The
Spiritual Bat
Cruel Machine US Tour 2012
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NEW
YORK, NY * SOMERVILLE, MA * SALEM, MA * PITTSFIELD, MA * LOS ANGELES,
CA * SAN FRANCISCO, CA * OAKLAND, CA * SANTA CRUZ, CA * PORTLAND,
OR * SEATTLE, WA * NEW ORLEANS, LA * HOUSTON, TX * DALLAS, TX * SAN
ANTONIO, TX * OMAHA, NE * CHICAGO, IL * ST.LOUIS, MO * DECATUR, IL
* CINCINNATI, OH * COLUMBUS, OH * PHILADELPHIA, PA
* BROOKLYN, NY * CONEYISLAND, NY
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Il
diario del tour americano raccontato dalla band death rock italiana.
testo di Rosetta Garrì
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Sembra
impossibile, ormai lontano, come un sogno. E pensare che fino a pochi
anni fa l’idea di suonare in pubblico era terrificante. Eppure ora
possiamo dire di aver progettato e portato a termine tre tour negli
Stati Uniti, oltre a diverse date europee. Avevamo bisogno di suonare
il più possibile, come per una sorta di punizione auto-inflitta,
come una specie di sacrificio rituale per conquistarsi il tempo perduto,
affinché suonare su un palco diventasse come suonare nella
propria caverna. Quella ricerca ancora continua, ma ciò che
era solo un’idea folle, un sogno impossibile, finalmente, dopo anni,
si è trasformato in realtà. Forse non sarebbe mai accaduto
se Claudio non fosse morto. E’ stato lui a darci la spinta decisiva,
quella iniziale, per vincere tutti i nostri timori.
“Riposto”
le foto dei tour per chi ci segue, ma anche per me… in maniera disordinata,
illogica. Ripercorro migliaia di chilometri, pensando a quante cose
si possono dimenticare, alle foto mai scattate. Sarebbe bello avere
sempre dei compagni di viaggio che aiutino a documentare il percorso
con foto, video e racconti.
Il
Cruel Machine US Tour 2012 si è materializzato pochi mesi prima
della partenza. Per un periodo avevamo affidato la gestione dei booking
a una persona molto entusiasta e con ottime credenziali. Purtroppo
questa persona per motivi personali non ha potuto mantenere fede al
difficile compito. Il problema era che quando lo abbiamo saputo ci
rimanevano pochi mesi per fare tutto. Nel 2010 avevamo lavorato fianco
a fianco con Robert dei Sullen Serenade, nostri tour-mates. Questa
volta Dario ed io eravamo soli di nuovo a progettare tutto e anche
a percorrere le miglia tra una città e l’altra.
In
due era impossibile pensare di viaggiare sempre su quattro ruote.
Le lunghe distanze si potevano percorrere solo in aereo. Il tour come
viaggio interiore era già iniziato prima della partenza, tra
mille preoccupazioni e incertezze, quando non sapevamo ancora niente
sulle date. E’ stata una vera propria sfida con noi stessi. Ciò
che ci ha poi convinto a non desistere è stato il puro desiderio
di suonare. Quel desiderio che in alcuni a volte si affievolisce o
si estingue, per via della fatica, dei sacrifici, delle aspettative
non appagate. Per noi invece è come essere adolescenti. Abbiamo
quello stesso entusiasmo. Forse un po’ di prudenza in più.
Abbiamo voluto crederci, ma senza aspettative. Sembrerà un
paradosso, e infatti non è stato facile, un continuo mettersi
alla prova, su svariati piani. Fatto sta che con l’aiuto di amici
vecchi e nuovi siamo riusciti a mettere insieme più di venti
date. Dobbiamo veramente ringraziare tutti coloro che ci hanno permesso
di realizzare questa impresa.
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28
luglio - NEW YORK, NY @Kenny's Castaways/Incantation, con: Lisa
& the Tragedy, The Drowning Season, Death Church, Whispers
of the Sparrows, Glitter Freeze |
Ci
passavo davanti spesso da adolescente, quando vivevo a New York. Mai
e poi mai mi sarei sognata di suonarci un giorno: Kenny’s Castaways.
La location del nostro concerto era cambiata tre volte e questo ci
aveva fatto preoccupare, ma Jason è uno storico DJ di New York
(con cui avevamo lavorato nel ’98 – Alchemy aveva ospitato l’unica
data live degli Spiritual Bats ‘formazione Sacrament’ al CB’s Gallery).
Riesce, quindi, a organizzare questa serata, un mini-festival, al
Kenny’s Castaways, locale leggendario di Bleecker Street, dove hanno
esordito o comunque suonato artisti del calibro di Ben Harper, The
New York Dolls, Yoko Ono, Bonnie Raitt, Aerosmith, The Allman Brothers,
Ricky Lee Jones, John Peel, Lynard Skynard, Suzanne Vega, Patti Smith,
Bruce Springsteen, Spin Doctors, Dr. John. Ora siamo qui, felicemente
accompagnati da mia sorella e mia madre che si offrono di aiutarci
in tutti i modi. Il primo gruppo se ne va appena ha finito di suonare.
Li avevamo sentiti anche su Youtube, non erano male, ma sono gli unici
che non hanno scambiato nemmeno una parola con gli altri. Ci sono
dei ragazzi venuti da Philadelphia con i Lisa & The Tragedy. Qualcuno
di loro ci conosceva dal tour del 2010. Il cantante dei Lisa and The
Tragedy, Adian Caine, è proprio uno degli organizzatori della
nostra data di Philadelphia. Simpatici i Death
Church, strani i Whispers of The Sparrows. Bravissimi
The Drowning Season. Dal vivo sono anche meglio che da CD. Come noi,
sono un duo voce e chitarra con le basi. Sono fortissimi e lasciano
immaginare cosa potrebbero diventare con una live band completa. Nel
pubblico c’è anche Lisa dei Requiem In White-Mors Syphilitica con
un paio di amici. Grandissima amica dal 1996. Tocca a noi. Il Sony
Vaio si accende, si spegne, lo riaccendo, si rispegne. Sudo freddo
e preparo l’ipod come riserva. Ottimo modo per iniziare un tour! Fortunatamente
la terza volta rimane acceso e possiamo iniziare. Nonostante il feeling
con il fonico non sia stato un granché sin dall’inizio, alla
fine tutto va alla grande.
2
agosto - SOMERVILLE, MA @The Precinct con: Amber Spyglass, Antidote4Annie,
Of The Sun
3
agosto - SALEM, MA @Gulu-Gulu con: Amber Spyglass, Antidote4Annie,
4
agosto - PITTSFIELD, MA @Chameleon's con: Amber Spyglass, Forever
Autumn, Era Nocturna, Antidote4Annie, Vi
|
C’è
una linea di autobus cinese da New York a Boston che costa meno di
un taxi a New York. Il personale parla praticamente solo cinese, e
la compagnia ha la reputazione di essere molto sicura, da quando hanno
subito dei controlli severi a causa di frequenti incidenti! Imbattibile.
In un tour fai-da-te e con un budget come il nostro, una manna. L’unico
problema è arrivare al terminal a Chinatown, a Manhattan, da
casa di mia madre che si trova nel Queens, all’estrema periferia.
Con due valige e una chitarra. Il modo più economico è
andarci con i mezzi pubblici. Un autobus e una metro, che ci vuole?
Se non fosse per la pioggia che ci ha accompagnato all’andata e al
ritorno… e per il fatto che ci è capitata una delle pochissime
stazioni senza ascensore. Arrivati a Boston, dopo quattro ore di viaggio,
mentre aspettiamo il nostro amico John Degregorio fuori dal terminal,
una tipa ci viene incontro e ci chiede se siamo Dario e Rosy. E’ una
persona che avevamo conosciuto tramite amici a Staten Island dieci
anni prima. Ora vive qui. Coincidenze!!!
Le
tre date del New England, cioè Somerville, Salem e Pittsfield
sono state organizzate da John Degregorio degli Amber Spyglass, vecchi
amici sin dal Lowlands Tour 2010. John è un grande professionista,
e uno dei musicisti con i quali avevamo in progetto di suonare durante
questo tour. La nostra intenzione era suonare anche con altri in diverse
città, ma purtroppo per vari motivi John è stato l’unico
a potersi unire a noi. Altre persone si erano offerte, con le quali
avremmo suonato volentieri (certo non senza almeno qualche prova)
ma la logistica purtroppo non lo ha permesso. Non è un segreto
che il nostro sogno è essere una band. Siamo ospiti di John
e Kelly (a.k.a. Amber Spyglass) con i quali trascorriamo giorni bellissimi.
Scopriamo,
però, di aver sbagliato qualcosa… Ooops, piccola svista: abbiamo
dato per scontato che i nostri amici avessero un mezzo di trasporto
per spostarci insieme. Errore nostro naturalmente, loro hanno fatto
tantissimo per noi. Semplicemente non ci abbiamo pensato. Risolviamo
con un noleggio last minute, ma la preoccupazione era “Siamo all’inizio,
chissà quanto ci costeranno altri piccoli errori di questi?”
Pensavamo di aver calcolato attentamente tutti gli spostamenti. Per
fortuna questo rimarrà l’unico errore grossolano. Insomma,
dobbiamo noleggiare un’auto che non avevamo preventivato per spostarci
a Salem e a Pittsfield. Nonostante la prenotazione sia per una “Economy”,
ci danno una bella batmobile nera! Cerco la foto per ricordare… è
una Chrysler 200. Su sei auto noleggiate in questo tour, nonostante
avessimo sempre richiesto una Economy, quattro volte ci viene fatto
automaticamente un upgrade. Non siamo abituati a tale lusso, ma ci
adattiamo senza troppi sforzi! Una bella differenza paragonata alla
nostra batmobile (una Y10 del ‘92). Andiamo subito a comprarci un
GPS e anche un hard-disk per scaricare video e foto. Non avendo la
nostra amica Sara Scaccia con noi questa volta, la video camera -
proprio la sua, che ci ha prestato per il tour - purtroppo spesso
rimarrà spenta. A volte riuscirò a posizionarla, ma
dimenticherò di accenderla o di incaricare qualcuno per farlo.
Il Sony Vaio ci da ancora problemi, così per queste tre date
usiamo il laptop di John, nel quale ha sapientemente impiantato il
nostro disco rigido. Facciamo due giorni di prove con John al basso,
che si era precedentemente scritto le parti, e siamo pronti. Riceviamo
una calda accoglienza a Somerville (Boston) e Pittsfield. Nel pubblico
a Somerville si sono anche i Dreamchild, che ho apprezzato nel 2010
dal vivo. C’è anche Laura Belfry, del programma radiofonico Bats in
The Belfry con la quale avevamo contatti da lunghissimo tempo. Era
venuta a vederci nel 2010 e quest’anno aveva co-sponsorizzato la cosiddetta
“New England leg of the Tour”. A Pittsfield sono veramente carini
(anzi, carine, mi riferisco soprattutto ai gruppi Forever Autumn e
Vi) e ci siamo divertiti molto, anche se all’inizio vedo delle casse
minuscole e apprendo che il locale nel frattempo ha deciso di dare
la sala più grande (e con il palco) ad un altro party, hip-hop.
Alla fine il sound non è male e va tutto bene. A Salem (sì
quella delle streghe) il locale è un caffe ’-ristorante, non
esattamente configurato per il nostro tipo di musica. Gli Amber Spyglass
in versione acustica con chitarre, voce, violino e violoncello sono
invece perfetti e anche gli Antidote4Annie, terza band partner del
New-England, che in questa tappa danno il meglio. Noi avevamo difficoltà
a sentire le basi ma ci siamo arrangiati. Alla fine del set una ragazza
è venuta ad abbracciarmi dicendomi che l’avevo emozionata.
Vendiamo alcuni CD e qualche maglietta.
10
agosto - LOS ANGELES, CA @Redwood Bar, con: Frankenstein,
Mercurine |
Ritorniamo
a NY sempre con l’autobus cinese. Ab biamo
pochi giorni per risolvere il problema del laptop. Chiediamo
aiuto a un grande amico di vecchia data, Eric Hammer. Gli chiediamo
un consiglio su un buon tecnico o negozio affidabile, dove farlo
riparare. Probabilmente è la ventola. Lui ci invita ad
andare da lui il giorno dopo. A casa sua, la stessa da quando
ci conosciamo, ci presenta un laptop nuovo di zecca e ce lo
regala. Dice che sa quanto sia importante suonare per noi, che
per noi la musica è come cibo, che per lui siamo come
fratelli, e che non può lasciarci senza. Siamo commossi.
