SOPHIA
10
Luglio 2004, RADIO SHERWOOD, Padova
Premettiamo
subito che non sono i Sophia del progetto parallelo degli
Arcana di Peter
Pettersson. Risolto questo banale
dilemma, arrivo nei pressi dello Stadio Euganeo, luogo ove
si svolge questo festival musicale-cinematografico-politico
della durata di un mese, non troppo tardi ma abbastanza
dopo il concerto degli Arab Strap a causa di un contrattempo.
Perciò, dopo aver perso gli scozzesi, che a quanto pare
hanno riscosso grande successo grazie all’accompagnamento
di qualche arco e da una prestazione sopra le righe (dai,
continua a farti del male!!!), mi preparo per la prestazione
di Robin. Dopo non molto la band esce e si mostra con un
abbigliamento molto sobrio
e sciolto. Un tastierista/pianista, batteria, basso e due
chitarre, insomma una classica formazione
rock. Sì, perché i Sophia propongono una musica molto coinvolgente,
avvolgente, triste, malinconica, dai toni chiaro-scuri di
una notte di luna piena che in poche parole è un post-rock.
Chitarre acustiche ed elettriche appena arpeggiate e/o quando
serve
potenti e piene, batteria leggera e carezzevole ed un pianoforte
dalla melodia sfuggevole ed eterea, che a tratti mi ricordano
gli Anathema più acustici ma in realtà la direzione è molto
più british/rock d’autore con qualche sfumatura folk americana.
Una voce che già alle prime tonalità si dimostra dinamica,
ben modulata, soffusa e bisbigliata, dove anche i sospiri
hanno un senso e un valore musicale, dimostrando la grande
caratura di questo artista timido e riservato, che sul palco
esprime a cuore aperto i suoi più intimi sentimenti.
Il pubblico (non folto per la verità e quasi del tutto
femminile, a dimostrare ancora una volta quanto questo genere
piaccia alle donne) apprezza e ringrazia, faticando però,
almeno inizialmente, ad entrare in connubio con la band,
forse perché pezzi come "Fool", "Swept back" e "Swore to
myself" risultano in un live un po’ lenti sebbene intensi.
Ma finalmente arrivano le prime avvisaglie di chitarre con
"Oh my love", "The river" (richiesta
a gran voce dal pubblico), "Desert song" e la canzonatoria
"Holidays on nice", e mancoa
dirlo il pubblico si scalda.
Il finale è tutto in crescita e Robin sfodera un bel pezzo
dei The God Machine (non chiedetemi quale, non me lo ricordo)
per poi terminare con un bis acustico di "Are you happy
now" solitario. Concerto intenso ma purtroppo troppo breve,
non per colpa loro ma come ormai capita ovunque a causa
di imposizioni comunale che impediscono la musica dal vivo
dopo mezzanotte.
Veramente bello e soprattutto economico, 10 euro se si vedevano
anche gli Arab Strap, 5 se solo i Sophia. A notte inoltrata
poi si sono potuti ammirare i componenti di entrambe le
band vagare per il festival in non perfetta sobrietà, soprattutto
gli Arab Strap, ma che strano!!!!
(testo
e foto by Noctiluca, noctiluca-@lycos.it)