SOL
INVICTUS @ Café Procope
Torino 27 Gennaio 2005
testo e foto by Oflorenz
Un
appuntamento con la storia ci attende al varco in questo gelido
giovedì di gennaio: I Sol Invictus, insieme ai Death in June
di Douglas P. ed ai Current di Tibet sono infatti uno dei
pezzi da 90 del cosiddetto neo.folk britannico, le cui radici
risalgono ai primissimi anni ’80.
Così, quando intorno alle 22 arriviamo nel bel Café Procope
di via Juvarra, la scena che si presenta ai nostri occhi è
fra le più inusuali: la sala adibita allo show è già pressoché
gremita, ed a fatica individuiamo qualche seggiola libera
sparpagliata fra il pubblico. Il grande (in tutti i sensi!)
Tony Wakeford, il fido Karl Blake al basso, il trombettista
Eric Roger (in arte Gae Bolg), e le violiniste Maria Vellanz
e Renee Rosen (quest’ultima compagna per svariati anni di
Tony), prendono possesso del palco verso le 23 passate, quando
la saletta del Procope è ormai straboccante di gente.
L’attesa dell’audience torinese è tanta, anche perché se più
di una volta abbiamo di recente assistito alle gesta di Matt
Howden, inseparabile compagno in arte di Wakeford peraltro
assente stasera, era veramente da parecchio che non si assisteva
ad una performance del gruppo storico al completo. E le attese
non vengono tradite.
Con professionalità e simpatia (mi attendevo un Wakeford più
burbero ed introverso, come spesso descritto), Tony e compagni
ci intrattengono con un lungo viaggio nel mondo criptico e
ricco di simbolismi di Sol Invictus, un mondo pregno di pessimismo
e senso di alienazione, dove la tradizione europea del mondo
occidentale è vista sempre più come entità tristemente ed
oramai irrimediabilmente perduta.
Dopo un attacco alla grande con una “Abattoirs of love” targata
niente di meno che 1989, spazio iniziale dedicato in gran
parte ai brani nuovi di zecca di “The devil’s steed”, per
me tutti una sorpresa dal momento che purtroppo non ho ancora
avuto occasione di ascoltare il lavoro fresco di stampa di
Tony e compagni.
Ma eccoci presto catapultati indietro negli anni con la mitica
“Fields”, che uscì ben 26 anni fa in uno split con Current
e Nurse With Wound: se ce l’avete tenetevelo stretto, è un
bel pezzo da collezione. Sempre verde suona alle nostre orecchie
“Believe me”, da quell’”In the rain” del ’95 che probabilmente
rimane saldamente al primo posto nel cuore della gran parte
parte dei fans.
E dopo “Killing Tide”, che diede il titolo all’omonimo lp
del lontano 1991, ecco l’altro capolavoro da “In the rain”:
“An english garden”, ed il pubblico prima ascolta in devoto
silenzio per esplodere dopo in un caloroso e sentito applauso.
Doveroso tributo anche ai più recenti “The hill of crosses”,
con il brano che ne porta il titolo, e “In a garden green”,
con la scelta che ricade anche in questo caso sulla title
track. “Death of the west !!” grida qualcuno dalle retrovie,
con Tony che sorride un po’ impacciato.
Un paio di volte il leader sbaglia l’attacco dei brani con
la sua chitarra, chiedendo scusa e ripartendo subito al volo.
Spazio finale ancora tributato al passato più lontano, con
“Angel falls” e “Black Easter”, per un giusto completamento
di un viaggio che lambisce gran parte della storica e corposa
discografia della band.
Abbiamo la netta impressione che fondamentale sia stato il
ruolo di Eric “Gae Bolg” Roger alla tromba. I suoi inserti,
che ricordano le atmosfere dei Death in June di un tempo che
fu, sostengono decisamente la struttura dei brani di Sol Invictus,
evitando quella piattezza e monotonia che talvolta il neo
folk può trasmettere, soprattutto in assenza di percussioni
come questa sera. In definitiva una serata riuscitissima,
come dimostra il vero e proprio assalto a cd e t-shirts che
inizia subito dopo le ultime note in sala; fra le chicche
offerte anche un bel 7” picture a tiratura limitata di Gae
Bolg, i cd del progetto collaterale Seven Pines ed anche lo
stupendo digipak a nome Hawthorn, opera dedicata ad alcuni
scrittori inglesi del passato e che vede ancora una volta
all’opera l’ormai ferreo sodalizio Wakeford-Howden.
Si
ringrazia per la gentile collaborazione URGH
www.deathtripper.com