E poi ci accompagna, a piedi, come è tradizione Hammer,
da Soho fino alla 14th Street a comprare una scheda audio compatibile.
Parliamo del suo nuovo progetto, Weep. Ci regala il suo ultimo
CD, Alate, sul quale scrive “You are Family”. Siamo molto felici
di sapere che Eric stia suonando. Negli USA il programma televisivo
di cui lui è co-autore (Venture Brothers) è un
grande successo e lo impegna molto. Dovunque andiamo lo conoscono.
Forse non tutti ricordano i Requiem In White e i Mors Syphilitica,
ma noi non li dimenticheremo mai. E pochi conoscono la profondità
e la nobiltà d’animo di Eric. Un uomo che dedica la sua
vita, sacrificando tutto se stesso, all’arte. In ogni caso,
dicevamo, siamo felici che continui a fare musica. La sua musica
ha accompagnato momenti importanti della nostra vita come una
perfetta colonna sonora. La sua nuova band è forte. Li
abbiamo visti solo una volta dal vivo, nel 2010, quando alla
fine del tour, avevamo prenotato una bella sala insieme e abbiamo
tenuto un concerto privato. Noi abbiamo suonato per loro e loro
per noi. Quel giorno Eric aveva voluto regalare una delle sue
Gibson a Dario, lasciandoci entrambi a bocca aperta.
La
prossima tappa è Los Angeles. Questa gig non è
uscita subito. Avevamo contattato un po’ di gente, ma niente.
Los Angeles sembrava blindata. Addirittura avevamo avuto l’impressione
che ci fosse una sorta di “protezionismo” sia da parte di gruppi
che di promoter locali. Poi finalmente si fa sentire un amico,
Thin Man, che ci aveva ospitato nel 2010, (per chi non lo conoscesse,
chitarrista dei Frankenstein, ex chitarrista dei 45 Grave, ha
suonato con una marea di gente). Ci ha trovato lui una data,
insieme ai Frankenstein e ai Mercurine, che hanno portato un
sacco di amici. Non poteva andar meglio! Bellissima serata.
Questi sono due gruppi di musicisti fantastici e di gente simpatica.
Per chi non li conoscesse, Mera Roberts e Byron Browne, Tommy
Marseilles, Bart, Dave Grave dei primi Voodo Church… Non solo
abbiamo visto Stevyn Grey in azione da vicino, grande emozione…
(lui ha lavorato con –
e copio dal suo myspace: Christian Death, 45 Grave, Mephisto
Walz, Andy Sex Gang, Shadow Project, Faith and The Muse, The
Last Dance, Frankenstein, Fangs On Fur, Bloody Dead and Sexy,
The Eden House, Mercurine, Eva O, Bart Sinister and the Malcontents,
e Van Halen!) Ricevere tanti complimenti
da Stevyn Grey rimarrà sempre uno dei momenti più
indimenticabili di tutto il tour. E poi dopo il nostro set c’è
un assalto alla merchandise. Non riesco più a tenere
conto di quello che sto vendendo. Cioè a un certo punto
mi ritrovo da sola allo stand, Dario è uscito a fumare
con Jeremy. Tutti vogliono comprare un CD, una maglietta, o
un CD e una maglietta. Ma c’è dell’altro. Prima di partire ci
era stato chiesto da parte degli amici di Grotesque Modena di
salutare Fate Fatal (The Deep Eynde, che avevano suonato qui
in Italia) nel caso fossimo andati a Los Angeles. Così
dico, vabbè, sarà un po’ difficile che ci incontriamo
casualmente in una città come Los Angeles, magari lo
invitiamo al concerto. Lui non solo viene, ci fa anche un sacco
di belle foto e un paio di video. Anche lui persona alla mano
e compagnia piacevolissima. Trascorriamo una settimana fantastica
insieme a Jeremy (Thin Man), che è di un’ospitalità
incredibile. Esprimo il desiderio di fare una jam e lui ci prenota
una sala prove spettacolare, enorme, tutta nera, con tanto di
palco, luci, divani e finestre che si affacciano sul porto.
Qui hanno girato il loro ultimo video i 45 Grave. Lì
ci troviamo con Brandden Blackwell, bassista dei 45 Grave (con
il quale mi ero già permessa di ‘jammare’ nel 2010 prima
di assistere alle loro prove, sempre grazie a Jeremy), Tommy
Marseilles, e altri… Mi diverto da morire. Un po’ con la voce,
un po’ cazzeggio alla batteria, e Brandden si unisce a me! Serata
memorabile. Ma non finisce qui. Qualche sera dopo ceniamo con
Mera Roberts, Byron Browne, Fate Fatal, Tommy Marseilles e Jeremy,
e ritorniamo in questo stesso studio a vedere le prove di una
Christian Death Tribute night con Rikk Agnew alla chitarra e
vari cantanti, e festeggiare il compleanno di Brandden, insieme
a tanti amici tra i quali Tom Coyne dei 45 Grave e Andy dei
Peeling Grey! Una settimana da paura, inclusa una bellissima
cena a Long Beach con Robyn Boyd e Grace che ci avevano fatto
visita per un giorno in Italia l’estate scorsa, madre e sorella
di Elizabeth, la ragazza di Jeremy, che abbiamo scoperto essere
una bravissima chitarrista! Ma, purtroppo, arriva il momento
dei saluti.
foto
di Fate Fatal
17
agosto - SAN FRANCISCO, CA @Submission, con: Roadside
Memorial, Nezzy Idy
19
agosto - SANTA CRUZ, CA @The Box con: Soriah feat. Ashkelon
Sain
|
Jeremy
ci accompagna all’autonoleggio. Abbiamo prenotato un’auto, per
andare da LA a SF. Tutti questi spostamenti vengono programmati
molto attentamente, per spendere il meno possibile. Il tragitto
è di circa sei ore. Il custode dell’autonoleggio capisce
che siamo italiani e “simpaticamente” ci dice ridendo: “Mafia!”…
e ci dice di scegliere l’auto che vogliamo. Questa volta era
una Dodge, se non sbaglio. Fa sempre piacere essere associati
non all’arte e alle bellezze geografiche e storiche del nostro
paese, essere famosi per certi aspetti piuttosto che altri!
A volte ci capita - fuori dalla comunità goth - che qualcuno
si meravigli che siamo Italiani. Dovete sapere che lo stereotipo
di italiano negli USA, o meglio, di italo-americano, è
molto vicino ai personaggi di Jersey Shore. Se non sapete di
cosa parlo, meglio così!
A SF ci aspetta una vecchia amica, Nicole, conosciuta nel 2009
in occasione del nostro primo concerto e primo tour negli States.
Da allora ci ha sempre ospitato lei, anche nel 2010 quando siamo
arrivati in 7. Ha anche un gatto che ha battezzato Bianchino,
in italiano, perché l’ha trovato nel 2009 mentre c’eravamo
noi. Questa volta ha dei nuovi roommate, con i quali leghiamo
subito, soprattutto con Robbie che ci accoglie con un piatto
di spaghetti. Nicole ce l’aveva presentata DJ Necromos, tre
anni prima. Necromos aveva esordito con noi come promoter e
noi con lui negli States. Anche nel 2010 ci aveva organizzato
due date che erano andate molto bene, al Retox di San Francisco,
con gli Alaric e al Ghost Town di Oakland. Un’altra data di
Oakland, allora, l’aveva organizzata un promoter più
‘maturo’ (“D.”) che però a noi non piaceva, visto che
ci aveva combinato un bel guaio nel 2009. Nel 2010, nonostante
i nostri avvertimenti, Robert aveva voluto questo ingaggio e
aveva creduto alle parole di “D”, che aveva ammesso di aver
sbagliato e voleva redimersi. Poi per farci pagare invece è
dovuta intervenire Nicole, che per lavoro ha contatti con i
locali più grossi, dove “D.” vorrebbe mettere piede.
Nel 2009 il giovane Necromos ci aveva ‘salvato’ organizzando
un concerto last minute all’Omnicircus Theatre di San Francisco,
quando quel “D.” ci cancellò la data, che era stata confermata,
dopo che ormai avevamo comprato i biglietti aerei da NY a SF
(be’ a causa dell’headliner che non si sa per quale motivo proprio
non ci voleva come opening act… lunga storia, un giorno ve la
racconteremo). Comunque sia, Necromos per il terzo anno, saltando
il 2011, ci organizza un concerto a San Francisco, anche questa
volta con due ott imi
opening act, Roadside Memorial (davvero molto bravi, un po’
dark, un po’ Pink Floyd!) e Nezzy Idy con il suo mondo di synth,
anche lui molto particolare.
Due
giorni dopo suoniamo a Santa Cruz, dove grazie a Julian Carson,
grande professionista e persona squisita, apriamo per i Soriah
featuring Ashkelon Sain. Un sound fantastico, una dimensione
rituale e mistica di percussioni e canto armonico, e conoscendoli
scopriamo persone gentili e alla mano. Il locale è ottimo,
come pure il sound system e il fonico, un ragazzino che sa il
fatto suo. Enrique e Ashkelon (Trance to the Sun) li rivedremo
in Texas per il San La Muerte Festival. Che dire, questo è
stato decisamente uno dei nostri tre concerti preferiti. Julian
è stato gentilissimo e disposto a collaborare anche quando
si era prospettata la possibilità di un'altra gig nella
stessa città, che poi però non è andata
in porto. E’ difficile trovare persone così disponibili.
Dimenticavo, però che Nicole nel frattempo ci aveva pregato
di suonare il pomeriggio stesso, prima di andare a Santa Cruz,
in un locale importante di Oakland, l’Uptown, dove quel giorno
si teneva un BBQ. E fu così che suonammo due concerti
in un giorno.
foto
di Julian Carson
24
agosto - PORTLAND, OR @Hive/Plan B, con: DeathCharge, Among
The Weeds, DJ Owen |
Si
parte per Portland, oltre 1000 km, circa dieci ore di guida.
L’ottima sorpresa è che Nicole si è offerta di
accompagnarci con la sua auto. E’ riuscita a prendersi qualche
giorno di ferie, per vedersi un terzo (quarto, se contiamo
l’Uptown) concerto TSB, e aiutarci con la merchandise, disposta
anche a fare il viaggio di ritorno da sola, perché’ noi da Portland
procederemo verso Seattle, a nord! Grande Nicole!
Disdiciamo l’auto che avevamo prenotato e si va. Molto più
divertente viaggiare in compagnia, anche se siamo tipi che non
disdegnano qualche momento da soli! Prima di arrivare a Portland
dobbiamo anche prenotare un albergo. Lo facciamo fermandoci
strategicamente a un Mc Donalds’. Purtroppo abbiamo dovuto lasciare
fuori dal budget internet sul telefono, e Mc Donalds’, contro
i nostri principi, diventa una sosta regolare, ma consumiamo
solo tea e caffe’. Mangiamo più spesso ai Denny’s, che
almeno hanno un menu decente. Arrivati al Plan B, la prima sorpresa
è che troviamo DJ Citirocker, Adam, lì davanti,
che sta scaricando delle cose. Lo avevamo conosciuto nel 2010,
quando aveva organizzato una delle due date di Portland di quel
tour. Non lo sapevamo ma uno dei due gruppi che apriva per noi
in questa serata, era proprio la sua band, Deathcharge. Cioè
sapevamo che c’erano questi Deathcharge, li avevamo sentiti
su Youtube e ci erano piaciuti molto. Non sapevamo che il cantante
fosse lui. Non lo avevamo riconosciuto. Veniamo accuditi con
la consueta (ormai!) gentilezza dello staff e il calore del
pubblico si sente, è palpabile. Il pubblico più
caldo di tutti! Una bella cosa negli States è che tutti
ci ringraziano per essere venuti a suonare nella loro citta’.
C’è un signore sulla sessantina con cappello rastafari che è
entrato per curiosità avendoci visto dai finestroni.
Dice che da come siamo vestiti, sembriamo molto spagnoli. E’
un biologo amante dei pipistrelli, si compra CD e maglietta.
