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SIMPLE MINDS
@ Forum Assago, 20 aprile 2024
Doppio live report


Report 1:
Testo di Luca Sponzilli
Foto di Barbara Lodi


Ammetto di essere di parte ogni qual volta si tratta l’argomento Simple Minds ma è inequivocabile la formula attesa/aurea di pathos/unanimi consensi che accompagna, e segue, ogni loro concerto.
Il 45ennale della band di Glasgow è stato festeggiato con un nuovo tour (Global Tour 2024) iniziato lo scorso 28 Gennaio partendo dall’emisfero australe ed attraversando medio-oriente, europa fino alla data milanese del 20 Aprile tenutasi al Mediolanum Forum di Assago. Evento sold-out da mesi con i die-hards di Jim Kerr e Charlie Burchill (chitarra) pronti a celebrare con venerante devozione i due, accompagnati da Cherisse Osei (batteria), Erik Ljunggren (tastiere), Ged Grimes (basso), Gordy Goudie (chitarra) e Sarah Brown (cori). La serata ha confermato, nonostante i rumors sul non ottimale stato di forma del carismatico frontman e se mai ce ne fosse stato bisogno, la travolgente capacità del gruppo di infiammare parterre/platea e risvegliare sopite emozioni ed altrettanti romantici ricordi.
Il concerto, aperto dai concittadini del Amitri, è durato poco più di un’ora e mezza, con alcune brevi pause/interludio come nel drum-solo di Cherisse o nella strumentale Theme For Great Cities per un totale di sedici canzoni eseguite. Gli album più saccheggiati in questo Live! sono “New Gold Dream (81-82-83-84” con (in ordine) Glittering Prize/Promised You A Miracle/New Gold Dream/Someone Somewhere in Summertime e “Once Upon A Time” con Sanctify Yourself/All the Things She Said/Alive and Kicking; due songs per “Sparkle In the Rain” (Waterfront e Book Of Brilliant Things cantata in solo da Lady Sarah) e “Street Fightin Years” (Mandela Day e Belfast Child), una rispettivamente per “Sons and Fascination” (Love Song) “Empires and Dance” (This Fear Of Gods) “Real Life” (Let There Be Love). A completare il quadro il classico Don’t You (Forget About Me) unico singolo del loro repertorio mentre Jean Genie di Ziggy Bowie (dal testo i Simple Minds prenderanno il proprio nome) fa da sottofondo ai ringraziamenti con Jim particolarmente commosso.





Report 2:

Testo e foto di Gianmario Mattacheo



I magnifici ’80 ci hanno regalato le gioie musicali più belle di sempre: gioie che, nella maggior parte dei casi, continuano ancora oggi. Quella dei Simple Minds è una delle tante storie profondamente radicata in quel decennio impareggiabile e alcune loro produzioni sono sicuramente rimaste nelle orecchie di quelle persone che hanno ormai raggiunto il mezzo secolo di vita.

Pur non avendo mai sbattuto la testa di fronte ai dischi di Jim Kerr e soci, è innegabile che il piedino tenda a muoversi a tempo ogni qualvolta dalla radio di turno parte uno dei superclassici della ditta: insomma, fase calante che sia, il vedere i Simple Minds dal vivo era un’esperienza che sentivo di dover fare.
La band, come è facile intuire, ha subito alcuni rimpasti di formazione e nonostante suoni sul palco con 7 elementi, è ormai un duo, in cui al sopraccitato Kerr (voce) si affianca Charlie Burchill (chitarre), membri fondatori del gruppo quando si vivevano ancora gli anni ’70.
21.00 spaccate e si inizia con “Waterfront”, brano tratta da da “Sparkle in the rain” che quest’anno fa cifra tonda, compiendo i suoi primi quaranta anni di vita.
Terza traccia e con “Mandela day” parte uno dei primi classiconi dei SM, mentre possiamo subito notare un pubblico da concerto vero, partecipe, non passivo e da subito complice degli artisti.
Simple Minds che piacciono tanto a chi vuole le quote rosa, dal momento che sono ben due le fanciulle in organico. Una grintosissima e virtuosa Cherisse Osei alla batteria (che si concederà anche un assolo alle pelli) e Sarah Brown, appariscente con una capigliatura stile afro.
La voce della Brown è quell’elemento in più dello spettacolo, capace di differenziarsi da molte band coeve, laddove il suo stile (e anche il suo look, in effetti) sono capaci di donare al sound del gruppo una non indifferente venatura soul.
Jim Kerr pare sinceramente grato per l’affetto ricevuto; ringrazia più volte, parla un discreto italiano (vive a Taormina da tempo) e le sue movenze sono ancora quelle conosciute, anche se confessa di fare fatica a causa di un dolore alla schiena.
Non manca di presentare ogni componente del gruppo e, quando arriva a Burchill, dice “Lui è il mio capo”, testimoniando l’importanza assoluta del chitarrista in seno al gruppo.
La canzone della serata è “New gold dream” da quell’album che è ancora una della cose migliori della wave anni ’80, e mentre Kerr canta il ritornello del pezzo, tutto il pubblico fa eco con “81, 82, 83, 84!!!”, ovvero il meglio dei S.M., prima che si U2izzassero un po’ troppo con il passare del tempo.
“Promised you a miracle”, “Someone, somewhere in sommertime” e “Don’t you – Forget about me” sono altre tre gemme pop impossibile non proporre in un contesto del genere; il calore del pubblico c’è ed è avvertito anche dal palco, tanto che Kerr fa sfoggio del suo siciliano, esclamando un sentito “Minchia!”.
Il rientro vede il gruppo alle prese con “Book of brilliant things” con alla voce la sola Sarah Brown; ma per l’ultimo atto si deve aspettare che Kerr, visibilmente affaticato, introduca “Alive and kicking”. La partecipazione del pubblico è massima e, mentre si prolunga ad oltranza la canzone, la band continua a ringraziare un pubblico non avaro di attenzioni.
Sulle note di “Jean Genie” di Bowie i S.M. lasciano il palco dopo circa un’ora e tre quarti.
Soldi buttati via? Nemmeno per idea.