccolo aeroporto non lontano, a prelevare l’auto a noleggio. Quando noi siamo partiti, più tardi, loro erano al lavoro, a casa c’era solo Libby. Abbiamo conversato un po’ sul loro carinissimo patio, tutto finestre, tra una sigaretta e un caffe’(io naturalmente solo litri di tea!). Abbiamo raccontato a Libby come a Cincinnati, la prossima tappa, era uscito questo concerto pochi giorni prima. Non eravamo riusciti a organizzare una data a Indianapolis, quindi avevamo diversi giorni liberi. Ottimo per viaggiare con comodo, ma pessimo per le spese. Prima della nostra partenza, Libby ci da il numero di telefono di una certa Donna, che vive appena fuori Cincinnati. Se mai dovessimo trovarci in difficoltà potremmo chiamarla. Donna si era fatta quattro ore e mezza di viaggio per venire al concerto qui a Decatur due sere prima.

18 settembre - CINCINNATI, OH @Rake’s End

L’auto questa volta era una Ford Focus. Rispetto alla nostra Y10, è sempre un’astronave. Ma rispetto alla Dodge e alla Chrysler… Stiamo diventando viziati! Comunque, fatto sta che questa volta siamo alla Budget e non alla Alamo. Ci accorgiamo più tardi che l’accendisigari non funziona. E dobbiamo andare a comprare un cavo USB lungo abbastanza da poter arrivare al GPS. Compriamo anche un asciugamano. Fino ad ora non ne abbiamo mai avuto bisogno, cioè, non fraintendete subito… nel senso che ce li hanno sempre fatti trovare. Ne’ abbiamo mai avuto bisogno di lenzuola o sacchi a pelo. Meno male, però, perché con i voli sarebbero stati almeno un bagaglio in più e noi siamo sempre al limite, visto che qualcosa vendiamo, ma riceviamo anche tanti regali! Questo però potrebbe essere il caso in cui dovremo provvedere. Una preoccupazione è che ci sarà molto da guidare nei prossimi giorni, per me. Praticamente ritorniamo a New York in macchina, passando per Columbus (Ohio) e per Philadelphia (Pennsylvania), per cui ci faremo circa 1.600 km da soli. E con un unico guidatore, io, che non ho una gran resistenza. Ogni due ore mi devo fermare, sgranchirmi, perché tendo ad addormentarmi. Ho bisogno di essere ben riposata. Come diciamo sempre Dario ed io, riportare la pelle a casa prima di tutto, la sicurezza è la cosa più importante. Vedremo, se sarà necessario daremo fondo ai risparmi e staremo in albergo. Da Omaha avevamo annunciato che cercavamo una data intermedia fra Decatur e Columbus. A un annuncio che aveva pubblicato su Facebook il buon Marc Jones (SOH) aveva risposto un certo Robert Inhuman di Cincinnati, che poteva darci una mano. Attraverso una serie di sms ci ha offerto ospitalità per qualche giorno e un locale dove suonare. Da quel poco che sappiamo Robert Inhuman è un promoter e un musicista. Il luogo dell’appuntamento è una casa. Nel frattempo ho fatto spedire da New York degli altri CD, presso un altro indirizzo che mi ha dato lui. Arriviamo che è sera, la zona non sembra essere malvagia, mi ricorda un po’ Staten Island con le sue casette in stile vittoriano. Gli mando un SMS perché non troviamo parcheggio, e dopo pochi minuti appaiono Robert e la sua ragazza Abbey, che ci indicano uno spazio proprio davanti ad una casetta rosso mattone. C’è un giardino in discesa, con una serie di gradini che portano all’ingresso. Scopriamo in seguito che qui ci abitano delle amiche, e che qui nel basement questa sera suoneranno due band. La prima la sentiamo da sopra, perché ci stiamo ancora orientando, tra patio e un via vai di ragazzi sulla ventina. Nel frattempo, visto che a quanto pare ci troviamo ad una festa, facciamo anche un salto al negozio del benzinaio qua vicino, per comprare qualche birra (il buon vino rosso non è facilissimo da trovare). La seconda band riusciamo a vederla, in cantina, ed è molto molto interessante: mi pare che fossero batteria, due chitarre, un synth, e un ragazzo al centro che suona va una specie di oscillatore collegato a una serie di pedali e manopole. Bravi, un po’ di psichedelia ben orchestrata non guasta mai! Formerly Ghosts, si chiamano, e non mi dispiacciono per niente. Robert Inhuman ricorda molto Sid Vicious. E’ qui per stampare delle magliette su richiesta, e per pubblicizzare la serata di domani (la nostra) per la quale ha fatto dei volantini e dei posterini in bianco e nero, disegnati a mano. Pare che Robert sia una star in questo giro. Ad un certo punto ci informiamo su come e dove ci sistemeremo per la notte. Ci dice che non c’è problema. Si rivolge ad una delle ragazze che vivono qui, e le chiede se possono ospitarci. Trovo la cosa un po’ imbarazzante, ma evidentemente sono abituate a questo tipo di cose. Anzi, c’è un loro roommate che è un musicista e che in questo momento si trova in tour da qualche parte. Possiamo dormire nella sua stanza, che ci viene mostrata. La stanza è come l’ha lasciata il suo abitante, letto disfatto, calzini sparsi… Ma diciamo ottimo, abbiamo un rifugio! Magari riusciamo a riposare anche prima che finisca la festa. Chiedo gentilmente se possiamo avere un lenzuolo, e la ragazza ce lo procura. Nel frattempo arriva un’altra ragazza, Allie, che si presenta, ci chiede se abbiamo bisogno di qualsiasi cosa, si siede lì con noi e ci illumina raccontandoci un po’ di cose. Ci spiega che Robert è stato in tour sia negli USA che in Europa, anche per mesi di seguito, sempre nello spirito punk, fai-da-te, con il suo progetto Realicide, che è anche la sua etichetta.
