Siouxsie
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Luglio 2008, Villa
Arconati, Castellazzo di Bollate (MI)
testo
by Briank K
Mentre incredulo ammiro questa 51enne dal fisico da pin-up
calcare il palco di Villa Arconati, mi chiedo: che differenza
c’è fra un artista e un dinosauro? Cioè, com’è possibile mantenersi
sempre freschi e vitali inventando sempre, cioè non diventando
monumenti a se stessi, che troppo spesso rasentano l’autoparodia?
Cioè… la domanda è tutt’altro che peregrina, perché i Banshees
sono nati come gruppo punk partecipando al mitico concerto
al 100club dell’agosto 1977, e uno dei principali fini del
punk fu il solo parzialmente riuscito abbattimento dei dinosauri
del rock anni ’70! Cosa pensare di un punk, o post-tale, che
dopo 30 anni s’è fatto dinosauro come coloro che voleva abbattere?
Ad esempio, i Bauhaus della tournée di fine anni 90... Grande
rumore, grande nostalgia, un gruppo storico e troppo importante
che si ricomponeva, ma in fondo per cosa? Per l’autocelebrazione
di (allora) 20 anni prima, tuttavia senza la carica esecrante
e sovversiva di quegli anni, e proponendo come unico sforzo
innovativo la sia pur bellissima cover di Severance dei Dead
Can Dance? Per carità, brano buono e giusto e splendidamente
interpretato, ma francamente un po’ pochino per salvare il
sedicente artista dall’accusa, quantomeno, di autoindulgenza,
no?
Beh, qualcuno obietterà, sempre meglio di ciò che hanno fatto
i Sex Pistols dal 96 ad oggi: veramente stupida ed inutile
parodia di se stessi perpetrata per anni sempre uguale e all’unico
evidente e riconosciuto scopo di alleggerire le tasche di
fan e bamba vari. Proprio loro, i re del punk inglese! Ecco,
forse i Sex Pistols sono l’esempio archetipico dell’uomo fattosi
ciò che mangia (nel caso in esame, i dinosauri). Beh, pochi
possono avere la costanza e la lucidità, che so, dei Tuxedomoon,
che pur a ritmi rallentati (oh ragazzi, dopo una certa età
le urgenze vanno scemando!) e con risultati non sempre convincenti,
continuano a sfornare dischi nuovi, ogni volta mettendo in
discussione se stessi e i risultati raggiunti.
Beh, a giudicare da questo peraltro bellissimo concerto, l’unico
veramente esaltante di questi ultimi tempi (alzi la mano chi
ha veramente apprezzato i Radiohead o, che so? Nick Cave,
performer eccellente, ma album non all’altezza), Siouxsie
ha un po’ tentato una terza via. Creatività certo, ma giusto
il minimo: un nuovo Cd, Mantaray, bello ma forse poco coraggioso,
nulla di veramente innovativo.
A questo punto il terrore era in agguato: ci toccherà mica
una Siousxie modello post-Hyaena, donna elegante e se-credente
fascinosa cantrice di nuovi melodismi britannici? Ne abbiamo
avuto abbastanza di Annie Lennox, e guardate pure che fine
ha fatto!
Invece no, sul palco Siouxsie ha sfoderato tutta la sua arte,
ovvero la capacità veramente unica di far rivivere l’atmosfera
dei concerti degli anni d’oro (78-84) con la stessa deflagrante
e sconcertante carica d’energia. Vestito supersexy da invasore
spaziale, fisico si diceva da pin-up, bacino “cazzutamente”
spostato in avanti, movimenti flessibili e sinuosi come ai
tempi d’oro, con in più apertura di gambe in spaccata verticale
e agguati alle casse spia con accucciamenti strategici e relative
esibizioni pubiche. La band dietro forse non saranno i Banshees
(in effetti il basso ipnotico di Severin un po’ è mancato,
senza nulla togliere alla maestria del giovane sostituto)
ma di certo non sfiguravano, anzi, sembrava che il chitarrista
Steve Evans avesse tutto il repertorio dei suoni gotici anni
80! Certo che vedere i 40enni con i capelli bianchi vestiti
da dark mi ha fatto effetto, tanto più che molti li conoscevo
da quando i capelli li avevano neri e il dark era un’esigenza
dell’anima, prima di ridursi a una moda e poi sparire. Ma
come sembravamo tutti dei ragazzini esaltati… L’inizio è stato
in sordina, con pezzi tratti da Mantaray. Poi Dear Prudence,
che non è nemmeno sua, ma almeno cover dell’epoca Banshees.
Poi l’esaltazione ed il delirio: Christine, Happy House (quel
riff meraviglioso… non potevo crederci!), Nightshift e tutti
a ballare e saltare come ragazzini impazziti (che comunque
non mancavano). Persino la recente Into a Swan era perfetta
in siffatto concerto, poi andato a chiudere con le magiche
Nicotine Stain, Hong Kong Garden (boato di ovazione), Israel
(secondo boato di ovazione), Arabian Knights e Spellbound
(delirium tremens collettivo).
Insomma, Siouxsie, regina del gothic post-punk, che posso
dirti? Hai saputo dare a una generazione di quarantenni delle
sensazioni che non provavano da tempo, e che i tuoi coetanei
faticano a dare. Sai autocelebrarti come è giusto che sia,
perché incarni la storia del rock e certi meriti vanno assegnati
in modo chiaro. Ma sai sempre innovarti, comporre nuove canzoni,
mantenerti in forma e fare uno spettacolo impeccabile, nello
stile oltraggioso che TU hai insegnato al mondo.
Insomma, si può chiedere di più?