Ne ordina anche un’altra, di cui non abbiamo al momento la taglia.
Mentre
suoniamo c’è una ragazza davanti al palco che piange, si dispera
e mi dice cose del tipo “You are so beautiful!”, “Thank you
for being here!”. Ciò mi diverte, mentre penso: “Wow,
faccio lo stesso effetto dei Beatles!”. Mi rendo conto che probabilmente
ha solo bevuto un po’ troppo, ma comunque ha detto cose carine!
Dopo il concerto, Nicole ci chiama al tavolo della mechandise.
C’è un problema: addirittura alcune persone si contendono l’ultimo
vinile disponibile che ci è rimasto. Uno vogliamo tenerlo
noi per esporlo. Da qui in poi accettiamo ordini!
Siamo felici di rivedere alcune amiche che sono venute al concerto,
Emily e Susana! Abbiamo anche avuto il piacere di rivedere Lucretia
Renee, una delle bellissime performer di Faith and The Muse
e Daniel, il batterista dei Soriah, che sono di casa a Portland.
Li avevamo conosciuti a Santa Cruz. L’accoglienza del promoter
Dean Hunter è sempre molto affettuosa e dobbiamo ringraziare
anche Cricket Corleone che via FB ci ha dato una grande mano
con i preparativi. L’albergo che abbiamo prenotato è
un motel, una catena che si chiama Motel 6, solitamente sempre
decente e affidabile, e anche qui per fortuna è tranquillo.
In quello precedente, da qualche parte tra San Francisco e Portland,
al check-in avevamo trovato una donna bionda che urlava incazzatissima
con la receptionist. E la mattina dopo polizia dappertutto che
perquisiva e ammanettava persone. Io, Dario e Nicole vestiti
di nero e con occhiali da sole e con i miei dreadlocks gli siamo
sgattaiolati accanto.
foto
di LucretiaRenee Rathmann
|
26
agosto - SEATTLE, WA @The Can Can, con: Post Rapture Party |
Purtroppo
Nicole deve tornare a San Francisco, ci accompagna a prelevare la
prossima auto e a malincuore ci salutiamo. Lei andrà a sud,
noi a nord. Ma sappiamo di avere una grande amica a San Francisco,
e che ci rivedremo prima o poi. Di nuovo soli, Dario ed io ci mettiamo
un attimo a uscire da Portland, anzi diciamo che rifacciamo un paio
di volte un ponte da dove si vede un paesaggio fantastico. La città
si trova nel punto dove confluiscono due fiumi enormi, il Willamette
e il Columbia. Dall’altra parte di quest’ultimo c’è Vancouver, WA.
C’è tanto verde. Cerchiamo di avvicinarci a una spiaggia, dove c’è
gente in costume, si fanno il bagno nel fiume. Ci vengono in mente
immagini di due anni prima. Quando avevamo fatto una corsa sfrenata
per ritrovare un Burger King dove ci eravamo fermati mentre andavamo
a zonzo nel furgone di Robert. Tornando a casa della cara Emily ci
eravamo resi conto che il marsupio preziosissimo di Sara era rimasto
là. E si era movimentata una rescue team: Emily e la sua compagna
di casa cercano tutti i Burger King di Portland su internet, Sara
cerca lo scontrino. Io che avevo guidato ricordavo che si trovava
nei pressi di un’autostrada, prima di un cavalcavia. Che botta di…
fortuna, lo abbiamo trovato, e siamo riusciti a recuperare il marsupio
sano e salvo. Non mancava niente. Passaporto, soldi, biglietto aereo,
carta di credito. Lo stesso era successo con il telefono di Greg a
New Orleans… ma quello era un altro tour!
A
Seattle ci incontriamo a casa di Philip, membro dei Post Rapture Party,
promettente gruppo locale che ci ha procurato il concerto. Seattle
è una città che amiamo particolarmente sia perché
si mangia da paura, perché è bellissima, sprizza musica
da tutti i pori e perché ci eravamo già trovati bene.
Ci avevamo suonato due volte precedentemente, e ci piaceva moltissimo
il locale dove avevamo suonato, il Sunset Tavern/Black Mondays. Pensare
che buona parte di questo tour l’avevamo programmata intorno al loro
evento mensile, che era di lunedì! Purtroppo la gestione era
cambiata e non si era riusciti a combinare. Così ci hanno aiutato
questi ragazzi dolcissimi, Caroline innanzitutto, e i suoi compagni
Matt, Jonathan e Philip, che sono dei grandi amanti della musica,
con una passione sfrenata e che ci hanno dato un’ospitalità
incredibile. Decisamente non solo validi collaboratori ma amici che
non dimenticheremo. La serata è molto tranquilla, ma abbiamo
qualche fan e un ospite che ci sorprende, William Wilson dei Legion
Within (KMFDM Records), con il quale parliamo anche di fare qualche
data insieme in futuro. Mi pare che sia venuto a vederci anche le
altre due volte che abbiamo suonato a Seattle. Con i Post Rapture
Party trascorriamo qualche giorno, ospiti di Philip. Facciamo passeggiate,
usciamo e ceniamo insieme, andiamo giù a Ballard a incontrare
i nostri vecchi amici Antonie, Jennifer, John e Erin, alcuni di loro
della vecchia gestione Subset Tavern /Black Mondays. Non era mancata
un po’ di avventura, la sera stessa del concerto, quando siamo tornati
a casa di Philip, poi siamo usciti insieme per fare un po’ di bar-hopping
e, al rientro, non si trovano più le sue chiavi. Alla fine
ci ritroviamo in casa del suo vicino Mike con Pink Floyd a Pompei
a palla, luci disco e laser, macchina del fumo e un panorama mozzafiato
di Seattle by night dal balcone… Fino a quando il vicino, pregato
dal nostro amico, ha trovato il modo di aprire la porta di Philip,
ma non sembrava volere che ce ne andassimo. Philip era mortificato
per il contrattempo, ma alla fine ci siamo divertiti molto insieme
e lui è stato così gentile da offrirci qualche giorno
in più di ospitalità quando abbiamo avuto conferma del
fatto che il nostro volo per New Orleans era stato cancellato a causa
dell’uragano Isaac. Ciò ci ha dato la possibilità di
vedere altri scorci di Seattle, e di amarla ancora di più.
E di vedere il film Control insieme a Philip.
29
agosto - NEW ORLEANS, LA @ Hi Ho Lounge, con: Curie |
A
proposito di New Orleans. Questo concerto non è avvenuto, a
causa dell’uragano, come dicevamo. Ma da New Orleans abbiamo ricevuto
tantissimo, forse più che da altre città. Melissa Crory
ha lavorato sodo per organizzare quel concerto, che era stato voluto
e atteso con ansia sia da noi che dagli amici di NOLA. Questa ragazza,
che non è una promoter regolare, ma più un’amante della
musica e musicista lei stessa, aveva dovuto faticare per trovare un
locale disponibile quel mercoledì 29 agosto (anniversario di
Katrina, tra l’altro), era riuscita a mantenere l’ingaggio nonostante
un improvviso cambio di gestione del locale, procurato attrezzature
e una all-girl band, Curie, come opening act. Madame Terri, proprietaria
della omonima pensione nella quale saremmo stati ospitati, quando
sembrava che la disponibilità del locale fosse venuta meno,
si era preparata a trasformare la sua guest-house in sala concerto
e tenere il concerto in ogni caso, anche in caso di uragano, con tanto
di vendita di jello shot casarecci per raccogliere fondi!
Ma
non è tutto. Melissa, che sentiva nostalgia della vita on the
road (aveva suonato con gli Ex-Voto e non ricordo quali altre band),
si era offerta di farci da roadie, con tanto di furgone, per le date
del sud, cioè New Orleans e le tre date nel Texas. Quindi nel
momento in cui abbiamo saputo della cancellazione dei voli, ancora
a Seattle, oltre a sperare che i tutti nostri amici di NOLA uscissero
incolumi da un altro potente uragano nell’anniversario di Katrina,
dovevamo anche riprogrammare gli spostamenti di Houston, Dallas e
San Antonio. Ma la nostra eroina ci ha assicurato che lei in qualche
modo ci avrebbe raggiunto a Houston, e che da lì avremmo potuto
continuare il piano originale. Intendeva uscire da New Orleans da
sola, con il furgone, durante l’uragano. Circa sei ore sulla I-90,
un’autostrada bellissima e terrificante, fra paludi tipo La Storia
Infinita. Ma quella era bloccata per allagamento. Aveva dovuto viaggiare
verso nord, inseguita dall’uragano e poi voltare verso ovest, direzione
Houston.
30
agosto - HOUSTON, TX @The White Swan, con: Fangs on Fur (canceled),
The Stage Frights, 8eTribe |
L a
storia di questo concerto è piuttosto travagliata. Fatto sta
che alla fine abbiamo re-inserito in calendario questa gig che in
precedenza avevamo declinato a favore di Dallas. E l’avevamo re-inserita,
grazie all’intervento di un amico dei tempi di myspace, Ashe Ruppe,
in pratica perché’ comunque avremmo dovuto fermarci in albergo da
qualche parte nel tragitto NOLA-Dallas. In questo modo avevamo rinunciato
ad avere una gig tutta nostra a Houston, ma eravamo inseriti nella
gig dei Fangs On Fur, cosa che aveva più senso, visto che l’opening
act nelle due serate adiacenti era sempre lo stesso. Ci avevamo guadagnato
la gig di Dallas, e risparmiato sull’albergo. Insomma un intreccio
da pazzi. Vediamo entrare una sorta di caravana di matti e sono loro,
gli 8eTribe, una gabbia di matti con tanto di spillatrici,frammenti
di vetro, e chiodi che si conficcano tranquillamente addosso. Non
basta leggere una delle descrizioni di questi performers: “Punching
Babies, Arson, drinking Windex, whoring, being fucking doctors, enjoying
squid tits, and hobo sex drinks”.
Bisogna vederli. Matti da legare, ma gentilissimi,
capitanati da Cody Amerson, che non solo si è comprato Cruel
Machine, ma ci ha anche portato valige e attrezzature in macchina.
I Fangs on Fur purtroppo hanno disdetto, ci chiediamo cosa possa essere
successo. Mancano gli headliner, così chiudiamo noi la serata.
Comunque gli Stage Frights sono bravissimi, nel loro Horror Rock and
Roll. Per chi conosce gli Ex-Voto questo è un nuovo progetto
di Larry Rainwater. Spleen è bravissima, suona il basso e canta,
con tanto di pancione di almeno 4-5 mesi. Bellissima. E’ un onore
farsi ospitare da una band cosi’… Gli 8etribe si scatenano, mentre
Spleen ed altri addirittura ballano mentre noi suoniamo. Chi l’avrebbe
mai detto? E meno male che Cody ha “rubato” la nostra macchina fotografica
dallo stand, altrimenti non ne avremmo le prove. Comunque, ci guadagniamo
la stanza d’albergo, probabilmente è quella dei FoF, noi avremmo
dormito a casa del promoter. E’ una suite da paura! Quando la vediamo,
detto tra noi, pensiamo che sarebbe bello dare un’occhiatina a cos’altro
contenga la scheda dei FoF. Peccato che non siamo riusciti a vederli
dal vivo. Avevamo tre date insieme a loro, nel Texas, e da quel che
abbiamo sentito su internet sono bravi! Intanto rafforzo le valige
e la mia borsa con del duct tape. Speriamo che reggano, nel budget
non sono incluse valige nuove!
31
agosto –
DALLAS, TX @The Crown and Harp,con: Ending The Vicious Cycle,
The Flying Evil Chickens |
Melissa
ci viene a prenderci la mattina seguente. Si era già organizzata
per la notte quando l’abbiamo sentita al telefono la sera prima. Noi
eravamo ancora al locale, lei era stanchissima dopo la fuga da New
Orleans. Finalmente ci conosciamo di persona! E tutto ciò che
traspariva dalla foto di FB e da mesi di corrispondenza si rivela
tutto vero! Questa ragazza è in gambissima, organizzata, intraprendente!