Quando qualche giorno fa aveva visto l’annuncio di questi pipistrelli in tour che avevano bisogno di un appoggio, si era offerto per dare una mano, perché sapeva cosa significava essere on the road. Con Allie ascoltiamo un brano dei Realicide. Robert non parla volentieri della sua storia, ci dice. Pare abbia sofferto molto. Il brano è potente, ma è un genere che non riconosciamo, pare sia boh? Hard-core, gabber, scusate l’ignoranza. Ci chiediamo cosa abbia a che fare con noi. Ma Robert ama anche il deathrock e i pipistrelli…. Avevamo visto delle foto di casa sua, con centinaia di pipistrellini dipinti sulle pareti e pare che il suo ultimo progetto si chiami Dreams In Hell ed è una sorta di deathrock. Allie ci racconta che è un piacere rivedere Robert in azione, dopo qualche anno di scoraggiamento dovuto ad alcune delusioni. Sembra che il ragazzo sia nato per fare e promuovere musica. A noi sembra che fino adesso si sia comportato da professionista. Ha offerto aiuto, parlando chiaro, senza promettere cose impossibili, ha modi da persona colta ed educata, che paradossalmente si muove nell’underground punk, con la filosofia fai-da-te, vaffanculo il sistema, e tutto è frutto di amicizia, networking e di scambi. La sua etichetta ha già pubblicato dozzine di album, di diversi generi, tutte edizioni limitate di cui le copertine vengono stampate a mano da lui. Ha anche pubblicato un’intera fanzine. Ad una certa ora Robert ritorna. Era andato a prendere il nostro pacchetto di CD che nel frattempo era arrivato. Lui e Abbey entrano nella stanza insieme ad un piccolo entourage e ci consegnano solennemente il pacchetto, proprio mentre stavamo ascoltando con Allie la musica del suo vecchio gruppo, quello di qui lui non ama parlare. Anzi, a noi sembra gentilissimo ma un po’ schivo in generale. Non sembra farci caso, o comunque rimane tranquillo. Chiacchieriamo tutti un po’. Domani è il giorno del concerto e noi dobbiamo consegnare l’automobile. Robert ci dice che manderà qualcuno a prenderci presso l’autonoleggio, e che non dovrebbero esserci problemi ad accompagnarci al locale. Il giorno dopo io e Dario ci prepariamo e lasciamo questa casa, la casa di Kirby Street, che ora sembra essere deserta, al contrario della sera prima. Andiamo in un bel diner a fare colazione (adoriamo le colazioni americane!), facciamo qualche giro e nel frattempo decidiamo che chiameremo l’amica di Libby, Donna. Riconsegnata la macchina, come da accordi via SMS con Robert, aspettiamo che arrivi il suo amico, Colin, alla guida di un minivan rosso. Per riconoscerlo sappiamo che è alto ed ha i capelli biondi. Ritarda parecchio. Per fortuna la signora dell’autonoleggio, una volta effettuati i controlli, ci permette di aspettare in macchina con tutti i nostri bagagli, altrimenti sarebbe dura spostarci. Pioviggina, pure. Alla fine Colin arriva, si scusa molto. Pare ci sia stato un equivoco sull’indirizzo. Non sa bene cosa stia succedendo, ne’ dove deve portarci. Nemmeno noi sappiamo esattamente dove andare, è pomeriggio ed è troppo presto per andare al locale. Di Robert ci dice che ha un problema da risolvere e, gentilissimo, ci dice che possiamo andare a casa sua nel frattempo. Quarto piano senza ascensore. Portiamo tutto dentro al portone, perché il suo capiente minivan Ford (da musicista che va spesso in tour, e si vede!) non si chiude a chiave…. per fortuna ci assicura che non è necessario portare tutto su al quarto piano. In questo portone ci entrano pochissime persone fidate. Comunque, eccoci qui da Colin. Abbiamo un po’ di tempo da ammazzare. Colin sa solo che doveva venire a prenderci, dice che deve essere successo qualcosa, altrimenti Robert sarebbe qui. La coincidenza vuole che casa di Colin, un appartamento grandissimo e luminoso, con tante finestre… si trovi proprio sopra una degustazione di caffè, dove quella mattina mi ero affacciata per chiedere informazioni. Da loro servivano solo muffin, bagel, quindi ci avevano indicato il diner a cento metri, per una colazione completa. Tornando in macchina da Dario mi ero portata appresso il profumo di caffè.

