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Siouxsie
14 Luglio 2008, Villa Arconati, Castellazzo di Bollate (MI)

testo by Briank K

Mentre incredulo ammiro questa 51enne dal fisico da pin-up calcare il palco di Villa Arconati, mi chiedo: che differenza c’è fra un artista e un dinosauro? Cioè, com’è possibile mantenersi sempre freschi e vitali inventando sempre, cioè non diventando monumenti a se stessi, che troppo spesso rasentano l’autoparodia? Cioè… la domanda è tutt’altro che peregrina, perché i Banshees sono nati come gruppo punk partecipando al mitico concerto al 100club dell’agosto 1977, e uno dei principali fini del punk fu il solo parzialmente riuscito abbattimento dei dinosauri del rock anni ’70! Cosa pensare di un punk, o post-tale, che dopo 30 anni s’è fatto dinosauro come coloro che voleva abbattere?
Ad esempio, i Bauhaus della tournée di fine anni 90... Grande rumore, grande nostalgia, un gruppo storico e troppo importante che si ricomponeva, ma in fondo per cosa? Per l’autocelebrazione di (allora) 20 anni prima, tuttavia senza la carica esecrante e sovversiva di quegli anni, e proponendo come unico sforzo innovativo la sia pur bellissima cover di Severance dei Dead Can Dance? Per carità, brano buono e giusto e splendidamente interpretato, ma francamente un po’ pochino per salvare il sedicente artista dall’accusa, quantomeno, di autoindulgenza, no?
Beh, qualcuno obietterà, sempre meglio di ciò che hanno fatto i Sex Pistols dal 96 ad oggi: veramente stupida ed inutile parodia di se stessi perpetrata per anni sempre uguale e all’unico evidente e riconosciuto scopo di alleggerire le tasche di fan e bamba vari. Proprio loro, i re del punk inglese! Ecco, forse i Sex Pistols sono l’esempio archetipico dell’uomo fattosi ciò che mangia (nel caso in esame, i dinosauri). Beh, pochi possono avere la costanza e la lucidità, che so, dei Tuxedomoon, che pur a ritmi rallentati (oh ragazzi, dopo una certa età le urgenze vanno scemando!) e con risultati non sempre convincenti, continuano a sfornare dischi nuovi, ogni volta mettendo in discussione se stessi e i risultati raggiunti.
Beh, a giudicare da questo peraltro bellissimo concerto, l’unico veramente esaltante di questi ultimi tempi (alzi la mano chi ha veramente apprezzato i Radiohead o, che so? Nick Cave, performer eccellente, ma album non all’altezza), Siouxsie ha un po’ tentato una terza via. Creatività certo, ma giusto il minimo: un nuovo Cd, Mantaray, bello ma forse poco coraggioso, nulla di veramente innovativo.
A questo punto il terrore era in agguato: ci toccherà mica una Siousxie modello post-Hyaena, donna elegante e se-credente fascinosa cantrice di nuovi melodismi britannici? Ne abbiamo avuto abbastanza di Annie Lennox, e guardate pure che fine ha fatto!
Invece no, sul palco Siouxsie ha sfoderato tutta la sua arte, ovvero la capacità veramente unica di far rivivere l’atmosfera dei concerti degli anni d’oro (78-84) con la stessa deflagrante e sconcertante carica d’energia. Vestito supersexy da invasore spaziale, fisico si diceva da pin-up, bacino “cazzutamente” spostato in avanti, movimenti flessibili e sinuosi come ai tempi d’oro, con in più apertura di gambe in spaccata verticale e agguati alle casse spia con accucciamenti strategici e relative esibizioni pubiche. La band dietro forse non saranno i Banshees (in effetti il basso ipnotico di Severin un po’ è mancato, senza nulla togliere alla maestria del giovane sostituto) ma di certo non sfiguravano, anzi, sembrava che il chitarrista Steve Evans avesse tutto il repertorio dei suoni gotici anni 80! Certo che vedere i 40enni con i capelli bianchi vestiti da dark mi ha fatto effetto, tanto più che molti li conoscevo da quando i capelli li avevano neri e il dark era un’esigenza dell’anima, prima di ridursi a una moda e poi sparire. Ma come sembravamo tutti dei ragazzini esaltati… L’inizio è stato in sordina, con pezzi tratti da Mantaray. Poi Dear Prudence, che non è nemmeno sua, ma almeno cover dell’epoca Banshees. Poi l’esaltazione ed il delirio: Christine, Happy House (quel riff meraviglioso… non potevo crederci!), Nightshift e tutti a ballare e saltare come ragazzini impazziti (che comunque non mancavano). Persino la recente Into a Swan era perfetta in siffatto concerto, poi andato a chiudere con le magiche Nicotine Stain, Hong Kong Garden (boato di ovazione), Israel (secondo boato di ovazione), Arabian Knights e Spellbound (delirium tremens collettivo).
Insomma, Siouxsie, regina del gothic post-punk, che posso dirti? Hai saputo dare a una generazione di quarantenni delle sensazioni che non provavano da tempo, e che i tuoi coetanei faticano a dare. Sai autocelebrarti come è giusto che sia, perché incarni la storia del rock e certi meriti vanno assegnati in modo chiaro. Ma sai sempre innovarti, comporre nuove canzoni, mantenerti in forma e fare uno spettacolo impeccabile, nello stile oltraggioso che TU hai insegnato al mondo.
Insomma, si può chiedere di più?