Casualmente viene fuori che a Dallas suonerà anche lei, chiamata
al basso da un vecchio compagno di band, Jason Charles, che passiamo
a prendere ad Austin, prima di dirigerci verso Dallas. Anche qui ci
tocca chiudere la serata. Niente FoF, purtroppo. Ma è un gran
piacere che vengano aggiunti gli Evil Flying Chickens last minute,
così che possiamo conoscere Jason e la sua simpatica ironia.
Senza prove, Jason e Melissa si esibiscono senza sbavature, due animali
da palcoscenico. Conosciamo anche Tracy Batty Robertson, stilista
di moda goth e promoter della Shadow Society che ci ha voluto fortemente
per questa occasione. Mi viene anche fatto dono di un bellissimo corsetto,
che prima o poi indosserò - non certo per cantare, però,
perché ho bisogno di respirare! Anche gli Ending The Vicious
Cycle sono una bella band, con influenze quali The Sisters of Mercy,
The Cure, Echo and the Bunnymen, Bauhaus, sicuramente da seguire.
A fine serata si finisce tutti a mangiare messicano lì di fronte.
A inizio serata c’era stata un’altra piacevole sorpresa! La nostra
amica Layla degli Strap On Halo, da Omaha, Nebraska, “si trovava a
passare da queste parti” e così è venuta a vederci insieme
ad un amico, DJ Augustine Strange, che nonostante esordisca qui con
il suo strano senso dello humour, si rivelerà un ottimo compagno
di viaggio nel mid-west. Effettivamente stavano scendendo in macchina
dal Nebraska, per andare al San La Muerte Festival, dove ci saremmo
visti. Con gli SOH al completo avevamo invece appuntamento di lì
a una settimana, a Omaha, per iniziare la “Mid-Western leg of the
tour”, che ci avrebbe visto vivere a casa loro e viaggiare insieme
verso i concerti di Omaha, Chicago, St. Louis e Decatur. Con Layla
si parla già di salire a Omaha insieme dopo il San La Muerte,
visto che noi dobbiamo comunque noleggiare un’auto, e che per un viaggio
di 1.500 km cercavamo qualcuno con cui condividere la guida e le spese.
Layla dice che il posto c’è, in macchina, e che a loro non dispiace
ospitarci qualche giorno ini più se decidiamo di anticipare
e andare su con loro. A questo punto l’unico problema per noi è
che loro partono per Omaha il giorno dopo il festival, il che ci lascia
pochissimo tempo da trascorrere con gli amici di San Antonio, Robert
Flores e Greg Scott Cruz dei Sullen Serenade (con i quali eravamo
stati in Tour per due mesi interi nel 2010).
1
settembre - SAN ANTONIO, TX @The Korova, San La Muerte Festival,
con: The Deadfly Ensemble, Soriah, Peeling Grey, Awen, Guilty
Strangers |
Ci
riaccomodiamo nel bel furgone blu di Melissa, targato Louisiana, e
riaccompagniamo Jason a Austin, città della musica, prima a
casa a cambiarsi, e poi direttamente al lavoro. Speriamo di rivederci
un giorno. Da qui procediamo verso San Antonio. Dallas-San Antonio
sono a poco più di quattro ore di guida. Austin è di
strada, a circa un’ora da San Antonio. Andiamo direttamente al locale,
dove i Soriah stanno facendo il sound-check. Enrique ci vede e ci
viene incontro, ci abbraccia, anche Ashkelon, Robert, Greg. Robert
è incredibile, ha lavorato sodo ed e’ riuscito ad organizzare
questo evento, e anche a suonare con i Soriah. Lui, Greg e l’amico
Raphael sostituiscono infatti gli altri musicisti di Portland. Il
sound-check dei Soriah, come avevamo visto a Santa Cruz, è
meticoloso e preciso. Quando i Fangs on Fur avevano disdetto, praticamente
negli ultimi giorni, Robert era riuscito a portare The Deadfly Ensemble
al posto loro. Ed eccoli arrivare, riconosco subito Lucas, Marzia,
Steven. Melissa si era prenotata una stanza d’albergo ed era andata
a riposarsi. Io e Dario ci prepariamo qui, al Korova. Questo locale
e’ molto piu’ grande del Thirsty Camel, dove avevamo suonato due anni
prima. Oltre agli stand delle band, ci sono artisti, artigiani, CD
e vinili. Trovo lo spazio riservato a noi per la merchandise, preparo
tutto il preparabile. Mentre Dario sta maneggiando la chitarra poco
distante, su un divano bianco, io collego un po’ di cavi e vedo un
gigante avvicinarsi a lui e stringergli la mano. Più tardi
scoprirò che era James, il batterista dei Peeling Grey. E’
una bella serata, bella atmosfera, tutti sono amichevoli. Il locale
non è pieno, ma è molto grande. E’ la prima edizione
del San La Muerte Festival, l’affluenza non è male e tutti
si augurano una seconda edizione. Il miglior sound ce l’hanno i Soriah,
naturalmente. L’unica pecca sono le luci led dai colori pastello sbiadito,
sempre più comuni ormai, di solito molto fredde. Il proiettore
c’è, abbiamo il nostro sfondo sul palco e ne siamo contenti. Ci divertiamo
con Layla, Augustine, Melissa, conosciamo un sacco di gente, rivediamo
persone conosciute in passato. Steven ci regala un CD dei Christ Vs
Warhol, che apprezziamo molto sin da quando Robert ce li ha fatti
sentire per la prima volta. Qui Steven e Marzia suonano con i Deadfly
Ensemble, di cui il batterista Dizhan è fortissimo! Ne autografiamo
diversi anche noi, di CD, e ne riceviamo altri, autografati, da Enrique
e Ashkelon Sain dei Soriah, da Lucas Lanthier, più le magliette
del San La Muerte. Siamo felicissimi di ricevere questi doni! Un piccolo
inconveniente però c’è: l’amico di San Antonio che doveva ospitarci
per qualche giorno è mortificato ma ha avuto problemi in famiglia
e di conseguenza non più farlo. Meno male che avevamo deciso
di andar via con Layla comunque il giorno dopo! Noi lo tranquillizziamo,
ce la caveremo. C’è Layla con la macchina, quindi, anche se abbiamo
già detto a Melissa di andare pure a riposarsi (ha guidato
solo lei da Dallas!), mentre noi ci intratteniamo al Korova fino alla
chiusura. Per fortuna ci accompagnerà Layla a cercare un albergo.
Ce ne sono molti qui intorno, siamo a downtown San Antonio. Ci presentiamo
direttamente al front desk, ma alcuni già da lontano ci fanno
cenno che non c’è niente, ancora prima di aprire le porte di vetro.
Saranno state le quattro di mattina. L’amara scoperta è che
questo è il Labor Day weekend, e tutti gli alberghi sono pieni,
e le tariffe pure! Per fortuna Layla ha internet sul telefono e le
chiedo di cercarmi un Motel 6 anche fuori città, mentre io
guido. Siamo stanchi morti tutti e tre. L’indomani ci sarà
un pranzo per tutti gli artisti e poi si partirà per Omaha,
a ‘sole’ sedici ore di guida. E’ quasi l’alba quando finalmente troviamo
un Motel 6 con una camera disponibile. Nel primo pomeriggio ci incontriamo
con Robert, che arriva nel suo famoso furgone bianco con i Soriah
e i Deadfly Ensemble, in un ristorante messicano. Occupiamo mezzo
ristorante, ci sono anche i Peeling Grey, noi siamo con Layla, Melissa
ci raggiunge. Ottimo cibo, finalmente possiamo chiacchierare un po’.
Manca Greg che doveva lavorare, e che abbiamo salutato la sera prima.
Purtroppo non era possibile rifiutare l’invito di Layla a viaggiare
con lei ed Augustine per andare ad Omaha e non possiamo fermarci per
trascorrere più tempo con Robert e Greg. Se fossimo andati
a Omaha, da soli avremmo dovuto dividere il viaggio in almeno tre
tappe, e fermarci in almeno in un albergo. Salutiamo tutti, abbracciamo
Melissa, promettendoci di rivederci a New Orleans.
7
settembre - OMAHA, NE @The Side Door Lounge w/ Strap On
Halo |
Con
Layla ed Augustine (che nel frattempo era stato ospite da amici)
il viaggio scorre senza intoppi. Ci fermiamo a un Denny’s per
la cena e facciamo solo fermate di servizio. Il mattino dopo
arriviamo a casa Strap On Halo, ovvero casa di Layla, Sean e
prole. Qui siamo ospitati in un mini appartamentino nel seminterrato.
Siamo commossi. Riabbracciamo anche Marc, il bassista, che risiede
nella loro sala prove, anche questa nel seminterrato. Siamo
già una bella tribù, ma la sera vengono altri
amici e viene fuori un bel BBQ.
Come
dico spesso, un tour ha vita propria, puoi programmare o decidere
delle cose, ma altre si svilupperanno da se’. L’itinerario finale
non sarà puramente frutto delle tue decisioni. Questo
tour aveva deciso che ci avrebbe dato del respiro, tempo per
riposare, da trascorrere insieme ad amici. In alcuni casi non
abbastanza tempo. Cioè, idealmente si vorrebbe suonare
tutti i giorni, o quasi, ma spesso si soffre il dovere lasciare
gli amici, o anche di non avere modo di guardarsi intorno, di
vedere luoghi, magari cucinarsi un piatto di pasta, viversi
una dimensione. Il viaggio per noi non è soltanto stare
sul palco, ma anche e soprattutto le persone che si incontrano
e le dimensioni che si attraversano.
Siamo
felici che gli SOH abbiano accettato e siano disponibili per
queste quattro date insieme. Abbiamo pensato a loro perché
ci piacciono, perché formano un’ottima squadra su diversi
piani, e soprattutto, perché sono persone simpatiche
ed affidabili. Sean ti offre da bere, ma è il più
responsabile di tutti quando si tratta di andare a dormire,
perché’ l’indomani si parte presto o si deve lavorare, comunque.
Layla ha una delle più belle voci che ho sentito in giro,
oltre a molti altri talenti, dalle arti grafiche alle capacità
organizzative. Marc è capace di guidare otto ore di seguito
e di parcheggiare il 12 posti con un’unica manovra elegante
e rilassata, capitano assoluto del VanGo. Augustine è
roadie e supporter extraordinaire, che offre intermezzi del
tipo, appena sveglio la mattina “Well, it’s all Bats and Straps
around here!”.
Grazie alla loro ospitalità, ci godiamo la vacanza, abbiamo
modo di fare qualche passeggiata, provare alcuni brani nel loro
studio, la possibilità di riorganizzarci, di ordinare
e farci spedire altra merchandise.
A Omaha la scena è piccola, ma gli SOH hanno tanti amici,
e in tanti danno una mano: Jamie con il video, la sua ragazza
con le foto, altri ragazzi alla merchandise. Altri amici passano
per salutare o offrire una mano d’aiuto. Ci fa piacere conoscere
Martin, che ci fa assaggiare un prelibato caffè malesiano
e David che offre supporto tecnico e morale. La scena sono loro,
gli SOH, con la loro serata Wasteland Omaha. In un certo senso
si trovano in una posizione strategica, tra Est e Ovest. A proposito,
qui ci hanno dormito anche i Faith and The Muse!
Nel periodo in qui siamo qui cuciniamo insieme, andiamo tutti
a fare il bucato al laundromat, ognuno con il proprio fagotto
di panni neri (adoro le asciugatrici americane: basta piegare
tutto e rimangono da stirare solo le camicie!), facciamo la
spesa al supermercato, andiamo anche fare shopping, perché’,
come al solito ho sbagliato qualcosa nel fare i bagagli: ho
portato troppe magliette e non so come sia successo, ma ho messo
un solo paio di jeans per Dario, devo comprargli qualche paio
di Lip Service, i suoi preferiti. Per fortuna ce li hanno al
Hot Topic al centro commerciale. Ottimo!