Io e Dario decidiamo di fare una passeggiata, anche per dare a Colin tempo di fare le sue cose. Andiamo giù, facciamo due passi, prendiamo un caffè, un tea e un paio di bagel con cream- cheese (uno dei nostri spuntini preferiti e più economici) nel posticino sotto casa di Colin, dal profumo di caffè irresistibile. Mentre siamo qui, un ragazzo si avvicina, ci chiede se siamo The Spiritual Bat e ci dice che questa sera useremo il suo amplificatore! Su richiesta di Robert Inhuman!

Da qui telefoniamo a Donna, l’amica di Libby. Non ci sentiamo in pericolo, non è una situazione di emergenza, ma non abbiamo capito bene dove dormiremo questa sera, forse a casa di Robert. Pensiamo che forse non è il caso, se ha già altri problemi da risolvere, magari possiamo trovare un’altra soluzione. E poi, magari questi ragazzi vorranno star su a far festa tutta la notte, mentre per noi se fosse possibile fare una bella dormita sarebbe meglio, visto che nei prossimi giorni ci sarà da guidare molte ore. Guidare quando si è stanchi è un incubo. Invitiamo Donna al concerto, e le accenniamo che potremmo avere bisogno di un posto per dormire, magari può consigliarci. Ma lei è contentissima di ospitarci, anche un paio di giorni. Anzi, insiste, verranno al concerto lei e il marito e potremo andare a casa con loro. Libby deve averci presentato molto bene!

Torniamo su. Chiacchierando con Colin, scopriamo che l’etichetta di Robert gli ha pubblicato qualche lavoro. Il suo progetto si chiama Evolve, una specie di hip hop. Cerchiamo di rintracciare il misterioso Robert. Quando lo troviamo, gli chiediamo se possiamo in qualche modo essere d’aiuto con i preparativi per questa sera. Mi dice di chiedere a Colin di portare le sue casse e PA al Rake’s End, il locale del nostro concerto. Quando riferisco a Colin, lui appare sorpreso, ma cerca qualcuno che lo aiuti e si rassegna. Capisco il motivo della sua perplessità: le casse sono alte come me, e sono nel solaio, un piano più su, scala a chiocciola, oltre ai quattro piani. Ma deve essere un buon amico di Robert, perché lo fa senza molti problemi!
Il locale è strano con i soffitti molto alti ed è lungo, come un tunnel. Sono esposte delle opere interessanti. Il palco è praticamente un cubo alto un metro e qualcosa, nell’angolo in fondo a destra. Preferiamo suonare giù e far mettere il DJ lassù. L’acustica mi preoccupava, ma alla fine non è male. E Robert in pochi giorni è riuscito a radunare un piccolo pubblico di martedì sera, incredibile! Ci sono stati anche degli entusiasti che hanno comprato CD e magliette. Un giovanissimo DJ è venuto volontario da Louisville per la nostra serata, professionalissimo, con tanto di light-set e soprattutto, un set deathrock and old school goth da paura. Ha voluto comprare una maglietta anche lui! Il proprietario, l’artista Jerome (autore delle interessanti opere esposte) è contento, ci dice di tornare quando vogliamo. Salutiamo tutti e andiamo via con Donna e Mike che sono venuti al concerto e sono rimasti fino a fine serata, anche se Mike deve lavorare la mattina seguente. Abbiamo appuntamento con Robert l’indomani pomeriggio per fare due chiacchiere e salutarci, dopo che avremo prelevato l’auto al noleggio.

Donna è di un’allegria incredibile: si fa chiamare mamma goth, le piacciono il nero, i pipistrelli, i gatti neri, il trucco, ha una risata che mette di buon umore… ma ci parla anche della sua organizzazione, dei problemi seri con i quali capita di avere a che fare, gente che tenta il suicidio, ragazzi che si tagliano, problemi psicologici… Un sacco di persone che hanno bisogno di aiuto. Lei è a capo di una Ministry, una congregazione. Suo figlio e sua nuora sono atei, dice, e ride! Mi parla della Sophie Lancaster Foundation. Noi, pensando alla parola chiesa, pensiamo a sette e indottrinamenti di vario livello, ma insomma, capiamo che lei e il marito, Mike, ingegnere informatico, sono due brave persone che sentono di avere questa missione da compiere: aiutare la gente, in particolare coloro che si sentono diversi. A noi hanno offerto tutto l’attico con un letto rosso e cuscini di velluto nero e croci, per due giorni, ci hanno portato a spasso, e offerto pranzi, cene e colazione… Più che un aiuto abbiamo ricevuto un trattamento di lusso!

20 settembre - COLUMBUS, OH @The Shrunken Head, con: Lestat, Rhinoceros Beetle

22 settembre - PHILADELPHIA, PA @Batastrophe/Mama Yolanda's

A Columbus ci fermiamo prima all’albergo indicatoci dal proprietario del locale, un tedesco di nome Andreas Kleinert che fa anche la pizza. All’albergo ci riposiamo e poi ci prepariamo. Trucco già fatto. Fino al secondo tour quello del trucco è sempre stato un momento per me drammatico. L’ansia, la fretta, decidere il momento giusto per occuparsene. Ora, con un po’ di esperienza, inizia ad essere un rituale. E’ un bel locale, The Shrunken Head, vetrate e luci soffuse… un po’ ristorante, un po’ bar, un po’ caffè… un bel palco, e attrezzature. Suonano prima i Rhinoceros Beetle. Non so come si definisca questo genere, mi pare che lo abbiano descritto come electronic sci-fi punk o qualcosa del genere, ma lo fanno bene! Poi suonano i famosi Lestat, con un ottimo set, poi noi. Siamo tutti in tour, ognuno di noi l’indomani partirà verso nuovi orizzonti. I Lestat andranno a suonare all’Age of Decay in Florida, dove si incontreranno con gli SOH. I Rhinoceros Beetle hanno dato un grande supporto durante il nostro concerto, veramente carini! Anche loro si dirigeranno verso Est, mi pare. Sono tutti molto gentili e calorosi, in particolare una ragazza che si chiama Laurie (foto a destra) e che si offre volontaria quando dal palco chiedo se qualcuno può scattare qualche foto con la nostra macchinetta. E la pizza di Andreas non è per niente male, per essere pizza americana!