8
settembre - CHICAGO, IL @ Live Wire Lounge, con: Strap On
Halo, Cemetery |
Il
cielo è fantastico, un drammatico gioco di nuvole scure
e luce. C’è traffico, ma arriviamo a casa di Leo Alme abbastanza
in tempo, nel furgone degli SOH, detto VanGo. Leo e Lynette
ci mostrano la nostra stanza e tirano
fuori un materasso, che viene ceduto a me e Dario. Gli altri
si adattano con i sacchi a pelo. Mangiamo insieme ai nostri
amici, poi ci prepariamo, andiamo al locale. C’è Christinadeath
che ci aspetta all’ingresso, con una busta piena di doni. E’
un personaggio unico, che avevamo conosciuto già nel
2009. Come entriamo ci viene mostrata la green room, al piano
di sotto. Mentre attraversiamo un pezzettino di della sala,
facendo il load-in, c’è un tizio con una camicia a quadroni
che suona sul palco. Mi pare che dica delle frasi ostili nei
nostri confronti, ma non posso crederci. Qualcosa del tipo ‘agli
headliner non frega un cazzo”… Vabbè non ne sono sicura,
continuiamo tranquillamente il nostro load-in. Il trucco l’avevamo
già fatto, prepariamo il resto, la merchandise, poi cerchiamo
un attimo di concentrazione giù nella green room. Chiedo
ad altri dei nostri se avevano sentito la stessa cosa e pare
di sì, anche loro avevano sentito quelle parole. Non
ricordo di aver più rivisto il tizio con la camicia a
quadroni. La sua band faceva parte di un altro evento, che finiva
nel momento in cui iniziava Unbound, cioè l’evento di
Leo e Matthew, con i concerti di Cemetery, SOH e TSB. I Cemetery
sono forti. Bel gruppo davvero. Il batterista spacca. Il cantante
dopo il loro set nella green room ci dice di essere un grande
fan da anni e vuole farsi una foto con noi. Siamo lusingati.
L’accoglienza è calda, il gestore del locale è
gentilissimo e si fa in quattro per farci sentire benvenuti.
Gli SOH vanno alla grande, il loro set up di luci è d’effetto!
Una serata davvero fantastica, che non finisce qui. Dopo il
concerto c’è un trattamento speciale per tutti gli ospiti del
concerto: uno sconto alla serata Nocturna di Scarylady Sarah
al famoso Metro di Chicago. Si va tutti a ballare. A noi artisti
invece l’onore di essere sulla guest-list e di essere accolti
da William Faith in persona. Io e Dario lo avevamo incontrato
due volte in precedenza. Una volta a New York, ad un concerto
dei Faith and the Muse, molti anni fa, tramite l’amico Chris
Wash (Judith, ex-Requiem In White) che suonava il basso con
loro. E poi quest’anno a Whitby, con i suoi Bellwether Syndicate.
Sempre gentile, sorridente e disponibile, William ci abbraccia
e ci mostra il locale, molto bello, e ci accompagna sul palco
a salutare Scarylady Sarah alla postazione DJ. A proposito,
è lei che dobbiamo ringraziare per il contatto con Leo.
Si balla fino alle 4-5 di mattina. Persino io e Dario! E alla
fine foto di gruppo, in mezzo al fumo della smoke-machine. Mi
viene in mente un episodio notturno, io e Dario che ci sbellichiamo
dalle risate, sul materasso, cercando di non fare rumore per
non svegliare gli altri, ma ridevamo con le lacrime, per via
di uno dei gatti di Leo e Lynnette che aveva deciso di fare
il simpatico e di saltare improvvisamente sul letto, per poi
appostarsi su un mobile con l’aria di chi vuole aggredire e
spaventare a morte qualcuno a caso fra tutti questi estranei
sparsi sul pavimento! Il mattino dopo si riparte per Omaha.
Non prima che io abbia coniato una nuova parola, o meglio, una
nuova pronuncia: Chicagoans, pronunciata con l’accento sulla
O. Attecchisce e cominciano a ripeterla tutti. Abbiamo suonato
due date di seguito. Ora abbiamo alcuni giorni liberi fino al
prossimo weekend. Destinazione St. Louis e Decatur, dove lasceremo
i nostri amici SOH e Augustine e procederemo verso Est.
14
settembre - ST.LOUIS, MO @The Crack Fox, con: Strap On Halo,
Sinfinis |
Questo
evento è stato il primo booking. Gabriel aveva dato la
sua disponibilità e si era preso l’impegno sin da quando
avevamo annunciato il tour. Anzi mi aveva anche fatto scegliere
la data. Mi aveva detto che il 14 settembre ci sarebbe stato
un grosso evento di beneficenza per un rifugio per gatti e che
era una buona opportunità. Noi avevamo valutato altre
date, ma alla fine avevamo pensato, perché no? E sia
il 14 settembre. Le altre date le avremmo organizzate intorno
a questo evento. Conoscevamo Gabriel dal nostro primo concerto
a St. Louis (Missouri) nel 2009, dove lui era stato DJ. Allora
non avevamo parlato molto, ma in occasione del Cruel Machine
Tour ci siamo sentiti spesso. Ci ha anche aiutato con contatti
e idee. Nel frattempo la sua compagna non stava affatto bene,
aveva subito un intervento importante. Ma mi piaceva il loro
atteggiamento combattivo e ironico, anche nei confronti di una
malattia seria. Lui è un ragazzo di grande cultura, specializzato
nell’organizzazione di spettacoli di burlesque, freak-show,
side-show, e cose del genere. Be’ dovevo aspettarmelo. Come
ha chiamato l’evento? Pussyfest. Per chi conosce il doppio senso
del termine, non devo aggiungere altro! Un po’ mi prende un
colpo, voglio dire, noi siamo The Spiritual Bat, ci interessiamo
di altre “tematiche”. Insomma, l’evento includeva numeri di
burlesque, di lap-dancing acrobatico, fuoco e non so che altro,
oltre a tre band. C’era anche stato un momento in cui si era
preso in considerazione che qualche performer si esibisse sulle
nostre musiche! Per carità, non ci dispiacerebbe affatto
se qualcuno usasse le nostre musiche per una performance… ma
non insieme a noi, a meno che non sia una cosa preparata prima,
e magari compatibile con la nostra dimensione! Insomma, praticamente
il caos, ma sta di fatto che il locale era strapieno. L’unico
locale negli Stati Uniti in cui si fumava. C’è un attimo di
confusione, Gabriel si trova in difficoltà con la scaletta
della serata. La band locale, Sinfinis, gli ha chiesto di suonare
per ultima, perché la cantante si deve fare un body-painting.
Le ballerine-performer sono delle star locali. Noi e gli SOH
ci consultiamo, alla fine non ci importa più di tanto.
Che suonino pure per ultimi. Suonano gli SOH, poi noi, poi ci
sono i numeri di burlesque, ecc. Il sound lascia molto a desiderare,
sia sul palco che in sala. Ce ne eravamo accorti già
durante il set degli SOH. Ormai conosciamo il loro sound, e
qui risulta tutto torbido. L’attrezzatura c’è, ma il fonico
sembra piuttosto inesperto. Non mi riferisco alla giovane età.
A Santa Cruz il fonico era giovanissimo ma competente. Va bene,
suoniamo lo stesso. Nonostante l’evento sia stato un successo,
o forse proprio per questo, proprio perché c’era un sacco
di gente, non sentire bene mi ha messo un po’ in crisi. Mi sento
anche in colpa per gli SOH. So che Gabriel ce l’ha messa tutta,
ci ha persino pagato in anticipo, sia a noi che agli SOH. Solo
che ha messo un po’ troppa carne al fuoco. Letteralmente! Non
ho visto bene cosa succedeva sul palco dopo di noi, perché
a questo punto ci trovavamo in fondo alla sala, presso la nostra
merchandise, ma oltre le teste delle molte persone intravedo
delle gambe all’insù, fuoco, tette, acrobazie. I Sinfinis
suonano per ultimi. Ora capisco, lei appare praticamente nuda
con il corpo dipinto. Bel fisico. Peccato per loro che a questo
punto la sala è semi-vuota e che sono in pochi a seguire
il loro concerto. L’ultimo spettacolo che ha destato interesse
è stato un numero inaspettato. Dario ed io stavamo cercando
di passare per raggiungere l’uscita, accanto al palco, per iniziare
a portare un po’ di cose nel furgone, quando veniamo fermati
da alcuni membri dello staff. Attenzione al latte! C’è un incontro
di wrestling in una piccola piscina piena di latte sul palco,
potremmo bagnarci! A quel punto guardo su, e chi c’è a rotolarsi
nel latte con una bella trans? Ma Augustine! Tutto vestito,
e tutto bagnato di latte, incluse le scarpe. Mi sono appena
persa la mossa vincente, quando la ha afferrata da sotto e la
ha atterrata. Si dice così? Boh. Non mi intendo di wrestling,
tanto meno nel latte, ne’ con una trans! Mi pare abbia confessato
che pensava fosse una ragazza, quando si e’ offerto. Sicuramente
però, è questo il momento culminante della serata,
che comunque, come dicevo, è stata un successo. La raccolta
fondi per i gatti pare sia andata molto bene. Abbiamo fame,
come spesso accade a notte fonda. Gabriel ci suggerisce un diner
aperto 24 ore. Meno male che siamo in tanti, che abbiamo un’indicazione
su dove andare a mangiare e anche una fortuna che possiamo parcheggiare
il furgone davanti al locale. St. Louis non ha una reputazione
molto rassicurante. Ci vediamo tutti a casa di Gabriel e Rose,
dove pernottiamo. Il giorno dopo scopriamo che Gabriel è
già al lavoro, in un centro commerciale. La sua compagna,
Rose, ci dice che se ci fa piacere lui ci aspetta là.
Naturalmente, salutata la cara Rose, andiamo a salutarlo. Gabriel
è dispiaciuto, si rende conto che non siamo rimasti molto
soddisfatti del sound. Fa una pausa e ci offre il pranzo. Noi
lo rassicuriamo. Ci rivedremo e faremo meglio. E’ stata un’esperienza
per tutti.
|
15
settembre - DECATUR, IL @Wake The Dead, con: Strap On Halo, Spirit
Child, Leper, Dark Valentine |
Da
un luogo di perdizione ad un luogo sacro. Eh già. Il pipistrello
spirituale attraversa dimensioni molto diverse tra di loro! E non
scherziamo. A Decatur suoniamo in una chiesa. Ora, questa è
una delle realtà più insolite per noi. Si tratta di
una vera e propria chiesa, non cattolica ma di una delle innumerevoli
chiese in cui si professa una qualche forma di protestantesimo. Leggono
la Bibbia, pregano, aiutano i poveri, i senzatetto, ragazzi problematici
e… accolgono band in tour. Unica condizione che i testi non contengano
parole offensive. I loro concerti sono aperti ad un pubblico di tutte
le età, niente alcool e niente oscenità. Negli USA per
entrare in un qualsiasi bar o locale che serva alcolici, bisogna aver
compiuto ventuno anni e sono abbastanza severi su questo. Quindi è
giusto che ci siano delle opportunità di accedere a musica
live per i più giovani. Il “prete” cioè il pastore,
o ministro, si chiama Tiavi e lui stesso è goth e suona in
un gruppo che si chiama Spirit Child. Qui a Decatur il locale/chiesa
è da paura: un edificio tutto nero (pare che sia stato donato
alla chiesa da un benefattore). C’eravamo già stati nel 2009
e allora c’era anche uno scuolabus di quelli grossi, americani, che
da giallo era stato verniciato tutto di nero con la scritta Church
of The Living Dead (vedere foto su Facebook).
Al pian terreno c’è una specie di caffè (dove si servono solo
coca cola, caffè, tea, ecc.) che per l‘occasione viene chiuso
e riservato a noi come green room. Nel 2009 ci aveva ospitato il padre
Tiavi, Bruce, un personaggio bellissimo, stilista, modello e attore
negli anni ’60, uno dei Beautiful Boys di Andy Warhol. Ora, facendo
un giro in macchina per Decatur, ci si rende conto che sembra ci sia
una chiesa in ogni due case. Questa di Tiavi, però, è
l’unica chiesa goth. Quando siamo venuti qua nel 2009 Dario ed io
non sapevamo bene cosa aspettarci, una setta, o degli invasati. Io
avevo già specificato sin da allora che noi non apparteniamo
a nessuna religione, pur essendo rispettosi del percorso spirituale
di ogni persona. Ma loro sono sempre stati molto carini. Quest’anno
conosciamo anche Libby, Sheri e Simon, che si sono fatti in quattro
per aiutarci. Loro tre sono i Dark Valentine. Sono stupendi da vedere
e se qualcuno sta per scattare una foto loro in un batter d’occhio
sono capaci di volare e prendere posizione, creando pose drammatiche.