La mattina dopo, colazione da Waffle House e via, si parte per Philadelphia. Questo è il tratto più lungo, circa otto ore di viaggio. Dario suggerisce di fermarci più vicino possibile a Philadelphia, in modo da poter essere riposati il giorno del concerto. Non abbiamo prenotato un albergo, ma abbiamo visto che ce ne sono molti. Riesco a guidare fino a Bedford, Pennsylvania. Da lì ci sono ancora tre ore e qualcosa per arrivare a Philadelphia. Ora abbiamo fame e vorremmo un pasto vero. Scopriamo un ristorante con un menu fisso a $15, Hoss’s Restaurant, una catena della Pennsylvania, dove ci chiedono di ordinare ancora prima di accompagnarci al tavolo, indicando un menu enorme sulla parete all’ingresso. Si può ordinare carne o pesce, e poi c’è tutto un salad bar, minestre, pane, dessert, tutto self-service e senza limite. Siamo molto soddisfatti di riempirci piatti di insalate miste! C’è anche internet, per cui possiamo cercarci un albergo. Alla fine chiediamo alla cameriera, che ce ne indica uno a poche centinaia di metri. Ci informiamo direttamente alla reception, costa un po’, ma c’è posto, la colazione americana è inclusa e possiamo parcheggiare direttamente davanti alla porta della camera.

A Philadelphia quelli di Bathaus ci hanno prenotato un albergo di lusso, in centro. C’è un parcheggio a pagamento, e loro si occupano anche di quello. Abbiamo un po’ di tempo per riposarci, rinfrescarci, truccarci… poi insistono per venire loro a prenderci con un autista. Ecco Adian Caine, che avevamo conosciuto al concerto di New York, insieme ad un ragazzo alla guida, in una bella auto nera! Pioviggina. Ci accompagnano da Mama Yolanda’s, un ristorante italiano apparentemente piccolo piccolo. Quando si entra invece si vedono due spazi, uno a sinistra, con i tavoli apparecchiati e luci soffuse. Non c’è nessuno… mi aspetto che compaia Marlon Brando da un momento all’altro. A destra invece c’è un altro ambiente, tipo bar, ma è tutto spento. Non si capisce se sia aperto o chiuso. Noi andiamo dritti quasi fino in fondo al corridoio. Sulla destra c’è una porta che sembra una parete, più che una porta, o un passaggio segreto. Penso all’epoca del proibizionismo ai locali clandestini. Da lì si vedono delle scale buie, illuminate solo da minuscole lucette blu. Saliamo le due rampe e il locale si trova a sinistra delle scale, con tanto di finestrella-biglietteria. A destra delle scale c’è un salottino per fumatori. Ci sono dei lavori ancora in corso, ma il locale è bello. E’ formato da due sale, separate da una parete solo per un quarto della lunghezza. Il bar è nella sala a sinistra con i tavolini, mentre nella sala a destra si trova il palco, con la console sul lato opposto. Ci sono le luci, c’è il proiettore. Bella atmosfera! Incontriamo John Savia, il più anziano del team Bathaus, che indossa una maglietta Only Theatre of Pain e che sembra essere un po’ il coordinatore o il fondatore. L’avevo visto in un video trailer delle serate e mi aveva dato l’idea di un professionista. In realtà ci racconterà più tardi che sono tanti anni che fa il DJ, ma che solo da poco ha lasciato il lavoro per dedicarsi completamente alla musica e alla scena, anche come promoter e musicista. Ci troviamo in una specie di Batcave Philadelphia-style. Se fossero stati pronti, avrebbero aperto loro per noi, Girls in the Gimp Suits, la band di casa, una sorta di Specimen della Bathaus. L’idea mi piace. Spero di vederli la prossima volta! Ci mostra orgogliosamente i lavori in che hanno già fatto e quelli ancora in corso. Dunque, The Bathaus è il locale, e Batastrophe è la serata. Ogni sabato del mese c’è una serata a tema: Corrosion, Departure, Batastrophe e Afterlife. Batastrophe dovrebbe essere il terzo sabato del mese, ma l’hanno spostato al quarto per poterci accomodare. Ovvio che noi siamo da serata Batastrophe, no? Fatto il sound check, ci sarebbe la cena, ma la padrona del ristorante, giù di sotto, non è ancora arrivata. Ci pregano di pazientare. Va bene, ci rilassiamo, Dario vuole uscire a fumare una sigaretta. Mentre siamo lì davanti, arriva sgommando un macchinone, che parcheggia con due manovre nervose esattamente davanti al locale. Per spiegarmi meglio cerco il modello su internet, perché non sono un’esperta, eccolo: è una Cadillac Escalade color panna (credo che dentro ci entrino quattro Y10, a occhio e croce). Ne esce una ragazza bionda sulla trentina, in blue jeans, un po’ bassetta, ma molto scattante, che saluta al volo ed entra. Scopriamo che è lei la padrona e anche la cuoca. Ce l’ha con qualcuno al telefono, ma nel frattempo si sente rumore di pentole in cucina. Lo stesso ragazzo che era venuto a prenderci fa anche da cameriere, ci porta il menu. La prima cosa che porta naturalmente è pane e burro (siamo sempre in America). Mentre mangiamo dei ravioli ricotta e spinaci casarecci che sono proprio buoni, vediamo entrare una serie di goth, che sfilano lungo il corridoio, qualcuno si accorge di noi, altri cercano l’ingresso del locale. Altri ancora vanno dritti verso la porta segreta in fondo al corridoio.

Si prospetta una bella serata. Il sound ci piace molto. Suoniamo con grande piacere e riceviamo partecipazione. Dedichiamo questo concerto a Claudio e a Kenn. Ne viene davvero un bel concerto. C’è anche Joe Scott della Digital Ferret/Industry8, cioè del negozio storico di CD e dischi presso il quale avevamo suonato nel 2010 e dell’etichetta che ha pubblicato un’edizione americana di Cruel Machine. Ci da una mano con la merchandise, e lui stesso si compra un bel po’ di CD. Lo osservo un attimo: da come si prende cura del nostro stand, si vede che gestisce un negozio!

Alla fine della bellissima serata, salutiamo gli altri e andiamo a casa di John, con sua sorella Jennifer, che è venuta dal Maryland. Si festeggia! John è visibilmente contento. E trascorriamo qualche ora a parlare di musica. Ci piace parlare con chi conosce tanta musica, tanta storia, e fa una sua analisi degli eventi. Viene fuori il nome di un personaggio, uno di un gruppo storico, che avevo menzionato parlando di San Francisco. John si era accorto che in un suo ‘post’ su FB, tale personaggio pareva ostile nei nostri confronti. Gli raccontiamo dell’accaduto, di come ci aveva rifiutato come opening act nel 2009. Noi non siamo mai riusciti a capire perché’ ce l’abbia con noi. Non ci siamo mai incontrati, non abbiamo mai detto o fatto niente di male nei suoi confronti. John si meraviglia, ci fa ascoltare le prime cose di quel gruppo. E’ una delle sue band preferite, per certi aspetti. In effetti, non le conoscevamo, sono belle cose. Molto diverse dalle cose recenti, o dalla hit che tutti conoscono. Ci sono diverse teorie su questo comportamento. Ma alla fine non ci importa. Ci sentiamo amati da tante altre persone!