Per l’occasione è sceso da Chicago anche il nostro amico Leper
(cioè Skot), con cui avevamo suonato a Chicago nei tour precedenti,
accompagnato dalla moglie Rachel e dal coniglio bianco Oliver. E’
la prima volta che vedo il viso di Skott! Di solito porta sempre un
velo di pizzo nero e un bel corpetto. I Leper vivono in una specie
di comune, una specie di kibbutz cristiana, a Chicago. Skot ci spiega
che la sua musica è sponsorizzata dalla sua “chiesa”.
Quindi
qui sono tutte band cristiane. Un mondo a parte. Ogni tanto si sente
un “Praise The Lord” o qualche frase del genere. Ora, chiunque mi
conosca un po’ sa quanto io sia scettica nei confronti delle religioni.
Ma queste persone non sono invadenti, sono gentili, discrete, amano
la musica e l’estetica goth, e non hanno mai tentato di convertirci!
Non ho affrontato a fondo il discorso della religione con loro. Si
è sfiorato, ma con molto rispetto. Nella mia personale spiritualità
(e non nelle religioni ufficiali), trovo solitamente un punto d’incontro
con persone diverse da me, sempre che siano disposte a un dialogo
intelligente. Loro si sentono discriminati dalle altre chiese, in
quanto goth, rossetto nero, ecc. Quindi hanno creato una loro comunità.
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foto di Tani Russell
|
Comunque,
dicevamo, locale da paura, ottimo sound, ottimo tecnico
del suono, Danny, che viene a parlarci, prima del concerto, ci dice
di aver ascoltato alcuni brani sia nostri che degli SOH. Unico inconveniente
le scale, ma ci hanno aiutato i ragazzi che frequentano ‘l’oratorio’
a portar su tutto. La volta scorsa si era caricato tutto su per una
scala dell’orrore, di metallo, quasi verticale e abbastanza stretta,
che va su esternamente fino al secondo piano, dove si accede direttamente
al palco.
Mi
preoccupavo un po’ per gli Strap On Halo (i quali apprezzano la buona
birra) in un ambiente così… privo di alcolici… ma i Dark Valentine
si sono preoccupati anche di procurare della buona birra, da consumare
rigorosamente solo nella green-room. Alla fine mi sono parsi tutti
piuttosto contenti, anche Augustine Strange e Tani Russell, la loro
bravissima fotografa che si è unita a noi per le tappe di St.
Louis e Decatur. Mi pare che a Marc sia proprio piaciuta la musica
di questi christian-goth. E infatti non sono male, sono molto teatrali.
L’indomani gli SOH tornano a casa, a Omaha, a prepararsi per l’Age
of Decay festival, in Florida. La sera abbiamo brindato con uno speciale
assaggio di wormwood offertoci da Simon. Ne ha una bottiglia che gli
ha dato suo padre. Viene dal suo paese, la Svezia, dove è bevanda
tradizionale. Simon, marito di Sheri, possiede anche una casa con
tanto di fantasma in Svezia! Con il suo trucco vampirico potrebbe
spaventare chiunque, ma è una persona così dolce e premurosa
verso tutti che alla fine sembra più un angelo, come tutti
loro.
Il
mattino dopo giunge il momento di salutare gli SOH. Abbiamo vissuto
e viaggiato insieme per oltre due settimane. E’ come avere una famiglia,
dei compagni di avventura. Abbiamo una comunità e una famiglia
in giro per gli Stati Uniti, e gli SOH sono davvero dei fratelli.
C’è un momento in cui siamo tutti in cerchio davanti a casa dei Dark
Valentine, dove abbiamo dormito tutti, e mi prende un attimo di emozione.
Oddio sono diventata emo! Mi faccio un bel pianterello. Ma so già
che con gli SOH ci rivedremo! Siamo tutti troppo testardi e assetati
di suonare per fermarci. Quindi, viaggiando con la musica, sarà
molto probabile, anzi sicuro, che ci rivedremo presto.
Dario
ed io abbiamo dormito dai Dark Valentine un’altra notte. Ricordo che
c’è stato un risveglio di mattina presto in cui loro si aggiravano
tutti per casa silenziosamente, preparandosi per andare al lavoro.
Li intravedo vestiti in maniera completamente diversa, cappello da
baseball, camicia a quadri? Immagino che non sia facile andare in
giro vestiti da vampiri in questa città molto religiosa. Ricordo
che Sheri e Simon ci accompagnano al piccolo aeroporto non lontano,
a prelevare l’auto a noleggio. Quando noi siamo partiti, più
tardi, loro erano al lavoro, a casa c’era solo Libby. Abbiamo conversato
un po’ sul loro carinissimo patio, tutto finestre, tra una sigaretta
e un caffe’(io naturalmente solo litri di tea!). Abbiamo raccontato
a Libby come a Cincinnati, la prossima tappa, era uscito questo concerto
pochi giorni prima. Non eravamo riusciti a organizzare una data a
Indianapolis, quindi avevamo diversi giorni liberi. Ottimo per viaggiare
con comodo, ma pessimo per le spese. Prima della nostra partenza,
Libby ci da il numero di telefono di una certa Donna, che vive appena
fuori Cincinnati. Se mai dovessimo trovarci in difficoltà potremmo
chiamarla. Donna si era fatta quattro ore e mezza di viaggio per venire
al concerto qui a Decatur due sere prima.
18
settembre - CINCINNATI, OH @Rake’s End |
L’auto
questa volta era una Ford Focus. Rispetto alla nostra Y10, è
sempre un’astronave. Ma rispetto alla Dodge e alla Chrysler… Stiamo
diventando viziati! Comunque, fatto sta che questa volta siamo alla
Budget e non alla Alamo. Ci accorgiamo più tardi che l’accendisigari
non funziona. E dobbiamo andare a comprare un cavo USB lungo abbastanza
da poter arrivare al GPS. Compriamo anche un asciugamano. Fino ad
ora non ne abbiamo mai avuto bisogno, cioè, non fraintendete
subito… nel senso che ce li hanno sempre fatti trovare. Ne’ abbiamo
mai avuto bisogno di lenzuola o sacchi a pelo. Meno male, però,
perché con i voli sarebbero stati almeno un bagaglio in più
e noi siamo sempre al limite, visto che qualcosa vendiamo, ma riceviamo
anche tanti regali! Questo però potrebbe essere il caso in
cui dovremo provvedere. Una preoccupazione è che ci sarà
molto da guidare nei prossimi giorni, per me. Praticamente ritorniamo
a New York in macchina, passando per Columbus (Ohio) e per Philadelphia
(Pennsylvania), per cui ci faremo circa 1.600 km da soli. E con un
unico guidatore, io, che non ho una gran resistenza. Ogni due ore
mi devo fermare, sgranchirmi, perché tendo ad addormentarmi.
Ho bisogno di essere ben riposata. Come diciamo sempre Dario ed io,
riportare la pelle a casa prima di tutto, la sicurezza è la
cosa più importante. Vedremo, se sarà necessario daremo
fondo ai risparmi e staremo in albergo. Da Omaha avevamo annunciato
che cercavamo una data intermedia fra Decatur e Columbus. A un annuncio
che aveva pubblicato su Facebook il buon Marc Jones (SOH) aveva risposto
un certo Robert Inhuman di Cincinnati, che poteva darci una mano.
Attraverso una serie di sms ci ha offerto ospitalità per qualche
giorno e un locale dove suonare. Da quel poco che sappiamo Robert
Inhuman è un promoter e un musicista. Il luogo dell’appuntamento
è una casa. Nel frattempo ho fatto spedire da New York degli
altri CD, presso un altro indirizzo che mi ha dato lui. Arriviamo
che è sera, la zona non sembra essere malvagia, mi ricorda
un po’ Staten Island con le sue casette in stile vittoriano. Gli mando
un SMS perché non troviamo parcheggio, e dopo pochi minuti
appaiono Robert e la sua ragazza Abbey, che ci indicano uno spazio
proprio davanti ad una casetta rosso mattone. C’è un giardino in discesa,
con una serie di gradini che portano all’ingresso. Scopriamo in seguito
che qui ci abitano delle amiche, e che qui nel basement questa sera
suoneranno due band. La prima la sentiamo da sopra, perché
ci stiamo ancora orientando, tra patio e un via vai di ragazzi sulla
ventina. Nel frattempo, visto che a quanto pare ci troviamo ad una
festa, facciamo anche un salto al negozio del benzinaio qua vicino,
per comprare qualche birra (il buon vino rosso non è facilissimo
da trovare). La seconda band riusciamo a vederla, in cantina, ed è
molto molto interessante: mi pare che fossero batteria, due chitarre,
un synth, e un ragazzo al centro che suona va una specie di oscillatore
collegato a una serie di pedali e manopole. Bravi, un po’ di psichedelia
ben orchestrata non guasta mai! Formerly Ghosts, si chiamano, e non
mi dispiacciono per niente. Robert Inhuman ricorda molto Sid Vicious.
E’ qui per stampare delle magliette su richiesta, e per pubblicizzare
la serata di domani (la nostra) per la quale ha fatto dei volantini
e dei posterini in bianco e nero, disegnati a mano. Pare che Robert
sia una star in questo giro. Ad un certo punto ci informiamo su come
e dove ci sistemeremo per la notte. Ci dice che non c’è problema.
Si rivolge ad una delle ragazze che vivono qui, e le chiede se possono
ospitarci. Trovo la cosa un po’ imbarazzante, ma evidentemente sono
abituate a questo tipo di cose. Anzi, c’è un loro roommate che è
un musicista e che in questo momento si trova in tour da qualche parte.
Possiamo dormire nella sua stanza, che ci viene mostrata. La stanza
è come l’ha lasciata il suo abitante, letto disfatto, calzini
sparsi… Ma diciamo ottimo, abbiamo un rifugio! Magari riusciamo a
riposare anche prima che finisca la festa. Chiedo gentilmente se possiamo
avere un lenzuolo, e la ragazza ce lo procura. Nel frattempo arriva
un’altra ragazza, Allie, che si presenta, ci chiede se abbiamo bisogno
di qualsiasi cosa, si siede lì con noi e ci illumina raccontandoci
un po’ di cose. Ci spiega che Robert è stato in tour sia negli
USA che in Europa, anche per mesi di seguito, sempre nello spirito
punk, fai-da-te, con il suo progetto Realicide, che è anche
la sua etichetta.
Quando qualche giorno fa aveva visto l’annuncio di questi pipistrelli
in tour che avevano bisogno di un appoggio, si era offerto per dare
una mano, perché sapeva cosa significava essere on the road.
Con Allie ascoltiamo un brano dei Realicide. Robert non parla volentieri
della sua storia, ci dice. Pare abbia sofferto molto. Il brano è
potente, ma è un genere che non riconosciamo, pare sia boh?
Hard-core, gabber, scusate l’ignoranza. Ci chiediamo cosa abbia a
che fare con noi. Ma Robert ama anche il deathrock e i pipistrelli….
Avevamo visto delle foto di casa sua, con centinaia di pipistrellini
dipinti sulle pareti e pare che il suo ultimo progetto si chiami Dreams
In Hell ed è una sorta di deathrock. Allie ci racconta che
è un piacere rivedere Robert in azione, dopo qualche anno di
scoraggiamento dovuto ad alcune delusioni. Sembra che il ragazzo sia
nato per fare e promuovere musica. A noi sembra che fino adesso si
sia comportato da professionista. Ha offerto aiuto, parlando chiaro,
senza promettere cose impossibili, ha modi da persona colta ed educata,
che paradossalmente si muove nell’underground punk, con la filosofia
fai-da-te, vaffanculo il sistema, e tutto è frutto di amicizia,
networking e di scambi. La sua etichetta ha già pubblicato
dozzine di album, di diversi generi, tutte edizioni limitate di cui
le copertine vengono stampate a mano da lui. Ha anche pubblicato un’intera
fanzine. Ad una certa ora Robert ritorna. Era andato a prendere il
nostro pacchetto di CD che nel frattempo era arrivato. Lui e Abbey
entrano nella stanza insieme ad un piccolo entourage e ci consegnano
solennemente il pacchetto, proprio mentre stavamo ascoltando con Allie
la musica del suo vecchio gruppo, quello di qui lui non ama parlare.