Il cerchio si sta chiudendo, la prossima tappa è New York. Poche ore di guida. Su Google Maps progetto di passare attraverso Staten Island e Brooklyn, via Verrazzano Bridge, per arrivare da mia madre, seguendo la Belt Parkway.

Ma mi distraggo e il Garmin ci porta dentro Manhattan, via tunnel, ci fa passare in centro, sotto l’Empire State Building. Questo percorso costa di più, mi piace di meno, e troviamo un sacco di traffico. C’è anche una parata della polizia per cui siamo fermi per un po’. Dobbiamo passare da casa, lasciare i bagagli e poi andare a consegnare l’auto entro le 15:00 nei pressi dell’aeroporto JFK e tornare con i mezzi pubblici. Dobbiamo insistere un po’ per non pagare di più di quello che ci era stato confermato via email. A Cincinnati ci avevano detto che bastava mostrare l’email di conferma. Qui fanno un po’ di storie, ma alla fine cedono. Stanchi morti, prendiamo l’Airtrain per raggiungere la metro. Mi distraggo, scendiamo ad una fermata sbagliata.

Comunque è strano, siamo a casa, la casa di New York. E’ il 23 settembre. Fra qualche giorno gli ultimi due concerti. Il tour sta per concludersi, e il primo ottobre torniamo a casa, a Frosinone. Incredibile. Siamo sopravvissuti. Tutto sommato anche da soli ce la siamo cavata. Per certi aspetti questo è stato anche meno stressante dell’ultimo tour. In Italia non vediamo l’ora di suonare con Alessio alla batteria.

27 settembre - NEW YORK, NY @Hank's Saloon (Brooklyn), con: JōB, M.C. Too Tall

29 settembre - NEW YORK, NY @Tattoo Lounge (Coney Island), con: Watchworks (Sweden), M-16, Imbolg

Le ultime due date. Una di giovedì a downtown Brooklyn, l’altra a Coney Island, di sabato. M.C. Too Tall fa gothic-rap, o qualcosa del genere. Non sappiamo cosa pensare. Ma non siamo tipi da disdegnare una serata se le condizioni sussistono. Lui si è impegnato molto per averci, sin dall’inizio, anche accettando il patto di non divulgare la data fino a dopo il concerto di Manhattan del 29 luglio. Ho l’impressione che c’è un po’ di concorrenza fra lui e Jonny Kooklyn del Tattoo Lounge. Il Tattoo Lounge vanta un impianto ‘vero’, da musica rock, un seguito proprio, e tante altre cose. Vedremo.

Succede che per andare da Hank’s alla fine noleggiamo comunque un’auto, che ci serve anche per andare a trovare mio padre nella zona di Canarsie, il giorno dopo. Con i mezzi pubblici potrebbero volerci ore. Abbiamo trovato un’ottima offerta e abbiamo scoperto un auto-noleggio è vicino a casa di mia madre. Hank’s è davvero un Saloon. Un bar con un palchetto addobbato con tanto di bandiera americana e lucette natalizie. Ha un sapore molto americano, non so che musica ci suonino qui di solito, ma io ci vedrei bene della musica country, folk o rockabilly.

Per festeggiare alla grande sarebbe stato bello chiudere con un concerto come quello di Philadelphia, un trionfo, con tanto di proiezione delle immagini degli Alchimisti firmata John Slackman. Ma non possiamo dire di non esserci divertiti anche in queste situazioni per noi surreali.

Dimenticavo che la sera prima del concerto, mercoledì sera, M.C. Too Tall, ci aveva invitato ad una serata Underworld, del DJ Sean Templar, alla famosa Sullivan Room, nel Greenwich Village, per una sorta di ‘greet and meet’. Siamo a New York, ma ci sorprende comunque vedere così tanta gente ballare fino a tardi in un giorno come il mercoledì! Sean e Mandana Banshie si ricordano di noi da una quindicina di anni fa e ci accolgono affettuosamente. Ci eravamo conosciuti tramite un nostro amico, Billy, ed eravamo anche stati a casa loro al tempo. Siamo d’accordo che rimarremo in contatto per il futuro. Non c’è dubbio che sono dei mattatori della scena goth newyorkese. Ci presentano ad alcuni frequentatori della serata, con i quali chiacchieriamo allegramente su Sullivan Street in uno spazio delimitato da cordone guardato a vista da almeno due o tre buttafuori. Purtroppo questa sera non possiamo far tardi. Dobbiamo tornare nel Queens in metro, da West 4th Street all’ultima fermata della F, e poi prendere anche un autobus.

Da Hank’s la sorpresa più grande è che abbiamo un pubblico di eccezione. Il nostro amico e fratello Eric Hammer, di cui vi abbiamo raccontato all’inizio, ormai famoso come Doc Hammer (co-autore di un cartone animato su Adult Swim che è amatissimo in tutti gli Stati Uniti, nonché’ musicista, poeta e pittore, ex Requiem In White, Mors Syphilitica, Sysyphus Autopsy eThe Order of The NCS) è venuto a vederci. Ne siamo entusiasti. Proprio del suo tempo siamo sempre stati onorati (anche, per esempio, quando ha collaborato con gli Alchimisti alla grafica di Sacrament), perché sappiamo quanto Eric reputi prezioso il tempo.

Per qualche motivo non posso usare il mio effetto vocale, perché qui fischia tutto. Mi faccio mandare un po’ di riverbero dal mixer. Avrei voluto la perfezione per Eric, ma quella è sfuggente. Questo è ciò che mi attrae di più della musica. Il fatto che a volte sia quasi tangibile nella sua nitidezza, a volte sfocata, un’ambientazione surreale ed effimera in cui ti aggiri cercando forme riconoscibili. Bisogna mirare ad una perfezione ma nel percorso trovare la bellezza nell’imperfezione. Anche se il sound non è quello che immaginavi tu, devi tirare fuori il meglio. Quando ci riesci, è un’esperienza unica e preziosa.

Al Tattoo Lounge di Coney Island, sul lungomare storico di New York, dove ci sono i luna-park e attrazioni e divertimenti vari, ci accompagnano mia sorella e mia madre. Secondo concerto per loro! Non pensavo che fossero fan così accanite! Mia sorella si è fatta quattro ore di macchina per la seconda volta. Così arriviamo al locale nella sua auto rossa. Conosciamo Jonny, che ha un piede rotto e le stampelle. E’ inguaiato, lui è un musicista e si occupa di booking qui al locale, ma non ha l’assicurazione, non può permettersi di curarsi.

Ci sono problemi con i monitor. Purtroppo pare che pochi giorni prima abbia suonato un gruppo che ha sfondato tutto. Va bene. Cerchiamo di adeguarci, come hanno fatto gli altri prima di noi. Con noi questa sera suonano altre tre band, e anche un ragazzo che avevamo conosciuto a San Francisco, ma che è di qui ed è riuscito a far inserire la sua band, Imbolg, nella scaletta, l’unico gruppo di genere affine al nostro. Gli altri, M-16 e Watchworks (questi ultimi dalla Svezia) sono metal. E devo dire che suonano di brutto. Eh già, a volte apprezzo il metal, anche se sono rimasta a voci tipo Bruce Dickinson o James Hetfield e faccio fatica ad abituarmi al growling. Il batterista Dale Whitaker, l’unico americano dei Watchworks, comunque è impressionante.

Tra le band c’è molto supporto. In tour, la solidarietà fra band, band locali o band in tour, è spesso qualcosa che ci sorprende e ci emoziona. A volte si tratta di semplice networking, un contatto professionale, a volte anche un po’ diffidente, altre volte ci si stringe la mano come membri di una stessa tribù che si incontrano lungo percorsi musicali, in tour per il mondo. A volte si condividono giorni, collaborazioni, attrezzature, altre volte si scambiano due chiacchiere in pochi minuti, ci si racconta qualche esperienza e si finisce con il seguirsi a vicenda, fino al prossimo incontro.