Anzi, a noi sembra gentilissimo ma un po’ schivo in generale. Non
sembra farci caso, o comunque rimane tranquillo. Chiacchieriamo tutti
un po’. Domani è il giorno del concerto e noi dobbiamo consegnare
l’automobile. Robert ci dice che manderà qualcuno a prenderci
presso l’autonoleggio, e che non dovrebbero esserci problemi ad accompagnarci
al locale. Il giorno dopo io e Dario ci prepariamo e lasciamo questa
casa, la casa di Kirby Street, che ora sembra essere deserta, al contrario
della sera prima. Andiamo in un bel diner a fare colazione (adoriamo
le colazioni americane!), facciamo qualche giro e nel frattempo decidiamo
che chiameremo l’amica di Libby, Donna. Riconsegnata la macchina,
come da accordi via SMS con Robert, aspettiamo che arrivi il suo amico,
Colin, alla guida di un minivan rosso. Per riconoscerlo sappiamo che
è alto ed ha i capelli biondi. Ritarda parecchio. Per fortuna
la signora dell’autonoleggio, una volta effettuati i controlli, ci
permette di aspettare in macchina con tutti i nostri bagagli, altrimenti
sarebbe dura spostarci. Pioviggina, pure. Alla fine Colin arriva,
si scusa molto. Pare ci sia stato un equivoco sull’indirizzo. Non
sa bene cosa stia succedendo, ne’ dove deve portarci. Nemmeno noi
sappiamo esattamente dove andare, è pomeriggio ed è
troppo presto per andare al locale. Di Robert ci dice che ha un problema
da risolvere e, gentilissimo, ci dice che possiamo andare a casa sua
nel frattempo. Quarto piano senza ascensore. Portiamo tutto dentro
al portone, perché il suo capiente minivan Ford (da musicista
che va spesso in tour, e si vede!) non si chiude a chiave…. per fortuna
ci assicura che non è necessario portare tutto su al quarto
piano. In questo portone ci entrano pochissime persone fidate. Comunque,
eccoci qui da Colin. Abbiamo un po’ di tempo da ammazzare. Colin sa
solo che doveva venire a prenderci, dice che deve essere successo
qualcosa, altrimenti Robert sarebbe qui. La coincidenza vuole che
casa di Colin, un appartamento grandissimo e luminoso, con tante finestre…
si trovi proprio sopra una degustazione di caffè, dove quella
mattina mi ero affacciata per chiedere informazioni. Da loro servivano
solo muffin, bagel, quindi ci avevano indicato il diner a cento metri,
per una colazione completa. Tornando in macchina da Dario mi ero portata
appresso il profumo di caffè.
Io
e Dario decidiamo di fare una passeggiata, anche per dare a Colin
tempo di fare le sue cose. Andiamo giù, facciamo due passi,
prendiamo un caffè, un tea e un paio di bagel con cream- cheese
(uno dei nostri spuntini preferiti e più economici) nel posticino
sotto casa di Colin, dal profumo di caffè irresistibile. Mentre
siamo qui, un ragazzo si avvicina, ci chiede se siamo The Spiritual
Bat e ci dice che questa sera useremo il suo amplificatore! Su richiesta
di Robert Inhuman!
Da
qui telefoniamo a Donna, l’amica di Libby. Non ci sentiamo in pericolo,
non è una situazione di emergenza, ma non abbiamo capito bene
dove dormiremo questa sera, forse a casa di Robert. Pensiamo che forse
non è il caso, se ha già altri problemi da risolvere,
magari possiamo trovare un’altra soluzione. E poi, magari questi ragazzi
vorranno star su a far festa tutta la notte, mentre per noi se fosse
possibile fare una bella dormita sarebbe meglio, visto che nei prossimi
giorni ci sarà da guidare molte ore. Guidare quando si è
stanchi è un incubo. Invitiamo Donna al concerto, e le accenniamo
che potremmo avere bisogno di un posto per dormire, magari può
consigliarci. Ma lei è contentissima di ospitarci, anche un
paio di giorni. Anzi, insiste, verranno al concerto lei e il marito
e potremo andare a casa con loro. Libby deve averci presentato molto
bene!
Torniamo
su. Chiacchierando con Colin, scopriamo che l’etichetta di Robert
gli ha pubblicato qualche lavoro. Il suo progetto si chiama Evolve,
una specie di hip hop. Cerchiamo di rintracciare il misterioso Robert.
Quando lo troviamo, gli chiediamo se possiamo in qualche modo essere
d’aiuto con i preparativi per questa sera. Mi dice di chiedere a Colin
di portare le sue casse e PA al Rake’s End, il locale del nostro concerto.
Quando riferisco a Colin, lui appare sorpreso, ma cerca qualcuno che
lo aiuti e si rassegna. Capisco il motivo della sua perplessità:
le casse sono alte come me, e sono nel solaio, un piano più
su, scala a chiocciola, oltre ai quattro piani. Ma deve essere un
buon amico di Robert, perché lo fa senza molti problemi!
Il locale è strano con i soffitti molto alti ed è lungo,
come un tunnel. Sono esposte delle opere interessanti. Il palco è
praticamente un cubo alto un metro e qualcosa, nell’angolo in fondo
a destra. Preferiamo suonare giù e far mettere il DJ lassù.
L’acustica mi preoccupava, ma alla fine non è male. E Robert
in pochi giorni è riuscito a radunare un piccolo pubblico di
martedì sera, incredibile! Ci sono stati anche degli entusiasti
che hanno comprato CD e magliette. Un giovanissimo DJ è venuto
volontario da Louisville per la nostra serata, professionalissimo,
con tanto di light-set e soprattutto, un set deathrock and old school
goth da paura. Ha voluto comprare una maglietta anche lui! Il proprietario,
l’artista Jerome (autore delle interessanti opere esposte) è
contento, ci dice di tornare quando vogliamo. Salutiamo tutti e andiamo
via con Donna e Mike che sono venuti al concerto e sono rimasti fino
a fine serata, anche se Mike deve lavorare la mattina seguente. Abbiamo
appuntamento con Robert l’indomani pomeriggio per fare due chiacchiere
e salutarci, dopo che avremo prelevato l’auto al noleggio.
Donna
è di un’allegria incredibile: si fa chiamare mamma goth, le
piacciono il nero, i pipistrelli, i gatti neri, il trucco, ha una
risata che mette di buon umore… ma ci parla anche della sua organizzazione,
dei problemi seri con i quali capita di avere a che fare, gente che
tenta il suicidio, ragazzi che si tagliano, problemi psicologici…
Un sacco di persone che hanno bisogno di aiuto. Lei è a capo
di una Ministry, una congregazione. Suo figlio e sua nuora sono atei,
dice, e ride! Mi parla della Sophie Lancaster Foundation. Noi, pensando
alla parola chiesa, pensiamo a sette e indottrinamenti di vario livello,
ma insomma, capiamo che lei e il marito, Mike, ingegnere informatico,
sono due brave persone che sentono di avere questa missione da compiere:
aiutare la gente, in particolare coloro che si sentono diversi. A
noi hanno offerto tutto l’attico con un letto rosso e cuscini di velluto
nero e croci, per due giorni, ci hanno portato a spasso, e offerto
pranzi, cene e colazione… Più che un aiuto abbiamo ricevuto
un trattamento di lusso!
20
settembre - COLUMBUS, OH @The Shrunken Head, con: Lestat, Rhinoceros
Beetle
22
settembre - PHILADELPHIA, PA @Batastrophe/Mama Yolanda's
|
A
Columbus ci fermiamo prima all’albergo indicatoci dal proprietario
del locale, un tedesco di nome Andreas Kleinert che fa anche la pizza.
All’albergo ci riposiamo e poi ci prepariamo. Trucco già fatto.
Fino al secondo tour quello del trucco è sempre stato un momento
per me drammatico. L’ansia, la fretta, decidere il momento giusto
per occuparsene. Ora, con un po’ di esperienza, inizia ad essere un
rituale. E’ un bel locale, The Shrunken Head, vetrate e luci soffuse…
un po’ ristorante, un po’ bar, un po’ caffè… un bel palco, e attrezzature.
Suonano prima i Rhinoceros Beetle. Non so come si definisca questo
genere, mi pare che lo abbiano descritto come electronic sci-fi punk
o qualcosa del genere, ma lo fanno bene! Poi suonano i famosi Lestat,
con un ottimo set, poi noi. Siamo tutti in tour, ognuno di noi l’indomani
partirà verso nuovi orizzonti. I Lestat andranno a suonare
all’Age of Decay in Florida, dove si incontreranno con gli SOH. I
Rhinoceros Beetle hanno dato un grande supporto durante il nostro
concerto, veramente carini! Anche loro si dirigeranno verso Est, mi
pare. Sono tutti molto gentili e calorosi, in particolare una ragazza
che si chiama Laurie (foto a destra) e che si offre volontaria
quando dal palco chiedo se qualcuno può scattare qualche foto
con la nostra macchinetta. E la pizza di Andreas non è per
niente male, per essere pizza americana!
La
mattina dopo, colazione da Waffle House e via, si parte per Philadelphia.
Questo è il tratto più lungo, circa otto ore di viaggio.
Dario suggerisce di fermarci più vicino possibile a Philadelphia,
in modo da poter essere riposati il giorno del concerto. Non abbiamo
prenotato un albergo, ma abbiamo visto che ce ne sono molti. Riesco
a guidare fino a Bedford, Pennsylvania. Da lì ci sono ancora
tre ore e qualcosa per arrivare a Philadelphia. Ora abbiamo fame e
vorremmo un pasto vero. Scopriamo un ristorante con un menu fisso
a $15, Hoss’s Restaurant, una catena della Pennsylvania, dove ci chiedono
di ordinare ancora prima di accompagnarci al tavolo, indicando un
menu enorme sulla parete all’ingresso. Si può ordinare carne
o pesce, e poi c’è tutto un salad bar, minestre, pane, dessert, tutto
self-service e senza limite. Siamo molto soddisfatti di riempirci
piatti di insalate miste! C’è anche internet, per cui possiamo cercarci
un albergo. Alla fine chiediamo alla cameriera, che ce ne indica uno
a poche centinaia di metri. Ci informiamo direttamente alla reception,
costa un po’, ma c’è posto, la colazione americana è inclusa
e possiamo parcheggiare direttamente davanti alla porta della camera.
A
Philadelphia quelli di Bathaus ci hanno prenotato un albergo di lusso,
in centro. C’è un parcheggio a pagamento, e loro si occupano anche
di quello. Abbiamo un po’ di tempo per riposarci, rinfrescarci, truccarci…
poi insistono per venire loro a prenderci con un autista. Ecco Adian
Caine, che avevamo conosciuto al concerto di New York, insieme ad
un ragazzo alla guida, in una bella auto nera! Pioviggina. Ci accompagnano
da Mama Yolanda’s, un ristorante italiano apparentemente piccolo piccolo.
Quando si entra invece si vedono due spazi, uno a sinistra, con i
tavoli apparecchiati e luci soffuse. Non c’è nessuno… mi aspetto che
compaia Marlon Brando da un momento all’altro. A destra invece c’è
un altro ambiente, tipo bar, ma è tutto spento. Non si capisce
se sia aperto o chiuso. Noi andiamo dritti quasi fino in fondo al
corridoio. Sulla destra c’è una porta che sembra una parete, più
che una porta, o un passaggio segreto. Penso all’epoca del proibizionismo
ai locali clandestini. Da lì si vedono delle scale buie, illuminate
solo da minuscole lucette blu. Saliamo le due rampe e il locale si
trova a sinistra delle scale, con tanto di finestrella-biglietteria.
A destra delle scale c’è un salottino per fumatori. Ci sono dei lavori
ancora in corso, ma il locale è bello. E’ formato da due sale,
separate da una parete solo per un quarto della lunghezza. Il bar
è nella sala a sinistra con i tavolini, mentre nella sala a
destra si trova il palco, con la console sul lato opposto. Ci sono
le luci, c’è il proiettore. Bella atmosfera! Incontriamo John Savia,
il più anziano del team Bathaus, che indossa una maglietta
Only Theatre of Pain e che sembra essere un po’ il coordinatore o
il fondatore. L’avevo visto in un video trailer delle serate e mi
aveva dato l’idea di un professionista. In realtà ci racconterà
più tardi che sono tanti anni che fa il DJ, ma che solo da
poco ha lasciato il lavoro per dedicarsi completamente alla musica
e alla scena, anche come promoter e musicista. Ci troviamo in una
specie di Batcave Philadelphia-style. Se fossero stati pronti, avrebbero
aperto loro per noi, Girls in the Gimp Suits, la band di casa, una
sorta di Specimen della Bathaus. L’idea mi piace. Spero di vederli
la prossima volta! Ci mostra orgogliosamente i lavori in che hanno
già fatto e quelli ancora in corso. Dunque, The Bathaus è
il locale, e Batastrophe è la serata. Ogni sabato del mese
c’è una serata a tema: Corrosion, Departure, Batastrophe e Afterlife.
Batastrophe dovrebbe essere il terzo sabato del mese, ma l’hanno spostato
al quarto per poterci accomodare. Ovvio che noi siamo da serata Batastrophe,
no? Fatto il sound check, ci sarebbe la cena, ma la padrona del ristorante,
giù di sotto, non è ancora arrivata. Ci pregano di pazientare.
Va bene, ci rilassiamo, Dario vuole uscire a fumare una sigaretta.
Mentre siamo lì davanti, arriva sgommando un macchinone, che
parcheggia con due manovre nervose esattamente davanti al locale.
Per spiegarmi meglio cerco il modello su internet, perché non
sono un’esperta, eccolo: è una Cadillac Escalade color panna
(credo che dentro ci entrino quattro Y10, a occhio e croce). Ne esce
una ragazza bionda sulla trentina, in blue jeans, un po’ bassetta,
ma molto scattante, che saluta al volo ed entra. Scopriamo che è
lei la padrona e anche la cuoca. Ce l’ha con qualcuno al telefono,
ma nel frattempo si sente rumore di pentole in cucina. Lo stesso ragazzo
che era venuto a prenderci fa anche da cameriere, ci porta il menu.
La prima cosa che porta naturalmente è pane e burro (siamo
sempre in America). Mentre mangiamo dei ravioli ricotta e spinaci
casarecci che sono proprio buoni, vediamo entrare una serie di goth,
che sfilano lungo il corridoio, qualcuno si accorge di noi, altri
cercano l’ingresso del locale. Altri ancora vanno dritti verso la
porta segreta in fondo al corridoio.
Si
prospetta una bella serata. Il sound ci piace molto. Suoniamo con
grande piacere e riceviamo partecipazione. Dedichiamo questo concerto
a Claudio e a Kenn. Ne viene davvero un bel concerto. C’è anche Joe
Scott della Digital Ferret/Industry8, cioè del negozio storico
di CD e dischi presso il quale avevamo suonato nel 2010 e dell’etichetta
che ha pubblicato un’edizione americana di Cruel Machine. Ci da una
mano con la merchandise, e lui stesso si compra un bel po’ di CD.
Lo osservo un attimo: da come si prende cura del nostro stand, si
vede che gestisce un negozio!
Alla
fine della bellissima serata, salutiamo gli altri e andiamo a casa
di John, con sua sorella Jennifer, che è venuta dal Maryland.
Si festeggia! John è visibilmente contento. E trascorriamo
qualche ora a parlare di musica. Ci piace parlare con chi conosce
tanta musica, tanta storia, e fa una sua analisi degli eventi. Viene
fuori il nome di un personaggio, uno di un gruppo storico, che avevo
menzionato parlando di San Francisco. John si era accorto che in un
suo ‘post’ su FB, tale personaggio pareva ostile nei nostri confronti.
Gli raccontiamo dell’accaduto, di come ci aveva rifiutato come opening
act nel 2009. Noi non siamo mai riusciti a capire perché’ ce l’abbia
con noi. Non ci siamo mai incontrati, non abbiamo mai detto o fatto
niente di male nei suoi confronti. John si meraviglia, ci fa ascoltare
le prime cose di quel gruppo. E’ una delle sue band preferite, per
certi aspetti. In effetti, non le conoscevamo, sono belle cose. Molto
diverse dalle cose recenti, o dalla hit che tutti conoscono. Ci sono
diverse teorie su questo comportamento. Ma alla fine non ci importa.
Ci sentiamo amati da tante altre persone!
Il
cerchio si sta chiudendo, la prossima tappa è New York. Poche
ore di guida. Su Google Maps progetto di passare attraverso Staten
Island e Brooklyn, via Verrazzano Bridge, per arrivare da mia madre,
seguendo la Belt Parkway.
Ma
mi distraggo e il Garmin ci porta dentro Manhattan, via tunnel, ci
fa passare in centro, sotto l’Empire State Building. Questo percorso
costa di più, mi piace di meno, e troviamo un sacco di traffico.
C’è anche una parata della polizia per cui siamo fermi per un po’.
Dobbiamo passare da casa, lasciare i bagagli e poi andare a consegnare
l’auto entro le 15:00 nei pressi dell’aeroporto JFK e tornare con
i mezzi pubblici. Dobbiamo insistere un po’ per non pagare di più
di quello che ci era stato confermato via email. A Cincinnati ci avevano
detto che bastava mostrare l’email di conferma. Qui fanno un po’ di
storie, ma alla fine cedono. Stanchi morti, prendiamo l’Airtrain per
raggiungere la metro. Mi distraggo, scendiamo ad una fermata sbagliata.
Comunque
è strano, siamo a casa, la casa di New York. E’ il 23 settembre.
Fra qualche giorno gli ultimi due concerti. Il tour sta per concludersi,
e il primo ottobre torniamo a casa, a Frosinone. Incredibile. Siamo
sopravvissuti. Tutto sommato anche da soli ce la siamo cavata. Per
certi aspetti questo è stato anche meno stressante dell’ultimo
tour. In Italia non vediamo l’ora di suonare con Alessio alla batteria.
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27
settembre - NEW YORK, NY @Hank's Saloon (Brooklyn), con: JōB,
M.C. Too Tall
29
settembre - NEW YORK, NY @Tattoo Lounge (Coney Island), con:
Watchworks (Sweden), M-16, Imbolg
|
Le
ultime due date. Una di giovedì a downtown Brooklyn, l’altra
a Coney Island, di sabato. M.C. Too Tall fa gothic-rap, o qualcosa
del genere. Non sappiamo cosa pensare. Ma non siamo tipi da disdegnare
una serata se le condizioni sussistono. Lui si è impegnato
molto per averci, sin dall’inizio, anche accettando il patto di non
divulgare la data fino a dopo il concerto di Manhattan del 29 luglio.
Ho l’impressione che c’è un po’ di concorrenza fra lui e Jonny Kooklyn
del Tattoo Lounge. Il Tattoo Lounge vanta un impianto ‘vero’, da musica
rock, un seguito proprio, e tante altre cose. Vedremo.
Succede
che per andare da Hank’s alla fine noleggiamo comunque un’auto, che
ci serve anche per andare a trovare mio padre nella zona di Canarsie,
il giorno dopo. Con i mezzi pubblici potrebbero volerci ore. Abbiamo
trovato un’ottima offerta e abbiamo scoperto un auto-noleggio è
vicino a casa di mia madre. Hank’s è davvero un Saloon. Un
bar con un palchetto addobbato con tanto di bandiera americana e lucette
natalizie. Ha un sapore molto americano, non so che musica ci suonino
qui di solito, ma io ci vedrei bene della musica country, folk o rockabilly.
Per
festeggiare alla grande sarebbe stato bello chiudere con un concerto
come quello di Philadelphia, un trionfo, con tanto di proiezione delle
immagini degli Alchimisti firmata John Slackman. Ma non possiamo dire
di non esserci divertiti anche in queste situazioni per noi surreali.
Dimenticavo
che la sera prima del concerto, mercoledì sera, M.C. Too Tall,
ci aveva invitato ad una serata Underworld, del DJ Sean Templar, alla
famosa Sullivan Room, nel Greenwich Village, per una sorta di ‘greet
and meet’. Siamo a New York, ma ci sorprende comunque vedere così
tanta gente ballare fino a tardi in un giorno come il mercoledì!
Sean e Mandana Banshie si ricordano di noi da una quindicina di anni
fa e ci accolgono affettuosamente. Ci eravamo conosciuti tramite un
nostro amico, Billy, ed eravamo anche stati a casa loro al tempo.
Siamo d’accordo che rimarremo in contatto per il futuro. Non c’è dubbio
che sono dei mattatori della scena goth newyorkese. Ci presentano
ad alcuni frequentatori della serata, con i quali chiacchieriamo allegramente
su Sullivan Street in uno spazio delimitato da cordone guardato a
vista da almeno due o tre buttafuori. Purtroppo questa sera non possiamo
far tardi. Dobbiamo tornare nel Queens in metro, da West 4th Street
all’ultima fermata della F, e poi prendere anche un autobus.
Da
Hank’s la sorpresa più grande è che abbiamo un pubblico
di eccezione. Il nostro amico e fratello Eric Hammer, di cui vi abbiamo
raccontato all’inizio, ormai famoso come Doc Hammer (co-autore di
un cartone animato su Adult Swim che è amatissimo in tutti
gli Stati Uniti, nonché’ musicista, poeta e pittore, ex Requiem In
White, Mors Syphilitica, Sysyphus Autopsy eThe Order of The NCS) è
venuto a vederci. Ne siamo entusiasti. Proprio del suo tempo siamo
sempre stati onorati (anche, per esempio, quando ha collaborato con
gli Alchimisti alla grafica di Sacrament), perché sappiamo
quanto Eric reputi prezioso il tempo.
Per
qualche motivo non posso usare il mio effetto vocale, perché
qui fischia tutto. Mi faccio mandare un po’ di riverbero dal mixer.
Avrei voluto la perfezione per Eric, ma quella è sfuggente.
Questo è ciò che mi attrae di più della musica.
Il fatto che a volte sia quasi tangibile nella sua nitidezza, a volte
sfocata, un’ambientazione surreale ed effimera in cui ti aggiri cercando
forme riconoscibili. Bisogna mirare ad una perfezione ma nel percorso
trovare la bellezza nell’imperfezione. Anche se il sound non è
quello che immaginavi tu, devi tirare fuori il meglio. Quando ci riesci,
è un’esperienza unica e preziosa.
Al
Tattoo Lounge di Coney Island, sul lungomare storico di New York,
dove ci sono i luna-park e attrazioni e divertimenti vari, ci accompagnano
mia sorella e mia madre. Secondo concerto per loro! Non pensavo che
fossero fan così accanite! Mia sorella si è fatta quattro
ore di macchina per la seconda volta. Così arriviamo al locale
nella sua auto rossa. Conosciamo Jonny, che ha un piede rotto e le
stampelle. E’ inguaiato, lui è un musicista e si occupa di
booking qui al locale, ma non ha l’assicurazione, non può permettersi
di curarsi.
Ci
sono problemi con i monitor. Purtroppo pare che pochi giorni prima
abbia suonato un gruppo che ha sfondato tutto. Va bene. Cerchiamo
di adeguarci, come hanno fatto gli altri prima di noi. Con noi questa
sera suonano altre tre band, e anche un ragazzo che avevamo conosciuto
a San Francisco, ma che è di qui ed è riuscito a far
inserire la sua band, Imbolg, nella scaletta, l’unico gruppo di genere
affine al nostro. Gli altri, M-16 e Watchworks (questi ultimi dalla
Svezia) sono metal. E devo dire che suonano di brutto. Eh già,
a volte apprezzo il metal, anche se sono rimasta a voci tipo Bruce
Dickinson o James Hetfield e faccio fatica ad abituarmi al growling.
Il batterista Dale Whitaker, l’unico americano dei Watchworks, comunque
è impressionante.
Tra
le band c’è molto supporto. In tour, la solidarietà fra band,
band locali o band in tour, è spesso qualcosa che ci sorprende
e ci emoziona. A volte si tratta di semplice networking, un contatto
professionale, a volte anche un po’ diffidente, altre volte ci si
stringe la mano come membri di una stessa tribù che si incontrano
lungo percorsi musicali, in tour per il mondo. A volte si condividono
giorni, collaborazioni, attrezzature, altre volte si scambiano due
chiacchiere in pochi minuti, ci si racconta qualche esperienza e si
finisce con il seguirsi a vicenda, fino al prossimo incontro.
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